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Discussione: In pensione con 40 anni, più due

  1. #271
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    Ape Social, Scuola beffata: graduatorie solo in autunno e la pensione slitta al 2018



    Da qualche anno il rapporto dei lavoratori della scuola con i pensionamenti sta diventando davvero complicato.
    Dopo la vicenda della riforma Fornero, che ha tenuto in servizio per diversi anni migliaia di insegnanti e maestri che a dicembre sapevano di avere i requisiti per lasciare il servizio per poi essere bloccati a gennaio dal nuovo dispositivo di legge, ora si rischia la beffa dell’Ape Social (l’anticipo pensionistico, riservato a lavoratori con almeno 63 anni di età e attività difficoltose, come il maestro d’infanzia, con un’anzianità contributiva minima di 36 anni) e dei cosiddetti “precoci”, ovvero coloro che hanno cominciato a lavorare prima dei 20 anni di età e che hanno, quindi raggiunto i 42 anni di contributi ma non i 62 anni d’età.
    Ebbene, sia per l’Ape Social che per i precoci, lo “scivolo” si concretizzerà solo in autunno. Quindi troppo tardi per permetterne l’adesione al personale scolastico, che ha un’unica “finestra” di uscita dal mondo del lavoro: quella del 1° settembre di ogni anno. Superata la quale, si passa inevitabilmente avanti di 12 mesi.
    A denunciare la beffa è stata la Uil: il 25 maggio, tramite il segretario confederale Domenico Proietti, il sindacato ha denunciato che le misure attuative dell’Ape sociale e della pensione anticipata per i precoci “presentano una forte criticità, inaccettabile, per i lavoratori della scuola alla quale occorre porre rimedio per evitare che nel 2017 questi lavoratori siano, ancora una volta, penalizzati non potendo accedere alle due prestazioni”.
    Il problema è che i tempi per la presentazione delle domande nel 2017 (15 luglio) e di pubblicazione della graduatoria (15 ottobre) non sono compatibili con le scadenze previste dal Miur per la comunicazione di cessazione dal servizio connessa al pensionamento.
    “La Uil e la Uil Scuola- si legge nella nota – chiedono al Governo di intervenire, al fine di garantire che le procedure Miur di uscita per pensionamento siano adattate con le scadenze previste per l’accesso all’Ape sociale e alla pensione dei precoci, così da ricomprendere il personale della scuola, a cominciare dagli insegnanti della scuola dell’infanzia. Occorre evitare il ripetersi di quanto avvenuto con la Legge Monti-Fornero che non tenne conto delle specificità del mondo della scuola”. Appunto.



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  2. #272
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    Pensioni, parte l’Ape agevolata ma il Governo vuole alzare l’età minima a 67 anni


    I decreti sul pensionamento anticipato dei lavoratori precoci e sull’Ape social sono giunti in Gazzetta Ufficiale: dal 17 giugno è possibile inviare le domande all’Inps.
    Per la scuola, ricordiamo, possono però accedere solo le educatrici e i maestri della scuola materna. Complessivamente, nel 2017 potranno andare a riposo, secondo le stime del Governo, circa 60.000 persone (35.000 per l’Ape sociale e 25.000 per i precoci), mentre altri 45.000 potrebbero avere i requisiti nel 2018 (20.000 Ape sociale e 25.000 precoci).
    “Viene data l’opportunità a lavoratori in condizioni di difficoltà, per quest’anno stimati in circa 60.000 – ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti – di anticipare fino a tre anni e sette mesi l’età di pensionamento, con potenziali effetti positivi sul ricambio generazionale in azienda e quindi sulle opportunità di ingresso al lavoro per i giovani”.
    Le domande potranno essere fatte esclusivamente per via telematica e per il 2017 andranno inviate entro il 15 luglio.
    Inoltre, se qualcuno avesse già presentato la richiesta questa andrà nuovamente inviata perchè valida solo dopo la pubblicazione dei decreti in Gazzetta.
    Il provvedimento non è garantito negli anni: per l’Ape le domande per il 2017 andranno accolte entro una spesa di 300 milioni. L’Inps metterà a punto una graduatoria entro il 15 ottobre. In caso di risorse insufficienti avranno la priorità coloro che sono più vicini all’età per la pensione di vecchiaia.
    L’agenzia Ansa ha predisposto una sintesi su cosa prevedono le norme che consentiranno il pensionamento anticipato ai lavoratori precoci con almeno 41 anni di contributi e di ottenere l’indennità l’Ape ai disoccupati e disabili con almeno 63 anni e con ammortizzatori sociali esauriti. La misura “sociale” è sperimentale in vigore dal 1 maggio 2017 al 31 dicembre 2018, mentre quella per i precoci e’ stabile e prevede un pensionamento a tutti gli effetti.
    APE: A CHI E’ RIVOLTO
    L’Anticipo spetta ai lavoratori pubblici e privati con almeno 63 anni di età purché siano disoccupati che hanno esaurito gli ammortizzatori da almeno tre mesi; persone che assistono il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave; invalidi civili almeno al al 74%; dipendenti che svolgono da almeno sei anni (negli ultimi sette) in via continuativa un lavoro particolarmente difficoltoso o rischioso.
    COME FUNZIONA
    L’indennità e’ corrisposta per 12 mensilità nell’anno, fino all’età prevista per il conseguimento della pensione di vecchiaia o comunque fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata. Nel caso in cui le risorse finanziarie stanziate siano insufficienti rispetto al numero degli aventi diritto, la decorrenza dell’indennità e’ differita dando priorità ai richiedenti più anziani.
    QUANTO SPETTA
    L’indennità è pari all’importo della rata mensile di pensione calcolata al momento dell’accesso alla prestazione (se inferiore a 1.500 euro) o pari a 1.500 euro se la pensione è pari o maggiore di questo importo. L’importo non e’ rivalutato. REQUISITI: Bisogna avere almeno 63 anni di età e almeno 30 anni di anzianità contributiva per disoccupati e disabili. Per i lavoratori che svolgono attività difficoltose o rischiose l’anzianità contributiva minima e’ di 36 anni; maturare il diritto alla pensione di vecchiaia entro tre anni e sette mesi; non essere titolari di pensione diretta.
    SI PUO’ LAVORARE
    Il beneficiario dell’Ape sociale può lavorare purché i redditi da lavoro percepiti non superino gli 8.000 euro lordi annui, e quelli derivanti da lavoro autonomo non superino i 4.800 euro. In caso di superamento dei limiti il soggetto decade dall’Ape sociale, l’indennità percepita nel corso dell’anno diventa indebita e si procede al recupero.
    PRECOCI
    I lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno lavorato almeno un anno prima dei 19 anni, potranno andare in pensione con 41 anni di contributi, anche prima dei 63 anni di età. Il requisito in futuro (nel 2019) sarà adeguato alla speranza di vita. Potranno fare richiesta i lavoratori precoci disoccupati che hanno esaurito gli ammortizzatori da almeno tre mesi, invalidi con un grado di almeno il 74% o coloro che svolgono da almeno sei anni in via continuativa un’attività gravosa. La domanda va presentata all’Inps entro il 15 luglio in caso di requisiti raggiunti entro il 2017 e entro il 1 marzo degli anni successivi per i requisiti che si raggiungono entro l’anno. Il limite di spesa per il 2017 per i precoci è di 360 milioni.
    Nel frattempo, si intensificano le indiscrezioni su una “stratta” ulteriori dei requisiti per andare in pensione: secondo il Corriere della Sera, il Governo starebbe seriamente pensando all’ipotesi di arrivare a 67 anni di età dal 2019: si tratterebbe di un incremento di ben cinque mesi rispetto agli attuali 67 anni e 7 mesi. Il motivo dell’inasprimento, sarebbe legato alla speranza di vita in aumento. Il decreto è atteso subito “dopo l’estate”.


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  3. #273
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    Citazione Originariamente Scritto da luxor Visualizza Messaggio
    Nel frattempo, si intensificano le indiscrezioni su una “stratta” ulteriori dei requisiti per andare in pensione: secondo il Corriere della Sera, il Governo starebbe seriamente pensando all’ipotesi di arrivare a 67 anni di età dal 2019: si tratterebbe di un incremento di ben cinque mesi rispetto agli attuali 67 anni e 7 mesi. Il motivo dell’inasprimento, sarebbe legato alla speranza di vita in aumento. Il decreto è atteso subito “dopo l’estate”.
    In realta' e' di 66 anni e 7 mesi (giusto per non ingenerare spiriti suicidi negli eventuali interessati.....),allo stato attuale delle cose.
    "Non bisogna sapere tutto-tutto, ma bisogna saper leggere molto bene"
    Per i neofiti (newbies) del Forum
    Please don't flood my pm box with questions you can post on forum!! You won't hear back from me.
    Si prega di non inondare la mia casella PM con le domande che si potrebbero postare sul forum !! Non otterrete risposta.



  4. #274
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    APE Sociale e lavoratori precoci, come e quando presentare domanda

    Le domande di APE Sociale devono essere presentate entro il 15 luglio 2017 (requisiti maturati nel 2017) o entro il 31 marzo 2018 (requisiti maturati nel 2018).
    Invece, le istanze di accesso al beneficio per i lavoratori precoci entro il 15 luglio 2017 o, per i soggetti che maturino le predette condizioni nel corso degli anni successivi, entro il 1° marzo di ciascun anno.
    L’APE Sociale, disciplinata dalla circolare 16 giugno 2017, n. 100, è destinata, in presenza di determinati requisiti, ai soggetti con almeno 63 anni, non titolari di pensione diretta e con almeno 30 anni di anzianità contributiva (36 anni per chi ha svolto per almeno sei anni in via continuativa attività difficoltose o rischiose).
    Il beneficio per i lavoratori precoci, disciplinato dalla circolare 16 giugno 2017, n. 99, spetta invece, se si hanno i requisiti necessari, ai lavoratori con almeno un anno di contribuzione per periodi di lavoro effettivo prima dei 19 anni.
    Le domande possono essere presentate direttamente tramite il servizio online “Domanda di Prestazioni pensionistiche: Pensione, Ricostituzione, Ratei maturati e non riscossi, Certificazione del diritto a pensione” o rivolgendosi a intermediari e patronati.
    Per richiedere l’APE Sociale tramite il servizio online è necessario presentare una nuova domanda, scegliere il riquadro “Certificazioni” e poi il prodotto “Verifica del diritto di accesso” e il tipo “APE Sociale”.
    Per richiedere il beneficio precoci, invece, è necessario presentare una nuova domanda, scegliere il riquadro “Certificazioni”, il prodotto “Diritto a pensione” e il tipo “Lavoratori precoci”.


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  5. #275
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    Pensioni, Furlan (Cisl): stop al meccanismo infernale di aumento dell’età



    Trovare un meccanismo che garantisca la pensione anche i giovani chiamati a cambiare il lavoro con frequenza e fermare l’innalzamento continuo dell’età pensionabile.
    A chiederlo è stata il 1° luglio la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, in vista del riavvio del confronto tra sindacati e governo sulla cosiddetta ‘fase 2’ della previdenza, che il 4 luglio riprenderà in sede tecnica
    “Dobbiamo definire una pensione di garanzia per i tanti giovani che cambiano spesso il lavoro e entrano tardi nel mondo del lavoro. E dobbiamo fermare l’automatismo legato all’aspettativa di vita: questo meccanismo infernale per cui sempre di più si alza l’età pensionabile”, ha detto Furlan.
    In effetti, i due meccanismi sono legati a doppio filo. Perché portando sempre più in alto l’età anagrafica minima per lasciare il lavoro, è normale che il turn over si rallenti. Con i giovani, quindi, che non trovando occupazioni soddisfacenti sono costretti a cambiare lavoro continuamente.
    Il problema, però riguarda anche già gli attuali pensionati. “Dobbiamo pensare ai nostri giovani”, ha ribadito Furlan, e “dare risposte con meccanismi di rivalutazione delle pensioni esistenti per i tanti anziani e le tante anziane del nostro Paese, per i quali spesso essere pensionati significa essere poveri”.



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  6. #276
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    In pensione a 67 anni, entro fine mese sapremo la verità: no unanime dei sindacatati

    Coerenza, concretezza, prospettive: sulle pensioni i sindacati chiedono compatti un impegno al Governo, ad iniziare dal blocco dell’innalzamento della quota a 67 anni.
    Sulle pensioni "chiediamo coerenza e concretezza, poiché l'unica e ultima possibilità di intervenire è la legge di Bilancio. Il sindacato è mobilitato per conseguire questi importanti obiettivi", si legge nella nota a chiusura dell'attivo unitario svolto il 13 luglio a Roma alla presenza di oltre 300 delegati.
    "Siamo consapevoli che questo confronto si svolge nella fase particolare di fine legislatura, ma proprio per questo" occorre intervenire con la prossima manovra, spiegano i segretari confederali Roberto Ghiselli (Cgil), Maurizio Petriccioli (Cisl) e Domenico Proietti (Uil).
    I Confederali hanno innanzitutto rilanciato la proposta della pensione contributiva di garanzia "per dare prospettiva previdenziale ai giovani e a chi ha carriere lavorative fragili", che "dovrà essere incardinata nel sistema contributivo ma con dei correttivi solidaristici, sostenuti dalla fiscalità generale, e che dovrà valorizzare anche il lavoro di cura e le specificità di genere".
    Centrali anche le questioni della flessibilità in uscita e del superamento degli automatismi legati alle aspettative di vita poiché "non è pensabile ipotizzare ulteriori aumenti dell'età pensionabile, dal momento che già oggi le norme italiane sono fra le più penalizzanti in Europa. Occorre tenere conto dei profili sociali e delle differenze legate ai singoli percorsi lavorativi".
    Pronta a manifestare il dissenso, si dice la Cgil. "Se il governo non ci dà risposte riprenderemo la mobilitazione", ha detto il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli.

    Per il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, la priorità è quella di "eliminare l'automatismo tra aspettativa di vita ed età pensionabile", che rischia di far salire l'asticella a 67 anni dal 2019. Si tratta per il sindacato di interventi connessi, parte di un 'pacchetto' da discutere con il Governo. Esecutivo che con "l'attivo unitario di oggi incoraggiamo di nuovo su temi per noi fondamentali", ha aggiunto Petriccioli.
    Il più ottimista apare il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, per il quale "il Governo sta facendo dei piccoli passi in avanti, ci aspettiamo delle risposte in questi giorni". Sul blocco dell'età pensionabile, che rischia di salire a 67 anni nel 2019, il sindacalista sottolinea come "anche il parlamento si sia schierato per impedire l'aumento", ricordando l'appello 'bipartisan' dei presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato.
    Dopo il tavolo tecnico di martedì, il confronto al ministero del Lavoro dovrebbe riprendere a breve, per arrivare a un punto politico a fine mese. Tra le questioni da affrontare, evidenzia Proietti, ci sono anche "le pensioni di garanzia per i giovani, i bonus contributivi per le donne impegnate in periodi di cura e la riforma della governance dell'Inps, perché non ci può essere un solo uomo al comando".
    Il nodo, come sempre, è quello dei finanziamenti. Entro due settimane sapremo se il Governo avrà la forza, ma anche il coraggio, visto che siamo a fine legislatura, di dire no a quello che al momento sembrerebbe un destino già scritto.



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  7. #277
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    APE Sociale: quale decorrenza per i dipendenti della scuola?

    L’Inps ha pubblicato alcune FAQ concernenti l’APE Sociale, analizzando vari casi particolari, dal requisito contributivo nel caso di più gestioni assicurative alle incompatibilità possibili e alle modalità di cessazione, annullamento e revoca del beneficio.
    Tra le risposte fornite, una interessa direttamente il Comparto Scuola.
    La riportiamo di seguito:
    Decorrenza della prestazione – Comparto scuola
    In caso di dipendenti della scuola, con quale decorrenza va considerata l’uscita dal lavoro?
    La legge di Bilancio 2017 e i relativi DPCM non prevedono, in materia di decorrenza dell’APE sociale in qualità di precoce per i dipendenti del c.d. comparto scuola, alcuna deroga alle disposizioni del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 e dell’articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449. Poiché entrambe le prestazioni prevedono, quale condizione ulteriore per l’accesso al beneficio, la risoluzione del rapporto di lavoro, in assenza di una specifica previsione legislativa il personale in esame potrà accedere solo dal 1° settembre in quanto la cessazione dal servizio per tale personale è fissata al 31 agosto di ciascun anno scolastico. Trattandosi di una problematica che attiene esclusivamente il rapporto di lavoro, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sta valutando eventuali azioni da intraprendere al fine di non vanificare il diritto, laddove vengano riconosciute le condizioni per l’accesso al beneficio, a percepire l’Ape sociale o la pensione da precoce senza dover attendere la conclusione dell’anno scolastico.



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  8. #278
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    Dal 2019 in pensione a 67 anni, altrimenti assegno più basso


    La Ragioneria Generale dello Stato ha pubblicato il 18° rapporto “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico esocio-sanitario.

    Nel rapporto si affronta, tra gli altri, il tema relativo all’eventuale blocco del meccanismo di adeguamento dell’età, per andare in pensione, alla speranza di vita.
    Questo quanto scritto in proposito dalla Ragioneria:
    In ogni caso, rileva evidenziare che anche interventi legislativi diretti non
    tanto a sopprimere esplicitamente gli adeguamenti automatici previsti dalla normativa vigente, ma a limitarli, differirli o dilazionarli, determinerebbero comunque un sostanziale indebolimento della complessiva strumentazione del sistema pensionistico italiano volta a contrastare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione, in quanto verrebbe messa in discussione l’automaticità ed l’endogeneità degli adeguamenti stessi, per ritornare nella sfera della discrezionalità politica con conseguente peggioramento della valutazione del rischio Paese nei termini sopra indicati.
    Il parere della Ragioneria, dunque, sembra essere chiaro: modificare gli adeguamenti automatici indebolirebbe il nostro sistema pensionistico.
    Resta, pertanto, la previsione (sebbene il dato non sia ancora definitivo) secondo cui dal 1° gennaio 2019 si può andare in pensione a 67 anni (pensioni di vecchiaia) o con 43 anni e 3 mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne (pensione anticipata).
    Tito Boeri presidente dell’INPS “Se una persona percepisce la pensione più a lungo, perché si vive più a lungo, è giusto anche che contribuisca più a lungo al sistema previdenziale, altrimenti il sistema non riesce a reggere: promuovere le uscite anticipate si riflette quindi inevitabilmente sugli importi delle pensioni perché «col sistema contributivo più si lavora, più i trattamenti aumentano».
    Scarica il rapporto



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  9. #279
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    In pensione a 63 anni, si allarga la rosa dei lavori usuranti: i docenti bussano


    Le pensioni dei lavoratori italiani continuano a tenere banco: se l’innalzamento della soglia a 67 anni appare sempre più plausibile, lavoratori e sindacati non si rassegnano.
    Anche il primo partito dell’attuale maggioranza parlamentare dà adito a soluzioni alternative, che stemperino l’attuale tendenza. Domenica 13 agosto è stata la volta responsabile economico del Pd Tommaso Nannicini, che in un’intervista al Sole 24 ore ha sì ribadito il no a marce indietro sull’età pensionabile, ma ha anche aperto ad un allargamento delle professioni usuranti.
    “Se si parla del sistema retributivo o del misto – ha detto il democratico – quelli che riguardano chi sta per andare in pensione adesso, non ha senso cancellare l’adeguamento per tutti. Ma come ha ricordato anche l’Ocse, non tutti i lavoratori sono uguali. Nella scorsa legge di bilancio sono già stati esclusi i lavori usuranti. Bisogna vedere se ci sono margini per fare ulteriori interventi selettivi“.
    I docenti sono sicuramente interessati al discorso, visto che già i maestri della scuola dell’infanzia rientrano nell’Ape social, che permette di lasciare a 63 anni e 7 mesi, e che i sindacati di categoria chiedono in blocco l’allargamento dell’anticipo agevolato a tutti i livelli di insegnamento, considerato stressante e portatore di malattie professionali a prescindere dall’età di alunni chi si hanno di fronte.
    Parallelamente alle modifiche sull’accesso al pensionamento, il Governo sta anche operando sui giovani. “E’ giusto partire dal lavoro: un forte sgravio contributivo per i primi anni di impiego che si affianchi all’apprendistato senza spiazzarlo, anzi valorizzandolo laddove l’esigenza formativa è prioritaria”, ha detto ancora Nannicini.
    Di pensioni e giovani ha parlato, nello stesso giorno, anche Anna Maria Furlan, segretaria generale della Cisl: intervistata da ‘Il Mattino’, la sindacalista ha risposto alle parole del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, respingendo l’idea di applicare il jobs act al pubblico impiego.
    “Il Presidente Boccia sa bene che le norme del Jobs act non possono essere applicate tout court al pubblico impiego dove abitualmente si accede per concorso. Altra cosa – ha continuato Furlan – è estendere la decontribuzione per i giovani assunti anche al settore pubblico ma con un piano industriale vero per redistribuire meglio il personale e rendere la macchina statale più efficiente, veloce, produttiva. Insomma, il piano e gli incentivi di industria 4.0 andrebbero estesi anche al settore pubblico impiego e non il Jobs Act. Questo è quello che manca oggi nella P.A.”.
    Quanto alla staffetta generazionale, Furlan dice che “noi abbiamo visto sempre bene la possibilità della staffetta generazionale che va però inquadrata nel quadro di una rivisitazione della legge pensionistica”.
    Intanto, scrive il Corriere della Sera, sarebbe in dirittura d’arrivo l’Ape volontaria a pagamento: “dovrebbe essere questione di giorni, poi il decreto del governo sull’Anticipo pensionistico volontario (Ape), che stabilisce le modalità tecniche per l’uscita, dovrebbe essere pronto. Il testo messo a punto dal ministero del Lavoro è stato modificato tenendo conto delle osservazioni del Consiglio di Stato. Il varo? E’ atteso per fine agosto-inizio settembre in modo da dettare le istruzioni per chi, dopo aver compiuto 63 anni, desiderasse andare via prima dal lavoro. Manca un ultimo tassello: l’eventuale retroattività. Una delle condizioni possibili sarebbe legata a una situazione di necessità da parte di chi richiede l’uscita dal lavoro”.

    Il Consiglio di Stato – prosegue il quotidiano – ha indicato come regola, «a domanda dell’interessato, l’efficacia retroattiva della norma, in modo da sterilizzare il ritardo nell’emanazione del regolamento e far beneficiare degli effetti della misura fin dalla data del primo maggio 2017, con conseguente maturazione del diritto alla corresponsione degli arretrati dei ratei dell’anticipazione pensionistica».
    Il motivo? Secondo il Consiglio di Stato la facoltà di ottenere l’anticipo dell’assegno previdenziale potrebbe essere legata ad esempio alla perdita del lavoro o all’appartenenza a categorie come i lavoratori precoci.
    Due condizioni che, però, ai dipendenti della scuola non dovrebbero interessare.


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  10. #280
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    Ape sociale, Inps vaglierà istanze entro il 15 ottobre. Quando andranno in pensione i docenti dell’infanzia?

    Con la legge di Bilancio 2017 è stata introdotta in via sperimentale l’Ape sociale, ossia un forma di flessibilità in uscita dal mondo del lavoro.

    Per quanto riguarda la scuola, la misura interessa soltanto i docenti della scuola dell’infanzia, la cui professione rientra tra quelle gravose.
    Questi i requisiti per accedere all’Ape sociale:
    a) non essere titolare di una pensione diretta;
    b) età di almeno 63 anni;
    c) minimo 36 anni di contributi;
    d) insegnamento continuato di almeno 6 anni negli ultimi sette che precedono la domanda.
    La prima tranche di domande è stata presentata entro il 15 luglio u.s. Per tali domande si attende adesso la verifica e il “responso” dell’Inps.
    Come riferito da PensioniOggi.it, l’Istituto di Previdenza dovrà vagliare le 66.000 domande pervenute (tra cui anche quelle per l’Ape Volontaria e lavoratori precoci) entro il 15 ottobre.

    Non è certo che tutte le istanze vengano accolte, poiché le risorse disponibili per il 2017 potrebbero non bastare per tutti.
    Per i docenti dell’infanzia, infine, resta il problema del “quando” accedere al beneficio, qualora concesso, considerato che per il personale della scuola è possibile accedere al pensionamento dal 1° settembre di ogni anno scolastico e non nel corso dello stesso.


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