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Discussione: 20 e-book reimpaginati in formato ePub (free)

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    Predefinito 20 e-book reimpaginati in formato ePub (free)





    Ecco il primo gruppo di 20 e-book reimpaginati in formato ePub, il formato adatto a tutti gli e-book reader in commercio. Attenzione: gli ePub di Liber Liber hanno una marcia in più: sono privi di DRM (lucchetti elettronici anti-copia), puoi quindi visualizzarli su qualsiasi dispositivo, puoi copiarli dove vuoi, puoi regalarli ai tuoi amici.
    Un altro vantaggio dell'assenza dei DRM è che non avrai problemi tecnici: i DRM infatti non sono standard e non sono supportati allo stesso modo da tutti i lettori di e-book. Gli ePub di Liber Liber invece sono universali.
    Buona lettura!


    ePub, già noto come OEB, è un formato standard creato dall'International Digital Publishing (già noto come Open E-book Forum), un organismo internazionale no-profit al quale collaborano università, centri di ricerca e aziende informatiche ed editoriali. Derivato dall'XML consente la creazione di e-book sofisticati, con evolute funzioni di impaginazione e catalogazione.
    Nota: Liber Liber, tramite il progetto LiberGNU, collabora con la comunità dei programmatori allo scopo di accelerare lo sviluppo e le funzionalità di questo formato. Per ulteriori informazioni consulta il progetto LiberGNU.
    Per saperne di più sull'argomento e-book in generale, consultare il capitolo "E-book: la rivoluzione della lettura", tratto dal libro "Frontiere di rete" di Calvo, Ciotti, Roncaglia, Zela, edito da Laterza (il libro è presente nella nostra biblioteca).


    Grazie @
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    Alighieri, Dante




    Nasce nel 1265 da una famiglia guelfa di Firenze, di piccola nobiltà. Amico di Guido Cavalcanti, di cui inizialmente subì l'egemonia culturale, partecipò con lui e con altri poeti al movimento del Dolce Stil Nuovo.
    Gran parte delle sue rime giovanili sono dedicate ad una "Beatrice", che viene tradizionalmente identificata con l'omonima figlia di Folco Portinari, sposata a Simone de' Bardi, e morta di parto l'8 giugno 1290. Il poeta tra il 1293 e il 1294 rielabora la storia spirituale del suo amore nella "Vita Nuova", un libriccino mescolato di versi e di prosa.
    Dopo questa data Dante comincia a partecipare alla vita politica di Firenze, del cui esercito ha fatto parte in diverse occasioni (nel giugno 1289 lo troviamo tra i "feditori" a cavallo nella battaglia di Campaldino contro i ghibellini di Arezzo, nell'agosto dello stesso anno è nell'esercito fiorentino che tolse ai pisani la fortezza di Caprona). Dante, che aveva trascorso un periodo di studi a Bologna, si iscrisse alla corporazione dei medici e degli speziali per iniziare la carriera politica (gli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella riservavano il governo del comune solo ai cittadini iscritti a una delle corporazioni d'arti e mestieri).
    Nel 1300 le sue responsabilità politiche aumentarono, e Dante divenne uno dei Priori, dedicando la maggior parte delle sue energie a contrastare i piani del papa Bonifacio VIII. Questi infatti , approfittando del conflitto presente in Firenze fra i Bianchi, capeggiati dalla consorteria dei Cerchi, e i Neri guidati da quella dei Donati, cercava di di estendere la sua autorità su tutta la Toscana.
    Libro parlato


    Nell'ottobre del 1301 il papa inviò a Firenze Carlo di Valois, fratello del re di Francia, apparentemente come paciere: ma in realtà Carlo aveva l'incarico di debellare i Bianchi. Mentre Dante si trovava a Roma come ambasciatore del comune di Firenze presso il Pontefice, Corso Donati e i neri conquistarono, con uccisioni e violenze, il potere.
    Dante fu condannato all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, a una multa e all'esilio per due anni, per furto del denaro pubblico, azioni ostili verso il papa e la città (non essendosi presentato a discolparsi fu condannato ad essere bruciato vivo se fosse caduto in mano al Comune). Dal 1302 comincia il periodo dell'esilio, che durerà fino alla morte del poeta. Iniziò un pellegrinaggio per l'Italia. Prese contatto con Bartolomeo della Scala a Verona e con i conti Malaspina in Lunigiana, e tra il 1304 e il 1307 compose il Convivio (poi rimasto interrotto) per acquisire meriti di fronte all'opinione pubblica (per lungo tempo coltivò l'illusione di poter essere richiamato nella sua città come riconoscimento della sua grandezza culturale). Appartiene allo stesso periodo il De Vulgari Eloquentia.
    Col passare degli anni Dante iniziò a vedere il suo esilio come simbolo del distacco dalla corruzione, dagli odi e dagli egoismi di parte, e si considerò guida per gli uomini alla riconquista di essa, della verità e della pace. Tale vocazione ispira la Divina Commedia, cominciata probabilmente dopo il 1307. Nel 1310 il nuovo imperatore Arrigo VII scese in Italia e Dante, scrisse delle lettere per esortare tutti ad accogliere colui che poteva riportare alla pace; scrisse inoltre il suo trattato politico più importante, la "Monarchia". Ma nel 1313 Arrigo morì improvvisamente a Buonconvento presso Siena, e Dante abbandonò ogni speranza di tornare a Firenze. Negli ultimi anni, fu ospite di Can Grande della Scala a Verona e di Guido Novello da Polenta a Ravenna. Qui portò a termine l'ultima parte della Commedia, di cui era già stata pubblicata prima del 1315 la prima cantica, l'Inferno.
    Lo scrittore muore a Ravenna nel 1321.




    Convivio










    note: (edizione critica di G. Busnelli e G. Vandelli)
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  3. #3
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    Alighieri, Dante

    De Vulgari Eloquentia











    note: Il trattato in lingua latina De Vulgari Eloquentia fu scritto probabilmente tra il 1303 ed il 1305. Il titolo dell'opera è ricavato da una citazione del Convivio e da due definizioni interne al testo. Fu il primo scritto nel quale venne affrontata la questione di una lingua italiana unitaria (pur sempre nelle modalità medievali) e, nonostante il progetto originario dell'autore, non arrivò a coprire i quattro libri, ma rimase incompiuto al quattordicesimo capitolo del secondo libro.
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    Alighieri, Dante

    Detto d'amore










    note: attribuzione dubbia.
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    Divina Commedia (La)



    Il testo della presente edizione riproduce quello curato da Giorgio Petrocchi.
    Poema in terza rima, iniziato nel 1307, composto di tre Cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso) che comprendono 100 canti complessivi: 34 l'Inferno, 33 ciascuno il PurgatorioParadiso.
    Argomento dell'opera è il viaggio compiuto da Dante nell'Oltretomba. Tre guide conducono il poeta: Virgilio nell'Inferno, e parte del Purgatorio, fino all'Eden; Beatrice, la donna amata da Dante in gioventù e il cui ricordo lo ha distolto dal traviamento, conduce il poeta fino all'Empireo, alla Rosa celeste; e San Bernardo che mostra a Dante la gloria di Dio. Il viaggio dura circa una settimana e ha inizio nella notte del Venerdì Santo, l'8 aprile 1300.









    :




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  6. #6
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    Hans Christian Andersen
    (Odense, 1805 - Copenhagen, 1875).


    Creatore di fiabe che sono ormai patrimonio mondiale della letteratura, Hans Christian Andersen deve la sua fama alla sapienza con cui è riuscito a coniugare la semplicità e la profonda verità della tradizione popolare con la sua poetica fantasia venata di bonaria ironia e talvolta di malinconica dolcezza.
    Nacque il 2 aprile 1805 nei quartieri bassi di Odense, ricca cittadina della provincia danese. Il padre era un calzolaio, estremamente povero, che non amava molto il suo lavoro, uomo originale e pifferaio per vocazione, ma adorava leggere e al piccolo Hans sembrava felice solo quando lo guidava nell'esplorazione delle sue poche ma ricche letture (fra cui "Le mille e una notte"). La madre, lavandaia, più anziana di quindici anni rispetto al marito, invece non aveva ricevuto alcuna istruzione, e trasmise al figlio l'intenso patrimonio di fiabe e leggende popolari, che mescolandosi alle letture paterne e all'humus culturale di Odense, contribuì a stimolare ed arricchire l'immaginazione di un bambino sensibile ed emarginato sia socialmente che fisicamente. A questo arricchimento culturale contribuirono anche le pazienti dell'ospedale di Odense che lo intrattennero con le loro fiabe.
    Con la complicità del padre e la compiacenza della madre, Hans si divertiva ad animare il suo teatrino personale dove inscenava le opere teatrali di Shakespeare e Holberg. Fu ancora il padre a portarlo per la prima volta al Regio Teatro di Odense: fu una rivelazione.
    Hans ha solo 11 anni quando muore il padre (la madre si risposerà due anni piùtardi e finirà i suoi giorni alcolizzata in un ospizio dove morirà nel 1835). Deluso e amareggiato, a 14 anni fugge da Odense alla volta di Copenhagen per tentare la fortuna. Dopo vani tentativi di farsi prendere come cantante, ballerino o attore, sottopone alla direzione del Teatro una commedia che verrà rifiutata, ma che convince il direttore Jonas Collin, che subito diventa il suo tutore, a procurargli una borsa di studio per completare l'istruzione, e lo spedisce alla scuola ginnasiale di Slagelse. Sono anni duri e difficili, disseminati di sacrifici umiliazioni e maltrattamenti, eppure lo confortano in questo triste periodo l'amicizia e le premure dei Collin. Scrive la poesia "Il bambino moribondo", che verrà in seguito pubblicata insieme ad altre poesie in un periodico prestigioso. Collin, persuaso dalle lamentele del ragazzo, lo sottrarrà ai maltrattamenti del collegio per fargli proseguire gli studi nella capitale, in preparazione per la maturità.
    Superato l'esame di ingresso, si iscrive all'università per studiare filosofia. Il successo comincia a sorridergli nel 1829, quando esordisce con la prima opera di prosa, "Fodreise fra Holmens Canal till Øsppynten of Amager" (Viaggio a piedi dal canale di Olmen alla punta orientale di Amager), una fantasia bizzarra e originale con incontri fuori dal comune nello stile di E.T.A. Hoffmann, e la sua prima opera teatrale, "Kjærlighed paa Nicolai Taarn" (Amore nella torre di Nicholas). Come per le sue successive produzioni teatrali, questi tentativi non ebbero grande successo, a dispetto della percezione dell'autore.
    Nei due anni successivi pubblica le sue prime raccolte di poesie (Digte - Poesie 1830, e Phantasier or Skizzer - Fantasie e schizzi 1831) e compie il primo viaggio in Germania, dove incontra diversi poeti romantici, fra cui Ludwig Tieck. Da questo viaggio scaturisce Skkyggebilleder af en Reise til Harzen (Schizzi di un viaggio all'Harz, 1831) dove le osservazioni impressiostiche su natura e uomini si mescolano a quadri di fantasia tipici delle favole. E' infine nel 1835 che appare in stampa il suo primo romanzo, "L'improvvisatore", e il libro di fiabe in due volumi (pubblicate nel corso dell'anno): "Eventyr, fortalte for Børn" (fiabe, raccontate ai bambini). In questi anni scrive alcune commedie e due romanzi. O. T. (1836 - le iniziali sono quelle del protagonista Otto Thostrup, ma anche di Odense Tughtus - Correzionale di Odense); le angosce e le solitudini del personaggio principale risaltano sugli sfondi sociali danesi del tempo, con richiami alla rivoluzione di Parigi e alla lotta per la libertà in Polonia. Kun en Spilleman (Soltanto un Violinista) è la dolorosa storia di un ragazzo sognatore che soccombe di fronte alle leggi crudeli del mondo adulto. I romanzi verranno presto tradotti in tedesco, svedese, olandese, inglese e in altre lingue.
    A partire da questi anni iniziano i suoi grandi viaggi (oltre alla Germania, a cui fu sempre molto legato, anche Francia, Inghilterra, Spagna, Svezia, Norvegia, Portogallo e Italia, che più di ogni altro paese egli amò). Da questi viaggi originano i suoi numerosi taccuini di viaggio tra i quali spicca En Dicters Bazar (Il bazar di un poeta, 1842) nel quale viene descritta la peregrinazione con ogni mezzo di trasporto dalla Germania fino a Roma, poi in Grecia, Costantinopoli e, sulla via del ritorno attraverso il Danubio per Vienna, Dresda, Kiel fino al ritorno ad Odense.
    Nel 1837 la "Revue de Paris" pubblica un articolo biografico su HCA, "Une vie de poète", firmato da Xavier Marmier, uomo di lettere francese, con la traduzione de 'Il bambino moribondo'. L'articolo, successivamente tradotto in diverse lingue e ristampato e citato da più parti, esercita sin da subito un'influenza determinante per la fama letteraria di HCA a livello europeo. Tuttavia, non mancano le voci negative: l'anno successivo il filosofo Søren Kierkegaard lo attacca duramente nel suo "Dalle carte di uno ancora in vita" per il romanzo "Solo un Violinista", giudicandolo uno scrittore di scarso rilievo poichè gli manca lo "spirito immortale che sopravvive al tutto". Più tardi in una commedia, a sua volta Andersen metterà alla berlina il filosofo presentandolo come "parrucchiere hegeliano".
    Continua la serie di insuccessi teatrali nel 1840 con la commedia "Il mulatto", rappresentata al Teatro Regio, che sarà replicato solo 21 volte nell'intero arco della vita di Andersen. Nello stesso anno fa la conoscenza di Felix Mendelssohn-Bartholdy e Franz Liszt, di cui parlerà ne "Il Bazaar di un poeta" (1842). Nel novembre del 1843 esce una nuova raccolta di fiabe "Nye Eventyr” (Nuove fiabe, edizioni successive fino al 1848). In questi anni la sua fama si allarga in Inghilterra, dove iniziano ad apparire in traduzione i suoi romanzi e la sua autobiografia ufficiale, "The true story of my life", che con il titolo Das Märchen meines Lebens obne Dichtung (La fiaba della mia vita senza poesia) era apparsa in Germania nel 1847; la prima edizione danese vedrà la stampa soltanto nel 1855, con il titolo di "Mit Livs Eventyr" (La favola della mia vita), pubblicata come volumi 21 e 22 della "Samlede Skrifter" (Opere complete), iniziata nel 1853. Tuttavia, l'edizione danese del testo tedesco del 1847 verrà pubblicato soltanto nel 1942, col titolo "Mit eget Eventyr uden Digtning", a cura di H. Topsøe-Jensen.. In Scozia viene accolto festosamente; a Londra incontra Charles Dickens che una diecina d'anni più tardi lo ospiterà per un mese (pare che da questa esperienza lo scrittore inglese abbia tratto ispirazione per il personaggio di Uriah Heep). Scrisse anche alcuni libretti d'opera tra i quali spicca Liden Kirsten (Piccola Cristina, 1846) musicato dal danese J.P. Emilius Hartmann.
    Risulta opera un po' a sé, ma facente parte della narrativa fantastica Billedbog uden billeder (Libro illustrato senza immagini, 1840) dove per 33 notti la luna racconta a un povero pittore ciò che ha visto nei vari paesi del mondo, tra cui l'Italia. Sono scenette e bozzetti che talvolta costituiscono veri "germi di fiabe".
    Nel 1851 pubblica il libro di viaggio "In Svezia", che contiene anche un capitolo dedicato alle sue idee politiche. Nello stesso anno diventa professore ordinario all'Università di Copenhagen. L'anno seguente appare la sua prima raccolta di fiabe sotto il titolo "Historier" (invece di Eventyr), al quale seguirono Nye Eventyr og Historier (Nuove fiabe e storie, 1858). In totale si tratta di oltre 150 favole. Importanti gli illustratori V. Pedersen e L. Frølich e anche le annotazioni fatte dall'autore sulle fonti e l'origine di ogni fiaba. Nel 1858 legge le sue opere davanti all'assemblea dell'Associazione dei lavoratori (l'evento si ripeterà spesso negli anni successivi) e nel 1867 la sua città natale gli conferirà il titolo di Cittadino onorario con grandi e festose celebrazioni.
    Negli ultimi anni, gravemente affetto dal male che poi gli risulterà fatale, trova rifugio presso la famiglia dei Melchior, un mercante ebreo che lo ospita nella sua casa di campagna. Del 1870 è la pubblicazione del suo sesto e ultimo romanzo, "Peer fortunato" - gli altri due sono: To Baronesser (Le due baronesse, 1849) e At være eller ikke være (Essere o non essere, 1857) e due anni più tardi l'ultima raccolta di fiabe. Nel 1874 gli viene conferito il titolo di 'konferensråd' (un'alta onorificenza danese, ormai obsoleta).
    Muore il 4 agosto 1875, tra l'affetto e le cure dei Melchior.







    40 Novelle









    note: Prima traduzione dall'originale danese, con prefazione e note di Maria Pezzé-Pascolato
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    Boccaccio, Giovanni


    Giovanni Boccaccio nacque nel 1313 (giugno o luglio) in Toscana, forse a Certaldo, o a Firenze (oggi non si ritiene più attendibile la notizia di una sua nascita a Parigi).

    Era figlio "naturale" - nato cioè al di fuori del matrimonio - di un mercante: Boccaccio di Chellino, e di una donna di cui non si sa il nome, ma venne riconosciuto e legittimato dal padre, e visse in famiglia con pari diritti rispetto ai fratelli. Dopo i primi studi a Firenze, nel 1327 venne mandato dal padre a Napoli prima a far pratica mercantile, poi, vista la sua svogliata applicazione a questa attività, a studiare diritto canonico.
    In quegli anni Giovanni studiò i classici latini, e la letteratura cortese francese e italiana, e scrisse le sue prime opere: Filocolo (1336-38), Filostrato (1335), Teseida (1339-41), Caccia di Diana (1334/38 ) e le Rime (la cui composizione rimanda ad anni diversi). Ebbe anche presumibilmente relazioni amorose, che più tardi esprime, secondo un costume stilnovistico, nella figura di Fiammetta, identificata un tempo con una Maria figlia naturale (anche lei!) di re Roberto d'Angiò e maritata nella casa dei conti d'Aquino: la consistenza storica di questa donna è però oggi largamente messa in dubbio dagli studiosi.





    Nel 1341 dovette tornare a Firenze dal padre il quale aveva difficoltà economiche a causa del fallimento della banca di Bardi. Comporrà nuove opere poetiche e narrative:
    Ninfale d'Ameto o Commedia delle Ninfe fiorentine (1341-42), Elegia di madonna FiammettaNinfale fiesolano (1344-46). Boccaccio frequenta le corti della Romagna (Ravenna, Forlì) in cerca di un impiego. Nel 1348 è di nuovo a Firenze, dove assiste alla peste e dopo la morte del padre (1350?) vi rimase per amministrare lo scarso patrimonio. Cominciò a partecipare in vario modo alla vita pubblica e culturale della sua città, e gli furono affidati uffici e ambascerie. Nel frattempo andava componendo quella che noi consideriamo la sua opera maggiore, il Decameron, terminato nel 1351.
    Negli ultimi anni si stringe il rapporto di amicizia con Francesco Petrarca, il "glorioso maestro" che lo aveva persuaso a dirigere la mente verso le cose eterne lasciando da parte il diletto di quelle temporali. Il Petrarca lo aiutò a superare una crisi religiosa, indirizzando l'attività del Boccaccio verso la cultura letteraria di tipo "umanistico": le opere tarde del Boccaccio saranno in latino, e fra queste va citata la Genealogia deorum gentilium, un grande trattato di mitologia greco-romana, che per oltre due secoli rimase il libro più consultato su questo argomento.
    Negli stessi anni si dedica allo studio dell'opera di Dante, per cui ebbe un vero e proprio culto: di questa attività resta il Trattatello in laude di Dante, e le lezioni con cui commentava pubblicamente la "Divina" Commedia (è stato il Boccaccio ad usare e ad imporre nell'uso questo aggettivo). Morì il 21 dicembre 1375.
    (1343-44),


    Decameron














    note: La raccolta di novelle è stata quasi certamente scritta fra il 1349 e il 1353, all'indomani cioè della terribile pestilenza che dal 1348 devastò l'Europa. Come dice il titolo grecizzante l'azione si svolge e si chiude nel giro di dieci giorni. Dopo un "proemio" indirizzato alle "vaghe donne" che per prova conoscano l'amore, la lunga introduzione alla prima giornata dà un quadro terrificante dell'atmosfera di orrore e di morte che circonda Firenze in preda alla peste. Boccaccio immagina che sette fanciulle e tre giovani uomini si rifugino in una villa dei vicini colli per sfuggire al contagio e per trascorrere un po' di tempo allegramente fra amabili conversari, banchetti e danze. Ogni giorno, tranne il venerdì e il sabato dedicati a pratiche religiose, i giovani si radunano su un prato, per raccontare novelle, una per ciascuno; queste si svolgono intorno a un tema prestabilito, proposto ogni volta dal re o dalla regina eletti quotidianamente dalla compagnia. Dopo ciascun gruppo di racconti trova posto una "conclusione" suggellata da una ballata.




    Elegia di Madonna Fiammetta








    Si ringraziano Giuseppe Bonghi e la Biblioteca dei Classici Italiani per averci concesso il diritto di pubblicazione.

    Filocolo







    Trattatello in laude di Dante








    note: Boccaccio, primo biografo ed estimatore di Dante, mescola alle lodi per il poeta notizie curiose sulla sua opera. Se è abbastanza noto che Dante interruppe con l'esilio la "Commedia" ai primi canti dell'inferno, e la proseguì anni dopo quando venne in possesso fortunosamente del manoscritto, è meno noto quello che afferma Boccaccio sugli ultimi canti del Paradiso, ignoti alla morte del poeta e ritrovati dal figlio a cui il padre in sogno aveva svelato il nascondiglio.
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    Cervantes Saavedra, Miguel






    La vita di Miguel de Cervantes è estremamente ricca di avvenimenti, viaggi e avventure non sempre a lieto fine. Nacque nel 1547 a Alcalá de Henares, quarto di sette figli di un modesto chirurgo, e trascorse l'infanzia tra Valladolid, Salamanca, Siviglia e Madrid.
    Non si hanno molte notizie sulla sua educazione; nel 1569 era in Italia al seguito di Giulio Acquaviva, probabilmente per sfuggire alla cattura dopo aver ferito un uomo. In Italia si arruolò come militare partecipando tra l'altro alla battaglia di Lepanto (1571), durante la quale fu ferito piuttosto gravemente perdendo l'uso della mano sinistra.
    In seguito partecipò alla battaglia di Navarino (1572) e alla presa di Biserta e Tunisi (1573). Nel 1575, durante una traversata che lo avrebbe riportato in Spagna, la sua nave fu assalita dai pirati e Cervantes fu fatto schiavo e portato ad Algeri; durante i cinque anni di schiavitù provò a fuggire ben quattro volte. Nel 1580 fu finalmente riscattato e raggiunse il Portogallo mettendosi a servizio di Filippo II. Fino al 1600 abitò a Siviglia, impiegato come commissario per la fornitura di viveri all'Invincibile Armada; nel 1602 fu di nuovo in carcere, coinvolto nel fallimento di un banchiere. Probabilmente durante questo periodo di prigionia cominciò ad avere l'idea di scrivere il Don Chisciotte, la sua opera più importante.
    Uscito di prigione si stabilì a Valladolid ma anche qui ebbe problemi con la giustizia: fu sospettato infatti di aver ucciso un nobile e tornò in prigione per breve tempo. Nell'ultimo periodo della sua vita si impiegò presso Filippo III, seguendo la sua corte a Madrid. Qui si dedicò alacremente alla letteratura, scrivendo la maggior parte della sua vasta opera. Morì nel 1616 a Madrid.
    Dopo l'esordio con Galatea (1585), Cervantes pubblicò nel 1605 la prima parte del romanzo La storia di don Chisciotte della Mancha, noto in Italia con il titolo più breve di Don Chisciotte. Tra il 1605 e il 1615, data della pubblicazione della seconda parte del romanzo, scrisse le dodici Novelle esemplari (1613), il poema Il viaggio nel Parnaso (1614) e i testi teatrali Otto commedie e otto intermezzi (1615). La novella I travagli di Persiles e Sigismonda, pubblicata postuma, è l'ultima opera scritta da Cervantes.
    Trovatosi a vivere la complicata fase di passaggio tra '500 e '600, Cervantes è uno degli scrittori europei che meglio coglie la crisi del mondo cavalleresco rinascimentale e che dà voce alle incipienti inquietudini barocche. Il Don Chisciotte si pone infatti come parodia del genere epico-cavalleresco, che aveva costituito la forma d'espressione più rappresentativa del Rinascimento. Le strampalate avventure del paladino idealista Don Chisciotte e del suo prosaico scudiero Sancho, traggono spunto sicuramente dalle esperienze biografiche dell'autore, che era stato un militare per lungo tempo, per incarnare la crisi dei valori cinquecenteschi in quello che è stato definito come il primo "romanzo" moderno.



    Don Chisciotte della Mancia














    Don Chisciotte viene universalmente considerato il primo romanzo moderno. Una satira brillante che racconta le avventure - e le disavventure - di don Chisciotte, anziano gentiluomo di campagna, e Sancio Pancia, contadino e scudiero.
    Il capolavoro di Cervantes ha riscosso un successo enorme, è stato tradotto in tutte le lingue moderne ed è stato stampato in centinaia di edizioni diverse. Dal Don Chisciotte
    sono stati tratti film, poemi sinfonici, opere teatrali
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    Collodi, Carlo








    Carlo Collodi nasce a Firenze nel 1826 con il nome di Carlo Lorenzini: Collodi non è altro che il nome del paese di cui era originaria la madre (all'epoca il paese Collodi era in provincia di Lucca, a partire dal 1927 è in provincia di Pistoia).

    Abbracciando le idee mazziniane, partecipa alle rivolte risorgimentali del 1848-49.
    Appena venticinquenne esordì come giornalista descrivendo una realtà toscana spiritosa e bizzarra, fatta di intrighi e storielle da caffè per mezzo di fulminanti invenzioni linguistiche.
    Stimolato da questa esperienza esercita la sua capacità di dar vita, per mezzo della sua poetica, alle novità della vita contemporanea. Ne sono testimonianze i suoi romanzi Un romanzo in vapore, Da Firenze a Livorno (1856) in cui l'autore fu tra i primi a evidenziare la novità tecnologica apportata della ferrovia.




    Egli trova la sua vera strada quando, già avanti con l'età, si dedica alla letteratura per l'infanzia. Come funzionario al servizio dello stato unitario appena formato, inizia con la traduzione dei racconti delle fate di Perrault, per poi lavorare a vari libri pedagogici per la scuola.

    Dopo Giannettino (1875) e Minuzzolo (1877) scrive il suo capolavoro Le avventure di Pinocchio, che apparvero per la prima volta sul Giornale dei bambini nel 1881, con il titolo La storia di un burattino facendole terminare con il quindicesimo capitolo.
    Dopo pochi mesi Collodi riprese la narrazione del libro con il nuovo titolo per portarlo a termine nel 1883.
    Muore nel 1890.





    Pinocchio
















    nasce come racconto settimanale sul "Giornale dei bambini" nel 1881. Nel 1883 viene raccolto in volume.
    Originariamente le avventure di Pinocchio si concludevano nell'episodio dell'impiccagione, con la morte del burattino. Le proteste dei piccoli lettori del "Giornale dei bambini" indussero però l'autore a proseguire il racconto, che si concluse definitivamente, con la trasformazione del burattino in bambino, nel 1883.
    Il capolavoro di Collodi è una storia di grande carica umana: le straordinarie peripezie del ragazzo-burattino, le scoperte ora gioiose ora dolenti che egli fa del mondo e della vita, i suoi scatti di ribellione e i suoi pentimenti, la sua ansia di giustizia, le sue speranze e i suoi crucci, si compongono in un racconto nitido che è da tempo giudicato un vero classico, che oltrepassa i confini della mera letteratura per l'infanzia.
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    De Amicis, Edmondo







    Nato ad Oneglia nel 1846, a quasi 20 anni intraprese la carriera militare e combatté a Custoza nel 1866.
    In seguito assunse la direzione della rivista L'Italia Militare e vi pubblicò alcuni suoi scritti; il successo di questa esperienza lo portò ad abbandonare l'esercito e a tentare la strada della letteratura e del giornalismo. Proprio in veste di inviato della Nazione assistette alla presa di Roma nel 1870.
    Dalle sue esperienze Edmondo De Amicis trasse e pubblicò delle impressioni di viaggio piuttosto prolisse e convenzionali.



    Fu piuttosto nella prosa didascalica che riuscì a dare il meglio di sé, ponendo la sua attenzione sulla borghesia e sul popolo ("Cuore", 1886) e permeando le sue opere di continui spunti morali. Furono proprio questi ingredienti che ne fecero un perfetto esempio di scrittore popolare e pedagogico, un ottimo latore di quel bonario paternalismo tipico della fine del XIX secolo.
    Tra le sue opere, oltre a "Cuore", possiamo ricordare: "Sull'oceano" (1889), imperniato sulle misere condizioni degli emigranti italiani; "Il romanzo di un maestro" (1890); "La carrozza di tutti" (1899); "Novelle" (1875); "L'idioma gentile" (1905). Infine "Primo Maggio", romanzo postumo pubblicato da Garzanti nel 1980, su incarico del Comune di Imperia. Il romanzo costituisce un utile strumento per comprendere il passaggio dell'autore al socialismo (per approfondimenti, "De Amicis, «Primo maggio». Il socialismo", di Franco Contorbia, Mucchi Editore).
    Edmondo De Amicis morì a Bordighera nel 1908.




    Amore e ginnastica










    Costantinopoli








    Cuore







    Il romanzo Cuore (1886) descrive le vicende di un bambino di III elementare lungo lo svolgersi dell'anno scolastico; alla trama principale si mescolano "racconti" sentimentali e patriottici (Dagli Appennini alle Ande; La piccola vedetta lombarda; Il piccolo scrivano fiorentino; ecc.). Il libro, di tenore paternalistico e moraleggiante, godette di moltissima fortuna e fu tradotto in numerose lingue.
    Attenzione: questo libro è disponibile anche in formato audio. Vedere:


    Fra scuola e casa







    Il testo è tratto da una copia in formato immagine presente sul sito Biblioteca Nazionale Braidense
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