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Discussione: Cyberbullismo

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    Predefinito Cyberbullismo

    Il bullismo si pratica anche su Facebook e sui cellulari. Uno studio lancia l'allarme: vittime a rischio depressione.

    Sgambetti, spintoni, punizioni spesso crudeli: le tradizionali armi del bullismo adolescenziale possono essere sostituite oggi da forme di persecuzione che passano attraverso Internet. E' il cyberbullismo, inflitto sui social network e sui telefonini, una forma di molestia sempre più diffusa che può fare anche più male del bullismo “tradizionale”. Lo afferma uno studio pubblicato ieri negli Stati Uniti dal National Institute of Child Health and Human Development, ma lo dimostra anche la cronaca.
    Phoebe Prince aveva 15 anni quando si è impiccata, a gennaio, dopo un lungo calvario fatto anche di molestie verbali veicolate da Facebook e messaggi di testo. Era emigrata dall'Irlanda al Massachussets, in cerca di una nuova vita e un'occasione per il suo futuro: “irish slut” (sgualdrina irlandese) la chiamavano molte compagne a scuola, ma gli insulti la raggiungevano anche a casa, sul suo telefonino, sul suo computer. Il caso ha fatto scalpore e ha acceso l'attenzione dei media e degli studiosi sul fenomeno.

    Le vittime di questo tipo di bullismo, sostiene lo studio pubblicato sulla rivista Adolescent Health, sono molto più a rischio di depressione, si sentono prive di via d'uscita, ed è molto più difficile individuarle. Secondo Ronald J. Iannotti, uno degli studiosi che ha interrogato circa settemila studenti per questa ricerca, il bullismo tradizionale “avviene sempre faccia a faccia”, mentre quello che si sperimenta online è calato in una dimensione più “disumanizzata”. Chi lo subisce, ha dichiarato il ricercatore al Washington Post, si sente “più solo, privo di difese nel momento in cui è attaccato”. Il fenomeno si concentrerebbe, negli USA, negli anni che corrispondono alla scuola media italiana, una fase particolarmente delicata per la formazione della personalità adulta. In uno studio precedente, Iannotti aveva rilevato anche la dimensione del problema: il 14 per cento degli studenti intervistati aveva dichiarato di essere stato coinvolto in episodi di cyberbullismo, come vittima, persecutore, o in entrambi i ruoli. Una percentuale non molto lontana rispetto a quella di chi denunciava soprusi fisici (il 20 per cento), e che fa crescere i numeri di chi subisce, in generale, molestie verbali ed emarginazione (50 per cento).
    Un vero ritratto infernale questo delle scuole medie americane, molto vicino alle più odiose rappresentazioni dei film e ai peggiori racconti di cronaca. Le vittime più probabili del cyberbullismo sono le ragazze, ma, di qualunque sesso siano, il rischio di depressione è identico. Anche chi è sottoposto a pratiche di bullismo tradizionale, naturalmente, può incorrere in crisi depressive, che ostacolano il rendimento scolastico e la socialità. Un rischio che, tra l'altro, può colpire con altrettanta frequenza i cosiddetti “bulli-vittime”, persone che hanno subito, ma anche inflitto, persecuzioni. Nel caso del cyberbullismo, però, è sempre chi subisce a essere più in pericolo.
    Come spezzare questa solitudine? La risposta degli esperti è abbastanza prevedibile: occorre che mamme e papà controllino, capiscano, partecipino a quel che accade ai ragazzi. Esiste un nesso inversamente proporzionale, secondo lo studioso Jing Wang, tra il coinvolgimento dei genitori e i fenomeni di bullismo, di ogni tipo. In fondo, non c'è nulla di davvero nuovo nei dati emersi da questo studio. La vita sociale dei giovani si svolge sempre più su territori virtuali, ed è impensabile che su questi si riversino solamente le cose positive e che restino impermeabili agli aspetti più negativi. Purtroppo, sono territori che possono restare nascosti a genitori e insegnanti, in prima linea nella lotta a queste forme di persecuzione.
    L'incontro tra il web e il bullismo tradizionale è avvenuto già da molto tempo, amplificandone danni e contraddizioni, e questo incontro ha trovato proprio in Italia il suo epicentro mondiale. Nel febbraio di quest'anno, infatti, una sentenza del tribunale di Milano ha condannato alcuni dirigenti di Google per non avere tempestivamente rimosso dal proprio sito, nel 2006, un video che mostrava sevizie a un ragazzo autistico, in una scuola di Torino. Ma Internet e i social network somigliano sempre di più alle vita nelle nostre strade. E, come le strade, sembra impossibile tenerla pulita.


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    Cyberbullismo, due giovani su tre lo temono. Soprattutto a scuola

    A confermarlo è una ricerca realizzata da Ipsos per Save the Children, che il 4 febbraio ha reso pubblici dei dati sui varrebbe la pena riflettere: se per il 67% dei ragazzi italiani si può esser puntati durante la sosta in piazzetta, nel solito locale o in altri abituali luoghi di aggregazione, per l`80% dei minori intervistati la scuola rappresenta la residenza elettiva del bullismo nella vita reale. Save the Children: unire le forze di aziende, istituzioni scolastiche e governative, contando sul ruolo chiave della famiglia. Il cyberbullismo sta diventando un fenomeno sempre più incidente e non controllabile dai ragazzi che lo subiscono. A confermarlo è stata una ricerca realizzata da Ipsos per Save the Children, che il 4 febbraio ha reso pubblici dei dati sui varrebbe la pena riflettere: il 72% degli adolescenti e giovanissimi italiani avverte il cyberbullismo come il fenomeno sociale più pericoloso del proprio tempo; inoltre, i social network risultano la modalità d`attacco preferita dal cyberbullo (61%), che di solito colpisce la vittima attraverso la diffusione di foto e immagini denigratorie (59%) o tramite la creazione di gruppi “contro” (57%).
    Praticamente azzerate le distanze grazie alla tecnologia, i due terzi dei minori italiani riconoscono nel cyberbullismo la principale minaccia che aleggia sui banchi di scuola, nella propria cameretta, nel campo di calcio, di giorno come di notte. E percepiscono, soprattutto le ragazze, alcuni degli ultimi tragici fatti di cronaca molto (33%) o abbastanza (48%) connessi al fenomeno. Per tanti di loro, il bullismo via internet arriva a compromettere il rendimento scolastico (38%, che sale al 43% nel nord-ovest), erode la volontà di aggregazione della vittima (65%, con picchi del 70% nelle ragazzine tra i 12 e i 14 anni e al centro), e nei peggiori dei casi può comportare serie conseguenze psicologiche come la depressione (57%, percentuale che sale al 63% nelle ragazze tra i 15 e i 17 anni, mentre si abbassa al 51% nel nord-est). Più pericoloso tra le minacce tangibili della nostra era per il 72% dei ragazzi intervistati (percentuale che sale all`85% per i maschi tra i 12 e i 14 anni e al 77% nel sud e nelle isole), più della droga (55%), del pericolo di subire una molestia da un adulto (44%) o del rischio di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile (24%).
    Se per il 67% dei ragazzi italiani si può esser puntati durante la sosta in piazzetta, nel solito locale o in altri abituali luoghi di aggregazione, per l`80% dei minori intervistati la scuola rappresenta la residenza elettiva del bullismo nella vita reale, che trova rinforzo ed eco in quella virtuale attraverso un utilizzo pressoché costante di dispositivi di ultima generazione. Questa percentuale si innalza all`86% nei pre-adolescenti maschi.
    I ragazzi trascorrono gran parte del loro tempo tra i banchi ed è lì che sperimentano una buona fetta della loro socialità. Il ruolo della scuola è di primaria importanza per valutare ed implementare interventi mirati contro il dilagare del cyber bullismo. L`insegnante per il suo stesso ruolo deve essere un’‘antenna’ pronta ad intercettare e leggere ciò che accade alle dinamiche relazionali della classe – afferma Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia - e, come tale, parte attiva insieme alla scuola nella costruzione di strategie preventive e di contrasto al fenomeno. I docenti però non vanno lasciati soli, il bullismo è un fenomeno complesso che spesso trae origine da un disagio profondo che riguarda il bullo e il gruppo, così come la vittima, e richiede dunque strategie in grado di cogliere e gestire questo disagio. Quindi, uscire da un`ottica di emergenza legata al singolo caso ed entrare in un`ottica di interventi strutturali a lungo termine è la strada da percorrere“.
    Per il rappresentante di Save the Childre, solo “unendo le forze di aziende, istituzioni scolastiche e governative, e contando sul ruolo chiave della famiglia, si può lavorare assieme con l`obiettivo di sviluppare nei ragazzi e nelle ragazze le competenze emotive necessarie per costruire relazioni significative con gli altri“.
    Sono diverse le modalità che i ragazzi raccontano di poter mettere in atto una volta individuata la vittima: si rubano e-mail, profili, o messaggi privati per poi renderli pubblici (48%), si inviano sms/mms/e-mail aggressivi e minacciosi ( 52%, lo fanno soprattutto le femmine preadolescenti, la cui percentuale raggiunge il 61%), vengono appositamente creati gruppi “contro” su un social network per prendere di mira qualcuno (57%), o ancora vengono diffuse foto e immagini denigratorie o intime senza il consenso della vittima (59%, con picchi del 68% nel nord est), o notizie false sull`interessato via sms/mms/mail (58%). La modalità d`attacco preferita dai giovani cyberbulli è la persecuzione della vittima attraverso il suo profilo su un social network (61%).
    E per la maggior parte dei ragazzi (pari all`83%), gli episodi di bullismo “virtuali” sono molto più dolorosi di quelli reali per chi li subisce perché non ci sarebbero limiti a quello che si può dire e fare (73%), potrebbe avvenire continuamente e in ogni ora del giorno e della notte (57%) o non finire mai (55%). Per il 50% dei ragazzi la rete rende anonimi e quindi apparentemente non perseguibili e consente di falsare i protagonisti. La pericolosità del web inoltre deriva dal fatto che chiunque può avere accesso (32%), e i contenuti o le affermazioni fatte da altri sono più facilmente strumentalizzabili (34%).
    Ed è l`isolamento è la conseguenza principale del cyber bullismo. Per il 67% degli intervistati, chi lo subisce si rifiuta di andare a scuola o fare sport, ma soprattutto è la dimensione della socialità a risentirne: il 65% afferma che le vittime non vogliono più uscire o vedere gli amici (con picchi de 70% al centro e tra le femmine dai 12 ai 14 anni), il 45% che si chiudono e non si confidano più (anche qui, per le femmine la percentuale sale al 47%). Anche effetti più gravi, che incidono sullo stato di prostrazione psicologica della vittima, sembrano essere ben percepiti dai ragazzi: secondo il 57% degli intervistati le vittime di cyber bullismo vanno in depressione, il 44% ha la percezione che potrebbero decidere di farsi del male o anche peggio (le percentuali diventano rispettivamente del 63 e del 50% secondo le femmine dai 15 ai 17 anni).
    Sono stati testimoni di atti di cyber bullismo da parte di coetanei almeno 4 ragazzi intervistati su 10, ed il 5% ne parla addirittura come di una esperienza regolare e consueta. L`elevato e costante tasso di innovazione tecnologica lascia presupporre che in futuro la componente adulta del Paese si troverà sempre più di frequente a dover gestire questioni delicate e complesse per garantire la tutela dei minori online.
    Fa riflettere poi un ultimo dato: quando si chiede ai ragazzi quali contromisure adottare per arginare il fenomeno, la maggior parte suggerisce attività di informazione, sensibilizzazione e prevenzione che prevedano il coinvolgimento ad ampio raggio di scuola, istituzioni, aziende e degli stessi genitori. Infatti nonostante più della metà delle mamme condivida foto, video e informazioni con i figli attraverso i social network e ne conoscano le credenziali d`accesso per monitorare la loro dimensione virtuale, il 41% dei ragazzi invoca maggiore vigilanza da parte dei genitori, ed è consapevole del ruolo e delle responsabilità in capo ai gestori delle piattaforme social in primis, cui si appella il 41% dei minori per l`adozione di contromisure, insieme ad un 24% che chiede l`intervento dei gestori telefonici.


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    Approvata la prima bozza del codicen per contrastare il cyberbullismo

    Gli operatori della Rete dovranno collaborare a prevenire e combattere il fenomeno. Da oggi consultazione pubblica sul sito del Ministero
    È stata approvata oggi, durante la riunione tecnica dedicata a combattere il cyberbullismo, la prima bozza del Codice di Autoregolamentazione per la prevenzione e il contrasto del fenomeno. Intervento ritenuto necessario anche a seguito dei gravi fatti di cronaca che hanno visto alcuni giovanissimi arrivare a gesti estremi dopo essere stati oggetto di insulti e diffamazioni su Internet.
    Al tavolo presieduto dal vice ministro dello Sviluppo economico Antonio Catricalà, partecipano rappresentanti delle Istituzioni (Mise, Agcom, Polizia postale e delle comunicazioni, Autorità per la privacy e Garante per l’infanzia), delle Associazioni (Confindustria digitale, Assoprovider ecc.) e degli operatori (Google, Microsoft ecc.). Il Codice concordato viene messo per 45 giorni da oggi a consultazione pubblica sul sito del Ministero www.sviluppoeconomico.gov.it per ottenere ulteriori suggerimenti dagli utenti del web.
    Si tratta del primo caso di autoregolamentazione con lo scopo di contrastare il fenomeno del cyberbullismo, di promuovere un uso positivo della Rete e di far conoscere- a chi ha meno strumenti di tutela- i meccanismi di sicurezza predisposti dagli stessi operatori del settore. Il Codice di autoregolamentazione, si legge nella nota, prevede che gli operatori della Rete, e in particolare coloro che operano nei servizi di social networking, si impegnino ad attivare appositi meccanismi di segnalazione di episodi di cyberbullismo, al fine di prevenire e contrastare il proliferare del fenomeno.
    I meccanismi e sistemi di segnalazione dovranno essere adeguatamente visibili all’interno della pagina visualizzata; semplici e diretti, in modo da consentire anche a bambini e adolescenti l’immediata segnalazione di situazioni a rischio e di pericolo. Gli operatori hanno convenuto che l’efficacia di questi meccanismi di segnalazione e di risposta è l’unico strumento possibile di controllo del fenomeno, per evitare che le azioni di bullismo siano ripetute nel tempo, amplificando così gli effetti che la condotta del cyberbullo ha in Rete sulla vittima.
    «È il primo risultato concreto del tavolo tecnico sul fenomeno -commenta Catricalà- Voglio esprimere la mia soddisfazione per la collaborazione ricevuta non solo dalle Istituzioni ma anche dagli operatori della Rete su un tema così delicato e rilevante per la vita dei nostri giovani e giovanissimi».

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    Il codice contro il cyberbullismo taglia fuori i prof


    l codice contro il cyberbullismo taglia fuori i prof
    Video e foto hard che rimbalzano da un profilo social all’altro, fotomontaggi costruiti per «massacrare» coetanei sui presunti difetti e stranezze, propagazione di notizie false postate ad arte per annientare chi, magari, ti ha rifiutato un bacio o ha preso un voto migliore del tuo.
    Sono solo alcuni dei casi possibili inscatolati nell’etichetta di «cyberbullismo», fenomeno che sta dilagando a macchia d’olio e che preoccupa per la diffusione capillare con cui si infiltra nei gruppi di giovani e giovanissimi adolescenti.
    Gli effetti causati finiscono nelle cronache nere locali, moltissimi i suicidi, altissime le percentuali sulla compromissione del rendimento scolastico (circa il 38% delle vittime, dice un recente rapporto di Save the children), isolamento sociale e disturbi dell’apprendimento. Un’emergenza che coinvolge il lavoro delle forze dell’ordine (a partire dalla polizia postale) e che da tempo è finito sotto la lente di importanti studi di neuropsichiatria infantile.
    Una prima risposta istituzionale è venuta, pochi giorni fa, con l’approvazione di una bozza di «codice di autoregolamentazione per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo», siglato dal viceministro dello sviluppo economico, Antonio Catricalà, le associazioni italiane del settore (Confindustria digitale e Assoprovider) e gli operatori su scala globale (Google e Microsoft, tra gli altri).
    Un progetto, appunto, ancora in bozza, ma dal quale sono stati curiosamente tagliati fuori gli operatori scolastici, quotidianamente impegnati a contrastare «sul campo» il fenomeno.
    Mario Rusconi, consulente del ministero dell’Istruzione e presidente dell’Associazione presidi di Roma e del Lazio, ricorre a una metafora: «E’ come preparare un sontuoso banchetto di nozze, fiori, arredi, piatti raffinati, ma essersi dimenticati di portare gli sposi».
    Ma quali sono i limiti di questo codice sul cyberbullismo? «Premesso che va comunque riconosciuta la bontà dell’intervento, è evidente che non si può pensare di coinvolgere gli operatori commerciali e però escludere gli insegnanti e le famiglie, che sono gli interlocutori privilegiati. Sono loro che vivono ogni giorno gli effetti del problema» dice Rusconi.
    La scuola, quindi, e’ stata esclusa, eppure potrebbe fare moltissimo. Così come quando si chiede agli insegnanti di occuparsi di educazione stradale o sessuale. «E’ necessario consolidare una cultura sul cyberbullismo, fornendo indicazioni tecniche su cosa sono e come funzionano i social network, su cos’è la spam, sul corretto uso dei telefonini dentro e fuori le aule scolastiche, solo per fare qualche esempio – spiega Rusconi- Non possiamo farci trovare impreparati su un tema così fondamentale; già nelle prossime settimane, spero entro la fine di febbraio, lanceremo un progetto importante con il Ministero dell’Istruzione e un bouquet di garanti di alto profilo. Abbiamo registrato il dominio Etutorweb (ETW, in acronimo), che diventerà un portale pieno di informazioni e di suggerimenti sul tema». Tra l’altro le scuole, anche sfruttando le dotazioni informatiche del ministero e i loro portali intranet ed internet, «hanno la tecnologia ideale per produrre informazioni utili agli studenti e alle loro famiglie. Le lezioni nelle aule non bastano».
    La prima cosa da fare e’ informare gli insegnanti e le famiglie affinché conoscano la diffusione e la gravità del fenomeno.
    «Professori e genitori non sono preparati e le cronache, purtroppo, lo dimostrano -spiega Rusconi- . Anche per questo bisogna parlare di più e meglio di cyberbullismo, evitando sia approcci moralistici sia scorciatoie sanzionatorie. Credete davvero che una multa possa efficacemente abbattere ogni forma di violenza sui coetanei?»
    Dai dati emerge poi che il fenomeno coinvolge fasce di età trasversali e fino agli anni universitari. «Abbiamo segnalazioni non solo di episodi di cyberbullismo tra adolescenti e preadolescenti della scuola media e superiore,addirittura trabambini della scuola elementare, già a partire dalla seconda e terza classe -afferma Rusconi- Anche per questo, stiamo organizzando a febbraio con il professor Gabriel Levi, uno dei più importanti neuropsichiatri dell’età infantile italiani, una giornata di studio e un convegno, in cui verranno tra l’altro fornite indicazioni non solo di natura pratica e tecnica, ma soprattutto formativa».


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    E' stato presentato un disegno di legge urgente, già in Commissione Affari costituzionali, che prevede lezioni di “educazione all’utilizzo di new media” per gli studenti delle scuole secondarie, ma anche corsi di formazione per il personale
    Il primo articolo della legge, è: “Per cyberbullismo si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione e si intende altresì qualunque forma di furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica” E infatti, secondo una ricerca Ipsos realizzata per Save the Children, nel nostro Paese almeno due ragazzi su tre considerano il cyberbullismo “la principale minaccia che aleggia sui banchi di scuola, nella propria cameretta, nel campo di calcio, di giorno come di notte”. Nel 38% dei casi – si legge nella relazione che accompagna la norma – arriva a compromettere il rendimento scolastico. Nel 65% riduce il desiderio di frequentazione sociale, altre volte finisce per comportare una serie di conseguenze psicologiche, non ultima la depressione. In ogni caso, e affinché il disegno di legge non sia preso alla leggera: “Per il 72 per cento dei ragazzi intervistati, il cyberbullismo rappresenta la maggior minaccia del nostro tempo”, peggio dunque della tossicodipendenza e delle molestie da parte degli adulti. E ancora, per sottolineare la gravità del fenomeno, una recente indagine del Miur svela che tra i giovani osservati, “il 12,5% riconosce di aver utilizzato i social network per diffondere messaggi offensivi o minacciosi nei confronti di coetanei”, ma sono addirittura l’8,1% delle ragazze e il 13,6% dei maschi ad ammettere di avere “umiliato” altre persone, diffondendo sul web materiali offensivi o diffamatori. Uno scenario in grado di allarmare qualsiasi genitore: uno studente su dieci – continua l’indagine – dichiara di aver subito la diffusione di immagini e informazioni personali senza il suo consenso. Sono addirittura il 16% le ragazze che “dichiarano di essere state vittima di insulti, aggressioni verbali e minacce”. Il documento depositato al Senato stila una speciale classifica delle “diversità” più colpite. Dalla disabilità (31%), all’abbigliamento non convenzionale (48%). Eppure al centro delle attenzioni dei cyberbulli finiscono più spesso, talvolta con esiti tragici, il supposto orientamento sessuale (56% che arriva al 62% per i preadolescenti maschi), la timidezza (67%), e l’aspetto estetico (67%). Quattro, infine, le tipologie di violenza: il furto di e-mail, profili o messaggi privati per pubblicizzarli senza il consenso della vittima; minacce per posta elettronica ed sms; creazione di gruppi “contro” su facebook per prendere di mira qualcuno; e l’illecito più diffuso: la persecuzione della vittima attraverso il suo profilo su un social network. Ma nel documento c’è pure scritto: “gli episodi di bullismo “virtuali” possono essere più dolorosi di quelli reali. Perché l’offesa e la denigrazione hanno, per chi li subisce, un’amplificazione immediata, che non si cancella nel tempo”. Ecco dunque il motivo della norma elaborata dal Pd e le fasi degli interventi, nelle quali sono introdotti: una legge con specifiche lezioni di educazione all’utilizzo dei new media – con modalità e obiettivi analoghi agli interventi di educazione stradale – destinate alle scuole secondarie di primo e secondo grado; appositi corsi di formazione per il personale docente. Ma sono previste anche maggiori tutele per la dignità della vittima, mentre ai genitori di chi subisce atti di cyberbullismo viene garantita la possibilità di chiedere “al titolare del trattamento” l’oscuramento o la rimozione di tutti i dati del minore diffusi senza autorizzazione. Passate le 24 ore, “l’interessato può rivolgere analoga richiesta, mediante segnalazione o reclamo, al garante per la protezione dei dati personali”. Nello stesso tempo è stato istituito presso la Presidenza del consiglio dei ministri il tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo che entro sessanta giorni dovrà preparare un piano di azione integrato per contrastare il fenomeno e redigere un codice di autoregolamentazione rivolto “agli operatori che forniscono servizi di social networking e agli altri operatori della rete”. Solo i fornitori di servizi di comunicazione elettronica – così li definisce il disegno di legge – che aderiranno ai progetti elaborati dal tavolo tecnico, potranno ottenere un apposito “marchio di qualità”.


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    “Se non occupate vengo fino a casa”

    Il guappo spediva videominacce agli studenti di un liceo di Napoli: “Se non occupate vengo fino a casa”. Studente parla ai compagni in filmato su WhatsApp: “Chi si rifiuta se la vedrà con me”
    "Chi si rifiuta se la vedrà con me. Qui comandiamo noi. Se non venite vi vengo a prendere io fino a casa". Minacce chiare per spingere i ragazzi ad occupare la scuola, degne di un bullo che sfida persino la polizia in un liceo a Napoli, con modi da guappo. E il diktat viene fatto girare in un video su un gruppo chiuso di WhatsApp.
    La questione in ballo è l'occupazione dell'istituto, fino ad allora durata solo tre giorni dopo l'intervento della polizia, e la convocazione di un'assemblea plenaria per decidere di riorganizzare la protesta.
    "Seguiteci con questo tipo di protesta, ci sono rimasto troppo male che l'occupazione sia durata solo venerdì, sabato e domenica - dice lo studente minorenne parlando in dialetto. Il ragazzo, con occhiali da vista e giubbetto nero, si è fatto filmare in strada per circa un minuto da qualche altro amico e poi ha diffuso il video-minaccia su WhatsApp.
    E verso la fine del video rincara la dose in maniera più esplicita, riferendosi allo sgombero da parte delle forze dell'ordine: "La polizia mi ha cacciato via con una scopa e mi hanno detto di uscire dalla mia scuola. Nessuno può dirmi cosa devo fare dentro la mia scuola, quando devo uscire...nella scuola nostra comandiamo noi. Perciò domani, se voi non venite sul campetto vi vengo a prendere io a casa".


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    Predefinito Basta bullismo!

    Basta bullismo!

    Lunedì 13 aprile, nella Sala Zuccari del Senato, si terrà l’incontro “Non più bulli e cyberbulli. Per una scuola attiva e accogliente”: tra i relatori, il ministro Giannini, che presenterà le Nuove Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al fenomeno, e il presidente del Senato Pietro Grasso.
    “Non più bulli e cyberbulli. Per una scuola attiva e accogliente”: così si intitola l’incontro che si terrà lunedì 13 aprile, presso la Sala Zuccari del Senato, organizzato dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, in collaborazione con il Miur.
    Al convegno parteciperà anche il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, che nell’occasione presenterà le “Nuove Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e cyberbullismo” e il lancio della seconda fase del Safer Internet Centre per l’Italia.
    Quest’ultima è un’iniziativa coordinata dal MIUR, nell’ambito del programma della Commissione Europea “Better and Safer Internet for Kids” e realizzato in collaborazione con Polizia di Stato, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Save the Children, Telefono Azzurro, Edi onlus, Movimento Difesa del Cittadino, Skuola.net, con il supporto di un Advisory Board allargato alla partecipazione delle Autorità Garanti per la Protezione dei Dati Personali e per la Comunicazione, dei Social Network e delle principali aziende di ICT e Telefonia Mobile.
    Durante l’incontro, al quale parteciperanno il presidente del Senato Pietro Grasso, i senatori Luigi Manconi, Riccardo Mazzoni ed Elena Ferrara, saranno anche presentati i progetti di contrasto al bullismo e cyberbullismo realizzati in alcuni istituti scolastici italiani e la proposta di legge sulla tutela dei minori e per la prevenzione e il contrasto al fenomeno del cyberbullismo promossa dalla Commissione per i diritti umani del Senato.

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    Predefinito Contro il cyberbullismo tagliano il nastro le linee guida ministeriali

    Contro il cyberbullismo tagliano il nastro le linee guida ministeriali


    Pronte le linee guida ministeriali contro il cyberbullismo. Le direttive di orientamento destinate a tutte le scuole italiane prevedono una riorganizzazione della governance con il «trasferimento delle funzioni in capo agli osservatori regionali ai centri territoriali di supporto», che diventeranno la “casa” in cui potranno confluire tutte le organizzazioni impegnate nel contrasto del fenomeno. «Non bisogna più lasciare soli ma mettere a sistema gli studenti, le famiglie, la scuola», ha commentato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini presentando ufficialmente il decalogo. «Non è una pillola che cura nell’immediato né una bacchetta magica, ma uno strumento con risorse pari a 2 milioni di euro che permetterà di fare passi avanti».
    Colmato un vuoto di indirizzo
    Dopo nove anni di elaborazione arriva un corpus rivolto da un lato agli studenti, i quali devono acquisire la consapevolezza di avere davanti a loro «un’autostrada» e che per «usarla con sicurezza e coscienza devono avere una patente». E dall’altro alle famiglie, a cui tocca di « collaborare e non creare un rapporto di ostilità verso la scuola». Dirigenti e insegnanti rappresentano secondo l’ispirazione del Miur i «motori della svolta» e, per questo, «hanno bisogno di una preparazione adeguata visti i temi delicati».
    Formazione ad hoc per gli insegnanti
    Le scuole saranno inoltre chiamate a realizzare interventi mirati alla prevenzione del bullismo, offrire lezioni di web sicuro all’interno di specifici moduli didattici da inserire nel piano dell’offerta formativa e aggiornare il regolamento scolastico con una sezione dedicata all’uso di smartphone e computer. Prevista anche la formazione degli insegnanti sia sul piano psico-pedagogico sia sulle nuove tecnologie. «In questo momento la politica italiana sta andando a una velocità paragonabile a quella della rete – ha concluso Giannini – da domani c’è un ddl in discussione in Parlamento che è la cornice politica e culturale in cui si inserisce» il contrasto al bullismo.
    In aumento le segnalazioni a Telefono Azzurro
    Il 14% delle richieste d’aiuto trattate da Telefono Azzurro nel biennio 2013-2014 riguarda casi di bullismo, con un trend in crescita di oltre il 5% rispetto al periodo precedente. Questo il dato diffuso oggi dall’associazione, in prima linea per i casi di violenza sui minori e di bambini scomparsi. Contro il fenomeno del bullismo – che secondo Telefono Azzurro in tutte le sue forme colpisce il 35% dei ragazzi nelle scuole italiane – l’associazione promuove proprio in questi giorni la Campagna “Fiori d’Azzurro” e sabato 18 e domenica 19 aprile sarà presente in 2.300 piazze italiane per rompere il silenzio che circonda le vittime e supportare le attività della sua helpline.

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    Predefinito Scuola, “servizi sociali” per i bulli: preside impone volontariato in casa di riposo

    Scuola, “servizi sociali” per i bulli: preside impone volontariato in casa di riposo


    Un’intera classe di 25 studenti di Conegliano, in provincia di Treviso, deve assistere gli anziani quattro ore al giorno, per una settimana, dopo avere sbeffeggiato gli insegnanti. Una decisione del dirigente scolastico condivisa coi genitori dei ragazzi
    Altro che la nota o la sospensione. Venticinque studenti della scuola enologica “Cerletti” di Conegliano, in provincia di Treviso, da stamattina “pagheranno” il loro atteggiamento da bulli, facendo volontariato agli anziani a Casa Fenzi.
    La dirigente della scuola, Damiana Tervilli, in accordo con i genitori ha scelto come “punizione” questo singolare provvedimento che suona come una sorta di affidamento ai servizi sociali. Una “lezione” decisa per tutti i venticinque studenti della seconda classe dell’istituto, colpevoli di aver sbeffeggiato, quasi al limite dello sberleffo, i loro insegnanti. Nella maggior parte dei casi sarebbe scattata una nota, un colloquio con i genitori oppure un provvedimento di sospensione che avrebbe costretto i ragazzi a restare a casa da scuola. Nulla di tutto ciò.
    La preside ha scelto un’altra strada, la più educativa: passare quattro ore al giorno, per una settimana, a turno, in una casa di riposo. Nulla di imposto ma tutto condiviso con i genitori dei ragazzi, sia di coloro che sono ritenuti responsabili degli atti di bullismo sia di quelli che non hanno fatto nulla per impedire che i compagni più arroganti avessero atteggiamenti non consoni al clima scolastico. Come Silvio Berlusconi, anche i ragazzi del “Cerletti” dovranno stare accanto agli anziani, assisterli, per imparare da chi soffre.
    Il progetto per i ragazzi è stato concordato con i vertici di Casa Fenzi e con gli operatori che accompagneranno i ragazzi in questa esperienza. “Abbiamo firmato una convenzione con la scuola che ci permette di essere a servizio del territorio – spiega il direttore della casa di riposo, Giovanni Sallemi – E’ il segno che facciamo parte di una comunità. I venticinque ragazzi vengono a turni a Casa Fenzi, svolgono le stesse ore che avrebbero fatto a scuola e si occupano della pulizia, dell’ordinarietà, di stare con gli anziani, di accompagnare chi non deambula. E’ un’esperienza che permette loro di capire meglio la vita”.
    I futuri enologi per una parte della mattinata si occuperanno di assistere le persone non autosufficienti nelle loro attività quotidiane svolgendo servizi che possono essere compatibili alla loro età. Per il resto della mattinata, invece, metteranno a frutto quanto hanno imparato in classe: si siederanno al tavolo con i nonni e insegneranno loro a coltivare l’orto. Una sorta di “scambio” culturale visto che gli ospiti di Casa Fenzi potranno dare consigli e suggerimenti ai più giovani in base alla loro esperienza lavorativa. Infine, nell’ultima parte della giornata, gli studenti saranno invitati a fare un momento di riflessione, per fermarsi a pensare su quanto vissuto anche attraverso un questionario preparato dalla scuola. Gli insegnanti dei giovani non parlano di punizione ma di formazione e così è stata intesa anche dai parenti dei ragazzi.
    E proprio oggi nel corso del convegno organizzato dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, in collaborazione con il Miur, il ministro ha presentato le “Nuove Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e cyberbullismo” e il lancio della seconda fase del Safer Internet Centre per l’Italia, coordinato dal Miur nell’ambito del programma della Commissione Europea “Better and Safer Internet for Kids” (e realizzato in collaborazione con Polizia di Stato, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Università di Firenze, Università di Roma “La Sapienza”, “Save the Children”, “Telefono Azzurro”, “Edi onlus,” “Movimento Difesa del Cittadino”, Skuola.net, con il supporto di un advisory board allargato alla partecipazione delle Autorità garanti per la protezione dei dati personali e per la comunicazione, dei social network e delle principali aziende di Ict e telefonia mobile). Un incontro durante il quale è stata illustrata anche la proposta di legge sulla tutela dei minori e per la prevenzione e il contrasto al fenomeno del cyberbullismo promossa dalla Commissione per i diritti umani del Senato.


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    Predefinito L’altra faccia di Whatsapp: riceve minacce dai compagni, vuole lasciare la scuola

    L’altra faccia di Whatsapp: riceve minacce dai compagni, vuole lasciare la scuola




    Dai bulli della classe di 12enni anche insulti e furti di merende. La famiglia, che ha scoperto tutto, non ha esitato a rivolgersi al Provveditorato. In arrivo sanzioni disciplinari. Ma dall’episodio arriva anche l’ennesimo messaggio a tutti i genitori: sorvegliate i vostri figli che comunicano on line.
    Le nuove tecnologie sono strumenti utili ma anche invasivi, a volte pericolosi. Lo sanno bene i genitori di un alunno 12enne che nel padovano riceve dai compagni di classe, su Whatsapp, messaggini pesanti dai compagni di classe, del tipo "Non sei un umano", "Chi vuole aderire alla sua impiccagione?", "Vengo e ti do fuoco alla casa". Il tutto “condito” con insulti e futi di merende.
    Gli atti di bullismo, che si ripetono quasi tutti i giorni, racconta il quotidiano ‘Il Mattino’ di Padova, è stata scoperta dai genitori del giovane, rimasto non poco intimorito da quei messaggi. Al punto di non volere più andare a scuola. La famiglia, che ha scoperto tutto, non è esitato a rivolgersi all’Ambito territoriale scolastico, quello che una volta si chiamava Provveditorato agli Studi.
    Si prevedono sviluppi, con l’individuazione dei giovani autori delle bravate, con conseguenti sanzioni disciplinari. Ma dall’episodio arriva anche l’ennesimo messaggio a tutti i genitori: sorvegliate i vostri figli che comunicano on line.


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