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Discussione: Orari più lunghi per il sabato libero Nella scuola la disfida del weekend

  1. #1
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    Predefinito Orari più lunghi per il sabato libero Nella scuola la disfida del weekend

    La Provincia di Milano: così in tutta Italia. Divisi docenti e famiglie
    C’era una volta il sabato a scuola, alle medie e alle superiori. Anche alle elementari, se non si faceva il tempo pieno. Oggi, con l’autonomia scolastica, il sabato è la coperta più contesa della programmazione: c’è chi la tira, per dare più respiro alla didattica, spalmando le lezioni su sei giorni. Chi la accorcia (cinque giorni di scuola e un intero weekend libero), per permettere ai ragazzi di avere più tempo a disposizione per se stessi, lo sport, le relazioni sociali; e alle famiglie di organizzare meglio i tempi domestici. All’economia locale di risparmiare sulle bollette dell’energia e sui costi dei trasporti pubblici. E ai docenti di avere, finalmente, tutti il sabato libero. Ma c’è chi vorrebbe che il sabato a scuola diventasse solo un ricordo, per tutti. È quanto si augura l’assessore all’Istruzione della Provincia di Milano, Marina Lazzati, che dopo aver suggerito, lo scorso anno, ai presidi del capoluogo di rivedere l’orario delle lezioni, introducendo la settimana corta, ha ora preso carta e penna rivolgendo la richiesta al presidente del Consiglio, al ministro dell’Istruzione e al responsabile della spending review, Carlo Cottarelli. «I tagli di bilancio imposti alle Amministrazioni pubbliche — scrive — stanno mettendo in seria difficoltà l’erogazione dei servizi essenziali per il buon funzionamento delle istituzioni scolastiche. Problema che investe pesantemente riscaldamento e spese di trasporto, per cui sono previste per il prossimo anno scolastico ulteriori diminuzioni di spesa». Lazzati propone di rendere «obbligatoria l’articolazione oraria settimanale su cinque giorni per tutte le scuole di ogni ordine e grado». Una scansione oraria che «comporterebbe un significativo risparmio e renderebbe le nostre scuole autentici laboratori di apprendimento, ottimizzando la qualità dell’insegnamento e l’utilizzo delle risorse». Nessun taglio di ore in vista (già ridotte dalla riforma delle superiori a un massimo di 30 nei licei e 32 per istituti tecnici e professionali), ma una «diversa articolazione dell’orario». Tra i presidi, c’è chi ha aderito giudicando la proposta «ragionevole», «fattibile», «in linea con l’Europa». E chi, come il preside del classico Berchet, Innocente Pessina, l’ha definita «una molestia didattica», soprattutto per i ragazzi del triennio, che si troverebbero a sostenere giornate di sette ore in aula, con materie pesanti come latino e greco. Ma anche chi ricorda che le superiori non hanno la mensa, quindi i ragazzi dovrebbero mangiare al bar, o a casa dopo le tre. Delle 105 scuole del territorio sono meno della metà quelle che hanno aderito, consentendo risparmi, quantifica l’assessore Lazzati, per circa tre milioni di euro. A livello nazionale non esiste un’«anagrafe» dell’organizzazione del tempo scuola, spiega Carmela Palumbo, della direzione generale per gli ordinamenti scolastici del ministero. «Ogni consiglio d’istituto può decidere — anche attraverso il voto delle famiglie — se optare per la settimana corta». Ma certo, ammette, il sesto giorno di didattica è sempre più raro, anche per ragioni di budget. Verona, Cuneo, Novara, Bergamo, Roma: sono in tanti a cercare la strada per gestire al meglio risorse sempre più scarse. La Provincia di Ferrara ha calcolato che i benefici della settimana corta nei licei cittadini consentirebbero un risparmio notevole: 120 mila euro l’anno, il costo di un dirigente. Polemiche e dissensi tra insegnanti e sindacati (che temono un aumento dell’insuccesso scolastico) e studenti: «Grave che la scuola venga guidata mettendo sempre la quadratura dei bilanci davanti alle considerazioni di carattere educativo e didattico», dice Roberto Campanelli, dell’Unione degli studenti. Settimana corta promossa a pieni voti da Pier Cesare Rivoltella, ordinario di Tecnologie dell’apprendimento alla Cattolica di Milano: il weekend libero funziona da decompressione, favorendo l’apprendimento — sostiene —. Ma va ripensato il nostro modo di insegnare. In Catalogna, suggerisce il docente, è nato un «movimento dell’educazione lenta», uno «slow food» applicato alla didattica, che vede la riorganizzazione di ogni disciplina in moduli di due ore, riducendo così il numero di materie (e il carico) affrontate nella stessa giornata.


    Edscuola
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  2. #2
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    Licei quadriennali, risparmi fino a 1,380 milioni di euro e taglio di 40mila cattedre con esuberi




    La sperimentazione avviata sotto la guida del Ministro Profumo continua anche con la Giannini, lo scopo è di permettere ai diplomati di arrivare a fine percorso all’età di 18 anni.
    La sperimentazione avviata sotto la guida del Ministro Profumo continua anche con la Giannini, lo scopo è di permettere ai diplomati di arrivare a fine percorso all’età di 18 anni.
    Nell’Europa così tanto invocata, soltanto la metà dei paesi consente il conseguimento del diploma a 18 anni. Terminano, infatti, a 19 anni i sistemi di istruzione di Bulgaria, Danimarca, Estonia, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia dove il percorso scolastico, però, si realizza su 12 anni perché l’obbligo inizia a 7 anni. In Scozia sono gli istituti professionali e in Germania il liceo e alcune scuole professionali a durare fino a 19 anni.
    Da un punto di vista prettamente pratico, stime approssimative vogliono che il taglio di un anno delle superiori corrisponda ad un calo di docenti che si aggira intorno alle 40mila unità.
    Una cifra non indifferente che potrebbe far risparmiare lo stato di 1.380 milioni di euro.
    Si tratta di cifre che sono state calcolate nel periodo del Ministero Profumo, con sottosegretario Marco Rossi Doria.
    Ed è stata di quest’ultimo l’idea di affrontare il problema della soprannumerarietà dovuta al taglio, trasformando tali docenti in organico funzionale per potenziare la didattica, per effettuare le supplenze e rientrare gradualmente in cattedra grazie al turnover.
    Idea che, adesso, potrebbe essere applicata come valvola di sfogo soltanto parzialmente, dopo la riforma 107 e l’istituzione dell’organico del potenziamento e la copertura di questi posti da parte di docenti già di ruolo.
    Pare, comunque, che al momento il problema della gestione degli organici soprannumerari non sia stata affrontata in modo approfondito, mentre la sperimentazione procede con grande discrezione, raggiungendo un ulteriore step con un decreto in via di definizione per l’allargamento ad ulteriori 60 prime classi di superiori sparse per tutta Italia.


    orizzontescuola
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  3. #3
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    Licei quadriennali, sperimentazione partirà senza il parere del CSPI


    La sperimentazione dei percorsi quadriennali di istruzione secondaria di secondo grado partirà senza il parere del CSPI, sebbene lo stesso Miur lo abbia richiesto.
    Apprendiamo tale notizia dalla Flc Cgil, che ha illustrato quanto avvenuto nella seduta del 26 ottobre u.s.
    Il sindacato, guidato da Domenico Pantaleo, riferisce che la discussione sulla citata sperimentazione è stata “ricca e articolata” ed ha messo in evidenza la criticità costituita dal fatto di “avviare una sperimentazione di innovazione ordinamentale in mancanza di dati sugli esiti finali delle sperimentazioni dei percorsi quadriennali attivate dall’a.s. 2012/2013, utili a verificare anche le conseguenze sul sistema circa “il prima e il dopo” rispetto alla scuola superiore”.
    I rappresentanti della Flc Cgil hanno inoltre sottolineato il fatto che qualsiasi progetto di revisione degli ordinamenti scolastici non può fare a meno di un esame d’insieme di tutti i segmenti che li compongono e che la revisione in oggetto deve coinvolgere tutta la società politica e civile.
    Considerati gli effetti didattici e pedagogici derivanti dalla sperimentazione suddetta, il CSPI auspicava una revisione dello schema di decreto sulla base delle osservazioni avanzate.
    La discussione però è stata interrotta a causa “dell’assenza di una parte di consiglieri designati dall’Amministrazione che, al termine di una breve pausa e senza preavviso, hanno disertato la riunione facendo così mancare il numero legale”.
    Il 26 ottobre costituiva la data ultima, entro la quale il CSPI poteva emettere il proprio parere, per cui la sperimentazione partirà senza il parere del medesimo Consiglio superiore della pubblica istruzione.


    Orizzontescuola
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    Superiori di 4 anni, si parte



    Sperimentazione ridimensionata da 100 a 60 scuole per evitare di rinviare il decreto al Cspi
    Il decreto sulla scuola breve sta subendo le ultime limature prima della firma del ministro, Stefania Giannini. Una delle correzioni dell’ultima ora riguarda la platea dei destinatari: potrebbero non essere più 100, come scritto da Italia Oggi venerdì scorso, ma 60 le scuole, licei, istituti tecnici e professionali, che potranno entrare nella sperimentazione del ciclo superiore di 4 anni e non più di 5. Così come prevedeva del resto il decreto originario.
    Una modifica tecnica dettata dalla necessità di evitare che il provvedimento, intervenendo sui destinatari, possa configurarsi come una nuova sperimentazione e dunque debba essere rinviato al Cspi, il consiglio superiore della pubblica istruzione. L’organismo consultivo non era riuscito ad esprimere il parere sul precedente decreto per mancanza del numero legale nella seduta utile. Un’assenza di alcuni componenti che, a detta di alcuni rappresentanti sindacali, non sarebbe neanche stata casuale. Il parere però era stato predisposto e seppur non votato, e neppur vincolante, viale Trastevere pare aver deciso comunque di tenerne conto. Recependo gran parte delle modifiche richieste. Come, per esempio, quella sulla chiusura della vecchia sperimentazione in corso che interessa 11 istituti. E l’altra, sulla composizione delle classi che dovrà rispettare i vincoli ad oggi esistenti.
    Con un nuovo decreto invece si sarebbe dovuto riprendere l’iter consultivo, non riuscendo più a rispettare i tempi del cronoprogramma che vuole che la sperimentazione parta il prossimo settembre. Per fare le iscrizioni già a gennaio, il bando per selezionare gli istituti deve essere pronto a dicembre.
    La partecipazione è su base volontaria. Studenti e famiglie devono chiedere di aderire alla candidatura della propria scuola: si tratta di recuperare in quattro anni circa mille ore di lezioni, quelle di un quinto anno: un liceo classico fa 1.023 ore al quinto, uno scientifico ne fa 990, un liceo artistico addirittura 1155. Una quinta classe di un istituto tecnico ha un monte ore di 1.056. Come un liceo musicale. Non tutte le ore, leggendo il decreto alla firma della Giannini, dovranno essere recuperate, visto che la proposta deve caratterizzarsi per l’utilizzo di modalità didattiche innovative e di spazi di flessibilità. Ma gli esiti degli apprendimenti finali agli esami di stato devono essere gli stessi, le discipline non possono essere tagliate.
    La scuola candidata, statale o paritaria, dovrà distinguersi per l’utilizzo delle tecnologie e dei laboratori, dovrà puntare allo sviluppo delle eccellenze, all’insegnamento di più discipline in lingua straniera (Clil), alla continuità con percorsi universitari o Istituti tecnici superiori. Un raccordo forte dovrà essere sviluppato anche con le imprese. Gli studenti dovranno partecipare a certamina, olimpiadi, summer school, a progetti di scambio internazionale e di mobilità studentesca.
    Intanto, fervono i lavori sulla legge di bilancio. L’Istruzione sta predisponendo le proposte emendative, lavoro analogo nella maggioranza di governo. La Giannini torna a battere sull’organico di fatto da trasformare tutto in diritto: la proposta precisa che la trasformazione riguarda 20 mila cattedre su posto comune e 5 mila su sostegno. Ad oggi la norma, articolo 53, non dice nulla al riguardo. In ballo anche la copertura: 400 milioni dal 2018, il 2017 verrebbe coperto con i fondi ad oggi già usati per dare quei posti a supplenza. Altro intervento sull’organico del potenziamento: una quota verrà sottratta alle superiori per essere destinata a elementari e soprattutto infanzia. Raddoppiati i fondi per gli Its, da 13 a 26 milioni. La decontribuzione per chi assume gli studenti in alternanza scuola-lavoro scatterebbe comunque anche assumendo un ragazzo che ha fatto lo stage in altra impresa.
    Novità sul fronte Ata. Mantenendo fede agli impegni assunti al tavolo con i sindacati, l’Istruzione ha proposto anche l’assunzione a tempo indeterminato sui posti vacanti e disponibili in organico: 5 mila i contratti in ballo.



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  5. #5
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    Da settembre in 60 prime classi delle superiori al via percorsi sperimentali di 4 anni


    Si allarga la sperimentazione per “accorciare” la durata delle scuole superiori: a settembre saranno 60 le prime classi delle istituzioni scolastiche del secondo ciclo dove partiranno percorsi di 4 anni. Il ministero dell’Istruzione ha inviato ieri alla Corte dei conti il decreto che promuove «un piano nazionale di innovazione ordinamentale» e consente, così, agli studenti che saranno coinvolti di poter uscire da scuola un anno prima. Fermo restando che il corso di studi dovrà comunque garantire l’insegnamento di tutte le discipline previste dall’indirizzo di studi di riferimento.
    Destinatari
    Il provvedimento, firmato da Stefania Giannini, ammette a partecipare al piano nazionale, previa selezione pubblica, le scuole secondarie, sia statali che paritarie, che presentino progetti di innovazione metodologico-didattica finalizzati alla realizzazione di percorsi quadriennali. I progetti presentati dovranno “spiccare” per un elevato livello di innovazione in ordine all’articolazione e alla rimodulazione dei piani di studio, all’utilizzo delle tecnologie e delle attività laboratoriali, allo sviluppo delle eccellenze, all’insegnamento con metodologia Clil.
    Caratteristiche
    Per partecipare alla selezione bisognerà predisporre, in coerenza con il Ptof, un progetto di sperimentazione di un percorso di 4 anni: bisognerà attivare classi prime con un numero di alunni non inferiore a 15 e non superiore a 25. Non potranno essere accolte iscrizioni di studenti che hanno già fruito di abbreviazioni del percorso scolastico (anticipi di iscrizione, esami di idoneità, abbreviazioni per merito, ecc.) e, nel corso dei quattro anni di sperimentazione, di studenti provenienti da percorsi di istruzione secondaria di secondo grado quinquennali. Ai fini dell’esame di Stato, poi, non potranno essere assegnati alla classe sperimentale candidati esterni.
    Valutazione della sperimentazione
    A valutare i progetti presentati dalle scuole sarà un’apposita Commissione tecnico-scientifica, nominata dal Miur. Si partirà, come detto, l’anno scolastico 2017/2018. I percorsi quadriennali saranno poi monitorati passo passo per trarne indicazioni utili su una eventuale (e per ora non all’ordine del giorno) modifica agli ordinamenti scolastici.


    Edscuola
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    La sperimentazione di 4 anni alle superiori si allarga


    La ministra dell’Istruzione “rispolvera” la sperimentazione, su scala nazionale, delle superiori della durata di quattro anni, autorizzando 100 prime classi degli istituti scolastici del secondo ciclo ad attuare i progetti relativi per far diplomare i ragazzi a 18 anni.
    Secondo quanto pubblica Il Sole 24 ore tutto l’articolato è pronto e sta per riprendere l’iter amministrativo: la prossima settimana il decreto arriverà sul tavolo del Cspi (il Consiglio superiore della pubblica istruzione, l’organo tecnico-consultivo del Miur) per il parere. Poi potrà essere adottato dalla neo ministra Valeria Fedeli (i successivi passi sono Corte dei conti e pubblicazione ufficiale). Le novità tuttavia arriveranno a settembre 2018.
    Il senso di questa iniziativa è capire se in quattro anni si riuscirà a raggiungere i medesimi obiettivi formativi di un percorso quinquennale: per questo in una stessa scuola ci dovranno essere una classe a 4 anni e classi a 5 proprio per consentire l’opportuno confronto.
    Secondo quanto scrive Il Sole 24 ore, le scuole interessate dovranno presentare un progetto, caratterizzato da «un elevato livello di innovazione» didattica. Si potrà chiedere l’attivazione di prime classi con in media 25-30 alunni (saranno quindi bocciate aule con pochi studenti). Il percorso di studi “abbreviato” dovrà poi prevedere un potenziamento delle lingue, anche attraverso la metodologia Clil; bisognerà, pure, valorizzare le attività laboratoriali e le tecnologie digitali; oltre ovviamente a un generale rafforzamento del curriculo, a partire dall’alternanza scuola-lavoro obbligatoria e attraverso la partecipazione a progetti di mobilità internazionale. Sarà necessario, inoltre, rimodulare il calendario scolastico ed eventualmente potenziare l’orario settimanale delle lezioni (da circa 900 ore annue per 5 anni si potrà passare a 1.000-1.050 ore per 4 anni nei licei).
    Le proposte verranno giudicate da una commissione di esperti, poi toccherà a un comitato scientifico regionale, costituito presso ogni Usr, monitorare, anno dopo anno, lo svolgimento del corso quadriennale. Spetterà infine a un comitato scientifico nazionale, insediato al Miur, tirare le somme della sperimentazione, e decidere, eventualmente, se andare avanti con il progetto, e, in questo caso, proporre una modifica agli ordinamenti scolastici.


    Tecnica della scuola
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