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Discussione: Maturità, latino al Classico

  1. #521
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    Maturità 2022, tornano gli scritti? Bianchi al lavoro: “Definiremo modalità”. Presidi, “Decidere verso Natale”


    “Abbiamo fatto esami di Stato in presenza, scelto una via di cui do un giudizio positivo. Ho visto tesine sviluppate anche con strumenti multimediali molto sofisticati. Noi adesso stiamo valutando questa esperienza, come stiamo valutando le esperienze precedenti, e definiremo in tempo adeguato, prima di quanto avveniva negli anni passati, le modalità di svolgimento dell’esame di maturità di quest’anno”. Così il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi pensa già alla prossima maturità
    “Capisco che chi ha svolto questo ciclo di studi lo ha fatto in una situazione molto difficile però – ha chiarito Bianchi intervenendo in videocollegamento ad un dibattito organizzato a Bologna con gli studenti del Liceo Malpighi sul tema “E’ un Paese per giovani?” nell’ambito del Festival Francescano 2021 – non è domandando degli sconti che andiamo incontro al bisogno di crescita dei ragazzi. Ci sarà un esame che sarà di maturità”.
    “La scuola – ha osservato – deve essere sempre più il modo in cui tutti sono in grado di usare tutti gli strumenti della propria epoca e non di esser usati. Penso al telefonino, al computer, cioè all’intelligenza artificiale. Ma bisogna farlo con capacità critica. Bisogna saper leggere l’attualità. Quando studi filosofia, devi entrare con capacità critica nel dibattito vax no vax. Ma sei fortunato di poter usare la lettura critica che parte da Kant che non è un libro da mettere nella biblioteca .E’ lo strumento concettuale con cui puoi affrontare il mondo di oggi”.
    Per ora si sa che si partirà alle 8,30 del 22 giugno, per l’eventuale prima prova scritta, come stabilito dall’ordinanza ministeriale 191 del 23 giugno.
    Svolgere l’esame di maturità con le modalità di quest’anno, con l’elaborato e un maxi-colloquio, “è una possibilità. Bisogna vedere che strada prenderà la pandemia, se riusciremo dominarla. Però non si può aspettare maggio per parlarne, potremmo prendere una decisione verso Natale. Non vorrei che i ragazzi pensassero da ora che la maturità debba andare come l’anno scorso”, risponde il presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), Antonello Giannelli.
    Secondo Giannelli, in generale sarebbe opportuna “una valutazione a 360 gradi” sul modello di esame per il futuro: “C’è chi ritiene che dopo 5 anni il giudizio finale non dovrebbe discostarsi molto da quello che dei docenti” nel corso del percorso di studi, ma “l’esame di Stato è previsto dalla Costituzione”. “Credo – ha concluso – che abbia un significato per i ragazzi: è un rito di passaggio all’età adulta”.
    Per ora si sa che si partirà alle 8,30 del 22 giugno, per l’eventuale prima prova scritta, come stabilito dall’ordinanza ministeriale 191 del 23 giugno.
    Svolgere l’esame di maturità con le modalità di quest’anno, con l’elaborato e un maxi-colloquio, “è una possibilità. Bisogna vedere che strada prenderà la pandemia, se riusciremo dominarla. Però non si può aspettare maggio per parlarne, potremmo prendere una decisione verso Natale. Non vorrei che i ragazzi pensassero da ora che la maturità debba andare come l’anno scorso”, risponde il presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), Antonello Giannelli.
    Secondo Giannelli, in generale sarebbe opportuna “una valutazione a 360 gradi” sul modello di esame per il futuro: “C’è chi ritiene che dopo 5 anni il giudizio finale non dovrebbe discostarsi molto da quello che dei docenti” nel corso del percorso di studi, ma “l’esame di Stato è previsto dalla Costituzione”. “Credo – ha concluso – che abbia un significato per i ragazzi: è un rito di passaggio all’età adulta”.
    Per ora si sa che si partirà alle 8,30 del 22 giugno, per l’eventuale prima prova scritta, come stabilito dall’ordinanza ministeriale 191 del 23 giugno.
    Svolgere l’esame di maturità con le modalità di quest’anno, con l’elaborato e un maxi-colloquio, “è una possibilità. Bisogna vedere che strada prenderà la pandemia, se riusciremo dominarla. Però non si può aspettare maggio per parlarne, potremmo prendere una decisione verso Natale. Non vorrei che i ragazzi pensassero da ora che la maturità debba andare come l’anno scorso”, risponde il presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), Antonello Giannelli.
    Secondo Giannelli, in generale sarebbe opportuna “una valutazione a 360 gradi” sul modello di esame per il futuro: “C’è chi ritiene che dopo 5 anni il giudizio finale non dovrebbe discostarsi molto da quello che dei docenti” nel corso del percorso di studi, ma “l’esame di Stato è previsto dalla Costituzione”. “Credo – ha concluso – che abbia un significato per i ragazzi: è un rito di passaggio all’età adulta”.


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  2. #522
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    Maturità 2022, elenco aggiornato indirizzi dei corsi di studio. Verifica entro 18 ottobre. NOTA


    Con la nota 23296 del 30 settembre 2021 il ministero dell’istruzione trasmette l’elenco aggiornato degli indirizzi dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado. L’elenco permette alle scuole di verificarne la completezza in relazione ai percorsi di studio interessati dagli esami di Stato del corrente anno scolastico nei territori di competenza.
    Le scuole entro il 18 ottobre 2021 trasmettono all’indirizzo e-mail dgosv.ufficio3@istruzione.it, gli esiti della verifica operata
    Indirizzi-Esame_Elenco-2022
    NOTA 23296.30-09-2021
    Come stabilito dall’ordinanza ministeriale 191 del 23 giugno, gli esami di maturità inizieranno il 22 giugno alle ore 8,30 con l’eventuale priva scritta.


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  3. #523
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    Esami di stato 2022: cambieranno?


    Come saranno gli esami di stato del prossimo 22 giugno 2022? È noto che l’anno scorso, per causa della pandemia, sono state eliminate le prove scritte ed è stato fatto un unico colloquio orale “rinforzato”, un sorta di maxi colloquio che doveva durare almeno circa 50 minuti. Dunque, niente scritti e in modo particolare quello di italiano e l’altro di indirizzo, sui quali però tanti diplomandi cadevano, e che assorbivano giornate e lavoro in più per la commissione che fra l’altro è stata pure ricondotta al solo consiglio di classe col solo presidente esterno.
    L’esame di stato prossimo sarà ancora così? È presto per dirlo, ma nulla toglie che il Ministero, consapevole del fatto che i maturandi di quest’anno sono reduci da circa due anni (terzo e quarto anno scorsi) dalla didattica a distanza e dalle difficoltà da essa rappresentata, vari un esame con le stesse condizioni operative dell’anno scorso. Non è escluso, anche se ciò farebbe contenti la gran parte dei ragazzi del quinto anno e che sono in dirittura di diploma finale.
    Sembra tuttavia, secondo quanto si vocifera, che il tanto discusso elaborato, elaborato in tutta pace a casa , oggetto poi del colloquio, ci sarà anche quest’anno. La famosa tesina insomma che rientra sul respiro del Covid e che a conti fatti ha poco significato valutativo, come, a nostro parere, ha un significato valutativo parziale e di giudizio il voto unico espresso in centesimi.
    C’è ancora da capire se, in riferimento alla commissione, il ministro Bianchi opterà per gli stessi docenti interni o se procederà con commissari tutti esterni come, dopo l’esperienza della gestione ministeriale di Letizia Moratti, è stato fino a prima della pandemia.
    Anche su questo versante aspettiamo le decisioni del Ministero che però, da quanto si capisce, non pare voglia un ritorno indietro degli esami troppo radicale, per cui tutto fa supporre che la maturità di quest’anno 2022 sarà la fotocopia di quella scorsa. E forse pure tutti gli altri esami di stato a venire, fino a quando qualcuno si accorgerà che in tale guisa è meglio affidarsi allo scrutinio finale e sbaraccare definitivamente commissioni e presidenti, prove orali e tesine, scritti e scritturali.


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  4. #524
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    Maturità, la prova scritta di italiano non ha più motivo di esistere: vi spiego perché


    Riceviamo e pubblichiamo volentieri un contributo sull’Esame di Stato della secondaria di secondo grado realizzato dalla dottoressa Laura Biancato, dirigente scolastica presso l’ITET Luigi Einaudi di Bassano del Grappa.

    ———————-

    Ho divulgato e sostengo l’appello degli studenti all’eliminazione della prova scritta di italiano dall’Esame di Stato, ma non perché ritenga giusto abolire il testo scritto come dimostrazione delle competenze linguistiche.
    Ritengo però che l’importanza del testo scritto e la cura di una didattica mirata a far acquisire al meglio le competenze in lingua madre, come in tutte le altre discipline, non si dimostrano con una prova finale, una tantum, basata peraltro sulla cristallizzazione di una sola tipologia di testo (poco importa se in effetti le tracce inducano a diversi procedimenti per lo svolgimento, sempre di un “tema” si tratta, diciamocelo…).
    Questa é la tesi che vorrei sostenere.
    Premessa: in questo preciso punto del dibattito mi importa poco di come sia scritta la petizione; l’ho presa solo come punto di partenza e nemmeno ho controllato se gli errori degli studenti che l’hanno proposta siano reali o refusi in fase di trascrizione da parte della testata.
    Credo possiamo tutti concordare sul fatto che la scuola Italiana, al momento, é la summa di pratiche e provvedimenti normativi disconnessi tra loro e spesso obsoleti.
    Giusto per fare un solo esempio: la normativa sugli organi collegiali, che vincola profondamente un sistema di governance farraginoso e lento, è del 1974, mentre la legge sull’autonomia scolastica é del 1999; siamo nel 2021 e ancora attendiamo che questi due pezzi del puzzle si possano combinare in modo decente, o meglio, che vi sia finalmente una riforma complessiva e sensata della governance che non ci impedisca quotidianamente di lavorare con serenità per far andare avanti le scuole.
    Se ci spostiamo sul piano dei curricoli, cioè dello sviluppo dei contenuti e delle competenze degli studenti, i più recenti sono di quasi 10 anni fa, e già allora non si può dire fossero adattati pienamente all’epoca nella quale viviamo e al repentino sviluppo di conoscenze e competenze per la vita nel XXI secolo.
    La struttura dell’esame “di maturità” risale al 1923, quando l’allora ministro Gentile ne tracciò lo sviluppo in prove scritte e orali. Da allora, certo, l’esame ha subito diversi cambiamenti, fino ad arrivare al bailamme degli ultimi anni, Covid escluso. Ma, diciamolo, la filosofia di fondo della prova é rimasta la stessa, vent’anni dopo. Scritti di tipo “classico”, sebbene mascherati dalla proposta di diverse tipologie testuali, e orale sulle discipline e poco altro, dove tocca ascoltare argomenti che difficilmente arrivano a trattare delle problematiche mondiali degli ultimi decenni.
    Nel frattempo, il mondo e le competenze necessarie per affrontarlo sono cambiati radicalmente, così come dovrebbero essere cambiati, ma non lo sono, i processi di insegnamento/apprendimento. Decisamente, la scuola non é riuscita ad uscire da logiche dell’”abbiamo sempre fatto così”. Sicché, come qualcuno di voi giustamente sostiene, si sono abbassate le competenze degli studenti. Curioso che continuino a gridarlo sui social, rabbiosi, proprio i docenti, che sono, loro malgrado, irta i primi (anche se non i soli) responsabili di questi effetti.
    Dunque, a questo punto del ragionamento, trovo strano che non si consideri che, se le cose stanno così, forse due domande bisognerebbe farsele.
    Venendo al tema dell’esame di maturità e delle prove, quello che critico é una struttura rigida e omologante, che chiude invece un percorso di 13 anni di istruzione basato (grazie alle ultime ricerche psico pedagogiche, che non sono chiacchiere da bar…) su un diffuso concetto di individualizzazione e personalizzazione degli apprendimenti, oltre che sulla scelta, per gli ultimi cinque anni, di indirizzi di studio profondamente diversi tra loro.
    La contraddizione tra gli esiti degli studi e della ricerca pedagogica (dati nazionali e internazionali alla mano) e la pratica didattica nelle scuole é tragicamente evidente, a questo punto. Sarebbe come se negli ospedali, per curare i malati, non si tenessero in considerazione le ultime scoperte della ricerca medica, scientifica e tecnologica.
    La scuola dovrebbe personalizzare, mentre l’esame spesso omologa senza se e senza ma, in particolare con gli scritti, che per essere affrontati dagli studenti con fragilità dimostrate, richiedono da parte dei consigli di classe provvedimenti carambolici e spesso forzati al limite del ridicolo.
    Percorso e prove finali sono in evidente contrasto metodologico, almeno da questo punto di vista.
    Ma non é tutto qui, c’é molto altro.
    C’é che l’evoluzione della comunicazione in tutti i settori della vita e del lavoro, ci avrebbe dovuto portare ad evolvere anche le competenze che diamo agli studenti, nell’ambito della lingua come in tutti gli altri ambiti del sapere. E che questo, se fosse stato fatto, ci avrebbe dovuto portare anche ad una profonda revisione dei modi con i quali ci accertiamo che queste competenze siano state acquisite. Ad esempio, per chiunque oggi voglia trovare lavoro o sviluppare una propria attività imprenditoriale, è necessario saper usare benissimo i social e i loro linguaggi che, badate bene, non sono né di semplice attivazione né scontati. Oppure, é necessario saper scrivere bene una lettera motivazionale. Non c’è dubbio che una forma di allenamento alla scrittura consista anche nella tipologia di testi assegnati per la maturità, ma di certo non si risolve tutto lì, anzi.
    In ogni modo c’é sempre il fatto che un esame di maturità, come quello tradizionalmente inteso, è una prova strutturata in un tempo lontano, in una scuola che accoglieva solo una certa categoria di studenti, non una scuola di massa, come per fortuna abbiamo ora, specialmente dopo aver fissato l’obbligo di frequenza fini ai 16 anni.
    Il “tema” d’esame, che ipocritamente si può continuare a chiamare testo contando su una differenziazione davvero fittizia, è una forma non adatta a tutti, ma soprattutto fuori dal tempo, così come fuori dal tempo sono i percorsi di studio.
    Il che ci riporta al problema centrale: il sistema scolastico nazionale, fatto di piccoli pezzi aggiunti via via e disconnessi tra loro, che non ci consentono di lavorare con i ragazzi in un percorso continuativo e coerente, e soprattutto aggiornato a ciò che la cultura e la società di oggi richiedono.
    C’è chi giustifica la prova scritta, invocando a gran voce la necessità che gli studenti siano preparati per l’università. Ma avete presente cosa ne fanno, le università, dei nostri esami? Un bel niente, tanto che ne propongono di loro per l’accesso, questa volta sì, mirati e selettivi.
    Le università e il lavoro richiedono, invece, che una preparazione seria e completa, adatta ai talenti di ciascuno, si compia dalla scuola dell’infanzia alle superiori, con attenzione alle competenze e ai contenuti. Con prove periodiche ben strutturate e coerenti con il “programma”. E a poco serve che alla fine, una tantum, si faccia finta di proporre un esame selettivo dove passano praticamente tutti, senza colpo ferire. Dove il massimo della determinazione di giudizio sta nell’assegnare un 60 su 100 e via andare…
    La dico ancora più chiaramente: io sarei proprio per l’abolizione dell’esame, altro che “rito di passaggio”…
    Chi conosce i meccanismi delle commissioni, quando sono miste esterni/interni, sa bene che si tratta di un’organizzazione piuttosto complicata, per non dire inadatta, e non priva di rischi per l’oggettività e l’equità delle valutazioni.
    Sarei per ragionare al meglio sui percorsi, per tappare le enormi falle di un sistema che non prepara a sufficienza né per l’università né per il mondo del lavoro. Sarei per rivedere la preparazione iniziale e la selezione delle persone che lavorano in questo sistema. Sarei per mettere a sistema metodologie che attivino e motivino i ragazzi e non li riducano spesso a soggetti passivi seduti dietro a un banco.
    Sono e sarò per una preparazione che tenga conto dei talenti individuali, che non per tutti gli studenti necessariamente si esprimono con un “tema”, come invece richiesto dall’esame di maturità classicamente inteso, che assegna a questo compito un valore e un punteggio che pesa fortemente sull’esito finale.
    Anche se la stampa continua ad indicare come “licei” tutti i percorsi di istruzione superiore, non tutte le scuole di secondo grado sono licei.
    Lungi da me pensare che in un professionale non si debba saper scrivere, bisognerebbe riflettere che se proprio vogliamo mantenere un esame finale che sia significativo, per uno studente dell’alberghiero vada aumentata la possibilità di dimostrare, in una fase conclusiva del percorso, che se la cava benissimo in cucina o in sala o alla reception, certi di avergli insegnato a parlare bene e a scrivere bene nei precedenti 13 anni, competenze che non si accertano una tantum, ma che richiedono di essere consolidate per bene, e verificate altrettanto puntualmente, con le metodologie necessarie, per tutti gli anni di scuola, e non solo alla fine.
    Sono sicura, purtroppo, di non aver esaurito l’argomento, che richiederebbe una trattazione decisamente più ampia.
    Ma, per favore, non svilite il dibattito cercando gli apostrofi in eccesso nel testo della petizione o gridando allo scandalo di una scuola che non bastona abbastanza o che non favorisce i “riti di passaggio”…
    Concludo con una considerazione del tutto personale. A me é sempre piaciuto molto scrivere, grazie a insegnanti eccezionali, a partire dalla mia maestra delle elementari. Se scrivo decentemente, é per merito loro. Mi capita spesso di dover produrre articoli professionali, spesso di una certa complessità. Diciamo che la mia sfida nello scrivere questi pezzi è paragonabile, in proporzione, all’impegno di uno studente medio in un “tema” di maturità.
    La scrittura, soprattutto dopo l’aiuto che il digitale può fornire nell’esercitarla bene, é un processo lungo, di organizzazione dei contenuti, ricerca di informazioni, stesura e revisione accurata che non può più prescindere dall’utilizzo della rete (se si vuol farlo bene), di un editor di testo e di un tempo adeguato, che può consistere anche in giorni, con pause nel mezzo.
    Non so se sono particolarmente incapace, ma non credo. A me, per scrivere un buon testo, servono tempo (tanto tempo), soprattutto per la revisione, e disponibilità di strumenti. Tutto quello che non diamo ad uno studente nel momento della prova di italiano scritto alla maturità. Fine.


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  5. #525
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    Esami di Stato: è sufficiente lo scrutinio finale o altro?


    Il dibattito si apre sempre in questo periodo, quando ci sono da fare scelte in previsione della scadenza degli esami di stato (che non sono più di maturità) a giugno.
    E in tale dibattito si scontrano varie posizioni, da chi li vorrebbe abolire del tutto, per uno scrutino finale complessivo, a chi li vorrebbe affidare a una commissione dei soli docenti interni, a chi vorrebbe lasciarli così come sono, metà interni e metà esterni con due verifiche scritte e il colloquio multidisciplinare, a chi prospetta una commissione tutta esterna con tutte le verifiche scritte e orali (come prima del 68), a chi chiede addirittura di abolire il valore legale del titolo di studio e lasciare agli enti certificatori il rilascio del diploma, a chi reclama ancora di abolire le prove scritte, lasciando solo il colloquio orale, a chi si chiede se non sia meglio rilasciare un certificato delle competenze acquisite ma con due opzioni: dopo un esame su tutte le materie oppure con lo scrutinio finale del consiglio di classe ma senza bocciature per entrambe le proposte.
    In pratica, in quel documento delle competenze vengono tracciate le abilità raggiunte dall’alunno, sarà poi il datore di lavoro o l’università a fare la differenza, con l’ipotesi pure della ripetizione dell’anno se il candidato lo ritiene opportuno per il suo avvenire.
    Nell’attesa di vagliare tutte queste proposte, la realtà sta sempre nel mezzo e i ministri preferiscono tirare a campare piuttosto che afferrare il toro per le corna e dare una del tutto nuova impronta a questo rito che si ripete anno per anno, contestazione per contestazione, lamenti per lamenti come quelli che incominciano ad affiorare dopo un anno e rotti di pandemia da Covid.


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  6. #526
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    Esami di Stato secondaria, lo scritto non va cancellato: i sindacati compatti nel dire ‘no’



    Alcuni studenti hanno lanciato una petizione per abolire all’esame di Stato il tema scritto di Italiano, sollevando approvazioni ma anche critiche. Per taluni infatti questa proposta di sottrarsi al tema è in realtà un impoverimento dell’offerta formativa e per altri che la prova scritta è una prova difficile e inutile.
    Da qui la presa di posizione dei segretari di Cisl, Snals-Confsal e Flc-Cgil, per i quali la prova non va abolita, e per vari motivi, sottolineano i sindacalisti, a cominciare da Maddalena Gissi.
    Afferma infatti che se per un verso è indispensabile “aggiornare obiettivi e strumenti della valutazione condotta in uscita dai percorsi formativi”, dall’altro “sarebbe un danno enorme per il sistema di istruzione, per il Paese e prima ancora per i ragazzi stessi, che hanno invece l’esigenza e il diritto di vedersi offrire una formazione di qualità. Non hanno bisogno di malintese e comode benevolenze le ragazze e o ragazzi che frequentano le nostre scuole, ma di potersi confrontare con interlocutori che li trattino seriamente, senza paternalismi e compiacenze. Noi siamo stati dalla loro parte quando abbiamo speso il nostro impegno perché potessero tornare a frequentare in sicurezza le attività in presenza. Lo siamo quando ci battiamo per riportare istruzione e formazione al centro dell’agenda politica.È un dovere al quale non intendiamo sottrarci”.
    Dello stesso parere la segretaria generale dello Snals-Confsa, Elvira Serafini che riflette sul valore educativo dello scritto agli esami di Stato: “Le prove d’esame sono sempre state viste come uno scoglio fin troppo impegnativo dagli alunni, che preferirebbero certamente un percorso con meno ostacoli. Spetta ai docenti mostrare loro la necessità di formarsi e soprattutto di fermarsi. La scrittura definisce il pensiero, lo rende concreto, dà forma alle idee, offre l’opportunità di riflettere su quanto si è letto, ascoltato o pensato e nell’istante. Eliminare la scrittura nelle prove di esame amplificherebbe questi problemi, perché non si insegnerebbe più a ragionare su come esprimere concetti o opinioni”.
    Difronte al dilagare dei social che stanno modificando le regole della scrittura, “Eliminare la prova scritta all’esame di Stato sarebbe un errore imperdonabile. No, non si può procedere per sottrazione, bisogna valorizzare i percorsi e lavorare sulla formazione dei giovani senza assecondarne paure e debolezze, perché la scuola serve anche e soprattutto a dare gli strumenti ai giovani per affrontare le difficoltà, non per aggirare gli ostacoli”.
    Decisi anche i commenti del segretario generale della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, e del presidente dell’associazione professionale Proteo Fare Sapere: “Comprendiamo il disagio e la tensione di tanti studenti che si avviano a concludere la secondaria superiore dopo oltre due anni in cui la scuola ha dovuto pagare il prezzo della pandemia. E uno di questi proveniva dalla decisione di sostituire la parte scritta dell’esame di Stato con una tesina da compilare a casa. Non è la stessa cosa.
    “Lo sviluppo e l’apprendimento della lingua è infatti un processo che investe la persona fin dalla prima infanzia e ne segna lo sviluppo lungo tutto il corso della vita. Scrivere, ancor più, sottende riflessione, rielaborazione, adattamento e cura dei pensieri in ragione dei diversi contesti/testi comunicativi. Sarebbe un errore accogliere la proposta di abolire la prova scritta di lingua italiana nell’esame di Stato, pur avvertendo il disagio di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, creato soprattutto da tanti mesi di didattica a distanza. È a questo disagio che bisogna rispondere e c’è ancora il tempo utile per farlo. Stando vicini agli studenti con un progetto non solo di sicurezza sanitaria ma anche di aiuto e sostegno psicologico e didattico, offrendo loro un potenziamento di quelle attività importanti per giungere con maggiore sicurezza e tranquillità all’appuntamento conclusivo. Questo è l’impegno che l’amministrazione deve assumere per rispondere alle richieste degli studenti e alla preoccupazione di tanti docenti”.



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  7. #527
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    Maturità 2022, termini e modalità di presentazione delle domande di partecipazione


    Anche quest’anno il MI ha pubblicato la nota concernente termini e modalità di presentazione delle domande di partecipazione agli esami di Stato.
    Per l’a.s. 2021/22 la nota è la 28118 del 12 novembre 2021.
    Le scadenze da ricordare sono diverse.
    Candidati interni
    Per quanto concerne i candidati interni, per gli studenti dell’ultima classe le domande devono essere presentate dal 16 novembre 2021 al 6 dicembre 2021. L’ammissione all’esame di Stato è disposta, in sede di scrutinio finale, dal consiglio di classe, presieduto dal dirigente scolastico o da suo delegato.
    Per quanto concerne invece gli studenti della penultima classe per abbreviazione per merito, la presentazione delle domande deve avvenire dal 7 dicembre 2021 al 31 gennaio 2022. In particolare, sono ammessi, a domanda, direttamente all’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo, gli studenti che hanno riportato, nello scrutinio finale della penultima classe,
    non meno di otto decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline valutate con l’attribuzione di un unico voto secondo l’ordinamento vigente e non meno di otto decimi nel comportamento, che hanno seguito un regolare corso di studi di istruzione secondaria di secondo grado e che hanno riportato una votazione non inferiore a sette decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline e non inferiore a otto decimi nel comportamento negli scrutini finali dei due anni antecedenti il penultimo, senza essere incorsi in non ammissioni alla classe successiva nei due anni predetti. Le votazioni non si riferiscono all’insegnamento della religione cattolica e alle attività alternative.
    Candidati esterni
    Per i candidati esterni le domande devono essere presentate dal 16 novembre 2021 al 6 dicembre 2021. In particolare, sono ammessi a sostenere l’esame di Stato in qualità di candidati esterni coloro che:
    a) compiano il diciannovesimo anno di età entro l’anno solare in cui si svolge l’esame e dimostrino di aver adempiuto all’obbligo di istruzione;
    b) siano in possesso del diploma di scuola secondaria di primo grado da un numero di anni almeno pari a quello della durata del corso prescelto, indipendentemente dall’età;
    c) siano in possesso di titolo conseguito al termine di un corso di studio di istruzione secondaria di secondo grado di durata almeno quadriennale del previgente ordinamento o siano in possesso del diploma professionale di tecnico;
    d) abbiano cessato la frequenza dell’ultimo anno di corso prima del 15 marzo 2022.
    Per gli esterni, la procedura è informatizzata e si accede tramite utenza SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale)/CIE (Carta di identità elettronica)/eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature). Nel caso in cui il candidato sia minorenne, l’accesso alla procedura è effettuato dal genitore o da chi esercita la responsabilità genitoriale.
    Ecco la tabella con tutte le scadenze



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    Quale maturità 2022? Bianchi: i diplomandi sono sulle braci da due anni, faremo il loro bene


    “I ragazzi che faranno la maturità quest’anno sono sulle braci da due anni. Quindi parliamo con i nostri presidi, parliamo con le persone e decideremo. Non è una problema di giornali, è un problema di persone, ne discuteremo tutti e faremo il bene dei ragazzi e delle ragazze, che è avere un percorso di scuola compiuto, entro cui gli studenti possano essere anche in grado di riflettere su quanto è stato fatto in questi anni e quanto è accaduto”. Così il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi al convegno dell’Anp La scuola al centro del Paese, risponde alla domanda circa l’eventuale prova unica dell’Esame di maturità, richiesta da molti studenti.
    Il ministro ringrazia Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi: “Quando picchia picchia forte, ma per il bene dei nostri ragazzi e ragazze”.
    E nel fare il punto su quanto è stato fatto nei mesi scorsi, ricorda: “Bisogna usare tutti gli strumenti che la nostra epoca ci mette a disposizione. Noi usiamo gli strumenti, non sono gli strumenti a usare noi. Grazie a questi strumenti abbiamo potuto andare avanti durante la pandemia. Poi abbiamo fatto gli esami di maturità in presenza e sembrava impossibile. Abbiamo recuperato in estate e sembrava impossibile, sembrava impossibile fare i concorsi e sembrava impossibile persino il Green pass, invece lo abbiamo fatto”.
    E ancora, sull’avvio della scuola in questo nuovo anno scolastico: “Dopo due mesi abbiamo situazioni difficili ma abbiamo le cose sotto controllo. In questo Paese abbiamo la tendenza a dire che andrà tutto male, ma io sono ottimista perché siamo in tanti che stiamo lavorando per affrontare i problemi uno alla volta, arrivando fino in fondo alle cose. Io voglio essere ostentatamente ottimista, non posso permettermi di essere pessimista, perché abbiamo troppi ragazzi e troppe famiglie che contano su di noi”.
    Nuova didattica
    Quindi Antonello Giannelli propone: si progetti una scuola all’insegna della flessibilità, con “classi che non siano legate all’età. Noi abbiamo elaborato una proposta di modifica all’autonomia perché la didattica integrata digitale diventi a pieno titolo uno strumento didattico di potenziamento, non un esorcismo contro la pandemia”.
    “Il ministro dà ragione al presidente Anp, e sulla DaD puntualizza: “La DaD non è la peste, se non ci fosse stata la DaD l’alternativa sarebbe stata la chiusura. Noi siamo gente che impara. Ora dobbiamo fare un passo avanti nell’autonomia. Sono 20 anni che stagna”.
    “Con il Mef abbiamo contrattato: l’organico rimane stabile fino al 2027 sebbene la popolazione scolastica sia in caduta. Quindi possiamo usare questi insegnanti per fare le operazioni di cui parla Antonello Giannelli. Non dobbiamo ridurre il numero di alunni per classe, dobbiamo fare le classi aperte. Tutti gli strumenti digitali servono come potenziamento dell’autonomia, su questo stiamo lavorando”.
    “Noi nel nostro Paese abbiamo un problema di disuguaglianze che va affrontato. Partiamo dagli asili nido. E contro la dispersione abbiamo gli strumenti per recuperare chi si disperde”.
    Edilizia scolastica
    E sull’edilizia scolastica: “A novembre facciamo un bando di 5 miliardi, 3 dei quali abbiamo dato per mettere in sicurezza le scuole. Abbiamo dei problemi, li conosciamo, siamo intervenuti mettendo a disposizione fondi adeguati. Ma il vero problema è come sono fatte le classi. Non dobbiamo fare le scuole di prima ma dobbiamo rifare le classi per una scuola aperta, che abbia dei margini anche per i ragazzi con difficoltà. Oggi puoi pensare a delle cose e puoi realizzarle”.
    Giannelli contesta: “Gli enti locali non riescono a gestire gli appalti con efficienza. Sia fatta una cabina di regia presso il Ministero dell’Istruzione che monitori il lavoro degli enti locali”.
    Il Ministro precisa: “Noi stiamo lavorando a un bando nazionale di progettazione cui possano partecipare grandi architetti. Quindi non solo monitoreremo i Comuni ma li stimoleremo verso una progettualità di altissimo livello sull’edilizia scolastica”.



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    Maturità, via per sempre la prima prova scritta di italiano: omologa, ma c’è chi dice no




    Si torna a parlare della prima prova scritta, quella di italiano, alla maturità. Non solo per il 2022, a causa della pandemia, ma anche quando l’emergenza Covid sarà superata. Tra i tanti che ne mettono in dubbio la conferma per il futuro c’è sicuramente Laura Biancato, dirigente scolastica presso l’ITET Luigi Einaudi di Bassano del Grappa: attraverso una lettera inviata alla Tecnica della Scuola, la ds ha detto che “la scuola dovrebbe personalizzare, mentre l’esame spesso omologa senza se e senza ma, in particolare con gli scritti, che per essere affrontati dagli studenti con fragilità dimostrate, richiedono da parte dei consigli di classe provvedimenti carambolici e spesso forzati al limite del ridicolo”.
    Fratelli d’Italia contraria alla cancellazione
    In difesa della prima prova alla maturità si pone Fratelli d’Italia: Paola Frassinetti ed Ella Bucalo, rispettivamente vicepresidente della commissione cultura della Camera e responsabile dipartimento istruzione e responsabile scuola, ricordano che il loro partito è stato sempre contrario “all’eliminazione del tema di Italiano dell’esame di maturità durante la pandemia. Ora quella che sembrava una decisione temporanea, legata allo stato di emergenza, rischia di diventare una scelta definitiva”.
    “Riteniamo che la scrittura e la lettura vanno intensificate proprio in questo periodo dove i ragazzi usano molto gli strumenti informatici e faticano sempre più ad esprimersi. Una maturità senza tema di italiano perderebbe il suo vero valore impedendo una valutazione complessiva sulla formazione dello studente”, concludono le deputate all’opposizione.
    La posizione del ministro Bianchi
    Qualche giorno fa, sempre su questo tema, il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, intervenuto a ‘Che tempo che fa’ su Rai3, ha detto sull’esame di maturità 2022 che pur mancando ancora molti mesi, di certo, almeno finchè non saremo usciti completamente dal Covid, bisogna avere molta attenzione, perché “dovremo mettere i nostri ragazzi in completa sicurezza”.
    Sugli ultimi due esami di Stato, il ministro dell’Istruzione ha ricordato che “i nostri ragazzi non hanno fatto tesine raffazzonate, piuttosto hanno colto questo momento per riflettere anche sulla propria situazione personale. Teniamo conto della sicurezza dei nostri ragazzi ma anche della loro capacità di riflessione”.



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    Maturità 2022, non sarà uguale all’ultima: Bianchi annuncia “passi avanti”


    L’esame di maturità 2022 come sarà? Il ministero dell’Istruzione non sembra ancora avere deciso, ma l’idea di fondo ormai c’è. Considerando l’aumento dei contagi degli ultimi giorni, anche nelle scuole dove le quarantene hanno ripreso a salire numericamente, tanto da poter dire che siamo vivendo la quarta ondata della pandemia da Coronavirus, tutto fa supporre che sostanzialmente i maturandi dovranno cimentarsi in un prova unica orale. Come quella svolta lo scorso mese di giugno: in quell’occasione, ogni candidato – davanti a sei commissari tutti interni, più il presidente esterno, quindi proveniente da un altro istituto, ha anche discusso i contenuti di un suo elaborato inviato ai suoi docenti entro lo scorso 31 maggio. Dobbiamo aspettarci, dunque, una maturità di base simile all’ultima ma con qualche novità.
    Il ministro: fare tesoro del passato
    A fare intendere che vi saranno cambiamenti (seppure lievi) rispetto al 2021, è stato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi: rispondendo a Veronafiere a una domanda sui prossimi esami nelle scuole superiori, Bianchi ha detto di avere “in mente una maturità che faccia tesoro di tutto quello che abbiamo vissuto fino ad adesso”, ma anche “che faccia un passo in avanti, anche rispetto agli altri”.
    Qualcuno ipotizza lo svolgimento di una prova scritta. Ma il ministro non conferma: “Stiamo lavorando – ha proseguito il titolare del dicastero dell’Istruzione – facendo tesoro dell’anno scorso e di tutto: faremo passi in avanti, però ascoltando tutti”, ha concluso Bianchi.
    L’anno scorso è andata bene…
    Il ministro, quindi, non intende scoprire le carte. Rimanendo fermo sulla posizione esternata a fine settembre, quando ricordò come gli ultimi Esami di Stato siano stati più che ottimali, considerando l’emergenza Covid.
    “Quest’anno abbiamo scelto una via di cui do un giudizio positivo – disse Bianchi -. Abbiamo detto che la maturità va predisposta attraverso un dialogo tra lo studente e il suo consiglio di classe. Con la definizione di un argomento che lo studente ha più di un mese di tempo per sviluppare, presentando un proprio progetto tre settimane prima alla commissione. Ho visto tesine sviluppate anche con strumenti multimediali molto sofisticati”.
    Sempre in quell’occasione, Bianchi chiese agli studenti del quinto anno delle superiori di non avere “paura. Capisco che chi ha svolto questo ciclo di studi lo ha fatto in una situazione molto difficile però non è domandando degli sconti che andiamo incontro al bisogno di crescita dei ragazzi. Ci sarà un esame che sarà di maturità”.


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