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Discussione: Tornano i concorsi 300mila professori candidati

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    Predefinito Tornano i concorsi 300mila professori candidati

    Dopo 13 anni, si torna all'antico: il ministro ProFumo vuole reintrodurre i bandi per le cattedre di elementari, medie e superiori. "Servono professori giovani, non si può bloccare una generazione di neolaureti"
    TORNANO i concorsi a scuola, dopo 13 anni. Concorsi per maestri delle scuole elementari, per professori di medie e superiori. Concorsi per le aree letterarie e quelle matematiche. Il ministro dell'Istruzione Francesco ProFumo, in carica da poco più di un mese, sta per mettere le mani anche su questo tabù della moderna Pubblica funzione: il reclutamento dei docenti.
    In questi giorni ProFumo ha chiesto ai suoi funzionari di impegnarsi a realizzare nell'arco del 2012 una serie di concorsi. "Voglio riaprire la scuola ai docenti giovani ed evitare di bloccare una generazione di neolaureati che oggi non ha alcuna possibilità di ottenere una cattedra". Lo ha detto nell'ultima riunione tecnica convocata in viale Trastevere.
    I diversi bandi che saranno ufficializzati nel 2012 saranno appendici di un unico maxi-concorso dai numeri impressionanti: sono 300 mila i potenziali candidati a un posto da insegnante. I numeri si fanno in fretta. Nelle graduatorie ministeriali (chiuse e a esaurimento) nel 2011 si sono accumulati 244 mila abilitati all'insegnamento, un esercito. Ed è da qui che negli ultimi tredici anni si è unicamente pescato per soddisfare un fabbisogno di insegnanti che si è stabilizzato sui 20 mila ogni anno.
    Poi ci sono 30 mila "laureati abilitati" fuori da ogni graduatoria, e questi sono gli aspiranti docenti bloccati dall'attuale prassi di reclutamento. Ancora, i rinnovati Tirocini formativi attivi (Tfa) produrranno nel 2012 altri 20 mila "aventi diritto" a una cattedra.
    La prima stima del ministero è di un concorsone aperto, appunto, almeno a 300 mila persone. "Per esperienza sappiamo che a ridosso delle prove i numeri crescono". Il ministro vuole rendere pubblici i bandi nel 2012 e, se possibile, entro il prossimo anno iniziare anche il percorso attuativo: pre-test, quiz, poi scritti e orali.
    La novità è fresca, e quindi si stanno studiando gradualmente tutte le possibilità di realizzazione. Il lavoro titanico è quello di conoscere nel dettaglio le esigenze (cicli scolastici, aree di insegnamento, singoli provveditorati provinciali). Ancora, si dovrà capire se il neoministro intende raccordare il nuovo concorso alle scelte dell'ex Mariastella Gelmini, che nell'ultima fase di governo aveva avanzato "disegni" su formazione e reclutamento mai diventati legge per la caduta dell'esecutivo. E poi il recente intervento del ministero del Lavoro sull'innalzamento dell'età pensionabile renderà davvero complesso il lavoro dei funzionari del ministero dell'Istruzione: il rischio è che nella scuola i posti di lavoro disponibili con l'allungamento dell'età pensionabile si riducano ulteriormente, come ha più volte denunciato il sindacato.
    ProFumo è comunque intenzionato a procedere nella riapertura dei concorsi. Ha detto il ministro: "Oggi l'età media degli insegnanti è intorno ai 40 anni". Va abbassata per venire incontro alle esigenze delle nuove leve laureate e degli stessi studenti. Con un "concorso 2012" si tornerà a rispettare una legge di Stato che da sempre prevede che i nuovi insegnanti siano scelti per metà dalle graduatorie e per metà attraverso bandi pubblici. E c'è un altro motivo per riaprire i bandi per l'insegnamento. Con il ministero Gelmini sono stati avviati, appunto, i Tirocini formativi attivi per i laureati. I tecnici del ministero ora spiegano: "Sarebbe incongruo oltreché inutilmente dispendioso non dare a questi tirocinanti la possibilità di uno sbocco lavorativo". Possibile, viste le graduatorie infinite, solo attraverso un bando pubblico.
    Già. Oggi l'accesso al lavoro di docente presenta diverse strozzature. Una di queste è diventato un dramma generazionale: la legge Gelmini ha escluso dalle graduatorie a esaurimento (Gae) ventimila persone che si sono laureate in Scienze della formazione tra il 2008 e il 2011. Il bando potrebbe essere una risposta anche per loro. E un problema più volte avanzato sul sistema vigente, anche in sede parlamentare, è che l'assunzione per graduatoria spinge a un esodo di professori meridionali verso Roma e verso il Nord: spesso riescono a scavalcare, in grazia di legge, i docenti locali.
    Nei tre anni abbondanti di governo la Gelmini è riuscita a riaprire il concorso per presidi, 42 mila richiedenti per 2.386 posti: la prova è in viaggio (si sono appena fatti gli scritti) dopo un mare di polemiche sui pre-test sbagliati e i modi in cui il quizzone è stato gestito. Con il governo Monti tornano i concorsi per maestri e prof. Gli ultimi furono del 1999, questi dovranno essere organizzati in modo da sciogliere i "vuoti" che le troppe leggi sul reclutamento scolastico hanno finito per creare.


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    Il ritorno dei concorsi per docenti, dai sindacati più riserve che consensi


    L’ottimismo espresso dal ministro ProFumo sulle 25.000 assunzioni l’anno, la metà rivolte ai vincitori di concorso, si deve scontrare con diversi fattori contrari, come l’innalzamento dell’età pensionabile e la ricollocazione coatta di migliaia di soprannumerari. C’è poi il problema dei tantissimi precari in lista di attesa.
    Sono molte le riserve che i sindacati hanno posto nei confronti del ministro dell’Istruzione, Francesco ProFumo, dopo il suo annuncio di voler tornare a bandire, dopo ben 13 anni, i concorsi che diano l’accesso diretto al ruolo della docenza. Il timore delle organizzazioni sindacali è che il Ministro si sia fatto prendere dell’entusiasmo, facendo riferimento a 300mila attuali precari che andrebbero a concorrere per 12.500 posti l’anno (altrettanti andrebbero assegnati tramite le attuali graduatorie ad esaurimento), senza prendere in considerazione i tanti nodi ancora da sciogliere sulle assunzioni: innalzamento dell’età pensionabile e ricollocazione obbligatoria di migliaia di soprannumerari sono, tanto per fare un esempio, delle componenti che potrebbero rendere risibile il numero di posti da assegnare per i prossimi ruoli. Prevedere che ogni anno vadano in pensione 25mila attuali docenti può quindi non essere del tutto realistico. E poi c’è la questione dei precari. Che reclamano a gran voce una corsia preferenziale.
    Secondo Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, “prima serve una ricognizione sui posti disponibili e l'avvio di un confronto. Da un lato - ha detto il sindacalista pugliese - il nuovo meccanismo sulle pensioni allontana le uscite dal lavoro, dall'altro ho l'impressione che i tagli previsti dalla legge 133 non siano stati realizzati ancora del tutto e dunque è forte il rischio che si sforbici ancora. Bisogna vedere dunque la situazione reale, vanno aggiornate le classi di concorso e capire come mettere in campo un piano pluriennale di assunzioni”.
    Scettico anche Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola: “sul reclutamento dei docenti occorre muoversi con equilibrio e con decisione. Più che estemporanee sortite sulla stampa – ha detto con una certa durezza Scrima - servono progetti chiari su cui aprire al più presto un serio confronto. Il tavolo su reclutamento e precariato, che il Miur si è impegnato pochi giorni fa ad avviare, è per noi la sede giusta per ragionare in termini un po’ meno vaghi sui concorsi, sulle modalità e sui tempi del loro svolgimento. Altrettanto indispensabile è proseguire nell’attuazione del piano triennale di assunzioni”.
    Massimo Di Menna, leader Uil scuola, suggerisce invece a ProFumo “tre cose: pubblicizzare il numero dei posti disponibili per materia e per regione; dare attuazione al piano triennale di assunzioni sulla base delle graduatorie permanenti; incontrare i sindacati per verificare le procedure migliori da seguire”. Prudenza viene espressa anche da Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, secondo cui “bandire un concorso a cattedre è una buona notizia, ma a patto che prima vengono inserite nelle graduatorie ad esaurimento gli oltre 20mila che hanno svolto corsi Ssis negli ultimi anni. Tra i titolo preferenziali del concorso – ha sottolineato il sindacalista dell’Anief – dovrebbero essere considerate le abilitazioni, i titoli professionali e le specializzazioni”.
    Anche alcuni politici hanno voluto dire la loro sulle dichiarazioni di apertura verso i maxi-concorsi da parte del neo responsabile del Miur. Antonio Rusconi, capogruppo in Commissione Istruzione a Palazzo Madama, ha accolto positivamente “l'intervento del ministro ProFumo che, finalmente, lancia un messaggio positivo ai giovani laureati e sottolinea che fare l'insegnante è una professione importante per il nostro paese: è importante che il ministro abbia detto che bisogna fare di più e presto e che la scuola italiana – ha concluso Rusconi - può migliorare anzitutto investendo nella capacità e nella professionalità della classe docente”. Per Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria del Pd, è condivisibile "la necessità di riaprire i concorsi nella scuola pubblica, soprattutto per quelle classi di concorso matematiche e tecnico scientifiche di cui sappiamo saranno esaurite le graduatorie in ben 64 province nei prossimi tre anni"; se si vogliono però aiutare i giovani candidati all’insegnamento occorre anche avere il coraggio di "passare all'organico funzionale e legare formazione iniziale e nuovo reclutamento".



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    ProFumo: il concorso per docenti a metà 2012 e poi ogni due anni


    L’annuncio è stato fatto durante la trasmissione de La7 "Otto e mezzo": servirà a dare equilibrio tra esperienze e aspettative per i giovani, che non possiamo sempre tenere indietro. E sugli aumenti degli stipendi dei prof dice: si potrà parlarne nel momento in cui ci sarà una ripresa, serve la serenità di capire qual è la situazione.
    Il ministro dell'Istruzione, Francesco ProFumo, fa sul serio: dopo aver a sorpresa annunciato la volontà di organizzare, dopo 13 anni, un maxi concorso per docenti ha detto anche che le prove si svolgeranno nella seconda metà del 2012. ProFumo ha rivelato l’intenzione durante la trasmissione de La7 ‘Otto e mezzo’ del 20 dicembre.
    Davanti alla presentatrice Lilli Gruber e agli altri ospiti, il Ministro ha colto l’occasione per correggere il “tiro” sui numeri sui potenziali interessati alla selezione dichiarati poche ore prima (aveva parlato di ben 300mila docenti): ProFumo ha specificato che oggi ci sono circa 200mila persone in graduatoria, a cui aggiungere altri 20mila giovani, che sono nelle condizioni di affrontare il concorso. Sottolineando poi che, a fronte di un'età media degli insegnati di 47 anni, "la scuola italiana ha bisogno di un'iniezione di giovani. Dobbiamo trovare un equilibrio tra esperienze e aspettative delle persone e le opportunità per i giovani, che non possiamo sempre tenere indietro. Un'ipotesi potrebbe essere la ripartizione proporzionale tra posti recuperati con le graduatorie e posti che potrebbero essere messi in concorso".
    Il responsabile del Miur ha aggiunto che "c'è bisogno di creatività e gioventù ma anche di esperienza". Facendo intendere di volere tenere sempre aperta la porta ai precari. Non a caso, ProFumo ha ricordato che "la legge attuale prevede che il 50% posti siano assegnati sulla base di graduatorie e il 50% attraverso un concorso pubblico".
    Il Ministro ha anche fatto una scaletta del programma in via di attuazione:"la prima cosa sarà individuare i posti disponibili", anche a fronte dei pensionamenti di quest'anno e di quelli a venire. A tal proposito "abbiamo fatto una stima sulla base dei pensionamenti pre manovra, che adesso stiamo aggiornando".
    Quella di ProFumo non vuole essere un’idea estemporanea. Anzi. L’applicazione della legge in vigore, sulla suddivisione del contingente da immettere in ruolo, riguarderebbe anche la cadenza delle selezioni pubbliche. "Vorrei che i concorsi fossero periodici – ha ammesso il ministro - magari ogni due anni". Confermando che ne parlerà anche ai sindacati giovedì prossimo nell’incontro fissato al Miur.
    Alla domanda se il tipo di concorso dovesse essere di carattere nazionale o regionale (questa seconda ipotesi è stata sposata dal presidente dell’Anp Giorgio Rembado), ProFumo ha detto che "è un problema di secondo livello. Stiamo cercando di valutare la domanda: su questa base concorsi in tempi brevi, nel miglior modo possibile e in assoluta trasparenza. Il Paese ha bisogno di rimettere in moto un meccanismo di regolarità, il meccanismo di un Paese normale".
    Durante la trasmissione si è parlato anche dei compensi mensili davvero “magri” che percepisce il corpo insegnante della scuola italiana. Il ministro dell’Istruzione ha messo però subito le mani avanti: "Difficile ora parlare di aumentare gli stipendi degli insegnanti si potrà farlo nel momento in cui ci sarà una ripresa. Ci vuole la serenità di capire qual è la situazione: è difficile oggi parlare di aumento di stipendi degli insegnati – ha aggiunto il ministro - : penso che ora si debba lavorare sull'autotistima, crearsi una reputazione, nel momento in cui ci sarà una ripresa, potremmo parlare anche di un aumento degli stipendi". Una risposta da contenuti che piaceranno poco ai docenti, ma sicuramente sincera. Oltre che ovvia, alla luce della situazione economica in cui versa il Paese come tutta l’economia internazionale.


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    Concorsi subito? Sì. Ma come?


    Nell’animato dibattito sulla riapertura dei concorsi interviene il direttore della Fondazione Agnelli, che in un articolo pubblicato su IlSole-24ore giudica “condivisibile” l’idea del ministro ProFumo di farli partire entro il 2012, ma avverte che “il rischio che il progetto si trasformi in un calvario giuridico-amministrativo o si risolva in una sanatoria indistinta degli attuali precari è elevato”.
    Per evitare che ciò avvenga occorre che vengano rispettate quattro condizioni. La prima è che i concorsi siano “coerenti a un percorso formativo definito e pensato per le esigenze di ciascun segmento scolastico”. Quindi differenziati a seconda del tipo e livello di scuola. La seconda condizione è che i concorsi non siano ‘una tantum’, ma regolarmente realizzati ogni due-tre anni “evitando che – come è avvenuto in questi decenni – si salti un'intera generazione”. In terzo luogo occorre che la selezione sia effettuata solo sulla base dei risultati conseguiti alle prove di esame del concorso senza tener conto dell’anzianità di servizio La quarta condizione è che i concorsi non producano altro precariato: “chi vince prende il posto, chi perde non va in coda”.
    Soltanto a queste condizioni, a suo giudizio, “nuovi concorsi serviranno a mettere in pratica l'idea di ProFumo e qualche ‘toppa’ al cronico problema del reclutamento dei docenti”.
    Tutto ciò “in attesa che maturino i tempi per quella che oggi in Italia è un'utopia, ma in altri paesi è la normalità: se un giovane vuole fare il mestiere del maestro o del professore, segue un percorso universitario definito a questo scopo, al termine del quale – attraverso selezioni o concorsi nazionali – viene ammesso a un albo di abilitati all'insegnamento. A quel punto sono le scuole nella loro autonomia ad attingere all'albo per scegliersi i propri insegnanti attraverso la ‘chiamata diretta’, rispondendo delle proprie scelte grazie a un efficace sistema di valutazione”.
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    Ultima chance ai soprannumerari: specializzarsi sul sostegno

    Il Miur ha pubblicato un bando per selezionare tutor che per 120 ore seguiranno (in parte on line) la riqualificazione dei docenti senza cattedra. Per chi non dovesse accettare già da settembre potrebbe scattare la mobilità. Protestano le associazioni dei disabili. Ma anche gli specializzati precari, che dopo aver svolto decine d'esami e 800 ore di Ssis rischiano di essere “defenestrati” dai prof di ruolo riconvertiti alla svelta.
    Stavolta sembra proprio che il ministero dell’Istruzione faccia sul serio: gli oltre 8-9mila docenti soprannumerari sono destinati a scomparire. A sostenerlo era stata a chiare lettere l’ultima Finanziaria estiva del Governo Berlusconi, che incentivava i docenti rimasti senza cattedra ad essere ricollocati su posti affini. Poi è stata introdotta, all’interno dell’ultimo atto ufficiale della legislatura uscente, la Legge di Stabilità approvata il 12 novembre scorso alla Camera, la norma sul personale del pubblico impiego, scuola e università che prevede per il personale in esubero la mobilità territoriale, anche intercompartimentale; ma anche il ricorso alla “cassa integrazione” e, in ultima analisi, l’ipotesi del licenziamento.
    Nella scuola delle categorie di docenti più a rischio è quella degli insegnanti tecnico-pratici in sovrannumero: non a caso, sempre la Legge di Stabilità prevede che questi docenti, quasi sempre solo diplomati, passeranno a svolgere le mansioni di assistente tecnico. Un declassamento non di poco conto, ma per lo Stato indispensabile se i pensa che solo nell’anno in corso ben 3.334 Itp sono risultati privi di titolarità. “Si stima che nell’anno 2012/ 2013 – riportava la Relazione al provvedimento - quota parte di detti ITP, pari a 2.500 unità, potrebbe risultare ancora in esubero e quindi oggetto della presente norma”. Quale è, appunto, l’accantonamento di altrettanti posti di assistente tecnico. Grazie alla mancata copertura dei posti vacanti con personale precario, solo da questa operazione lo Stato guadagnerà 64,5: 21,5 milioni nel 2012 e 43 nel 2013.
    Ma come farà lo Stato a ricollocare docenti di in materie specialistiche, come quelle di settore insegnate negli istituti tecnici o professionali? Come farà ad incrementare le abilitazioni all’insegnamento, tanto per fare un esempio, ad un docente che sa solo insegnare l’arte orafa oppure quella della ceramica o, ancora, quella edilizia? Per anni la questione non è stata affrontata (tanto che in alcuni istituti risultano ancora oggi “a disposizione” o impegnati su dei "progetti" decine di insegnanti della stessa materia). Ora, però, in un momento così difficile per il Paese, si sta cercando di fare economia su tutto. E anche per loro il “vento” potrebbe cambiare.
    Come? Semplicemente dando l’opportunità a questi insegnanti senza classi di specializzarsi su una materia o sulle delle competenze scolastiche che detengono vuoti di “cattedre”. E quale può essere migliore dell’area dal sostegno, dove sono almeno 30mila i posti sparsi per l’Italia ancora privi di docente titolare? L’adesione sarebbe, certo, su base volontaria. Ma per chi non dice sì è pronta già la pratica della mobilità coatta, se non quella della cassa integrazione per due anni.
    La conferma che questa è una delle strade che il Miur ha intenzione di percorrere è giunta qualche giorno fa, quando è stato pubblicato un bando per titoli, con scadenza 11 gennaio 2012, per la selezione di tutor “preposti alla formazione del personale docente nell’ambito del progetto Riqualificazione/Riconversione professionale dei docenti – anno scolastico 2011-2012”: l’articolo 1 specifica che si tratta di un corso di riconversione “sul sostegno”.
    Sempre nel bando si spiega che il Tutor avrà il compito di seguire i “discenti” per 120 ore complessive, da svolgere in presenza e on line. E qui sta il punto: chi non vede di buon occhio questi corsi teme che con un pugno di ore si formi del personale per assolvere un ruolo delicato, quello di supportare uno studente disabile o con difficoltà di apprendimento. Un ruolo che necessiterebbe, come ovvio, di una preparazione accurata e specifica per assolvere a dei bisogni speciali.
    La notizia è stata presto criticata dalle associazioni dei disabili. Ma anche dai prof di sostegno, non di ruolo, che dopo essersi formati nelle Università attraverso decine di esami, 800 ore di corsi ed un lungo tirocinio rischiano di trovarsi senza lavoro perché al loro posto verranno collocati dei docenti riconvertiti.
    Alcuni giorni fa sul sito disabili.com è apparso un articolo davvero eloquente su come la pensa a proposito di questa situazione chi quotidianamente sta accanto e sostiene le persone meno fortunate. “E’ appena il caso di ricordare – si legge nell’articolo - che gli insegnanti specializzati, invece, hanno seguito un percorso formativo universitario, con esami di didattica speciale e per l’integrazione, di area psicologia, psicopatologica e dello sviluppo, nonché dell’area normativa dedicata alla disabilità, supportati da numerosi laboratori applicativi e da un compiuto percorso di tirocinio. Questi ultimi, se non ancora di ruolo, saranno però soppiantati dai loro colleghi riconvertiti su posto di sostegno, perdendo così il lavoro che avevano scelto e per il quale si erano adeguatamente formati”.
    Sul finire, il testo si trasforma in un vero e proprio appello alle famiglie con bambini disabili: “la scuola – scrive disabili.com - ha pensato di riciclare i docenti curricolari ritenuti di troppo come insegnanti di sostegno, facendo loro seguire un corso evidentemente breve su qualche piattaforma. Ciò consentirà loro di restare nella scuola, evitando migrazioni dolorose, di avere un titolo con cui occuparsi, loro malgrado, dei vostri figli. Molti docenti di sostegno, invece, che avevano scelto di fare questo mestiere, investendo in un percorso specialistico e in tanti anni di servizio e competenze, se precari, molto probabilmente non avranno più un lavoro”.


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    300mila precari sperano "Bene Profum, ma niente illusioni"


    Le prime reazioni dei sindacati dopo le ipotesi del ministro durante il videoforum a Repubblica.it. Possibili inserimenti in due "scatole". Il problema dei docenti alla soglia della pensione che rimarranno per effetto della manovra Monti.
    La notizie della riapertura dei concorsi a cattedra nella scuola ha riacceso le speranze di migliaia di precari e neolaureati. Ma i sindacati nutrono mille perplessità sulle modalità di svolgimento della procedura concorsuale e sulla reale disponibilità di posti per i prossimi anni. Riuscirà il neoministro dell'Istruzione Francesco Profum. a risolvere il rebus? Dopo la notizia anticipata da Repubblica, i sindacati si sono espressi all'unanimità raccomandando all'inquilino di viale Trastevere di non creare illusioni ai tanti precari alle prese con una difficile stabilizzazione dopo i tagli della gestione Gelmini. Vediamo i possibili scenari.
    Ieri pomeriggio, nel corso del videoforum su Repubblica.it 1, Profum. è tornato sulla questione che sta più a cuore ai precari della scuola: il concorso 2012. Ipotizzando che l'intera platea teorica di 300 mila aspiranti alla selezione verrà suddivisa in "due scatole": una prima più capiente (con più posti disponibili) destinata ai precari inseriti nelle graduatorie provinciali; una seconda, più piccola, riservata ai giovani, che altrimenti resterebbero sempre in coda alle graduatorie. Ma i sindacati, che conoscono bene i numeri della scuola, chiedono un confronto "serio" sulla delicata questione.
    Dell'incontro avuto di ieri i sindacati hanno apprezzato i toni e le apertura sul pagamento degli scatti stipendiali, congelati dal
    precedente governo. "Le proposte del ministro, come terreno di confronto, ci sono sembrate interessanti ma vanno riempite di contenuti concreti", dice Mimmo Pantaleo, della Flc Cgil. "In particolare - continua - è fondamentale aprire una riflessione sui temi del reclutamento, dell'organico funzionale e sulla gestione delle graduatorie, aumentando prioritariamente i posti disponibili nei prossimi anni". "Quanto al reclutamento - dichiara Francesco Scrima, leader della Cisl scuola - ribadiamo la richiesta di aprire un confronto serio su progetti chiari, non si può ragionare su dichiarazioni alla stampa. La materia è delicata, investe attese e interessi che vanno tutti attentamente considerati".
    Per Massimo Di Menna, della Uil scuola, "abilitazioni e reclutamento devono partire insieme". E propone di mantenere il doppio canale: 50 per cento dei posti a favore degli inclusi nelle attuali graduatorie ad esaurimento; 50 per cento attraverso bandi di concorso a partire da dove le graduatorie sono esaurite, prevedendo, nella partecipazione, il riconoscimento dei titoli di servizio".
    Anche Gilda degli insegnanti e Anief salutano positivamente la notizia della riapertura dei concorsi, ma quest'ultimo chiede che "prima vengano stabilizzati gli attuali precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e gli abilitati nell'ultimo biennio". Un'occhiata ai numeri contribuirà a fare chiarezza.
    I precari inseriti nelle liste provinciali ad esaurimento sono 240 mila. A questi occorre aggiungere, come potenziali aspiranti al concorso, 20 mila abilitati tra il 2009 e il 2011, rimasti fuori dalle graduatorie dei precari e un numero non precisato di neo laureati - 10/15 mila - che potranno accedere ai Tfa (i Tirocini formativi attivi) previsti dalla nuova normativa sulla Formazione iniziale approvata dal precedente governo: i cosiddetti "giovani". L'unico dubbio resta sui posti disponibili per il 2012/2013. Secondo una stima effettuata dal ministero dell'Istruzione qualche mese fa, le prossime assunzioni si potranno fare esclusivamente sui posti che si renderanno disponibili per effetto dei prossimi pensionamenti.
    Il Miur, in base alle vecchie regole per andare in pensione, aveva stimato 22 mila pensionamenti per il 2012/2013. Ma il governo Monti nel frattempo ha modificato la situazione. E sono tanti i docenti che già assaporavano il meritato riposo dopo anni di servizio, ma che saranno costretti a rimanere in servizio ancora per 4/5 anni. Finora, il 60/65 per cento dei docenti andati in pensione non ha infatti raggiunto né i 40 anni di servizio né l'età per la pensione di vecchiaia: si dimettono "volontariamente" avendo raggiunto ugualmente i requisiti per accedere all'assegno mensile. Una possibilità che oggi è preclusa a tanti e i posti disponibili potrebbero scendere a 5/8 mila al massimo.



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    No dei precari “storici” ai concorsi pubblici annunciati da ProfumO: prima ci siamo noi!

    Attraverso un documento congiunto, associazioni, coordinamenti e comitati dei precari chiedono al Ministro di bandire concorsi solo dopo che saranno svuotate le graduatorie ad esaurimento. E siccome le cose andranno diversamente si prospetta una nuova “guerra” tra aspiranti prof. Anche perché tra tagli, soprannumerari ricollocati e pensionamenti ritardati i posti vacanti saranno pochi.
    Non sono bastate le rassicurazioni del ministro Profum0 sulla percentuale maggiore che il dicastero di viale Trastevere intende riservare alle graduatorie ad esaurimento rispetto ai prossimi vincitori dei concorsi pubblici (annunciati nei giorni scorsi già per il secondo semestre del 2012). Dopo le perplessità dei sindacati, attraverso un documento congiunto, le associazioni, i coordinamenti e i comitati dei precari – facenti capo a diverse regioni, di Nord, Sud e Centro Italia - hanno fortemente criticato le uscite del nuovo Ministro: nell’annunciare i concorsi e le modalità delle future assunzioni a tempo indeterminato, Profum0 avrebbe “dimenticato” che prima bisogna svuotare le attuali Gae. In caso contrario, si scatenerebbe la solita “guerra” tra aspiranti docenti. Anche perché il panorama generale non pone a favore di un numero elevato di posti vacanti.
    Non a caso, i precari “storici” contestano a Profum0 anche il fatto che sembrerebbe non essere a conoscenza dell’inasprimento dei requisiti per andare in pensione voluto dal Governo: ciò provocherà un’ulteriore carenza di posti vacanti. E quindi la riduzione di possibilità di assunzioni in gran numero, come avvenuto nell’ultima estate.
    Nel documento – firmato dal Coordinamento precari scuola Napoli, Rete precari scuola Sicilia, Coordinamento precari scuola Ravenna, Coordinamento precari scuola Roma, Coordinamento precari scuola Avellino, Coordinamento 3 ottobre Milano, Comitato precari liguri della scuola, Coordinamento precari scuola Terni e Coordinamento precari scuola Latina – si chiede a Profum0 se è a conoscenza che “sarà proprio l’innalzamento dell’età pensionabile che impedirà a molti, giovani o meno, di avere accesso alla scuola” e se “non sa o finge di non sapere che la riforma, voluta da chi l’ha preceduto, ha tagliato molte cattedre in ogni ordine e grado di scuola”.
    Con questi presupposti, i rappresentanti dei precari inseriti nelle Gae chiedono quindi al Ministro “su quali posti si vorrebbe bandire questo concorso, illudendo quanti sperano di avere accesso alla professione e irridendo, offendendo quanti, abilitati con procedure concorsuali, con specializzazioni acquisite e competenze testate sul campo, hanno speso la loro giovinezza e le loro competenze nella scuola e ancora aspettano che lo Stato regolarizzi anni di lavoro prestato al suo servizio”.
    Associazioni, coordinamenti e comitati dei precari reputano quindi “francamente demagogico parlare di ‘apertura’ ai giovani, tramite concorso, quando l’aumento dell’età pensionabile, il blocco del turn-over e i tagli di cattedre conseguenti alla riforma Gelmini (140.000 posti di lavoro in tre anni!) di fatto limitano l’accesso nella scuola a tutti i precari, quale che sia la loro età (che, vorremmo ricordare, è anche anzianità di servizio nella scuola)”.
    Bocciato sul nascere anche il doppio canale di reclutamento – con i precari storici da una parte e i neo-vincitori dei concorsi dall’altra - prospettato dallo stesso Profum0: “si verificherà l'impossibilità di esaurire l’una e l’altra graduatoria – si legge nel documento congiunto - alimentando di fatto il precariato e generando per di più la creazione di un’ulteriore frattura tra lavoratori precari, alla quale si vuole aggiungere una ridicola contrapposizione giovani/meno giovani”.
    Per i precari già abilitati quella di bandire i concorsi non è quindi una soluzione percorribile: “se è giusto – sostengono - che quanti vogliano dedicarsi alla professione di docente abbiano la possibilità di formarsi e di potervi accedere, ciò non può ledere i diritti di quanti lo Stato ha già formato e abilitato con procedure concorsuali e della cui professionalità si è servito e continua a servirsi”. La conclusione è radicale: mantenere “le graduatorie ad esaurimento come unico sistema di reclutamento”. Il Miur però non la pensa allo stesso modo. Per il Ministro il tempo dei consensi è già scaduto: con il 2012 arriveranno le prime contestazioni.



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    Concorso per diventare insegnanti previsto in autunno

    Previsto per ottobre il concorso al quale “potranno accedere anche le nuove leve, altri ventimila, che quest’anno seguiranno i tirocini formativi attivi”. Lo ha dichiarato il Ministro in una intervista al Messaggero. Nel frattempo in arrivo un Ddl per portare a 17 anni la maturità.
    Riportiamo di seguito uno stralcio dell’intervista al ministro Profum0 rilasciata al Messaggero il 15 gennaio 2012 e condotta da Carla Massi.
    A proposito, lei ha detto che vuole contribuire a costruire un paese normale. Che vuol dire?
    «L’ho detto, per esempio, a proposito dei concorsi che devono tornare nel mondo della scuola. Come si sa, è dal 1999 che non ne viene bandito uno. Bisogna ritrovare i meccanismi di regolarità anche per il reclutamento dei docenti».
    Che significa?
    «Fare concorsi almeno ogni due anni. Permettendo l’accesso sia ai precari, oltre 200mila in graduatoria, sia ai giovani, ventimila, che si sono preparati per fare gli insegnanti».
    Quindi il prossimo concorso quando sarà?
    «Nell’autunno di quest’anno. Potranno accedere anche le nuove leve, altri ventimila, che quest’anno seguiranno i tirocini formativi attivi».
    I precari non saranno d’accordo, aspettano da tanto tempo...
    «Dobbiamo dare la possibilità di accesso sia a chi è più grande sia ai giovani. Questi ultimi non possono sempre essere lasciati indietro. La scuola chiede anche docenti con età più vicina a quella dei ragazzi».
    Già, lei ha notato che i prof sono troppo grandi. Vero?
    «L’età media è alta, è assolutamente necessario immettere forze nuove. La scuola ha bisogno di un organico vicino alla cultura dei più giovani».
    Ogni anno vanno in pensione almeno venticinquemila professori, dopo il decreto sul fine carriera i numeri saranno gli stessi?
    «Stiamo facendo una ricognizione, potrebbero essere anche un po’ di più».
    Lei, negli ultimi giorni, è andato a sedersi nei banchi di scuola tra i ragazzi. Che effetto le ha fatto questa nostra scuola?
    «Sono tornato di nuovo tra i banchi di formica verde. Davanti a me la lavagna e l’insegnante che, in piedi, spiega. Mi sono reso conto che, da questo punto di vista, non è cambiato nulla dagli anni Sessanta. Non è possibile! Basta con le lezioni frontali».
    Le lezioni frontali?
    «Andrebbe cambiata la disposizione nelle classi, è d’altri tempi il prof in fondo alla stanza davanti alla lavagna. Suggerisco anche di evitare di far stare gli stessi ragazzi per anni insieme. Meglio mescolare i gruppi, cambiare, spostarsi, affrontare nuove situazioni».
    Ma che effetto le ha fatto questa scuola italiana?
    «Un bell’effetto, ci sono grandi competenze e, nella maggior parte dei casi, si lavora sodo. Forse c’è bisogno di impegnarsi più sull’analisi critica che sulle nozioni. Quanti sanno che solo il 20% del sapere dei ragazzi arriva dai banchi di scuola?».


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    Scuola, 10.443 prof in esubero, il ministro Profum0 lo sa?


    Il ministro Profum0 farebbe bene a confrontarsi con la realtà prima di lanciare idee apparentemente meravigliose. Proporre di fare un nuovo concorso per reclutare docenti cozza con una situazione del personale che consiglierebbe tutt'altro. L'anno scolastico 2012-2013 erediterà un quadro lavorativo ben poco incoraggiante. Ci sono 10.443 professori in esubero tra scuola primaria, medie e superiori. L'effetto ultimo delle riforme Tremonti-Gelmini che di posti ne hanno tagliati complessivamente 80mila. Docenti che, se nel frattempo non si mette mano a qualcosa, rischiano nel giro del prossimo biennio di essere messi in mobilità e licenziati.
    Sono insegnanti di ruolo che stanno assistendo alla vertiginosa contrazione delle ore della propria classe di concorso: l'ulteriore entrata a regime della riforma Gelmini nei licei porterà ancora contrazioni. Finiranno per avere spezzoni, nel caso migliore. Ma molti perderanno l'ambita cattedra e dovranno essere riconvertiti. Si è parlato di spostarli nel sostegno (qui ci sono molti posti da riempire) con corsi ad hoc, ma è ancora tutto fermo.
    Il quadro al momento è questo. Sono in esubero 1.772 insegnanti nella scuola primaria, 540 alle medie, 8.131 alle superiori. La riforma a regime, l'aumento dell'età pensionabile in vigore dal primo gennaio di quest'anno, gli accorpamenti di scuole in corso faranno aumentare questa cifra. La sofferenza principale è al Sud. Il governo lo sa?


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    Italia: il concorso comunque paga

    I dati e la previsione del concorso alimentano polemiche, ma riguardano problemi reali che vanno trattati con molta obiettività. Il fenomeno dell’esaurimento delle graduatorie è un problema importante e per alcune graduatorie antico. La questione di fondo è costituita dal fatto che molti laureati, oggi, in assenza di qualsiasi procedura di selezione, arrivano al mondo della scuola privi di abilitazione, con un bagaglio di competenze non sempre adatto, ma soprattutto con un bagaglio minimo di esperienze lavorative.
    Per la scuola media per la classe di concorso A059 (matematica, chimica, fisica naturale) in 80 province, per il conferimento delle supplenze annuali e delle supplenze fino al termine delle lezioni, si è fatto ricorso alla graduatoria d’istituto di III fascia (cioè i non abilitati).
    Ancora più grave si presenta la situazione per la scuola secondaria superiore. Tutte le regioni per alcune significative classi si concorso dell’area tecnico-scientifico hanno fatto ricorso alle graduatorie d’istituto di III fascia dei non abilitati. Particolarmente critica la situazione della classe A047 matematica e A049 matematica e fisica per le quali il ricorso alle graduatorie d’istituto ha una dimensione consistente in particolare per oltre 20 province del Nord.
    Il quadro è eloquente. Laddove si è fatto ricorso alla graduatoria d’istituto dei non abilitati ossia ai laureati per attribuire incarichi d’insegnamento annuali o fino al termine delle lezioni significa che proprio per gli insegnamenti ai quali si chiede di rispondere alle nuove esigenze del mercato del lavoro, della realtà sociali, della competitività internazionale non si sono create le condizioni migliori e determinati i prerequisiti per l’erogazione ottimale del servizio scolastico.
    Il rischio che si corre è di pregiudicare la crescita del Paese ed il benessere di intere generazioni.


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