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Discussione: Assunzioni in ruolo, le nomine slittano di nuovo al 31 agosto

  1. #1
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    Predefinito Assunzioni in ruolo, le nomine slittano di nuovo al 31 agosto

    Lo prevede il decreto Sviluppo. I supplenti annuali torneranno ad essere convocati a settembre: per molti presidi, soprattutto nei grandi centri, sarà di nuovo necessario nominare da graduatoria d’istituto fino ad “avente diritto”. Ma l’operazione era necessaria.
    Alla fine il Miur si è dovuto arrendere e tornare all’antico: da quest’anno le operazioni di assunzione a tempo indeterminato torneranno ad avere come scadenza ultima non più la fine di luglio, come indicato da alcuni anni al fine di portare dietro la cattedra i supplenti già dal prima giorno di scuola. Nel decreto Sviluppo è indicato che il nuovo “termine di cui all’articolo 4, commi 1 e 2, del decreto legge 3 luglio 2001, n. 255, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 agosto 2001, n. 333 è fissato al 31 agosto di ciascun anno”.
    Diciamo subito che il provvedimento era nell’aria, oltre che necessario: il ritardo con cui si avvieranno le operazioni di aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento dei docenti, slittate inaspettatamente di un’altra ulteriore settimana, non avrebbe mai permesso agli oltre 100 Uffici scolastici provinciali sparsi per la Penisola di completare le immissioni in ruolo entro il 31 luglio. E non dimentichiamo che, di fatto, uno slittamento “fisiologico” si era già verificato negli ultimi due anni.
    Cosa comporterà questa proroga di un mese? Il rischio concreto è che nelle grandi città, dove si attuano diverse migliaia di nomine, una parte dei docenti, ma anche del personale Ata, verrà convocato dagli Usp ad anno scolastico più che iniziato. In caso di ritardo considerevole, a Roma ad esempio anche nel 2010 l’ex Provveditorato ha continuato a convocare fino ad ottobre inoltrato, i dirigenti non avranno altra scelta che convocare il personale utilizzando le graduatorie d’istituto: così le nomine fino ad “avente diritto” torneranno a fioccare.


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  2. #2
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    Immissioni in ruolo, la storia infinita


    Si annuncia, e non viene smentito dal ministro Gelmini, un piano triennale di assunzioni su tutti i posti vacanti e disponibili. Ma a ben guardare nel passato di queste vecchie promesse, ci sono dati inquietanti. I ministri dell’istruzione, infatti, hanno sempre dovuto fare i conti con i ministri dell’economia.
    Infatti, che fine hanno fatto le decine di migliaia di immissioni in ruolo di cui parlava Letizia Moratti nel febbraio 2005? E quelle di cui parlava il ministro Fioroni? Ma dov’è finita la tanto sbandierata copertura di tutti i posti vacanti e disponibili? Altro che dimezzamento del precariato storico: addirittura negli anni 2002/2003 e 2003/2004, grazie alla solita sforbiciata di Tremonti, non ci fu nessuna immissione in ruolo.
    E se rileggiamo con attenzione, già l’art. 1bis della legge 143/2004 stabiliva "un piano pluriennale di nomine a tempo indeterminato che, nel corso del prossimo triennio, consenta la copertura dei posti disponibili e vacanti", da definire con decreto interministeriale.
    Ripercorriamo, dunque, per un attimo la storia delle immissioni in ruolo negli ultimi dieci anni. Ci renderemo conto che è la storia di mille promesse fatte e mai mantenute.
    Per l’anno scolastico 1999/2000, nell’agosto del 1999 il Ministro Berlinguer, con il D.M. n. 207 del 30 agosto 1999, programma 24.500 assunzioni a tempo indeterminato per il personale docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario delle scuole e istituti di ogni ordine e grado.
    Per l’anno scolastico 2000/2001 nel novembre 2000 il Consiglio dei Ministri nella seduta del 18 (Ministro De Mauro), decide 40.000 nomine in ruolo per il personale docente, educativo e Ata. Contestualmente viene varato un piano triennale di assunzioni in base all’atto di programmazione del ministro della pubblica istruzione, concernente il personale del settore della scuola per gli anni scolastici 2000/2001, 2001/2002 e 2002/2003, pari a 103.000 unità complessive, “in ragione del fabbisogno complessivo accertato di personale docente, educativo e Ata” (si legge nella motivazione).
    Per l’anno scolastico 2001/2002 nell’agosto 2001 arriva il nuovo Governo Berlusconi e il Ministro Moratti, nella giornata del 3 agosto 2001, fa varare 35.000 assunzioni in ruolo. Si tratta dello stesso contingente di assunzioni già previsto e finanziato dal Governo Amato nel piano triennale dell’anno precedente. Al primo settembre 2001 però non si fanno solo 35.000 assunzioni, ma ben 60.000. E questo perché delle 40.000 dell’anno precedente solo una parte (poco più di 10.000 e solo dalla prima fascia delle graduatorie permanenti ereditata dal passato) furono effettivamente fatte.
    Il Ministro Moratti si trova così a fare 60.000 assunzioni e se ne arroga subito il merito. In realtà erano state tutte decise e finanziate non dal suo Governo, ma dal precedente.
    Per l’anno scolastico 2002/2003 il Ministro Moratti, per effetto del “patto” sottoscritto con il Ministro dell’Economia Tremonti sui tagli al personale della scuola, non effettua alcuna immissione in ruolo. E’ la prima volta che accade nella storia recente della scuola. Quindi, non viene completato il piano Amato, già finanziato, il quale per il terzo anno 2002/2003 prevedeva altre 28.000 assunzioni.
    Nell’anno scolastico 2003/2004 il copione si ripete e ancora non si fa nessuna immissione in ruolo per il secondo anno consecutivo.
    Nell’anno scolastico 2004/2005 c’è una sorta di “ripensamento”: si autorizza l’assunzione di 15.000 unità di personale (12.500 docente e 2.500 Ata).
    Nell’anno scolastico 2005/2006 il Governo Berlusconi autorizza il Ministro Moratti a fare 40.000 assunzioni (35.000 docenti e 5.000 Ata).
    Poi, ad ottobre 2005 - anziché a gennaio - il Governo vara il piano pluriennale di assunzioni in attuazione della Legge 143/2004 in cui si prevedono altre 20.000 assunzioni per l’anno scolastico 2006/2007 e 10.000 per il 2007/2008. In tutto 30.000 posti per il solo personale docente e nulla per il personale Ata. Con tale piano sia il Ministro sia il Governo disattendevano, ancora una volta, il mandato della legge che prevede la copertura di “tutti i posti vacanti e disponibili”.
    Nel frattempo la Moratti sbandierava ai quattro venti che in passato nessun Governo aveva fatto tante immissioni in ruolo quanto lei.
    In effetti, se si sommano le 24.500 immissioni del Ministro Berlinguer nel 1999/2000, alle 103.000 del piano triennale del Ministro De Mauro, e cioè: 40.000 del 2000/2001; 35.000 nel 2001/2002 e 28.000 da fare nel terzo anno 2002/2003 (poi rinviati di 2 anni e ridotti dalla stessa Moratti a 15.000), si vede chiaramente che:
    - 127.500 assunzioni in ruolo erano previste e finanziate dal precedente Governo tra il 1999 ed il 2003;
    - 70.000 ne prevedeva il Ministro Moratti tra il 2005 ed il 2008 di cui 40.000 già fatti e 30.000 da fare.
    Poi è arrivato Fioroni, il ministro col cacciavite. E anche qui grossi numeri. Altro che la Moratti.
    Fioroni si proponeva con un piano triennale di assunzione di ben 150mila unità. Numeri stratosferici. E invece, subito dopo, la Finanziaria, che prevedeva il taglio di 50 mila posti nella scuola. Poco meno di 42 mila cattedre e poco più di 8 mila posti di personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari), il tutto in appena tre anni. E, così, l’entusiasmo iniziale per le 150 mila immissioni in ruolo annunciate dal ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, cominciò a smorzarsi. Il resto è storia nota. Unica annata buona, come per il vino, il 2007 con 50mila docenti e 10mila ata, poi nel 2008 25mila docenti e 7mila Ata. E infine il crollo del 2009, appena 8.000 docenti e 8.000 Ata. Parimenti nel 2010: 10mila insegnanti, 6mila Ata.
    Che fine hanno fatto le assunzioni su tutti i posti vacanti e disponibili? Se adesso gli organici sono bloccati, le immissioni si faranno solo in base ai pensionamenti e non sul numero dei posti effettivamente disponibili? In sintesi non c’è stato mai un solo governo che sia riuscito a chiuderla definitivamente con questo annoso precariato storico. Certo è frutto di politiche dissennate, di abilitazioni a buon mercato, di pasticci vari, della mancanza di una reale programmazione. Ma ormai c’è e va affrontato, sono parole del governo “per risolvere definitivamente un problema nato nei decenni passati, a causa di scelte politiche irresponsabili che hanno fatto lievitare fino a 250.000 il numero degli insegnanti abilitati, iscritti nelle graduatorie ad esaurimento''.
    Speriamo, ma i dati precedenti non ci confortano, in questo nuovo, tanto vecchio piano di immissioni della Gelmini.



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    Assunzioni, per i 210.000 prof che non ce la faranno si fa dura


    I sindacati portano a casa un bel risultato: basta dire che l’assunzione dei 32.000 docenti cade alla vigilia del triennio di blocco del turn over della Pa. Il problema è che l’esercito di abilitati che rimarrà alla finestra verrà assunto solo sulla base dei posti vacanti a livello regionale. La metà dei quali andranno a chi uscirà dai Tfa.
    Oltre 32.000 insegnanti precari presto, probabilmente entro il prossimo 31 agosto, verranno convocati dai rispetti Usp per firmare l’immissione in ruolo. Per i sindacati è un bel risultato (stavolta anche per la Flc-Cgil) . Non hanno potuto che apprezzare: prima di tutto perché la garanzia del posto di lavoro rimane sempre il motivo principale dell’esistenza delle organizzazioni sindacali. In secondo luogo perché non bisogna dimenticare che l’ondata di assunzioni si colloca pur sempre nel contesto di un pubblico impiego, dove sino al 2014 vige il blocco del turn over (si salvano le professioni in divisa e poco altro). Dire, quindi, che si tratta di un semplice turn over significa non volere tenere conto del fatto che in qualsiasi altro Ministero i vincitori di concorso rimarranno al palo, al massimo potranno svolgere sostituzioni, almeno per altri tre anni.
    Ma qui finiscono i lati positivi dell’operazione presentata oggi (alla presenza dei trionfanti ministri Gelmini e Brunetta) nella cornice di Palazzo Chigi. Già perché la piaga del precariato rimane più che mai viva. Cerchiamo di capire perché. Se per il personale Ata il numero di precari verrà infatti dimezzato (ad occhio e croce con le 35.000 assunzioni ne rimarranno più o meno altrettanti), per i docenti la bilancia continua a pesare maledettamente ancora dalla parte di chi è in lista di attesa: dalll Gae, infatti, non si muoveranno in almeno 210.000. Per loro – in prevalenza laureati, pluriabilitati e specializzati, in media alle soglie dei 50 anni – non rimarrà che sperare nelle supplenze annuali (fino al 30 giugno o 31 agosto); quelli che non ce la faranno si dovranno accontentare di sostituire i collegi di ruolo in malattia o aspettativa: come ultima possibilità avranno la possibilità di accedere al salva-precari, che permette di incamerare comunque i punti e portare a casa circa a metà stipendio, e ai contratti di disponibilità (nelle Regioni dove verranno attivati). Poco male, qualcuno potrebbe dire: sono abituati. Sepsso da oltre 20 anni. Il problema è che per coloro che non avranno la fortuna di prendere il ruolo nel prossimo triennio, la prospettiva che potranno comunque farlo in futuro non è proprio così scontata. Prima di tutto perché dopo questo corposo numero di assunzioni a titolo definitivo, si prevede di nuovo un ritorno alla tecnica del “contagocce”: il Miur, infatti, ha in modo sibillino annunciato, sempre oggi, che la “nuova filosofia”, prescelta dai piani alti di Viale Trastevere, è quella di attuare d’ora in poi “esclusivamente assunzioni basate sul reale fabbisogno del sistema d’istruzione”. In particolare, aggiungiamo noi, verranno assunti i docenti sulla base degli organici regionali. Che una volta al completo, per tornare a far assumere dovranno privarsi di altro personale andato in pensione. Ed anche su questo versante c’è poco da ridere, visto che tra gli insegnanti oltre l’80 per cento sono donne e che proprio per il sesso femminile l’accesso alla pensione di vecchiaia dal prossimo anno passerà a 65 anni.
    A ridurre ulteriormente le possibilità di assorbimento dei 210.00 che rimarranno in attesa del ruolo (ce ne sarebbero anche altri 20.000 neo-abilitati che “scalpitano” e a cui l’inserimento è stato negato in Finanziaria…) ci sta, infine, l’imminente attivazione del nuovo modello formativo e di reclutamento dei docenti: si parla già di un numero chiuso fortemente limitante, in particolare di non oltre 25.000 iscritti alle lauree magistrali. Non tantissimi, certo. Ma quando avranno terminato anche per loro si creerà una graduatoria. Che andrà ad assorbire la metà dei posti vacanti.


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  4. #4
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    65 mila assunzioni subito o in tre anni?


    Non è stata chiaramente quantificata l’entità delle immissioni in ruolo secondo il piano triennale definito ieri mattina dai sindacati e dai ministri Gelmini e Brunetta. Si è parlato di 65 mila assunzioni a cominciare dal 1° settembre prossimo (c’è chi ha parlato di 67 mila immissioni in ruolo) e qualche sindacato si è spinto a precisare che tutti quei posti verranno assegnati per il 2011-12, mentre da varie fonti è stato detto che quei 65-67 mila posti verranno “spalmati” nell’arco del prossimo triennio.
    Dal comunicato stampa del Miur si evince che quei 65 mila verranno distribuiti nel triennio (Piano triennale per l'assunzione a tempo indeterminato di circa 65mila tra docenti e ATA, nell'arco degli anni 2011-2013, sulla base dei posti vacanti disponibili in ciascun anno). Il Miur ha affermato che si tratta di assunzioni esclusivamente basate sul reale fabbisogno del sistema d'istruzione.
    Se quei 65 mila posti sono stati calcolati sul reale fabbisogno della scuola, si dovrebbe pensare che in ciascun anno del triennio si rendono vacanti e disponibili poco più di 10 posti di docente e altrettanti di Ata. Ma già oggi i posti di docente vacanti e disponibili per il 2011-12 sono più di 20 mila e ancor più quelli Ata. I conti non sembrano tornare, a meno che sia vera la prima ipotesi dei 65 mila posti di docente e Ata subito, più il resto nel successivo biennio secondo il fabbisogno accertato a seguito dei pensionamenti.
    Propende per una spalmatura di 65 mila posti nel corso del triennio anche il viceministro all’istruzione che ha dichiarato “L'annuncio di un accordo governo-sindacati su un piano di 65mila immissioni in ruolo nella scuola è sicuramente una buona notizia, ottima se i 30mila docenti e i 35mila Ata fossero assunti tutti nel prossimo anno scolastico”.
    “Infatti - sostiene il viceministro - i posti attualmente vacanti nella scuola, che sono tanti nonostante i tagli feroci del governo negli ultimi tre anni, lo consentono: agli oltre 20mila posti vacanti di docenti si aggiungono i 27mila pensionamenti di quest'anno; se poi il governo scegliesse opportunamente di stabilizzare gli insegnati di sostegno per i disabili si raggiungerebbe la quota complessiva di oltre 60mila posti disponibili. Per il personale Ata le 35mila assunzioni possono essere fatte immediatamente su posti già vacanti''.





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    Immissioni in ruolo: c'è proprio da essere contenti?


    E’ stata pubblicata sul sito del Miur una nota sul Piano triennale di immissioni teso a “evitare l’insorgenza nuovo precariato.”
    E' iniziata, infatti, la già prevista fase negoziale del Piano triennale per l'assunzione a tempo indeterminato di circa 65mila tra docenti e Ata, nell'arco degli anni 2011-2013, sulla base dei posti vacanti disponibili in ciascun anno.
    Ci troviamo davanti a un comunicato del Miur alquanto sibillino o meglio un comunicato in cui bisogna leggere tra le righe, come nelle famose gride manzoniane. Si sostiene infatti che “il Piano, già deciso e approvato da alcuni mesi, eviterà la formazione di nuovo precariato in futuro e risponde ad una nuova filosofia: prevede infatti esclusivamente assunzioni basate sul reale fabbisogno del sistema d'istruzione, come sarà sempre, d'ora in poi, per tutte le assunzioni nel mondo della scuola”.
    Ma se esistono 250mila precari iscritti in graduatoria, sia di chi sia la colpa, e se d’ora in poi le assunzioni verranno fatte esclusivamente sull’organico di diritto, come può il piano essere “una risposta concreta al problema del precariato e delle graduatorie, e garantire e la stabilità del servizio scolastico ed educativo e le aspettative di quegli insegnanti abilitati iscritti nelle graduatorie ad esaurimento che prestano continuativamente da anni la propria attività tramite incarichi annuali”?
    Viene anche sottolineato che le graduatorie vengano aggiornate ogni tre anni, con la possibilità di scegliere una sola provincia. Chi viene immesso in ruolo non può chiedere il trasferimento in altre province per un periodo di cinque anni.
    Addirittura la situazione, a dispetto di quello che pensano tanti precari, è più rosea del previsto: “le ultime stime elaborate dal Ministero prevedevano che, grazie ai pensionamenti e alle immissioni in ruolo degli ultimi anni, il fenomeno avrebbe trovato una definitiva soluzione in alcuni anni. I provvedimenti contenuti nel Decreto per lo sviluppo consentono, all'interno del quadro di riorganizzazione del personale della scuola, di ridurre i tempi previsti e dunque di risolvere definitivamente un problema nato nei decenni passati, a causa di scelte politiche irresponsabili che hanno fatto lievitare fino a 250mila il numero degli insegnanti abilitati, iscritti nelle graduatorie ad esaurimento”.
    Soddisfatti i sindacati. Per la Cisl scuola “l’incontro odierno è una prima risposta inequivocabile, che vede il Governo, al suo livello più alto di responsabilità, assumere precisi impegni con i sindacati. Si rafforza così l’obiettivo di veder coperti da subito, con assunzioni a tempo indeterminato, tutti i posti vacanti e disponibili del personale docente e A.T.A. I numeri, più volte confermati anche dai conteggi del Miur, sono di circa 30.000 per i docenti e 35.000 per il personale A.T.A. Si tratta ora di completare in tempi brevi tutti i passaggi necessari per effettuare entro agosto le assunzioni previste: lavoreremo per questo, per ottenere un altro importante risultato per la scuola e per i suoi lavoratori. In un quadro di pesanti difficoltà, la capacità di incalzare le controparti con proposte ambiziose, ma puntuali e credibili, è l’azione più efficace e utile che un sindacato responsabile possa fare per i lavoratori e per la loro tutela”.
    Insomma largo alla panacea, ecco il rimedio che risolve tutti i mali. E’ tempo di immissioni in ruolo, 30.000 docenti in tre anni, che, divisi per ordini di scuola e classi di concorso, altro che migliaia sono. I numeri saranno a due o una cifra. Le assunzioni saranno solo in base alle esigenze della scuola. E, se continuano i tagli, le esigenze saranno sempre meno. E’ questa la risposta, un po’ strozzata, al problema del precariato, se solo pensiamo che dal 2005 ad oggi ci sono stati 275 mila pensionamenti tra i docenti e personale A.T.A. e 155 mila posti persi a seguito dei tagli.


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    Immissioni in ruolo a rischio?


    Quali sono stati e quali saranno i criteri di ripartizione del contingente per provincia? Una domanda cui da poco ha risposto una sentenza del Consiglio di Stato, la n. 4286 del 6 luglio 2011.
    I criteri di distribuzione, tra le diverse aree d’Italia, dei posti a tempo indeterminato, in che modo vengono approvati dal Ministero dell’istruzione? In base alle esigenze di organico? O alla consistenza delle graduatorie ad esaurimento? Naturalmente dovrebbero manifestarsi regole di trasparenza inequivocabili nella procedura di determinazioni dei contingenti di assunzione.
    Ma, a quanto pare, così non è stato, e, visti i precedenti, non sarà così.
    La vicenda prende avvio dal ricorso presentato da più di cento docenti, assistiti dall’avv. catanese Fabio Rossi, i quali, con riferimento alle operazioni di nomina del 2008, hanno sottolineato che nel caso di Brescia, pur essendovi una minore popolazione scolastica e quasi tutte le graduatorie dei precari già esaurite, la provincia ha ottenuto un contingente di immissioni in ruolo (564) sensibilmente superiore a quello di Catania (497), provincia più affollata di studenti e ad alto tasso di precariato; hanno anche soggiunto che la provincia di Enna è stata destinataria di sole 72 immissioni in ruolo”.
    Situazioni analoghe si erano verificate nelle operazioni di reclutamento effettuate nei successivi anni 2009 e 2010.
    Ebbene, la sentenza del Consiglio di Stato al proposito è chiara: non sussistono – “modalità aritmetiche o logiche” di ripartizione regionale delle 83.000 assunzioni a tempo indeterminato approvato dal Ministero dell’Istruzione. Risultato, l’annullamento dei relativi decreti ministeriali – per l’accertata “assenza di un’adeguata motivazione e, a monte, di una congrua istruttoria a sostegno della disposta ripartizione del contingente fissato di assunzioni tra le province meridionali e quelle del centro nord”.
    A questo punto cosa dovrà fare l’Amministrazione scolastica? Naturalmente rinnovare le procedure di reclutamento secondo criteri di trasparenza e tenendo nel debito conto i vuoti d’organico e l’alto tasso di precariato presenti nel meridione d’Italia. E se il Ministero non provvederà all’immediata ridistribuzione dei posti di ruolo assegnati negli ultimi anni, i ricorrenti promettono, tramite il loro legale, battaglia. Chiederanno al Consiglio di Stato la nomina di un Commissario ad acta, che rinnoverà le procedure di reclutamento in sostituzione dell’Amministrazione scolastica inadempiente.
    Si tratta di una sentenza sconvolgente, che mette in gioco la legittimità delle immissioni in ruolo degli ultimi tre anni. Verrà davvero nominato un commissario ad acta, che rinnovi le procedure di reclutamento in sostituzione dell’Amministrazione scolastica inadempiente? Attendiamo gli eventi. Insidioso pensiero finale: sarà solo un caso che Brescia sia la provincia di nascita del ministro Gelmini?


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    Per l'Usb i neoassunti guadagneranno dal 2 al 6% meno dei colleghi

    Una voce fuori dal coro rispetto a tutte le altre organizzazioni di rappresentanza del comparto scuole è rappresentata dall'Usb Scuola che oggi continua a criticare l'accordo all'Aran fra Governo, Cisl, Uil, Snals e Gilda sulle 67mila assunzioni nella Scuola. L'esponente dell’Unione Sindacale di Base Scuola Barbara Battista, che già la settimana la settimana scorsa definì quell'accordo come una “farsa”, oggi fa i conti in tasca ai precari che saranno assunti e spiega: “Il neo immesso in ruolo deve costare quanto il precario, così i nuovi assunti, con anzianità dai 3 a 8 anni, avranno paghe più basse dei loro colleghi che svolgono lo stesso lavoro. La ‘tecnica’ – prosegue Battista - è quella di saltare una fascia stipendiale. Un docente con tre anni di servizio, andrà a perdere in media 2.600 Euro lordi nella scuola primaria e 5.904 nella secondaria; un collaboratore scolastico 1.450 Euro, con un taglio secco dal 2 al 6% dello stipendio. Al rinnovo contrattuale, se non si saranno raggiunti gli 8 anni di servizio, ne conseguirà un taglio anche sugli aumenti percentuali e sulla pensione. Occorre poi considerare il divieto per 5 anni di trasferimento, combinato all'altissima probabilità che le assunzioni penalizzeranno il Sud”.
    Battista polemizza anche sull'entità dei risparmi: “Non si sa a quanto ammonti complessivamente il risparmio ottenuto attraverso questo che unanimemente viene definito come ‘sacrificio sopportabile’. Arriverà forse a 100 milioni? E quanto impiegheranno le Borse a portarseli via?”.
    “Dopo la farsa degli annunci di soli 67 mila posti a fronte di 102 mila pensionamenti, siamo ora alla tragedia del salario d'ingresso, con estensione alla Scuola del ‘piano Marchionne’. E’ questo il vero scopo dell’Accordo – denuncia Battista – ed è l'inizio dell'annientamento del CCNL della Scuola, una deroga al contratto nazionale e una violazione del Testo Unico della Scuola, il D.Lgs. 297 del 94, dove viene affermato il diritto al riconoscimento del pre-ruolo ai fini del calcolo dello stipendio del neo assunto”. E conclude: “Nel quadro di una manovra che succhia il sangue ai lavoratori dipendenti, con accanimento nei confronti dei lavoratori pubblici, l'USB rifiuta con forza questo ulteriore ricatto e invita tutti i lavoratori a trarre le opportune conclusioni da queste gravi vicende”.



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    Gelmini: la metà delle assunzioni con ingressi programmati

    Il 50% dei posti andrà ai docenti in graduatoria da tempo, ma un altro 50% va riservato ai giovani più capaci e meritevoli. Per i nuovi percorsi abilitanti siamo al conto alla rovescia. Così l’azzeramento delle Gae rimane una chimera.
    La strada del nuovo reclutamento è tracciata. Ora si tratta solo di realizzarla, ma ormai siamo al conto alla rovescia. A confermarlo è stato il primo responsabile del ministero dell’Istruzione, Mariastella Gelmini.
    Durante lo svolgimento di un dibattito su “Università e post-laurea”, interpellato a proposito delle assunzioni dei docenti della scuola pubblica, Gelmini ha spiegato che "il 50% dei posti deve andare agli insegnanti che sono in graduatoria da tempo, ma un altro 50% deve essere riservato ai giovani più capaci e meritevoli". Dalle parole del ministro giunge quindi la conferma che questa seconda fetta di posti vacanti verranno riservati ai vincitori dei concorsi a numero chiuso usciti dai nuovi percorsi abilitanti: quelle che avranno conseguito la cosiddetta laurea magistrale, comprendente i nuovi Tirocini formativi attivi da svolgere direttamente nelle scuole.
    Come già sottolineato da questa testata alcuni giorni fa , per gli attuali precari, inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, che non ce faranno ad essere assunti nel prossimo triennio (la maggior parte dei 250.000 candidati abilitati), la strada si farà quindi ancora più in salita: "dobbiamo assorbire il precariato - ha spiegato - ma non possiamo penalizzare le giovani generazioni, si devono programmare gli ingressi". Solo così, per il Ministro, si potrà evitare "l'aumento del numero di precari". La priorità è questa.
    Per i responsabili di viale Trastevere, quindi, l’azzeramento dei vecchi supplenti, anche con decenni di servizio a tempo determinato alle spalle, non sembra avere la precedenza: tanto, devono aver pensato, sono abituati ad attendere!



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    Assunzioni, arriva anche l’ok del Consiglio dei ministri


    Via libera sull’intesa sottoscritta nove giorni fa all’Aran. Soddisfatti i sindacati: ora manca l’ultimo tassello, quello della Corte dei Conti, si proceda rapidamente. E al Miur si lavora sulla suddivisione dei contingenti a livello regionale.
    Continua, a ritmo serrato, l’iter di avvicinamento per le immissioni in ruolo già dal 1° settembre di 67.000 precari: il 28 luglio il Consiglio dei ministri ha dato il suo assenso all’intesa sottoscritta all’Aran dai i sindacati autorizzando il ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione ad esprimere il parere favorevole del Governo sull'ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del comparto Scuola. Si tratta di un passaggio importante per stabilizzazione dei precari, che giunge nove giorni dopo l’intesa all’Aran.
    Soddisfatti i sindacati firmatari di quell’accordo. Ad iniziare da Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, che ha sottolineato come il via libera del Governo sia giunto “nel corso del primo Consiglio dei ministri utile. Il rispetto di tempi rapidi è necessario per consentire, entro il 31 agosto, le 67 mila immissioni in ruolo previste. Il passaggio successivo – ha continuato Di Menna - prima della firma definitiva, sarà quello della registrazione da parte della Corte dei Conti che auspichiamo altrettanto rapida”.
    Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola: “è una richiesta che abbiamo sostenuto con forza e alla quale si dà oggi la risposta che attendevamo. Ora è importante – ha aggiunto il leader della Cisl Scuola - che si proceda altrettanto rapidamente alla definizione dettagliata delle disponibilità, perchè alla definitiva sottoscrizione dell’accordo deve seguire immediatamente l’avvio delle operazioni di assunzione”.
    Operazioni che, a quanto ci risulta, il dicastero di viale Trastevere sta predisponendo con estrema velocità: la suddivisione dei contingenti regionali, sulla base dei posti vacanti e suddivisa per classi di concorso, sarebbe in dirittura d’arrivo.



    Tecnica della scuola

    "L'esperienza è maestra di vita"



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    Assunzioni: 10mila si faranno dalle vecchie graduatorie


    Il Ministero dell'Istruzione si è già accordato in tal senso con la Ragioneria dello Stato. Soddsifatta la Lega. Secondo il senatore Pittoni si "salvano" in tal modo migliaia di docenti che già lavorano al nord da anni.
    Dei 67mila precari che entreranno in ruolo il prossimo settembre, almeno 10mila saranno assunti dalle vecchie graduatorie: l'accordo è stato raggiunto dal Ministero dell'Istruzione con la Ragioneria dello Stato per rendere operativo l'articolo 9, comma 17, del decreto Sviluppo ed è anche il risultato delle pressanti richieste che da tempo vengono avanzate dalla Lega.
    Nel concreto la soluzione prevede la retrodatazione giuridica dall’anno scolastico 2010-2011 di quota parte delle assunzioni di personale docente e ATA sulla base dei posti vacanti e disponibili relativi al medesimo anno scolastico 2010-2011.



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