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Discussione: Mobilità: errori negli allegati. I docenti rischiano di perdere punti.

  1. #151
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    Mobilità, il risarcimento danno in caso di trasferimento illegittimo




    La giurisprudenza sia amministrativa che ordinaria si è occupata diverse volte del risarcimento danno, spesso di natura esistenziale, in caso di trasferimento illegittimo.
    A livello amministrativo è da segnalare il Consiglio di Stato, sez. VI, 28/01/2016 n. 284 . Un lavoratore, a causa di un trasferimento in altra sede lavorativa pativa diverse patologie tra le quali: bronchite cronica, colopatiaspastica, ernia del disco, disturbi all'apparato oculare, fibrillazione atrialee, da ultimo, un generale stato ansioso depressivo).
    Il Consiglio di Stato riteneva necessario richiamare alcuni principi elaborati dalla giurisprudenza di questo Consiglio (cfr. explurimis e da ultimo, Cass., sez. un., 23 marzo 2011, n. 6594; Cons. Stato, ad.plen., 19 aprile 2013, n. 7; sez. V, 12 giugno 2012, n. 1441; sez. IV, 22maggio 2012, n. 2974; sez. IV, 2 aprile 2012, n. 1957; sez. III, 30 maggio2012, n. 3245; sez. V, 21 marzo 2011, n. 1739; sez. V, 28 febbraio 2011, n.1271; Cons. giust. amm., 24 ottobre 2011, n. 684; sez. IV, 27 novembre 2010, n.8291), in forza dei quali: nel giudizio risarcitorio che si svolge davanti algiudice amministrativo, nel rispetto del principio generale sancito dal combinato disposto degli artt. 2697 c.c. (secondo cui chi agisce in giudizio deve fornire la prova dei fatti costitutivi della domanda) e 63, co. 1 e 64,co. 1, c.p.a. (secondo cui l'onere della prova grava sulle parti che devono fornire i relativi elementi di fatto di cui hanno la piena disponibilità), non può avere ingresso il c.d. metodo acquisitivo tipico del processo impugnatorio; pertanto, il ricorrente che chiede il risarcimento del danno da cattivo (omesso) esercizio della funzione pubblica, deve fornire la prova dei fatti costitutivi della domanda; la qualificazione del danno da illecito provvedimentale rientra nello schema della responsabilità extra- contrattuale disciplinata dall'art. 2043 c.c. ; conseguentemente, per accedere alla tutela è indispensabile, ancorché non sufficiente, che l'interesse legittimo sia stato leso da un provvedimento (o da comportamento) illegittimo dell'amministrazione reso nell'esplicazione (o nell'inerzia) di una funzione pubblica e la lesione deve incidere sul bene della vita finale, che funge da sostrato materiale dell'interesse legittimo e che non consente di configurare la tutela degli interessi c.d. procedimentali puri, delle mere aspettative o dei ritardi procedimentali; la prova dell'esistenza del danno deve intervenire all'esito di una verifica del caso concreto che faccia concludere per la sua certezza la quale a sua volta presuppone: l'esistenza di una posizione giuridica sostanziale; l'esistenza di una lesione, che è configurabile(oltreché nell'ovvia evidenza fattuale) anche allorquando vi sia una rilevante probabilità di risultato utile frustrata dall'agire (o dall'inerzia) illegittima della p.a.; i doveri di solidarietà sociale che traggono fondamento dall'art. 2 Cost. , impongono di valutare complessivamente la condotta tenuta dalle parti private nei confronti della p.a. in funzione dell'obbligo di prevenire o attenuare quanto più possibile le conseguenze negative scaturenti dall'esercizio della funzione pubblica o da condotte ad essa ricollegabili invia immediata e diretta; questo vaglio ridonda anche in relazione all'individuazione, in concreto, dei presupposti per l'esercizio dell'azione risarcitoria, onde evitare che situazioni pregiudizievoli prevenibili o evitabili con l'esercizio della normale diligenza si scarichino in modo improprio sulla collettività in generale e sulla finanza pubblica in particolare.
    La Corte di Cassazione, con sentenza nr. 11527 del 14 maggio 2013 ha affermato che è onere del lavoratore provare non solo l'illegittimità del comportamento datoriale ma, anche il danno esistenziale subito e, il relativo nesso causale tra condotta e danno.
    Dunque i n presenza di un fatto ritenuto ingiusto e compiuto dal datore di lavoro, sia questo privato che pubblico e che possa avere inciso su diritti costituzionalmente rilevanti, collegati alla famiglia od alla vita di relazione del lavoratore, l'obiettivo peggioramento delle condizioni di vita di quest'ultimo non è in re ipsa.
    D'altronde “la radicale riforma del pubblico impiego (c.d. contrattualizzazione), ha quale risultato precipuo quello di rendere tendenzialmente operante nel settore tutta la disciplina del lavoro privato, cosicchè il provvedimento di trasferimento del pubblico dipendente configura atto di gestione del rapporto di lavoro, ha natura squisitamente privatistica e deve essere valutato alla stregua dell'art. 2103 c.c.; ne consegue che la revoca del dipendente il quale abbia in un primo tempo dato il proprio consenso al trasferimento, è priva di effetti. (Corte d'Appello Firenze 7/./2003, ) ed applicandosi anche nel pubblico i principi propri del rapporto di lavoro privato si deve tenere conto che i n tema di trasferimento del lavoratore, poiché l'art. 2103 c.c. ha lo scopo di tutelare la dignità del lavoratore e di proteggere le relazioni interpersonali che lo legano a un determinato complesso produttivo, tali tutele rilevano anche ove lo spostamento avvenga in un ambito geografico ristretto, da una unità produttiva a un'altra, intendendo per unità produttiva ogni articolazione autonoma dell'azienda, avente, sotto il profilo funzionale e finalistico, idoneità a esplicare, in tutto o in parte, l'attività dell'impresa. (Cass. 30/9/2014 n. 20600)


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  2. #152
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    Trasferimenti. Firino: in Sardegna meno insegnanti in mobilità rispetto alle altre regioni italiane



    La Regione considera positiva l’intesa siglata tra sindacati e Ufficio scolastico regionale: è un altro passo avanti verso una migliore qualità dell’insegnamento in Sardegna.
    "Siamo soddisfatti - dice l'assessore della Pubblica Istruzione, Claudia Firino - le ultime misure adottate mitigano gli effetti della legge 107/2015 nell'isola. I numeri degli insegnanti interessati alle procedure di mobilità sono decisamente inferiori rispetto alle altre regioni del sud Italia, e ciò ha reso possibile un esito positivo della vicenda, almeno per quest’anno scolastico.
    Ho seguito quotidianamente l'evolversi della situazione con l'Ufficio scolastico regionale. La soluzione adottata - afferma la titolare della Pubblica Istruzione – non deve tuttavia in alcun modo costituire un abbassamento della qualità del sostegno didattico dedicato agli studenti con disabilità. Per questo già nel novembre dell’anno scorso avevo sollecitato gli atenei sardi a istituire i Pas, i Percorsi abilitanti speciali rivolti ai docenti per l'ottenimento dell'abilitazione al sostegno, dati i tanti posti disponibili in Sardegna non coperti da personale in possesso del titolo.
    La richiesta - dice l’assessore Firino - è stata rinnovata nei giorni scorsi, e sono certa che troverà nelle Università un interlocutore attento e sensibile".


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  3. #153
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    Trasferimento al Nord, per evitarlo ora tutti vogliono il sostegno pur senza specializzazione



    Può essere la copertura di tutti i posti di sostegno in deroga, circa 30mila in tutta Italia, a salvare i docenti del Sud dal trasferimento nelle regioni del Nord?
    Il precedente, adottato nelle grandi Isole ed in alcune altre regioni, attraverso l’assegnazione provvisioria ha innescato la richiesta di medesimo trattamento da parte dei decenti delle altre regioni: “riteniamo inaccettabile la difformità riscontrata nella stipula dei contratti decentrati regionali concordati dai vari USR e le OOSS in merito alla deroga utile per consentire ai docenti – che abbiamo chiesto e non ottenuto assegnazione provvisoria- di poter rientrare nella propria provincia di residenza mediante utilizzo su posti di sostegno compresi in organico di fatto, anche senza titoli”, ha scritto il Coordinamento Nazionale Docenti Fase C.
    “Sicilia, Sardegna, Lombardia ed Emilia Romagna hanno già agito in questa direzione trovando una soluzione che riteniamo utile e vantaggiosa e che occorre venga adottata da tutte le amministrazioni sul territorio nazionale, dando la possibilità in modo analogo ai docenti di godere delle stesse opportunità. Attendiamo pertanto un tempestivo intervento centrale tale da consentire una gestione uniforme delle assegnazioni provvisorie”, conclude il Coordinamento.
    Il problema è che il 99 per cento dei docenti destinati agli ambiti territoriali del Nord, circa 8mila complessivi, non hanno conoscenze approfondite di disabilità. Né, tantomeno, sono specializzati nell’insegnamento ad alunni con problemi di apprendimento.
    Il “particolare”, non certo trascurabile, è stato fatto presente anche dai sindacati regionali della Sardegna Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda. I quali dopo aver sottolineato che questo tipo di contratto integrativo regionale “permette, a coloro che hanno avuto un’assegnazione della sede di servizio eccessivamente lontano dal proprio domicilio, di essere utilizzati in una sede meno disagiata”, attenuando “i disagi provocati da una Legge che le Organizzazioni Sindacali hanno duramente contestato”, si soffermano sul dato che questa decisione “solleva un problema la cui soluzione si impone con forza”: la mancanza di competenze di questi insegnanti sul fronte della disabilità.
    Però, è anche vero che la maggior parte di quei posti andrebbero, comunque, a docenti privi di specializzazione sul sostegno. Solo che si tratterebbe di precari. E in molti casi anche loro non specializzati. Allora, tanto vale, dicono i sindacati, metterli a disposizione di chi deve subire il trasferimento forzato.
    Il punto è che mancano docenti formati sul sostegno: “l’Università sarda – scrivono i sindacati – da due anni non li organizza e, conseguentemente, quindi, aumentano le difficoltà per cui i docenti titolati sono insufficienti a coprire i posti in organico”, fanno notare ancora i sindacati dell’Isola. Che ora chiedono “con decisione sia all’Università che alla Regione perché questo gap nei confronti delle altre regioni venga superato al più presto e che vengano attivati al più presto i corsi di formazione”.
    Specializzati o no, qui si sta facendo un “uso strumentale del sostegno”, ribattono i Coordinamenti Docenti Specializzati di Sostegno, di ruolo e non.
    I quali, a loro volta, chiedono invece il “ritiro immediato del procedimento di conferimento delle assegnazioni provvisorie su posti di sostegno e revoca della proposta di percorsi abilitanti speciali sul sostegno per il personale docente già di ruolo”
    Per i coordinamenti, l’accordo sottoscritto in alcune regioni, ad iniziare dalla Sardegna, “non risulta conforme a quanto stabilito in materia di contrattazione nazionale. Il CCNI 2016-17, infatti, limita la contrattazione regionale decentrata a disciplinare esclusivamente le operazioni di utilizzazione e stabilisce come legittime leassegnazioni provvisorie sul sostegno per non specializzati solo se questi ultimi si trovano in situazione di esubero”.
    Gli specializzati sul sostegno chiedono, allora, “il ritiro immediato del procedimento per sua natura – continuano – è ‘illegittimo’ e, di conseguenza, della proposta sindacale dei corsi di preparazione, o veri e propri corsi PAS, per i neoassunti impiegati sul sostegno che, seppur mascherati dalla necessità di supplire alla mancata preparazione dei docenti assegnati sulle tematiche dell’inclusione, assumono le sembianze di veri e propri corsi di riconversione, al di fuori di quelli legalmente stabiliti del Decreto 30 settembre 2011”.
    Per i specializzati, con cui si è schierato l’Anief che li vorrebbe subito di ruolo anziché supplenti su cattedre di fatto, i “veri” corsi di specializzazione prevedono invece tre prove di accesso a fronte di posti limitati e definiti regionalmente dal MIUR sulla “base della programmazione regionale degli organici”, a cui segue “un faticoso iter formativo da conseguire in non meno di otto mesi attraverso 60 cfu di esami, laboratori, tirocinio di 5 mesi ed una prova finale”.
    Mentre si starebbero profilando dei “meri corsi di riconversione, che oltretutto rappresenterebbero solo un ripiego dei docenti neoassunti per evitare il trasferimento e non una scelta, come nel caso dei docenti specializzati che si sono sottoposti anche ad una procedura selettiva per acquisire questa professionalità”. Con l’aggravante che tanti “docenti che hanno superato le prove” si ritroveranno “fuori delle graduatorie di merito, a causa degli esigui posti messi a bando”, perché quelli liberi sono stati assegnati ai trasferiti su ambiti territoriali”.
    Insomma, concludono gli specializzati, si fanno fuori coloro che hanno “l’esperienza maturata” e la formazione ad hoc, per lasciare “il posto a docenti che poco sanno di didattica né tanto meno di ‘didattica speciale’”. Il tutto per “rimediare alle storture della mobilità e di chi non vuole partire e ha scelto volontariamente di aderire ad un piano di assunzioni che prevedeva la mobilità nazionale”.


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  4. #154
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    Mobilità. Conciliazioni, i risultati. Accolte richieste primaria con nuovo algoritmo, poche speranze per la secondaria


    Secondo quanto ci riferiscono i nostri lettori e dalle conferme degli Uffici Scolastici, sono in via di pubblicazione gli esiti per le conciliazioni sulla mobilità per la scuola primaria.
    Accolti numerosi reclami, segno che l'algoritmo utilizzato dal Miur non era corretto, ma ancora una volta il nuovo sistema utilizzato per utilizzare i posti disponibili rimane segreto. Sembra che le speranze per i docenti della secondaria siano invece molto minori.
    Si tratta delle richieste di conciliazioni interregionali, quelle per le quali è sta costituita una task force ministeriale, che ha lavorato a pieno ritmo per consentire ai docenti interessati di poter avere assegnato l'ambito territoriale di riferimento entro l'avvio dell'anno scolastico. Non per tutti si farà in tempo, anzi ci sono conciliazioni calendarizzate per fine settembre, ma intanto arrivano i primi risultati.
    Gli USR stanno infatti pubblicando gli elenchi delle conciliazioni già esaminate, e gli Uffici stanno inviando una mail ai docenti interessati per metterli al corrente del risultato. Naturalmente il docente, qualora non fosse soddisfatto del risultato, potrà rifiutare la proposta e mantenere l'ambito territoriale assegnato in prima istanza.
    Da una prima analisi emerge infatti che alcuni docenti rientrano nella regione di residenza (segno che i posti c'erano), soprattutto se i punteggi sono alti, mentre per punteggio medio bassi l'esito produce un cambio di ambito territoriale, scelto tra quelli più vicini a quelli richiesti dal docente. Quindi una sorta di compromesso derivante dalla possibilità di utilizzare i posti ancora disponibili.
    Naturalmente le operazioni non riguardano terze parti, chi è soddisfatto dell'ambito territoriale assegnato non ha nulla da temere, saranno assegnati solo i posti ancora disponibili.
    Sarà possibile verificare la modalità con cui il sistema ha scelto il nuovo ambito, o ci rimane solo da ipotizzare che si sia lavorato sulla base delle preferenze indicate, e sulla base delle rimanenze dei posti? Ma l'algoritmo continua ad essere segreto.
    Per le conciliazioni avviate per la scuola secondaria le speranze di accoglimento sembrano invece essere minori. D'altronde meno numerose sono state le richieste, e meno numerosi gli errori rilevati (c'è chi pensa che il Miur abbia aggiustato il tiro strada facendo, sacrificando i docenti della primaria, incappati nell'algoritmo "pazzo").
    Cosa deduciamo dagli elenchi pubblicati? Sicuramente che i docenti e i sindacati, che richiedevano il rifacimento delle operazioni, avevano ragione.
    Già la Cisl ha rinnovato la richiesta
    Perchè certo quando sommeremo il numero delle conciliazioni accettate (ma non sapremo mai perchè le altre non sono state accontentate), certamente ne verrà fuori un quadro poco edificante per l'Amministrazione. Com'è possibile attribuire queste situazioni solo ad anomalie del sistema? Ne riparleremo.


    Orizzontescuola
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  5. #155
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    Mobilità. Miur offre conciliazioni con proposta secca. I docenti: è un ricatto, i sindacati ci aiutino


    Prendere o lasciare, questo il risultato delle conciliazioni presentate dai docenti, soprattutto della scuola primaria per errori della mobilità a.s. 2016/17 rilevati a livello interregionale.
    La task force del Miur ha lavorato alacremente producendo il risultato contenuto nel file pubblicato ieri, in cui ci sono i risultati delle conciliazioni accettate, con la proposta che sarà presentata al docente il giorno della convocazione. Prendere o lasciare, chi prende cambia destinazione (alcuni hanno ottenuto la preferenza indicata, altri sono stati collocati in ambiti territoriali quanto più vicini alle preferenze espresse, cioè quello che doveva essere fatto in prima istanza), chi lascia rimane nell'ambito territoriale assegnato ma può eventualmente ricorrere al giudice per far valere le proprie rivendicazioni.
    Una decisione difficile. Un nostro lettore, Gaetano Conte, ci riferisce del dibattito innescato in queste ore su FB:
    "Il 30/08/2016, in un gruppo su fb, uno dei maggiori esponenti di un sindacato tra i più grossi ed ascoltati dal popolo della scuola scrive: "La conciliazione avviene tra le parti. Una delle parti è l'amministrazione e fa una proposta che l'altra parte è libera o meno di accettare. Se non si concilia si può ricorrere al giudice del lavoro. Non mi sembra un ricatto. Che poi fosse meglio rifare le operazioni è quello che avremmo voluto".
    Non sono d'accordo e non sono l'unico: una proposta secca è un ricatto! Un altro agguerrito sindacalista risponde: "Si tratta di prendere per la gola gente che ha ragione (in caso contrario la conciliazione non sarebbe avvenuta), ricattandoli e approfittando della loro condizione di instabilità che li porterebbe ad accettare tutto"."
    Il docente sente questa soluzione come un ricatto, e chiede aiuto proprio ai sindacati
    "L'art. 135 del CCNL Scuola (sì, proprio quello impugnato dal MIUR per poter parlare di "conciliazione"), al comma 6, individua una "comparizione delle parti per l'esperimento del tentativo di conciliazione". Significa che entrambe le parti possono proporre una soluzione o fare una controproposta da tenere in considerazione.
    Si sta parlando, infatti, di docenti che, proprio perché in questi momenti vedono accolta la personale proposta di conciliazione, hanno di certo maggior punteggio di altri che il MIUR ha detto di non voler spostare, in barba alla 107 e a tutte le contrattazioni, in cui si indicava nel punteggio un criterio prioritario sull'assegnazione, sia in fase di assunzione che di mobilità!
    Capisco la paura dell'Amministrazione di affrontare spese ulteriori, ma ci sono proposte che i docenti potrebbero fare in conciliazione a costo zero e senza oneri per lo Stato, qui ne ho individuati quattro esempi: 1) Alla proposta secca si può controproporre di assegnare una sede di titolarità su un ambito e di correggere la domanda di assegnazione provvisoria da interprovinciale a provinciale, dato che tra gli errori vi sono assegnazioni in mobilità su ambiti di province differenti da quelle di diritto; 2) Alla proposta secca si può controproporre la richiesta di una sede su un ambito e titolarità su un altro fino a che si libera un posto nel primo ambito scelto; 3) assegnazione sul primo ambito richiesto nella domanda di mobilità e sede provvisoria scelta dal provveditorato o dal MIUR, fino alla soddisfazione del docente; 4) in Sardegna e in Sicilia, si potrebbe chiedere di ricoprire uno dei posti di sostegno in deroga, dati provvisoriamente a tutte le cdc, dopo gli aventi diritto, fino all'immissione nell'abito dovuto dall'Amministrazione. Ce ne sarebbero altre di soluzioni.
    Adesso la mia lettera si rivolge a tutti i sindacati di comparto:
    C'è qualcuno che possa almeno intercedere per i concilianti, cioé coloro che hanno dei diritti sui posti tolti dalle imprecisioni del sistema, e indicare al MIUR soluzioni di compromesso migliori di una proposta secca, che qualcuno potrebbe accettare solo per esigenze economiche e non per felice conciliazione?
    Qualcuno può aiutarci ad un compromesso con il datore di lavoro, che al momento sembra orientato verso una proposta secca, senza dare alcuna dignità al docente leso dagli errati spostamenti, o dare a lui una conciliazione come riportato dall'art. 135?"


    Orizzontescuola
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  6. #156
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    Mobilità. 207 docenti spostati d'ufficio, l'algoritmo aveva sbagliato collocazione




    Siamo in piena fase di conciliazioni per la scuola primaria e a breve per la secondaria di I grado per mettere una toppa agli errori dell'algoritmo della mobilità docenti per l'a.s. 2016/17. Quali posti sono stati utilizzati?
    I posti su cui verranno trasferiti i docenti, la cui richiesta di conciliazione sia stata accolta, sono: i posti vacanti al termine dei movimenti, quelli occupati dai trasferiti a punti zero e una parte di quei posti che si presume si debbano liberare a seguito di accettazione delle conciliazioni proposte.
    Quali sono questi posti "occupati dai trasferiti a punti zero?" Posti per i quali l'Amministrazione ammette un errore dell'algoritmo evidentemente ed oggi "sfrutta" per far posto alle istanze di conciliazione presentate dai docenti delusi dal modo in cui si sono svolte le operazioni di mobilità.
    Si è trattata in questo caso di una silente operazione d'ufficio che ha interessato 207 docenti, convinti di aver avuto l'assegnazione definitiva dell'ambito territoriale e che invece a ridosso dell'avvio dell'anno scolastico hanno dovuto subire un trasferimento, con tutte le conseguenze del caso.
    E la chiamata diretta? C'è quando vale e c'è quando il Miur se ne dimentica. Al momento non sono state diramate istruzioni per le fasi successive alle conciliazioni, per cui qualche Ufficio Scolastico solerte, consapevole che tra quindici giorni prendono avvio le lezioni, assegna direttamente la scuola.


    orizzontescuola
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  7. #157
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    Trasferimenti, per i sindacati vanno rifatti: ma lo sanno che la scuola inizia tra pochi giorni?



    “Il 15% dei docenti è rimasto prigioniero del famigerato algoritmo e molti sono stati danneggiati da ingiusti spostamenti: bisogna rifare rapidamente le operazioni di mobilità”.
    A chiederlo è Carmelo Barbagallo segretario generale Uil, che entra così a gamba tesa sulla questione della mobilità dei docenti su ambiti territoriali. Senza però soffermarsi su cosa potrebbe comportare il rifacimento delle operazioni di mobilità, visto che l’anno scolastico è ormai alle porte.
    Questo un aspetto che i sindacati Confederali (prima di Barbagallo si sono espressi sulla stessa lunghezza d’onda i vertici di Cgil e Cisl), non possono però lasciare lasciare cadere nel vuoto.
    Perché rifare i trasferimenti su ambiti territoriali di diverse decine di migliaia di docenti, a questo punto con modalità tradizionali e senza più algoritmo, comporta un tempo di operatività non indifferente: nella migliore delle ipotesi, almeno un mese.
    Solo successivamente, potranno svolgersi tutte le altre operazioni di mobilità (utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, anche su organico di fatto), oltre che le immissioni in ruolo, e le supplenze annuali (che quest’anno saranno ancora una volta nell’ordine dei 100mila contratti).
    Tutte queste operazioni porteranno via, nella migliore delle ipotesi, considerando gli inevitabili ricorsi, almeno un altro mese.
    E nel frattempo? Cosa si farà sino a fine novembre o anche inizio dicembre? A chi verranno assegnate le cattedre dei 50mila docenti “potenziatori”, degli assunti della fase B del piano straordinario di assunzioni della Buona Scuola? E dove verrebbero collocati i docenti che hanno fatto domanda di assegnazione provvisoria e di utilizzazione? Come verranno coperte le oltre 130mila cattedre vacanti o al 30 giugno o su cui immettere in ruolo i 32mila docenti destinati alla stabilizzazione?
    Probabilmente, si farebbero contratti temporanei e si confermerebbero i docenti di ruolo sulle cattedre dello scorso anno. Per poi decretare le sedi definitive in autunno inoltrato. Forse a Natale.
    La domanda è d’obbligo: siamo sicuro che così si farebbe il bene della scuola e dei suoi studenti?


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  8. #158
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    Paradosso scuola: gli spostamenti dopo le proteste saturano il Sud, nuovi assunti quasi tutti al Nord



    E’ la prima volta da oltre vent’anni: la maggior parte delle nuove 25mila cattedre saranno appannaggio dei precari padani. E’ il risultato della mobilità straordinaria concessa dopo le proteste per l’esodo dei prof neoassunti con l’algoritmo contestato
    Arrivano le immissioni in ruolo per la scuola: oltre 25mila cattedre di primaria e secondaria da assegnare ai precari delle liste ad esaurimento e ai vincitori di concorso. Ma saranno quasi tutte al Nord. Per la prima volta negli ultimi venti anni la gran parte le assunzioni nella scuola saranno appannaggio dei precari padani. E’ il risultato della mobilità straordinaria concessa dalla Buona scuola ai tantissimi docenti meridionali di stanza al Nord che aspiravano ad avvicinarsi a casa e delle assegnazioni provvisorie che tentano di mettere una toppa all’esodo di migliaia di mamme e capi famiglia neoassunti spediti nelle regioni settentrionali dal contestato algoritmo ministeriale rimasto top secret. Ma se in tanti (meridionali) oggi sorridono perché sono riusciti a coronare il doppio sogno dell’immissione in ruolo al Nord – anche in anni non recenti – e del ritorno nella terra natia, altrettanti precari meridionali resteranno beffati perché i posti che avrebbero potuto sfruttare per essere assunti a tempo indeterminato sono stati occupati dai loro conterranei di ritorno.
    Le immissioni in ruolo si effettuano sui posti rimasti vacanti, che al Sud sono stati quasi tutti saturati. In altre parole, quello delle assunzioni e dei trasferimenti operati dalla Buona scuola è per il mezzogiorno un gioco a somma nulla. Con l’effetto immediato di allontanare ancora di più il regolare avvio dell’anno scolastico in quelle province (settentrionali) italiane dove occorrerà assumere migliaia di docenti e effettuare ancora le assegnazioni provvisorie dei docenti che chiedono di essere assegnati, anche per un solo anno, in un’altra scuola, magari di un’altra provincia. Basti pensare alla provincia di Milano, il cui provveditorato agli studi dovrà assegnare oltre 3mila cattedre in ruolo e comunicare ai diretti interessati l’esito delle assegnazioni provvisorie dentro e fuori provincia, una operazione ancora in alto mare. Con il suono della prima campanella che incombe: in Lombardia si ritorna in classe lunedì 12 settembre. Ce la faranno a Milano in appena tre giorni – domenica compresa – ad inviare tutti i docenti in classe?
    Dunque tre assunzioni a tempo indeterminato su quattro – il 74 per cento, pari a 18.780 posti – andranno alle sei regioni settentrionali. Mentre al Sud ne arriveranno soltanto 2.741, pari all’11 per cento. Le regioni dell’Italia centrale gestiranno invece il 15 per cento delle assunzioni. Gli uffici scolastici provinciali (ora Ambiti territoriali) in questi giorni sono in stato confusionale perché, impegnati allo spasimo per stilare senza alcun supporto del cervellone ministeriale le graduatorie per le assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni sul altra cattedra, ora si vedono cadere sulla testa anche le assunzioni in ruolo, operazioni che dovrebbero concludersi tutte – assunzioni e assegnazioni – entro il 15 settembre. Intanto, i portoni
    delle scuole stanno per aprirsi: in nove regioni – Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Piemonte, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto e in provincia di Trento le lezioni partiranno lunedì prossimo. E antro il 15 settembre saranno in classe tutti gli alunni delle altre regioni.



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    Certificati medici e congedi: così inizia la scuola contro i trasferimenti



    Pur di rinviare il trasferimento forzato, pare che sarebbero già arrivate nelle scuole moltissime richieste di aspettativa, congedi parentali, permessi straordinari con relativa certificazione medica, quando è richiesta.
    A pochi giorni dalla chiusura delle assegnazioni provvisorie, scrive Il Corriere della Sera, regna ancora il caos nell’attribuzione delle cattedre, e molte aule rischiano di rimanere vuote, soprattutto al Nord.
    «Dal 20 a punte del 40% di buchi. Ci sono 40 mila insegnanti in bilico. Anche se è difficile da quantificare, il fenomeno esiste: come non capire un professore che dovrebbe iniziare in Veneto ma sta aspettando la risposta per rimanere in Campania?»: così i sindacati.
    Sarebbero quasi 800 mila i professori che hanno fatto richiesta di mobilità — ci hanno provato in 200 mila, a trasferirsi — e che non è stata soddisfatta.
    Di errori, lo stesso Miur lo ha ammesso, ce ne sono stati: tant’è vero che sta rimediando con le conciliazioni. Solo alla primaria, sono stati 3 mila gli accordi con i prof spediti a migliaia di chilometri pur avendo un punteggio più alto dei colleghi assegnati vicino casa. Ma ce ne sono molti altri che stanno cercando di far valere le proprie ragioni in tribunale. A questi bisogna aggiungere i professori destinati ad essere immessi in ruolo in regioni lontane da casa, che quest’anno potranno contare sull’assegnazione provvisoria anche occupando posti di sostegno: altri 20 mila
    Ma i numeri reali si sapranno tra qualche giorno
    Secondo la Cisl, su un totale di 18 mila posti messi a concorso, un terzo si rivelano non esistenti. A fronte di 1.378 cattedre bandite nel Lazio, 1.604 in Campania, 1.096 in Sicilia, ci sono zero posti disponibili.


    Tecnica della scuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



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    Trasferimenti, Uil Scuola: il Ministro sbaglia i calcoli. Ci sono 5mila errori!


    La Uil Scuola torna ad analizzare gli errori dell’algoritmo della mobilità, con il ministro Giannini che, a detta del sindacato, continua a tirare fuori numeri che non corrispondono alla realtà.
    Prima di tutto, spiega la Uil Scuola in un comunicato, mette insieme totali (207.000 procedure di mobilità) e percentuali (2,5% di rettifiche) difformi tra loro.
    Varrebbe la pena rimettere in fila i numeri:

    – a chiedere il trasferimento quest’anno è stato un insegnante su 4 (207 mila su oltre 800 mila)
    – il trasferimento di metà di questi insegnanti (1 su 8) è andato a buon fine (sulla stessa provincia)
    – l’altra metà, circa 110 mila professori, sono stati trasferiti con l’algoritmo sbagliato (su altra provincia)
    – per due terzi di questi insegnanti il ministero non ha provveduto a verificare al fondatezza del sistema
    – per un terzo gli errori sono stati tanti e tali che il ministero ha dovuto ammettere gli errori
    – sono 30 mila gli insegnanti di scuola primaria e di primo grado che hanno chiesto il trasferimento
    – tra questi il Ministero ha ammesso almeno 5 mila errori
    – 16, 7% degli insegnanti della scuola primaria e di primo grado stanno sicuramente nel posto sbagliato.

    “Non si tratta quindi di errori fisiologici – chiarisce Turi, segretario generale Uil Scuola – è il sistema che è stato adottato, e le successive decisioni assunte per cercare di rimediare alla serie di errori che hanno prodotto situazioni di vero disagio. Tra quanti hanno chiesto di trasferirsi ci sono quasi due maestre su dieci che hanno avuto una sede sbagliata”.
    “La percentuale ministro – aggiunge Turi – non è il 2,5% calcolata sul totale. Il suo ministero ha certificato 5 mila errori su 30 mila domande. La percentuale che ne viene fuori non è per niente esaltante: 16,7%”.
    “In situazioni come questa – secondo la Uil scuola – anche un solo caso merita il rifacimento dei trasferimenti. Ne va della credibilità stessa delle istituzioni”.


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