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Discussione: In pensione con 40 anni, più due

  1. #31
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    Blocco delle pensioni: il Codacons prepara un ricorso collettivo


    L’azione riguarda il personale della scuola penalizzato dalle recenti riforme pensionistiche e che avrebbero maturato, secondo le vecchie regole, i requisiti per il pensionamento entro il prossimo 31 agosto
    Contro il blocco dei pensionamenti si sta muovendo il Codacons, che annuncia l’avvio di un ricorso collettivo per il recupero dei diritti persi e il risarcimento del danno, al quale potranno partecipare tutti i dipendenti del comparto scuola penalizzati dalle recenti riforme previdenziali.
    In particolare, l’articolo 24 del D.L. n. 201 del 6 dicembre 2011, convertito in legge n. 214 del 22 dicembre 2011 e, successivamente, il decreto legge n. 216 del 2011 convertito con modificazioni dalla legge n. 14 del 2012, hanno modificato i requisiti di accesso al trattamento pensionistico, facendo salvo il diritto all’applicazione della previgente normativa esclusivamente per il personale che abbia maturato i requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2011. Si tratta di una disposizione questa che per il Codacons è assolutamente iniqua, perché ha cancellato il diritto al pensionamento per il personale che maturerà i requisiti secondo il previgente sistema, vale a dire entro il 31 agosto 2012 e che proprio a causa della riforma resterà escluso dalla possibilità di andare in pensione con l’applicazione delle norme più favorevoli.
    L’azione - annuncia l’Associazione dei consumatori - sarà proposta innanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio per richiedere l’annullamento e sospensione degli atti generali applicativi di questo nuovo impianto normativo, e proponendo la relativa questione di costituzionalità, “perché emerga la gravissima illegittimità costituzionale dell’impianto normativo e delle disposizioni transitorie per l’ingiusta compromissione dei diritti già acquisiti e la violazione dei principi che informano la disciplina del proprio contratto di lavoro, nonché ad avanzare le giuste richieste di risarcimento del danno patito”.
    Al ricorso potranno dunque partecipare tutti gli insegnanti della scuola statale che hanno presentato entro il 30 marzo 2012 domanda di pensione e/o certificazione ex D.M. del Miur n. 22/2012, ma che avrebbero maturato i requisiti per il collocamento in quiescenza secondo le vecchie regole, entro il 31 agosto 2012, e tutti coloro che, di conseguenza, sono esclusi dalle norme transitorie di favore dell’art. 24 commi 14, 15 e ss, di cui alla C.M. n. 23 del 12 marzo 2012.
    All’azione è interessato il personale della scuola che:

    – raggiunge i requisiti necessari per l’accesso al trattamento di pensione di anzianità di 60 anni di età e 36 di contribuzione o 61 anni di età e 35 di contribuzione, entro agosto 2012 e non entro dicembre 2011;
    – raggiunge - entro l’agosto 2012 e non entro il dicembre 2011 - i requisiti utili per la pensione di vecchiaia di 65 anni di età per gli uomini e 61 di età per le donne, con almeno 20 anni di contribuzione (15 per chi è in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1992);
    – raggiunge il limite di anzianità contributiva di 40 anni sempre entro agosto 2012 e non entro la predetta data del 31 dicembre 2011;
    – ha compiuto almeno 57 anni di età e 35 anni di anzianità contributiva entro il 31 agosto 2012.

    L’adesione al ricorso può essere fatta compilando l’apposito form sul sito del Codacons.


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  2. #32
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    Partiti oltre 3mila ricorsi contro la legge sulle pensioni


    In un comunicato di Affari Italiani si legge che sarebbero oltre 3mila i ricorsi intentati contro la legge che penalizza il personale della scuola del 1952. Il comitato “Quota 96” in prima fila. Forse un disegno di legge ad hoc
    Sotto attacco il governo Monti, e in modo particolare la legge Fornero sulle pensioni che non ha riconosciuto al personale della scuola la particolarità di avere una sola finestra di uscita, quella del primo settembre, fissando per tutto il pubblico impiego il godimento dei diritti pensionistici al 31/12/2011.
    “Forse sarebbe il caso”, si legge nella nota, “ che la ministra del Lavoro, Elsa Fornero, finora sorda al loro richiamo, cominciasse a prendere in seria considerazione questo nodo spinoso che ha fruttato ben due interrogazioni parlamentari e che potrebbe dar vita - lo hanno confermato le deputate Bastico e Ghizzoni - ad un disegno di legge ad hoc volto a sanarlo.”
    Oltre dunque al comitato “Quota 96” anche il Codacons, dopo vari annunci, dichiara che ricorrerà al T.A.R. per difendere i diritti acquisiti di tutti quei professionisti della scuola che pensavano di uscire dal lavoro il 1 settembre 2012 e che invece sono rimasti ostaggio della riforma Fornero, riforma che ha innalzato di sei anni, senza alcuna transizione o gradualità, l'età pensionabile.
    Ma anche La Cisl scuola, con un recente comunicato, ha fatto sapere che ha notificato nei giorni scorsi, all'Amministrazione del Miur, alcuni ricorsi di docenti che avrebbero maturato i requisiti previsti per andare in pensione in base alla precedente normativa entro il 31 agosto 2012.
    L'Anief, altro sindacato della scuola, ha da tempo pubblicizzato le sue azioni legali al T.A.R. e al Giudice del lavoro. Da fonti certe sembra che la Uil stia predisponendo oltre 1700 ricorsi in tutta Italia e che la Cgil e lo Snals, infine, hanno dato battaglia in tal senso.


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  3. #33
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    Pensioni e pagamento di Tfr e Tfs: nuovi chiarimenti Inpdap


    Con un nuovo messaggio vengono illustrati gli effetti del nuovo regime pensionistico sui trattamenti di quiescenza e sulla liquidazione di Tfr e Tfs
    Con il messaggio n. 8081 del 15 maggio 2012 l’Inps gestione ex Inpdap ritorna sul discorso delle modifiche normative introdotte recentemente in materia pensionistica e, in particolare, fornisce chiarimenti ed indicazioni operative non solo sulle pensioni, ma anche sui termini di pagamento dei trattamenti di fine servizio e di fine rapporto per gli iscritti alle casse gestite dall’ex Inpdap a seguito della recente circolare n. 2/2012 del Dipartimento della Funzione pubblica.
    In questa circolare, indirizzata al personale delle pubbliche amministrazioni, veniva chiaramente specificato che, per i dipendenti che hanno maturato i requisiti per il pensionamento entro la data del 31 dicembre 2011, non è possibile l’applicazione, neppure su opzione, del nuovo regime; pertanto, tali lavoratori dipendenti restano soggetti al regime previgente sia per l’accesso sia per la decorrenza del trattamento pensionistico. L’amministrazione dovrà quindi collocare a riposo quei dipendenti che raggiungono il limite di età previsto dai rispettivi ordinamenti (in genere fissato a 65 anni di età) e che nell’anno 2011 erano già in possesso del requisito pensionistico della massima anzianità contributiva (40 anni) o della “quota” (somma dei requisiti di età e di anzianità contributiva) o comunque dei requisiti previsti per la pensione.
    La suddetta circolare ha ribadito inoltre che il datore di lavoro pubblico deve far cessare il rapporto di lavoro o di impiego con il dipendente qualora risulti raggiunto il limite di età previsto dall’ordinamento di appartenenza quando al raggiungimento di detto limite il dipendente sia in possesso dei requisiti per il diritto al trattamento pensionistico (anche se conseguiti dopo il 31/12/2011). Sono esclusi i casi in cui il datore di lavoro abbia concesso il trattenimento in servizio.
    Ma quali ricadute ha questo nuovo regime sugli effetti pensionistici e sui termini di pagamento dei trattamenti di fine servizio e di fine rapporto?
    Lo spiega l’Inps con il messaggio in commento, e per quanto riguarda in particolare il personale della scuola e del comparto Afam, chiarisce che la risoluzione del rapporto di lavoro per raggiungimento del limite previsto dall’ordinamento di appartenenza, dal punto di vista della causa, rientra tra le cessazioni per raggiunto limite di età. In tali fattispecie, per la liquidazione del Tfs e del Tfr va applicato il termine di pagamento di 6 mesi dal collocamento a riposo. Inoltre, qualora l’interessato, dipendente della scuola o Afam, abbia maturato il requisito pensionistico della massima anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2011, il termine di pagamento è di 105 giorni. I suddetti termini di pagamento (e le eventuali eccezioni) si applicano anche nei confronti di coloro i quali, avendo ottenuto il trattenimento in servizio oltre il limite di età, decidano di dimettersi prima di concludere il periodo di trattenimento.
    Per quanto riguarda infine la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro nei confronti dei dipendenti che hanno maturato i requisiti per il pensionamento a qualsiasi titolo entro il 2011, il termine rimane fissato al compimento dei 40 anni di anzianità contributiva.
    Con riferimento ai soggetti che maturano i requisiti per il pensionamento a decorrere dal 2012, la risoluzione unilaterale in oggetto dovrà tenere conto della rideterminazione dei requisiti di accesso al pensionamento così come disciplinata dall’art. 24 della legge n. 214/2011, in particolare dei requisiti contributivi previsti, per l’anno considerato, per la pensione anticipata, vale a dire un'anzianità contributiva di 42 anni e 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne (per il 2012).
    Ai fini dell’individuazione del termine di liquidazione del Tfs e del Tfr, tali cessazioni devono essere trattate, dal punto di vista della causa, come limiti di servizio: il pagamento avverrà non prima di 6 mesi dal collocamento a riposo.


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    Personale scolastico: pensioni all'1 settembre 2012


    I dati necessari per la liquidazione ed il pagamento del trattamento pensionistico del personale docente del comparto Scuola, compreso il personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario) e gli insegnanti tecnico-pratici, finalizzate al conseguimento della pensione dal 1° settembre 2012 dovranno essere presentate entro il 30 giugno prossimo. E' quanto precisa il messaggio Inps n. 8855 di mercoledì scorso.

    Gli interessati potranno avvalersi dei Patronati oppure utilizzare il nuovo canale telematico messo a disposizione dall'Inpdap. Tale ultima modalità richiede l'autenticazione da parte del pensionando.
    La competenza per la lavorazione della pratica è affidata alla sede provinciale dell'istituto di previdenza dove è ubicata l'ultima sede di lavoro dell'iscritto.
    Da quest'anno, i flussi telematici conterranno anche i dati del personale che ha chiesto la trasformazione del rapporto a tempo parziale (D.M. n. 331/1997) con contestuale riconoscimento del trattamento di pensione (ridotto).
    Gli Uffici scolasti provinciali, dal canto loro, dovranno inviare alle rispettive sede dell'Inpdap la documentazione cartacea relativa alle pratiche inviate telematicamente. (F.Ve. Sole 24 Ore, 25 maggio 2012)
    Riportiamo il testo del messaggio:

    Messaggio Inpdap n. 8855 del 23/5/2012

    OGGETTO: Trattamento di quiescenza del personale del comparto scuola. Cessazioni dal 1° settembre 2012 - trasmissione dei dati necessari alla determinazione ed al pagamento delle pensioni attraverso flusso informatico

    Alle Direzioni Provinciali e Territoriali
    Ai Dirigenti Generali Centrali e Regionali
    Ai Direttori Regionali
    Ai Coordinatori delle Consulenze Professionali
    Alle Organizzazioni Sindacali Nazionali dei Pensionati
    Agli Enti di Patronato
    Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
    – Dipartimento per l’Istruzione –
    Direzione generale per il personale scolastico
    Agli Uffici Scolastici Regionali
    Agli Uffici Scolastici Provinciali
    (ex Centri Servizi Amministrativi)
    Alla Sovrintendenza Scolastica della Provincia Autonoma di BOLZANO
    Alla Sovrintendenza Scolastica della Provincia Autonoma di TRENTO
    All’Intendenza Scolastica per le Scuole in Lingua Tedesca BOLZANO
    All’Intendenza Scolastica per le Scuole delle Località Ladine BOLZANO

    1. Procedura di trasferimento dati
    I dati necessari per la liquidazione ed il pagamento del trattamento pensionistico del personale del comparto scuola, ivi compreso il personale Ata. e gli insegnanti tecnico - pratici (Itp) provenienti dagli enti locali per effetto dell'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124, che cesserà dal servizio con decorrenza 1° settembre 2012, perverranno anche quest’anno, alle sedi periferiche della gestione ex Inpdap con la consueta trasmissione dei relativi flussi informatici.
    La liquidazione delle pensioni è effettuata tramite l’applicativo Pensioni SIN, salvi i casi particolari individuati al paragrafo 2 e tenendo conto del criterio di competenza esplicitato al paragrafo 3 del presente messaggio.
    Le domande di pensione, devono essere presentate da parte degli iscritti entro il 30 giugno avvalendosi o dell’assistenza gratuita delle organizzazioni di Patronato che dovranno trasmetterle all’Istituto utilizzando il canale telematico ad essi dedicato, oppure compilando e trasmettendo direttamente la domanda di pensione on-line previa autenticazione che sarà possibile effettuare accedendo all’apposita sezione del sito www.inpdap.it.
    Per il personale della scuola, che cesserà dal servizio dal 1° settembre 2012, gli Uffici scolastici provinciali (ex C.S.A.) hanno già trasmesso con un primo flusso le informazioni relative ad alcune posizioni. I dati relativi alle ulteriori posizioni dovranno essere trasmessi con l’apposito flusso informatico alle sedi della gestione ex INPDAP secondo le scadenze di seguito riportate ed indipendentemente dalla tipologia della scuola

    • 24 maggio;
    • 07 giugno;
    • 21 giugno;
    • 05 luglio.

    Gli Uffici scolastici provinciali dovranno inviare alle rispettive sedi territoriali della gestione ex Inpdap, in concomitanza con la trasmissione informatica dei dati, i prospetti cartacei relativi alle pratiche inserite nel flusso.
    A partire da quest’anno il flusso conterrà anche i dati del personale che ha trasformato il rapporto di lavoro a tempo parziale ai sensi del DM n. 331/1997; per questi soggetti la lavorazione nel sistema sarà possibile solo dopo aver ricevuto il cartaceo con l’indicazione della percentuale di Part-time da applicare. Tale percentuale dovrà essere indicata in fase di acquisizione della domanda.

    2. Utilizzo della procedura S7 web - Casi particolari
    La procedura S7 web continuerà, altresì, ad essere utilizzata nei casi in cui, a favore di un pensionando scuola con cessazione 2012, risulti in pagamento su GPP-web una partita di pensione diretta riconducibile ad una partita di DM 331/97, per la quale si sta operando una cessazione definitiva; a tal fine verrà fornito, ad ogni nuovo flusso inviato dal MIUR, un elenco di nominativi esclusi dalla lavorazione in Sin in quanto già presenti a sistema.
    Otre alle casistiche sopra illustrate, si potrebbe verificare l’ipotesi in cui un soggetto ricompreso tra il personale Ata o tra gli insegnanti tecnico-pratici (Itp), provenienti dagli enti locali, chieda la liquidazione del trattamento pensionistico più favorevole tra quello determinato con le regole della Cassa Stato (CTPS) e quello determinato con le regole della Cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali (CPDEL); nell’ipotesi in cui risulti più favorevole il calcolo con le regole della CPDEL, la liquidazione della pensione dovrà necessariamente avvenire tramite l’applicativo pensioni S7 web.

    3. Applicazione del criterio di competenza per la lavorazione delle pensioni scuola 2012
    La competenza alla lavorazione della pratica è attribuita alla sede provinciale dove è ubicata l’ultima sede di lavoro del pensionando. Pertanto, al fine di consentire l’individuazione dell’ultima scuola di appartenenza, il MIUR ha invitato gli istituti scolastici a trasmettere correttamente i dati richiesti e, in particolare, il CAP e il COP della scuola in modo da rispettare, nella generalità dei casi, il criterio di ripartizione individuato dall’Istituto.
    Nei casi residuali ed eccezionali in cui il MIUR non possa fornire il dato relativo all'ultima scuola di riferimento, provvederà ad indicare l'USP (Ex CSA - Provveditorato provinciale) di riferimento. Di conseguenza queste pratiche saranno indirizzate verso la sede provinciale competente per la gestione degli USP (nella fattispecie delle province su cui insistono più sedi territoriali, il flusso verrà indirizzato a Roma 1, Milano 1, Napoli 2 e Torino1).
    Le sedi territoriali, che nel frattempo hanno ricevuto correttamente il cartaceo, potranno farsi assegnare la competenza del flusso inviando a DCSI ASSISTENZA UTENTI una mail con oggetto “TRASFERIMENTO COMPETENZA PENSIONI MIUR 2012”, con l’elenco dei nominativi e relativi codici fiscali dei pensionandi per i quali viene chiesta l’assegnazione della competenza sul SIN.

    Ovviamente per i casi particolari indicati al paragrafo 2 e/o comunque per quelle pratiche che continueranno ad essere gestite su S7 Web, l’eventuale reindirizzamento delle pratiche tra sedi avverrà con le solite modalità previste per S7 Web, così come avvenuto negli anni precedenti.
    Il presente messaggio è diramato d’intesa con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca – Dipartimento per l’Istruzione – Direzione generale per il personale scolastico.



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    Pensionamenti: il paradosso di una scuola divisa



    Accade allora che i dirigenti scolastici non vogliono andare in pensione ma i professori (classe 52) si organizzano per tentare di andarci (vedi l’azione del comitato quota 96).
    Si rincorrono notizie, indiscrezioni, riunioni, ricorsi e controricorsi sul problema dei futuri pensionamenti di Dirigenti Scolastici e Docenti, con la sostanziale differenza che i primi ricevendo comunicazioni sul proprio pensionamento forzato, per sopraggiunti limiti di età o di servizio, si oppongono ad esso con tutte le forze possibili, mentre i secondi cercano con la stessa tenacia dei primi di andare in pensione, subendo però il contrasto dell’amministrazione che ritarda o rigetta tali istanze. In sintesi si può dire che i dirigenti scolastici non vogliono andare in pensione, mentre i docenti auspicano a tale traguardo, non lasciando nulla di intentato per ottenerlo.
    Due comportamenti che la dicono lunga sulle divisioni e prospettive professionali che le politiche scolastiche degli ultimi lustri hanno indotto nel sistema dell’istruzione nazionale. Vediamo le due posizioni in antitesi, la prima, quella dei presidi, evidenzia come il provvedimento di preavviso al pensionamento forzato, coinvolga in maniera indiscriminata diverse tipologie di posizioni giuridiche, prevedendo la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro con decorrenza dall'1/9/2012.
    Questo atto amministrativo viene visto come formale preavviso di licenziamento, in quanto non esterna alcuna motivazione, se non il mero richiamo all'art. 72 della legge 133/2008 come sostituito dall’art. 17 del D.L. n. 78 convertito dalla legge n. 102 del 2009.
    Quindi i presidi coinvolti, rilevano l'illegittimità del preavviso di pensionamento coatto, perché determinato da una scorretta lettura della norma di riferimento. Al contrario i Professori (classe 52) si organizzano per tentare di andare in pensione (vedi l’azione del comitato quota 96) confrontandosi con la circolare Miur su cessazioni dal servizio e trattamento di quiescenza per il 2012 (la n. 23 del 12 marzo 2012) in cui è scritto: «Si ricorda che, in virtù di quanto disposto dall’art. 1, comma 6, lettera c), della legge n. 243/2004, come novellato dalla legge n. 247/2007, i requisiti necessari per l’accesso al trattamento di pensione di anzianità sono di 60 anni di età e 36 di contribuzione o 61 anni di età e 35 di contribuzione, purché maturati entro il 31 dicembre 2011».
    Ai professori rimane il quesito su come sia possibile che il requisito richiesto per il 2012 non venga, secondo il più comune senso logico, fissato al 31 dicembre 2012.


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    Cisl-scuola. Per gli scatti non è tutto perduto


    La risposta ministeriale al problema “scatti di anzianità” durante l’incontro sindacale è stata un po’ una doccia fredda per chi sperava finalmente in una risposta positiva e immediata dopo mesi di attesa: i risparmi di sistema per pagare gli scatti di anzianità maturati nel 2011 non sono sufficienti.
    Secondo la Cisl-scuola, però, non tutto è perduto, perché “le risorse potranno essere integrate, come prevede la legge di stabilità per il 2012, con quelle individuabili attraverso un negoziato che consenta di recuperare eventuali disponibilità in ambito contrattuale”. Secondo il sindacato di Scrima, “In parole povere, ma chiare, si tratta di verificare se e come destinare al pagamento degli scatti risorse ricavabili nell’area della retribuzione accessoria, contando su possibili economie derivanti dalla riduzione del personale in servizio o contrattando una loro diversa destinazione”.
    Perché le risorse per gli scatti sono venute a mancare?
    Per la Cisl-scuola sono due la cause: la prima è, ovviamente, la gravissima situazione economica del Paese, con la conseguente stretta rigorosa sui livelli di spesa pubblica, che rende più arcigna che mai la guardia montata dal MEF sulle partite di natura finanziaria.
    La seconda causa è da ricercare bel fatto che le riduzioni di organico che avrebbero dovuto produrre risparmi sono state inferiori, a causa anche del forte incremento del numero di posti di sostegno autorizzati a seguito della sentenza 80/2010 della Corte Costituzionale.
    Per quanto riguarda in particolare i posti aggiuntivi di sostegno, già da tempo la Cisl Scuola aveva chiesto che fossero considerati come elemento sopravvenuto, non previsto né prevedibile all’avvio di un piano triennale di tagli agli organici i cui effetti, con le conseguenti riduzioni di spesa, si sono sostanzialmente prodotti, provocando i noti disagi all’utenza e un aggravio non indifferente delle condizioni di lavoro del personale.
    Secondo la Cisl-scuola il ministero avrebbe dovuto far valere con più forza in sede di Governo e in particolare nel confronto col Ministero dell’Economia la difesa della corretta destinazione delle risorse.
    Ma tutto non è perduto, secondo la Cisl-scuola, perché il quadro complessivo “dovrà essere ulteriormente precisato nel corso delle procedure negoziali che abbiamo chiesto di avviare con la massima tempestività. Già troppo pesante il ritardo fin qui accumulato, per ragioni che solo in parte possono essere giustificate con l’obiettiva difficoltà del problema. Per questo la Cisl Scuola e le altre organizzazioni sindacali hanno fortemente sollecitato il ministro, che si è impegnato ad emanare in brevissimo tempo l’atto di indirizzo all’ARAN per dare rapidamente avvio alla trattativa fra le parti. Valuteremo dunque al tavolo negoziale, verificando ulteriormente l’entità delle poste economiche in gioco, come portare a soluzione una questione che riguarda, è bene ricordarlo, l’insieme della categoria e non solo una parte.
    Per la Cisl-scuola “si tratta di recuperare per tutti, in via generale, la validità degli anni 2011 e 2012 (come già avvenuto per il 2010) ai fini delle progressioni di carriera. Quindi tutti sono interessati, e non solo coloro che nell’immediato attendono di acquisire il passaggio di classe stipendiale maturato nel corso del 2011, o coloro che avrebbero dovuto scattare a gennaio 2012.

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    Mancano 300 milioni di euro per scattare



    Nonostante tutti i risparmi fatti in questi ultimi tre anni nel settore della scuola, la certificazione delle risorse economiche per il 2011 è da considerarsi, con un eufemismo, scandalosa. I comunicati Flc-Cgil e Cisl Scuola
    Le economie certificate dal MEF sono 87 milioni di euro, poca cosa rispetto al fabbisogno per coprire gli scatti di anzianità maturati nel 2011. Come previsto in anticipo dalla nostra rivista web, il ministro Profumo chiarisce ai sindacati l’indisponibilità economica per onorare il decreto interministeriale di sblocco degli scatti. Come si risolve il problema della copertura mancante? Sbagliata l’idea di far pagare ai lavoratori il costo degli scatti, tagliando il fondo di istituto di 300 milioni di euro per quest’anno e altrettanti per il prossimo. Un colpo mortale all’autonomia e alle buste paga dei lavoratori che si vedrebbero si ripristinati gli scatti, ma con una corrispondente diminuzione del salario accessorio. Il solito discorso della coperta di lana troppo corta, che se la tiri per coprire la testa lascia i piedi al gelo o viceversa. Inaccettabile l’idea che a pagare il blocco degli scatti di anzianità siano tutti i lavoratori della scuola, con la sottrazione dei fondi d’istituto. Adesso sappiamo che anche con il ministro Profumo le risorse economiche destinate alla scuola scarseggiano e che per ottenere un diritto costituzionale si prova a toccarne un altro. Attendiamo increduli e sbigottiti le prossime mosse su questa triste vicenda.

    Per completezza di informazione alleghiamo il comunicato stampa della Flc-Cgil

    Ieri 12 giugno c’è stato l’incontro tra il Ministro Profumo e i sindacati per render nota la “destinazione delle risorse derivanti dalle economie nella gestione degli organici 2010-2011”. Ci aspettavamo un incontro risolutivo con una decisione immediata da parte del Ministro sul ripristino degli scatti di anzianità a tutti i lavoratori della scuola che li hanno maturati nel corso dell’anno 2011 e per gli anni successivi. Per dare copertura a questa operazione, secondo i calcoli del Miur, sarebbero necessari circa 387 milioni di euro, mentre le economie certificate dal MEF sarebbero soltanto di 87 milioni di euro. Tutto ciò perché il MEF, con una scelta indegna di un paese civile, ha deciso di far pagare ai lavoratori e alle lavoratrici della scuola gli effetti dell’aumento dei posti di sostegno per i disabili, a cui il Ministero è stato costretto dopo una sentenza della Corte Costituzionale.
    Una certificazione scandalosa che reclama giustizia a fronte di oltre 130.000 posti di lavoro di docenti e ATA effettivamente persi. Un affronto per migliaia di docenti e ATA che da anni sopportano il peso dei tagli voluti dai ministri Gelmini e Tremonti per giustificare le loro regressive riforme.
    Come se ne viene fuori? Secondo il Miur la soluzione è semplice: far pagare ai lavoratori il costo degli scatti, tagliando il Fondo di istituto di 300 milioni di euro per quest’anno e altrettanti per il prossimo. Un colpo mortale all’autonomia e alle buste paga dei lavoratori che si vedrebbero si ripristinati gli scatti, ma con una corrispondente diminuzione del salario (già misero) accessorio.
    Per dirla in breve il gioco delle tre carte.
    La FLC CGIL non accetterà soluzioni che fanno pagare direttamente ai lavoratori quanto invece è nelle loro legittime aspettative.
    Per noi è urgente il ripristino dei “gradoni” e di tutte le garanzie contrattuali. Per questo e non per meno di questo la FLC CGIL si sta battendo.

    E quello della Csl Scuola
    Nell'incontro al Ministero sugli scatti i sindacati chiedono l'immediata apertura del negoziato per trovare una soluzione che consenta di recuperare, dopo il 2010, anche la validità del 2011.
    I risparmi ad oggi “certificati” dal Ministero dell’Economia non sono sufficienti a coprire interamente il costo necessario per riconoscere la piena validità dell’anno 2011 ai fini delle progressioni stipendiali di tutto il personale. Questo è quanto emerso dall'incontro al MIUR svoltosi nella serata del 12 giugno.
    Le risorse potranno essere integrate, come prevede la legge di stabilità per il 2012, con quelle individuabili attraverso un negoziato che consenta di recuperare eventuali disponibilità in ambito contrattuale. In parole povere, ma chiare, si tratta di verificare se e come destinare al pagamento degli scatti risorse ricavabili nell’area della retribuzione accessoria, contando su possibili economie derivanti dalla riduzione del personale in servizio o contrattando una loro diversa destinazione.
    Questi i termini di una questione su cui incidono pesantemente due fattori: il primo è, ovviamente, la gravissima situazione economica del Paese, con la conseguente stretta rigorosa sui livelli di spesa pubblica, che rende più arcigna che mai la guardia montata dal MEF sulle partite di natura finanziaria.
    Il secondo è quello dei mancati risparmi dovuti al fatto che le riduzioni di organico sarebbero state molto minori di quelle previste dal piano triennale, soprattutto per il forte incremento del numero di posti di sostegno autorizzati a seguito della sentenza 80/2010 della Corte Costituzionale.
    Come da noi già denunciato, un’interpretazione molto rigida del quadro normativo di riferimento fa sì che queste “mancate economie” vengano caricate interamente (e a nostro avviso ingiustamente) sulla quota di risparmi che in previsione sarebbe stato possibile utilizzare per pagare gli scatti. Per quanto riguarda in particolare i posti aggiuntivi di sostegno, già da tempo la Cisl Scuola aveva chiesto che fossero considerati come elemento sopravvenuto, non previsto né prevedibile all’avvio di un piano triennale di tagli agli organici i cui effetti, con le conseguenti riduzioni di spesa, si sono sostanzialmente prodotti, provocando i noti disagi all’utenza e un aggravio non indifferente delle condizioni di lavoro del personale.
    Si tratta evidentemente di una questione politica che il ministro dell’Istruzione, stante il suo dichiarato impegno ad attuare le intese sugli scatti, avrebbe dovuto assumere e far valere con più forza in sede di Governo e in particolare nel confronto col Ministero dell’Economia. Lo ha ribadito anche nell’incontro di ieri il segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima, evidenziando come la questione, al di là della sua pesante incidenza in termini economici, presenti risvolti di natura politica altrettanto importanti, che chiamano in causa la credibilità dei reiterati annunci di un diverso segno delle politiche scolastiche.
    Il quadro che emerge dall’incontro al Ministero, descritto peraltro dall’Amministrazione in termini non sempre chiari ed esaurienti, dovrà essere ulteriormente precisato nel corso delle procedure negoziali che abbiamo chiesto di avviare con la massima tempestività. Già troppo pesante il ritardo fin qui accumulato, per ragioni che solo in parte possono essere giustificate con l’obiettiva difficoltà del problema. Per questo la Cisl Scuola e le altre organizzazioni sindacali hanno fortemente sollecitato il ministro, che si è impegnato ad emanare in brevissimo tempo l’atto di indirizzo all’ARAN per dare rapidamente avvio alla trattativa fra le parti.
    Valuteremo dunque al tavolo negoziale, verificando ulteriormente l’entità delle poste economiche in gioco, come portare a soluzione una questione che riguarda, è bene ricordarlo, l’insieme della categoria e non solo una parte. Si tratta, infatti, di recuperare per tutti, in via generale, la validità degli anni 2011 e 2012 (come già avvenuto per il 2010) ai fini delle progressioni di carriera. Quindi tutti sono interessati, e non solo coloro che nell’immediato attendono di acquisire il passaggio di classe stipendiale maturato nel corso del 2011, o coloro che avrebbero dovuto scattare a gennaio 2012.
    Questi gli obiettivi di un’azione che la Cisl Scuola conduce da tempo, avendone sempre dato ampio e trasparente resoconto ai lavoratori, e su cui intende continuare a spendere con determinazione il proprio impegno.


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    E' tutto in salita il percorso per arrivare a pagare gli scatti di anzianità maturati nel 2011 dal personale del comparto scuola.
    Nell'apposito incontro con i sindacati al ministero dell'istruzione è stato accertato che la disponibilità di risorse fnanziarie per pagare gli scatti ammonta a circa 87 milioni di euro.
    Troppo poco per fronteggiare un costo stimato intorno ai 387 milioni: mancano, dunque, 300 milioni circa, euro più euro meno. E non sono pochi.
    Le risorse ci sarebbero state, ma il Miur ha utilizzato i risparmi di sistema (il famoso 30% dei ricavi per la riduzione degli organici destinati alla valorizzazione professionale del personale) per istituire circa 5 mila nuovi posti di sostegno, dovuti per la nota sentenza della Consulta che ha annullato il tetto massimo di posti del settore.
    I sindacati, pur condividendo la scelta di potenziare l'organico di sostegno, hanno ritenuto ingiusto e forse poco legittimo utilizzare risorse diversamente finalizzate, anziché coprire i nuovi costi con spese strutturali.
    Dove trovare ora i 300 milioni mancanti per pagare (decorrenza gennaio scorso) gli scatti maturati nel 2011.
    L'ipotesi avanzata dal Miur sarebbe quella di attingere dalle risorse nazionali per il fondo di istituto: una scelta sgradita, ma per la quale potrebbe venire un forzato ok sindacale, non unanime e a denti stretti.


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    Ricorsi lenti, pensione lontana


    Si sono ridotte al lumicino le probabilità che i docenti e il personale educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario possano - in deroga ai rigidi paletti introdotti dall'articolo 24 del decreto - essere autorizzati ad andare in pensione dal 1° settembre 2012. Si tratta dei lavoratori della scuola che matureranno entro il 31 agosto 2012 i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla normativa previgente all'entrata in vigore del decreto legge 201/2011(riforma Fornero) per accedere alla pensione di vecchiaia o a quella anticipata (65 anni di età per la pensione di vecchiaia degli uomini e 61 anni per quella delle donne, unitamente a non meno di 20 anni di contribuzione, oppure quota 96 per la pensione anticipata).
    Il personale, che entro lo scorso 30 marzo avevano presentato domanda di cessazione dal servizio con effetto dal 1° settembre 2012, ma a condizione che fosse riconosciuto il diritto al trattamento pensionistico, si è visto infatti respingere la domanda con la motivazione che alla data del 31 dicembre 2011 non aveva maturato i requisiti richiesti dalla normativa vigente prima dell'entrata in vigore dell'articolo 24 del decreto legge 201/2011( riforma Fornero), requisiti che invece avrebbe maturato entro il 31 agosto 2012.
    I tempestivi ricorsi presentati al tribunale amministrativo del Lazio, che avrebbero dovuto essere esaminati nell'udienza fissata per lo scorso 6 giugno, non solo non sono stati esaminati nel merito ma il loro esame è subordinato alla verifica della competenza del giudice che li deve esaminare.
    Nell'udienza fissata per il prossimo 4 luglio si dovrebbe sapere se tale competenza spetti ai giudici amministrativi o a quelli ordinari. Tempi lunghi, pertanto, che escluderebbero, anche se le tesi dei ricorrenti fossero accolte, la possibilità del pensionamento dal 1° settembre 2012.
    Analoghe le considerazioni sui tempi che si possono fare in merito ad un disegno di legge presentato nei giorni scorsi dal Pd (al senato Mariangela Bastico e alla camera Manuela Ghizzoni) con il quale i due parlamentari fanno proprie le tesi sostenute sia dagli interessati con i ricorsi che dalle organizzazioni sindacali.
    Nel disegno di legge i due parlamentari sostengono, in particolare, che l'articolo 24 del decreto legge 201/2011, nel fissare anche per il personale della scuola la data del 31 dicembre 2011, quale termine entro il quale si dovevano possedere i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla normativa previgente per accedere al trattamento pensionistico di anzianità, non aveva tenuto in alcuna considerazione l'atipicità del comparto il cui contratto di lavoro è legato all'anno scolastico e la data del pensionamento è esclusivamente quella del 1° settembre, a differenza cioè, di quanto avviene per tutti gli altri lavoratori dipendenti.
    «Abbiamo deciso di presentare il disegno di legge», hanno spiegato la Bastico e la Ghizzoni, «affinché venga riconosciuto un diritto al personale della scuola. Non stiamo difendendo un privilegio, ma un diritto soggettivo legato proprio alla specificità della organizzazione del mondo della scuola. Il 1° settembre, quale data unica per la cessazione dal servizio, hanno ancora sottolineato le due parlamentari, risponde appunto a giuste esigenze di funzionalità e di continuità didattica che le precedenti riforme hanno, peraltro, sempre riconosciuto.
    Il disegno di legge non sembrano tuttavia sufficiente, stando a quanto ha dichiarato nei giorni scorsi il vice ministro del lavoro Michel Martone, a convincere il governo Monti ad accogliere le richieste modifiche all'articolo 24.
    Rispondendo ad una interrogazione parlamentare in tema, il vice ministro ha infatti precisato che tutte le deroghe in materia di requisiti sono state previste a protezione dei soggetti che, con l'entrata in vigore delle nuove disposizioni, si sarebbero trovati senza retribuzione e senza pensione.
    Sempre ad avviso del vice ministro non sussisterebbe alcuna specificità di carattere previdenziale del comparto scuola tale da giustificare una regolamentazione differente rispetto alla generalità dei lavoratori.


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  10. #40
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    Il Tar del Lazio del 5 luglio scorso: sulle pensioni decide il giudice del lavoro


    Nella da fare per chi aveva sperato in una definitiva sentenza del Tar per il riconoscimento del diritto alla pensione.
    La Flc-Cgil fa sapere a coloro che si erano rivolti al sindacato per ottenere giustizia relativamente alla legge sulla pensione che non riconosce al personale della scuola i diritti al 31 aosto 2012, che il TAR del Lazio, il 5 luglio 2012, ha dichiarato inammissibile il ricorso, dichiarando il difetto di giurisdizione in favore del giudice del lavoro.
    Il pronunciamento è relativo alla richiesta di annullamento previa sospensione dell’esecuzione della CM 2/2012, applicativa del “Decreto salva Italia”.
    Il Tar del Lazio, nel demandare al Giudice del Lavoro la competenza sul ricorso promosso dalla FLC CGIL, conferma altresì la possibilità di ricorrere individualmente così come già comunicato nei precedenti mesi.


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