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Discussione: Recuperabili 100 miliardi di euro con la spending review

  1. #41
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    “La Buona Scuola”, l’appello di Renzi agli italiani: vi prego, riempite il questionario!

    Il premier chiede di coinvolgere la cittadinanza nell’elaborazione delle linee guida: per il momento ricevute 23mila risposte, oltre 150 dibattiti già organizzati, giornate di mobilitazione; sarà la più straordinaria riforma dal basso mai fatta in Italia. Ma sino ad oggi il numero di contatti registrati sono stati inferiori alle attese.
    “La campagna di ascolto sulla scuola è partita. Vi prego, vi prego, vi prego: riempite il questionario. Visitate il sito labuonascuola.gov.it” attraverso cui “stiamo scrivendo il futuro dei nostri figli, facciamolo insieme. Migliaia di persone stanno leggendo le proposte del governo (c’è tempo fino al 15 novembre, ma voi fate veloci) e ci stanno incalzando con le loro idee. Fatelo anche voi. Fare le riforme precedute da una campagna di ascolto è una delle cifre di questo governo”: è davvero accorato l’appello del premier Matteo Renzi sulla sua enews per convincere gli italiani a dire la loro sulla bozza di riforma del settore istruzione.
    ”Sulla scuola, però – aggiunge – è ancora più importante. E tutte le volte che entro in una scuola, da Palermo a Ferrara, mi rendo conto che la mia priorità – prima di qualsiasi manovra, riforma, rottamazione – è restituire dignità e futuro alla scuola italiana. Mi date una mano? Il sito è labuonascuola.gov.it. Per il momento 23mila risposte al questionario su internet, oltre 150 dibattiti già organizzati nei prossimi due mesi, giornate di mobilitazione in quasi tutti i comuni. Sarà la più straordinaria riforma dal basso mai fatta in Italia”.
    I numeri degli interventi, a dire il vero, non sembrano altissimi. Soprattutto perché alcuni alti rappresentanti del Governo, come il Ministro Giannini, avevano parlato di milioni di interventi. A distanza di tre settimane dell’avvio della consultazione, però, siamo ancora nell’ordine di qualche migliaio. La speranza è che le parole di Renzi riescano ad aggiungere qualche zero a quelle cifre poco confortanti.

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  2. #42
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    Stabilità, 189 mln da stipendi, 55 da supplenze. La scuola taglierà più di quanto riceverà


    E' cronaca la pubblicizzazione da parte Governativa di un settore scolastico al centro dei finanziamenti nella prossima Legge di Stabilità. C'è da assumere i precari e da avviare tante nuove novità, come la valutazione, la scuola-lavoro. In realtà, almeno secondo quanto scrive il Sole24Ore, i tagli saranno superiori agli investimenti.
    Anief
    : "La Buona Scuola è un bluff"

    Un miliardo è stimato il finanziamento al settore scuola, annunciato dal Premier già prima dell'estate, gran parte del quale andrà per le assunzioni di 148mila docenti.
    Da dove verranno tali finanziamenti? Ovviamente, le risorse dovranno essere trovate all'interno stesso della scuola. Ma c'è di più, a conti fatti, i tagli saranno superiori all'investimento.
    Il calcolo è stato anticipato dal Sole24Ore. Il Ministero dell'istruzione parteciperà con 1,1 miliardi sui 6 miliardi di tagli attesi per il 2015. Come parteciperà il settore scolastico?
    Secondo il quotidiano (l'articolo completo, con i tagli provenienti anche da Università e Ricerca, lo trovate a questo indirizzo), i tagli saranno così distribuiti:

    • 144mln dal taglio dei membri esterni dell'esame di maturità;
    • 130mln dal taglio del fondo per le spese di pulizia;
    • 80 milioni dal blocco degli scatti di anzianità, che diventano 189 in 3 anni;
    • 55 mln dall'eliminazione delle supplenze brevi;
    • 50 dal taglio dei progetti nazionali di istruzione.

    Nessun cenno, da parte del Sole24Ore, del taglio agli organici ATA con blocco del turno-over, precedentemente anticipato da Italia Oggi.

    Sta di fatto che l'istruzione parteciperà per un sesto dei tagli attesi per il 2015 e riceverà meno di quanto dovrà cedere.

    Orizzontescuola
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  3. #43
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    Il Consiglio dei Ministri dà l’ok alla Legge di Stabilità 2015. I numeri

    Il provvedimento è di 6 miliardi superiore rispetto alle indiscrezioni dei giorni scorsi. 500 milioni per la Scuola previsti per la stabilizzazione dei 149 milioni di precari. Scarica il PDF con tutti i dettagli della manovra approvata dal Governo

    Dopo una lunga rincorsa, la Legge di Stabilità 2015 è stata approvata questa sera dal Consiglio dei Ministri, iniziato in ritardo intorno alle 19.45.
    Manovra da 36 miliardi di euro. Del totale 18 miliardi saranno destinati al taglio delle tasse (riduzione dell’Irpef e dell’Irap, agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato, detrazioni per le famiglie, credito d’imposta per ricerca e sviluppo e in interventi per le partite Iva).
    15 miliardi sono i tagli che arriveranno dalla spending review (in particolare, 2,7 ex dl 80 euro, 6,1 da risparmi dello Stato, 4 da risparmi delle Regioni sulle previsioni del 2015, 1,2 dai Comuni, 1 dalle Province)
    Nel dettaglio per la Scuola è prevista la misura di 500 milioni di euro per la stabilizzazione di 149mila precari (148.100 unità per l’esattezza). Renzi ha precisato che la misura di 500 milioni fa riferimento all’impatto sull’indebitamento netto, mentre l’impegno finanziario approvato dal governo è di 1 miliardo per la stabilizzazione di 149mila persone
    “La differenza tra la finanziaria 2014 e quella del 2015 è che ci sono 18 miliardi di tasse in meno. Tutto qui. L’Italia riparte” scrive su Twitter il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

    Di seguito il comunicato stampa da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri

    Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi, mercoledì 15 ottobre 2014, alle ore 19.54 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Segretario il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio.
    LEGGE DI STABILITÀ 2015
    Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (disegno di legge)
    Il Consiglio dei Ministri ha approvato la Legge di Stabilità 2015. Una manovra finanziaria di 36 miliardi di euro.
    Qui di seguito i punti principali della legge:

    • Meno tasse per 18 miliardi;
    • Gli 80 euro diventano una misura definitiva;
    • Via gli alibi per chi deve assumere: zero contributi per i contratti a tempo indeterminato;
    • Investimenti nei settori chiave del Paese: scuola, lavoro, giustizia;
    • Riduzione del 70% del patto di stabilità per i Comuni;
    • Più risorse per ricerca e innovazione;
    • Stop alle spese non coperte;
    • Spending review: taglio di 15 miliardi di euro;
    • Recupero e contrasto dell’evasione per 3,8 miliardi e 1 miliardo dalle slot machines;
    • Libertà per i lavoratori dipendenti di avere il TFR in busta paga con zero costi per le imprese.









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  4. #44
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    Ecco la “manovra istruzione”

    Dalle riforme epocali alle “svolte storiche” della ministra Stefania Giannini. Ma i tagli complessivi arrivano a 615 milioni a fronte di oltre 1 miliardo di stanziamenti. Interventi non omogenei e contratto ancora fermo
    Legge di Stabilità bifronte e comunque su due diversi registri di lettura a seconda di chi interpreta il testo: svolta storica per Giannini, mezzo garbuglio per i sindacati che si aspettavano ben altro e non certamente il blocco dei contratti pubblici.
    In ogni caso l’Ansa fa una sintesi delle misure adottate relativamente all’istruzione.
    1 MILIARDO PER LA BUONA SCUOLA – Un miliardo nel 2015 che non servirà soltanto all’assunzione di oltre 140 mila precari, ma anche per i nuovi progetti, come il rafforzamento del rapporto scuola-lavoro. Il fondo dal 2016 viene incrementato a 3 miliardi di euro all’anno.
    TORNANO COMMISSIONI INTERNE – Cambiano le commissioni d’esame alla Maturità: sei componenti interni e il solo presidente come membro esterno. I commissari sono designati dai competenti consigli di classe e nominati dal dirigente scolastico.
    147milioni è il risparmio annuale che si riuscirà a ottenere in questo modo e che ha fatto esultare i praticoni di spending rewiev.
    200 MILIONI PER ‘PARITARIE’ – E’ la somma stanziata dal 2015 per le scuole non statali. Per Elena Centemero (Fi), la cifra però significa “un taglio del 50% rispetto ai fondi attuali: una scelta gravissima e illiberale che speriamo il governo smentisca immediatamente”.
    RESTYLING SUPPLENZE – Vengono abolite le supplenze di un giorno per i docenti. Per i collaboratori scolastici non si possono conferire supplenze se non dopo 7 giorni di assenza e per gli assistenti amministrativi se non in scuole con meno di 3 unità di personale.
    RIDOTTA PIANTA ORGANICA ATA – Il numero dei posti per il personale ausiliario, tecnico e amministrativo viene ridotto a 2.020 unità “in considerazione – si legge nella bozza della legge di stabilità – di un generale processo di digitalizzazione e incremento dell’efficienza dei processi e delle lavorazioni”.
    150 MILIONI PER ATENEI – E’ la somma – soldi extra – che viene messa sul Fondo di finanziamento ordinario degli atenei.
    L’intento dichiarato del Miur è quello di stabilizzare risorse finora oscillanti.
    Dissotterrano l’ascia di guerra i sindacati secondo i quali le misure sulla scuola contenute nel ddl di stabilità “avranno come effetto immediato il peggioramento della qualità dell’offerta formativa e delle condizioni di lavoro” afferma il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, che invita tutti a scendere in piazza il 25 ottobre.
    E se la Gilda ritiene “intollerabile impiegare a costo zero i commissari interni per la Maturità”, Massimo Di Menna, leader della Uil scuola denuncia “una ingiusta, doppia penalizzazione per insegnanti e personale della scuola: blocco del contratto e blocco degli aumenti di anzianità”.
    Nota dolente, questa, anche per il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima: “che in una manovra da 36 miliardi non si trovi nemmeno un euro per rinnovare contratti di lavoro fermi da oltre sei anni non è solo un’ingiustizia per milioni di lavoratori e per le loro famiglie, è anche il segno di un’evidente incapacità di cogliere l’importanza e il valore del lavoro pubblico per la collettività”.



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  5. #45
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    Stipendi bloccati fino al 2018, con la Legge di Stabilità il timore cresce


    Per i sindacati “l’ulteriore ed immotivato” congelamento dell’indennità di vacanza contrattuale per altri 4 anni consolida il dubbio che si stiano preparando a bloccare i contratti per tutto questo tempo. Si arriverebbe così a uno stop di nove anni. Il leader della Cisl, Annamaria Furlan: sino ad oggi ogni lavoratore pubblico ha perso fra i 2.500 e i 4.000 euro.
    Continuano a giungere le stroncature sindacali per la Legge di Stabilità approvata il 15 ottobre dal CdM. I rappresentanti dei lavoratori stigmatizzano, in particolare, la decisione del Governo di allungare il blocco contratti.
    Ma per la Cgil, nelle pieghe della legge di bilancio si nasconde il rischio di un prolungamento del blocco degli stipendi nel pubblico impiego ben oltre il prossimo anno. “L’ulteriore ed immotivato” congelamento dell’indennità di vacanza contrattuale fino al 2018 “consolida il dubbio che si stiano preparando a bloccare i contratti fino a quella data”. Si arriverebbe così a uno stop di nove anni.
    Se, come calcola la Cisl, già si sono persi fino a 4.000 euro a persona in quattro anni, è facile immaginare cosa potrebbe accadere se davvero la sospensione dovesse estendersi. D’altra parte, fa notare il responsabile Settori Pubblici Cgil, Michele Gentile, l’indennità di vacanza contrattuale si attiva in mancanza di rinnovo. Il livellamento al 2010 era stato previsto fino al 2017 e ora la manovra rinvia ancora di un anno il suo pagamento.
    A pensarla così è da tempo anche Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, che torna a far notare come già il DEF del Governo Letta prevedesse di allungare lo stop della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti, già introdotto con l’art. 9, comma 21 del D.L. 78/2010.
    “Non c’era alcun bisogno – commenta il sindacalista siciliano – di bloccare i contratti del pubblico impiego per un altro anno. Perché era stato già stabilito precedentemente. Come non c’era assolutamente bisogno di mettere da parte i fondi per assumere i 150mila docenti precari del comparto Scuola. Perché questi soldi verranno assorbiti attraverso la sparizione del primo gradino stipendiale dei neo-assunti. Tanto è vero – conclude Pacifico – che per accedere all’aumento di stipendio, un precario dovrebbe aver accumulato bene tredici anni di supplenze complessive”.
    Il danno economico vale però per tutti. Il leader della Cisl, Annamaria Furlan, in un’intervista ad Avvenire stima che il blocco contrattuale ha prodotto sino ad oggi “una perdita stimata fra i 2.500 e i 4.000 euro” a testa. Il sindacato di via Po indica comparto per comparto i mancati incassi dal 2010 al 2014, dalla scuola (-2.838 euro lordi) ai ministeri (-3.082), dagli enti pubblici non economici come Inps o Inail (-4.686) agli enti di ricerca (-3.800).
    A commento di questi numeri Furlan riflette: “pare incredibile che, mentre il governo parla di sostegno alle famiglie ed ai consumi, come datore di lavoro si rifiuti di rinnovare i contratti”. Sulla stessa linea anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, che torna a sottolineare la necessità di “fare i contratti per la pubblica amministrazione”.
    I sindacalisti di comparto non sono più teneri: per il segretario generale della Uil Scuola, Massimo di Menna, in questa legge di Stabilità “c’è una doppia, ingiusta, penalizzazione: nessun rinnovo contrattuale e niente scatti di anzianità”.
    “Il tutto questo – aggiunge – in un quadro che vede l’Italia al penultimo posto, nel rapporto tra spesa in istruzione e spesa pubblica totale (8%) con un trend, che in assenza di una vera qualificazione della spesa pubblica che sposti risorse da sprechi e privilegi a favore dell’istruzione, rischia di farci diventare fanalino di coda dopo la Romania”.
    Secondo il sindacalista l’orientamento europeo è chiaro. “La qualità dell’insegnamento impartito e le competenze trasmesse ai nostri giovani avranno ripercussioni durature sui posti di lavoro e la crescita futuri – ha detto il commissario europeo all’Istruzione – è opportuno che gli Stati membri riflettano accuratamente sul peso delle retribuzioni e delle condizioni di lavoro per attirare e mantenere nell’insegnamento i candidati migliori. Dobbiamo ribadirlo chiaramente – afferma Di Menna- quella italiana è una scuola che cresce, che ha competenze, che dà risultati. Servono politiche di modernizzazione che le siano di supporto. L’impostazione della Buona Scuola, non può avere a presupposto che ce ne sia una cattiva, che va cambiata. Ecco – dice Di Menna – la cattiva scuola non c’è. Attenzione a non cadere nell’ottica di voler ricominciare tutto daccapo. Va data fiducia alla scuola. E questo – conclude – non si può fare con politiche ulteriormente restrittive con contratti e progressioni economiche bloccate”.



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    Manovra, oltre 600 milioni di tagli alla scuola. Ecco tutti i soldi per l’Istruzione

    Manovra, oltre 600 milioni di tagli alla scuola. Ecco tutti i soldi per l’IstruzioneI tagli alla scuola e all’università, considerando tutte le voci, arrivano a quota 615 milioni di euro a fronte di oltre un miliardo di stanziamenti sul 2015 (3 miliardi a regime). La legge di Stabilità appena varata dal governo Renzi promuove una serie di misure sul fronte dell’istruzione. Vengono riorganizzate le commissioni per l’esame di Maturità: saranno sei componenti interni e solo il presidente come membro esterno, i commissari saranno designati dai consigli di classe e nominati dal dirigente scolastico. Il risparmio annuale garantito è di 147 milioni, dicono al ministero dell’Istruzione.
    Un miliardo è a disposizione del progetto “La buona scuola”, che sarà decreto a gennaio 2015. Servirà innanzitutto, subito, per l’assunzione di 148 mila precari e l’avvio di progetti di scuola-lavoro. Il fondo dal 2016 sarà incrementato a tre miliardi l’anno. Tra l’altro, già in sede di “stabilità” si è deciso di abolire le supplenze di un giorno per i docenti. Per i collaboratori scolastici non si possono conferire supplenze se non dopo sette giorni di assenza e così per gli assistenti amministrativi, se non in scuole “con meno di tre unità di personale”. Dopo le assunzioni dei 148 mila – saranno operative a settembre 2015 – si avvierà l’organico di rete.
    Per le scuole paritarie sono stanti stanziati 220 milioni, che si vanno a sommare ad altrettanti stanziati direttamente dal ministero dell’Istruzione. La parlamentare di Forza Italia, Elena Centemero, ha parlato del taglio del 50% delle risorse, ma non è così. Rispetto alla stagione passata mancano 25-26 milioni. Cancellazione degli esoneri e semiesoneri dei collaboratori del preside. Colpiti oltre duemila collaboratori scolastici.
    Con il decreto Sblocca Italia, che sarà operativo entro il 30 ottobre, si tagliano altri 30 milioni del fondo Mof, prosciugandolo. Il numero dei posti per il personale ausiliario, tecnico e amministrativo (Ata) viene ridotto di 2.020 unità, “in considerazione di un generale processo di digitalizzazione e incremento dell’efficienza dei processi e delle lavorazioni”.
    Sul Fondo di finanziamento ordinario delle università italiane vengono messi 150 milioni e si stabilizzano anche per il prossimo anno risorse finora oscillanti. Gli studenti organizzati spiegano, però, che con i tagli alle Regioni saltano 150 milioni che le Regioni avrebbero destinato alle borse di studio universitarie per gli aventi diritto. Sono, secondo i calcoli sia della Rete della conoscenza che dell’Udu, 40-50 mila borse in meno (e già oggi ne viene pagato il 70 per cento).
    Per la ricerca (pubblica e privata) ci sono 300 milioni, tutti da dettagliare. Il ministro Stefania Giannini parla di svolta storica, ricordando le misure sul credito di imposta su ricerca e sviluppo e le misure sui brevetti, ma il sindacato è già in piazza. Gli insegnanti devono registrare il blocco del contratto – da sei anni – e il blocco degli aumenti di anzianità. “La qualità della Scuola italiana”, sostiene Anief, “scenderà ancora di un gradino”. Duecento milioni in meno per la Scuola europea di Parma, fondata dal governo Berlusconi e pensata per i figli dei manager Ue che lavorano alla vicina Autorità di controllo alimentare.

    Edscuola
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    Stipendi bloccati, l’ira della Uil: in caso di sciopero basta servizi garantiti

    A lanciare la saetta il segretario generale aggiunto, Carmelo Barbagallo, il candidato favorito alla successione di Luigi Angeletti: i contratti collettivi di lavoro del pubblico impiego sono fermi al 2010. Visto che lo Stato non rispetta gli accordi, anche noi ci sentiamo sciolti dal loro rispetto: non terremo più conto dei limiti previsti per gli scioperi nel settore. Nella Scuola a rischio scrutini ed esami finali, quindi anche la maturità.
    Di fronte all’ostinazione del Governo nel tenere fermi gli stipendi dei lavoratori statali, anche il sindacato per tradizione forse più orientato al dialogo e alla concertazione ha perso la pazienza. La saetta è arrivata il 19 ottobre, durante il congresso nazionale della Uil-Fpl: a lanciarla è stata il segretario generale aggiunto, Carmelo Barbagallo, il candidato favorito alla successione di Luigi Angeletti: “i contratti collettivi di lavoro del pubblico impiego sono fermi al 2010. Ebbene, se lo Stato non rispetta gli accordi, anche noi ci sentiamo sciolti dal rispetto di quegli stessi accordi e, dunque, non terremo più conto dei limiti previsti per gli scioperi nel settore”, ha detto Barbagallo.
    Visto che il ‘banco è saltato’ e che non c’è più rispetto per le regole, allora ci adeguiamo, ha fatto capire il sindacalista Confederale. Seconde il quale è arrivato il momento disdettare “il protocollo del 2001 in merito alle procedure di raffreddamento e conciliazione relative alle prestazioni indispensabili in caso di sciopero”.
    La disdetta, preciserà più tardi la Uil, “riguarda anche tutti i successivi accordi in materia, firmati sulla base di quel protocollo, ed è stata comunicata formalmente con lettera inviata all’Aran, l’agenzia governativa per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni”.
    Ma cosa significa non rispettare più il protocollo d’intesa che detta le linee guida da seguire in caso di sciopero? Premettiamo che si tratta dell’accordo che definisce un quadro poi tradotto nei contratti di lavoro dei diversi settori del pubblico impiego, con tutte le garanzie per i servizi essenziali.
    Le conseguenze più gravi si rifletterebbero su diversi comparti. L’Ansa mette in cima alla lista dei possibili disservizi quelli che forniscono “la sanità e la scuola”. In seconda battuta, vi sarebbero quelli derivanti dalla “chiusura totale di Istituti di ricerca, magari anche poco noti”.
    Nella scuola, in particolare, “non sarebbero più assicurate le prestazioni indispensabili, tali da garantire lo svolgimento degli scrutini e degli esami finali. Insomma potrebbe saltare la maturità. Verrebbe a mancare la vigilanza sugli studenti, soprattutto se minorenni, ma anche sugli impianti e tutte le altre apparecchiature presenti negli istituti scolastici”.
    Anche “il personale sanitario non darebbe più la certezza di essere presente con un numero minimo di persone negli ospedali. Si tratta dei cosiddetti contingenti, dottori, infermieri e altri lavoratori del settore esonerati dallo sciopero per garantire la continuità delle relative prestazioni, in modo tale da non fa mancare servizi indispensabili come il pronto soccorso, la rianimazione, il servizio ambulanze”.
    Per quanto riguarda gli istituti di ricerca “si va dall’Istituto di geofisica e vulcanologia (Invg) all’Istituto per la protezione ambientale (Ispra). Tutti organi chiamati ad assicurare servizi essenziali, come il monitoraggio dei terremoti, delle eruzioni, il controllo di rischi ambientali imminenti, o la vigilanza sull’inquinamento in situazioni di emergenza”.
    L’intenzione della Uil non sembra aver sorpreso il sindacato più vicino: la Cisl. “Già da ottobre scorso abbiamo lanciato in maniera convinta una nuova stagione di rivendicazione unitaria per ristabilire un’adeguata riconoscibilità professionale nel pubblico impiego”, ha detto il segretario generale Cisl-Fp, Giovanni Faverin, Che aggiunge: “La Cisl chiederà i cambiamenti necessari per correggere le carenze legate al contratto nazionale” per gli statali. Comunque, assicura, andremo “fino in fondo”. Un’affermazione che suona come un consenso alla sortita della Uil.


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    Scuola, la rivoluzione con la riforma o il caos

    Nei prossimi mesi scatteranno i tagli previsti dalla legge di stabilità 2015: dagli esoneri per i collaboratori dei dirigenti scolastici alle supplenze brevi, alla sostituzione del personale Ata. Se non saranno compensate da altri interventi queste misure creeranno tantissimi problemi
    Tra pochi mesi, la scuola italiana sarà rivoluzionata dalla riforma – la cosiddetta Buona scuola – lanciata da Renzi o precipiterà nel caos più totale. Basta partire dai tagli al settore istruzione previsti dalla legge di Stabilità 2015, contenuti nell’articolo 28 del testo ufficioso che circola ormai da diversi giorni. Dove spiccano subito alcune misure che, se non compensate da altri interventi, getterebbero i dirigenti scolastici nella disperazione.

    Eccone tre. La prima è l’abolizione degli esoneri e dei semiesoneri per i collaboratori dei dirigenti scolastici. La normativa scolastica italiana prevede l’esonero dall’insegnamento per il vicario del dirigente scolastico nelle scuole elementari e materne con almeno 80 classi. Per gli istituti comprensivi, le scuole medie e di secondo grado è previsto l’esonero se ci sono almeno 55 classi e il semiesonero se le classi sono almeno 40. In totale, sono oltre 3mila le istituzioni scolastiche italiane che possono contare, per la gestione delle tantissime problematiche che ogni giorno si presentano a scuola, su un docente completamente esonerato dal servizio o per metà del suo orario. La manovra prevista dalla legge di stabilità porterebbe un risparmio di 50 milioni di euro. Ma molte le scuole senza vicari, specialmente quelle in reggenza – dove il preside di scuole ne gestisce due – diventerebbero quasi ingestibili. Basta immaginare un liceo con 70 classi. Chi affiancherebbe il preside nella gestione del quotidiano, tra richieste di alunni e docenti e lamentele dei genitori? Il popolo della scuola non riesce neppure ad immaginarlo.
    La seconda misura che creerebbe il caos è la disposizione che prevede il divieto per i dirigenti scolastici di attribuire supplenze per il primo giorno di assenza dei docenti. Basti pensare alle scuole dell’infanzia ed elementari, dove i docenti sono al massimo due o tre, oppure al sostegno per gli alunni disabili. Cosa dovrebbe fare il capo d’istituto in caso di assenza del docente? Dividere gli alunni rimasti senza insegnante nelle altre classi – prassi illegale, perché creerebbe situazioni di pericolo dovute ad eccessivo affollamento delle aule – o chiamare i genitori e invitarli a prelevare i figli perché non è possibile assicurare il servizio? E a chi verrebbe affidato il disabile in assenza del docente di sostegno, al bidello o verrebbe lasciato in classe?
    E che dire – la terza disposizione – del divieto di nominare supplenti per pochi giorni o qualche settimana per il personale Ata (assistenti tecnici e amministrativi) o del divieto di nominare supplenti per i bidelli assenti per meno di una settimana? A chi spetterebbe vigilare gli alunni nei piani o nei corridoi rimasti sprovvisti di collaboratori scolastici? E se accadesse qualcosa agli alunni, chi ne risponderebbe: il docente o il preside? Per fortuna, a risolvere tutti questi problemi ci dovrebbe pensare l’organico funzionale derivante dall’infornata dei 148mila precari delle graduatorie ad esaurimento previsti dalla Buona scuola renziana. Ma anche in questo caso, la scuola avrà bisogno di un lungo periodo di assestamento. Perché la predisposizione dell’organico “funzionale” – che porterà in ogni scuola un certo numero di nuovi assunti – non è cosa semplice.
    Si devono prima creare le Reti di scuole alle quali verranno assegnate le new entry che dovranno coprire le supplenze e tutte le altre esigenze della scuola, dall’eventuale esonero del vicario alle supplenze di un giorno, a quelle brevi di qualche giorno, al recupero per gli alunni in difficoltà, tanto per fare soltanto qualche esempio. Ma per la scuola si tratta di una rivoluzione copernicana, perché finora i dirigenti scolastici e il loro staff hanno gestito – secondo regole ben precise – solo le supplenze. Si tratterebbe, a partire dal primo settembre 2015 di gestire in maniera più complessa il personale a disposizione allo scopo di far funzionare al meglio la complessa macchina scolastica. Intanto, attraverso la legge di Stabilità, i tagli saranno operativi dal primo settembre 2015 mentre le assunzioni dei 148mila precari storici attendono un provvedimento ad hoc che discenderà dal finanziamento previsto – un miliardo per il 2015 e tre a decorrere dal 2016 – per realizzare gli interventi previsti dalla Buona scuola. Ma la strada è ancora lunga e le scuole dovranno prepararsi ad un cambio di mentalità.


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    Legge di Stabilità, per i sindacati è un bluff

    Suona la carica Pantaleo (Flc-Cgil): si bloccano i contratti pubblici e si tagliano risorse, ma il paradosso è che si vogliono stabilizzare i precari mentre si licenziano altri precari. Per Di Menna, appena rieletto a capo della Uil Scuola, è scandaloso che fino al 2019 non vi sia alcun aumento, né per i pigri, né per i meritevoli. Pacifico (Anief): c’è da sperare che in Parlamento venga modificata, altrimenti a pagare saranno i più deboli.
    È severo il giudizio dei sindacati per la Legge di Stabilità, la manovra di bilancio approvata dal Consiglio dei Ministri ed in questi giorni al vaglio dell’UE, ma anche dello staff del Capo dello Stato.
    A suonare la carica è Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, che leggendo i provvedimenti contenuti nella manovra prova profonda delusione: “si bloccano ulteriormente i contratti nei settori pubblici, si tagliano le risorse al diritto allo studio e a tutti i comparti della conoscenza. Gli scatti di anzianità nella scuola saranno cancellati con conseguenze catastrofiche per i salari di docenti e personale Ata. Il paradosso è che da un lato si intende stabilizzare una parte dei precari e dall’altro si licenziano altri precari a partire dal personale Ata”.
    Forte è anche la critica di Massimo Di Menna, appena rieletto segretario generale della Uil Scuola, secondo cui la Legge della Stabilità porterà una “doppia penalizzazione per insegnanti e personale della scuola: blocco del contratto e blocco degli aumenti di anzianità”. Con il risultato di produrre “nessun aumento, né per presunti pigri, né per presunti meritevoli fino al 2019”.
    Rincara la dose Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, che nel commentare la versione definitiva approvata dal CdM si sofferma sui tagli attuati al settore: “l’articolo 28 diventa il 29, ma la sostanza non cambia”, pechè vengono “cancellati gli esoneri dei vicari dei presidi, addio alle supplenze brevi, tagliati oltre 2mila Ata, spariscono i commissari esterni degli esami di maturità, sottratti 30 milioni dal fondo per le attività a supporto della didattica, tagliato di 100 milioni il Fondo per le non autosufficienze”.
    “Alla fine della fiera – continua Pacifico – i provvedimenti tanto pubblicizzati dal Governo e dal Ministro, il potenziamento dell’alternanza scuola lavoro e l’assunzione di quasi 150mila insegnanti, verranno pagati dalla stessa Scuola. È evidente che ci troviamo davanti all’ennesima manovra a costo zero. Ora c’è da sperare che in Parlamento possa essere modificata, evitando che ancora una volta a pagare siano i più deboli”.


    Tecnica della scuola
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    Il diavolo si nasconde nei dettagli…10 milioni di euro tolti all’Istruzione

    Ormai, com’è naturale nei momenti di grande difficoltà economica, si cerca di racimolare soldi di qua e di là. E, a quanto pare, lo Stato, quando può, incamera soldini su soldini, vista la drammatica situazione di deficit in cui versiamo.
    E indovinate a chi toglie? All’istituzione cui, programmaticamente, dovrebbe dare di più, la destinataria, teoricamente, del più grande investimento degli ultimi vent’anni: la scuola.
    C’è un’altra sorpresina, infatti, nella Legge di stabilità, che viene svelata da Italia Oggi: le somme che sono state versate alle scuole per i progetti nazionali e che non sono state utilizzate saranno incamerate dall’erario nell’ordine di 10 milioni di euro. In sostanza quelle somme che, incautamente non utilizzate, venivano rimesse in circolo, adesso le trattiene lo stato.
    Tanti euro che finanziavano il fondo per le competenze dovute al personale delle scuole, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo indeterminato e determinato e il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche oppure ancora gli interventi integrativi in favore dei disabili e il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof), bene, adesso questi soldi finiranno nell’erario: “Per l’anno 2015 quota parte pari ad euro dieci milioni delle somme versate all’entrata dello Stato rimane acquisita all’erario. Il Ministro dell’economia e delle finanze», si legge nel provvedimento, “è autorizzato ad accantonare e rendere indisponibili per l’anno 2015, nello stato di previsione del ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e a valere sulle disponibilità di cui all’articolo 1 comma 601 della legge 29 dicembre 2006, n. 296, la somma di euro 10 milioni al netto di quanto effettivamente versato”.
    Il comma 601 così recita: “A decorrere dall’anno 2007, al fine di aumentare l’efficienza e la celerita’ dei processi di finanziamento a favore delle scuole statali, sono istituiti nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione, in apposita unita’ previsionale di base, i seguenti fondi: “Fondo per le competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo indeterminato e determinato” e “Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche”. Ai predetti fondi affluiscono gli stanziamenti dei capitoli iscritti nelle unita’ previsionali di base dello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione “Strutture scolastiche” e “Interventi integrativi disabili”, nonche’ gli stanziamenti iscritti nel centro di responsabilita’ “Programmazione ministeriale e gestione ministeriale del bilancio” destinati ad integrare i fondi stessi.”
    Addio fondi per disabili, edilizia e istituzioni scolastiche. Dieci milioni di euro se li pappa lo Stato. Così poi via via assume i precari.



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