Test Invalsi due volte all'anno
Dal prossimo anno scolastico gli studenti della secondaria di primo grado sosterranno le prove Invalsi a settembre e a maggio. Scopo dell'iniziativa è quello di verificare l'intervento della scuola. Critica la senatrice PD Mariangela Bastico.
A partire dal prossimo anno scolastico gli studenti della scuola secondaria di primo grado sosterranno due volte all’anno prove di valutazione predisposte dall’Invalsi; una prima rilevazione verrà fatta all’inizio dell’anno scolastico e una seconda verso la fine.
Scopo dell’iniziativa è quello di misurare gli apprendimenti in lingua italiana e in matematica; la doppia rilevazione servirà appunto a verificare in che misura la scuola contribuisce a migliorare la preparazione degli studenti.
A settembre il progetto coinvolgerà 1.000 scuole per un totale di 50mila studenti e 2mila docenti, mentre dall'anno scolastico 2011/2012 si procederà anche con la scuola superiore.
Secondo le previsione del Ministro, dal 2013 in poi si andrà a regime.
I risultati dei test - ha spiegato il Ministro - serviranno per valorizzare il merito: “Ad esempio - ha aggiunto Mariastella Gelmini - potrebbero essere utilizzati anche per la distribuzione di borse di studio che oggi avviene seguendo principalmente il parametro del reddito. I risultati saranno anche utilizzati per stilare una classifica nazionale degli istituti migliori e per stimolare i docenti a migliorare la loro didattica".
Molto critica l’opposizione che, per bocca della senatrice del PD Mariangela Bastico, sottolinea che “la valutazione è uno strumento essenziale in relazione alla autonomia scolastica e per misurare l’efficacia dei processi formativi,è uno strumento che deve essere ben orientato, non un obiettivo o un valore in quanto tale”.
“Pertanto - aggiunge Bastico - invito il ministro dell’Istruzione Gelmini ad occuparsi, innanzitutto, di quanto viene prima della valutazione: definisca gli obiettivi essenziali di apprendimento per i vari cicli scolastici; sostenga le innovazioni didattiche che tante scuole hanno avviato, rendendo i ragazzi protagonisti del sapere e del saper fare; finanzi e non tagli la formazione dei docenti. Solo in questo quadro di chiarezza di obiettivi di apprendimento la valutazione ha un senso reale”.
Ma la senatrice del PD appunta le sue critiche anche sulla stessa metodologia di rilevazione messa a punto dall’Invalsi: “Prove standardizzate quali quelle che l’invalsi ha applicato nell’esame di terza media, sono ampiamente estranee alle modalità della didattica d’aula volta alle conoscenze e non alle competenze come misurate in queste prove. Quindi, daranno sempre i risultati falsati”.
“Inoltre - conclude la Bastico - credo che la valutazione debba far comprendere quali siano gli elementi di sistema per cui alcune scuole hanno una riconosciuta qualità e danno buoni risultati ed altre no. Pertanto deve essere rivolta all’organizzazione nel suo complesso e non solo ai singoli ragazzi e ai singoli docenti”.
Critiche e osservazioni certamente condivisibili, anche se è bene ricordare che i test Invalsi sono ormai in uso nella scuola italiana da parecchi anni e anche nel periodo in cui il Ministero era retto da Giuseppe Fioroni (e dalla Bastico come viceministro) la metodologia della rilevazione degli apprendimenti non era sostanzialmente diversa da quella attuale.
Tecnica della scuola
Invalsi, valutati anche gli studenti delle superiori Emanata la direttiva ministeriale n. 67/2010
L’Invalsi, Istituto per la valutazione del sistema di istruzione, ha rilevato in questi ultimi anni gli apprendimenti conseguiti dagli alunni della scuola primaria (classi seconde e quinte) e della scuola secondaria di I grado (prime classi) per le discipline di italiano e matematica.
Per le rilevazioni effettuate nel maggio scorso è in atto in questi giorni la restituzione ad ogni scuola dei dati rilevati.
Per il 2010-11 c’è una novità rilevante: anche gli istituti di istruzione secondaria superiore, oltre alle scuole primarie e secondarie di I grado, parteciperanno alla rilevazione degli apprendimenti condotta dall’Invalsi per le stesse discipline di italiano e matematica.
Lo prevede espressamente la direttiva ministeriale n. 67 del 30 luglio scorso, registrata in questi giorni dalla Corte dei Conti, che dispone la rilevazione degli apprendimenti degli studenti della seconda e quinta classe della scuola secondaria di II grado.
Per la quinta classe, precisa la direttiva, è inoltre particolarmente importante che l’Istituto (Invalsi) avvii un processo per la produzione di prove da utilizzare negli esami di Stato predisponendo a tal fine uno specifico progetto di fattibilità analizzando anche la possibilità di predisporre prove centrate sulle competenze di base da proporre, su base volontaria, agli studenti diplomati in vista della erogazione da parte di alcune Regioni interessate di borse di studio basate sul merito.
Si prepara, dunque, la prova nazionale per gli esami di Stato di cui ha parlato più volte il ministro, anche se non sarà operativa per il 2011.
La direttiva contiene un altro passaggio interessante laddove prevede che l’Invalsi debba “progettare e mettere a disposizione delle istituzioni scolastiche prove di valutazione degli apprendimenti relative a nuove aree disciplinari con priorità alla lingua inglese e alle scienze, finalizzate a consentire alle scuole di progettare specifici percorsi di autovalutazione e di miglioramento della qualità. A tal fine l’Istituto è invitato a far pervenire un piano di fattibilità in modo da graduare gli interventi in un ambito pluriennale”.
In futuro, dunque, oltre alla rilevazione degli apprendimenti di italiano e matematica potranno esserci anche prove per rilevare i livelli di conoscenza degli studenti in lingua inglese e in scienze.
Tuttoscuola
Invalsi anche alle superiori
Test a maggio per le seconde. Quindicenni alla prova di italiano e matematica.
Test Invalsi in italiano e matematica anche per i ragazzi delle superiori. A maggio i quindicenni delle classi seconde dovranno cimentarsi per la prima volta con le prove nazionali che hanno già coinvolto, negli scorsi anni, i ragazzini della primaria e delle medie. Dovranno dimostrare come se la cavano con i numeri, la grammatica, la comprensione del testo sottoponendosi a test uguali su tutto il territorio nazionale. I risultati non faranno media, ma saranno utili al ministero e all’Istituto di valutazione del sistema scolastico per capire qual è il livello di apprendimento, da nord a sud, degli studenti delle seconde superiori. Questi saranno i dati più aggiornati prodotti all’interno del nostro paese: gli ultimi rilevamenti sulle conoscenze dei quindicenni li ha fatti l’Ocse, che ha bocciato sonoramente l’Italia. L’Invalsi quest’anno dovrà anche cominciare a predisporre un’ipotesi di prova standard per la classe quinta, ma il test sbarcherà alla maturità, salvo sorprese, solo nel 2012: servono tempi tecnici per predisporre la novità. I nuovi compiti per il 2010/2011 sono stati assegnati all’Invalsi con una direttiva firmata dal ministro Gelmini che porta la data di luglio ma è stata emanata solo qualche giorno fa dopo la registrazione alla Corte dei Conti. La direttiva traccia un quadro di ampliamento delle attività dell’istituto che dovrà anche “progettare e mettere a disposizione delle istituzioni scolastiche prove di valutazione degli apprendimenti relative a nuove aree disciplinari con priorità alla lingua inglese e alle scienze”.
Fin qui i progetti. Ma la situazione finanziaria generale che sta imponendo sacrifici a tutte le pubbliche amministrazioni rischia di mettere un freno all’attività complessiva dell’Invalsi dove si vivono ore di preoccupazione: per il 2011 la Finanziaria ha tagliato, come ha segnalato anche il deputato democratico Giovanni Bachelet, «un altro milione di euro all’Istituto e all’Ansas, l’agenzia nazionale per la formazione degli insegnanti, che insieme ne avevano poco più di quattro prima di questo taglio». «Stiamo facendo la verifica delle risorse disponibili- conferma Piero Cipollone, presidente uscente dell’Invalsi, che rimarrà in carica ancora diversi mesi visto che la procedura di nomina è molto complessa e passa anche attraverso il Parlamento-. Per il 2011 avremo poco più di tre milioni di euro e le attività di rilevazione degli apprendimenti richiedono risorse adeguate per via della numerosità delle persone da testare». La legge del 2004 che ha istituito l’Invalsi ha assegnato all’Istituto, a partire dal 2005, un finanziamento di quasi 11 milioni che, però, è andato scemando negli anni nonostante il potenziamento della valutazione sia stato un punto fermo dei ministri che si sono susseguiti. Al di là degli annunci, ora toccherà ai tecnici fare i conti con i soldi in cassa. Se negli anni scorsi anni, infatti, erano rimasti in bilancio fondi non spesi perché per un periodo la valutazione è stata bloccata per rivedere il sistema di rilevamento dei dati, ora anche le scorte sono finite. In una quindicina di giorni dovrebbero arrivare risposte dal ministero. Altrimenti si dovrà ragionare su quale parte della valutazione sacrificare. Il punto fermo è misurare gli apprendimenti dei ragazzi delle superiori che non sono mai stati sottoposti ai test. L’ipotesi, in caso di confermata carenza delle risorse, è «dimensionare l’attività- spiegano dall’istituto- la seconda superiore ha la priorità». Potrebbero essere sacrificate perciò le seconde elementari dove quella di maggio sarebbe la terza rilevazione. Il tempo stringe, comunque, perché per i test di primavera l’Invalsi deve stampare e consegnare 4 milioni di questionari per i piccoli e un altro milione per i più grandi. Quindi bisogna indire dei bandi di gara internazionali per assegnare la stampa, che richiedono procedure lunghe. Ma quanto costa rilevare gli apprendimenti? «Poco più di 2 euro a studente per un totale di circa 1,2 milioni di euro per coorte», spiega Cipollone. L’insieme delle seconde elementari è una coorte, così come quello delle quinte, delle prime medie e delle seconde superiori: fa un totale di quattro. Solo così siamo quasi a 5 milioni di fabbisogno, più gli stipendi, le spese generali, i fondi che servono per il test dell’esame di terza media, per studiare quello della maturità, per predisporre le prove per le nuove materie, i soldi per la ricorrezione su base campionaria di alcuni elaborati della maturità. E quest’anno scolastico sono in programma anche le nuove rilevazioni internazionali Ocse sui quindicenni e quelle sulle capacità di lettura e nella matematica dei piccoli che non possono essere sacrificate, l’Italia non può uscire da queste valutazioni.
Eduscuola
Invalsi, liceali “bocciati” in matematica
Esaminate le prove della maturità scientifica, il 60% sono insufficienti.
Dovrebbero mangiare pane e matematica altrimenti non si capisce perché avrebbero dovuto scegliere l’indirizzo scientifico. Eppure i liceali messi sotto la lente di ingrandimento dell’Invalsi, che ha analizzato i problemi e gli esercizi svolti nell’ambito della maturità 2008/2009, non fanno certo una bella figura. Anche l’istituto di valutazione lo scrive nero su bianco nel Rapporto che pubblicherà oggi sul proprio sito: quegli studenti che dovrebbero essere la «categoria di punta per la matematica» in realtà con i numeri se la cavano poco e male. Anche se, per una volta, i ragazzi del Sud vanno meglio di quelli del Nord. Bocciati anche i prof: alle ricorrezioni dei compiti effettuate dall’Invalsi gli studenti prendono voti decisamente inferiori rispetto a quelli assegnati dai commissari all’esame. Forse più di qualcuno si lascia commuovere dal clima della maturità ed è di manica larga.
Ma veniamo alle lacune degli studenti. Secondo il Rapporto, tanto per cominciare, i ragazzi scelgono le tracce da eseguire non in base alla reale difficoltà degli esercizi ma tenendo conto di quanto questi gli sembrano familiari o meno. Insomma, non ripescano nella memoria le regole apprese, ma cercano di capire se hanno già svolto compiti simili. Questo vale sia per gli studenti dell’indirizzo tradizionale che per quelli della sperimentazione del Piano nazionale di informatica, considerata più complessa e impegnativa. L’Invalsi ha messo in mano i compiti presi a campione a due correttori, ovvero insegnanti in servizio che hanno avuto esperienze come commissari d’esame. Dalla ricorrezione è emerso che su 119 elaborati il 54,5%, erano insufficienti. Si sale addirittura al 60,6% negli indirizzi tradizionali. In quelli informatici si scende al 40,8%.
I liceali del campione mostrano scarsa capacità nell’applicare i concetti acquisiti: sotto questo profilo il 60% è insufficiente, solo il 10% è nella fascia di eccellenza. Critiche anche le capacità logiche e argomentative: qui gli insufficienti sono quasi il 69%, più di due su tre. In quest’ultimo caso, spiega l’Invalsi, pesa l’incapacità «di leggere, comprendere, decodificare adeguatamente testi di varia natura». Il problema è più generale, insomma. Le punte di difficoltà maggiori sono al Nord per la matematica dove le insufficienze sono il 59,1% contro il 51% del Sud. Il voto massimo, tuttavia, è stato dato solo a ragazzi settentrionali. Fra maschi e femmine la differenza è minima e, comunque, vanno meglio le seconde. Fa riflettere un dato: le commissioni d’esame, in media, sono state nettamente meno severe dei correttori Invalsi. I commissari hanno messo l’insufficienza solo ad un compito su cinque di quelli del campione. I professori che hanno lavorato al Rapporto solo ad uno su due. Quanto alle eccellenze, nella ricorrezione sono state solo il 6,8%. Per le commissioni era al top il 22,7% dei compiti. Secondo l’Invalsi il Rapporto dimostra che «una buona metà degli studenti hanno difficoltà sostanziali in matematica, accumulate lungo tutto il percorso scolastico».
Eduscuola
Si riparte con le prove Invalsi
Con una nota inviata a tutte le scuole il presidente dell'Invalsi fornisce informazioni sul programma di rilevazione degli apprendimenti del 2010/2011. Quest'anno saranno coinvolte anche le scuole superiori.
A partire dal 12 gennaio le scuole del primo e del secondo ciclo possono iniziare a registrarsi sul sito dell’Invalsi in vista della rilevazione degli apprendimenti in lingua e in matematica che, come previsto dalla nota ministeriale prot. n. 3813/2010, riguarderà quest’anno non solo le classi II e V della primaria e le prime della secondaria di primo grado, ma anche le seconde delle superiori che finora erano rimaste fuori dal progetto. Lo rende noto una comunicazione del presidente dell’Invalsi inviata nella giornata dell’11 gennaio a tutte le scuole italiane. Con la stessa comunicazione vengono già fornite diverse indicazioni su come si svolgerà quest’anno la rilevazione. Grosso modo non cambierà molto rispetto allo scorso anno: gli studenti dovranno cimentarsi su una prova di italiano e una di matematica, i docenti di classe dovranno riportare su appositi moduli le risposte fornite dagli alunni, mentre in alcune classi saranno inviati dal Ministero osservatori esterni con il compito di verificare che i test vengano somministrati in modo corretto e secondo quanto previsto dal protocollo. Le scuole avranno tempo fino al 2 febbraio prossimo per registrarsi, entro fine febbraio dovranno inserire i “dati di contesto” in un apposito form disponibile nel sito dell’Invalsi e verso la metà di aprile riceveranno il plico con le prove. La somministrazione dei test è già calendarizzata
10 maggio 2011: prove di italiano e matematica per gli studenti della classe II secondaria di secondo grado;
11 maggio 2011: prova preliminare di lettura (prova scritta a tempo della durata di pochi minuti per testare la capacità di lettura/decodifica raggiunta da ciascun allievo) e prova di Italiano per gli alunni della classe seconda della primaria;
nella stessa giornata si svolgerà anche la prova di italiano per gli alunni della classe V della primaria;
12 maggio 2011: prova di italiano e di matematica per gli studenti della classe prima della secondaria di primo grado;
13 maggio 2010: prova di matematica per gli alunni delle classi II e V della primaria.
Gli esiti delle prove verranno messi a disposizione delle scuole presumibilmente nel mese di ottobre.
Tecnica della scuola
Come migliorare le scuole se non si conoscono i dati Invalsi?
Nell’accanito dibattito sulla valutazione degli insegnanti è spuntata anche l’ipotesi di utilizzare i dati delle rilevazioni del Servizio Nazionale di Valutazione Invalsi per individuare le scuole con migliore Valore Aggiunto. Ipotesi interessante ed anche ardita, visto lo stato degli studi e delle ricerche in Italia in proposito.
Stupisce però che l’utilizzo di quei dati sia stato pensato solo per una ristrettissima sperimentazione e non ci si ponga il problema di una loro generalizzata diffusione, a più di tre anni dalla felice ripartenza della valutazione Invalsi.
È di questi giorni la comunicazione ufficiale alle scuole superiori italiane che nel maggio prossimo verrà effettuata la somministrazione anche nelle loro seconde classi delle prove Invalsi di Italiano e Matematica. Qualcuno fra i docenti ed i dirigenti comincia a ricordarsi di alcune esternazioni del ministro Gelmini circa la possibilità che dall’anno scolastico prossimo una parte dell’esame di stato finale della secondaria consista in una prova standardizzata esterna, come già avviene da tre anni in quello della terza media. Del resto il decreto milleproroghe ha portato con sé ancora una volta la notizia che i 25 punti di vantaggio che Fioroni voleva attribuire ai famosi 100 e 100 e lode per l’ammissione ai corsi universitari a numero chiuso non potranno essere attribuiti. In quattro anni la commissione che lavora al ministero per l’applicazione della norma non ha raggiunto ancora un accordo su come calibrare i voti in uscita da diverse scuole e indirizzi. Ad impossibilia nemo tenetur.
Tutto bene. Sicuramente anche quest’anno gli esperti al lavoro all’Invalsi sapranno cavarsela egregiamente.
Ma ci si comincia anche a domandare che fine facciano questi dati che si stanno accumulando oramai dal 2007-2008 e che riguardano 1 annualità per la prima media, 2 annualità per la seconda e la quinta elementare, 3 annualità per l’esame di stato della terza media. Fra sei mesi avremo per tutti un’annualità a disposizione in più ed al gruppetto si sarà aggiunta la seconda superiore.
L’Invalsi ha più volte dichiarato che obiettivo delle prove era offrire alle scuole strumenti per il miglioramento. Se ne sa qualcosa? In questi anni in quante scuole sono state avviate iniziative serie e con una effettiva ricaduta che, a partire dall’analisi dei dati, abbiano agito sulle attività didattiche ordinarie? nel Paese dei mille progetti sono stati istituiti meccanismi istituzionali che incoraggino e facilitino tali iniziative?
Un primo esito delle somministrazioni è l’uscita nell’estate successiva dei Rapporti Nazionali sui dati del campione di scuole e di studenti selezionato e tenuto sotto controllo. Questi Rapporti consentono con rigore scientifico di varare alcune osservazioni ed ipotesi sui livelli di apprendimento e sui rapporti fra questi ed alcuni fattori di contesto raccolti con il Questionario studente e la Scheda per le scuole.
Un secondo esito è l’invio nei mesi di ottobre e di novembre dei loro dati alle scuole in forma assolutamente riservata. E poi cosa succede? I presidi bennati ci fanno un collegio, i bennatissimi istituiscono gruppi didattici interni per prendere le opportune decisioni. Mancano statistiche - del resto queste da noi mancano anche sugli iscritti - ma circola il dubbio che la grande maggioranza li infili nel cassetto. Se nessuno obbliga, preme o controlla, se la società civile - anche nelle organizzazioni dei genitori e perché no? dei consumatori tace - perché cercare grane? Ed anche all’interno della scuola, perché creare problemi fra gli insegnanti delle diverse sezioni? Come diceva Don Abbondio, il coraggio uno non se lo può dare.
Sembra maturo il tempo di decidere sulla pubblicizzazione di questi risultati. Fino a 14 anni la mobilità delle iscrizioni è limitata in Italia, anche a causa di motivi geografici e della difficoltà di spostamenti dei bambini. Nel nostro Paese non si sceglie ancora la casa in relazione alla qualità della scuola di quartiere, forse perché, visti i criteri di allocazione sociale, si pensa che è più utile restare vicino alla propria famiglia. Ma alle superiori, soprattutto nelle grandi città - che fanno immagine e fanno pensare che certi fenomeni sociali siano più diffusi di quanto in realtà non siano - questa mobilità è in atto da tempo ed ha decretato fortune e sfortune delle scuole. Ma i dati su cui ci si muove sono impressionistici, se non talvolta fuorvianti, come l’infiocchettamento dei POF.
Un’informazione adeguata sui livelli effettivamente raggiunti dagli allievi nelle competenze base aiuterebbe a stimolare in dirigenti ed insegnanti il desiderio di efficacia, forse più di tanti marchingegni di valutazione fra pari o di novellate valutazioni ispettive, per le quali peraltro sembra continuerà a mancare perfino la materia prima.
La pubblicità dei dati consentirebbe anche operazioni di analisi più approfondita, a partire da quelle sul valore aggiunto delle scuole che sarebbe possibile realizzare anche a livello micro territoriale, utilizzando i risultati dei questionari di accompagnamento sopra ricordati. Ancorare la valutazione delle scuole anche ai risultati di queste prove sembra infatti una strada obbligata. Purché naturalmente si depurino i risultati dalle condizioni di contesto.
Per fare ciò però è necessario prima definire una qualche forma di pubblicizzazione dei risultati. Non tutti i Paesi europei adottano i sistemi drastici degli anglosassoni, a base di graduatorie. Alcuni consegnano i risultati alle autorità locali (per noi le Regioni). Altri impongono che vengano pubblicizzati nella brochure della scuola. Altri ancora non ne fanno nulla, ma sono o i sistemi che non riescono a entrare in gara o quelli in cui i controlli a monte sulla qualità degli insegnanti ed il controllo sociale sono così forti da rendere superflui metodi più drastici.
In quale di queste categorie si trova la scuola italiana?
Il Sussidiario
Il test Invalsi sbarca anche alle superiori
Dal prossimo 10 maggio si svolgeranno le prove per gli studenti della classe seconda delle superiori.
Da quest’anno, test Invalsi anche alle scuole superiori. La notizia è arrivata ieri dal Ministero dell'Istruzione: le prove standardizzate in italiano e matematica dell'Invalsi (l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione), che servono a conoscere le competenze degli studenti, saranno estese da questa primavera anche alle seconde superiori.
La ministra, Mariastella Gelmini, lo aveva annunciato tempo fa: ora la novità è ufficiale. I quindicenni al secondo anno di superiori, proprio gli studenti che vengono presi in considerazione nelle rilevazioni europee, saranno quindi sottoposti a verifica come già accade, da due anni, ai bambini della scuola primaria e ai ragazzini alle medie. Gli istituti superiori hanno tempo fino al 2 febbraio per registrarsi sul sito internet dell'istituto (www.invalsi.it); poi, entro la fine di febbraio, i dirigenti scolastici dovranno inserire nello stesso sito i «dati di contesto». A metà aprile arriveranno alle scuole le prove di verifica, mentre i risultati sono previsti, come già in passato, verso ottobre.
«Fra gli obiettivi assume particolare importanza la valutazione degli apprendimenti in italiano e matematica degli studenti della seconda e quinta classe della scuola primaria, della prima e terza classe della scuola secondaria di primo grado e della classe seconda della scuola secondaria superiore», scrive, in una lettera pubblicata sul sito Invalsi, il ministero. Che ha già fissato le date delle prove: il 10 maggio sarà la volta dei ragazzi delle seconde superiori (esclusi quelli che frequentano corsi serali e i centri di istruzione per adulti); l'11 verranno sottoposti ai test i bambini di seconda della primaria, pochi minuti di prova per monitorare il livello acquisito nella lettura e nella decodifica di un testo, e quelli della quinta classe, pure loro impegnati con l'italiano. Il 12 maggio italiano per le prime medie e, infine, il 13 maggio, test di matematica per gli alunni della primaria.
«Il fatto che si intervenga sulla scuola superiore con prove che valutano l'apprendimento degli studenti è un fatto positivo», giudica Massimo Di Menna della Uil scuola. «La nostra preoccupazione è sulla procedura burocratica che ci può essere intorno alla somministrazione del test, che spesso nelle esperienze passate è stato un vero impazzimento», valuta gli aspetti da migliorare. «Sarebbe poi importante fare in modo, anche per le superiori, che ci siano delle batterie di prove simili a disposizione di insegnanti e studenti, perché ci sia una preparazione. Infine, siccome le prove richiedono un particolare impegno degli insegnanti, sarebbe necessario che venisse retribuito…». Ci sono state in passato anche polemiche sull'attualità e l'efficacia dei test.
«Siamo sempre d'accordo su prove che monitorino l'apprendimento», premette Mimmo Pantaleo della Flc-Cgil. «Ma noi vogliamo che quelle prove aiutino non solo a verificare, ma anche a migliorare: a uno strumento che fotografa la situazione riteniamo che occorra far seguire fatti concreti. E invece vediamo solo tagli…».
Eduscuola
Prove Invalsi: no dei Cobas
Fallito il tentativo del Ministero di avviare una sperimentazione sulla valutazione dei docenti e delle scuole, si apre adesso la questione della rilevazione degli apprendimenti. I Cobas invitano le scuole a contestare i test dell'Invalsi.
La “vittoria” conseguita dai sindacati di base che sono riusciti di fatto a far fallire il progetto sulla sperimentazione della valutazione delle scuole e dei docenti serve adesso ai Cobas a rilanciare la protesta contro le prove Invalsi destinate alla rilevazione degli apprendimenti nelle scuole primarie e secondarie (saranno coinvolti non meno di due milioni e mezzo di alunni delle classi II e V della primaria, I della secondaria di primo grado e II della superiore).
A Torino, in particolar modo, i Cobas ritengono che la decisione della direzione regionale di estendere la sperimentazione della valutazione dei docenti a tutte le province del Piemonte sia la prova che il programma ideato dal Ministero sia del tutto fallito e che le scuole non abbiano nessuna intenzione di aderire ad un progetto finanziato con i risparmi derivanti da tagli di cattedre e licenziamenti di personale precario.
E così, adesso, i Cobas si preparano ad una nuova battaglia, quella contro le prove Invalsi che, a parere del sindacato di base guidato da Piero Bernocchi, hanno il solo scopo di contribuire a mettere in piedi un meccanismo che servirà a collegare lo stipendio del singolo insegnante ai risultati ottenuti dai propri allievi.
In realtà appare difficile, se non impossibile, che questo meccanismo possa essere messo in funzione in tempi ragionevoli; intanto c’è il fatto che le rilevazioni dell’Invalsi riguardano per ora solamente l’italiano e la matematica e se davvero gli esiti dei test dovessero servire per definire gli stipendi, questo significherebbe escludere a priori da ogni possibile beneficio economico un buon 30 dei docenti italiani.
E poi c’è il fatto che la notevole mobilità del personale renderebbe di fatto un meccanismo del genere del tutto iniquo e inattendibile: un docente che arriva per trasferimento in una nuova classe, soprattutto se si tratta di una classe finale, non potrebbe essere considerato “responsabile” dei cattivi (o buoni) risultati dei propri allievi.
I Cobas sono comunque convinti che i test dell’Invalsi serviranno a stilare graduatorie di insegnanti e per questo motivo stanno invitando i collegi dei docenti a rifiutare la somministrazione delle prove, adducendo tra l’altro motivazioni anche di carattere giuridico alla tesi secondo cui la stessa somministrazione non sarebbe obbligatoria.
C’è da dire che la “battaglia” contro le prove Invalsi non è un fatto nuovo: già negli anni passati aveva infiammato le scuole; negli ultimi anni si era un po’ spenta.
Sarà interessante vedere se, adesso, complici le ultime decisioni del Ministero sulla valutazione dei docenti, la battaglia riprenderà con rinnovato vigore.
Tecnica della scuola
Le prove Invalsi: gli esempi per le scuole secondarie di secondo grado
Il 10 maggio prossimo tutte le classi seconde delle scuole secondarie di II grado svolgeranno le prove di Italiano (comprensione di testi scritti di varia natura e tipologia e riflessione sulla lingua) e di Matematica. Le prove saranno uniche per tutte le tipologie di scuola (licei, istituti tecnici e professionali) e per tutti gli indirizzi di studio.
Le prove saranno uniche per tutte le tipologie di scuola (licei, istituti tecnici e professionali) e per tutti gli indirizzi di studio, poiché l’obiettivo è quello di misurare e verificare aspetti comuni a tutti i corsi di studio della scuola secondaria di II grado.
La scelta di somministrare a tutti gli studenti della scuola secondaria di secondo grado prove non differenziate non significa – chiarisce l’Invalsi - che i loro risultati saranno restituiti alle scuole senza tenere conto dei diversi indirizzi di studio in esse presenti. Infatti, ogni scuola riceverà via web i propri risultati, articolati anche per classe, in modo da poterli confrontare con quelli medi complessivi dell’intero Paese e della regione di appartenenza, nonché con i livelli medi dei risultati conseguiti dalle scuole della stessa tipologia, sia a livello nazionale sia regionale.
Per prepararsi all’appuntamento l’Invalsi ha messo a disposizione delle scuole e degli studenti un documento contenente esempi di prove.
Nel ricordare che le prove sono strutturate per misurare i livelli fondamentali degli apprendimenti alla fine del primo biennio e pertanto non richiedono alcuna specifica forma di preparazione o, tanto meno, di addestramento, l’Invalsi comunque invita a consultare i fascicoli della Prova nazionale degli anni passati, somministrata all’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione, nonché questo nuovo file appositamente predisposto per la scuola secondaria di secondo grado impegnata per la prima volta in queste prove.
Per la prova di Italiano gli esempi si riferiscono alla comprensione dei testi scritti (alcune tipologie di domande riferite a un testo narrativo, ad un testo espositivo e ad un testo misto) e alla riflessione sulla lingua scritta. Per quanto riguarda la prova di Matematica, vengono proposte alcune domande esemplificative delle modalità con cui possono essere posti i quesiti relativi ai vari ambiti e processi previsti.
Per quanto riguarda le modalità di somministrazione delle prove, tutti gli allievi di tutte le classi seconde degli istituti tecnici e professionali e dei licei dovranno svolgere le prove del Snv e, a seguire nella stessa mattinata, il questionario studente. La rilevazione sarà quindi censuaria sia a livello di scuola sia a livello studente. Diverse settimane prima del 10 maggio 2011 le scuole in cui sono presenti classi campione e nelle quali sarà inviato un osservatore esterno riceveranno una comunicazione dall’Invalsi con l’esatta indicazione del corso di studio e della sezione delle classi campione. L’organizzazione dello svolgimento delle prove dovrà avvenire, compatibilmente con le specificità di ciascuna Istituzione scolastica, secondo le modalità indicate dall’Invalsi in un apposito protocollo di somministrazione che sarà reso pubblico alcune settimane prima della somministrazione medesima.
Relativamente, infine, alle restituzione dei risultati alle scuole, saranno utilizzate anche per le scuole secondarie di secondo grado le stesse modalità utilizzate per le istituzioni scolastiche appartenenti al primo ciclo di istruzione.
A tal fine, alla pagina, inserendo il codice meccanografico fittizio RMIC000000 e la password referente, è possibile visualizzare tutte le elaborazioni fornite dall’Invalsi sia a livello di classe sia a livello di intera istituzione.
Tecnica della scuola
Prove Invalsi: può provvedere direttamente l'Istituto
E' il parere dell'avvocato di Stato Laura Paolucci. I Cobas: "Noi lo sosteniamo da sempre". CUB: "Obbligo per gli alunni, non per i docenti". Anche per la Flc-Cgil la somministrazione non rientra nell'attività ordinaria di scuole e docenti.
Sulle prove Invalsi cambia la strategia degli oppositori .
Dopo aver combattuto per anni contro l’obbligatorietà delle prove i Cobas stanno mettendo a punto una nuova linea di intervento.
L’Invalsi è liberissimo di predisporre tutti test che ritiene ma il punto della questione - secondo i Cobas - è un altro: la somministrazione delle prove e tutte le operazioni connesse (dall’anno scorso ai docenti è stato di fatto assegnato anche il compito di riportare le risposte degli alunni sulle apposite schede di rilevazione predisposte dall’Istituto) comporta un lavoro aggiuntivo che non rientra fra i compiti “obbligatori” del docente che, quindi, non è tenuto a svolgerlo.
Ma i docenti che decidessero di accettare tale compito aggiuntivo devono essere remunerati con il fondo di istituto.
I Cobas della scuola del Piemonte colgono anzi l’occasione di una recente circolare dell’Usp di Torino con cui si trasmette alle scuole il testo di un intervento dell’avvocato di Stato Laura Paolucci per ribadire che “i test invalsi devono essere somministrati obbligatoriamente dal personale che lavora per l'invalsi e non dagli insegnati delle scuole pubbliche”.
In effetti, l’avvocato Paolucci sostiene che “l’Invalsi potrebbe, volendolo, ‘scavalcare’ completamente le istituzioni scolastiche nella realizzazione della propria funzione istituzionale, decidendo di somministrare le prove in un ‘luogo’ diverso dalle sedi e dai plessi scolastici: una simile scelta sarebbe più ‘complicata’ dal punto di vista organizzativo e certamente più costosa, ma sarebbe compatibile con la normativa”.
Anche la CUB Scuola è sulla stessa lunghezza d'onda e in un proprio comunicato ribadisce tre punti:
1) le prove Invalsi sono obbligatorie per gli allievi (sempreché siano presenti);
2) le scuole devono consentire all’Invalsi di svolgere i propri compiti istituzionali (informando gli allievi su quello che gli accadrà, mettendo a disposizione i locali, consentendo al personale dell’Invalsi di accedere ai locali messi a disposizione);
3) il personale della scuola non è obbligato a svolgere un’attività non programmata e che si configura come una prestazione straordinaria.
Analoga posizione era stata già assunta un mese fa dalla Flc-Cgil secondo cui “l’obbligatorietà della rilevazione tramite le prove, non coincide automaticamente con l’obbligo dei docenti a somministrarle né a correggerle, a tabulare i dati, a predisporne l’invio”.
Tecnica della scuola
Il giallo delle prove Invalsi scricchiola il "sistema Gelmini"
Le prove per testare il livello di preparazione degli alunni italiani in programma a maggio, ma restano i dubbi sulla loro obbligatorietà e i cobas hanno lanciato una campagna che le contesta. I dubbi dell'avvocato dello Stato.
Giallo sulle prove Invalsi, in calendario dal 10 al 13 maggio prossimi, le prove che testano il livello di preparazione degli alunni italiani. Sono obbligatorie o le scuole possono decidere di non farle? Egli insegnanti sono obbligati a somministrare i test? Dopo la lettera dell'avvocato dello Stato, Laura Paolucci, e la presa di posizione dei Cobas, la questione è tutt'altro che chiara. E le prove Invalsi, che per la prima volta diventano obbligatorie anche al superiore, rischiano di naufragare. I presidi delle scuole superiori si riuniscono, si chiamano e si interrogano sul da farsi. Alcuni chiedono al collegio di esprimersi in merito, altri inviano circolari perentorie: sono obbligatorie e occorre svolgerle. Ma come stanno in effetti le cose?
Le scuole hanno l'obbligo fare svolgere agli alunni delle scuole elementari (seconda e quinta), medie (prime) e superiori (seconda) le prove predisposte dall'Invalsi annualmente, ma gli insegnanti della scuola non hanno nessun obbligo di somministrare i questionari, di compilare le relative schede, né tanto meno di sorvegliare le classi durante lo svolgimento delle prove. Si tratterebbe, per i docenti, di lavoro straordinario che il capo d'istituto dovrebbe trovare il modo di retribuire con un compenso a parte. Se tutti i docenti a maggio si rifiutassero di "collaborare" con l'Invalsi, con quale personale potrebbe assicurare lo svolgimento delle prove il dirigente scolastico?
Ma c'è di più: le scuole non hanno fondi da distribuire per un'attività che non è
contemplata nel contratto di lavoro degli insegnanti e che non si saprebbe neppure come classificare. Secondo i Cobas, che stanno portando avanti una campagna nelle scuole per fare saltare le prove, "tutto il lavoro richiesto ai docenti per la somministrazione dei test non è obbligatorio". Tutte le operazioni connesse con i test Invalsi comportano un lavoro aggiuntivo che non rientra fra i compiti "obbligatori" del docente e che, quindi, non è tenuto a svolgerlo. I docenti che decidessero di accettare tale compito aggiuntivo devono comunque essere remunerati con il fondo di istituto.
Linea sostanzialmente confermata dall'avvocato dello Stato, Laura Paolucci, in una missiva pubblicata sul sito dell'Ufficio scolastico regionale del Piemonte: le prove sono obbligatorie per le scuole e il collegio dei docenti non ha nessun potere di deliberare in merito. Gli obblighi di lavoro dei docenti sono articolati in "attività di insegnamento" e "attività funzionali all'attività di insegnamento". La somministrazione delle prove Invalsi non può essere considerata, ovviamente attività di insegnamento, né attività funzionale, in quanto il contratto le elenca. E tra queste troviamo: la preparazione delle lezioni e delle esercitazioni; la correzione degli elaborati; la cura dei rapporti individuali con le famiglie. Ma anche la partecipazione ai consigli di classe, ai collegi dei docenti, i ricevimenti con le famiglie e gli scrutini.
Di eventuali prove, come quelle Invalsi, non vi è traccia. Ma alcuni presidi contano di aggirare l'ostacolo organizzando la somministrazione delle prove durante le ore di lezione. E' possibile, in questo modo, risolvere il problema? Gli insegnanti, a questo punto, sono obbligati a svolgere un'attività diversa da quelle previste dalla cosiddetta "funzione docente"? La questione non mancherà di aprire altre polemiche, almeno fino a maggio.
Ma è l'intero sistema di valutazione messo in piedi dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, che nel complesso scricchiola. Il milleproroghe ne ha disegnato l'architettura in questo modo: l'Indire (l'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa), che si occuperà della valutazione degli insegnanti; l'Invalsi, che testa la preparazione degli alunni, e il "corpo ispettivo", che valuterà le scuole e i dirigenti scolastici. Un sistema che si regge su "tre gambe".
Ma l'Invalsi, prima gamba del sistema di valutazione, è zoppa: potrebbe avere in futuro difficoltà a somministrare le prove agli alunni, perché nel contratto dei docenti non è previsto nessun impegno in tal senso. La seconda gamba, l'Indire, non c'è. E' stato chiuso con la finanziaria e nel 2007 e l'altro istituto, l'Ansas (l'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica) - che secondo i decreti del ministro Gelmini dovrebbe svolgere un ruolo di consulenza riguardo ai progetti sul merito lanciati a Milano, Napoli e Torino, per gli insegnanti, e a Siracusa, Pisa e Cagliari, per le scuole - è stato prorogato di un anno, ma non ha tra le sue competenze quelle di valutare scuole e insegnanti. Insomma, un pasticcio.
La cosa è emersa in commissione Cultura al Senato qualche giorno fa. "Pur prendendo atto - ha dichiarato il sottosegretario Giuseppe Pizza - delle dichiarazioni rese dal rappresentante del governo in commissione, secondo cui si tratta di un errore tecnico, resta da chiarire se è intenzione del governo attribuire all'Ansas anche compiti di valutazione ovvero modificare diversamente la norma sul milleproroghe".
C'è poi il corpo ispettivo, la terza gamba, che però ha il personale ai minimi termini. E il concorso in fase di svolgimento si preannuncia in salita: per un pasticcio nel bando, tantissimi esclusi ai test di ammissione si sono rivolti al Tar e la selezione, che comunque vadano le cose non si completerà prima di un anno, potrebbe subire uno stop, lasciando il sistema zoppo anche della terza gamba.
Eduscuola
Test Invalsi alle superiori,“no” dei prof: «Telequiz»
No ai test Invalsi. Le prove nazionali di matematica e italiano sbarcano per la prima volta alle superiori (sono in calendario il 10 maggio per le classi seconde) ed è subito protesta: decine di collegi docenti in tutta Italia stanno prendendo posizione per boicottarli. I prof che dicono no non credono nel test come strumento di valutazione, ne contestano l’obbligatorietà e non vogliono che i risultati dei quiz siano usati per dare le “pagelle” agli insegnanti e premiare chi ha gli alunni più brillanti. Il rischio, dicono, «è che le scuole diventino palestre per allenarsi ai questionari se ci sono in palio la palma del prof migliore e una integrazione in busta paga».
In alcuni istituti è già partito il “niet”: non parteciperanno alle prove i licei De Chirico e Malpighi di Roma. Sulla stessa scia si sta muovendo un ginnasio storico della Capitale, il Mamiani: gli insegnanti in un documento si scagliano contro i test «che sono un buon metodo per prendere la patente di guida, ma non per valutare i ragazzi». Da Nord a Sud fioccano le delibere. Gli insegnanti puntano il dito contro la circolare del ministero dello scorso dicembre che parla di obbligatorietà delle prove: «Ma una circolare non è una legge e non c’è norma che preveda questo obbligo». Un punto su cui poggia anche la campagna anti-test dei Cobas. «E’ ormai chiaro- spiega il portavoce Piero Bernocchi- che il ministero vuole agganciare i premi per gli insegnanti ai risultati dei questionari. Così si rischia che la scuola italiana diventi una palestra per allenarsi ai quiz. Per noi i test non sono obbligatori e faremo diffide ai presidi che non consentono ai collegi docenti di decidere liberamente se partecipare o meno».
Fra l’11 e il 13 maggio ci saranno le prove di italiano e matematica alla primaria e alle medie. Qui la situazione è più tranquilla: i questionari nazionali sono stati introdotti da qualche anno e, in qualche misura, digeriti. Anche se non mancano scuole contrarie. Alle superiori le prove Invalsi sbarcano per la prima volta il 10 maggio fra i malumori. I professori del Mamiani di Roma li definiscono dei «telequiz» con cui si vogliono «dividere e gerarchizzare gli insegnanti». Non collaboreranno alle prove i docenti dell’istituto Almeyda di Palermo, quelli dell’Allegretti di Vignola e del Da Vinci di Firenze. A Bologna, al liceo Sabin, i docenti faranno fare i test, ma non li correggeranno: per gli insegnanti, dicono, c’è solo lavoro in più ma nessuna integrazione in busta paga. «Non c’è un euro - conferma la Flc Cgil - per retribuire i professori che somministrano e correggono le prove». All’Invalsi sanno bene che c’è fermento. Ma il loro compito, dicono, è solo quello di «inviare i materiali a tutte le scuole e i garanti della qualità dello svolgimento dei test negli istituti scelti per far parte del campione che serve per costruire il dato nazionale. Noi speriamo solo che le scuole capiscano che questi dati sono utili in primis a loro per potersi confrontare e per poter apportare miglioramenti alla didattica». La palla passa al ministero da cui fanno sapere che le delibere dei collegi contro i test sono «di dubbia legittimità perché la valutazione esterna è prevista per legge ben prima della circolare di dicembre, in particolare bisogna risalire alla legge 53 della Moratti del 2004». Dal Miur assicurano di non voler fare il «muro contro muro», ma «la situazione andrà chiarita, magari con una circolare che faccia capire meglio il contesto normativo in cui si inseriscono i test».
Eduscuola
No alle prove Invalsi per paura di essere valutati
Stanno circolando nelle scuole, soprattutto della secondaria superiore, dei fac-simile di delibera del collegio dei docenti per rifiutare la somministrazione delle prove Invalsi per la rilevazione degli apprendimenti degli studenti prevista nei prossimi mesi..
Ciò nella convinzione che essa possa costituire uno strumento per valutare non tanto gli alunni, quanto soprattutto le scuole e gli insegnanti. Una convizione provocata da alcune dichiarazioni del ministro sul futuro (molto remoto) della valuazione.
L’iniziativa di disubbidienza, nata dai Cobas, ma, a quanto sembra, sostenuta con una certa attenzione anche da parte di alcune strutture provinciali di sindacati della scuola, porta come ragione di fondo il rifiuto della valutazione meritocratica avviata in via sperimentale nei mesi scorsi dal ministero dell’istruzione in alcune province. Dai documenti che circolano si deduce, infatti, che vi sia la convinzione che il ministro Gelmini voglia fare entrare dalla finestra (non si sa come e non si sa quando) quello che non è riuscita a far entrare dalla porta principale. La rilevazione degli apprendimenti, dunque, sarebbe per qualcuno un espediente per arrivare ad un obiettivo diverso da quello dichiarato: valutare gli alunni per valutare i docenti e le scuole in base ai risultati rilevati.
È evidente che se, per assurdo, questa fosse l’intenzione nascosta del ministro, oggi potrebbero, però, essere valutati (non si sa come) solamente i docenti le cui discipline di insegnamento sono oggetto delle rilevazioni Invalsi, mentre la maggior parte dei docenti ne sarebbe esclusa. Non solo.
Poiché la rilevazione riguarda per ora solo le classi di alcuni anni di corso (la maggior parte ne è esclusa) sarebbe minima la quota di docenti valutabili attraverso i livelli di apprendimento dei loro studenti.
Non ci sarebbe, comunque, nè il modo, nè gli strumenti e, ancor meno, il tempo per farlo: la Gelmini, nemmeno se lo volesse, potrebbe usare le prove Invalsi per valutare la categoria dei docenti.
No. Boicottare le prove per paura di essere valutati non regge sul piano logico. Se tra qualche anno sarà invece così, se ne parlerà. Tra qualche anno, appunto.
Tuttoscuola
Prova Invalsi di matematica: gli strumenti consentiti
Squadra, compasso e goniometro. Fortemente consigliati righello e calcolatrice.
Nel segnalare che sul sito dell’Invalsi è disponibile la versione aggiornata all’8 aprile 2011 degli esempi delle prove di Matematica per la scuola secondaria di secondo grado, elenchiamo gli strumenti consentiti e quelli consigliati dall’Istituto stesso per lo svolgimento delle suddette prove nelle seconde classi delle scuole superiori.
Durante la prova è consentito l’uso di squadra, compasso e goniometro, mentre fortemente consigliati per un adeguato svolgimento della prova sono il righello e la calcolatrice. Per quanto riguarda, in particolare, quest’ultima, è consentito l’uso di qualsiasi tipo di calcolatrice a condizione che essa non sia quella dei telefoni cellulari e che non sia collegabile né alla rete internet né a qualsiasi altro strumento (ad esempio, tramite bluetooth, wireless, ecc.).
Altri esempi di prove di matematica sono contenuti nel documento Esempi di prove per la scuola secondaria di secondo grado, nel quale vengono forniti, oltre ad indicazioni per lo svolgimento delle prove e la restituzione dei dati, anche esempi della prova di Italiano che si riferiscono sia alla comprensione dei testi scritti (alcune tipologie di domande riferite a un testo narrativo, ad un testo espositivo e ad un testo misto) sia alla riflessione sulla lingua scritta.
Tecnica della scuola
Iinvalsi di matematica 2011
Le prove Invalsi per particolari tipologie di alunni
Tutti gli allievi di origine immigrata partecipano alle prove Snv 2010/2011 secondo le stesse modalità degli allievi autoctoni, anche se inseriti per la prima volta in una scuola con lingua d’insegnamento italiana nel corso del presente anno scolastico. Con due note distinte l’Invalsi fornisce indicazioni per la somministrazione delle prove agli alunni di origine immigrata e agli alunni con particolari bisogni educativi.
Tutti gli allievi di origine immigrata partecipano alle prove Snv 2010/2011 secondo le stesse modalità degli allievi autoctoni, anche se inseriti per la prima volta in una scuola con lingua d’insegnamento italiana nel corso del presente anno scolastico.
In base ai criteri di classificazione internazionali, si considerano:
· studenti autoctoni (italiani nel nostro caso): allievi nati in Italia da genitori nati anch’essi in Italia;
· studenti di origine immigrata di prima generazione: allievi nati all’estero da genitori nati anch’essi all’estero;
· studenti di origine immigrata di seconda generazione: allievi nati in Italia da genitori nati all’estero.
In merito alla valutazione dei risultati, come negli anni passati, l’Invalsi restituirà alle singole scuole i risultati degli allievi di origine immigrata separatamente da quelli degli allievi autoctoni, secondo le seguenti disaggregazioni:
1. risultati globali, ossia i risultati di tutti gli allievi che hanno partecipato alle prove;
2. risultati degli allievi autoctoni;
3. risultati degli allievi di origine immigrata di prima generazione;
4. risultati degli allievi di origine immigrata di seconda generazione.
Infine, gli allievi di origine immigrata che abbiano cominciato a frequentare una scuola di lingua italiana da meno di un anno scolastico (convenzionalmente dopo l’1 settembre 2010) partecipano alle prove Invalsi, come tutti gli altri allievi, ma i loro esiti non concorrono alla determinazione dei risultati né globali né degli allievi di origine immigrata, indipendentemente dalla generazione.
Con riferimento, invece, alla partecipazione degli alunni con particolari bisogni educativi alle prove Snv (non ci si riferisce alla Prova nazionale del I ciclo, per la quale l’Invalsi rimanda all’apposita C.M.), qualunque sia la tipologia di disabilità o di Dsa di un alunno, essa deve essere segnalata sulla Scheda-risposta dei singoli studenti, barrando l’opzione più appropriata fra le seguenti:
1 = disabilità intellettiva;
2 = disabilità visiva: ipovedente;
3 = disabilità visiva: non vedente;
4 = DSA;
5 = altro.
Solo se esplicitamente richiesto dal Dirigente scolastico, sarà così possibile disaggregare i risultati, considerandoli separatamente e non facendoli rientrare nella elaborazione statistica dei risultati di tutti gli altri alunni. E il Dirigente scolastico potrà anche decidere di somministrare le prove a questa tipologia di alunni in giornate differenti dalla somministrazione “ufficiale”: per la scuola secondaria di primo grado, la prova di matematica potrà svolgersi il 12.05.2011 e quella di italiano il 13.05.2011, mentre per la scuola secondaria di II grado, il 10.05.2011 la prova di matematica e l’11.05.2011 quella di italiano.
Per la compilazione della scheda alunni,essadeve essere compilata anche per gli allievi con bisogni educativi speciali secondo le stesse modalità previste per gli altri allievi della classe. Se l’allievo con bisogni educativi speciali è dispensato dalla prova, dovrà essere segnato nella scheda alunni come “Assente alla prova”.
La scheda risposta deve essere, invece, compilata nella sua prima parte senza alcuna differenziazione tra allievi senza e con bisogni educativi speciali. La seconda parte, relativa alle risposte alle domande delle prove, per gli studenti con bisogni educativi speciali deve essere compilata solo per le domande effettivamente proposte a tali studenti. Qualora questi ultimi non svolgano una o tutte le prove, la parte relativa alle domande non presentate deve essere lasciata in bianco.
I predetti studenti, indipendentemente dalla tipologia di appartenenza, sono, infine, dispensati dalla compilazione del Questionario studente (classe V primaria, I secondaria di primo grado e II secondaria di secondo grado).
Tecnica della scuola
Invalsi Prove di Italiano 2011
Prove Invalsi: non c'è obbligo per i docenti
E' la conclusione a cui si è arrivati in Sardegna dove il direttore regionale decide sul "non luogo a procedere" nei confronti di alcuni insegnanti che si erano rifiutati di somministrare le prove nelle proprie classi.
Il comportamento mantenuto dai docenti che si sono rifiutati di somministrare le prove Invalsi ai propri alunni “non attiene a profili disciplinari in quanto inserito in un particolare contesto caratterizzato da contrapposizioni sindacali e argomentazioni portate avanti anche a livello giurisdizionale”: lo scrive il direttore regionale della Sardegna a conclusione di una lunga e complessa vicenda che si è trascinata per diversi mesi in un circolo didattico di Nuoro.
La questione risale ad alcuni mesi addietro e su di essa si era già espresso anche il Tar al quale si erano rivolti i Cobas che avevano impugnato la mancata convocazione del collegio dei docenti nel circolo didattico “Fureddu” di Nuoro.
A quel punto la dirigente scolastica della scuola aveva convocato il collegio che però aveva deliberato di non aderire alla somministrazione delle prove Invalsi.
Dopo aver chiesto lumi al direttore regionale la dirigente riconvocava il collegio.
Nella successiva seduta il collegio confermava la precedente decisione che veniva subito disattesa dalla dirigente scolastica “in virtù - scriveva la dirigente stessa - della delega conferita dal Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per la Sardegna”.
Contemporaneamente la dirigente mediante un apposito ordine di servizio disponeva la somministrazione delle prove e nei confronti di alcuni docenti che si rifiutavano di obbedire apriva un procedimento disciplinare.
Va anche detto che secondo la dirigente il comportamento dei docenti “disobbedienti” sarebbe stato particolarmente grave tanto che anziché ricorrere ad una sanzione di sua competenza (dall’avvertimento scritto fino alla sospensione dal servizio per non più di 10 giorni, passando anche attraverso la censura) trasmetteva gli atti all’Ufficio scolastico regionale chiedendo una sanzione superiore ai 10 giorni di sospensione.
Ed è a questo punto che la vicenda si conclude in modo del tutto imprevisto e per certi aspetti contraddittorio: nonostante i “suggerimenti” dati alle scuole e ai dirigenti scolastici fino a pochi giorni fa, il direttore regionale scrive alla dirigente scolastica e chiarisce che il comportamento dei docenti disobbedienti non è perseguibile sul piano disciplinare.
I Cobas della Sardegna commentano entusiasticamente: “la vicenda dimostra ciò che i Cobas hanno sempre sostenuto: i quiz Invalsi non sono obbligatori”.
Tecnica della scuola
Il pediatra, orari sbagliati per il test Invalsi
Troppo presto per la prova di matematica che richiede il ricorso ad operazioni astratte.
Lunedì c’è l’appuntamento con le prove Invalsi. «Ma, così come sono disegnati, i test per gli alunni di terza media non permettono di scattare una fotografia oggettiva del livello dei ragazzi. Inoltre saranno favorite le piccole “allodole”, quei bambini che vanno a letto presto e si svegliano all’alba senza fatica, rispetto ai gufi, che alla mattina impiegano più tempo per “carburare”». Lo spiega all’Adnkronos Salute il pediatra di Milano Italo Farnetani.
Secondo l’esperto le prove per l’accertamento dei livelli generali e specifici di apprendimento in italiano e in matematica degli studenti italiani a conclusione del primo ciclo di istruzione dovrebbero essere «più rispettose della cronobiologia e dunque dei ritmi naturali dei ragazzi».
Infatti «ormai grazie agli studi sappiamo che il momento in cui è più attiva la memoria a breve termine, e dunque è più opportuno programmare i compiti in classe, va dalle 11.00 alle 13.00. Fino alle 10.00, in media, l’alunno si sta ancora svegliando. Ebbene, lunedì i ragazzi si troveranno a iniziare alle 8.30 addirittura con i 75 minuti della prova di matematica, quella che richiede maggiormente il ricorso alle operazioni astratte. Invece - sottolinea - se proprio si vuole iniziare presto, sarebbe meglio farlo con la prova di italiano».
Insomma, far “scaldare” gli studenti con l’italiano per poi proporre i test di matematica. «Inoltre ormai è ben noto - prosegue Farnetani - che due alunni su tre non fanno una prima colazione sufficiente. E lunedì, complice la paura, sicuramente mangeranno poco. Così si ritroveranno a fare il test senza “carburante” per la mente. E senza neppure poter contare sul rinforzo garantito dallo spuntino di metà mattina».
Dunque, secondo il pediatra, l’organizzazione delle prove Invalsi «non è su misura per i ragazzi: occorrerebbe ritardare un po’ l’inizio dei test, o invertirli - propone - per consentire agli alunni di dare davvero il massimo».
La Stampa
Invalsi, studenti soddisfatti non era tanto difficile
Per alcuni la prova d’italiano è stata più ostica di matematica.
A fine mattinata arrivano le prime impressioni sul test Invalsi dell'esame di terza media che a detta degli insegnanti è stato meno difficile dell’anno scorso. Gli studenti sembrano soddisfatti seppure con qualche perplessità.
Entusiasta per essere riuscita a completare la parte dedicata alla matematica, Jaala, alunna dell’istituto “Alberto Sordi” di Roma, confessa di aver avuto più difficoltà con Italiano «C’era un articolo di Piero Ottone sulla pubblicità, mi è piaciuto, ma non sono sicura di aver fatto bene tutto bene» racconta all’uscita di scuola sfatando il luogo comune che vuole la matematica “bestia nera” per gli studenti.
Come lei anche Lorenzo, che ha frequentato la terza media alla “Giustiniana”, ha inciampato più nell’italiano che in matematica «Sono riuscito a fare tutto in tempo. Era facile - dice - ma alcuni quesiti grammaticali mi sono sembrati difficili».
Per Giacomo, studente della “Manzoni” «qualche domanda di italiano non si capiva bene. Tutto sommato era facile ma credo di aver sbagliato qualcosa sulle percentuali. La sufficienza la prenderò di sicuro, ma non so se riuscirò ad avere il punteggio che speravo di ottenere».
«I prof ci hanno detto - riferisce Marco, alunno della stessa scuola - che quest’anno la prova è stata più facile dell’anno scorso. Col brano di Vittorini penso di essermela cavata e le domande di logica erano di media difficoltà».
Tutti concordi, i ragazzi, invece, nel promuovere l’allungamento dei tempi: quei 15 minuti in più concessi per ciascuna delle due prove, hanno evitato a tutti almeno l’affanno della corsa contro il tempo.
E per quel che riguarda le valutazione pare sarà impossibile prendere meno di 4. Anche chi ha combinato un disastro può stare “tranquillo”. I tecnici dell'Istituto nazionale di valutazione hanno dato istruzione di non attribuire votazioni inferiori al 4. Per prendere il voto minimo, si legge nei documenti inviati ai docenti per la correzione, servono dai 40 punti in giù. Per la sufficienza servono, invece, almeno 55 punti. Per raggiungere il top, il 10, si va dai 92 ai 100.
Il fascicolo di matematica prevedeva 26 domande classificate in diversi blocchi, in relazione al loro grado di difficoltà: blocco A (massimo 30 punti), blocco B (massimo 15 punti), blocco C (massimo 5 punti). Alla prova di Matematica sono attribuiti al massimo 50 punti. Le domande del blocco C, i più difficile, sono relative alla matematica argomentativa.
Basta rispondere, comunque, a 2 domande su 4 del blocco più complesso per ottenere i 5 punti in ballo. Per ottenere i 30 punti del blocco A l'alunno deve fornire almeno 14 risposte corrette su 16. Per ottenere i 15 punti del blocco B l'alunno deve fornire almeno 10 risposte corrette su 13.
Gli studenti non sono in grado di sapere prima a quale blocco appartengono le domande. Anche le domande di italiano erano divise in blocchi.
Eduscuola