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Discussione: In pensione con 40 anni, più due

  1. #121
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    Pensioni scuola 2015. Proroga termine al 17 gennaio

    E' stato prorogato al 17 gennaio 2015 il termine per la presentazione delle domande per il pensionamento del personale della scuola. Probabile causa, alcuni malfunzionamenti del sistema.
    Non più il 15 gennaio, dunque, ma il 17. L'avviso è stato pubblicato oggi su Istanze Online.
    Ecco il messaggio
    AVVISO - Personale della scuola - Cessazioni dal servizio
    Si comunica che il termine finale previsto per il 15 Gennaio 2015, per la presentazione, da parte del personale Docente ed A.T.A, delle domande di collocamento a riposo avente decorrenza 1° Settembre 2015, viene prorogato al 17 Gennaio 2015.


    Orizzontescuola
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  2. #122
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    Pensioni 2015. Trattenimento in servizio per raggiungere anzianità contributiva ma non oltre i 70 anni


    Il D.L. 90/2014 e la L.114/2014 consentono il trattenimento in servizio oltre il limite di età ai soli soggetti che, compiendo 66 anni e 3 mesi entro il 31.08.2015, non sono in possesso di 20 anni di anzianità contributiva entro tale data.
    Il D.L. 90/2014 convertito nella L. 114/2014 ha infatti abolito l'istituto della trattenimento in servizio oltre i limiti di età.
    Ne consegue che il personale che alla data del 31 dicembre 2011 ha maturato i requisiti pensionistici vigenti prima del D.L. 201/2011 (c.d. Riforma Fornero) e compie i 65 anni entro il 31/8/2015, dovrà essere collocato a riposo d'ufficio.
    Nulla è innovato invece per il trattenimento in servizio per il raggiungimento del requisito minimo di pensione, regolamentato dall'art. 509, c. 3 del T.U. 297/1994.
    Le segreterie scolastiche devono emanare il decreto di trattenimento in servizio inserendo accuratamente in esso l' esatta anzianità contributiva dell'interessato alla data del 31.08.2015 e indicando altresì la data di fine del
    trattenimento in servizio.
    Tale data, in ogni caso, non potrà essere posteriore a quella del compimento del 70°anno di età.
    Ne consegue che il trattenimento in servizio non potrà essere disposto per coloro i quali alla data del 31.08.2015 possiedono una anzianità di servizio tale che pur concedendo ulteriori anni di proroga entro il 70°anno di età, non
    raggiungono il minimo dei 20 anni di contribuzione richiesti.
    La consulenza di OrizzonteScuola.it nella rubrica www.chiediloalalla.orizzontescuola.it


    Orizzontescuola
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  3. #123
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    Pensioni, urge una modifica che consenta di uscire prima dal lavoro

    A chiederlo è stata la Cisl, al termine del comitato esecutivo nazionale: bisogna rispondere alle esigenze di vita delle persone, ai problemi del lavoro più faticoso e pesante e ai cambiamenti dell’organizzazione del lavoro e dei sistemi produttivi. Chieste anche nuove norme su reversibilità, ricalcolo e previdenza complementare.
    Bisogna rimettere mano alle norme sulle pensioni. A chiederlo stavolta è stata la Cisl, al termine del comitato esecutivo nazionale.
    “E’ indispensabile reintrodurre meccanismi di flessibilità nell’accesso alla pensione”, per consentire a chi lavora “di scegliere liberamente il momento di uscita dal lavoro”. Tra le modifiche indicate dal sindacato Confederale guidato da Anna Maria Furlan, spicca l’esigenza di introdurre più flessibilità, “per rispondere alle esigenze di vita delle persone, ai problemi del lavoro più faticoso e pesante e ai cambiamenti dell’organizzazione del lavoro e dei sistemi produttivi”.
    Secondo la Cisl, “è indispensabile garantire il diritto dei pensionati a godere della giusta pensione, oggi compromesso da leggi che limitano a 3 anni il termine entro il quale chiedere il ricalcolo della pensione qualora, dopo la liquidazione, ci si accorga della mancanza di periodi contributivi o di errori dell’Inps nella determinazione dell’assegno”.
    Inoltre, “vanno migliorate le pensioni di reversibilità a fronte di effettive condizioni di disagio economico che si manifestino in caso di premorienza con figli a carico” e “il potere di acquisto delle pensioni in essere va tutelato”. Infine, “bisogna rendere di fatto obbligatoria la previdenza complementare, specie per i lavoratori più giovani, favorendo tramite i contratti collettivi di lavoro l’adesione generalizzata dei lavoratori ai fondi pensione, nella forma della destinazione obbligatoria del contributo contrattuale posto a carico del datore di lavoro”.

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  4. #124
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    Quota 96, MIUR fa appello contro i ricorsi e prepensiona 5mila provinciali


    E' guerra contro i Quota 96 del 2012 che da anni attendono, pur avendo avuto riconosciuta una ingiustizia, di andare in pensione.
    Infatti, il Ministero ha presentato appello contro la decisione del giudice di Salerno che ha riconosciuto, in primo grado lo scorso novembre, la possibilità per 42 docenti di andare in pensione con le vecchie regole in deroga alla Riforma Fornero. Una sentenza che aveva aperto le speranze per molti Quota 96.
    A darne notizia lo SNALS che aveva curato il ricorso presso il Tar.
    Nel frattempo, il Governo prepensiona ben 5mila lavoratori delle ex province. Infatti, i lavoratori soprannumerari di questi enti ormai in via di smantellamento, dovranno trovare collocamento in altri enti (la scuola viene indicata come un ente da prendere in considerazione). Un escamotage per evitare di trovarsi sul "groppone" troppi dipendenti senza sede, è stato quello di incentivare il prepensionamento.
    I lavoratori interessati sono 5mila, mentre i 2.500 Quota 96 della scuola dovranno ancora attendere, anzi, il Ministero fa pure appello e con molta probabilità, l'unica soluzione che sarà prospettata sarà l'ingresso nell'organico funzionale.


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  5. #125
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    Pensioni, mille ‘Quota 96’ escono dal tunnel: entro il 2 marzo potranno presentare domanda

    Pensioni, mille ‘Quota 96’ escono dal tunnel: entro il 2 marzo potranno presentare domanda
    L’ufficialità arriva dal ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, rispondendo ad question time: verranno tutelati dalla sesta salvaguardia, che ha già il via libera del Parlamento. Per gli altri tremila però l’incubo continua: l’estate scorsa furono trattenuti dalla Ragioneria dello Stato, ora dalla politica del Governo che dirotta le risorse verso chi un lavoro non ce l'ha.
    A circa mille insegnanti ‘Quota 96’ "dall'Inps arriverà nei prossimi giorni la comunicazione del diritto a pensione": chi è interessato potrà "presentare domanda di cessazione" dal servizio "entro il due marzo". La comunicazione ufficiale da parte del Governo è arrivata l’11 febbraio dalle parole del ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, rispondendo ad question time.
    Sulla questione 'Quota 96' per diverse ragioni non si sono verificate le condizioni per un intervento unico", ha spiegato il responsabile della PA. "Circa 4mila docenti, dati Inps confermati dal Miur, a cui possiamo sottrarre circa mille insegnati che verranno tutelati dalla sesta salvaguardia", ha aggiunto Madia.
    La sesta salvaguardia ha infatti già ottenuto il via libera del Parlamento: rimarrebbero però "circa tre mila insegnanti, che a seguito della riforma Fornero e per effetto dei tempi di pensionamento dettati dall'articolazione dell'anno scolastico hanno subito un aumento della loro permanenza al lavoro".
    Madia ha fatto intendere che nell’approvare la riforma Fornero, i ‘Quota 96’ della scuola sono stati effettivamente danneggiati da una svista: la norma non distingue, infatti, tra anno solare e scolastico, penalizzando chi va in pensione in estate. Madia ha ammesso come "per diverse ragioni, anche rispetto a delle scelte complessive del Governo" non si sono create le condizioni per una soluzione definitiva.
    In un primo momento, quest'estate, si era tentato di 'ripescarli', in altri termini di prepensionarli, attraverso il dl Madia, ma poi non se ne fece più nulla (la Ragioneria rilevò problemi di copertura). Tuttavia si erano date subito rassicurazioni e si era parlato di riprendere la questione nel provvedimento dedicato alla scuola. Ora, dopo le dichiarazioni di Madia, non sembrano esserci spazi. Ovviamente non si tratta di esodati classici, ma le tutele toccano diverse tipi di soggetti, tra cui, e sarebbero queste le vie per cui sono rientrati, anche i beneficiari della legge 104, per l'assistenza dei disabili, e dei congedi relativi sempre a gravi problemi di salute.
    Differenti motivazioni, "anche rispetto a delle scelte complessive del Governo", avrebbero portato a questa decisione: ora, sottolinea Madia, "la politica del Governo è prima di tutto incentrata sull'obiettivo di concentrare le risorse per favorire il lavoro di chi un lavoro non ce l'ha, in particolare dei giovani e di chi rischia di essere escluso dal mercato del lavoro".
    Per il ministro "importanti sono, ad esempio, gli sgravi contributivi per le nuove assunzioni approvati con la Legge di Stabilità e che già stanno dando risultati incoraggianti. In questo quadro di priorità ci impegniamo - aggiunge - con un imminente provvedimento legislativo del Governo a fare uscire da precarietà tanti insegnati con contratti a termine".
    I sindacati restano però scettici, il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, ha ribadito come lo Stato "sia il peggior datore di lavoro", mentre per la segretaria confederale della Cgil, Vera Lamonica, "il problema dei Quota 96 resta, non è risolto, e non c'è nessuna salvaguardia specifica".


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  6. #126
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    Pensionati, basta incarichi nella PA. Ma non a scuola: sarà ancora possibile insegnare gratis


    In Gazzetta Ufficiale la circolare che nega di “attribuire a soggetti in quiescenza rilevanti responsabilità nelle amministrazioni stesse, impedendo che gli incarichi di vertice siano occupati da dipendenti più giovani”. Comunque per i presidi non cambia nulla: i docenti in pensione o nelle commissioni di concorso e dei comitati scientifici esclusi dal divieto.
    E’ giunta in Gazzetta Ufficiale la circolare che dà istruzioni a tutta le amministrazioni pubbliche per applicare i divieti sul conferimento a pensionati di incarichi che consentano di svolgere ruoli rilevanti al vertice della P.A. La circolare era stata firmata dal ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, più di due mesi fa, il 4 dicembre dello scorso anno. La registrazione della Corte dei Conti risale invece al 20 gennaio di quest’anno. Lo stop però è efficace sin dal 25 giugno del 2014, quando cioè è entrato in vigore il dl Madia che stabilisce i divieti.
    Il documento indica innanzitutto come le novità siano “volte a evitare che il conferimento di alcuni tipi di incarico sia utilizzato dalle amministrazioni pubbliche per continuare ad avvalersi di dipendenti collocati in quiescenza o, comunque, per attribuire a soggetti in quiescenza rilevanti responsabilità nelle amministrazioni stesse, aggirando di fatto lo stesso istituto della quiescenza e impedendo che gli incarichi di vertice siano occupati da dipendenti più giovani”. Infatti, si precisa, che “le nuove disposizioni sono espressive di un indirizzo di politica legislativa volto ad agevolare il ricambio e il ringiovanimento del personale nelle pubbliche amministrazioni”.
    Naturalmente nell’immediato si dovrà fare i conti con la Legge di Stabilità che blocca le assunzioni fino al 2016, al fine di ricollocare gli eventuali esuberi determinati dal superamento delle Province. Tuttavia, visto che si tratta anche di posizioni alte, le nuove regole potrebbero comunque incidere sul ricambio dei vertici. Nel dettaglio, le modifiche toccano qualsiasi pensionato, sia pubblico o privato, e interessano anche gli incarichi conferiti dai ministri.
    La circolare sottolinea come l’obiettivo non sia quello di “escludere la possibilità che i soggetti in quiescenza operino presso le amministrazioni” ma di evitare che il conferimento di incarichi a pensionati “sia utilizzato per aggirare” le regole sulla messa a riposo. Tra i ruoli consentiti c’è anche quello di commissario straordinario, nominato “per l’amministrazione temporanea di enti pubblici o per lo svolgimento di compiti specifici”. Rimane possibile anche lo svolgimento di incarichi o collaborazioni a titolo gratuito per un anno e sono fatte salve alcune situazioni, tra cui gli incarichi di docenza, nelle commissioni di concorso o nei comitati scientifici.
    Tirano un sospiro di sollievo, quindi, i dirigenti scolastici che hanno conferito o intendono conferire incarichi gratuiti ai docenti pensionati. Il fenomeno, tra l’altro, sarebbe in decisa crescita. A ricordarlo è stata l’Anief, che il 15 febbraio ha ricordato come le scuole non siano “più in grado di pagare i docenti dell’istituto o esperti esterni. La musica è sempre la stessa: si preferisce “fare appello al lavoro gratuito dei docenti pensionati, visto che il fondo d’istituto è risultato sempre più a ‘secco’ dopo le riduzione del Fis”. Si ripropongono, insomma, “storie uguali in territori diversi, che evidenziano un mal comune del sistema scuola: la mancanza di finanziamenti adeguati”.
    Anief ricorda che dei 1.480 milioni di euro che il Miur ha destinato al Miglioramento dell’offerta formativa, che finanzia anche le attività di recupero e di integrazione degli alunni, oggi sono rimasti solo 642mila euro da suddividere per oltre 8.400 scuole: un dimezzamento abbonante che si deve a quel CCNL del 13 marzo 2013, all’art. 2, comma 1, sottoscritto da altri sindacati, in cambio della salvaguardia di scatti di anzianità di cui il personale aveva diritto.
    Il presidente del sindacato autonomo, Marcello Pacifico, ha detto di non avere “dubbi che degli ex docenti, forti della lunga esperienza lavorativa, siano all’altezza della situazione e possano condurre al meglio il ruolo per cui sono stati chiamati. Il punto, però, è un altro: perché si dimentica che vi sono oltre 60mila docenti precari, selezionati e formati, laureati e abilitati, i quali per essere assunti a titoli definitivo sono costretti a ricorre al tribunale perché lo Stato li reputa invisibili? Perché con la Legge di Stabilità si è deciso di dare loro sempre meno possibilità di lavoro, assegnando le supplenze brevi direttamente ai docenti di ruolo?”.
    Questa mancanza di attenzione verso i giovani, che rimangono disoccupati anche quando hanno i titoli e hanno superato tutte le prove per condurre una professione, in questo caso l’insegnamento, è stata evidenziata in questi giorni dal Censis: da una ricerca nazionale, realizzata con Fondazione Generali, presentata a Padova, è emerso che “la ‘generazione mille euro‘ avrà ancora meno a fine carriera. Con pensioni molto basse”. Il 40% dei lavoratori dipendenti di 25-34 anni ha una retribuzione netta media mensile che non supera i mille euro: di questi, 65% “avrà una pensione sotto i mille euro, pur con avanzamenti di carriera medi assimilabili a quelli delle generazioni che li hanno preceduti”.

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  7. #127
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    Via chi ha raggiunto i limiti d’età, dalla pensione non si scappa più


    Per le nuove immissioni, nessun vincolo geografico e trasferimenti bloccati per tre anni. Cambiare scuola sarà necessario anche per gli aumenti
    Cambiare sede non più solo per avvicinarsi alla famiglia. La mobilità dell’era Renzi porrà in cima alla classifica la ricerca del posto fisso e degli aumenti di stipendio. Secondo gli annunci fatti dal governo sulle nuove immissioni in ruolo, in attesa di trovare conferma nel testo del decreto legge sulla Buona scuola al consiglio dei ministri di venerdì prossimo, non seguiranno più la logica territoriale delle graduatorie provinciali a esaurimento. Agli aspiranti docenti aventi titolo assunzione a tempo indeterminato, infatti, saranno offerte cattedre lì dove risulteranno ubicate le disponibilità. A prescindere dalle province (e dalle regioni) dove gli aspiranti abbiano presentato la domanda. E non sarà considerato un limite nemmeno la classe di concorso.
    Per agevolare ulteriormente l’individuazione delle disponibilità, laddove non sarà possibile assumere i docenti nella classe di concorso per la quale hanno i titoli, sarà loro offerta l’immissione in ruolo in classi affini. Ma per ritornare a casa dovranno comunque seguire le regole previste per la mobilità a domanda. Regole che, giova ricordarlo, non sono state scritte al tavolo negoziale da amministrazione e sindacati, ma direttamente dal legislatore. Si veda a questo proposito l’articolo 15 comma 10 bis del D.L. 104/2013. Che non può essere derogato dalla contrattazione collettiva, perché nel 2009, la legge 15 ha cancellato tale facoltà. Pertanto, chi sarà immesso in ruolo fuori provincia, con effetti a far data dal 1° settembre 2015, non potrà presentare la domanda di trasferimento per ritornare nella provincia di residenza per tre anni. Sempre che, nel frattempo, la legge non subisca ulteriori modifiche (prima il limite di permanenza era di 5 anni). Fin qui la mobilità ai fini delle immissioni in ruolo e la disciplina dei trasferimenti interprovinciali di chi otterrà l’immissione in ruolo dal prossimo 1° settembre.
    E poi c’è la mobilità dei docenti di ruolo in generale. Che almeno per quest’anno non dovrebbe subire modifiche. Non fosse altro per il fatto che il ministero dell’istruzione sta già lavorando alle funzioni per consentire agli interessati di presentare le domande. E la relativa ipotesi di contratto è stata sottoscritta il 26 novembre scorso.
    Ma dal prossimo anno dovrebbe essere prevista un’ulteriore opzione: il passaggio dall’insegnamento su cattedra all’organico funzionale. Secondo gli annunci del governo, tale passaggio dovrebbe consentire al docente interessato di essere svincolato dall’insegnamento curriculare. La sua funzione, infatti, dovrebbe essere quella di sostituire i colleghi assenti e di svolgere il lavoro al quale si dedicano attualmente i collaboratori del dirigente. A ciò va aggiunta un’ulteriore opzione: il trasferimento finalizzato alla maturazione degli scatti di carriera. Il governo, infatti, ha intenzione di abbassare l’importo dello stipendio dei docenti, cancellando gli adeguamenti retribuitivi legati al crescere dell’anzianità di servizio. Stando a quanto si è saputo, nella nuova progressione di carriera, l’anzianità di servizio dovrebbe assumere un ruolo marginale. Mentre a farla da padrone dovrebbe essere il cosiddetto merito. Ciò determinerà l’attribuzione degli aumenti solo ad alcuni. E quindi chi resterà fuori dovrà necessariamente ritentare cambiando scuola, sperando di essere più fortunato.
    Fino ad oggi, non sono stati ancora resi noti i provvedimenti che dovrebbero fissare la nuova disciplina retribuiva dei docenti. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, però, le nuove regole non saranno scritte al tavolo negoziale, ma direttamente dal governo.
    E dunque, l’esecutivo starebbe sul punto di dare il colpo di grazia al contratto collettivo di lavoro dei docenti. Dopo i colpi micidiali inferti dalla legge 15/2009 e dal decreto Brunetta, infatti, l’unica materia che era rimasta saldamente ancorata al tavolo negoziale era la disciplina delle retribuzioni.
    E dunque, se il governo interverrà per legge anche su questo, la contrattazione collettiva andrà in pensione definitivamente


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  8. #128
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    Pensioni: prorogata la scadenza per la sesta salvaguardia

    Per via di difficoltà tecniche comunicate dall’Inps, saranno accettate anche le domande presentate oltre il termine del 2 marzo

    Il 2 marzo era stato fissato il termine per la presentazione delle domande di cessazione da parte di coloro che fossero rientrati nella c.d. Sesta salvaguardia, di cui alla Legge 10 ottobre 2014, n. 147.
    Interessati sono i lavoratori che hanno ricevuto comunicazione dall’Inps di essere rientrati tra i beneficiari per andare in pensione con i requisiti previgenti la riforma Fornero, se nel 2011 erano in congedo o permesso per l’assistenza di un parente o affine disabile grave.
    L’Inps ha però comunicato al Miur che le complesse operazioni di verifica dei requisiti e di monitoraggio propedeutiche all’individuazione dei beneficiari della salvaguardia e le successive comunicazioni agli interessati – attività che la legge pone in capo all’INPS – determineranno una dilazione dei tempi procedurali inizialmente previsti.
    Per tali motivi tecnici, con nota prot. n. 6748 del 27 febbraio 2015 il Miur ha fatto sapere che sarà possibile produrre e accettare le domande di cessazione presentate anche oltre il termine del 2 marzo. Non viene indicata una data ultima entro la quale effettuare l’invio, per cui consigliamo comunque di non discostarsi molto da quella precedentemente indicata.


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  9. #129
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    Pensionamenti 2015 per provincia e classe di concorso, dati parziali


    Pubblichiamo la tabella dei pensionamenti 2015 per Regione, Provincia e classe di concorso. I dati sono stati forniti dal Ministero dell'istruzione e al momento ci dicono che i docenti andati in pensione sono 18.791.

    In assoluto, è la Lombardia che che presenta il maggior numero di pensionamenti,, più di 3mila, la Campania 1.900, l'Emilia-Romagna 1300, Lazio 1490, 1900 il Piemonte, 1200 la Puglia, 1300 la Sicilia, 1700 il Veneto.
    Si tratta di dati ancora parziali, ma che danno un'idea dell'andamento. Nelle prossime settimane saranno fornti i dati definitivi.

    Scarica il file con i dati dei pensionamenti per regione, provincia, ordine e grado di scuola

    Scarica il file con i dati per Regione, Provincia e classe di concorso


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  10. #130
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    Riforma pensioni: pensionamento a 62 anni con 35 anni di contributi


    La Commissione Lavoro alla Camera che si è tenuta il 17 marzo scorso ha esaminato la proposta di legge per i pensionamenti flessibili all’interno della riforma delle pensioni.
    La discussione del disegno di legge Damiano, che prevede flessibilità in uscita permettendo il pensionamento già a 62 anni con 35 anni di contributi e penalizzazioni dell’8% (una sorta di quota 97) sull’assegno pensionistico.
    La legge Damiano, il ddl 857, prevede che la penalizzazione dell’8% sia destinata a ridursi del 2% per ogni anno trascorso fino ad azzerarsi, permettendo di percepire il 100% dell’assegno pensionistico, al raggiungimento dei 66 anni di età.

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