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Discussione: Sostegno

  1. #21
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    Riconversione soprannumerari su sostegno, boom di domande ma accede appena 1 ogni 8 aspiranti


    Il Miur ha comunicato che sono ben 16mila ad aver aderito: molti di più di quelli senza titolarità. Ma solo 2mila potranno accedere: favorito chi ha già lavorato nel campo e i più giovani. L’amministrazione tranquillizza i precari specializzati: non rischiano. Critici i sindacati: disapplicata la norma sull´organico funzionale dell´autonomia.
    Finalmente comincia a delinearsi il quadro sui corsi di riconversione sul sostegno riservati al personale soprannumero: come più volte da noi sottolineato, non poteva che essere sottodimensionato il dato sinora circolato che limitava a 2mila le domande giunte agli oltre 100 Usp dagli istituti scolastici. Si sarebbe trattato, infatti, di una quota inferiore al 20 per cento degli attuali docenti di ruolo rimasti senza cattedra. E a rischio mobilità.
    Il dirigenti di viale Trastevere hanno comunicato ai sindacati che le domande pervenute sono oltre 16mila (per esattezza 16.056). Il dato di 2mila riguarda invece il “tetto” di domande che il Ministero conta di accogliere per far partire i corsi. Facendo diventare molto importanti, a questo punto, i criteri che viale Trastevere intenderà adottare per decidere come identificare il 20% di “eletti” che parteciperanno ai corsi.
    Intanto, nell’apprendere i numeri sul personale coinvolto, i sindacati hanno mostrato un certo disappunto. La Flc-Cgil sostiene che l’amministrazione non ha fornito alcuna “informazione sulla tempistica, sui criteri per l’individuazione dei corsisti, su quale organico sarà definita l'eventuale situazione di esubero e sulla possibilità di attivazione dei corsi solo in assenza di personale precario specializzato”.
    Secondo il sindacato guidato da Pantaleo quelli assunti dall’amministrazione sono comportamenti e atteggiamenti “davvero inaccettabili. Abbiamo detto, per primi, che la partita della riconversione professionale e la gestione degli esuberi è delicatissima e deve essere trattata in modo serio. La nostra organizzazione si è battuta perché vi fosse una risposta contrattuale che permettesse la possibilità di utilizzo del personale in esubero in progetti sperimentali sull’organico funzionale, garantendo quindi una ricollocazione del personale coerente con la professionalità e l’esperienza acquisita”. In effetti, anche gli altri sindacati hanno chiesto di impegnare i docenti in esubero per potenziare l´offerta formativa delle scuole applicando la norma sull´organico funzionale dell´autonomia. Senza entrare in composizione con i colleghi precari.
    Delusa anche la Gilda degli insegnanti. Che esprime tutti i punti che non convincono il sindacato autonomo: “non sono comunicati i dati disaggregati per regione e per classi di concorso in esubero; non sono previste date di attivazione dei corsi e nemmeno è chiara la modalità con la quale le Università dovrebbero farsi carico di organizzare i corsi; dovrebbero essere privilegiati nella frequenza i docenti in classi di concorso in esubero (ma questa operazione dovrebbe essere già stata svolta dai singoli istituti poiché l’invito del Miur era rivolto solo ai docenti appartenenti alle classi di concorso in “sofferenza”, quindi con almeno un prof rimasto privo di titolarità ndr), i docenti che hanno effettuato insegnamento di sostegno pur in assenza di titolo di specializzazione e i docenti più giovani”.
    A proposito dei timori degli insegnanti specializzati non di ruolo (a rischio conferma di supplenza annuale), secondo il Miur sarebbero quasi del tutto infondati perché ad oggi i “precari in possesso di specializzazione su sostegno – riporta sempre la Gilda - sarebbero 7.500 e, sempre secondo l´amministrazione, non subirebbero grandi tagli”.
    Il sindacato coordinato da Rino Di Meglio non sembra però convinto delle rassicurazioni fornite dai dirigenti del Miur: conferma quindi “tutte le perplessità e le critiche sul merito e le modalità di organizzazione dei processi di riconversione sul sostegno che privilegiano la formale tenuta degli organici dei docenti in esubero, senza prendere in considerazione la necessità di possedere adeguate e serie professionalità per l´insegnamento su sostegno”.


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  2. #22
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    Sono circa 1.500 i posti disponibili per la riconversione sul sostegno


    Prima procedere con tutte le operazioni di mobilità e poi a settembre si potranno individuare i docenti da avviare ai corsi di riconversione sul sostegno. La Flc-Cgil dà il resoconto dell’informativa del Miur
    Il Miur dunque con una breve informativa chiarisce le modalità di organizzazione dei corsi di riconversione su sostegno per il personale in esubero, precisando che il numero dei partecipanti si potrà definire solo dopo avere completato tutte le operazioni di mobilità, in modo di sapere esattamente la reale consistenza delle cattedre disponibili.
    Tuttavia, tiene a precisare la Flc, rimangono da definire i criteri di partecipazione che dovrebbero prevedere una precedenza per i docenti appartenenti alle classi di concorso A075, A076, C999, C555, privilegiando inoltre coloro che hanno già prestato servizio su sostegno e i più giovani di età.
    In ogni caso la Flc fa sapere, sulla base della informativa del ministero, che i corsi istituiti saranno 31/33, ognuno dei quali vedrà un numero di partecipanti massimo di circa 50 docenti.
    Ulteriore informativa seguirà dopo la definizione delle procedure di mobilità, quindi alla fine del mese di luglio.
    Finalmente dunque sembra vada a soluzione il delicato problema degli insegnanti in esubero che hanno chiesto la riconversione sul sostegno dove in effetti ci sono decine di posti liberi, benché, a fronte di oltre 16 mila domande pervenute agli Usp, la possibilità si potrà dare solo a circa 1500 persone.


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  3. #23
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    Sostegno alle superiori, spunta l'elenco unico


    Sostegno, un unico elenco per i docenti delle superiori. La commissione cultura della Camera ha approvato nei giorni scorsi una risoluzione che impegna il governo, nel predisporre il nuovo regolamento sulle classi di concorso, a unificare in un solo elenco gli insegnati di sostegno della scuola superiore, analogamente a quanto già previsto per le medie.
    Così da «salvaguardare il percorso formativo svolto dagli alunni con disabilità», spiega Pes. Si modifica in questo modo il decreto ministeriale n. 132 del 26 aprile 1993, stabilendo che i posti per i docenti di sostegno vengano assegnati secondo l'ordine di graduatoria, per tutti i tipi di graduatoria e le relative fasce, attualmente divisi in 4 aree disciplinari (scientifica, umanistica, tecnica professionale artistica, psicomotoria) secondo una suddivisone però mai istituita per legge. «L'esigenza di questo atto», si legge nel testo, «nasce da un'errata interpretazione dell'articolo 13 della legge quadro n. 104 del 1992 che regolamenta le docenze di sostegno e che sta determinando una gestione poco chiara nella designazione delle cattedre nelle diverse aree». Le assegnazioni degli insegnanti di sostegno dovrebbero scaturire dalle indicazioni del gruppo misto, invece, molti dirigenti scolastici richiedono direttamente agli uffici scolastici provinciali i docenti con criteri non sempre trasparenti e, a volte, indipendenti dalle reali necessità degli alunni. Spesso un insegnate di sostegno, nominato dagli uspi sulla propria area, a scuola si vede assegnare alunni con disabilità che appartengono ad un'area disciplinare diversa. E quando l'elenco di un'area viene esaurito si attingano i docenti dagli elenchi di altre in maniera incrociata, tenendo conto soltanto del loro punteggio. Tutte prove per la Commissione cultura della Camera dell'inutilità della divisione in 4 aree e della necessità della riunificazione in un unico elenco. Anche le associazioni, in particolare la Fish, hanno richiamato da tempo il Miur alla necessità di abolire le aree, perché l'inclusione dell'alunno con disabilità comporta la piena contitolarità della classe da parte dell'docente specializzato, che quindi non si limita a un rapporto esclusivo con l'alunno cristallizzandolo in una determinata area di intervento, ma lavora con l'intera classe, diventando un mediatore tra lo studente disabile e i compagni, gli insegnanti, la scuola.


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  4. #24
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    Riconversione su sostegno dei docenti in esubero


    La Flc-Cgil fa il report dell’incontro del 25 settembre 2012 al Miur relativo alla riconversione su sostegno dei docenti in esubero
    L’Amministrazione sarebbe intenzionata a partire con la prima tranche di corsi finalizzata alla riconversione, su base volontaria, dei docenti in esubero nell’anno scolastico 2012/2013. I corsi attivati saranno 31, in altrettante sedi universitarie per un totale di 1240/1550 docenti partecipanti.
    Il sindacato ha chiesto che la possibilità di riconversione sia limitata al personale appartenente alle classi di concorso C555 e C999 e a quelle sostanzialmente ad esaurimento (A075/A076) a causa del riordino del II ciclo.
    Ha chiesto pure di limitare la partecipazione a tutte quelle classi di concorso o tipologie di posti ove non è presumibile un riassorbimento dell’esubero in virtù dei pensionamenti nel breve periodo e che l’intervento sia limitato e calibrato là dove l’esubero appaia strutturale.



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  5. #25
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    Miur, 1 docente sostegno per ogni 2 alunni disabili

    Il Miur ha presentato oggi la nuova direttiva ministeriale nel corso del seminario dal titolo ‘La via italiana all’inclusione scolastica – valori, problemi e prospettive’ al Ministero alla presenza del Sottosegretario Marco Rossi Doria, che definisce, dopo trentacinque anni dalla legge d’integrazione, un’unica strategia di inclusione. Gli alunni disabili sono 215 mila, il 50% in più di dieci anni fa, la Direttiva stabilisce un potenziamento della cultura dell’inclusione scolastica, valorizzazione della funzione del docente per il sostegno, interventi personalizzati per alunni con Bisogni Educativi Speciali, riorganizzazione e potenziamento dei Centri Territoriali di Supporto istituiti presso scuole polo per costituire una rete di supporto al processo di integrazione, mediante l’uso delle nuove tecnologie, ma anche offrendo un ausilio ai docenti secondo un modello cooperativo di intervento. La Direttiva fornisce indicazioni per l’elaborazione di strategie d’intervento apposite e personalizzate per ciascun alunno, tenendo conto delle variegate situazioni presenti nell’area dello svantaggio scolastico Mantenuto il rapporto 1 a 2 tra docenti per il sostegno e alunni con disabilità. Alcuni dati Scuola Il numero degli alunni con disabilità per l’anno scolastico 2011/2012, è stato di 215. 590. Nell’anno scolastico 2010/2011 erano 208.521.
    Dall’andamento relativo alle certificazioni di disabilità si rileva che queste sono aumentate, dall’a.s. 2000/2001 all’A.S. 2010/2011, del 51%, passando dai 126.994 dell’a.s. 2000/2001 ai 208.521 dell’a.s. 2010/2011. Gli insegnanti per il sostegno che, nell’a.s. 2010/2011, hanno raggiunto le 96.089 unità (nella sola scuola statale), pari al 12,1% del personale docente, nell’anno scolastico 2011/2012, sono oltre 98.000, con una percentuale del 12,8% rispetto all’intero corpo docente. Università La legge 17 del 1999 ha segnato uno spartiacque. L’ateneo è infatti tenuto da allora ad adottare un approccio di tipo sistematico in materia di integrazione e supporto agli studenti disabili garantendo: sussidi tecnici e didattici specifici, tutorato specializzato, un docente delegato dal rettore per funzioni di coordinamento, monitoraggio e supporto, trattamento individualizzato per il superamento degli esami universitari. Gli effetti positivi della legge 17 sono nei dati: il numero degli iscritti nelle università nel 2000/2001 era 4.816. Nell’anno accademico 2010/2011 sono stati 14.171.


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  6. #26
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    Istat: un insegnate di sostegno ogni 2 alunni, ma al sud il maggior numero di ore

    Secondo il Report dell’Istat per l’anno 2011-2012 gli insegnanti di sostegno rilevati dal Miur sono circa 65 mila, ma soltanto il 60,4% nella scuola primaria (la percentuale più alta in Piemonte) e il 65,9% nella secondaria di primo grado (la percentuale più elevata si riscontra in Friuli Venezia Giulia) è impiegato a tempo pieno all’interno dello stesso plesso scolastico Nella scuola primaria la percentuale più alta di insegnanti di sostegno a tempo pieno si registra in Piemonte, con il 67,8%, quella più bassa nella Provincia autonoma di Bolzano, con il 33,4%.
    Nella scuola secondaria di primo grado la percentuale più elevata si riscontra in Friuli Venezia Giulia con il 72,3% degli insegnanti di sostegno, quella più bassa in Valle d’Aosta con il 56,3%.
    Il numero medio di alunni con disabilità per insegnante è molto vicino, a livello nazionale, a quello previsto dalla Legge 244/2007 e cioè un insegnante di sostegno ogni due alunni con disabilità.
    Si contano infatti 1,8 alunni con disabilità ogni insegnante di sostegno nella scuola primaria e 2,0 nella scuola secondaria di primo grado. Le differenze territoriali sono molto marcate: la Provincia autonoma di Bolzano, per entrambi gli ordini scolastici, ha un numero maggiore di alunni per insegnante di sostegno e cioè 3,7 alunni nella scuola primaria, 5,0 alunni nella scuola secondaria di primo grado.
    Il rapporto più basso si riscontra in Molise per la scuola primaria con 1,3 alunni per insegnante di sostegno e in Sardegna per la scuola secondaria di primo grado con 1,5 alunni.
    L’elevato rapporto alunni con disabilità/docente di sostegno di Bolzano è dovuto a una diversa modalità di presa in carico dell’alunno con disabilità da parte della Provincia autonoma.
    Qui, infatti, a causa del bilinguismo, sono assegnati a ciascuna classe più docenti curriculari e in caso di alunno non autonomo è prevista la figura dell’assistente ad personam.
    Gli insegnanti di sostegno, in entrambi gli ordini scolastici, svolgono prevalentemente attività di tipo didattico con l’80% degli alunni con disabilità, anche se con una quota di alunni che varia tra l’8,2% nella scuola primaria e il 7,2% in quella secondaria l’insegnante di sostegno svolge soprattutto attività di tipo assistenziale, nonostante le medesime attività siano di pertinenza di figure professionali quali l’assistente educativo culturale o l’assistente ad personam
    Tuttavia, con riferimento alle ore settimanali di sostegno assegnate in media all’alunno con disabilità, si evidenzia un gradiente territoriale per entrambi gli ordini scolastici, con un numero di ore maggiore nelle scuole del mezzogiorno dove 13,3 ore medie settimanali sono appannaggio nella scuola primaria e 10,7 ore medie settimanali nella scuola secondaria di primo grado.
    Più basso nelle scuole primarie e secondarie di primo grado del centro, dove le ore sono rispettivamente 10,1 e 8,0 ore medie settimanali.
    Il nord si attesta in una posizione intermedia con 10,3 ore medie settimanali nella scuola primaria e 8,3 ore nella scuola secondaria di primo grado.
    Dalla rilevazione sulle scuole è emerso anche che una quota di famiglie, nel corso dell’anno, ha ritenuto che l’assegnazione delle ore di sostegno non fosse idonea a soddisfare i bisogni di supporto dell’alunno.
    Circa il 9% delle famiglie ha presentato ricorso al Tribunale civile o al Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) per ottenere un aumento delle ore. Per entrambi gli ordini scolastici nelle regioni del mezzogiorno la quota delle famiglie che ha fatto un ricorso è circa il doppio rispetto a quella delle regioni del nord.
    Nella scuola primaria rispettivamente 12,7% e 6,0%; nella scuola secondaria di primo grado rispettivamente 11,5% e 4,3%.
    Da segnalare anche il fatto che ben il 17,4% delle scuole primarie e il 14,6% delle scuole secondarie di primo grado non è stato in grado di fornire una risposta al riguardo.
    E’ importante, al fine della realizzazione del progetto individuale, che ci sia una continuità del rapporto docente di sostegno-alunno con disabilità, non solo nel corso dell’anno scolastico ma anche per l’intero ciclo scolastico.
    Questo però non sempre avviene: sono, infatti, il 14,8% gli alunni con disabilità della scuola primaria che hanno cambiato insegnante di sostegno nel corso dell’anno scolastico, tale percentuale scende al 10,0% per gli alunni con disabilità della scuola secondaria di primo grado.
    La percentuale maggiore di alunni che hanno cambiato insegnante di sostegno nel corso dell’anno scolastico si riscontra nelle regioni del nord per entrambi gli ordini scolastici: 17,6% di alunni della scuola primaria e 13,4% degli alunni della scuola secondaria; quella più bassa nel mezzogiorno dove si hanno 11,0% di alunni della scuola primaria e 8,3% degli alunni della scuola secondaria.
    Le percentuali aumentano drasticamente se si analizzano i cambiamenti di insegnante di sostegno rispetto all’anno scolastico precedente: il 41,7% degli alunni della scuola primaria e il 39,3% di quelli della scuola secondaria di primo grado.
    In ogni caso dal Report dell’Istat viene fuori che per entrambi gli ordini scolastici la percentuale maggiore di alunni con diagnosi funzionale e con profilo dinamico funzionale risiede nelle regioni del mezzogiorno, mentre si trova al nord la percentuale maggiore di alunni con un programma educativo individualizzato.
    A livello nazionale, e per entrambi gli ordini scolastici, non tutti gli alunni con disabilità dispongono della documentazione completa per i percorsi individuali prevista dalla legge. Nelle scuole primarie la percentuale di alunni per i quali è stata predisposta la diagnosi funzionale è pari al 95,9%, quella che ha un profilo dinamico funzionale è pari all’86,9% e per il 97,6% di alunni è stato redatto il programma educativo individualizzato. Nelle scuole secondarie di primo grado le percentuali si attestano, rispettivamente, al 95,9%, 86,9% e al 98,9%.


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  7. #27
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    Il trasferimento dal sostegno su posto comune fa perdere il punteggio di continuità di servizio

    Chi ha chiesto ed otterrà il trasferimento da posto di sostegno a posto comune o come più raramente accade abbia richiesto il percorso di mobilità contrario, per gli anni precedenti non ha più diritto né alla continuità della scuola, né a quella di sede nelle graduatorie interne Finalmente è arrivata l’O.M. 9 del 13 marzo 2013 sulla mobilità che, insieme alla messa in linea delle istanze on line, già attive da 12 marzo , apre la partita della mobilità 2013-2014.
    Tra i diversi chiarimenti da fare sulla nuova mobilità 2013-2014 , c’è da dire che, chi ha chiesto ed otterrà il trasferimento da posto di sostegno a posto comune o come più raramente accade abbia richiesto il percorso di mobilità contrario, cioè da posto comune sul sostegno, per gli anni precedenti non ha più diritto né alla continuità della scuola, né a quella di sede nelle graduatorie interne . Per sede si intende il comune dove è ubicata la scuola di titolarità.
    Questo è definitivamente chiarito nella nota 5 bis dell’attuale contratto sottoscritto il giorno 11 marzo 2013. Infatti tra le righe di tale nota viene esplicitato quanto segue: il trasferimento dal sostegno a posto comune o viceversa interrompe la continuità di servizio nella scuola e nel comune. Questo chiarimento risolve i dubbi di chi riteneva di mantenere, nelle graduatorie interne d’Istituto, la continuità di servizio secondo l’allegato D della tabella valutazione dei titoli e servizi punto C) ( 2 punti per anno entro il quinquennio e 3 punti oltre il quinquennio), dopo avere ottenuto il trasferimento da sostegno a posto comune all’interno della stessa scuola. Anche in questo caso è impossibile pretendere il punteggio della continuità, in quanto essa è stata interrotta con il passaggio dal sostegno al posto comune. In qualsiasi caso il passaggio dal sostegno a posto comune o il viceversa è considerabile a tutti gli effetti una soluzione della continuità e quindi fa perdere ogni punteggio precedentemente accumulato sulla voce continuità del servizio.
    Un altro chiarimento che vale la pena approfondire è quello del punteggio riconosciuto al dottorato di ricerca, che verrà valutato per intero ai sensi della lettera A) della tabella (6 punti l’anno) se il docente è in servizio oggi nello stesso grado di scuola in cui era in servizio negli anni di dottorato, mentre varrà solo 3 punti se oggi si è in servizio in un diverso grado di scuola , ai sensi della lett. B)

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  8. #28
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    Scuola, famiglie in rivolta sugli insegnanti di sostegno

    Una vecchia direttiva «limita» la presenza di docenti solo ai casi più gravi. La ministra Carrozza: un equivoco, inquadreremo 30 mila precari
    Il primo grattacapo per il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza arriva dalla questione dei docenti di sostegno. A fine anno aveva fatto discutere la direttiva ministeriale emanata dall’allora ministro Profumo che forniva indicazioni operative e strumenti d’intervento per gli alunni con Bes (bisogni educativi speciali) seguita dalla circolare esplicativa n. 8 del 6 marzo 2013. Questa normativa si inseriva in un quadro di continui tagli al personale di sostegno sui quali in passato si era espressa anche la Corte Costituzionale dichiarando illegittima la norma che poneva un limite per le cattedre in deroga. A titolo d’esempio nelle scuole elementari di Roma e provincia gli alunni diversamente abili iscritti all’anno scolastico 2013-14 saranno 7.302, i docenti di sostegno 1.989, con un rapporto di un insegnante ogni 4 alunni. L’attuale titolare del Miur ha deciso di rimettere mano alla direttiva. Se applicata, gli insegnanti di sostegno specializzati (cioè quelli che hanno seguito corsi mirati) potrebbero essere assegnati solo agli alunni con disabilità gravi. Nella categoria dei Bes rientrano i Dsa (disturbi specifici di apprendimento), gli stranieri e chi proviene da situazioni familiari e sociali svantaggiate. Il docente di sostegno sarà chiamato ad intervenire solo nell’ipotesi di una disabilità legata ad una menomazione che crea handicap. La paura degli insegnanti di sostegno è di non essere dunque più necessari perché sostituiti dai docenti curricolari, non specializzati. Lo stesso timore delle associazioni dei genitori che leggono il rischio che i bambini certificati come «lievi» rimangano senza sostegno, per di più in classi di 30 alunni dove è già difficile per l’insegante curricolare prestare la dovuta attenzione a ognuno. L’associazione Genitori Tosti, formata da persone che hanno figli con disabilità, ha già scritto una lettera al Ministro: «Ricordiamo scrivono che l’inserimento scolastico rappresenta il principio della partecipazione alla vita sociale di ogni bambino, in difficoltà o meno. La direttiva del dicembre 2012 rappresenta l’ennesimo episodio di gestione poco oculata della scuola pubblica, con particolare gravità essendo coinvolta una platea di persone che sommano ad una condizione complessa un delicato momento della propria crescita». Ieri un presidio di insegnanti precari e genitori si è svolto sotto il Ministero di viale Trastevere. Il 19 giugno scorso, invece, il Comitato Docenti di Sostegno Precari si era dati appuntamento a Torino: «Come genitori e docenti avevano dichiarato siamo preoccupati per questi interventi che mettono in discussione il diritto allo studio dei figli-alunni in situazione di handicap». Parla di «tentativi continui di destabilizzare la scuola pubblica» il Ciis (Coordinamento Italiano Inseganti sostegno) mentre uno dei sindacati di categoria, l’Anief, avvisa Viale Trastevere: «non è possibile utilizzare la nuova normativa sui Bes per operare un taglio di 11mila docenti. Affidare un ragazzo con problemi di apprendimento, seppure non gravi, ad un insegnante non specializzato comporta un’operazione illegittima che i genitori possono facilmente impugnare». La Flc Cgil ha invece chiesto un tavolo urgente al ministro. «La riforma dei Bes in teoria è una cosa buona dice Federica, insegnante di sostegno in una scuola media della Capitale ma non si deve risolvere in un taglio del sostegno, il sottosegretario Rossi Doria ci ha rassicurato che così non sarà. Intanto ci riceveranno ancora a settembre». Dal Miur intanto dicono che è un «equivoco, nessuno ha mai pensato di tagliare niente, tutto questo è nato dalla cattiva interpretazione di alcune parole del Ministro». Gli 11mila posti rimarrebbero cattedre in deroga, da assegnare a personale precario, a fronte della trasformazione di 90mila posti di sostegno in organico di diritto. Lo stesso ministro Carrozza aveva nei giorni scorsi ribadito: «Il piano triennale di immissione in ruolo prevede anche misure, compatibilmente con le risorse disponibili, per l’inquadramento in ruolo dei circa 30mila docenti di sostegno che vengono utilizzati annualmente».




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    Il docente di sostegno di chi è?

    La recente circolare ministeriale per l’organico di fatto del prossimo anno scolastico, nel confermare le consuete disposizioni, ha anche ribadito quanto previsto in materia dalla legge 111/2001 (art. 19, comma 11) per l’assegnazione dei docenti di sostegno: “l’organico di sostegno è assegnato alla scuola (o a reti di scuole all’uopo costituite) e non al singolo alunno disabile in ragione mediamente di un posto per ogni due alunni disabili. Sulla base di tale assegnazione le scuole programmeranno gli interventi didattici ed educativi al fine di assicurare la piena integrazione dell’alunno disabile”.
    Il richiamo della normativa, oltre a ribadire quell’ipocrita affermazione del rapporto medio di un docente di sostegno ogni due alunni disabili che ricorda i polli di Trilussa (tutti sanno, soprattutto al Miur, che la media di 1:2 è nazionale, ma nel Lazio il rapporto è di 2,37 e in Calabria di 1,61), conferma anche tutta l’ambiguità della formulazione “assegnato alla scuola”, con la precisazione che il docente non viene assegnato al singolo alunno disabile.
    Si tratta di una formulazione ambigua, frutto della tesi che, giustamente, vuole l’alunno non separato dagli altri e integrato nella comunità, ma che comporta spesso una discutibile interpretazione da parte di molte scuole.
    Vi sono tuttora casi in cui il docente di sostegno viene utilizzato dal dirigente scolastico come risorsa della scuola e, come tale, impiegato per altri interventi di “emergenza” organizzativa in supplenza o sostituzioni, sottraendolo al suo compito primario di sostegno all’alunno disabile anche quando l’alunno stesso è presente.
    Vi sono altre situazioni, soprattutto nella scuola primaria o dell’infanzia, in cui, secondo l’affermazione che il sostegno è assegnato alla classe, il docente di sostegno chiede (o pretende) di non essere sempre legato all’alunno ma di avvicendarsi in cattedra con i colleghi.
    L’ambiguità deve essere superata, partendo dalla considerazione che se non vi fosse l’alunno (o gli alunni disabili) non vi sarebbe il docente di sostegno né in classe né nella scuola.
    Il disabile, tanto per essere chiari, non può essere visto come il mezzo per avere una risorsa in più nella scuola.


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    Scuola, in arrivo nuovi corsi di specializzazione sul sostegno ai disabili

    Il ministro Carrozza ha firmato il decreto che porterà alla specializzazione di 6.398 nuovi insegnanti di sostegno. “Passo importante per colmare un grave buco”, commenta il Ciis. Dopo il Tfa, dunque, prosegue il progetto di riforma del percorso di formazione per i docenti. E per domani annunciata l’informativa per l’immissione in ruolo per il prossimo anno scolastico
    Dopo il Tirocinio Formativo Attivo, la specializzazione sul sostegno. Il Ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha firmato il decreto ministeriale 706/13 con cui autorizza l’attivazione di corsi per la creazione di 6.398 nuovi insegnanti di sostegno didattico agli alunni con disabilità.
    Prosegue, dunque, il progetto del Ministero di ridisegnare il percorso di formazione per i docenti italiani. In passato, le specializzazioni al sostegno per la scuola primaria e dell’infanzia venivano assegnate da corsi aggiuntivi alla laurea quadriennale della facoltà di Scienze della Formazione (che andranno adesso a esaurimento, fino ad essere dismessi); mentre per la scuola secondaria si era fermi ai corsi delle vecchie Ssis (le Scuole di Specializzazione all’Insegnamento Secondario), chiuse nel 2009. Da allora, un ‘buco‘ di quasi quattro anni, come successo del resto anche per le abilitazioni all’insegnamento, ripartite nel 2012 con l’istituzione del Tfa. Ad inizio agosto il ministro Carrozza aveva annunciato la prossima attivazione di un secondo ciclo di Tirocinio da 29mila posti. Adesso un ulteriore tassello si aggiunge al nuovo percorso.

    “E’ un passo molto importante – commenta Evelina Chiocca, membro del Coordinamento Italiano Insegnanti Sostegno (Ciis) -, c’era un vuoto da colmare e finalmente il Ministero ha fornito una risposta. La scuola italiana ha bisogno di personale specializzato“. Il Ciis, però, sottolinea anche come il provvedimento non esaurisca completamente la questione: “Secondo noi la disabilità dovrebbe far parte della formazione di base di tutti gli insegnanti. Se vogliamo realizzare una vera integrazione è necessario che, oltre al lavoro svolto dai docenti specializzati, tutto il personale sia in grado di far compiere un percorso collettivo ad una classe che ha al suo interno una persona disabile”.
    I nuovi corsi, comunque, rappresentano una svolta significativa. Saranno – come detto – a numero chiuso e riservati ai soli laureati in possesso di titolo di abilitazione già conseguito. Per l’accesso sono previste tre prove preselettive: un test preliminare, uno scritto e un orale, ai cui punteggi si andrà ad affiancare una graduatoria per titoli (fino a un massimo di 10 punti). Gli oltre 6mila posti messi a bando sono ripartiti in 1.285 per la scuola dell’infanzia, 1.826 per la scuola primaria, 1.753 per la scuola secondaria di primo grado e 1.534 per la scuola secondaria di secondo grado. Le prove saranno bandite nei prossimi mesi dalle singole università, con ripartizione territoriale non completamente omogenea: spicca, ad esempio, l’assenza assoluta della Basilicata, della Valle d’Aosta per la scuola d’infanzia e primaria, di Liguria e Trentino Alto-Adige per la scuola secondaria di secondo grado; e, ancora, i 250 posti riservati alla Calabria per la scuola primaria, a fronte dei soli 20 del Piemonte.

    Facile ipotizzare che il corso possa interessare da vicino gli abilitati dal primo Tfa, rimasti esclusi dal concorsone e anche dalla graduatorie per cattedre e supplenze: in caso di superamento delle prove d’accesso, la specializzazione sul sostegno rappresenterebbe quantomeno una valvola di sfogo per gli oltre 11mila nuovi docenti appena creati. Anche perché nella graduatoria per titoli dell’ultimo concorso la specializzazione veniva valutata 1,50 punti.
    I nuovi insegnanti di sostegno, comunque, si specializzeranno ovviamente solo nel 2014, e pertanto non saranno reclutabili a settembre. Adesso sul tavolo del ministero resta la questione più scottante: la formazione degli organici per l’anno scolastico 2013/2014, a poche settimane dall’inizio della scuola. Proprio oggi Carrozza ha annunciato che “domani verrà data l’informativa per l’immissione in ruolo dei docenti”.



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