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Discussione: In pensione con 40 anni, più due

  1. #91
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    Quota 96’, ecco perché la Ragioneria ha detto no


    I motivi del diniego sono contenuti nella relazione tecnica al parere, nella quale si valutano in circa 400 milioni di euro i fondi necessari all’Inps sino al 2018 per finanziare l’operazione: non può considerarsi idonea una copertura finanziaria di oneri certi con economie di entità eventuale ed incerta. La Uil si appella al Governo: serve una soluzione. Lo stesso auspicio del ministro Giannini, che però si appella al Mef.
    Non è “idonea una copertura di oneri certi con economie di entità incerta”. È quasi un gioco di parole quello che utilizza la Ragioneria Generale dello Stato per negare, ancora una volta, le coperture del testo unificato che avrebbe dovuto risolvere il caso di circa 4mila insegnanti oggetto della cosiddetta “quota 96″: i 4mila dipendenti della scuola che a causa della riforma Fornero non erano riusciti ad andare in pensione nonostante i requisiti.
    La motivazione del diniego è riportata nella relazione tecnica della ragioneria statale al parere, nella quale si valutano anche in 35 milioni di euro nel 2014, 105 milioni nel 2015, 101 milioni nel 2016, 94 nel 2017 e 82 nel 2018 gli oneri che l’Inps avrebbe dovuto sostenere per “coprire” l’operazione.
    “Allo stato – si legge ancora nel parere della Ragioneria generale dello Stato – non risultando economie accertate a consuntivo che possano fare fronte ai maggiori oneri valutati per l’attuazione del provvedimento, non può considerarsi idonea una copertura finanziaria di oneri certi con economie di entità eventuale ed incerta”.
    La notizia, che non è certo clamorosa, visti i precedenti, non farà di certo piacere ai diretti interessati. E nemmeno ai sindacati. Al momento si registra la reazione della Uil Scuola. Che, attraverso il segretario generale della, Massimo Di Menna, auspica che “il Governo intervenga per trovare una soluzione alla vicenda. La Ragioneria dello Stato non ritiene idonea la copertura. La Uil protesta per questo modo di procedere. Il Governo – conclude il sindacalista – dia certezza di soluzione”. L’unica certezza, però, è che dal 1° gennaio 2012 per i lavoratori della scuola, a meno che non siano soprannumerari e posseggano i requisiti pensionistici del regime Damiano, non vi sono deroghe alla riforma Fornero.
    In serata, arriva anche il commento contrariato del primo “inquilino” di Viale Trastevere: “Auspico – ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini – che il ministero dell’Economia consenta al Parlamento di trovare una soluzione che permetta a questi insegnanti di non restare nel guado e nell’incertezza”. Intanto, però, il tempo passa. E se continua di questo passo, i “Quota 96” andranno in pensione con i requisiti della nuova riforma…


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  2. #92
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    Esodati della scuola, perché non possono andare in pensione


    Bloccato il provvedimento che consentiva al personale dell’istruzione di mettersi a riposo con la quota 96, tra età anagrafica e anni di carriera
    Niente pensionamento, almeno per ora. E’ l’amaro boccone che devono digerire 4mila lavoratori del settore dell’istruzione, da tempo definiti “esodati della scuola”. Si tratta per lo più di insegnanti che, al pari degli esodati dell’industria, sono rimasti beffati dall’ultima riforma previdenziale ideata dall’ex-ministro del welfare, Elsa Fornero, che ha innalzato di colpo l’età del pensionamento.
    In pratica, quando è arrivato il giro di vite della Fornero, c’erano 4mila dipendenti scolastici che avevano maturato il diritto a mettersi a riposo con i vecchi requisiti previdenziali, cioè con la cosiddetta quota 96. Si tratta di una soglia di accesso al pensionamento, in vigore fino al 2012, che permetteva di ritirarsi dal lavoro non appena la somma dell’età e degli anni di carriera del dipendente superava appunto il livello di 96. Era cioè possibile andare in pensione con 61 anni all’anagrafe e 35 di servizio, oppure con 60 anni di età e 36 di carriera.
    Nel dicembre del 2012, queste regole vennero però cancellate dalla riforma Fornero. Peccato, però, che 4mila dipendenti del settore dell’istruzione avevano già presentato la domanda di pensione ma erano ancora impegnati a completare l’anno scolastico, il cui termine era previsto ovviamente nell’agosto successivo. Per mettere in salvo questi lavoratori (e consentire loro di andare in pensione) è stato presentato un apposito disegno di legge, per iniziativa di Manuela Ghizzoni (Partito Democratico) e Maria Marzana (Movimento 5 Stelle).
    La Ragioneria Generale dello Stato (Rgs), che ha il compito di verificare le coperture finanziarie delle norme approvate dalle Camere, ha però bocciato il provvedimento. Motivo:” non risultano economie accertate a consuntivo” che possano far fronte ai maggiori oneri valutati per l’attuazione della legge, hanno scritto gli esperti della Ragioneria. In altre parole: le coperture finanziarie non sono garantite, perché si basano su risorse non ancora accertate. Adesso tocca al governo il compito di trovare i soldi, che non sono poi tantissimi: 35 milioni di euro nel 2014, 105 milioni nel 2015, 101 milioni nel 2016, 94 milioni nel 2017 e 82 milioni nel 2018.


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  3. #93
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    Quota 96, la Camera preme sul governo: «Trovi le risorse»


    E la vertenza dei precari approda alla Corte di Giustizia europea del Lussemburgo
    Ok all’unanimità alla risoluzione, a prima firma Saltamartini (Ncd ) ma sottoscritta da tutti i gruppi, per risolvere il nodo degli insegnanti Quota 96, che a causa della riforma Fornero non sono potuti andare in pensione nonostante i requisiti. Ora il governo, che si è rimesso al parere delle commissioni, dovrà riferire al Parlamento su come pensa di reperire le risorse per dare copertura al provvedimento che sana il torto subito dai lavoratori e dovrà farlo entro la presentazione del Documento Economia e Finanza (prevista per il 10 aprile).
    La risoluzione
    La risoluzione è stata presentata nelle commissioni Bilancio e Lavoro della Camera e giovedì mattina, dopo un confronto acceso fra i gruppi e il governo, si è arrivati ad una riformulazione del testo, che lascia soddisfatte le forze politiche convinte che entro breve si darà risposta ai 4mila insegnanti che aspettano di andare in pensione e agli altrettanti giovani che attendono di entrare. Il governo – prevede la risoluzione presentata – è impegnato a riferire alle commissioni, prima della presentazione del Def 2014, in merito al reperimento delle risorse necessarie per l’adozione di urgenti iniziative normative volte a risolvere la questione degli insegnanti Quota 96.
    I dubbi del Tesoro
    Dopo la bocciatura della Ragioneria di Stato nei confronti del nuovo disegno di legge Ghizzoni-Marzana, che avrebbe consentito ai lavoratori della scuola di accedere alla pensione con i requisiti vigenti prima dell’entrata in vigore della Legge Fornero, anche il Tesoro aveva manifestato dubbi simili, in occasione dell’esame del testo unificato su questo tema. La scelta del governo di rimettersi alle commissioni su un testo rivisto è stato l’esito di un lungo lavoro di mediazione. Ora i gruppi fanno sapere di essere pronti a dare battaglia, e pretendono il mantenimento degli impegni da parte dell’Esecutivo.
    «Rinnoviamo il comparto»
    Così, mentre il ministro della Pubblica Amministrazione parla di prepensionamenti per 85mila dipendenti pubblici c’è chi – come l’Anief – esorta a iniziare proprio dai pensionandi della Quota 96, per immettere energie giovani e «ringiovanire la P.A.». «Saniamo un errore e apriamo a 4 mila giovani, tra cui ci sono i precari, rinnovando così il comparto». Così la vicepresidente della commissione Bilancio della Camera, Barbara Saltamartini commenta il via libera alla risoluzione. La risoluzione congiunta verrà presentata al governo Renzi perché si impegni a trovare le risorse necessarie per risolvere questa situazione definitivamente.
    I precari ala Corte di Giustizia europea
    L’Aula della Camera ha dato l’ok anche alle mozioni sulla stabilizzazione dei precari della scuola. In base al testo approvato, il governo risulta impegnato «nel rispetto della normativa europea, a definire un nuovo piano pluriennale di assorbimento delle graduatorie ad esaurimento». «Espletate le procedure di assunzione relative all’ultimo concorso a cattedra del 2012 – prosegue la mozione del Pd – il governo è impegnato a bandire, con cadenza biennale, nuove prove concorsuali che tengano conto dei flussi di pensionamento e dei trasferimenti e, nel rispetto della normativa europea, a garantire il regime del doppio canale per i docenti abilitati, a partire da coloro che siano in possesso di almeno tre anni di servizio». Stamattina la questione dei precari è approdata alla Corte di Giustizia del Lussemburgo. I giudici europei potrebbero condannare definitivamente lo Stato italiano per infrazione del diritto comunitario. La direttiva 1999/70/CE prevede infatti l’assunzione in via definitiva per tutti quei dipendenti che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio anche non continuativo. La sentenza non è attesa prima di qualche mese. Ma se, come i sindacati si augurano, fosse positiva provocherebbe un terremoto in Italia. Un verdetto sfavorevole scaricherebbe sulle casse statali un peso considerevole, viste le pesantissime sanzioni che ci verrebbero comminate, senza pensare ai costi per stabilizzare i precari.



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  4. #94
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    Quota 96, il governo chiamato a riferire sulle risorse per le pensioni


    Quota 96: ore decisive per scoprire se davvero arriverà la pensione per i 4mila tra docenti e personale Ata esclusi dal termine ultimo, concesso dalla legge Fornero per uscire dal lavoro coi vecchi requisiti.
    Nei giorni scorsi vi abbiamo dato notizia del movimento in Commissione Bilancio alla Camera, dove è stata discussa e approvata una risoluzione per riuscire a intravedere possibili sbocchi a questo impasse infinito.
    Proprio l’organo presieduto da Francesco Boccia, dall’insediamento del governo Renzi, si è dimostrato il più sensibile per la questione dei mancati pensionamenti nella scuola. A smorzare gli entusiasmi, però, alcune settimane or sono, era arrivata la Ragioneria di Stato, stoppando la proposta di legge che avrebbe dovuto aprire alla previdenza per i Quota 96, ossia coloro che avessero raggiunto i 60 anni di età e i 36 di contributi, o, ancora, 61 e 35 di versamenti.
    Così, all’ennesimo blocco da parte delle istituzioni, la Commissione aveva replicato con la risoluzione d’urgenza, proposta in discussione e approvata dai componenti dell’ente consultivo.
    La risoluzione è stata firmata dall’esponente di Nuovo centrodestra Barbara Saltamartini, ed è stata approvata,oltre che dalla Commissione Bilancio di Montecitorio, anche dall’omologa responsabile in tema di lavoro.
    Obiettivo della risoluzione, si viene ora a conoscenza, è l’impegno che viene rivolto nei confronti del governo a riferire sul caso Quota 96 prima della presentazione del Def 2014, che dovrebbe avvenire la prossima settimana “in merito al reperimento delle risorse necessarie per l’adozione di urgenti iniziative normative rivolte a risolvere la questione degli insegnanti Quota 96″.
    Un termine che, però, l’esecutivo non si è sentito di rispettare, chiedendo ufficialmente un rinvio, in prima battuta, e poi, riproponendo la versione precedente, passata con l’astensione dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle.
    La questione dei Quota 96 deriva da tutti quei docenti che, nell’ottobre 2011, avevano già inoltrato richiesta di pensionamento al ministero, con decorrenza dal successivo mese di settembre, come d’abitudine per i lavoratori della scuola: peccato, però, che nella riforma pensioni, la prof Fornero non avesse incluso nessuna previsione per questa tipologia di lavoratori, lasciandoli, di fatto, senza alcuna tutela.
    Ora, dunque, il governo dovrà tenere fede all’impegno preso in Commissione alla Camera e riferire in merito entro la fine della prossima settimana. L’auspicio di tutti gli interessati, ovviamente, è che questa volta le risorse ci siano.


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  5. #95
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    “Quota 96”: fatti, per cortesia, non più parole. Diteci come stanno le cose


    Il prof Giuseppe Grasso, tra i fondatori del Comitato “Quota 96″, ci invia un ulteriore appello ai politici affinché risolvano al più presto l’indecoroso stato di 4000 lavoratori della scuola, rimasti incagliati nelle strambe secche delle legge sulle pensioni
    Conosco bene il tono di quelle parole di Manuela Ghizzoni. Tale e quale l’ho sentito echeggiare più volte dai tempi della manifestazione del 29 aprile 2012. Ricordate? E francamente, dopo oltre due anni, non vedo nulla di cui gioire oggi né alcun indizio nuovo per leggere il suo commento in positivo.
    Si tratta dell’ennesima procrastinazione di un governo – del governo Renzi, nella fattispecie – nel sanare un diritto dei lavoratori della scuola largamente riconosciuto da tutto l’arco partitico in ben tre commissioni parlamentari.
    Non mancano l’ostinazione né la voglia di andare fino in fondo da parte dell’indomita deputata democratica. Ed è una cosa encomiabile. Però ciò non può più bastare. No, cari colleghi educatori, non può più assolutamente bastare. Soprattutto non più oggi.
    Si ha come l’impressione che questo tunnel di cui si favoleggia da tempo immemorabile – e che avrebbe dovuto lasciarci aprire lo sguardo verso la luce in più occasioni – si sia trasformato in uno specchietto retrovisore attraverso il quale noi non facciamo che vederci se non rivolti all’indietro, cogliendoci sempre come una vita senza futuro, come un eterno presente schiacciato sul passato.
    Che il vostro parlare sia SI SI, NO NO, cari governanti demagoghi e ingannatori, una volta per tutte, perché ciò che è in più viene dal maligno. È giunto il momento, e una volta per tutte, di dirci a chiare lettere come stanno le cose.
    Il mondo dell’educazione di Quota 96 vuole riappropriarsi della sua vita mutilata e tranciata dal giorno alla notte con quell’errore commesso dalla legge Fornero.
    BASTA CON LE MENZOGNE E CON LE MEZZE VERITÀ! Vogliamo FATTI, non più PAROLE.
    Ce lo dovete. Ci avete derubato di un diritto acquisito mentre continuate a far ingrassare, dopo la stagione di Tangentopoli, corruttele vergognose di ogni sorta che abbrutiscono sempre di più il grado della nostra già grama repubblica democratica. Noi del Comparto Scuola e dell’Afam siamo dei lavoratori onesti che vorremmo solo che giustizia fosse fatta definitivamente.
    Nulla di più.
    Lasciateci andare in pensione in modo da restituire quelle quattromila cattedre ad altrettanti giovani precari anche quarantenni che attendono e attendono, come noi che attendiamo e attendiamo
    Giuseppe Grasso




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  6. #96
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    Anche noi Ferrovieri non c'è la passiamo tanto bene io x esempio macchinista ( prima della Fornero 58 anni età pensionabile in quanto lavoratori Usuranti); Oggi 67+ aspettativa di vita o 42+ 10 mesi ( x la pensione anticipata)
    e non più lavoratori usuranti esclusi x un errore formale!!!
    ( turni flessibili da 38 a 44 ore settimanali a tutte le ore notte e giorno, prestazione fino a 10 ore giornaliere elevabili a 11)!! non dico altro

    Citazione Originariamente Scritto da luxor Visualizza Messaggio
    “Quota 96”: fatti, per cortesia, non più parole. Diteci come stanno le cose


    Il prof Giuseppe Grasso, tra i fondatori del Comitato “Quota 96″, ci invia un ulteriore appello ai politici affinché risolvano al più presto l’indecoroso stato di 4000 lavoratori della scuola, rimasti incagliati nelle strambe secche delle legge sulle pensioni
    Conosco bene il tono di quelle parole di Manuela Ghizzoni. Tale e quale l’ho sentito echeggiare più volte dai tempi della manifestazione del 29 aprile 2012. Ricordate? E francamente, dopo oltre due anni, non vedo nulla di cui gioire oggi né alcun indizio nuovo per leggere il suo commento in positivo.
    Si tratta dell’ennesima procrastinazione di un governo – del governo Renzi, nella fattispecie – nel sanare un diritto dei lavoratori della scuola largamente riconosciuto da tutto l’arco partitico in ben tre commissioni parlamentari.
    Non mancano l’ostinazione né la voglia di andare fino in fondo da parte dell’indomita deputata democratica. Ed è una cosa encomiabile. Però ciò non può più bastare. No, cari colleghi educatori, non può più assolutamente bastare. Soprattutto non più oggi.
    Si ha come l’impressione che questo tunnel di cui si favoleggia da tempo immemorabile – e che avrebbe dovuto lasciarci aprire lo sguardo verso la luce in più occasioni – si sia trasformato in uno specchietto retrovisore attraverso il quale noi non facciamo che vederci se non rivolti all’indietro, cogliendoci sempre come una vita senza futuro, come un eterno presente schiacciato sul passato.
    Che il vostro parlare sia SI SI, NO NO, cari governanti demagoghi e ingannatori, una volta per tutte, perché ciò che è in più viene dal maligno. È giunto il momento, e una volta per tutte, di dirci a chiare lettere come stanno le cose.
    Il mondo dell’educazione di Quota 96 vuole riappropriarsi della sua vita mutilata e tranciata dal giorno alla notte con quell’errore commesso dalla legge Fornero.
    BASTA CON LE MENZOGNE E CON LE MEZZE VERITÀ! Vogliamo FATTI, non più PAROLE.
    Ce lo dovete. Ci avete derubato di un diritto acquisito mentre continuate a far ingrassare, dopo la stagione di Tangentopoli, corruttele vergognose di ogni sorta che abbrutiscono sempre di più il grado della nostra già grama repubblica democratica. Noi del Comparto Scuola e dell’Afam siamo dei lavoratori onesti che vorremmo solo che giustizia fosse fatta definitivamente.
    Nulla di più.
    Lasciateci andare in pensione in modo da restituire quelle quattromila cattedre ad altrettanti giovani precari anche quarantenni che attendono e attendono, come noi che attendiamo e attendiamo
    Giuseppe Grasso




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  7. #97
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    Quota 96, anche il governo dice sì. La norma entra nel decreto sulla pa



    Verso l’uscita anticipata dei 4 mila prof vittime della Fornero
    Improvvisa accelerazione per la proposta di legge Ghizzoni (Pd) e Marzana (M5S) volta ad estendere il diritto di accesso alla pensione con i requisiti previgenti prima dell’entrata in vigore dell’articolo 24 del decreto legge 201/2011 anche al personale della scuola che tali requisiti ha maturato entro il 31 agosto 2012.
    La svolta, dopo mesi di incomprensibile resistenza da parte del ministro dell’economia e delle finanze, è documentata da una dichiarazione rilasciata mercoledi scorso da Francesco Boccia (Pd), presidente della commissione bilancio, tesoro e programmazione della Camera, al termine dei lavori della commissione riunita per concludere l’esame della proposta di legge Fedriga e Caparini recante modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l’accesso al trattamento pensionistico da applicare ai lavoratori esodati.
    Fuori da questa previsione, il personale della scuola forzatamente ancora in attività di servizio non avendo avuto la possibilità di accedere al trattamento pensionistico con i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla normativa previgente, appunto, l’entrata in vigore del predetto articolo 24.
    In commissione bilancio, è stato però approvato all’unanimità un emendamento da inserire nel decreto legge di riforma della pubblica amministrazione 24 giugno 2014, n. 90, emendamento che riprende integralmente la risoluzione Saltamartini (Ncd). Tale soluzione, che era stata approvata all’unanimità nello scorso mese di marzo in commissione lavoro, impegnava il Governo a individuare le risorse necessarie ai fini dell’adozione di urgenti iniziative normative volte a prevedere che i requisiti per il pensionamento previgenti la riforma Fornero continuino ad applicarsi ai lavoratori della scuola che abbiano maturato gli stessi requisiti entro l’anno scolastico 2011/2012, ai sensi dell’articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.
    La richiesta di inserire l’emendamento nel decreto di riforma della pa, ha ricordato ancora il presidente Boccia, è stata accolta dal sottosegretario al lavoro, Massimo Cassano.
    «È necessario», ha sostenuto Boccia, «consentire ai 4 mila insegnanti, come stimati dal ministero dell’istruzione, che potrebbero andare in pensione, di fare domanda entro la fine di agosto, permettendo così ad altrettanti giovani insegnanti di entrare finalmente nel mondo della scuola a tempo indeterminato».
    Ora non resta che attendere la conversione in legge del decreto legge di riforma della pa per verificare che l’emendamento non incappi ancora in altri ostacoli e diventi legge.


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  8. #98
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    ‘Quota 96’, l’ancora di salvataggio è il D.L. di riforma PA: c’è la copertura



    Abbiamo finalmente l’occasione per risolvere la questione degli “insegnanti rimasti ‘intrappolati’ nella scuola”, a cui è stata negata la possibilità di andare in pensione per “un errore del governo Monti”, ha detto il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd). Boom di emendamenti al decreto: tra le 1.850 proposte di modifica ci sono anche la ‘consultazione preventiva’ in caso di mobilità obbligatoria e la richiesta di non intaccare i permessi sindacali, che vanno distinti dai distacchi.
    Buone notizie per i 4mila ‘Quota 96’: dalla messa a punto degli emendamenti al decreto legge di riforma della Pubblica amministrazione, che ha totalizzato circa 1.850 proposte di modifica, molte delle quali della maggioranza, esce rafforzato il via libera al pensionamento. Perché stavolta ci sarebbero pure le coperture economiche (servono oltre 400 milioni di euro e poi a crescere fino al 2017). Abbiamo finalmente l’occasione per risolvere la questione degli “insegnanti rimasti ‘intrappolati’ nella scuola”, a cui è stata negata la possibilità di andare in pensione per “un errore del governo Monti”, ha detto il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd).
    Altre novità che giungono dagli emendamenti toccherebbero anche la mobilità obbligatoria per i dipendenti pubblici, che verrebbe “addolcita” dall’introduzione di una ‘consultazione preventiva con i sindacati’: per Damiano si tratterebbe di un passaggio importante: “L’indicazione del raggio dei 50 chilometri è omogenea rispetto a quanto accade nel lavoro privato, ma va chiarito che il lavoratore può avvalersi del proprio rappresentante sindacale”.
    Ci sarebbero anche richieste di modifica sui permessi sindacali: sempre secondo l’ex ministro del Lavoro bisognerebbe infatti distinguere tra permessi sindacali, che non dovrebbero “essere intaccati”, o meglio non andrebbero dimezzati, e distacchi, che invece meritano “un discorso a parte”, ricadendo sulla fiscalità generale.
    Complessivamente, gli interventi richiesti riguarderebbero tutto lo spettro coperto dal decreto legge uscito dal consiglio dei ministri il mese scorso Centinaia sono gli emendamenti firmati dalle opposizioni (circa 300 dal M5s e altrettanti da Fi). I Cinque Stelle puntano soprattutto a porre dei limiti alla mobilità e a rafforzare la parte sull’anticorruzione. Non mancherebbero emendamenti a firma del Governo, con lo stanziamento di risorse per i prepensionamenti di giornalisti in aziende sotto stato di crisi.
    Il 14 luglio la messa a punto degli emendamenti è andata avanti per tutta la giornata, un lavoro intenso per arrivare pronti davanti alla commissione Affari costituzionali di Montecitorio. Martedì 15 luglio si procederà prima con le dichiarazioni di inammissibilità, che aiuteranno a sfoltire la matassa, con l’obiettivo, fa sapere il presidente della commissione Francesco Paolo Sisto (Fi), di “iniziare a votare già domani sera”. D’altra parte martedì 22 il testo è atteso in Aula, quindi la commissione avrà un bel da fare per licenziare il testo entro i tempi. Ma Sisto manifesta tranquillità: “Gestiremo la situazione come al solito, non ci spaventa. Anche se fossero stati 3.000 ce l’avremmo fatta lo stesso”.


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    I 4mila ‘Quota96’ possono brindare alla pensione: immediato il turn over


    Per ‘liberarli’ dal servizio coatto cui li aveva destinati la riforma Fornero, è stato decisivo, dopo l’accertamento delle coperture economiche, il passaggio del decreto legge di riforma della PA in commissione Affari costituzionali alla Camera. Nella tarda serata del 25 luglio è infatti passato l’emendamento al decreto che consente di sbloccare la loro posizione già da settembre. Aprendo così alla possibilità di nuove assunzioni. Approvato pure un emendamento che permette all’amministrazione di procedere a pensionamenti d’ufficio del personale, inclusi i dirigenti. Arrivano però anche i “tetti” minimi per andare in pensione: serviranno a contenere l’uscita troppo anticipata, soprattutto di chi ha tanti anni di studio da riscattare.
    Seppure con due anni di ritardo, i 4mila ‘Quota96’ della scuola possono brindare alla pensione: per ‘liberarli’ dal servizio coatto cui li aveva destinati la riforma Fornero, è stato decisivo, dopo l’accertamento delle coperture economiche, il passaggio del decreto legge di riforma della PA in commissione Affari costituzionali alla Camera.
    Nella tarda serata del 25 luglio è infatti passato l’emendamento al dl di riforma della Pubblica amministrazione che consente di sbloccare la loro posizione già da settembre. Aprendo così anche alla possibilità di nuove assunzioni, come del resto espressamente richiesto da molti parlamentari.
    La stessa Commissione ha anche messo mano alla norma che impedisce ai lavoratori pubblici, quindi anche a quelli della scuola, di rimanere al lavoro oltre l’età pensionabile: non solo viene eliminato il trattenimento in servizio, che consente di restare a lavoro per altri due anni, ma l’amministrazione può procedere a pensionamenti d’ufficio del personale, inclusi i dirigenti. E un emendamento del relatore, sempre al dl sulla PA, ne stabilisce nel dettaglio le modalità, prevedendo che la scelta sia motivata da esigenze organizzative e senza recare pregiudizio ai servizi offerti.
    “Soprattutto – spiega l’agenzia Ansa – vengono fissati dei limiti d’età, per cui non si può scendere sotto: 62 anni per il complesso dei lavoratori pubblici e 65 per medici e professori. La misura invece non si applica ai magistrati, per loro la soglia restano i 70 anni. Sono stati posti paletti precisi per evitare penalizzazioni e un’uscita troppo anticipata, soprattutto per coloro che possono riscattare tanti anni di studio. E’ questa una delle principali novità al decreto legge di riforma della Pa, ma non l’unica”.
    Nelle prossime ore contiamo di fornire ai nostri lettori ulteriori approfondimenti sulle nuove disposizioni approvate dalla I Commissione della Camera, che danno di fatto il via libera ai provvedimenti di riforma della PA.



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    Quota 96. "Si utilizzino risorse liberate da sistema Sec2010"

    A chiederlo una interrogazione parlamentare presentata dalla parlamentare Laura Puppato, rivolta al Ministro dell'Economia per risolvere il problema dei Quota 96 del 2012.
    Il sistema Sec2010 è il nuovo sistema europeo dei conti nazionali e regionali in sostituzione del Sec95. Il nuovo sistema permette una più rigorosa misurazione del PIL delle economie di un paese, permettendo di liberare maggiori risorse.
    Per quanto riguarda l'Italia, secondo l’ISTAT l'applicazione del sistema provocherebbe un miglioramento del rapporto deficit/PIL di 0,2 punti percentuali, passando dall’attuale 3% al 2,8% liberando risorse (si stima da 1,5 a 3 miliardi).

    Orizzontescuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



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