Apple ha indagato sulle condizioni dei lavoratori presso gli stabilimenti dei suoi fornitori e pubblicato i risultati. Ha anche preso alcune misure per far sì che i diritti dei lavoratori siano rispettati.


Apple ha pubblicato un rapporto sulle condizioni dei lavoratori negli stabilimenti che producono l'hardware dei propri prodotti, dal quale emergono diversi casi di lavoro minorile, semi schiavitù e sfruttamento dei lavoratori.

Abbandonate ogni diritto, o voi che entrate.


Il documento vuole rappresentare lo sforzo di Apple per migliorare la propria responsabilità sociale. È frutto di un'indagine avvenuta presso le sedi dei fornitori, in diversi paesi asiatici, tra cui Cina, Tai Tan, e Filippine.
Il rapporto è stato usato per criticare Apple, ma l'azienda vuole farne uno strumento per migliorare la condizione dei lavoratori o almeno provarci. I lavoratori troppo giovani sono stati allontanati, sono stati attivati corsi di formazione sui diritti del lavoro ed è stato posto un limite al potere delle agenzie interinali.
In un caso particolarmente grave Apple ha deciso d'interrompere il rapporto con il fornitore, che aveva falsificato la documentazione per far credere di rispettare gli standard imposti dall'azienda. Apple ammette un massimo di 60 ore lavorative settimanali, mentre le leggi cinesi arrivano a 49.
L'azione di Apple è senza precedenti. "I fornitori affermano che Apple è stata l'unica azienda ad aver esaminato gli stabilimenti su questi aspetti", si legge sul documento. L'azienda di Cupertino è l'unica, a oggi, ad aver mai affrontato concretamente la "questione etica", che riguarda tutti i prodotti tecnologici e non solo.
Tim Cook, direttore esecutivo, ha affermato che Apple agisce così perché "è la cosa giusta", non per l'attenzione dei media. Gli ha fatto eco Steve Jobs. Forse non è esattamente la verità, ma il valore di quest'azione resta valido.



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