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Discussione: Cyberbullismo

  1. #21
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    Predefinito Dall’Ue il «kit» anti bullismo per studenti, prof e genitori

    Dall’Ue il «kit» anti bullismo per studenti, prof e genitori

    Un «kit» online per combattere il bullismo coinvolgendo non solo studenti e docenti, ma anche le famiglie. È quello pubblicato on line da Enable , il network europeo nato per combattere i bulli negli ambienti educativi, che ha sviluppato un metodo per fornire ai giovani abilità comunicative e strategie sociali utili a fronteggiare le situazioni più difficili. Sono cinque i paesi Ue in cui è già partita la sperimentazione del«pacchetto anti bullismo» – Belgio, Croazia, Danimarca, Grecia e Regno Unito – ma Epale punta a raggiungere in breve tempo gran parte dei sistemi educativi europei.
    Il metodo
    La strategia messa a punto da Epale – rete nata con il supporto dell’European Schoolnet, la rete dei ministri europei dell’Istruzione – ha l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni al tema del bullismo per farli diventare protagonisti del cambiamento.
    Il progetto coinvolge sia le vittime del bullismo che i bulli stessi, puntando sul miglioramento dell’autoconsapevolezza e della capacità di esprimere e gestire le emozioni.
    Il kit comprende anche lezioni e strumenti per aiutare le famiglie a controllare i propri figli sia on line che off line (e combattere, così, il cosiddetto cyberbullismo), ma anche suggerimenti per lo svolgimento di attività ludico-didattiche che consentono di continuare anche a casa il lavoro iniziato in classe.
    Per i docenti, infine, il «pacchetto» comprende un piano di 10 lezioni che vanno dalla comprensione della natura del bullismo fino all’analisi delle tecniche per «leggere» e comprendere gli stati emotivi.
    Il kit Epale è scaricabile qui .


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  2. #22
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    Connessi contro il cyberbullismo: scuola pugliese vince la gara Off4aDay

    I bulli si nascondono dietro a maschere stile “Anonymous” e umiliano una ragazza che danza indifesa, al centro di un palco spoglio. Le immagini in bianco e nero diventano a colori solo quando i bulli tolgono la maschera e trovano il coraggio di dire: “Basta”. La danza riprende e la vita continua.
    È la coreografia ideata dagli studenti della classe 2A dell’Istituto superiore Leonardo Da Vinci di Fasano (Brindisi, Puglia), che con il loro video si sono aggiudicati la vittoria finale del concorso nazionale “Off4aDay – Today is our school’s turn”, promosso da Samsung, in collaborazione con Movimento italiano genitori (Moige), per combattere il bullismo online e diffondere un uso consapevole delle nuove tecnologie.
    Connessi contro il cyberbullismo
    Alla gara hanno partecipato studenti da tutta Italia. La scuola vincitrice è stata scelta tra 10 classi finaliste ed è stata premiata con la dotazione di una classe digitale Samsung, a sostegno dell’evoluzione dell’apprendimento in chiave digitale. I progetto sono stati presentati oggi a Milano, durante un evento-dibattito moderato da La Pina di Radio Deejay. Un’occasione anche per un confronto diretto tra i ragazzi presenti, i loro insegnanti e i rappresentanti delle istituzioni.
    Il coraggio di parlare
    Toccante la testimonianza di Caterina. «Ero una ragazza pronta ad affrontare il primo anno di liceo. Ma non sapevo che presto la mia vita sarebbe cambiata». Caterina avrebbe presto scoperto che i suoi compagni avevano aperto un gruppo contro di lei, ragazza adottata, per prenderla in giro. Dopo un momento di sconforto («Ero sola. Mi sono detta: ora che cosa faccio? Non ho amici»), la svolta: Caterina trova la forza di parlarne con i genitori. Legge una lettera in classe («Prima però ho fatto uscire i professori»), scritta «senza accusare nessuno». Per dire poche cose chiare: «Sono al corrente del gruppo, posso andare avanti da sola, ho chi mi vuole bene». Col tempo Caterina ha fatto amicizia con altri compagni di classe («Perché gli altri ci sono, e sono sempre molti di più»). E col tempo («dopo 4-5 anni»), i bulli hanno anche chiesto scusa.
    Lasciamo i bulli senza un pubblico
    Alla fine della testimonianza La Pina di Radio Deejay, che ha condotto con la consueta simpatia, ha con leggerezza colto l’occasione per lanciare un messaggio forte ai ragazzi presenti: «Le cose passano. Passano e migliorano. Sempre». L’importante è «non dare un pubblico ai bulli». Già, perché i cyber bulli si distinguono dai bulli perché hanno un pubblico molto più vasto. «Ogni volta che mettete un like a un video o un post che irride qualcuno – ha detto La Pina – è come se, passanti indifferenti, tiraste un calcio alla vittima di turno. Non fatelo». A La Pina ha fatto eco Paolo Picchio, padre di Caterina, vittima del cyberbullismo. «Un bullo senza pubblico è solo. Serve una maggioranza silenziosa che ghettizzi i bulli. Al like lasciato con superficialità dobbiamo sostituire un consapevole e profondo silenzio, capace di isolare questi gesti criminali».
    Un numero gratuito contro il cyberbullismo
    La giornata di oggi si inserisce nel progetto #OFF4aDAY, partito ad ottobre 2015 e che ha visto l’avvio da parte di Samsung e Movimento italiano genitori (Moige) del primo servizio di supporto dedicato al cyberbullismo attraverso l’attivazione di un numero gratuito 393 300 90 90 e un indirizzo mail, help@off4aday.it gestito da un team di psicologi specializzati, che ad oggi ha ricevuto circa 1.800 richieste di aiuto e di informazioni.
    Un fenomeno reale
    «Non bisogna demonizzare il mezzo tecnologico, ma educare all’uso corretto», ha spiegato Gabriele Toccafondi, sottosefretario di Stato al Miur presente all’evento. Soprattutto non bisogna negare il problema. Il cyberbullismo è una realtà. Il 51% dei presidi italiani dichiara di aver dovuto affrontare casi di cyperbullismo nel corso della carriera. Mentre il 46% dei ragazzi, secondo la ricerca di “Net Children Go Mobile”, sarebbe stato esposto a comportamenti a rischio.
    Il sondaggio in diretta
    Statistiche che sono state confermate anche “in diretta”, con un sondaggio anonimo condotto tra i ragazzi presenti all’evento milanese. Il 19,4% dichiara di essere stato vittima del cyberbullismo. Il 68,2% conosce una vittima. Il 74,4% chiederebbe aiuto: di questi, più della metà lo chiederebbe alla famiglia (52,5%). Seguono gli amici (30%), poi la Scuola e infine la Polizia. La maggior parte degli intervistati teme di poter essere vittima di cyberbullismo, nell’ordine, per il colore della pelle, l’aspetto fisico, il comportamento e l’attitudine allo studio.

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  3. #23
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    Cyberbullismo, il pericolo non sono i social ma l’utilizzo scorretto: formiamo i docenti


    “Non demonizziamo lo strumento, ma educare all’utilizzo corretto dello strumento. Perché i social network non sono il problema”.
    Lo ha detto Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione, nel corso del convegno “Tutti insieme contro il Cyberbullismo! Scuola, famiglia, associazioni, imprese e istituzioni alleate per una battaglia da vincere”, svolto il 19 maggio alla Camera.
    I social network, ha sottolineato il sottosegretario, sono “il catalizzatore che svela, porta alla luce altre problematiche, come appunto a volte l’assenza di dialogo e il disagio dei singoli ragazzi”.
    Per questi motivi, ha aggiunto Toccafondi, se vogliamo contrastare il cyberbullismo “è prioritario il percorso educativo. La scuola è uno degli attori dell’azione, centrale e fondamentale, ma non l’unico. Occorre prevenire, educare facendo squadra, i soggetti coinvolti devono agire in maniera sussidiaria coinvolgendo insieme scuola, genitori e tutte le istituzioni”.
    Secondo il sottosegretario, “il compito della scuola è quello di prevenire e contrastare qualsiasi modalità in cui si presenta la violenza, ma è chiaro che non possono bastare solo interventi repressivi, fondamentale e centrale deve essere – ha concluso Toccafondi – l’educazione. Attraverso percorsi formativi che servono a spiegare e raccontare: azioni dedicate per le classi, azione dedicate ai genitori e la formazione dei docenti per ascoltare, capire il disagio e intervenire. Dobbiamo responsabilizzare i ragazzi”.
    Durante il convegno, è stata ribadita l’importanza dell’impegno congiunto per arginare il bullismo on line, fenomeno sempre più diffuso, anche in Italia, e che coinvolge ormai un adolescente su tre. A un anno dall’approvazione unanime al Senato del disegno di legge per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, il provvedimento è ora oggetto di discussione alla Camera. Governo e istituzioni sono in campo da tempo, per intervenire con misure adeguate. Soprattutto attraverso un’ampia azione di sensibilizzazione e di educazione.
    All’incontro c’era anche la vicepresidente della Camera, Marina Sereni, che ha sottolineato che “abbiamo bisogno di descrivere una rete per capire il fenomeno e poi contrastarlo, con un piano integrato tra i diversi soggetti, pubblici, privati e del privato sociale”.
    “I fatti di cronaca ci ricordano ormai sempre più di frequente che il cyberbullismo è diventato purtroppo un fenomeno preoccupante anche nel nostro Paese, che deve essere affrontato con la massima urgenza”, ha avvertito Francesca Chiocchetti, public affairs manager di Samsung, che ha avviato una collaborazione con il Miur per promuovere un ambiente online più sicuro e tutelare i ragazzi dai suoi rischi, e ha attivato anche ‘off4aday’, il primo servizio di ascolto dedicato alle
    vittime del cyberbullismo, che prevede un numero telefonico e un indirizzo mail a cui scrivere anche in forma anonima. Realizzato in collaborazione con il Moige e con il patrocinio della polizia di Stato, il servizio è gestito da un team di psicologi specializzati e da ottobre (momento del lancio) ad oggi, sono state quasi 2.000 le richieste ricevute da parte dei teenager.
    Durante il convegno, si è svolto un minuto di silenzio per Marco Pannella, venuto a mancare poche ore prima a Roma.

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  4. #24
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    Bullismo, consigli da dare ai genitori per aiutare i figli




    Secondo una ricerca fatta dall’Istat in Italia poco più del 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni ha subito episodi di bullismo. Il fenomeno del bullismo è più presente al Nord, dove solo il 42,7% degli intervistati ha dichiarato di non aver mai subito episodi di violenza, percentuale che arriva al 51,3% al Centro e al 50,8% al Sud.
    Le prepotenze più comuni sono insulti, soprannomi e parolacce (12,1%), a seguire c’è la derisione dell’aspetto fisico o del modo di parlare (6,3%), diffamazione (5,1%) e l’esclusione per le proprie opinioni (4,7%).
    Al di là di quelli che sono i dati è evidente che questo fenomeno, in tutte le sue forme (pensiamo ad esempio al cyber bullismo), è rilevante e soprattutto in continua crescita tanto che il Telefono Azzurro ha definito preoccupante lo scenario dell’infanzia oggi in Italia. L’associazione ha infatti dichiarato che, secondo i dati in suo possesso, il 35% degli studenti italiani ha subito almeno una volta un episodio di violenza, percentuale che supera di gran lunga la media europea che si ferma al 19%.
    Di fronte ad una situazione di bullismo il 65% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni ha dichiarato che per difendersi ricorre all’aiuto dei genitori, altre soluzioni indicate sono: cercare di evitare la situazione, confidarsi con amici e chiedere aiuto agli insegnanti.
    Visti questi dati è evidente dunque che la figura dei genitori è molto importante, ed è altre sì importante che questi sappiano come reagire nel caso in cui il proprio figlio sia vittima di episodi di bullismo.
    Per quanto possa sembrarvi scontato, il primo consiglio è analizzare il comportamento del proprio figlio per cercare di capire se questo stia subendo episodi di bullismo. Nonostante si sia già detto e scritto molto riguardo a questo fenomeno, molti genitori ignorano non tanto il fenomeno in sé, quanto che il proprio figlio ne sia vittima. In aggiunta, se è vero che il 65% dei ragazzi chiede aiuto ai genitori, è vero anche che in alcuni casi il bambino tende a chiudersi in sé stesso e a non comunicare il suo disagio.
    Il primo passo dunque è cercare di capire se il bambino sta vivendo una situazione di disagio. Ma come fare? Putroppo non esiste un metodo scientifico che possa permettere a un genitore se il proprio figlio stia subendo episodi di bullismo. In generale gli esperti dicono che è possibile riscontrare dei segnali attraverso comportamenti e atteggiamenti diversi da quelli abituali. I cambiamenti più comuni che potrebbero rivelare che il proprio figlio è vittima di bullismo sono:
    Improvviso calo del rendimento scolastico
    Scarso interesse verso i propri coetanei
    Atteggiamento di isolamento
    Malesseri fisici di varia natura
    Sonno agitato
    Una volta che ci siamo accertati che effettivamente ci troviamo di fronte ad un problema di bullismo il secondo passo è sforzarsi di mantenere il dialogo aperto. Le vittime dei soprusi hanno la tendenza a chiudersi in sé stessi in quanto si vergognano del fatto di non avere la forza di reagire. È dunque molto importante ascoltarlo e far crescere la sua autostima. Ciò si può ottenere stimolando stimolando le sue qualità, incentivandolo a mantenere relazioni con i propri coetanei e insegnandogli ad esprimere la propria rabbia con costruttività.
    Il terzo passo è informare la scuola e gli insegnanti di ciò che sta accadendo. Questo non solo perché gli insegnanti non sempre sono al corrente di ciò che sta accadendo dietro le loro spalle, ma anche per conoscere meglio la situazione del bullo e tentare un approccio più mirato. In generale il bullismo è un fenomeno che non tende a scoparire da solo anzi, tende ad autoalimentrasi.
    Progetti contro il bullismo in Italia
    Le iniziative per prevenire il fenomeno continuano a crescere da Nord da Sud. Per combattere il fenomeno del bullismo a Roma, il Municipio ha lanciato il progetto “Build future, stop bullyng” il cui scopo è prevenire episodi di bullismo soprattutto a danno di studenti più vulnerabili (disabili, poveri, minoranze etniche ecc.)
    Amnesty International, che ha dichiarato il bullismo una violazione contro i diritti umani, ha recentemente lanciato il progetto "Stop Bullying! A human rights based approach to tackling discrimination in schools". A questa iniziativa hanno partecipato l'Istituto Marie Curie di Napoli, del Liceo Einstein di Torino e dell'Istituto di via di Saponara 150 di Roma.
    Dal 1° Gennaio 2015 il Safe Internet Centre Italia ha lanciato il progetto Generazioni Connesse, coordinato dal MIUR, con lo scopo di promuovere strategie finalizzate a rendere Internet un luogo più sicuro per gli utenti più giovani, promuovendone un uso positivo e consapevole. Visitando il sito www.generazioniconnesse.it potrete trovare maggiori informazioni e un’area dedicata ai genitori ricca di informazioni relative al cyber bullismo.

    orizzontescuola
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  5. #25
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    Bullismo e cyberbullismo. In ogni scuola ci sarà un prof referente




    La Camera ha approvato la proposta di legge che prevede un complesso di misure per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cosiddetto cyberbullismo. Il testo torna per l’ultima lettura al Senato.
    Entra per la prima volta nell’ordinamento una puntuale definizione legislativa di bullismo e cyberbullismo. Bullismo è l’aggressione o la molestia ripetuta a danno di una vittima in grado di provocarle ansia, isolarla o emarginarla attraverso vessazioni, pressioni, violenze fisiche o psicologiche, minacce o ricatti, furti o danneggiamenti, offese o derisioni. Se tali atti si realizzano con strumenti informatici si ha il cyber bullismo, il bullismo telematico e informatico.
    Chi è vittima di cyberbullismo (o anche il genitore del minorenne) può chiedere al titolare del trattamento, al gestore del sito internet o del social media di oscurare, rimuovere o bloccare i contenuti diffusi in rete. Se non si provvede entro 48 ore, l’interessato può rivolgersi al Garante della Privacy che interviene direttamente entro le successive 48 ore. L’oscuramento può essere peraltro chiesto a titolo riparativo anche dallo stesso bullo del web. Dalla definizione di gestore, che è il fornitore di contenuti su internet, sono comunque esclusi gli access provider, i cache provider e i motori di ricerca.
    In ogni istituto tra i professori sarà individuato un referente per le iniziative contro il bullismo e il cyberbullismo. Al preside spetterà informare subito le famiglie dei minori coinvolti in atti di bullismo e, se necessario, convocare tutti gli interessati per adottare misure di assistenza alla vittima e sanzioni e percorsi rieducativi per l’autore. Più in generale, il Miur ha il compito di predisporre linee di orientamento di prevenzione e contrasto puntando, tra l’altro, sulla formazione del personale scolastico e la promozione di un ruolo attivo degli studenti, mentre ai singoli istituti è demandata l’educazione alla legalità e all’uso consapevole di internet. Alle iniziative in ambito scolastico collaboreranno anche polizia postale e associazioni territoriali.
    Viene rafforzata l’attuale aggravante per gli atti persecutori online specificandone meglio i contorni. Lo stalker informatico sarà ora punito con la reclusione da uno a sei anni e analoga pena varrà se il reato è commesso con scambio di identità, divulgazione di dati sensibili, diffusione di registrazioni di fatti di violenza o minaccia. In caso di condanna scatta la confisca obbligatoria di cellulari, tablet o pc.
    In presenza di reati non procedibili d’ufficio (a condizione che non vi sia querela) il bullo, sulla falsariga di quanto già è previsto per lo stalking, potrà essere formalmente ammonito dal questore che lo inviterà a non ripetere gli atti vessatori. Qualora l’ammonimento cada a vuoto, la pena viene aumentata. Se l’ammonito è minorenne, il questore lo convocherà insieme a un genitore.
    Presso la presidenza del consiglio verrà istituito un tavolo tecnico con il compito di redigere un piano di azione integrato per contrastare e prevenire il bullismo e realizzare una banca dati per il monitoraggio del fenomeno.


    Orizzontescuola
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  6. #26
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    Bullismo e responsabilità del Dirigente, la “culpa in organizzando”. Come difendersi dalle “vaghe” circolari sulla sorveglianza


    Torniamo sulla questione delle responsabilità per fatti legati al Bullismo. Dopo la "culpa in vigilando" che riguarda i docenti, la "culpa in educando" che riguarda i genitori, affrontiamo le responsabilità che riguardano i Presidi.
    Torniamo sulla questione delle responsabilità per fatti legati al Bullismo. Dopo la “culpa in vigilando” che riguarda i docenti, la “culpa in educando” che riguarda i genitori, affrontiamo le responsabilità che riguardano i Presidi.
    Una ricognizione sulla questione la si trova come allegato alla nota della Provincia di Trento sull’obbligo di denuncia da parte delle scuole, grazie al lavoro effettuato dal Prof Claudio De Luca, che riportiamo, parzialmente, in calce.
    Ai Dirigenti non spettano Compiti di vigilanza, ma di organizzazione e controllo sull’attività degli operatori scolastici e un’attività di custodia (ex art. 2043 e 2051 c.c.)
    Il Dirigente è tenuto responsabile, ex art. 2043 nel caso in cui non abbia posto in essere tutte le misure organzzative per garantire la sicurezza nell’ambiente scolastico e la disciplina tra gli alunni: la “culpa in organizzando”.
    Rispetto alla “culpa in vigilando” e in “educando”, quella in “organizzando” deve essere dimostrata dal danneggiato. Infatti, per questo tipo di colpa non opera la presunzione, quindi spetta al soggetto che promuove l’azione risarcitoria fornire la prova:
    del danno subito
    del nesso di cusalità tra condotta tenuta dal dirigente ed evento lesivo
    della colpa del danneggiante, e cioè del mancante o insufficiente grado delle misure organizzative per garantire la sicurezza nell’ambiente scolastico e la disciplina tra gli alunni.
    Il Prof. De Luca, nel suo studio, affronta anche la questione delle circolari che i Dirigenti sono soliti emanare relativamente alle questioni organizzative.
    Note in cui si richiede ai docenti “dell’ora antecedente la ricreazione di garantire la vigilanza sugli alunni durante l’intervallo ‘sia nei corridoi che all’interno delle classi’, o che chiedano che si assicuri la copertura delle classi fino all’arrivo dell’insegnante dell’ora precedente, o che si garantisca sorveglianza durante le ‘okkupazioni’ concordata con la scuola”, se da un lato assicurano al Dirigente la copertura per una eventuale accusa di “culpa in vigilando”, caricano il personale docente di compiti spesso gravosi e difficili da svolgere.
    La soluzione prospettata dal De Luca è il ricorso ad una assicurazione che copra delle responsabilità civili in caso di risarcimento.
    Noi aggiungiamo di far presente al Dirigente per iscritto la difficile esecuzione di alcune richieste per evidente impossibilità, come la presenza ubicua all’interno delle classi e nei corridoi durante le ricreazioni.

    Scarica la guida


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  7. #27
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    Bullismo e autismo a scuola, cosa fare per combattere il fenomeno

    Bullismo e autismo. Un binomio troppo spesso presente nelle nostre scuole. Il 60 per cento degli studenti che presenta disturbi dello spettro autistico subisce atti di bullismo. Cosa fare per prevenire questo fenomeno? Come possono affrontare il problema dirigenti scolastici, insegnanti ed operatori?
    Il convegno
    Si tratta di uno dei focus che verranno trattati oggi e domani a Rimini, al convegno “Autismi. Risposte per il presente, sfide per il futuro”, organizzato dal Centro studi Erickson e giunto quest’anno alla sua quinta edizione. In due giornate, oltre trenta tra i maggiori esperti nazionali e internazionali si confronteranno, proponendo suggerimenti pratici per aiutare le famiglie e indicazioni metodologiche per i professionisti che devono tenersi aggiornati e orientarsi tra la mole di studi disponibili.
    Un tema che la scuola non può ignorare
    «Nella scuola il problema non è la classe, perchè quando ci sono gli insegnanti non si verificano atti di bullismo. Il problema sono i corridoi, il giardino, l’autobus, il tragitto per andare a casa. È qui che spesso questi bambini vengono presi di mira dai bulli che li percepiscono come deboli e con delle incapacità», spiega Davide Moscone, psicologo, psicoterapeuta, presidente dell’associazione Spazio Asperger, e animatore di uno dei workshop previsti a Rimini. Un tema che la scuola non può ignorare, dal momento che il bullismo riduce drasticamente le possibilità di apprendimento e l’autostima del soggetto autistico e spesso è causa di abbandono scolastico, fino ai casi estremi di tentativi di suicidio.
    I social hanno peggiorato la situazione
    A peggiorare le cose ha contribuito l’ingresso prepotente dei social nelle relazioni fra studenti. In questi spazi l’ingenuità e la rigidità tipica delle persone con autismo si scontrano con una realtà che tende ad escludere e giudicare senza mediazioni.
    «Il problema riguarda soprattutto i soggetti con autismo lieve, perchè i ragazzi che hanno ritardi cognitivi importanti, che ad esempio non parlano, vengono percepiti come disabili e non vengono “bullizzati”», spiega ancora Moscone. «Riguarda soprattutto gli studenti con sindrome di Asperger, che sono fondamentalmente intelligenti, con quozienti intellettivi nella media o superiori alla media, che sono in grado di parlare, ma che hanno difficoltà a decodificare messaggi non verbali. Non si rendono conto di attirare le antipatie degli altri e commettono degli errori sociali che fanno sì che gli altri li perseguitino».
    La risposta
    Cosa si può fare? «Intanto, bisogna fare in modo che non ci sia omertà, cioè bisogna stimolare i ragazzi, magari anche con dei premi, a denunciare, magari senza fare i nomi, o facendo i nomi ma garantendo loro una qualche protezione. Poi è importante creare nelle scuole degli spazi che siano controllati, “bull free”, una sorta di zona franca dove il ragazzo con disturbi dello spettro autistico che è perseguitato possa trovare rifugio. Infine bisogna educare alla diversità e a rispettare la diversità. Ci sono persone meno socialmente capaci, ma sono capaci in altre aree: nella musica, nella matematica, hanno una memoria eccellente. Qualità che non sono però, soprattutto nell’adolescenza, le più ricercate, come la capacità di fare gruppo, appartenere ad un gruppo, cosa molto difficile per i ragazzi con sindrome di Asperger».
    Nell’ambito del convegno, organizzato in 2 sessioni plenarie e 27 workshop di approfondimento, oltre al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, si parlerà anche di affettività e sessualità delle persone con autismo, del problema del “dopo di noi”, cioè dell’affidamento e della cura del soggetto con autismo, una volta che i genitori non saranno più in grado di occuparsene.
    Tra i relatori, Diana Robins, professore del Drexel Autism Institute di Philadelphia, che presenterà strumenti e programmi di intervento per identificare precocemente l’autismo.


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    Contro il bullismo c’è un piano: per le scuole, in arrivo 2 milioni di euro



    Formazione dei docenti, campagne di comunicazione e una Giornata contro il bullismo a scuola, il 7 febbraio. Dieci azioni per combatterlo e un protocollo per sensibilizzare i giovani su diritti e doveri del web. Giannini: «Non un’ora in più ma alleanza educativa»
    Antonella De Gregorio
    Un’alleanza tra scuola, famiglia e studenti. Ma anche un Piano massiccio in dieci azioni (e due milioni di euro). Così le istituzioni dichiarano guerra al bullismo, con un occhio alle vittime, una «call to action» agli educatori e nessuna scusante: «i bulli sono dei vigliacchi». «La forza del bullo è quella di mettervi al margine ma voi non vi dovete sentire di meno di nessuno. Parlatene e reagite», ha detto Laura Boldrini, Presidente della Camera dei deputati, in occasione dell’evento «In scena contro il bullismo», al teatro Palladium a Roma. Insieme alla presidente Boldrini, sul palco la ministra dell’istruzione, Stefania Giannini: insieme hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa per la diffusione dei contenuti della Dichiarazione dei diritti e doveri in Internet, elaborata dall’omonima Commissione di studio istituita dalla presidente della Camera. La firma è arrivata al termine di un incontro-performance in cui sono state presentate varie iniziative promosse dalla Camera dei deputati e dal Miur per un uso consapevole di Internet, per la conoscenza dei diritti e dei doveri di ciascuna persona, per la prevenzione e il contrasto del bullismo, del cyberbullismo e del discorso d’odio in Rete. L’attrice Paola Cortellesi ha portato sul palco il suo monologo contro il bullismo. Presenti anche i ragazzi di «Mabasta», il primo movimento anti bullismo animato da studenti, nato al Galilei-Costa di Lecce; Ernesto Caffo, presidente di Sos Telefono Azzurro e la direttrice dei programmi Italia-Europa di save The Children, Raffaela Milano.
    «Diritti e doveri»
    «Internet è qualcosa che è entrato sempre più nelle nostre vite. È un’opportunità ma è uno strumento che bisogna conoscere molto bene, perché ci sono tanti rischi e incognite. I ragazzi molto spesso dimenticano che hanno dei diritti anche in Internet ed è giusto che le scuole li preparino ai loro diritti e doveri sul web», ha detto Boldrini, che ha parlato del Protocollo e dei «14 articoli per sensibilizzare i giovani a un uso responsabile di Internet, perché la rete bisogna saperla usare e non fare errori o commettere leggerezze che possono costare molto cari».

    Dieci azioni
    Accanto al protocollo, il Piano del Miur. Che tra le «azioni» per scardinare il fenomeno, prevede l’istituzione della «Prima Giornata nazionale contro il bullismo a scuola». Appuntamento il 7 febbraio 2017, la stessa data del Safer Internet Day indetto dalla Commissione Europea, per sottolineare come sempre più spesso il bullismo prenda la forma di cyberbullismo. In quella giornata verranno presentate le migliori proposte didattiche elaborate dalle scuole per sensibilizzare, prevenire e contrastare bullismo e cyberbullismo. Ci sarà poi una Campagna Nazionale di comunicazione, «Il Nodo Blu contro il Bullismo», primo spot istituzionale, che sarà progettato e realizzato interamente dagli studenti. E poi il rafforzamento del Sic Italia, Safer Internet Centre, come punto di riferimento per la sicurezza dei giovani sul web; il proseguimento della collaborazione tra Miur e Polizia di Stato e tra Miur e Telefono azzurro, la realizzazione di un format televisivo dal titolo «Mai più bullismo» in collaborazione con Rai 2 e la sigla di due altri protocolli d’intesa tra Miur e R. F. Kennedy Foundation of Europe onlus e tra Miur e azienda ospedaliera Fatebenefratelli. E, ancora, tre progetti rivolti direttamente ai ragazzi: «Verso una scuola amica, bulloff» in collaborazione con Unicef, il tour del film «Un bacio», di Ivan Cotroneo, attraverso matinée nei cinema dedicate alle scuole e il concorso «No hate speech».

    Formazione
    Un capitolo è dedicato alla formazione per i docenti, prevista nell’ambito del Piano Nazionale di Formazione appena presentato dal ministero: a partire dal 2017, 16mila docenti di ogni ordine e grado di scuola saranno formati per l’acquisizione di competenze psico-pedagogiche e sociali per la prevenzione del disagio giovanile nelle sue diverse forme e per l’attivazione di percorsi di formazione di tipo specialistico legati al fenomeno del bullismo e cyberbullismo.

    Strumenti per scegliere
    Il Piano arriva un anno dopo l’emanazione delle «Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo». E mira a dare ai ragazzi «la capacità di scegliere sempre e comunque». «Quello che vogliamo fare adesso è darvi gli strumenti perché questa capacità di scelta» possa orientare i ragazzi nella «selezione di ciò che è positivo o negativo», ha detto Giannini.

    Alleanza educativa
    Che ha ricordato come da alcuni anni «più di 80mila ragazzi sono stati coinvolti nel programma Generazioni Connesse». Da oggi le istituzioni scolastiche potranno realizzare interventi di sensibilizzazione, prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo. «Il rispetto si trasmette con il linguaggio, gli atteggiamenti e i comportamenti, a scuola e fuori dalla scuola – ha aggiunto il ministro -. La scuola deve insegnare, e praticare, la cultura del rispetto. Non può esistere un’ora in più per insegnare questo ma un modello educativo che va praticato tutti i giorni» e serve «una gigantesca alleanza educativa, anche con la famiglia. È l’unica vera arma – ha concluso Giannini – che noi abbiamo contro forme di drammatica solitudine».





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    Aggredita da una compagna, finisce in un video virale su FB: il MIUR effettua ispezione




    Un video postato su Facebook ha fatto il giro del web: si vede una ragazzina insultata, derisa, picchiata da una compagna, mentre intorno ci sono altri ragazzi che si divertono e incitano, senza che nessuno intervenga per aiutarla. La vicenda è accaduta in provincia di Cagliari.
    Il video però in poche ore viene condiviso migliaia di volte e ha migliaia di visualizzazioni.
    Il ministro Giannini interviene: “Non possiamo restare indifferenti, invieremo esperti per parlare con ragazzi e famiglie”.
    I carabinieri hanno acquisito le immagini chieste dalla Procura per i minorenni e mercoledì mattina a scuola è arrivata anche la polizia postale. L’ufficio scolastico della Sardegna manderà degli ispettori e e il ministero dell’Istruzione, fa sapere la ministra Giannini, si è già attivato sul caso.
    L’Osservatorio contro il bullismo di Nuoro chiede “una punizione esemplare, non bisogna parlare di ragazzate”.
    Il Moige attacca Facebook per aver pubblicato il video e lo segnala all’autorità garante della privacy: “Inaccettabile che il social network più utilizzato dai minori permetta che un contenuto di tale violenza sia visibile a chiunque; noi genitori siamo molto preoccupati”. Facebook ha risposto: “Abbiamo determinato che rispetta i nostri standard della comunità»”.



    Orizzontescuola
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    Critiche online agli insegnanti da alunni e genitori: ecco il bullismo contro i docenti



    Commenti negativi e infondati dei genitori contro gli insegnanti sui social network rischiano di sfociare in vero e proprio bullismo.
    I genitori che utilizzano Facebook per criticare i docenti dei propri figli rischiano, spesso, di provocare negli insegnanti seri danni utilizzando forme di vero e proprio cyberbullismo.
    Rispondendo ad un sondaggio del servizio gestione scuola, dei 1188 dirigenti contatti più della metà ha ammesso che i comportamenti online dei genitori degli alunni costituiscono un problema. Il 15% di questi dirigenti, tra l’altro, si è dichiarato vittima dello stesso problema che affligge i docenti.
    Molti docenti, impegnati nel migliorare i comportamenti degli alunni, infatti, si sono visti attaccare dai genitori e proprio per questo sono finiti in cura con antidepressivi. L’attività online dei genitori degli alunni, infatti, è come un areazione a catena, al commento di uno si aggiungono decine di commenti di alti creando ansia e stress negli insegnanti.
    Uno dei dirigenti intervistati ha fatto presente che i commenti negativi sulla scuola e sugli insegnanti sui social network non sarebbero mai stati fatti di persone, ed è come se i commenti online togliessero ai genitori ogni inibizione nei confronti dei docenti dei propri figli.
    Tutto questo avviene nel Regno Unito, dove il sindacato insegnanti NASUWT annuncia che il bullismo di genitori e alunni sugli insegnanti è in continua crescita.


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