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Discussione: Sostegno

  1. #41
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    Sostegno, una mina per precari. I posti per le supplenze occupati dai docenti di ruolo

    Viale Trastevere intenzionato a unificare le aree. Ecco quali saranno gli effetti

    Dal prossimo anno scolastico i docenti precari di sostegno delle superiori rischiano di rimanere disoccupati. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, il ministero dell’istruzione sarebbe orientato a disporre l’unificazione delle aree del sostegno (AD01, AD02, AD03, AD04) già dal 1° settembre 2014, non solo ai fini dei nuovi concorsi, ma anche della mobilità. Ciò vuol dire che i docenti di ruolo potranno chiedere il trasferimento sul sostegno a prescindere dall’area di appartenenza. E potranno farlo anche in sede di utilizzazione. L’opzione più rischiosa per i precari è quella dei trasferimenti. Al momento, infatti, il passaggio sul sostegno (che si configura giuridicamente come un trasferimento) può essere chiesto solo con riferimento all’area di appartenenza. Ciò limita fortemente le probabilità di ottenere il movimento richiesto. Ma se la possibilità del passaggio sarà consentita su qualsiasi area, a prescindere da quella di appartenenza, il numero dei docenti che otterranno il passaggio è destinato a salire vertiginosamente. Ciò determinerà una forte contrazione delle disponibilità di posto sul sostegno già nell’organico di diritto. E poi il colpo di grazia interverrà al momento delle utilizzazioni. In tale fase, infatti, oltre ai movimenti e alle conferme dei docenti della Dos (dotazione organica del sostegno) e cioè dei docenti di sostegno di ruolo che insegnano alle superiori, verranno disposti anche più provvedimenti di utilizzazione sul sostegno. Proprio perché, mancando il vincolo dell’area di appartenenza, gli interessati avranno molte più probabilità di ottenere i movimenti richiesti (sulla Dos). Il che farà diminuire sensibilmente le disponibilità per gli incarichi di supplenza. Di qui il rischio, più che fondato, che molti docenti precari rimangano senza lavoro. Va detto subito, però, che l’interpretazione del ministero non è indenne da elementi di criticità. Il decreto Carrozza, infatti, nel disporre in generale l’unificazione delle aree del sostegno, reca una serie di disposizioni di dettaglio che sembrerebbero orientare l’interprete nel senso dell’applicabilità delle nuove disposizioni solo ai fini del reclutamento. Per giunta, ai soli concorsi che saranno banditi dopo l’entrata in vigore della riforma. Salvo una graduale applicazione anche alla disciplina delle supplenze da conferire tramite lo scorrimento delle graduatorie di istituto. Ed è proprio il mantenimento in vita delle disposizioni sul reclutamento, tramite lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento e dei concorsi ordinari già esistenti, che induce a ritenere che gli organici continueranno ad essere compilati recando l’indicazione della tipologia di posto. E l’assenza di disposizioni di legge modificative dei criteri di compilazione degli organici non fa che confortare la tesi, secondo la quale, i docenti di ruolo che sono stati assunti con il vecchio sistema dovrebbero continuare ad insegnare su posti dell’area per la quale sono stati assunti. In caso contrario si andrebbe in rotta di collisione con il principio di infungibilità degli insegnamenti. Che preclude la spendibilità in altri insegnamenti dei titoli professionali posseduti dai docenti attualmente in servizio. A viale Trastevere, però, non hanno dubbi circa l’applicabilità delle nuove norme anche alla mobilità dei docenti di sostegno. La diatriba, infatti, verte solo sul termine a partire dal quale la nuova disciplina deve essere implementata. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, gli orientamenti sarebbero essenzialmente due. Un primo orientamento, che darebbe per scontata la necessità di dare applicazione alle nuove disposizioni, anche per la mobilità, con effetti già a partire dal 1° settembre prossimo. E un secondo orientamento, che invece propenderebbe per un termine più lato: il 1° settembre 2017. Termine che si ricaverebbe dal comma 3-bis dell’articolo 15 del decreto Carrozza. Che comunque fa riferimento all’attuazione dell’unificazione ai fini delle graduatorie di istituto. Dunque, del reclutamento dei supplenti da parte dei dirigenti scolastici.



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  2. #42
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    Presidi del Lazio invitano i genitori a fare ricorso PREVentivo al Tar


    Docenti aumentati, ma l’assegnazione è sbilanciata a favore di Sud e isole. Il ministero dell’Economia chiede di razionalizzare i criteri per stabilire chi ha diritto all’aiuto. Sindacati divisi
    Duecentomila bambini e ragazzi disabili che frequentano le nostre scuole, poco più di 103 mila insegnanti di sostegno, una norma – quella italiana – che ci mette ai primi posti nelle classifiche Ocse sull’integrazione, ma che poi fatica a tenere il passo con le esigenze delle famiglie. Un esempio su tutti: nel Lazio ci sono genitori che sono stati invitati dai presidi a fare ricorso preventivo al Tar per ottenere l’assegnazione delle ore di assistenza che spetterebbero al proprio figlio. Eppure si tratta di una regione con il migliore rapporto insegnanti di sostegno/alunni. Un sistema molto poco efficiente ma costoso. Da qui l’idea di «razionalizzare»: ci sta lavorando il ministero dell’Economia e delle finanze, in uno dei gruppi guidati dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli.
    Sotto la lente di ingrandimento non c’è il numero di insegnanti: quest’anno, per la prima volta dopo anni, quelli che aiutano i ragazzi disabili a integrarsi nelle scuole e a partecipare alle attività didattiche sono cresciuti (+8,8%) più che gli stessi studenti disagiati (+3,7%). E il decreto istruzione approvato a ottobre prevede la stabilizzazione di 26 mila docenti (dei 43 mila precari che lavorano nel sostegno) nei prossimi tre anni: 4.447 entreranno in ruolo già nel 2014. Ma ci sono troppe discrepanze tra regione e regione per numero di disabili certificati dalle Asl, e di conseguenza per numero di ore di assistenza richieste agli uffici regionali scolastici. Se la media degli studenti disabili in Italia, ad esempio, è del 2,63%, rispetto agli studenti nelle classi, ci sono regioni dove la quota si alza, come l’Abruzzo (3,28%) e il Lazio (3,31%), e altre dove si abbassa drasticamente, come la Basilicata (1,95%). Ma anche l’assegnazione degli insegnanti è fortemente sbilanciata: rispetto a un rapporto medio nazionale sceso a 1,90 alunni disabili per docente, si registra infatti uno stato di non equa distribuzione dei posti di sostegno, pesantemente a favore del Sud e delle Isole, con il Molise a 1,45, la Basilicata a 1,57, la Calabria e la Campania a 1,58. Da qui la necessità di uniformare i criteri di assegnazione dei punti di disabilità, adottando protocolli standard e ottimizzando le prestazioni del servizio.
    I sindacati temono che dietro la razionalizzazione si nasconda l’idea di tagliare le ore e gli insegnanti. L’Anief aveva già lanciato l’allarme giorni fa, quando sembrava che la stabilizzazione della prima tranche di insegnanti di sostegno stesse slittando. Mimmo Pantaleo, della Cgil scuola, precisa: «Se si parla di riorganizzazione del sistema del sostegno, va bene, purché non si tocchino i numeri degli insegnanti. È inconcepibile anche solo pensarci, la nostra capacità di integrazione è uno degli aspetti più qualificanti della scuola italiana. Anzi, bisognerebbe ricordarsi che l’assistenza ai disabili a scuola è anche data dai collaboratori scolastici, che spesso li supportano per i servizi igienici, la mensa, gli spostamenti: anche a loro va riconosciuto il giusto compenso economico».
    «Un riequilibrio ci deve essere – sostiene invece Francesco Scrima, Cisl -. Significa che dobbiamo evitare ciò che accade ora, e cioè che qualche regione abbia di più e altre di meno. Per quanto riguarda gli insegnanti, bisognerebbe ripristinare il principio originale della norma sull’integrazione, e cioè che l’insegnante è di sostegno alla classe e non solo all’alunno». Avverte invece Massimo Di Menna, della Uil: «Non vorrei che razionalizzazione fosse un modo elegante per dire che si vogliono tagliare i costi». Ma il ministero dell’Economia replica: «Vogliamo usare meglio il lavoro degli insegnanti e riorganizzare la distribuzione del personale. Stiamo lavorando con le associazioni di disabili e dei genitori dei disabili».


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  3. #43
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    Meno immissioni sul sostegno La novità alle superiori

    A causa delle unificazioni delle aree
    Le immissioni in ruolo sul sostegno nelle scuole superiori, previste dal piano triennale di assunzioni varato dal governo, rischiano di morire nella culla a causa dell’unificazione delle aree. L’articolo 15, comma 3-bis del decreto Carrozza prevede, infatti, che nelle scuole superiori le aree del sostegno debbano essere unificate. Ciò vuole dire che, a fronte delle attuali 4 aree (AD01, AD02, AD03, AD04) alle quali corrispondono ambiti disciplinari diversi, d’ora in poi, l’amministrazione scolastica dovrà fare riferimento ad un’unica tipologia di posto. E quindi, i docenti da destinare al sostegno dovranno essere individuati facendo riferimento ad un’unica mega-area, nella quale confluiranno gli insegnanti di tutte e 4 le diverse specialità. Un po’ come già accade nella secondaria di primo grado, dove l’area è unica (AD00). Ciò comporterà la possibilità, per i docenti di ruolo che già insegnano sul sostegno e per coloro che hanno il titolo di specializzazione e intendono farlo valere per la mobilità, di ottenere più agevolmente le sedi di preferenza che esprimeranno nelle relative domande. E ciò, con ogni probabilità, si tradurrà in una riduzione delle disponibilità anche per le immissioni in ruolo. Si pensi, per esempio, ai docenti in esubero che, in applicazione delle disposizioni contenute nell’articolo 14, comma 17, del decreto legge 95/2012, dovessero essere ricollocati sul sostegno (anche d’ufficio). Per contro, la prossima tornata di assunzioni a tempo indeterminato dovrà continuare a tenere conto delle aree, perché il comma 3-bis, dell’art. 15, del decreto Carrozza contiene una disciplina transitoria, che continua a mantenere in vita le aree, sia per le immissioni da concorso che per le assunzioni da effettuare tramite lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento. Più precisamente: le aree disciplinari continueranno ad essere utilizzate per le graduatorie di cui all’articolo 401 del testo unico di cui al dlgs n.297/1994. E la stessa deroga sarà applicata per i docenti inseriti negli elenchi tratti dalle graduatorie di merito delle procedure concorsuali bandite antecedentemente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del dl. In buona sostanza, i docenti di ruolo saranno utilizzati come se le aree non esistessero e i docenti neoimmessi in ruolo e i precari saranno assegnati ai posti come se nulla fosse successo.



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  4. #44
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    Immissioni in ruolo aggiuntive su sostegno: non si va oltre il numero dei posti messi a concorso nel 2012. Protesta degli idonei il 28 febbraio


    Fa discutere il comma presente nella circolare del 6 febbraio 2014 con cui si dispongono i citeri per le immissioni in ruolo aggiuntive su sostegno. Dal concorso 2012 si può assumere solo entro il numero dei posti messi a concorso.
    Qualora ci siano residui, i posti saranno assegnati, per il 50% attribuibile ai concorsi, a quelli precedenti il 2012, per le classi di concorso non coinvolte nel nuovo concorso. Solo in caso di esaurimento si passa alle Graduatorie ad esaurimento.
    Il testo della circolare n. 362 del 6 febbraio 2014 "Inoltre, ad integrazione di quanto indicato nell'allegato A si ricorda che i docenti di cui ai concorsi banditi con il DDG 82/2012, le cui procedure si siano concluse entro il 31.8.2013, vanno nominati esclusivamente per il numero di posti messi a concorso. Gli eventuali residui, relativi alla percentuale del 50% riservata ai concorsi ordinari, vanno assegnati ai candidati dei precedenti concorsi ordinari, con esclusione di quelli banditi con il DDG n. 82/2012 e conclusi entro il 31 agosto 2013. In caso di esaurimento, i citati posti vanno ad aggiungersi a quelli riservati alle GAE ."
    Dunque, le nomine in ruolo potranno avvenire entro il numero di posti banditi per il concorso. Ricordiamo il riepilogo delle nomine già effettuate nel corso dell'a.s. 2013/14 (quelle disposte con la circolare del 21 agosto 2013).
    Questa norma ha provocato la protesta dei docenti "idonei", cioè di coloro che hanno superato tutte le prove ma non rientrano nel numero dei vincitori, che così scrivono
    "Quella che per noi doveva essere una gioia, la vincita di un concorso, si sta trasformando in fonte di ansia e, a tratti, umiliazione e rabbia. Con questo, mi riferisco alle voci che vedono imminente un nuovo concorso- mi chiedo, in alcune regioni, a posti zero?- e alla recente decisione di ignorare il fatto che le immissioni aggiuntive sul sostegno, in quanto aggiuntive e non rientranti nel contingente previsto dal bando, avrebbero dovuto interessarci in forza di qualcosa di più della semplice logica. Se la volontà è quella di onorare il bando fino in fondo, con tutte le difficoltà che può comportare il fatto che esso non tenga in sufficiente conto la normativa vigente, ebbene, ci aspettiamo e chiediamo con forza che lo stesso rigore venga usato per rispettare i numeri e i tempi che il bando stesso prescrive. Le saremmo grati se volesse fornirci rassicurazioni in merito. Docenti Vincitori Concorso 2012 "
    Il sindacato Anief ha definito "cervellotica" tale scelta dal momento che in base all'art. 6 della Legge 124 del 3 maggio 1999 , che ha modificato il decreto legislativo n. 297, del 16 aprile 1994, il cosiddetto "testo unico" della scuola, i partecipanti ai concorsi a cattedra collocati nelle graduatorie di merito, anche se in posizione successiva al numero di posti messi a bando, vanno utilizzati per il 50% delle assunzioni. "Perché questo non sia stato fatto - afferma il Presidente Marcello Pacifico - è davvero un mistero."
    I Docenti Idonei al Concorso a Cattedra 2012 manifesteranno a Roma il 28 Febbraio 2014 davanti alla sede del
    Ministero della Pubblica Istruzione. Alla manifestazione aderisce il SAESE.



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  5. #45
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    Sostegno, ecco la prima grana


    Il Sud dovrebbe restare quasi a secco di nuove assunzioni. Il Miur: scelta politica
    Tutto sospeso. Perché la questione è politica, dicono ai piani alti di viale Trastevere, e tocca al nuovo ministro occuparsene. Il dossier sulle 22 mila assunzioni da fare nella scuola per il sostegno degli alunni con disabilità campeggia tra i faldoni dei nodi irrisolti con cui il neoministro dell’istruzione, università e ricerca, Stefania Giannini, dovrà confrontarsi.
    Secondo le stime fatte dai tecnici del dicastero, a voler essere rigorosi, l’80% delle assunzioni da farsi dal prossimo anno dovrebbero andare nelle regioni del Nord. Il Sud dovrebbe rimanere a bocca asciutta o quasi, avendo un rapporto tra organico di diritto e di fatto molto alto: si va dall’85% della Basilicata al 75% e passa di Campania e Calabria. Contro meno del 50% della Lombardia e del Molise, giusto per fare un esempio. Se l’obiettivo è stabilizzare i docenti di sostegno sui posti in organico di diritto, va detto a tante regioni meridionali che di nuove assunzioni a tempo indeterminato, almeno per i prossimi due anni, non se ne fanno. Salvo alcuni correttivi, a cui il precedente ministro, Maria Chiara Carrozza, stava lavorando prima del cambio di governo. Ora si dovrà vedere qual è l’orientamento della Giannini. Che ha mostrato nelle sue prime uscite di voler prendere di petto molte questioni da tempo rinviate, da quella degli aumenti di merito per i docenti a quella della durata del percorso scolastico. Innescando il fuoco di sbarramento di tutti i sindacati di settori: gli scatti nella scuola non si toccano, se si vuole parlare di carriera, hanno detto all’unisono Flc-Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda, lo si faccia con risorse nuove. Più cauto ieri il premier, Matteo Renzi, che nel discorso programmatico per il voto di fiducia al senato ha sottolineato l’importanza della scuola per la ripresa, la necessità di ridare prestigio sociale ai docenti e di rimettere in sesto gli edifici scolastici. E per non dimenticare le buoni abitudini da sindaco, ha annunciato che visiterà ogni settimana una scuola, si parte da Treviso. «Scriverò una lettera ai colleghi sindaci, 8 mila, e ai presidenti delle province sopravvissuti» per fare «un punto sulla situazione dell’edilizia scolastica seguendo il ragionamento del senatore Renzo Piano che qualche giorno fa ha proposto di rammendare le periferie», ha spiegato Renzi. Rammendare, meglio che rifare, chissà se costerà meno. Per rendere sicuri tutti i 57 mila edifici scolastici, la Protezione civile aveva stimato un investimento di 13 miliardi di euro. «Apprezzabili le affermazioni del presidente del consiglio Renzi, che indicano la scuola come tema addirittura essenziale per definire la qualità di un’azione politica», dice Francesco Scrima, segretario Cisl scuola, «ora però seguano scelte coerenti, a partire dalla positiva risoluzione dei tanti dossier aperti». Aggiunge Massimo Di Menna, numero uno della Uil scuola: «Servono soluzioni ai problemi che vivono tutti coloro che con il loro impegno e il loro lavoro fanno funzionare ogni giorno la scuola pubblica». Declina gli interventi il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo: «Bisogna prioritariamente aumentare e riorganizzare il finanziamento pubblico alle istituzioni della conoscenza, prevedere un sistema di valutazione volto al miglioramento del sistema, rinnovare i contratti nazionali in tutti i settori pubblici». Anche dal Pd, oltre all’apprezzamento, è arrivato l’invito alla concretezza: «Chiediamo al governo di dare il via libera alla proposta di legge Ghizzoni per risanare l’errore compiuto dalla riforma Fornero sui cosiddetti ‘Quota 96′ della scuola, il che consentirebbe di avere nuovi pensionamenti e dunque anche immediati nuovi ingressi tra gli insegnanti. La commissione bilancio ha più volte proposto coperture al provvedimento senza mai trovare adeguato riscontro»». A dirlo il renziano Andrea Marcucci, presidente della commissione istruzione del senato. Dalle parole ai fatti il passaggio non sarà facile, eppure dovrà essere rapido.
    Intanto, già domani dovrebbe completarsi la squadra dell’Istruzione, con la nomina (o conferma) dei sottosegretari e forse di un viceministro. Poi, a stretto giro, toccherà al vertice amministrativo. Il premier vuole rotazione, si vedrà



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  6. #46
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    Organico sostegno 2014/15 per immissioni in ruolo, la tabella. Riequilibrio tra Nord e Sud


    Il Ministero ha elaborato le tabelle degli organici di sostegno relativi agli anni 2014/15 e 2015/16. L'amministrazione, come abbiamo più volte anticipato, ha lavorato per riequilibrare il rapporto tra Organico di Diritto e Organico di Fatto tra Nord e Sud.
    L'operazione è stata effettuata anche in vista del completamento delle immissioni in ruolo sul sostegno previste dalla legge 128/2013.
    Ricordiamo che è stata avviata la prima tranche di immissioni, pari a 4.447 posti, mentre sono previsti 13.342 posti per il 2014-2015 ed altri 8.895 per il 2015-2016.
    Ma prima di avviare le procedure, il Ministero ha voluto rivedere il rapporto tra organico di diritto e di fatto tra le diverse regioni.
    Infatti, esso è a tutto vantaggio dell'organico di diritto nelle regioni del Sud, a differenza delle regioni del Nord.
    Ad esempio, l'85% in Basilicata, il 75% in Campania e Calabria, il 50% in Lombardia e Molise. Ieri, il Ministero ha proposto ai sindacati una tabella che corregge questa anomalia. Tutte le regioni, con l'aggiustamento di ieri, superano l'80% del rapporto tra diritto e fatto in presenza di una media nazionale pari a 81,69%.
    Nelle due ultime colonne della tabella sono indicati gli incrementi per il 2014/15 e per il 2015/16.



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  7. #47
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    Perequazione del sostegno al question time


    Nella interrogazione a risposta immediata (n. 3-00793) l’on. Santerini di Per l’Italia ha chiesto al ministro Giannini di “verificare, in particolare, se sia stata rispettata l’equa distribuzione dei posti di sostegno stabilizzati tra tutte le regioni, come prescriveva l’articolo 15, comma 2-bis, del citato decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, atteso che risulta che la percentuale degli insegnanti stabilizzati non sia uguale in tutte le regioni, ma che la metà delle regioni ha valori più alti”.
    La mancata perequazione, come è noto, era stata rilevata proprio da Tuttoscuola che aveva messo in evidenza come a regime nel piano di stabilizzazione dei posti di sostegno vi saranno percentuali diverse tra le regioni, anziché la stessa percentuale (81,69%) voluta dalla legge.
    Il ministro ha risposto che il piano di stabilizzazione dei posti di sostegno “avverrà nel rispetto della necessaria perequazione fra le diverse situazioni territoriali, con la precisazione che con il decreto interministeriale relativo alla determinazione degli organici sia garantito a tutte le regioni il 76 per cento della copertura dei posti in organico di diritto”.
    76%? Evidentemente la risposta, forse un po’ frettolosa, è lontana da quanto riportato nello stesso decreto interministeriale, tanto che l’on. Santerini ha così replicato: “Per quanto riguarda la distribuzione degli insegnanti di sostegno, noi vogliamo un attimo tornare su questo punto, perché la circolare n. 34 del 1° aprile all’articolo 15, comma 2-bis, prevedeva che i 22 mila e rotti posti di insegnanti di sostegno fossero distribuiti equamente in tutte le regioni, il che vuol dire una percentuale dell’81 per cento. Questo non è stato fatto nella circolare del primo aprile. Ci sono regioni che hanno più 150, più 200 posti, il che vuol dire che altre ne avranno meno. Quindi noi chiediamo un impegno a correggere, altrimenti alla Corte dei conti andrà un provvedimento che disattende completamente il dettato della legge”.
    Parlando di anagrafi, la parlamentare di Per l’Italia si riferiva evidentemente a quella statale del Miur e a quelle delle Regioni ed Enti Locali. Da integrare tra di loro.
    Il tema della dispersione scolastica sarà al centro della puntata di oggi 5 maggio di “La radio ne parla” su Rai Radio 1 (ore 12:30), il programma curato e condotto da Ilaria Sotis. Parteciperanno tra gli altri il Sottosegretario Angela D’Onghia, che ha ricevuto la delega sul tema della dispersione e il direttore di Tuttoscuola Giovanni Vinciguerra, che presenterà i dati, le analisi e le proposte di soluzione contenuti nel nuovo dossier della nostra testata, che sarà scaricabile nei prossimi giorni da www.tuttoscuola.com .


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  8. #48
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    Specializzazione Sostegno: ammessi con riserva in sovrannumero ex congelati Ssis. Prossimo corso aperto anche ai diplomati magistrale


    Il Consiglio di Stato ha ammesso con riserva ex congelati Ssis per iscrizione in sovrannumero al corso di specializzazione di sostegno per l'a.a. 2013/14. Al prossimo corso potranno richiedere di partecipare anche coloro che sono in possesso di un diploma magistrale conseguito entro l'a.s. 2001/02.
    Corso sostegno: ammessi con riserva ex congelati Ssis per iscrizione in sovrannumero
    inviato da Avv. Francesca Rocchi – Il 14 maggio 2014 la VI Sezione del Consiglio di Stato ha concesso la misura cautelare negata in prima battuta dal TAR Lazio su ricorso degli Avv.ti Simone Di Simone – Rachele Primavera – Chiara Vadalà – Francesca Rocchi, riconoscendo la fondatezza del loro ricorso. Leggi tutto
    TFA sostegno anche per diplomati magistrale entro a.s. 2001/02
    Gent.ma redazione, essendo interessata alla frequenza del Tfa per il sostegno potreste chiarirmi se, con il diploma magistrale conseguito entro il 2000/2001, appena riconosciuto titolo di abilitazione, posso abilitarmi per il sostegno nella Scuola Primaria con il Tfa appena bandito?


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    Il sostegno ai disabili è a carico delle paritarie?


    Una sentenza della Cassazione aveva negato il rimborso delle spese a una scuola paritaria. Ma la questione non è chiusa.
    Nei giorni scorsi con la sentenza n. 10821 la Corte di Cassazione a sezione unite ha rigettato il ricorso con cui una scuola paritaria chiedeva allo Stato il rimborso di due anni di stipendio per un insegnante di sostegno assunto. Questione chiusa? Non ci sembra.
    Secondo Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish (Federazione italiana superamento handicap), interpellato dall’agenzia Redattore Sociale, il no della Cassazione costituisce una novità perchè “fino ad oggi alcune decisioni di giudici di merito si erano pronunciate positivamente circa l’obbligo gravante sullo Stato di fornire il corrispettivo per i docenti per il sostegno alle scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità. Le precedenti decisioni di merito ritenevano che lo Stato dovesse rimborsare le spese per i docenti per il sostegno poichè, in base all’art 33 comma 4 della Costituzione, lo Stato deve assicurare alle scuole paritarie ed ai loro allievi trattamento eguale alle scuole statali ed ai loro studenti. Ne conseguiva che, dal momento che lo Stato paga il sostegno agli alunni delle scuole statali, avrebbe dovuto pagarlo anche agli studenti delle scuole paritarie; anzi ove ciò non avvenisse, vi sarebbe discriminazione tra alunni con disabilità delle scuole paritarie (che dovrebbero pagarsi il docente per il sostegno) e quelli con disabilità delle scuole statali (i quali invece hanno il sostegno pagato dallo Stato)”.
    Ma con la citata sentenza la Cassazione, osserva Nocera, “poggia la propria decisione non sul comma 4, ma sul comma 3, secondo il quale le scuole private sono libere di aprire scuole, purchè lo facciano ‘senza oneri per lo Stato’. Argomenta la Corte che, in base all’art 1 comma 4 l.n. 62/2000 sulla parità scolastica, le scuole paritarie quando chiedono ed accettano la parità scolastica assumono, come condizione pregiudiziale, l’obbligo di accogliere alunni con disabilità. Pertanto, esse sono consapevoli che tutte le spese di inclusione di tali alunni debbano essere a loro carico, come loro costi di gestione”.
    Ci sarebbe dunque una contraddizione tra i due commi dell’art. 33 e le scuole paritarie “potrebbero invocare la violazione dell’art 33 comma 4 della Costituzione”. E’ vero che la decisione della Cassazione è ormai passata in giudicato, “ma non è detto – argomenta Nocera – che essa non possa essere sollevata in altra eventuale causa, dal momento che le decisioni della Cassazione valgono solo per la causa trattata e hanno solo valore di precedente giurisprudenziale per il futuro”.
    E dunque, conclude, “sarà interessante vedere come, in tal caso, verrà risolto il conflitto apparente tra i commi 3 e 4 dell’art 33 della Costituzione, specie alla luce dei finanziamenti fin qui legalmente erogati dallo Stato alle scuole paritarie, anche proprio per l’inclusione degli alunni con disabilità”.
    La questione è delicata e rischia di riaprire, a partire dalla tematica dell’inclusione degli alunni con disabilità, lo storico dibattito sul finanziamento del sistema scolastico.



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    Tredicimila insegnanti di sostegno in più: ma chi li ha visti?



    Sul sito del Governo le immissioni in ruolo di queste settimane vengono “vendute” come “insegnanti in più”. Ma onestà intellettuale vorrebbe che si usasse una espressione diversa.
    Sulla questione delle assunzioni di docenti e personale Ata gli equivoci ormai abbondano e per i non addetti ai lavori sta diventando davvero difficile capire come stanno davvero le cose.
    Per esempio nel sito www.passodopopasso.it ” attivato dal Governo per rendere conto delle iniziative via via assunte si legge che quest’anno ci sono “13.000 docenti in più per il sostegno agli studenti con disabilità”
    E poi si dà anche una spiegazione: “Assumere a tempo indeterminato, per lo Stato, in questo momento storico, non è semplice. Ma farlo, soprattutto in un settore strategico come la scuola, è doveroso. Tanto più se parte di quei docenti serviranno a seguire chi ha maggiori difficoltà. Oggi assumiamo a tempo indeterminato 33.380 unità di personale docente ed educativo e personale ausiliario, di cui 13.342 destinate al sostegno di alunni con disabilità. È un primo passo ma importante. L’anno prossimo proveremo a fare ancora di più”.
    Ora, una notizia messa in questi termini induce famiglie e cittadini a pensare che, a partire da quest’anno, ci siano davvero più docenti di sostegno e che, quindi, se in una scuola lo scorso anno c’erano 4 insegnanti specializzati, quest’anno ce ne saranno 5.
    Ovviamente così non è e, senza nulla togliere alla bontà del provvedimento, onestà intellettuale vorrebbe che l’iniziativa venisse spiegata in modo corretto.
    Come sanno tutti coloro che lavorano nella scuola, non c’è stato nessun aumento dell’organico dei docenti né di sostegno né di posto comune (peraltro, come è noto, gli organici sono rigorosamente bloccati per legge da alcuni anni).
    La questione è altra: 13.342 docenti di sostegno che fino allo scorso anno lavoravano come precari adesso sono stati immessi in ruolo e quindi ora accade che nella scuola X ci sono sempre gli stessi 4 docenti che magari ora sono tutti in ruolo mentre lo scorso anno erano in parte precari.
    La qualità della didattica può migliorare certamente, perché la continuità è pur sempre un valore; ma – per favore – evitiamo di raccontare che gli insegnanti di sostegno sono in aumento.


    tecnica della scuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



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