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Discussione: Recuperabili 100 miliardi di euro con la spending review

  1. #1
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    Predefinito Recuperabili 100 miliardi di euro con la spending review

    Dai microfoni di Radio Vaticana il ministro dei rapporti con il Parlamento Giarda dichiara che con un’attenta revisione delle spese correnti del settore pubblico, si posso risparmiare nell’immediato 100 miliardi di euro e nel lungo periodo fino a 300 miliardi di euro.
    Il ministro asserisce che non esistono comparti pubblici più spreconi di altri, ma in tutti i settori si spende al di sopra delle proprie possibilità. Insomma siamo tutti troppo spreconi sia nei Comuni che nelle Regioni, sia nella scuola che nella sanità. Nell’intervista il ministro fa una metafora, definisce il settore pubblico come una famiglia dove è appena nato un bambino e quindi il papà e la mamma devono rinunciare a qualche vizio per pensare al futuro del proprio bimbo.
    Per uscire fuori di metafora, il ministro non ci racconta tutta la verità e pensa che gli italiani siano dei creduloni. Dicendo che non esistono comparti pubblici che sprecano più degli altri, si mente sapendo di mentire. Gli sprechi delle Regioni, della sanità o del ministero della difesa, non è minimamente paragonabile agli sprechi che vengono fatti nel comparto della conoscenza.
    Invece è plausibile e sensato sostenere che anche nel settore della conoscenza non sempre si spende bene le poche risorse disponibili. Ma è altrettanto vero che in questi tre anni nel settore della conoscenza sono fatti risparmi di oltre 10 miliardi di euro e si sono di imperio e incostituzionalmente bloccati gli scatti di anzianità.
    Rientrando nella metafora del ministro Giarda sarebbe equo restituire al papà e alla mamma di quel bambino appena nato il legittimo compenso di sostentamento (scatti di anzianità) e loro saranno lieti di eliminare tutto il superfluo per l’amore del loro piccolo amore.
    Penso che purtroppo le metafore del ministro Giarda serviranno per togliere altre risorse alla scuola senza restituire ciò che ingiustamente è stato tolto, con l’amara conseguenza che così facendo si butta via il bambino con tutta l’acqua sporca.


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  2. #2
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    Precari esasperati: Monti come Tremonti, la scuola paga i conti


    È uno degli slogan che hanno contrassegnato la manifestazione organizzata a Roma dal Cps. Tra i punti contestati all’attuale governo figurano la premialità, le prove Invalsi, i concorsi pubblici e la riforma delle pensioni: anziché assumerci, ci state respingendo.
    "Senza scuola non c'e' futuro, Monti & Profumo non vi crede più nessuno". È lo striscione che ha aperto la manifestazione organizzata il 26 maggio a Roma dal Coordinamento nazionale precari scuola: partiti da piazza della Repubblica, centinaia di precari, studenti e comuni cittadini hanno percorso il centro della capitale fino a raggiungere il Colosseo. Tante le bandiere che sventolavano: in prevalenza quelle viola del Cps, con rappresentanti provenienti da tante località. Ma anche del Cub, della sinistra extra-parlamentare, dell’Unione sindacale italiana. Presente anche qualche bandiera dell'associazione 'Libera', guidata dal don Luigi Ciotti. C’è da dire, comunque, che in base alle aspettative che si erano create ed al crescere del numero di adesioni degli ultimi giorni, ci si aspettava forse un maggior sostegno.
    Presenze e stendardi a parte, i messaggi del Coordinamento nazionale precari scuola sono comunque tutti arrivati a destinazione. Uno degli “obiettivi” più ricorrenti dei manifestanti sono stati i tagli all’istruzione del governo Berlusconi. Ma anche l’intenzione di insistere sulla premialità, da parte del governo in carica, per individuare studenti, docenti e istituti più meritevoli di essere finanziati dallo Stato.
    No tassativo anche alle prove Invalsi. Come pure per i concorsi: i presenti hanno voluto ricordare al ministro Profumo che prima di formare nuovo precariato bisogna collocare tutti coloro che – quasi sempre laureati e pluri-abilitati - da tanti anni attendono di essere collocati in ruolo. Nel mirino, infine, la riforma delle pensioni, che facendo slittare sino a quasi 70 anni il momento in cui si lascerà il servizio, non potrà che allungare ancora le già lunghe liste di attesa dove figurano centinaia di migliaia di candidati ad ottenere un posto fisso nel comparto dell’istruzione.
    “Voi la scuola non comprate”, hanno a lungo gridato i manifestanti rivolgendosi alle istituzioni e ai responsabili dell’istruzione pubblica. La presenza degli studenti e delle associazioni studentesche non è passata inosservata: in diverse occasioni è stato scandito il noto slogan “Noi la crisi non la paghiamo”. Ma anche “La scuola e pubblica e non si tocca. La difenderemo con la lotta“.
    Diversi gli striscioni che hanno accompagnato il corteo. Tra questi, “Se pensate che l’istruzione sia costosa provate con l’ignoranza: viva la scuola pubblica” e “Monti come Tremonti: la scuola paga i conti”.
    Molti hanno sfilato indossando magliette con messaggi ulteriori. I precari, in particolare, hanno “rispolverato” la tenuta che da qualche tempo utilizzano in queste occasioni per ricordare ai decisori politici e all’amministrazione il loro stato d’animo: “P-rofessionisti, R-adiati, E-sasperati, C-ancellati, A-nnullati, R-aggirati, I-gnorati”. La manifestazione si è svolta quasi in contemporanea con quella di Brindisi, dove è stata ricordata Melissa Bassi ad una settimana esatta dall’incredibile attentato che le ha strappato la vita. Per partecipare al dolore dei compagni ed in segno di lutto per la ragazza pugliese, molti partecipanti al corteo romano hanno deciso di manifestare indossando delle fasce nere.


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  3. #3
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    Il Ministero più costoso? Il Miur


    Fra tutte le Amministrazione pubbliche centrali il Miur è il più costoso, come emerge dai dati pubblicati dal servizio Bilancio del Senato in attesa della spending review
    41,8 miliardi di euro, pari al 94,3 per cento, sono le spese preventivate dal Miur per il 2012, dal momento che circa un terzo del totale dei dipendenti pubblici sono a carico del Ministero diretto da Francesco Profumo. Infatti su un totale complessivo di dipendenti statali pari a 3,252,097 milioni, un milione e passa sono nella scuola e 111mila nelle università.
    Segue il Ministero dell'Interno, con l'84,5%, e della Giustizia, con l'84% delle spese per il funzionamento.
    Questi dati pubblicati dai giornali rischiano di ingenerare facile demagogia tra i fautori dei tagli alla Istruzione, che con semplicistica analisi additano nella scuola la più famelica macchina mangiasoldi dello Stato.
    Qualche testata addirittura riprende il vecchio adagio, strombazzato in tempi di tagli lineari e per mortificare la scuola pubblica, secondo cui il Miur sarebbe un ammortizzatore sociale, scordandosi che la percentuale di Pil nazionale investito nell'istruzione è fra i più bassi d'Europa e che questi numeri slegati dal contesto generale possono consentire analisi troppo semplicistiche.
    Il punto è sempre lo stesso: se si vuole una istruzione di qualità bisogna dare fondi al Miur sia per qualificare e arruolare insegnanti e sia per migliorare le strutture. Inoltre, se dai conti appioppati alla Minerva si scorporano soldi che in altre parti del mondo sono a carico di altri Ministeri, si scopre che quei 41,8 miliardi siano ben poca cosa.


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  4. #4
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    Viale Trastevere a caccia di 1,5 mld

    Il ministero dell'istruzione, università e ricerca deve fruttare circa 1,5 miliardi di euro. Tanto pesa il dicastero guidato da Francesco Profumo sul piatto della spending review a cui stanno lavorando il commissario straordinario, Enrico Bondi, e il ministro dei rapporti con il parlamento, Piero Giarda.
    Il provvedimento, atteso per un primo esame oggi al consiglio dei ministri, slitta alla prossima settimana. Così come il decreto legge sul taglio alle piante organiche di ministeri, agenzie fiscali e enti pubblici non economici che il premier Mario Monti avrebbe voluto fosse approvato prima del vertice europeo del 28 e 29 giugno. Ma tre elementi hanno fatto propendere per un rinvio: i toni sempre più interlocutori dello stesso consiglio europeo, i dissidi interni al governo, nella fattispecie tra il ministro della funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, e il viceministro all'economia, Vittorio Grilli, sulla gestione degli esuberi del personale, e poi il ricompattarsi di Cgil, Cisl e Uil che chiedono con forza di vedere le carte prima che tutto sia già fatto. Il vertice con i sindacati ci sarà, a Palazzo Chigi, la prossima settimana. Trovare la quadra insomma non è semplice. Ma va trovata. Il ministero dell'istruzione ha inviato proposte ed elaborazione sui tagli possibili. Secondo i rumors, si parte dagli organici ministeriali: una riduzione analoga a quella già operata al dicastero dell'economia, ovvero il 20% dei dirigenti e il 10% dei dipendenti, frutterebbe nulla: si tratterebbe infatti di eliminare posti che non sono coperti. Il dicastero di viale Trastevere conta circa 700 posti dirigenziali, solo 364 quelli coperti. Situazione analoga per i dirigenti: le piante organiche, dopo il taglio del 10% previsto dalla legge 148/2011, contano 7.600 posti, le presenze sono 5.550: anche tagliando del 10%, resterebbero coperti altri 1500 posti. Altro che esuberi Qualche risparmio si potrebbe avere andando ad agire sul fondo per la contrattazione integrativa, se fosse riferitonon più agli organici ma alle teste: circa 29 i milioni di euro disponibili. Discorso diverso se dovesse essere rispolverata la norma del pensionamento forzoso con 40 anni di contributi e soli 60 anni di età: l'età nella scuola è piuttosto alta. Ma sarebbe evidente l'imbarazzo del governo per il diverso trattamento tra pubblico e privato, dove c'è invece ancora scottante il dossier degli esodati. Ancora in alto mare la riorganizzazione degli ex provveditorati: le funzioni degli uffici scolastici provinciali potrebbero essere accorpate in sedi uniche dei servizi provinciali, eliminando così circa 90 sedi proprie. Ma potrebbero anche essere assegnate alle direzioni scolastiche regionali. Più radicale invece l'ipotesi di un modello sanità: personale gestito in tutto e per tutto dalle regioni, in piena attuazione del titolo V della Costituzione.
    Non dovrebbero essere toccati i due enti di ricerca del ministero, Invalsi e Indire, quest'ultimo espressamente riconosciuto anche dal decreto legge sviluppo che ha istituito l'agenzia per l'Italia digitale. Probabile invece la soppressione di molti micro enti di ricerca dell'università che potrebbero confluire sotto il cappello del Cnr.
    La centralizzazione degli acquisti è forse il capitolo meno spinoso. Fermo restando però la prosecuzione di tutti i contratti già in essere, fino a scadenza naturale. Dai capitoli in ballo sembra difficile che si possa raggiungere l'obiettivo complessivo di risparmio. Salvo interventi più duri che incidano sulle retribuzioni per tutta la scuola, che però tutti sconfessano siano all'esame. Per il momento si preferisce un supplemento di istruttoria.


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  5. #5
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    Spending review: il taglio del 5% dei dipendenti della P.A. non tocca la scuola


    Ulteriori tagli di organico significherebbero la paralisi della scuola che inoltre ha già dato fin troppo. Uno spiraglio per la “Quota 96”
    “Impensabile oltre che inaccettabile, dopo i tre anni di tagli inferti dall'ex ministro dell'economia, Giulio Tremonti”: questo il giudizio dei sindacati che ben sanno in quali condizioni versa la scuola e il suo organico che è ormai all’osso visto che, quando manca qualche insegnante, i ragazzi vengono distribuiti in altre aule o lasciati a se stessi o affidati, fuori da qualunque regola, agli insegnanti di sostegno.
    E infatti nella scuola il governo sembra che incominci a ragionare in modo più oculato, cercando il taglio mirato e senza creare traumi. Del tutto accettabile sembrerebbe una nuova ipotesi di collocamento dei circa 10mila docenti dichiarati in esubero e su cui si sono accavallate supposizioni di riconversione o di utilizzo in altri ambiti senza tuttavia trovare con coerenza un loro onorabile collocamento.
    L’ultima proposta ventilata sarebbe quella di “offrire ai docenti in esubero tutte le cattedre che si renderebbero libere consentendo e favorendo il pensionamento di coloro che hanno manifestato entro lo scorso 30 marzo la volontà di cessare dal servizio pur non potendo fare valere i requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2011 ma che li avrebbero maturati entro l'anno scolastico 2011/2012” e in modo particolare entro il 31 agosto 2012, così come da mesi chiede il Comitato “Quota 96”.
    In pratica (visto pure il generoso impegno di alcuni esponenti del Pd, Bastico e Ghizzoni, che fra l’altro hanno persino “minacciato” di presentare una legge ad hoc per consentire il pensionamento di circa 3500 tra docenti e Ata che, pur maturando il diritto alla pensione, sono rimasti bloccati a causa dell’unica finestra di uscita imposta al personale della scuola) si tratterebbe di recuperare da un lato una ingiustizia evidente legata alla Legge Fornero e dall’altro di non fare i soliti pateracchi che scontentano tutti.

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  6. #6
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    Tutte le misure della spending review

    Ecco l’elenco completo, ricavato da notizie di agenzia, delle misure contenute nella bozza di decreto sulla spending review che dovrà essere sottoposta all'esame del Consiglio dei Ministri. Nella bozza è previsto il blocco delle tariffe dal 2013, ma il presidente Monti su questo punto ha chiesto ai Ministri competenti e alle Authority una verifica sulle tariffe stesse, in relazione alla effettiva realizzazione di investimenti da parte dei gestori.

    - BLOCCO DEGLI STIPENDI. Per due anni, dall'1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2014, lo stipendio dei dipendenti delle società pubbliche non potrà superare quello del 2011.
    - CONCORSI SOSPESI. Sono sospesi i concorsi per l'accesso alla prima fascia dirigenziale, "non oltre il 31 dicembre 2015".
    - P.A., ASSUNZIONI RIDOTTE. Le spese del personale della p.a. vengono ridotte in questo modo: le "facoltà assunzionali" sono ridotte al 20% per tutte le amministrazioni nel triennio 2012-2014, del 50% nel 2015 e del 100% a decorrere dal 2016.
    - RIDUZIONE PERMESSI SINDACALI. A partire da gennaio del 2013, i permessi sindacali saranno ridotti del 10%. "I contingenti dei distacchi sindacali e dei permessi sindacali retribuiti sono ulteriormente ridotti del 10%. La riduzione è effettuata a decorrere dal 1 gennaio 2013".
    - FERIE OBBLIGATE E UFFICI CHIUSI A FERRAGOSTO E NATALE. Gli uffici pubblici resteranno chiusi nella settimana di Ferragosto e in quella tra Natale e Capodanno e gli statali saranno messi in ferie.
    - VIETATO MONETIZZARE FERIE NON GODUTE. Gli statali non possono monetizzare ferie, riposi e permessi non goduti. La disposizione si applica anche in caso di cessazione del rapporto di lavoro per mobilità, dimissioni e pensionamento. La violazione di queste disposizioni fa scattare automaticamente un'azione disciplinare ed amministrativa per il dirigente responsabile, oltre al recupero delle somme indebitamente erogate.
    - PROVINCE. Al via la riduzione e la razionalizzazione delle province.
    - AFFITTI P.A.: Al via il blocco degli adeguamenti Istat relativi ai canoni dovuti dalle Amministrazioni per l'utilizzo di immobili in locazione passiva.
    - BENI ENTI TERRITORIALI. Previsto l'uso gratuito allo Stato di beni di proprietà degli enti territoriali e viceversa.
    - TARIFFE. Blocco delle tariffe fino al 31 dicembre 2013.
    - RIDUZIONE COMPENSI CAF. Il compenso scende a 13 euro per ciascuna dichiarazione elaborata e trasmessa e a 24 euro per l'elaborazione e la trasmissione delel dichiarazioni in forma congiunta. Il decreto riduce anche del 10% i trasferimenti a favore dei patronati.
    - AUTO BLU. Nel 2013 la spesa per le auto blu non dovrà superare il 50% di quanto speso nel 2011.
    - TV E RADIO LOCALI. Contributi a favore di radio e tv locali ridotti di 30 milioni a decorrere dal 2013.
    - PRESIDENZA DEL CONSIGLIO. Riduzione delle spese di funzionamento per un totale di 15 milioni di euro al 2013.
    - POSTI LETTO NEGLI OSPEDALI. Circa 30mila posti letto in meno negli ospedali pubblici italiani, con un rapporto di 3,7 posti letto per mille abitanti contro gli attuali 4,2.
    - UNIVERSITA'. Dal 2013 il fondo per il finanziamento ordinario delle università sarà ridotto di 200 milioni.
    - BUONI PASTO STATALI. Non potranno superare i 7 euro a partire dal 1 ottobre prossimo.
    - REGIONI. Le risorse dovute dallo Stato alle regioni a statuto ordinario sono ridotte di 700 milioni per il 2012 e di 1.000 milioni a decorrere dal 2013.
    - FONDO SANITARIO NAZIONALE. Viene tagliato di tre miliardi in due anni: un miliardo per il 2012 e due per il 2013.
    - IVA. "Sospensione per l'anno 2012 dell'incremento dell'Iva e riduzione dell'incremento dell'Iva a decorrere dall'anno 2013".
    - SANITA'. Taglio del 5% per l'acquisto di beni e servizi da parte della sanita' pubblica.
    - ESODATI. Vengono salvati ulteriori 55.000 lavoratori esodati rispetto ai 65mila già interessati.
    - SCUOLE NON STATALI. Per le scuole non statali arrivano fondi per 200 milioni.
    - POLIZIA. I dipendenti delle forze di polizia di età inferiore a 32 anni, salvo casi eccezionali, devono essere utilizzati a servizi operativi.
    - CNR, INFN E INGV, AL VIA RIORGANIZZAZIONE. Riorganizzati il Cnr, l'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).
    - URANIO IMPOVERITO. Dimezzato a 10 milioni il fondo per le vittime dell'uranio impoverito.
    - AUTOTRASPORTO. La bozza del dl sulla spending review destina 200 milioni per il 2013.
    - STRADE SICURE. Arrivano 72,8 mln nel 2013.
    - LIQUIDATORI. I commissari liquidatori di enti pubblici potranno avere un incarico non superiore ai 3 anni, che potrà essere prorogato una sola volta per un periodo massimo di 2 anni, quindi per complessivi 5 anni.
    - FARMACIE. "A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto - si legge - l'ulteriore sconto dovuto dalla farmacie convenzionate (...) è rideterminato al valore del 3,65 per cento. Limitatamente al periodo decorrente dalla data di entrata in vigore del presente decreto fino al 31 dicembre 2012, l'importo che le aziende farmaceutiche devono corrispondere alle Regioni (...) è rideterminato al valore del 6,5 per cento. Per l'anno 2012 l'onere a carico del Servizio sanitario nazionale per l'assistenza farmaceutica territoriale (...) è rideterminato nella misura del 13,1 per cento".
    - FONDO LETTA. Il fondo Letta, istituito con la finanziaria del 2010, ha avuto una riduzione di 39 milioni nel 2012 ma verrà incrementato di 700 milioni nel 2013.


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  7. #7
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    Spending review: quale sorte per i docenti in esubero?


    Trapelano dalla bozza della spending review indiscrezioni anche relative all’istruzione.
    Oltre al taglio del 20% dei dirigenti di prima e di seconda fascia del Ministero, si parla di interventi sui docenti in soprannumero.
    Nella scuola non verrebbero ridotti gli organici – la scuola ha già dato abbondantemente negli ultimi 3-4 anni – ma i docenti che, dopo la mobilità, dovessero risultare senza sede in soprannumero, verrebbero assegnati d’ufficio anche a sedi di altro ordine di scuola o su posti di sostegno oppure su classi di concorso diverse.
    In attesa che si concludano le operazioni di trasferimenti del personale (sono ancora da effettuare quelli dei docenti di scuola secondaria di II grado), si sa che sono diverse migliaia i docenti in esubero, soprattutto al Sud e nella scuola primaria.



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  8. #8
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    Esoneri per collaboratori del d.s. cancellati dalla spending review


    Il decreto sulla spending review riscrive del tutto l'articolo 459 del TU che attualmente regola esoneri e semi-esoneri dall'insegnamento dei docenti incaricati di collaborare con il dirigente scolastico. Le funzioni superiori si potranno pagare solo con il fondo di istituto.
    Il decreto legge sulla spending review che in questo momento è ancora all’esame del Consiglio dei Ministri potrebbe rivoluzionare completamente il meccanismo di esoneri e semiesoneri dei docenti incaricati di collaborare con il dirigente scolastico.
    Una norma specifica del decreto prevede infatti una profonda riscrittura dell’intero articolo 459 del T.U. del 1994 che attualmente regola la materia.
    La prima novità è che scompaiono definitivamente gli esoneri totali.
    In base al comma 2, finora nei circoli didattici con almeno 80 classi potevano essere disposti esoneri totale: d’ora in poi si potranno disporre solo semiesoneri.
    Secondo il comma 3, nelle scuole medie, nelle superiori e nei comprensivi saranno consentiti solamente semiesoneri a condizione che le classi siano complessivamente almeno 55, mentre finora questo numero di classi consentiva esoneri totali e un numero di classi compreso fra 40 e 55 dava la possibilità di assegnare i semiesoneri.
    Ma la questione potrebbe essere ancora più complicata perché il primo comma dell’articolo 459 viene modificato con la previsione che “nei confronti di uno dei docenti individuati dal dirigente scolastico reggente per attività di collaborazione nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative ed amministrative... può essere disposto il semiesonero dall'insegnamento sulla base dei criteri indicati nei commi da 2 a 5”.
    La modifica introdotta dal decreto odierno concerne proprio l’aggiunta della parola “reggente” e questo fa pensare che i semiesoneri saranno possibili solo nelle istituzioni scolastiche affidate in reggenza mentre nelle scuole con dirigenti titolari non sarà possibile attribuire nessuna forma di esonero parziale.
    Per capire meglio la questione è bene però aspettare il testo definitivo e ufficiale del provvedimento e, soprattutto, la relazione tecnica allegata che potrebbe fornire importanti chiarimenti in merito.
    Un'altra novità importante riguarda la questione delle funzioni superiori. Il decreto contiene una norma di interpretazione autentica che dovrebbe mettere fine al contenzioso: "Il comma 5 dell’articolo 25 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, si interpreta nel senso che la delega ai docenti di compiti non costituisce affidamento di mansioni superiori o di funzioni vicarie, anche nel caso in cui detti docenti godano del semiesonero ai sensi dell’articolo 459 del decreto legislativo n. 297 del 1994. Il docente delegato può essere retribuito esclusivamente a carico dei fondi disponibili per la remunerazione accessoria presso la specifica istituzione scolastica od educativa ai sensi dell’articolo 88, comma 2, lettera f), del ccnl relativo al personale scolastico".

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    Istruzione contro Tesoro: già dato


    Un braccio di ferro che durerà fino a stasera, quando si riunirà il Consiglio dei ministri. Da una parte i tecnici del ministero del Tesoro, con tagli per circa 200 milioni al fondo di finanziamento ordinario degli atenei. Dall'altra quelli del ministero dell'Istruzione, decisi a dimostrare che di sforbiciate lineari non c'è alcun bisogno. È l'ultimo «duello>, emerso dal magma ancora informe (ma molto caldo) della spending review. «Siamo stati i primi ad aderire alle ricognizioni iniziali della spending review, avviate in marzo dal ministro Giarda spiegano a Viale Trastevere non abbiamo un atteggiamento pregiudiziale. Ma siamo altrettanto convinti che non si possono colpire asset importanti del Paese e che ci sono altri modi che consentono risparmi. La scuola deve restare al centro degli asset del Paese». Dagli uffici del ministro Francesco Profumo fanno sapere che quella amministrazione «ha già dato>, all'altare dei risparmi, con la riduzione del 60% delle spese dell'ufficio stampa, l'avvio della diminuzione delle sedi del dicastero (da cinque a due il prossimo anno), la razionalizzazione della spesa per l'acquisto di beni e servizi oltre ai i risparmi conseguiti con il «plico telematico>>, introdotto in occasione degli esami di maturità. Su questi suggerimenti operativi si sta giocando la partita con gli uomini della Ragioneria. Assolutamente priva di fondamento, invece, la lettura di alcuni osservatori secondo cui i 200 milioni sottratti al servizio pubblico verrebbero «girati>, alle paritarie. In realtà quel fondo da 200 milioni rappresenta la dotazione ordinaria per le private.
    PROTESTE Il clima tuttavia torna pesante tra gli studenti, pronti a scendere in piazza in caso di aumenti di tasse universitarie e di tagli ai servizi. I sindacati Cgil, Cisl e Uil si sono già schierati in difesa del diritto allo studio. Sul ring è salita anche la commissione cultura della Camera, che ha chiesto di evitare i tagli all'Università. In poche ore il nodo Università andrà sciolto. Così come si dovrà definire una volta per tutte il piano Severino che ridisegna la geografia giudiziaria, preso di mira dalle associazioni degli avvocati (che oggi si asterranno dal lavoro in segno di protesta) e appoggiati dai parlamentari Pdl, che hanno presentato un ordine del giorno contro la chiusura degli uffici. Tra i tribunali più piccoli potrebbero essere soppresse 32 unità (a fronte di una richiesta di 36), mentre saranno 674 gli uffici di giudice di pace da chiudere. In via di soppressione anche 220 sedi distaccate. Ma i numeri continuano ad essere «ballerini». Secondo le ultime voci gli uffici giudiziari di Castrovillari, Lamez ia Terme, Rossano, Caltagirone, Sciacca, Mondovì e Cassino non si salveranno, nonostante i ripetuti ttentativi degli ultimi giorni. È «evidente>, l'incostituzionalità del provvedimento di revisione delle geografia giudiziaria. Lo rileva il presidente dell'Organismo unitario dell'Avvocatura, Maurizio de Tilla che annuncia: «ci rivolgeremo alla Corte Costituzionale>, perché «lo schema di decreto legislativo sugli uffici dei giudici di pace, è incostituzionale e il ragionamento è, evidentemente, estendibile a tutta la revisione della geografia giudiziaria». Parte la battaglia di carte bollate, ma da Via Arenula gli uffici non fanno una piega: il testo si atterrà alla delega varata dall'ultimo governo.


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    Spending review e manutenzione degli edifici scolastici


    L'art. 3 della legge 23/96 prevede, che in attuazione dell'articolo 14 della legge 142/90 disciplinante l'Ordinamento delle Autonomie Locali, la realizzazione, la fornitura la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici spetta ai Comuni, per le scuole di grado inferiore.
    Invece spetta alle Province, per gli istituti e scuole di istruzione secondaria superiore. Questi enti, ognuno per propria competenza, provvedono altresì alle spese varie di ufficio e per l'arredamento e a quelle per le utenze elettriche e telefoniche, per la provvista dell'acqua e del gas, per il riscaldamento ed ai relativi impianti.
    Oggi con il via libera dato dal consiglio dei ministri sul taglia spese ( spending review), le province che resteranno in vita avranno le seguenti competenze: ambiente (soprattutto per il settore discariche); trasporti e viabilità (anche per quanto attiene la costruzione, la classificazione e la gestione delle strade).
    In attuazione del decreto Salva Italia, vengono inoltre devolute ai comuni tutte le altre competenze che finora lo Stato aveva attribuito alle province.
    Tra queste competenze andranno anche quelle della manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici, con un possibile, quanto probabile, peggioramento della quantità di risorse destinate al buon funzionamento delle nostre scuole, con buona pace delle ormai anacronistiche leggi 23/96 e 142/90.


    Tecnica della scuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



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