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Discussione: Sostegno

  1. #171
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    Docenti di sostegno, Azzolina: non ci sono specializzati, col ministro Manfredi stiamo lavorando


    Quello della mancanza di docenti di sostegno agli alunni disabili è uno dei limiti storici della scuola italiana. Secondo la ministra dell’Istruzione, però, “il problema non è assumere ma specializzare i docenti sul sostegno”.
    Il ministro dell’Università ha grande sensibilità
    Rispondendo ai senatori della Commissione Istruzione e Cultura del Senato la ministra Lucia Azzolina ha detto che di “docenti specializzati nel sostegno ne abbiamo pochissimi, bisogna aumentare il numero di posti da dare alla specializzazione, con l’aiuto del ministro Manfredi che ha grande sensibilità al tema, stiamo lavorando a questo”.
    I numeri
    Nell’anno in corso, ricordiamo, l’organico di diritto è stato ampliato di mille unità. Arrivando a superare i 100 mila docenti in organico di diritto.
    Rimangono, tuttavia, almeno 50-60 mila posti in deroga, quindi affidati necessariamente a supplenti con scadenza del contratto al 30 giugno 2021, la maggior parte dei quali verranno anche quest’anno affidati a personale precario non specializzato.
    Con il corso specializzante in fase di partenza, il V Tfa sostegno, verranno specializzati poco più di 20 mila docenti abilitati.


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  2. #172
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    Il nuovo modello PEI, unico a livello nazionale: il docente di sostegno non è più solo nella stesura


    Lo scorso 7 settembre si è riunito il CSPI (Consiglio superiore della Pubblica Istruzione) al fine di dare un parere alla bozza del decreto relativa all’”Adozione del modello nazionale di piano educativo individualizzato e delle correlate linee guida, nonché modalità di assegnazione delle misure di sostegno agli alunni con disabilità, ai sensi dell’articolo 7, comma 2-ter del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66″.
    Il Ministero dell’Istruzione nella stesura di questo modello si è avvalso della collaborazione delle Federazioni delle Associazioni rappresentanti le famiglie degli studenti con disabilità per poter condividere e avviare così il processo di inclusione rendendo le famiglie e gli alunni più partecipi di quanto avvenisse nel passato.
    Il CSPI pur avendo espresso un parere positivo alla bozza del decreto non ha omesso di evidenziare alcune criticità quali:

    • Il rinnovamento apportato si inserisce nel nuovo anno scolastico 2020/2021 in un contesto ancora emergenziale dove si riscontrano difficoltà a livello organizzativo, didattico e amministrativo.
    • Il nuovo modello prevede nelle diverse fasi l’interazione delle scuole con l’INPS, l’Unità di Valutazione Multidimensionale dell’ASL (UMV-ASL) e con l’Ente Locale, si richiama “omogeneità e coerenza dei criteri di elaborazione di tutte quante le certificazioni e documentazioni”, tale integrazione, al momento non è resa possibile che non sono state ancora emanate le Linee Guida contenenti i criteri, i contenuti e le modalità di redazione del Profilo di Funzionamento secondo un approccio bio-psico-sociale da parte del Ministero della salute.


    Cosa cambia nel nuovo PEI
    La bozza del decreto è costituita da 21 articoli che danno indicazioni sugli interventi che si attueranno nel nuovo percorso di inclusione degli studenti disabili.
    Esaminiamo alcune delle novità apportate da questa bozza di decreto:
    Nel passato tutto era rimandato al docente di sostegno che per poter stilare il PEI si avvaleva, come unici mezzi di cui poter usufruire, del colloquio con i genitori, o dell’analisi della documentazione in possesso della scuola con diagnosi funzionali molto spesso non facili da decifrare, nonché l’osservazione in classe.
    Oggi viene richiesta la partecipazione attiva delle famiglie e anche degli alunni e delle alunne disabili.
    Infatti il modello di PEI prevede un “Quadro informativo” redatto a cura dei genitori o esercenti la responsabilità genitoriale ovvero di altri componenti del GLO esterni all’istituzione scolastica, relativo alla situazione familiare e alla descrizione dell’alunno con disabilità.
    Nella scuola secondaria di secondo grado, è previsto poi uno specifico spazio dedicato alla descrizione di sé dello studente, attraverso interviste o colloqui.
    Modello PEI unico a livello nazionale
    Il modello PEI sarà unico e adottato su tutto il territorio nazionale, diverso solo per ordine e grado di istruzione. Le scuole erano solite adottare dei modelli in modo autonomo e il modello PEI spesso diventava una “ricerca in rete”.
    Il lavoro del GLO
    Il GLO (Gruppo di lavoro operativo) si trasforma in un organo collegiale, ai sensi dell’articolo 37 del DLgs 297/1994; per la sua costituzione e la validità delle deliberazioni adottate si applicano le disposizioni ivi previste e si occuperà della progettazione degli interventi inclusivi per le alunne e gli alunni con disabilità.
    Ne faranno parte il team dei docenti contitolari o dal consiglio di classe, l’insegnante specializzato per il sostegno didattico, e presieduto dal dirigente scolastico o da un suo delegato, i genitori dell’alunno con disabilità o chi ne esercita la responsabilità genitoriale, le figure professionali specifiche, interne ed esterne all’istituzione scolastica, che interagiscono con la classe e con l’alunno con disabilità e l’unità di valutazione multidisciplinare.
    Sarà poi assicurata la partecipazione attiva degli studenti e delle studentesse con accertata condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica nel rispetto del principio di autodeterminazione.
    Formulazione del Piano Educativo Individualizzato
    Nella bozza del decreto l’art.2, Formulazione del Piano Educativo Individualizzato, recita così:
    Il PEI viene elaborato e approvato dal GLO (Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione)
    a. è elaborato e approvato dal GLO ai sensi del successivo articolo 3, comma 9;
    b. tiene conto dell’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica, di cui all’articolo 12, comma 5, della legge 104/1992 e del Profilo di Funzionamento, avendo particolare riguardo all’indicazione dei facilitatori e delle barriere, secondo la prospettiva bio-psico-sociale alla base della classificazione ICF dell’OMS;
    c. attua le indicazioni di cui all’articolo 7 del DLgs 66/2017;
    d. è redatto a partire dalla scuola dell’infanzia ed è aggiornato in presenza di nuove e sopravvenute condizioni di funzionamento della persona;
    e. è strumento di progettazione educativa e didattica e ha durata annuale con riferimento agli obiettivi educativi e didattici, a strumenti e strategie da adottare al fine di realizzare un ambiente di apprendimento che promuova lo sviluppo delle facoltà degli alunni con disabilità e il soddisfacimento dei bisogni educativi individuati;
    f. nel passaggio tra i gradi di istruzione e in caso di trasferimento, è accompagnato dall’interlocuzione tra i docenti dell’istituzione scolastica di provenienza e i docenti della scuola di destinazione e, nel caso di trasferimento, è ridefinito sulla base delle diverse condizioni contestuali e dell’ambiente di apprendimento dell’istituzione scolastica di destinazione;
    g. è un atto amministrativo che garantisce il rispetto e l’adempimento delle norme relative al diritto allo studio degli alunni con disabilità ed esplicita le modalità di sostegno didattico, compresa la proposta del numero di ore di sostegno alla classe, le modalità di verifica, i criteri di valutazione, gli interventi di inclusione svolti dal personale docente nell’ambito della classe e in progetti specifici, la valutazione in relazione alla programmazione individualizzata, nonché gli interventi di assistenza igienica e di base, svolti dal personale ausiliario nell’ambito del plesso scolastico e la proposta delle risorse professionali da destinare all’assistenza, all’autonomia e alla comunicazione, secondo le modalità attuative e gli standard qualitativi previsti dall’Accordo di cui all’articolo 3, comma 5-bis, del DLgs 66/2017.
    Il Ministero poi pone attenzione anche all’ambiente di apprendimento inclusivo, predisponendo il Piano per l’inclusione allo scopo di definire le modalità per l’utilizzo delle risorse attraverso il superamento delle barriere e l’individuazione dei facilitatori del contesto di riferimento nonché per progettare e programmare gli interventi di miglioramento della qualità dell’inclusione scolastica.
    No riduzione orario scolastico
    Il Ministero, con apposito comunicato, ha precisato “Nel nuovo modello di PEI non vi sarà alcuna riduzione a prescindere dell’orario scolastico […] Come da sempre previsto, ci sarà invece una puntuale pianificazione delle attività didattiche per alunne e alunni con disabilità, che potrà essere personalizzata rispetto all’organizzazione oraria dell’intero gruppo classe, nel pieno rispetto del principio di individualizzazione e personalizzazione del percorso scolastico.”


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  3. #173
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    Sostegno, quasi il 90% delle cattedre scoperte. Pronto l’esercito dei supplenti non specializzati


    Non si tratta di una novità che le cattedre di sostegno ad inizio anno siano quasi tutte scoperte. Lo ha anche detto la Ministra Azzolina nei giorni scorsi. Però non si può far finta di niente quando tra pochi giorni tornerà in classe la restante parte di alunni italiani che inizierà l’anno scolastico dal 24 settembre in poi.
    I numeri impietosi: il 90% delle cattedre scoperte
    Negli ultimi anni le cattedre scoperte sul sostegno sono state tra l’80% e il 90% e quest’anno il trend proseguirà su queste cifre, come minimo. Ed ecco allora che entrerà in scena anche l’altro problema: la maggior parte di questi posti vacanti sarà coperto, nel corso dell’anno, da supplenti privi del titolo di specializzazione, che verranno nominati per lo più sui posti in deroga assegnati.
    Cattedre scoperte e cattedre in deroga
    Il dossier della Cisl Scuola, riportato anche dal Sole 24 Ore, mette a fuoco il problema delle cattedre scoperte, problema che riguarda tutti gli ordini di scuola: all’infanzia manca oltre il 50% dell’organico di sostegno; alla scuola primaria si viaggia all’80%; così come alle superiori. Il record, negativo, è alle scuole secondarie di primo grado: previsti oltre il 90% dei posti sul sostegno scoperti.
    Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Istruzione, lo scorso anno scolastico, il 2019-2020, le scuole hanno accolto 259.757 studenti con disabilità, con picchi più elevati in Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia. E nello stesso anno i posti docenti istituiti sono stati, in totale, 684.880 comuni, e 150.609 di sostegno (questi numeri comprendono sia l’organico dell’autonomia sia l’adeguamento di detto organico alle situazioni di fatto; per il sostegno sono comprese anche le deroghe).
    A proposito di deroghe, lo scorso anno, i dati provvisori forniti parlano di 50.529 cattedre.
    Quest’anno, secondo i primi dati forniti dal Ministero dell’istruzione, si prevedono 51.351 deroghe sul sostegno, numero che potrebbe crescere leggermente.
    1000 posti in più sull’organico di diritto non bastano
    Anche quest’anno, infatti, in seguito le assunzioni in ruolo hanno deluso: alle procedure di immissione in ruolo, risulta che gran parte dei 22mila posti di sostegno rimasti “vacanti” dopo le operazioni di mobilità rimarranno tali. Perchè? Semplice: nelle graduatorie di merito e in quelle ad esaurimento non c’erano specializzati da assumere. Neanche con la call veloce.
    E nulla può valere il fatto che l’organico di diritto è stato ampliato di mille unità. Arrivando quindi a superare i 100 mila docenti in organico di diritto: dotazione aggiuntiva insufficienze per i posti di sostegno.
    Così come con il V ciclo del Tfa sostegno in partenza, verranno specializzati poco più di 20 mila docenti abilitati. Numero ancora insufficiente per soddisfare il bisogno.
    Quale soluzione per tutelare la continuità didattica gli alunni con disabilità?
    Alcune forze politiche e i sindacati avevano spinto su “una procedura concorsuale ‘snella’, per titoli ed esame orale, su base regionale, finalizzata all’accesso in ruolo dei docenti in possesso del relativo titolo di specializzazione, ma non collocati, per i posti di sostegno, in graduatorie preordinate alle immissioni in ruolo.
    Il riferimento è all’emendamento presentato sia nel decreto scuola che nel decreto rilancio di un’assunzione per titoli sul sostegno. Decreto che è stato bocciato in entrambe le occasioni a causa di mancanza di copertura finanziaria.
    Una soluzione per il sostegno più volte paventata è quella della trasformazione dell’organico di fatto con quello di diritto: “occorre che il governo agisca con la trasformazione degli organici di fatto con quelli di diritto, superando la Legge Carrozza 128/13 che impedisce di collocare tutti gli attuali posti in deroga nell’organico di diritto.”, ha detto il presidente MiSoS a La Tecnica della Scuola pochi giorni fa.

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  4. #174
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    Verso la riforma del percorso per diventare insegnanti di sostegno. Le prime anticipazioni della ministra Azzolina


    Nei giorni in cui si svolgono le selezioni per l’accesso al corso di specializzazione per le attività di sostegno riferito all’anno accademico 2019/20, il Ministro Azzolina comincia a parlare di un nuovo percorso per la formazione dei docenti.
    In una intervista a La Stampa il Ministro anticipa “dovremo affrontare il tema delle assunzioni, perché ne servono migliaia, ma devono anche essere specializzati. Ecco perché con il ministro dell’Università, Gaetano Manfredi, stiamo lavorando a un raccordo fra le scuole e le università che preparano il corpo docente. Sarà un percorso lungo, sono sincera”.
    Si consideri che secondo i dati ufficiali forniti dal Ministero ai sindacati su 21.453 posti vacanti per il sostegno, sono state effettuate solo 1.657 assunzioni.
    Sono ai nastri di partenza i 3 concorsi (straordinario per il ruolo, ordinario infanzia e primaria, ordinario secondaria) dai quali si spera di poter effettuare un buon numero di assunzioni dal 2021/22, ma il discorso è strutturale.
    E per questo, anticipa il Ministro, va pensato con il Ministro dell’Università Gaetano Manfredi e dovrebbe basarsi su un raccordo fra scuole e Università.
    Non si tratta di una riforma che partirà domani, nel frattempo le scuole fanno i conti con migliaia di posti in deroga, con supplenze da GPS, spesso una formazione sul campo per chi arriva a questo incarico da graduatorie incrociate o da mad.


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  5. #175
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    Docenti di sostegno, 25 mila nuove assunzioni: la legge di Bilancio pensa anche alla scuola


    Il Governo ha approvato, salvo intese, il piano per la legge di Bilancio 2020. Una manovra che risente senz’altro dell’effetto covid ma che porterà sicuramente alcuni interventi per la scuola.
    Ci sono novità interessanti anche per l’istruzione, infatti, per la quale il Governo è pronto a mettere sul piatto 6,1 miliardi.
    25 mila assunzioni sul sostegno
    Prima di tutto, in base a quanto si apprende, è prevista l’assunzione di 25 mila insegnanti di sostegno: per la stabilizzazione di questi docenti il finanziamento previsto sarebbe di 1,2 miliardi.
    Ricordiamo che quest’anno le cattedre scoperte sul sostegno sono state circa il 90% ad inizio settembre: all’infanzia manca oltre il 50% dell’organico di sostegno; alla scuola primaria si viaggia all’80%; così come alle superiori. Il record, negativo, è alle scuole secondarie di primo grado. Quindi, tutti posti andati (o che andranno) a supplenza.
    Ricordiamo nel frattempo che sono previsti 20 mila nuovi specializzati che arriveranno dal Tfa sostegno attualmente in corso.
    Edilizia scolastica
    La legge di bilancio prevede interventi anche in materia di edilizia scolastica: i fondi previsti da stanziare ammonterebbero a 1,5 miliardi di euro.
    Diritto allo Studio e Università
    Infine, la nuova manovra prevede un contributo di 500 milioni di euro l’anno per il diritto allo studio e 500 milioni di euro l’anno per il settore universitario.
    Inoltre, sono destinati 2,4 miliardi all’edilizia universitaria e ai progetti di ricerca.



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  6. #176
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    Specializzati in Italia sul sostegno: inaccettabile il titolo conseguito all’estero


    Dal “Movimento nazionale docenti specializzati e specializzandi sul sostegno” riceviamo la seguente vibrata protesta contro l’OM che consente l’inserimento nelle graduatorie per le supplenze degli abilitati sul sostegno all’estero e contro la decisione di alcuni Usr che li hanno addirittura immessi in ruolo.
    La Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 13 dicembre 2006, suggerisce che gli insegnanti di sostegno debbano avere una formazione che includa “la consapevolezza della disabilità e l’utilizzo di appropriati modalità, mezzi, forme e sistemi di comunicazione migliorativi e alternativi, tecniche e materiali didattici adatti alle persone con disabilità”.
    Sembra superfluo aggiungere che l’insegnante specializzato sia una risorsa indispensabile per la scuola italiana, poiché favorisce l’inclusione degli alunni con disabilità, promuovendone capacità di autonomia personale. Considerato che tutti (forze politiche e amministrative) sembrino concordare sull’importanza dell’insegnante specializzato, ci chiediamo come mai, ancora una volta, note, circolari e ordinanze del Ministero dell’Istruzione non facciano che penalizzare tale figura non garantendo tutele adeguate.
    In particolare alcune grandi problematiche amareggiano ormai da settimane gli specializzati siciliani, in particolare quelli agrigentini.
    Andiamo per ordine.
    In queste settimane abbiamo assistito alla costituzione delle nuove Graduatorie Provinciali per le Supplenze ai sensi dell’Ordinanza Ministeriale n. 60 de 10 luglio 2020. L’articolo 7 comma 4 punto e )di tale ordinanza ammette l’inserimento con riserva di aspiranti docenti in possesso di titolo di accesso conseguito all’estero ma non ancora riconosciuto dal Ministero.
    Ma c’è di più.
    Alcuni Uffici Scolastici Regionali hanno immesso in ruolo, con clausola risolutiva, decine e decine di docenti con titolo di specializzazione sul sostegno acquisito all’estero in virtù di sentenze non ancora definitive. Al momento non possiamo che prendere atto dell’operato della magistratura e dei vari USR e attendiamo risposte da parte del Ministero. Tuttavia, riteniamo che le differenze tra chi ha conseguito un titolo estero in poche settimane con modalità di erogazione dubbie, e chi invece lo ha conseguito in Italia con una dura selezione e frequenza obbligatoria dei corsi, siano notevoli.
    Considerato poi che la gran parte degli immessi in ruolo, lo scorso agosto, ha svolto la procedura concorsuale straordinaria del 2018, che consisteva in un’unica prova orale non selettiva, le disparità aumentano, in particolare, se si pensa che allo stato dell’arte il Ministero dell’Istruzione richiede ai docenti specializzati in Italia di sostenere un altro concorso di tre prove selettive per aspirare ad un contratto a tempo indeterminato.
    L’altra grande problematica che ha penalizzato notevolmente gli insegnanti precari specializzati della provincia agrigentina è legata alle procedure di mobilità. Quasi tutti i 600 posti di sostegno in deroga assegnati dall’USR alla provincia di Agrigento nei vari ordini di scuola per l’anno scolastico 2020-21, sono andati a docenti di ruolo richiedenti l’assegnazione provvisoria interprovinciale, lasciando poche cattedre ai docenti precari specializzati inseriti nelle Garduatorie ad Esaurimento e nelle Graduatorie Provinciali per le Supplenze. Ciò è consentito dall’art. 9 del CCNI “Utilizzazioni e assegnazioni provvisorie”, il quale al comma 3 precisa che per i docenti non in possesso del titolo di sostegno “Le operazioni per la copertura dei posti di sostegno (…) saranno disposte dopo aver accantonato un numero di posti di sostegno corrispondente ai docenti specializzati aspiranti a rapporto di lavoro a tempo indeterminato e determinato”. Al contrario, non è prevista nessuna percentuale di accantonamento nel caso di richieste di assegnazione provvisoria interprovinciale da parte di docenti titolari sul sostegno in altre province. Tale norma ha danneggiato pesantemente gli aspiranti agrigentini presenti nelle graduatorie di sostegno per le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di secondo grado, mentre migliore è la situazione della scuola secondaria di I grado per la quale tutti i docenti di I e II fascia sostegno sono stati collocati.
    Il paradosso è che si rischia di far rimanere a casa centinaia di docenti competenti, a danno degli alunni con disabilità, il cui diritto alla continuità didattica e al sostegno didattico qualificato viene negato.
    A questo punto sorge un interrogativo: che senso ha per i precari siciliani frequentare costosi corsi di specializzazione per il sostegno? Imminente il quinto ciclo di specializzazione, per il quale agli atenei siciliani è stato assegnato il 25 % dei posti dell’intera nazione, il che equivale a dire che in Italia uno specializzando su quattro sarà siciliano, ma per poi ritrovarsi senza incarico!
    Stando così le cose, prevediamo che quest’anno molti docenti specializzati non metteranno a disposizione della scuola e delle famiglie degli alunni con disabilità la loro professionalità.

    E di questo ci scusiamo.


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  7. #177
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    Nomina dei supplenti annuali sprovvisti di titolo su posto di sostegno



    L’individuazione dei destinatari di contratto annuale su posto di sostegno per i supplenti sprovvisti del necessario titolo è di competenza dell’ A.T. e non dei Dirigenti Scolastici.
    Quindi, esaurite le graduatorie provinciali di sostegno, GaE sostegno, GPS sostegno di prima fascia e di seconda fascia, i posti di sostegno residuati non vanno restituiti ai Dirigenti Scolastici come invece è accaduto in alcune province.
    Per il conferimento delle supplenze di durata annuale su posto di sostegno (31 agosto o 30 giugno) nelle scuole di ogni ordine e grado, in caso di incapienza (esaurimento) delle sottoindicate graduatorie degli aspiranti forniti dello specifico titolo di specializzazione:

    1. GAE sostegno;
    2. Elenchi aggiuntivi GAE sostegno;
    3. GPS prima fascia sostegno;
    4. GPS seconda fascia, docenti sfornati titolo di specializzazione, ma con almeno tre anni di servizo su posto di sostegno;


    l’AT competente procede nel seguente modo.
    Individua il personale privo del titolo di specializzazione attraverso lo scorrimento delle GAE posto comune, in subordine delle GPS di prima fascia e in subordine ancora dalle GPS di terza fascia del grado relativo.
    Il riferimento normativo è il comma 7 dell’art.13 della O.M. 60 del 10.07.2020.


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    74mila docenti di sostegno ‘a distanza’: missione quasi impossibile


    Passando dall’altro lato della cattedra (o del video), Tuttoscuola calcola che sono circa 74mila i docenti di sostegno che il DPCM 3 novembre e l’ordinanza del Ministero della Salute obbligano ad operare a distanza per i 117mila alunni con disabilità affidati, fatta salva la possibilità per questi di frequenza in presenza solo per loro. Rappresentano oltre il 43% dei 172 mila docenti di sostegno in servizio l’anno scorso nelle scuole statali.
    Ci sono criticità purtroppo consolidate, a cominciare dal crescente incremento dei posti “in deroga” assegnati per legge a docenti precari. Alla situazione di precarietà dei posti in deroga va aggiunta quella di circa il 15-20% di posti di sostegno stabili vacanti in attesa della conclusione dei concorsi e assegnati a docenti con contratto annuale a tempo determinato.
    Complessivamente secondo Tuttoscuola si può quindi ritenere che almeno la metà dei docenti di sostegno in servizio abbia un rapporto di lavoro a tempo determinato; tra i 74mila costretti ad operare a distanza non meno di 37 mila sono docenti precari. A quasi tutti sono stati affidati alunni diversi rispetto all’anno scorso, con i quali ora sarà ancora più difficile la relazione educativa nelle condizioni imposte dal contrasto al virus, mancando una reciproca conoscenza. È la prova che la continuità didattica a favore degli alunni con disabilità per il momento resta una chimera.
    Un numero imprecisato di quei docenti di sostegno precari è anche privo di specializzazione.
    Per ultimo va considerato il fatto che i docenti di sostegno in DAD vengono privati dell’interazione di gruppo con gli altri docenti della classe, indebolendo il lavoro in team, che è una delle condizioni per rendere efficace l’inclusione degli alunni affidati.
    Insomma tutti questi fattori, alcuni endemici, altri dettati dalla pandemia fanno sì che sia in corso una vera e propria emergenza per gli alunni con disabilità, il cui apprendimento è a rischio.
    In Campania, per effetto dell’ordinanza De Luca, sono in DAD tutti i 20.151 docenti di sostegno in servizio. Complessivamente le altre quattro regioni in fascia rossa superano i 24mila docenti di sostegno: in Lombardia 9.528, in Piemonte 5.701, Toscana 5.508 e in Calabria 6.827.
    Sicilia e Lazio hanno rispettivamente 5.442 e 4.209 docenti di sostegno in DAD. La minore incidenza di insegnanti di sostegno in didattica a distanza si ha in Veneto, con il 23,5%.
    Ecco i dati per Regione, elaborati da Tuttoscuola su dati del Ministero dell’istruzione.


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  9. #179
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    TFA sostegno V ciclo, le prove di accesso si faranno a distanza

    Il Dpcm del 3 novembre 2020, all’art. 1 lett. z) ha previsto che: “è sospeso lo svolgimento delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche e private e di quelle di abilitazione all’esercizio delle professioni, a esclusione dei casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari ovvero in modalità telematica”.
    Di conseguenza, anche le prove di accesso organizzate dalle Università per i i percorsi di specializzazione sul sostegno V ciclo hanno subito uno stop.
    Per tale ragione il MUR ha pubblicato la nota 33310 del 27 novembre 2020 con la quale dispone che “in considerazione del protrarsi dello stato emergenziale da COVID-19, ed esclusivamente per l’attivazione del V ciclo sul sostegno 2019/2020, gli atenei potranno quindi organizzare la prova pratica in questione secondo modalità a distanza, avendo l’accortezza di uniformare la procedura tra le varie sedi per evitare trattamenti differenziati tra i candidati”.


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    Sostegno, posto comune addio


    I docenti di sostegno, che intenderanno passare sul posto comune, dovranno presentare la domanda di passaggio di cattedra o di ruolo e non più la mera domanda di trasferimento. Ciò renderà più difficile ottenere il passaggio sul posto comune. Perché la mobilità professionale (passaggi di cattedra e di ruolo) avviene solo sul 25% dei posti che rimangono vacanti dopo i trasferimenti. I trasferimenti, invece, avvengono sul 100% dei posti disponibili.
    È questo l’effetto della costituzione della classe di concorso specifica per il sostegno che la ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, intende istituire. Ad annunciarlo la stessa titolare del dicastero di viale Trastevere si evince dall’atto di indirizzo politico istituzionale per il 2021 emanato dalla ministra il 4 gennaio scorso. Secondo Azzolina, la classe di concorso specifica dovrà essere istituita per «accrescere la motivazione e la competenza dei docenti di sostegno, garantendo agli alunni con disabilità la continuità didattica e la stabilità relazionale cui hanno diritto». Sempre secondo quanto si legge nell’atto di indirizzo, alle nuove qualifiche si accederà «attraverso procedure concorsuali specifiche e sistematiche nel tempo».
    L’avviso della ministra recepisce una richiesta storica delle associazioni dei genitori degli alunni portatori di handicap. E una volta tradotta in atti normativi renderà molto più difficile di adesso il passaggio dei docenti di sostegno sul posto comune. Attualmente, peraltro, esistono già dei forti vincoli in tal senso. I docenti di sostegno, infatti, sono soggetti a permanere sul posto di sostegno per almeno 5 anni. E solo dopo tale quinquennio possono presentare la domanda di mobilità per passare sul posto comune.
    La domanda si configura alla stregua di istanza di trasferimento. Ma il richiedente viene automaticamente escluso dalla fase comunale.
    E cioè dalla prima fase dei movimenti in cui vengono effettuati con precedenza i trasferimenti nello stesso comune. La domanda viene elaborata solo nella seconda fase (la cosiddetta fase provinciale). Come se si trattasse della domanda di un docente titolare in comune diverso da quello in cui è titolare all’atto della presentazione dell’istanza. Ma in questa fase partecipa comunque ai movimenti su tutti i posti disponibili.
    Con le nuove norme, invece, la domanda sarà trattata dopo i trasferimenti nella fase della mobilità professionale. Ma non su tutti i posti residuati: solo sul 25%.


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