Cambia il peer to peer, l'Hadopi diventerà inutile

I pirati abbandonano i circuiti tradizionali in favore dei siti come Rapidshare. Cercano così di aggirare le leggi antipirateria.


Dopo aver tenuto a lungo sotto osservazione il traffico di una quarantina di siti indiziati di "pirateria digitale" MarkMonitor, azienda che ha il proprio business nella difesa dei proprietari dei brevetti e dei titolari del copyright, è giunta alla conclusione che il peer to peer tradizionale sia ormai al tramonto a causa della concorrenza.
Pare che ormai i pirati si rivolgano sempre più allo scambio tramite siti specializzati piuttosto che attraverso i classici circuiti, ritenuti meno sicuri.
Pur senza arrivare a una cifra certa stima infatti che i complessivi 146 milioni di accessi giornalieri a questi siti - ovvero oltre 53 miliardi di visite all'anno - siano dovuti al download di file anche protetti, un "mercato" che si avvicina quantitativamente a quello che ha ancora luogo in tecnologia P2P.
MarkMonitor precisa che i siti maggiormente indiziati utilizzano server posti principalmente in Europa e negli Stati Uniti: questi sono i noti Rapidshare, Megaupload e Megavideo, che da soli raggiungono la bella cifra di 21 miliardi di accessi per anno.
Essi si avvalgono per la maggior parte di server che, a pagamento, propongono lo stoccaggio crittografato dei file degli abbonati e offrono così un agevole mezzo per effettuare download illegali e scambi di file protetti.
In tal modo si aggirano di fatto le varie normative nazionali più o meno repressive, come per esempio la contestata Hadopi 2 con la famosa "dottrina dei tre schiaffi", che punta anche presuntivamente solo all'intercettazione degli scambi effettuati in tecnologia peer to peer.
zeus