Il Consiglio dei Ministri ha approvato il discusso Decreto Romani. Il Governo però ha accolto le critiche e corretto i regolamenti dell'audiovisivo, eliminando ogni equiparazione tra televisione e piattaforme web.
Il Decreto Romani, dopo una sostanziale correzione, è stato approvato ieri dal Consiglio dei Ministri. Le critiche del Presidente dell'Authority per le telecomunicazioni, della Commissione Europea, degli esperti del settore e di alcuni parlamentari hanno convinto il Governo a correggere il tiro.

"Il provvedimento, che recepisce in parte le indicazioni delle Commissioni Parlamentari, reca importanti disposizioni adeguando la disciplina in materia di attività radiotelevisiva alle innovazioni tecnologiche intervenute nel settore", ha dichiarato il Ministro Claudio Scajola.
"[…] vengono introdotte regole comuni a tutti i servizi che diffondono immagini in movimento su qualunque piattaforma; norme europee che prevedono regole più flessibili in materia di pubblicità, comprendendo anche il cosiddetto inserimento di prodotto (product placement) durante le trasmissioni televisive; disposizioni di rafforzamento della tutela dei minori, soprattutto per quanto riguarda la qualità della programmazione quotidiana".
In ogni caso pericolo scampato per blog, motori di ricerca, giornali online e siti web tradizionali: non vi sarà alcuna equiparazione tra televisione e rete Internet. ISP e distributori di contenuti online non possono essere responsabilizzati per il traffico dati diffuso.
Il decreto sottolinea anche che il regime dell'autorizzazione generale per i servizi come YouTube "non comporta in alcun modo una valutazione preventiva sui contenuti diffusi, ma solo una necessità di mera individuazione del soggetto che la richiede con una semplice dichiarazione di inizio attività".



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