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Sostegno
Una ricerca della Fondazione Giovanni Agnelli, dell'Associazione Treellle e della Caritas propone un modello nuovo per gli alunni disabili.
E se facessimo a meno degli insegnanti di sostegno? Non è una provocazione e nemmeno un modo per seminare terrore nel mondo dei disabili a scuola. E’ una proposta serissima , circostanziata, e comunque di non immediata realizzazione, che la Fondazione Giovanni Agnelli, la Caritas e l’Associazione Treellle presenteranno stamattina ad un gruppo di parlamentari insieme con una proposta che vuole rivoluzionare il settore: la creazione dei Cri, Centri Risorse per l’Integrazione, destinati a diventare uno sportello unico per tutte le questioni relative ai giovani e bambini disabili.
«L’inclusione italiana è stata una scelta di civiltà che il mondo ha poi imitato - sottolinea Attilio Oliva, presidente dell’Associazione Treellle - Ora che sono passati trent’anni ci siamo chiesti: la pratica è stata coerente con i principi? E con quale rapporto tra costi e benefici?».
La risposta è contenuta in un rapporto, 237 pagine, il bilancio di questi tre decenni di disabili nelle scuole. E non è una risposta positiva. «Deve però essere chiaro - precisa Oliva - che non siamo a favore di tagli alle risorse previste. Vogliamo che la scuola sia di tutti, ma chiediamo una loro diversa distribuzione per evitare inefficienze e problemi che troppo spesso si verificano».
Nel rapporto vengono elencati alcuni «nodi critici». Innanzitutto l’approccio. «Troppo medico», spiega Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli. «Le richieste di un insegnante di sostegno vengono esaminate dalle Asl non dalle scuole». Ma anche troppo «discrezionale» e rigido: «La certificazione si risolve sempre nell’assegnazione di ore di un insegnante di sostegno», è scritto nel rapporto. Anche quando non sarebbe necessario. Il risultato? «Insegnanti di matematica che devono occuparsi di bambini dislessici e con difficoltà di apprendimento. Non è la scelta più giusta, né la più economicamente efficiente», spiega Oliva.
Quanto agli insegnanti di sostegno il bilancio non è molto più confortante: «Usano il posto come un canale privilegiato per entrare più rapidamente in ruolo», ricorda ancora Gavosto. Di conseguenza la preparazione non può essere di grande qualità. «C’è una cronica carenza di insegnanti di sostegno specializzati», si legge nel rapporto. I motivi sono diversi. «Il 43% degli allievi con disabilità nella primaria e secondaria di primo grando - spiega Gavosto - cambia insegnante di sostegno una o più volte all’anno». In sostanza, «Il sostegno è svolto spesso da personale inesperto e impreparato», conclude il rapporto. E gli alunni finiscono per avere una formazione del tutto inadeguata: «l’Italia è il Paese dove i disabili hanno maggiori difficoltà a trovare lavoro, nonostante gli obblighi previsti per legge», afferma Gavosto.
La soluzione, spiegano nel rapporto, è la creazione dei Cri a livello provinciale o anche subprovinciale. Saranno loro a esaminare i progetti presentati dalle scuole, ad assegnare tutte le risorse destinate alle scuole per l’integrazione e a svolgere un servizio di sportello unico assistendo le famiglie nei vari momenti di vita e integrazione. «Potrebbero diventare centri destinati a risolvere tutte le difficoltà sociali dei bambini con disabilità, anche al di fuori del tempo scolastico», avverte Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana.
Gradualmente gli insegnanti di sostegno dovranno passare all’organico normale delle scuole ed essere assegnati da parte dei Cri in base ai bisogni delle scuole stesse. Alla fine rimarrebbe un congruo numero di insegnanti e personale ad alta specializzazone, di numero decisamente inferiore a quello attuale: stabili nel loro ruolo, a tempo pieno, senza insegnare ma operando nei Cri per svolgere consulenza tecnica e formazione per le scuole.
«Non ci nascondiamo gli enormi ostacoli che questa proposta potrà incontrare. - conclude Oliva - Sappiamo però che, anche se difficile, è una strada inevitabile».
Eduscuola
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Unificare l’area sostegno per le superiori?
Mentre suscita scalpore la proposta della Fondazione Agnelli, Caritas italiana e Treelle che propongono l’eliminazione dei docenti di sostegno e la specializzazione indifferenziata di tutti gli insegnanti, giunge una nuova proposta da parte dell’Associazione nazionale Professione insegnante, sostenuta da tanti docenti: perché non unificare, a partire dalle graduatorie d’istituto, l’area di sostegno per le scuole superiori?
Se si è ritenuto di attendere ancora per l’unificazione delle aree nell’ambito delle Gradatorie ad Esaurimento (ex permanenti) in nome di un presunto diritto acquisito alla posizione che, invero, data la riapertura a pettine delle medesime avverrà, visto che con i trasferimenti ci sarà un rimescolamento delle posizioni in barba ai “diritti acquisiti” - perché non realizzarla per tutte le fasce delle Graduatorie di Istituto, in modo da consentire ai docenti che hanno maggior punteggio di avere quantomeno la precedenza nell’attribuzione delle supplenze?
Tra l’altro per il sostegno non si può parlare di vere e proprie graduatorie, bensì di elenchi in cui annualmente avvengono cambiamenti che continueranno ad esserci a causa della possibilità di acquisire il titolo di sostegno anche tanti anni dopo l’abilitazione, possibilità offerta ai docenti che per abilitarsi hanno sostenuto concorsi a cattedra o semplici corsi abilitanti riservati.
In effetti, La suddivisione degli insegnanti di sostegno della scuola secondaria di secondo grado in 4 aree - scientifica (AD01) - umanistica (AD02)- tecnica professionale artistica (AD03) - psicomotoria (AD04) non trova riscontro nella Legge 104 del 1992, che dispone allo stesso modo per tutti i gradi di scuola e, inoltre, di fatto non viene attuata nelle scuole, dove di tale suddivisione non si tiene affatto conto.
Finora il docente di sostegno è stato, a dispetto dell’area, un factotum, indipendentemente dall’area di appartenenza: a lui è stato chiesto da parte delle famiglie, dei coordinatori di sostegno, dei dirigenti scolastici e perfino da parte degli stessi colleghi curriculari, di affiancare questi ultimi in tutte le discipline e di seguire gli alunni in base alle loro necessità, mutevoli e non cristallizzabili. Il l comma 5 dell'articolo 13 della Legge summenzionata, recita infatti così: “Nella scuola secondaria di primo e secondo grado sono garantite attività didattiche di sostegno, con priorità per le iniziative sperimentali di cui al comma 1, lettera e), realizzate con docenti di sostegno specializzati, nelle aree disciplinari individuate sulla base del profilo dinamico funzionale e del conseguente piano educativo individualizzato”.
Il problema è stata l'espressione “nelle aree disciplinari”, riferita alle «attività didattiche» e non ai «docenti specializzati». A ben considerare le aree di cui parlano i due importanti documenti Pdf (profilo dinamico funzionale) e Pei (piano educativo individualizzato) - che descrivono le necessità degli alunni
nonché i loro punti di forza, da valorizzare con interventi mirati, e di debolezza da cercare di superare -
nulla hanno a che vedere con le aree in cui sono collocati i docenti specializzati sul sostegno;
tant’è che le voci “area scientifica”, “area umanistica”, “area tecnica professionale artistica”,
“area psicomotoria” in tali documenti non si ritrovano. Infatti mentre nel Pdf si parla piuttosto di Assi, cognitivo, affettivo relazionale, comunicazionale, linguistico, motorio prassico, neuro psicologico, dell'autonomia, senso percettivo, dell'apprendimento; nel Pei le Aree di cui si parla non sono quelle corrispondenti alle 4 previste per i docenti ma sono, invece, l’area cognitiva, quella neuropsicologica, la linguistico comunicativa, dell'apprendimento scolastico, la psicomotoria, quella personale e dell'autonomia, l’area socio affettiva.
Tali assi i docenti di sostegno - insieme ai docenti curriculari - li curano tutti e compilano in ciascuna loro parte i documenti che li ricomprendono, poiché gli alunni con disabilità sono prima di tutto “persone” da prendere in considerazione nella loro interezza senza una parcellizzazione in aree inutili o, sempre più spesso, pretestuose.
Dunque l’OM n. 78 del 23 marzo 1993 che riguarda soltanto l'insegnamento di sostegno nella scuola superiore, determina una corrispondenza tra aree disciplinari e classi di concorso che, a ben vedere, avrebbe come unica logica quella della tipologia di scuola in cui gli alunni si iscrivono. Secondo quanto dispone il DM 170 del 25/05/1995: lle scuole ad indirizzo tecnico professionale e artistico dovrebbero attingere i docenti di sostegno quasi del tutto dall’AD03 che ne ricalca la denominazione ossia “area tecnica professionale artistica” poiché le discipline professionalizzanti che connotano queste tipologie di scuole sono proprio quelle che ricadono nell’area citata e sono addirittura 132 e talmente tanto eterogenee tra di loro
da avvalorare il fatto che l’unico criterio adoperato per la ripartizione delle varie discipline nelle 4 aree
sia stato proprio quello del tipo di scuola in cui esse si insegnano.
Pertanto, allo stesso modo, i licei classici dovrebbero attingere dalla AD02 “area umanistica”, i licei scientifici in prevalenza dalla AD01 “area scientifica” mentre i docenti della AD04 “area psicomotoria” dovrebbero occuparsi degli alunni con disabilità di tipo motorio, dato che la classe di concorso che ricade in questa area è quella derivante dalla facoltà di scienze motorie.
Ma poiché neanche quanto dispone tale DM viene rispettato, perché mantenere in vita le aree?
Da qui la proposta di un’area unica per il sostegno a partire dalle graduatorie d’istituto e per tutte le fasce, non solo per la terza.
Tecnica della scuola
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Sostegno ai disabili, il Governo non ridurrà i posti
Del resto non si può negare a priori il diritto ad essere aiutati ad apprendere. Sul settore la Finanziaria comprende due sole novità: dare la possibilità a tutto il personale docente di ruolo (anche e soprattutto sovrannumerario) di specializzarsi; verificare che non si ecceda nelle concessioni introducendo un membro dell’Inps nelle commissioni per la certificazione.
Hanno destato vari tipi di interpretazioni le disposizioni previste nella manovra economica, in via di approvazione, a proposito degli organici relativi al sostegno. A leggere l’ultima bozza del testo della Finanziaria non scorgiamo, tuttavia, particolari novità.
“L’organico dei posti di sostegno – riporta il testo della manovra - è determinato secondo quanto previsto dai commi 413 e 414 dell’art. 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, fermo restando che è possibile istituire posti in deroga allorché si renda necessario per assicurare la piena tutela dell’integrazione scolastica”. Del resto, i componenti del Governo sanno bene che privare del loro diritto, il prof di sostegno, gli studenti che necessitano di supporto didattico, quasi sempre si traduce in una azione legale con lo studente disabile che esce vincente.
Nella Finanziaria si sottolinea, poi, che “l’organico di sostegno è assegnato complessivamente alla scuola o a reti di scuole allo scopo costituite, tenendo conto della previsione del numero di tali alunni in ragione della media di un docente ogni due alunni disabili”. Semmai la vera novità, già segnalata nell’articolo di presentazione della manovra, è quella contenuta nelle righe successive, ovvero che “la scuola provvede ad assicurare la necessaria azione didattica e di integrazione per i singoli alunni disabili, usufruendo tanto dei docenti di sostegno che dei docenti di classe”. Un concetto rafforzato successivamente, quando nello stesso testo si spiega che “nell’ambito delle risorse assegnate per la formazione del personale docente, viene data priorità agli interventi di formazione di tutto il personale docente sulle modalità di integrazione degli alunni disabili”. Il concetto è questo: i posti non si toccano, semmai di deve dare la possibilità a tutto il personale docente di ruolo (anche e soprattutto i sovrannumerari) di accedervi.
Un’altra novità è quella che riguarda la composizione del team di esperti che decide se un ragazzo ha bisogno o meno del sostegno a scuola: “le commissioni mediche di cui all’articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nei casi di valutazione della diagnosi funzionale costitutiva del diritto all’assegnazione del docente di sostegno all’alunno disabile, sono integrate obbligatoriamente – specifica il Governo - con un rappresentante dell’inps, che partecipa a titolo gratuito”. Ed anche quella che prevede che all’alunno disabile possa “essere assegnato in ogni caso non più di un docente e nei limiti dell’orario di servizio contrattualmente previsto per ciascun grado di istruzione”.
Il resto delle indicazioni non sembrano discostarsi di molto dalla’attuale modello organizzativo del sostegno. Come quella relativa al sistema scolastico, che dovrebbe provvedere “esclusivamente ad assicurare l’intervento di natura didattica, restando invece a carico degli altri soggetti istituzionali la fornitura delle risorse professionali e materiali a sostegno di tale funzione e necessarie per l’integrazione e l’assistenza dell’alunno disabile”.
Anche il Miur ha voluto sottolineare che “le interpretazioni di alcuni organi di stampa secondo cui la manovra determinerebbe una riduzione della spesa per gli studenti disabili sono totalmente prive di fondamento.La manovra – continua viale Trastevere - si limita a definire i seguenti aspetti: è confermato, come stabilito dal governo di centrosinistra, il rapporto di un insegnante ogni due studenti disabili. Tuttavia, in caso di bisogno, viene concessa una deroga a questa norma, così come disposto dalla Corte Costituzionale. Si tratta dunque di un provvedimento reso indispensabile dopo la sentenza, che non toglie, ma garantisce nuovi servizi.Più rigore nella certificazione della disabilità da parte delle Asl. Verrà inserito un membro dell’Inps nelle commissioni per la certificazione. In passato si sono definite disabilità in maniera disinvolta e non corretta”.
Tecnica della scuola
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Polemiche sull'effettivo contenuto della manovra
Gelmini: nessun taglio per il sostegno, ma...
Nessun taglio dalla manovra alle risorse per il sostegno nelle scuole. Lo ribadisce il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, precisando fra l’altro che “resta il tetto di 20 alunni nelle classi con disabili” e che “le interpretazioni di alcuni organi di stampa secondo cui la manovra economica determinerebbe una riduzione della spesa per gli studenti disabili sono totalmente prive di fondamento”.
Secondo il ministro la manovra “si limita a definire i seguenti aspetti: è confermato, come stabilito dal governo di centrosinistra, il rapporto di un insegnante ogni due studenti disabili. Tuttavia, in caso di bisogno, viene concessa una deroga a questa norma, come disposto dalla Corte Costituzionale. Si tratta dunque di un provvedimento reso indispensabile dopo la sentenza, che non toglie, ma garantisce nuovi servizi”. Ci sarà però più rigore nella certificazione delle disabilità, che in passato sono state a volte definite “in maniera disinvolta e non corretta”.
Restano diffidenti tuttavia l’ufficio per le politiche sulla disabilità della Cgil, la Fand (Federazione Associazioni Nazionali Disabili) e la Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che in una nota congiunta parlano di “ben informate indiscrezioni sulle misure allo studio del Governo che dovrebbero comporre la manovra correttiva da oltre 40 miliardi”.
Le associazioni annunciano che se le indiscrezioni dovessero rivelarsi fondate sarebbero pronte a scendere nuovamente in piazza, come il 23 giugno scorso perché “non devono essere ancora una volta i più deboli a pagare”.
Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni, sostiene a sua volta che la manovra “fa scelte gravi che possono porre a rischio servizi pubblici fondamentali” e che “occorre superare la logica dei tagli lineari che stanno soffocando i trasporti pubblici locali, il servizio sanitario, la scuola, la formazione e il welfare”.
Notizie contrastanti, dunque, e molta incertezza sulle misure riguardanti la scuola e in particolare il sostegno, che solo la lettura del testo integrale della manovra, e dei suoi allegati tecnici, potrà dissipare.
Tuttoscuola
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Come sostenere i docenti di sostegno
Affrontare i problemi degli allievi disabili con logica burocratica tradisce i principi dell'integrazione e, quel che è peggio, danneggia i ragazzi.
Purtroppo, ciò avviene sempre più spesso nella scuola italiana, come ci segnala il caso scoppiato a Torino pochi giorni fa. Al momento delle assegnazioni di circa 300 posti di sostegno, si è scoperto che oltre due terzi erano stati attribuiti a docenti «soprannumerari», vale a dire insegnanti curricolari di ruolo che, non potendo più insegnare nella loro scuola a causa della riduzione del monte ore della loro materia, della diminuzione delle classi o dell'arrivo di un collega con maggiore anzianità di servizio, avrebbero accettato una posizione di sostegno nello stesso istituto invece del trasferimento in un'altra scuola. Peccato che la quasi totalità di costoro non avesse la qualificazione per lavorare con i ragazzi con disabilità. Dopo molte polemiche, c'è stata una parziale marcia indietro.
L'idea di assegnare al sostegno docenti senza una preparazione specifica è sbagliata, doppiamente sbagliata. Da un lato, poiché nessuno penserebbe mai di fare insegnare matematica a chi fino a ieri ha insegnato latino, stupisce che un docente abbia così poca considerazione della sua professionalità da rinunciare alla sua disciplina, pur di non trasferirsi di qualche chilometro. Dall'altro - ed è l'aspetto più preoccupante - la vicenda conferma come il sostegno sia spesso considerato dall'amministrazione scolastica (e dai sindacati) un impiego di serie B, al punto da assegnarlo a chi non è qualificato a farlo, perdendo di vista che l'alunno con disabilità richiede competenze e metodologie didattiche particolari, formazione specifica ed esperienza.
In questo, come in altri campi, nel nostro Paese c'è un conflitto fra principi e pratica. Nei principi, il modello di integrazione è probabilmente fra i più avanzati al mondo: prevede infatti che i ragazzi con bisogni educativi speciali siano pienamente inseriti nella vita quotidiana - non solo didattica, ma anche di relazione - della classe, con l'aiuto dell'insegnante di sostegno. In molti Paesi, come Francia e Germania, esistono invece ancora scuole e classi differenziali. Nella pratica, però, le cose non funzionano bene, come emerge da un recente studio di Associazione Treellle, Caritas italiana e Fondazione Agnelli. Il sostegno si trasforma spesso in una trafila burocratica, che traduce meccanicamente la certificazione di disabilità delle Asl in ore di sostegno, senza una vera lettura dei bisogni dei ragazzi; gli altri insegnanti tendono a delegare in toto l'integrazione scolastica del disabile al docente di sostegno; è ormai pratica frequente che gli insegnanti acquisiscano la specializzazione sul sostegno per accelerare il passaggio in ruolo, salvo poi rientrare nei ranghi «normali» appena possibile, con grande spreco di risorse; infine, il turn-over sul sostegno è perfino più elevato di quello degli altri insegnanti: se la mancanza di continuità didattica è un danno per qualsiasi studente, figuriamoci per uno con disabilità. Insomma, si privilegiano gli aspetti organizzativi della professione insegnante all'aiuto effettivo alle famiglie e ai ragazzi.
Come ritornare allo spirito originario della legge? La nostra proposta è l'opposto di quanto stava per accadere a Torino: invece di assegnare il sostegno a persone non qualificate, tutti gli insegnanti della classe vanno qualificati e coinvolti nell'educazione del ragazzo con bisogni speciali (il disabile, ma anche chi soffre di disturbi specifici dell'apprendimento, come la dislessia, o lo straniero con problemi di lingua), eliminando progressivamente la figura del docente di sostegno. Naturalmente, perché questo si realizzi occorre che gli insegnanti normali ricevano un'adeguata formazione. Inoltre, servirebbero su base territoriale nuclei di esperti altamente specializzati nella pedagogia speciale, che supportino scuole e famiglie nella lettura dei bisogni e nella fatica quotidiana. Lo sappiamo: non è cosa che si faccia dall'oggi al domani. Ma si deve cominciare subito a preparare questa prospettiva, prima che il modello d'integrazione collassi, soffocato dall'effetto congiunto di risorse in calo e aumento degli allievi con bisogni educativi speciali.
La scuola italiana inizia il nuovo anno con il consueto bagaglio di sfide e problemi, inclusa la piena integrazione dei ragazzi disabili. In questo campo l'Italia vanta un primato di civiltà: sarebbe davvero vergognoso se, per esigenze di bilancio, inerzia burocratica o interessi corporativi, la scuola facesse un passo indietro.
Eduscuola
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Gelmini: I tagli del governo al sostegno e al tempo pieno sono bugie
"Dire che questo governo ha tagliato gli insegnanti di sostegno è una bugia così come un'altra falsità è la presunta riduzione del tempo pieno". Lo ha detto il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, intervenendo in studio a "Mattino 5".
Per il ministro spesso le "opinioni si sostituiscono ai numeri", ma in realtà quest'anno gli insegnanti di sostegno a scuola "sono 94 mila, il picco più alto mai raggiunto nella scuola italiana. è un fatto importante perché l'attenzione alla disabilità è un altro punto qualificante della scuola".
Gelmini ha assicurato che "non è stato modificato il rapporto di un insegnante ogni due studenti ed sono stati aggiunti rispetto all'anno scorso almeno 3.500 insegnanti di sostegno in più”. Poi, ha concluso, "ci sono casi in cui un insegnante di sostegno viene dato con troppa superficialità a discapito di chi ne ha veramente bisogno". Ma "dire che questo governo ha tagliato gli insegnanti di sostegno è una bugia".
Stessa cosa per "la presunta riduzione del tempo pieno": quest'anno "170 mila alunni in più” sono al tempo pieno.
Quanto al problema del sovraffollamento delle classi, Gelmini ha detto che questo "esiste e coinvolge 2.000 delle oltre 340.000 classi", ma "non si può dare la rappresentazione di una scuola nella quale la norma sia costituita da classi con oltre 30 alunni".
"In realtà le nostre classi hanno una media di alunni inferiore all'Ocse – ha argomentato il ministro - il 22 per cento contro la media Ocse del 23. Quindi lo 0,6%: mi pare sia una percentuale bassa, mentre il 4% è costituito da classi con meno di 12 alunni". E ha osservato: "E' chiaro che vanno risolti anche questi casi, ma dare la sensazione di una scuola allo sbando e con classi sovraffollate è un errore e non rappresenta la realtà dell'istruzione italiana".
Infine, il 'capitolo' precari. "Quest'anno, a saldi invariati, quindi non con il vecchio vizio di aumentare la spesa pubblica ma nell'ottica di garantire la continuità didattica - ha precisato il ministro - abbiamo assunto 30mila nuovi insegnanti e 35mila del personale tecnico".
Tuttoscuola
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Sostegno: a Torino assunti i precari con il titolo
Esultano i Cobas: "Ripristinata la legalità, dopo anni di irregolarità". I docenti in esubero restano in servizio nelle proprie scuole per attività di ampliamento dell'offerta formativa.
A Torino, sui posti di sostegno nella secondaria, succede di tutto: soprannumerari curricolari assegnati al sostegno, proteste vivacissime dei precari, nomine revocate e Cobas-Scuola che ringrazia il dirigente provinciale.
I Cobas torinesi parlano addirittura di una “straordinaria vittoria anche grazie alla disponibilità del dott. Militerno (il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, ndr)”.
La vicenda è complessa ed è indicativa delle difficoltà in cui gli uffici territoriali del Ministero hanno dovuto lavorare in queste ultime settimane.
In pratica a fine agosto l’Usp di Torino aveva deciso di assegnare i docenti in esubero di alcune classi di concorso su posti di sostegno disponibili.
Immediata la reazione dei precari con titolo di specializzazione che si sono visti “soffiare” una cinquantina di posti.
La protesta dei precari, sostenuta dai Cobas ma anche da molte famiglie di alunni disabili, è stata contrassegnata da momenti di tensione (non è mancato neppure un intervento delle forze dell’ordine durante le nomine).
Il 12 settembre, infine, la soluzione; una delegazione di manifestanti viene ricevuta dal dirigente dell’Ufficio provinciale e dopo due ore di “trattativa” si trova una via d’uscita: il dirigente revoca le assegnazioni dei docenti in esubero sui posti di sostegno e decide di riconvocare i precari con il titolo per la scelta della sede.
I docenti in esubero (poco meno di 50) vengono lasciati nelle scuole di precedente titolarità per attività finalizzate all’ampliamento dell’offerta formativa.
Il decreto del dirigente provinciale invita anzi i dirigenti scolastici a “potenziare gli insegnamenti obbligatori previsti dagli indirizzi di studio che sono stati oggetto di riduzione e per l’istruzione professionale anche per attivare i corsi triennali per il conseguimento della qualifica professionale”.
E, ancora, “per potenziare gli insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti e/o attivare ulteriori insegnamenti finalizzati al raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano dell’offerta formativa mediante la diversificazione e personalizzazione dei piani di studio, per l’arricchimento ed il potenziamento delle attività dell’offerta formativa e per la copertura delle supplenze”.
In conclusione, i Cobas esultano: “Dobbiamo prendere atto che solo quest'anno le irregolarità (che si ripetono, comunque, da diversi anni) sono state eliminate e per questo motivo non possiamo che dare atto al dirigente scolastico provinciale, dott. Militerno, di aver fatto tutto il possibile per ripristinare la legalità”.
L’Anief, al contrario, punta il dito proprio contro il dirigente provinciale e lo invita a rassegnare subito le proprie dimissioni per “manifesta incapacità”.
Tecnica della scuola
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Sostegno, più docenti in servizio. E sempre più precari
Oltre 96 mila insegnanti nella scuola statale, ma solo 63mila sono inseriti nell’organico di diritto. Gli altri sono precari, un numero che cresce ogni anno. Con forti differenze territoriali
ROMA – I dati ufficiali e definitivi del ministero dell’Istruzione ancora non ci sono, ma nell’anno scolastico in corso sono cresciuti sia il numero degli alunni con disabilità (circa 10 mila in più rispetto allo scorso anno), sia quello degli insegnanti di sostegno, che dovrebbero aver ormai superato le 96mila unità, circa due mila in più di quanto annunciato dallo stesso ministro Gelmini alcune settimane fa. Ma l’analisi dei numeri consegna una realtà che è fatta di sempre maggiore precarietà, con un aumento dei docenti precari rispetti a quelli inseriti negli organici di diritto e differenze abissali nella copertura delle necessità fra le varie regioni italiane. E’ questo il quadro delineato dal sito Tuttiascuola.com, che dedica oggi uno speciale sul sostegno.
Le differenze fra le regioni sono davvero ampie. Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, in Emilia Romagna c’è un docente di sostegno di ruolo ogni 3,75 bambini disabili, mentre in Campania ogni 1,36: una differenza superiore alle due unità. A livello di scuola primaria, in Veneto si arriva ad avere un docente di sostegno stabile ogni 4,05 studenti disabili, mentre in Basilicata ogni 1,62. Queste differenze sono figlie – spiega lo speciale – di quanto accaduto negli ultimi anni nel settore. La legge finanziaria 2008 – spiega Tuttoscuola.com - aveva fissato un tetto massimo di docenti di sostegno (quantificato in 90.123 unità) e la stabilizzazione nell’arco di un triennio del 70% dei posti, cioè 63.086 unità, in organico di diritto. I posti in aggiunta (cioè in deroga rispetto ai posti fissi e stabili) avrebbero potuto, quindi, arrivare al massimo a 27.037 unità (30%) da assegnare, tutti, a docenti non di ruolo con contratto fino al termine delle attività. Si trattava dunque di un 70% di posti di sostegno sicuro e stabile, coperto da docenti di ruolo (o con contratto annuale), per assicurare continuità didattica e qualità educativa, e di un restante 30% occasionale, discontinuo e precario, come i docenti chiamati a ricoprire quei posti.
In verità, anche per effetto della sentenza della Corte costituzionale che tutela gli studenti con disabilità, il tetto massimo dei posti è saltato e con esso anche il rapporto 70/30. Oggi i 63.086 posti in organico di diritto sono rimasti tali e quali e sono aumentati invece quelli in deroga. Su un totale di 96.200 docenti di sostegno, quelli stabili sono appunto poco più di 63mila, pari non al 70 ma al 65,5%. Con tendenza ad abbassarsi ancora. L’aumento dei docenti di sostegno porta dunque con sé l’aumento dei posti in deroga, quelli più precari. Un fenomeno diffuso soprattutto al nord e al centro, visti i grandi squilibri regionali: per una maggiore perequazione, Tuttoscuola informa che circa ottomila docenti avrebbero dovuto essere assegnati al nord e centro, e non al sud e nelle isole come invece accaduto.
Sostegno, l’Italia spaccata in due: differenze abissali fra le regioni
La stabilizzazione degli insegnanti di sostegno condotta negli ultimi anni non è stata equa: al sud quasi 7 mila docenti di troppo. Nella primaria 1,62 alunni disabili per docente in Basilicata e 4,05 in Veneto
ROMA – I docenti di sostegno sono sempre più precari ma tale precarietà non è distribuita in modo omogeneo sul territorio nazionale: a dimostrarlo sono i numeri, oggi alla scuola e alla situazione degli insegnanti di sostegno. Il livello di stabilizzazione dei docenti di sostegno nella scuola statale è stato fissato dalla legge finanziaria del 2008 a quota 70%, per un numero di posti fissi e stabili pari a 63.086 unità. La stessa normativa prevedeva però che la stabilizzazione graduale di questo numero avvenisse sanando le differenze regionali allora evidenti.
Le cose però non sono andate in questo modo: “Alcuni territori si sono avvantaggiati sugli altri andando ben oltre il limite di stabilizzazione con una quantità percentualmente maggiore di posti in organico di diritto, lasciando in questo modo agli altri territori la pesante precarietà dei posti in deroga”. Secondo il rapporto, per un’effettiva perequazione circa 7 mila posti di sostegno avrebbero dovuto essere assegnati ai disabili del Centro-Nord, anziché, come avvenuto, a quelli del Sud e delle Isole. Se si fosse agito in questo modo, “anche la precarietà dei posti in deroga, aggiunti annualmente senza certezza della continuità didattica, sarebbe avvenuta in termini più equi”, e le nomine “anziché andare pressoché a senso unico a favore delle scuole meridionali e insulari si sarebbero distribuite anche negli altri territori”. In generale ciò avrebbe comportato un servizio più omogeneo sul territorio anche in termini di qualità del servizio e di continuità didattica. Sul perché non si è seguita questa strada, se vi è stata disattenzione o si è trattato di scelte intenzionali, Tuttoscuola afferma che dal ministero “sarebbero doverose delle risposte”
I DATI - Complessivamente per l’intero primo ciclo, scuole dell’infanzia comprese, il ministero ha previsto 133.625 alunni disabili e per loro ha assicurato un organico di diritto di 49.588 posti di sostegno per una media nazionale di 2,69 alunni/docenti. Quei 49.588 posti fissi – che assicurano anche continuità didattica e stabilizzazione – hanno avuto una distribuzione sperequata. Se il rapporto medio di 2,69 fosse stato assicurato in ogni territorio, la Campania avrebbe dovuto avere 2.585 posti di meno in organico di diritto, la Puglia 1.481 posti in meno; sempre in meno la Sicilia (-1.258), la Calabria (-674), la Sardegna (-513) e la Basilicata (-240), per un totale complessivo di 6.694 posti assegnati oltre al dovuto. Quei 6.694 posti avrebbero dovuto essere invece, assegnati a scuole del primo ciclo di altri territori: 3.120 posti in più nel Nord Ovest (la Lombardia avrebbe avuto diritto a 2.615 posti in più), 1.823 posti in più nel Nord Est (1.234 posti in più al Veneto) e 1.681 posti in più al Centro (948 posti di sostegno in più nelle scuole del Lazio).
SCUOLA INFANZIA - Ecco alcuni esempi di differenze regionali. Per la scuola dell’infanzia l’organico di diritto ha previsto che nell’anno scolastico 2011-12 vi siano 11.794 bambini disabili e per loro ha disposto 5.440 posti di sostegno stabili e sicuri, per un rapporto medio nazionale di 2,17 bambini disabili per ogni posto di sostegno fisso. Rapporto che non è confermato sul territorio: in sei regioni infatti sono stati garantiti più posti stabili di sostegno e, quindi, il rapporto medio è risultato molto più basso della media nazionale. E’ il caso di Campania, dove la media è stata di 1,36 bambini disabili per ogni posto di sostegno in organico di diritto, e anche di Basilicata (1,41), Calabria (1,52), Puglia (1,81), Sardegna (1,29) e Sicilia (1,89). Di contro, al nord si va molto sopra la media nazionale (2,17): in Emilia-Romagna si arriva al 3,75, nel Veneto al 3,47, nelle Marche al 3,38, in Toscana al 3,32, in Umbria al 3,13 e in Lombardia al 2,93. In sintesi nel nord-est la media risulta pari a 3,38 bambini disabili per ogni posto di sostegno, al sud dell’1,59: quasi due punti di distanza.
SCUOLA PRIMARIA - Per la scuola primaria, l’organico di diritto dell’anno scolastico 2011-12 ha previsto che vi siano 66.245 alunni disabili e per loro ha disposto 24.071 posti di sostegno stabili e sicuri, per un rapporto medio nazionale di 2,75 alunni disabili per ogni posto di sostegno fisso. Ma al nord e al centro, a causa della consistente minore assegnazione di posti, il rapporto è stato ben più elevato: nel Veneto è stato di 4,05, nelle Marche di 4,04, in Lombardia di 3,96, in Emilia-Romagna di 3,47, in Umbria di 3,40, nel Lazio di 3,36 e in Piemonte di 3,15. Poiché, invece, al sud e nelle isole, sono stati assegnati in proporzione più posti di sostegno, il rapporto medio è andato ben al di sotto del valore nazionale del 2,75: in Basilicata è stata infatti di 1,62, in Puglia di 1,78, in Sardegna di 1,91, in Calabria e Campania di 1,92. Anche qui, i criteri di assegnazione per la stabilità dei posti di sostegno nella scuola primaria hanno favorito (e non di poco) le aree meridionali (con l’eccezione di Abruzzo e Molise), a danno delle aree settentrionali e centrali.
SCUOLA SECONDARIA - Per il 2011-12 sono stati previsti 55.586 alunni disabili nella scuola secondaria di I grado e per loro in organico di diritto sono stati disposti 20.077 posti di sostegno, per una media di 2,77 alunni disabili per ogni posto. La distribuzione territoriale dei posti di sostegno è stata fortemente differenziata, tanto che il rapporto medio è salito al 3,78 al Nord Ovest ed è sceso al 2,00 al Sud.
Tuttoscuola
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Dal Miur chiarimenti su supplenze sostegno
In assenza di specializzati viene confermato il docente in servizio, con nomina avvenuta da graduatorie già definitive, in attesa dell’avente diritto.
Facendo riferimento ai molti quesiti ricevuti riguardo al mantenimento o meno, su posto di sostegno, del supplente sprovvisto di titolo di specializzazione nominato “in attesa dell’avente titolo”, nei casi in cui la carenza di aspiranti forniti di titolo di specializzazione permanga, sia nella scuola che in tutte le altre istituzioni scolastiche della provincia, anche dopo la pubblicazione degli elenchi definitivi di sostegno di seconda e terza fascia, il Miur con nota del 15 novembre 2011, prot. n. 9379 (Pubblicazione graduatorie definitive di circolo e di istituto per il triennio scolastico 2011/2014. Posti di sostegno) ribadisce quanto già indicato nella nota 20893 del 31/10/2007.
Pertanto “in carenza assoluta di aspiranti specializzati i dirigenti scolastici, in considerazione della particolare tutela della continuità didattica in favore degli alunni disabili, provvederanno alla conferma definitiva sui predetti posti di sostegno del docente privo di titolo già in servizio sui posti in questione con contratto in attesa dell’avente titolo”.
Tecnica della scuola
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Lo denuncia l'Anffas
600 euro per ricorrere contro i tagli al sostegno
Il presidente nazionale dell’Anffas (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), Roberto Speziale, denuncia l’insorgere di un nuovo ostacolo per l'istruzione degli alunni disabili: una circolare dello scorso 18 Ottobre (emessa dal Segretariato Generale della Giustizia Amministrativa) che richiede un versamento di 600 euro (contributo unificato) per ricorrere all'autorità giudiziaria amministrativa in caso di illegittima e insufficiente assegnazione di docenza di sostegno per gli alunni con disabilità.
Speziale chiede un intervento istituzionale che rimuova questo onere “ingiustificato e inaccettabile”, dato che “fino a oggi questo tipo di procedimento era esente dal contributo unificato, poichè concernente i minori e la tutela della prole”.
La proposta dell’Anffas è ,“se proprio risulti indispensabile un pagamento, far effettuare il versamento di un contributo unificato pari a 37,00, così come previsto per alcune ipotesi di controversie in materia di previdenza e assistenza obbligatoria”.
Tuttoscuola
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Sostegno, se nelle graduatorie entrano i soprannumerari...
Scade l'11 gennaio il bando Ansas (Agenzia nazionale dello sviluppo per l'autonomia scolastica), finalizzato alla "individuazione di tutor preposti alla formazione del personale docente nell'ambito del progetto riqualificazione/riconversione professionale dei docenti".
L'iniziativa, che si propone di affrontare, al tempo stesso, il problema degli insegnanti in esubero e quello del sostegno per gli alunni con disabilità, sta però suscitando polemiche: associazioni e insegnanti di sostegno denunciano l'inadeguatezza del percorso formativo e il rischio che docenti specializzati nelle problematiche della disabilità siano scavalcati da colleghi con maggiore anzianità ma insufficiente formazione. Il corso di abilitazione si articolerà infatti in 2 ore di formazione in presenza, seguite da 120 ore di formazione on-line. Il tutor dovrà avere una Laurea specialistica (o di vecchio ordinamento), essere docente a tempo determinato o indeterminato in servizio da almeno tre anni nella scuola secondaria di primo o secondo grado, aver prestato servizio come insegnante di sostegno per almeno tre anni consecutivi, nell'arco degli ultimi 5 anni. I tutor selezionati dovranno prendere parte a un corso di formazione dell'Ansas che si articolerà in un seminario residenziale e almeno 10 ore di attività di formazione on line. A ogni tutor potranno essere affidati non più di due corsi per ogni regione di riferimento. Il compenso sarà di 25 euro l'ora fino ad un massimo di 120 ore online e di 51 euro l'ora fino ad un massimo di 12 ore in presenza.
"Genitori e associazioni dei disabili, fermate la riconversione dei soprannumerari, si rischia la qualità dell'insegnamento", denuncia Michele Conti, ingegnere e insegnante di sostegno specializzato nel settore scientifico. "Attualmente - spiega in una lettera inviata alla redazione di Superabile, ma anche ad altre testate specializzate da altri autori - un insegnante di sostegno deve essere laureato, specializzato su una o più classi di concorso tradizionali (due anni di S.I.S.), e sul sostegno (un altro anno di studi)". Una situazione, questa, in linea con la sentenza del Consiglio di Stato 11 ottobre 1990, n. 899, secondo la quale "l'insegnamento nelle scuole secondarie ad alunni portatori di handicap deve essere affidato, a norma dell'articolo 7 della legge n. 517 del 1977 e del D.P.R. n. 970 del 31 ottobre 1975, a docenti forniti di prescritto titolo di specializzazione, pur se si tratti di insegnanti di ruolo; onde, in mancanza di detto requisito, da parte degli interessati, deve farsi ricorso a docenti non di ruolo forniti del suddetto requisito".
Ora, con questo bando del ministero, "si intenderebbe convertire, abilitandoli sul sostegno con un mini-corso primaverile, gli insegnanti di ruolo perdenti posto (risultato della contrazione del governo Gelmini), che molto spesso sono insegnanti tecnico-pratici, titolari sovente soltanto del diploma". Se questi corsi partiranno, denuncia Conti, "gli alunni con disabilità potranno trovarsi di fronte insegnanti abilitati sì, ma con un corso non paragonabile a quelli seguiti dagli insegnanti attualmente precari e abilitati con la S.I.S. Questi ultimi, infatti, saranno scavalcati dagli insegnanti di ruolo "convertiti", per un mero calcolo economico, senza pensare al calo di qualità dell'insegnamento".
Indubbiamente, la preoccupazione per la possibile formazione scadente dei futuri insegnanti di sostegno risultanti dal novero dei soprannumerari si fonde con la preoccupazione, più soggettiva, ma non per questo meno legittima, da parte degli insegnanti di sostegno attualmente in graduatoria di potersi vedere inaspettatamente scavalcati dai colleghi provenienti dagli organici in soprannumero.
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Docenti di sostegno. Quel 70% che non tiene più
C’era una volta la mancanza di stabilizzazione del sistema di integrazione degli alunni con disabilità. Dopo i tentativi (falliti) di contenere il sistema all’interno di un rapporto di un docente di sostegno ogni quattro alunni disabili, aveva preso piede un sistema collaterale “in deroga” che aveva consentito, quasi a pie’ di lista, di assegnare altri docenti di sostegno senza criteri precisi, ma con il solo vincolo normativo (poco qualificante) che fossero tutti precari.
E così il sistema si era squilibrato, perdendo qualità ed equità.
La legge finanziaria 2008 aveva fissato tre criteri per stabilizzare (finalmente) l’integrazione: percentuale del 70% di posti stabili da attuare nel triennio; tetto massimo di posti di sostegno (poco più di 90 mila); rapporto medio di un docente ogni due alunni disabili da realizzare gradualmente con compensazioni tra i vari territori.
Posti di sostegno fissi e stabili vogliono dire continuità e qualità dell’integrazione. Posti aggiunti significano discontinuità e precarietà.
L’anno scorso è stato raggiunto l’obiettivo del 70% di posti stabili (determinato in 63 mila posti), ma subito dopo una sentenza della Consulta ha fatto saltare il tetto massimo dei posti di sostegno, riaprendo di fatto la corsa ai posti in deroga (ancora una volta da assegnare a docenti di sostegno a tempo determinato).
Saltato il tetto, il numero di posti di sostegno è salito velocemente toccando in questo anno scolastico le 97.639 unità (più di 7 mila oltre quel tetto massimo fissato dalla finanziaria 2008).
Però la quota di posti stabili di 63 mila unità, corrispondente al “vecchio” 70%, è rimasta ferma, mentre cresceva la quota dei posti aggiunti (che avrebbe dovuto essere del 30%).
Rispetto alla nuova quantità complessiva di posti di sostegno, la quota fissa vale ora il 64,6%, mentre la quota aggiunta è salita al 35,4%. È una situazione destinata ad aggravarsi, facendo ritornare il tutto indietro a quattro anni fa. Occorrono nuovi criteri per una rinnovata stabilizzazione.
Esclusa la possibilità di fissare un tetto massimo, potrebbe essere prevista una percentuale determinata di posti stabili da aggiornare annualmente sulla base della popolazione scolastica disabile accertata, secondo criteri predeterminati (storico, media biennio, anno precedente, ecc.).
E’ una piccolissima riforma alla quale il nuovo ministro potrebbe pensare, con incidenza di spesa minima. E se dovesse esserci il sì a questa piccola revisione, si abbia il coraggio di portare all’80-90% la percentuale di posti fissi, anziché mantenerli bloccati ad un 70% che genera anche precarietà.
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In G.U. le modalità per la specializzazione nelle attività di sostegno
Pubblicato nella G.U. del 2 aprile 2012, n. 78 il D.M.del 30 settembre 2011 con cui si definisce, in regime transitorio, il percorso universitario per l’acquisizione della specializzazione alle attività di sostegno agli alunni disabili.
Il decreto ministeriale 30 settembre 2011, fa sapere la Flc , che lamenta pure la mancanza di confronto con le organizzazioni sindacali, è stato approvato secondo un iter prestabilito che ha visto una prima elaborazione da parte di un gruppo di lavoro, costituito con decreto dipartimentale 44 del 15 ottobre 2010, e delle successive verifiche da parte del Consiglio universitario nazionale (Cun) e del Consiglio nazionale della pubblica istruzione (Cnpi).
In regime transitorio i corsi possono svolgersi solo presso le Università, ma previa autorizzazione del Miur che però li accoglie solo se riconosce specifici requisiti, definiti dal medesimo decreto (art. 3 comma 2).
L’Anvur, sulla base delle esperienze dei corsi attivati e quindi della loro efficacia, proporrà i requisiti utili per attivare i percorsi di specializzazione a regime, superando quindi la fase transitoria.
Per quanto riguarda l’accesso, è riservato ai docenti abilitati per il grado di scuola per il quale si intende conseguire il titolo di specializzazione (art. 5).
Il Miur definisce il contingente sulla base della programmazione regionale degli organici e del fabbisogno di personale specializzato (art. 2 comma 2).
La prova di accesso (costituita da un test preliminare, da una o più prove scritte o pratiche e da una prova orale) e la valutazione di eventuali titoli culturali e professionali (fino ad un massimo di 10 punti) sono demandate alle singole Università (art. 6).
Sono previsti 9 Laboratori, da 1 Cfu (credito) ciascuno, diversificati per grado scuola.
Ogni Cfu di laboratorio comporta 20 ore di lavoro in aula, per un totale di 180 ore.
Le ore sono di 60 minuti e non sono previsti riconoscimenti di crediti.
Il tutor dei tirocinanti è un docente con contratto a tempo indeterminato in servizio presso la scuola sede del tirocinio.
Tecnica della scuola
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Specializzazione sul sostegno
Pubblicato il decreto sulla formazione, presso le università, degli insegnanti specializzati sul sostegno didattico agli alunni disabili.
L’atteso provvedimento porta la data del 30 settembre 2011 e definisce i criteri e le modalità per lo svolgimento dei relativi corsi di formazione per il conseguimento dell’abilitazione per le attività di sostegno.
L’attuale documento, pubblicato sulla G.U. n. 78 del 2 aprile 2012, era stato previsto dagli articoli 5 e 13 del Regolamento n. 249 del 10 settembre 2010. Il presente decreto e i tre allegati (A, B, C) definiscono il profilo del docente specializzato, le tematiche delle prove di accesso, gli insegnamenti e le attività laboratoriali e di tirocinio, i crediti formativi universitari e gli aspetti organizzativi dei corsi di specializzazione.
Gli attuali corsi verranno sostituiti a regime da apposita laurea magistrale a seguito della definizione delle specifiche classi di concorso. In questo senso la fase regolamentata dal presente decreto viene definita transitoria.
Per partecipare ai corsi di specializzazione gli aspiranti devono essere in possesso dell’abilitazione base all’insegnamento in una classe di concorso e devono superare una prova di ingresso.
I corsi saranno a numero programmato secondo definizione ministeriale sulla base della programmazione regionale
degli organici del personale docente della scuola e del fabbisogno specifico di personale specializzato.
Ogni ateneo, anche in convenzione con altre università, definisce il proprio regolamento didattico nel rispetto dei criteri fissati dal presente decreto. L’attivazione è subordinata all’autorizzazione da parte del Ministero dell’istruzione.
Ogni ateneo, regolarmente autorizzato, emana il proprio decreto attuativo con il quale definisce il numero dei posti messi a concorso, dispone i criteri di trasparenza delle procedure concorsuali, rende noti i programmi su cui verteranno le prove di accesso e infine pubblica le tipologie dei titoli culturali e professionali valutabili e il punteggio ad essi attribuibile, comunque non superiore a 10 punti complessivi.
La prova di accesso, predisposta dall’università, serve per verificare le capacità di argomentazione, il corretto uso della lingua e il possesso delle seguenti competenze: didattiche in funzione del grado di scuola, su empatia e intelligenza emotiva; su creatività e pensiero divergente e infine competenze organizzative e giuridiche correlate al regime di
autonomia delle istituzioni scolastiche.
Il test preliminare, della durata di due ore, è costituito da 60 quesiti, con cinque opzioni di risposta, fra le quali il candidato ne deve individuare una soltanto. Almeno 20 dei predetti quesiti sono volti a verificare le competenze linguistiche e la comprensione dei testi in lingua italiana. La risposta corretta a ogni domanda vale 0,5 punti, la mancata risposta o la risposta errata vale 0 punti.
Il percorso formativo ha la durata di un anno scolastico, almeno 8 mesi per complessivi 60 Cfu,
di cui 36 relativi alle attività di insegnamento, 9 ai laboratori, 12 al tirocinio e 3 alla prova fiale.
Le assenze sono accettate nella percentuale del 10% di ciascun insegnamento e devono essere recuperate attraverso specifiche attività online appositamente predisposte dai docenti. Per il tirocinio e per i laboratori vige l’obbligo integrale di frequenza, senza riduzioni, né recuperi.
La valutazione finale del percorso formativo riguarda gli insegnamenti, le attività laboratoriali, quelle di tirocinio diretto e indiretto e si conclude con un colloquio di fronte ad una commissione
formata dal direttore del corso che la presiede, da due docenti che hanno svolto attività durante
il percorso formativo, da un esperto sulle tematiche dell'integrazione dei disabili e da un dirigente tecnico o scolastico nominato dall’Usr.
Il docente specializzato deve offrire all’interno della classe a cui è assegnato un supporto all’azione collegiale educativa e didattica secondo principi di responsabilità e collegialità. Egli assume la contitolarità della sezione o della classe in cui opera, partecipa alla programmazione educativa e alla elaborazione e verifica delle attività di competenza dei consigli di interclasse e di classe e dei collegi dei docenti.
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Docenti in esubero: conversione sostegno volontaria o forzata?
La nota ministeriale dell’8 maggio 2012 n. 3508 recita dell’acquisizione, su base volontaria, della disponibilità di poter accedere a percorsi formativi finalizzati all’ottenimento del titolo di specializzazione per il sostegno.
Potranno accedervi i docenti che si trovano in esubero rispetto alla loro classe di concorso di loro titolarità. Si tratta di percorsi formativi accelerati composti da tre moduli di 20 Cfu l’uno.
Non entrando nel merito dei reali aspetti formativi e delle comparazioni di natura qualitativa del titolo rispetto a quelli acquisiti tramite corsi biennali di specializzazione sul sostegno, vorrei porre l’attenzione sull’aggettivo “volontaria”, riferito alla richiesta di domanda che dovrebbe essere prodotta, con scadenza il 25 maggio 2012, dai docenti in esubero sull’organico provinciale della classe di concorso di titolarità.
Anche se tecnicamente e legislativamente il termine “domanda volontaria” è corretto, non lo è dal punto di vista etico-professionale.
La situazione giuridica dell’esubero mette il docente nelle condizioni di non avere alternative, soprattutto se in possesso di un’unica abilitazione, quindi di trovarsi “moralmente obbligato” a cogliere l’opportunità offerta dal Miur, soprattutto per quei docenti che non avendo altre abilitazioni all’insegnamento, non possono fruire della mobilità professionale.
Pur apprezzando l’interesse del Miur ad offrire questa opportunità di conversione per gli oltre 10.000 docenti in situazione di esubero (soprattutto delle scuole secondarie di II grado), si pongono alcune domande: “cosa fare con le domande di quei docenti che secondo l’organico 2011/2012 si trovano in esubero e quindi presentano domanda volontaria di conversione sul sostegno, e poi invece con i nuovi organici 2012/2013 (previsti per la prima decade di giugno) si dovessero trovare non più in esubero?” “Viceversa come ci si dovrebbe regolare con quei docenti che nell’anno scolastico in corso non si trovano in esubero, ma potrebbero esserlo per il prossimo?”
Sarebbe il caso che il Miur facesse slittare la scadenza del 25 maggio di qualche settimana, al fine di avere chiara la situazione degli organici 2012/2013, in modo da comprendere chi sarà realmente in stato di esubero.
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Riconversione sostegno, i precari specializzati ricorrono alle vie legali
In Puglia la presidente del Cip, Elena La Gioia, ha detto che questo percorso lede i diritti degli specializzati (perderanno titoli acquisiti) e degli alunni svantaggiati (verranno affidati a personale demotivato e privo di adeguata preparazione). A poco servono le rassicurazioni del sottosegretario, Marco Rossi Doria: meno di 2mila domande su 10mila potenziali.
I precari specializzati nel sostegno non sembrano essere stati convinti dalle rassicurazioni del sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, il quale rispondendo in VII Commissione Cultura alla Camera, a nome dall’amministrazione pubblica, ha per la prima volta parlato di massimo 2mila domande, presentate dai soprannumerari intenzionati ad accettare la proposta del Miur di frequantare un corso intensivo per accedere al sostegno.
Poche ore fa, a ridosso delle dichiarazioni rassicuranti del sottosegretario, il ‘Comitato insegnanti Precari’, attraverso la sua presidente Elena La Gioia, ha dichiarato che ricorrerà anche alle vie legali (in particolare la sezione di Taranto attraverso uno studio di fiducia) per contrastare l’introduzione di un corso che specializzerebbe il personale (con lezioni, laboratori e tirocini la cui durata supererà di poco le 400 ore complessive) in un settore formativo da sempre riservato a scelte volontarie. L’unico, tuttavia, ragionando con il Miur, che garantirebbe la “sistemazione” di migliaia di soprannumerari.
Alla luce di tutto questo, la responsabile del Cip si è detta “fermamente contraria al progetto che, con il decreto direttoriale del 6 aprile 2012, decide la riconversione sul sostegno dei docenti di ruolo in esubero”. E questo perchè “in un colpo solo i docenti precari perderanno il posto e i ragazzi portatori di handicap non avranno la possibilità di un sostegno mirato per una scuola inclusiva”.
Si premette che i docenti precari di sostegno “per anni, e alcuni per più di un decennio, sono stati destinatari di incarichi annuali dopo un importante percorso di specializzazione biennale, pertanto – continua la rappresentante del Cip - il sopraindicato decreto lede i diritti dei docenti specializzati perché non si riconoscono più i titoli acquisiti e i diritti degli alunni svantaggiati perché verranno affidati a personale poco specializzato e motivato”.
Rivolgendosi agli “organi competenti, al fine di salvaguardare i diritti e le aspettative degli alunni e dei docenti precari”, il Cip chiede dunque di “prendere in considerazione questa nota di protesta e a rivedere le modalità di riconversione del personale in esubero”.
Personale che però, sempre se i dati indicati da Rossi Doria fossero confermati, al momento non sembra aver voluto raccogliere la scialuppa di salvataggio messagli a disposizione dal Miur. L’80 per cento avrebbe detto no. Preferendo rischiare di essere assorbito da un'altra regione o su un altro ruolo professionale e in una amministrazione diversa.
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Insegnante di sostegno ad hoc anche nel caso di alunno disabile non grave
Lo ha deciso il Tar del Lazio accogliendo il ricorso di due genitori contro il provvedimento del dirigente scolastico che aveva concesso il sostegno solo per 5 ore
Anche nei casi in cui l’alunno sia affetto da disabilità non grave gli deve essere comunque garantito il sostegno superiore alle cinque ore.
A stabilirlo è il Tar Lazio che con la sentenza n. 5551 del 16 giugno 2012 ha accolto il ricorso di due genitori per l’annullamento del provvedimento del dirigente scolastico di una scuola primaria che aveva assegnato per l’a.s. 2011/2012 al loro figlio sole 5 ore di sostegno.
Nel ricorso veniva, in particolare, rappresentato che per la patologia da cui era affetto il bambino, tale limitata erogazione del sostegno era gravemente lesiva e contrastante con la Costituzione e con i diritti riconosciuti dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’U.E., della Carta Sociale Europea e della Convenzione O.N.U, del 2007. Per tali ragioni, i genitori richiedevano di concedere al piccolo l’apporto completo di 25 ore settimanali, chiedendo la sospensione cautelare dell’efficacia dell’atto impugnato.
Per il Tribunale “ancorché il figliolo dei ricorrenti non rientri nella situazione di handicap qualificato come grave ai sensi dell’art. 3, comma 3 della L. n. 104 del 1992 quanto piuttosto in quella di cui all’art. 3, comma 1 della medesima legge, tuttavia la eliminazione dal mondo giuridico dei due commi 413 e 414 dell’art. 2 della L. Fin. n. 244 del 2007 impone all’amministrazione di valutare in relazione alla situazione di gravità dell’handicap da cui sia affetto il fanciullo la possibilità di completare il suo percorso formativo con il sostegno di un insegnante ad hoc, nella considerazione che egli è iscritto alla seconda elementare e quindi si trova all’inizio del percorso di apprendimento scolastico”.
Considerato che cinque ore di sostegno sono sproporzionate rispetto alle quaranta ore settimanali di lezione, l’amministrazione può, dunque - secondo il Tar - valutare caso per caso la possibilità per l’alunno di completare l’iter formativo con il supporto di un insegnante di sostegno ad hoc, per un numero di ore superiore a quelle originariamente previste dal provvedimento del dirigente scolastico.
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Corsi di conversione sul sostegno
"Oggi, in VII commissione cultura della Camera, ho chiesto al Governo di far chiarezza sul numero esatto, provincia per provincia, delle domande volontarie di adesione ai corsi di conversione sul sostegno".
"Il sottosegretario - continua Tonino Russo - Rossi Doria ha confermato il numero orientativo di "meno di 2.000" domande giunte alla scadenza dell'otto giugno. E in questi giorni produrrà i numeri da me richiesti per singola provincia".
"È evidente - prosegue - che questo sia un fatto importante che potrebbe modificare i termini della discussione in modo sostanziale. Pertanto, è meglio aspettare questi dati ed evitare che si verifichi una nuova vicenda esodati".
Sulla richiesta, tutti i gruppi si sono trovati concordi. "
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Domande riconversione sostegno: per il Governo sono 2mila, per l’Usb 5mila solo in Sicilia!
Il Miur farebbe bene a comunicare il numero esatto di domande presentate dai soprannumerari. Intanto il Governo si dice intenzionato ad approvare l’area unica pure alle superiori. Polemiche in arrivo per una decisione salva posti, ma che ha davvero poco di didattico.
Sembra tingersi di mistero l’esatta entità delle domande presentate dei docenti di ruolo soprannumerari, in adesione alla proposta di riconversione sul sostegno (da svolgere nel corso del prossimo anno scolastica) avviata dal Miur nel mese di maggio. In base a quanto riferito il 20 giugno dall'on. Tonino Russo (Pd), come da questa testata già riportato, "il sottosegretario Rossi Doria ha confermato il numero orientativo di ‘meno di 2.000’ domande giunte alla scadenza dell'otto giugno. E in questi giorni produrrà i numeri da me richiesti per singola provincia".
Numeri che sarebbe il caso, a questo punto, di rendere anche pubblici. Prima di tutto perché suona strano il fatto che nemmeno il 20% dei docenti rimasti quest’anno senza titolarità abbia aderito alla ghiotta iniziativa di trovare una sicura collocazione attraverso la frequentazione di un corso formativa gratuito. In secondo luogo perché poche ore dopo la notizia fornita dall’onorevole Russo, l’Usb Sicilia rendeva noto di avere incontrato, attraverso i propri rappresentanti Luigi Del Prete e Dario Caneba, i dirigenti dell'Ufficio scolastico regionale proprio per approfondire la questione a livello locale: ebbene, “l'incontro – si legge nel comunicato del sindacato di base - si è aperto con la comunicazione del numero di domande presentate in Sicilia dai docenti a tempo indeterminato: 4900!”.
Ora, è anche vero che gli stressi dirigenti dell’Usr “hanno evidenziato come non tutte le domande andranno a buon fine (la scuola primaria e la scuola secondaria di secondo grado sono gli ordini di scuola con il numero maggiore di domande), in quanto molte sono state accolte con riserva ed inoltre, da questo numero, si procederà ad una ‘scrematura’, secondo le linee guida che darà il Miur in occasione dell'incontro nazionale del 26 giugno al Ministero”. Riteniamo tuttavia davvero molto difficile che oltre il 90% delle domande possa essere cestinato (solo in tal caso, infatti, si rispetterebbe la stima nazionale riportata dall’on. Russo di 2mila domande complessive).
Numeri a parte, l’Usb Sicilia si è soffermata anche sul fatto che ammesso che si arrivi alle “‘scremature’, numeri così alti determineranno, nei prossimi anni, una vera e propria ecatombe di docenti precari specializzati, la cui alta professionalità verrà sacrificata sull'altare dei tagli alla spesa, con ripercussioni devastanti dal punto di vista occupazionale e della qualità dell'offerta formativa”. Gli stessi rappresentanti del sindacato di base ritengono, inoltre, “che l'enorme numero di domande sia stato determinato dall'insensata e dozzinale seconda nota ministeriale n. 3801 del 18 maggio 2012 (a firma Chiappetta) che stabiliva: ‘Possono fare richiesta per accedere ai percorsi in oggetto, su base volontaria, i docenti in posizione di esubero e i docenti che appartengono a classi di concorso o tipologie che siano interessate da esubero nella provincia di titolarità o in quella di servizio in relazione all’organico di diritto 2011/2012’”. Per Del Prete e Caneba non vi sarebbero dubbi: a seguito della seconda circolare, “molti colleghi, che non rischiavano in nessun modo l'esubero in quanto collocati da anni nei primi posti delle graduatorie interne d'istituto, hanno presentato domanda spinti dallo spettro della mobilità forzata”.
Come se non bastasse, per scongiurare l’addio all’’insegnamento molti di loro potrebbero pure ritrovarsi in condizioni lavorative poco invidiabili: l’area unica di collocamento sul sostegno è infatti destinata a diventare una realtà anche alle superiori. Da un resoconto della seduta del 19 giugno, svolta presso la VII commissione Cultura alla Camera, risulta che “il sottosegretario Marco Rossi Doria ha ritenuto che il Governo possa accogliere la risoluzione Pes 7-00449, ‘eventualmente valutandone qualche modifica’”. Risoluzione che “impegna il Governo a modificare il decreto ministeriale n. 132 del 26 aprile 1993, ovvero ad unificare in un solo elenco gli insegnanti di sostegno della scuola secondaria di secondo grado per tutti i tipi di graduatoria e relative fasce, attualmente divisi in quattro aree”. Il rischio di ritrovarsi con migliaia di insegnanti a sostegno di studenti disabili per affrontare contenuti e programmi scolastici che entrambi non conoscono (basti pensare agli Itp che nella loro formazione hanno frequentato solo un istituto professionale e che potrebbero ritrovarsi in una classe terminale di un liceo!) diventa così sempre più concreto. Non bisogna certo essere dei guru per immaginare critiche e perplessità per questa decisione.
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Corsi in lingua inglese nella primaria e di riconversione su sostegno
Il prossimo 4 luglio nuovo incontro al Miur
La Flc-Cgil comunica che si è tenuto il 26 giugno un incontro al Ministero sulle questioni riguardanti i corsi di lingua inglese per i docenti della scuola primaria e i corsi di riconversione su sostegno del personale in esubero.
Come è ormai noto, l’ex ministro Gelmini tolse dalla scuola primaria i posti degli specialisti in lingua inglese, nonostante il presidente del consiglio dell’epoca dichiarasse su tutti i media l’implementazione da parte del suo ministro all'istruzione delle famose “tre I”: informatica, inglese, impresa. Ebbene sulle macerie di quella vocale ripetuta tre volte fu invece imposto alle maestre della primaria un corso di qualche manciata di ore (150) per potere insegnare ai bambini l’inglese ma mandando a casa gli specalisti di lingua straniera che oltre ad avere i titoli avevano anche le competenze necessarie. Ma i tagli sono tagli e con una sola maestra si penso di ovviare a tutte le incombenze e agli insegnamenti, compresa pure la religione cattalica.
Ora la Flc chiede che il MIUR dia una risposta ad una serie di questioni sorte sui corsi di lingua inglese per i docenti della scuola primaria:
1. la formazione del personale docente è normata dal CCNL, Capo VI, artt da 63 a 71, come un diritto di cui fruire; ne consegue che, in assenza di un nuovo testo contrattuale, l'obbligatorietà è inaccettabile;
2. la necessità che si parta nell’individuazione del personale dalla disponibilità volontaria, prevedendo la partecipazione anche del personale a tempo determinato, analogamente a quanto stabilito per i corsi CLIL;
3. la non obbligatorietà a reiterare il corso per coloro che hanno avuto esito negativo al termine del corso;
4. la piena applicazione dell'art 64 comma 3 del CCNL, che prevede il rimborso delle spese di viaggio qualora i corsi si svolgano fuori sede.
Su questi punti invece, denuncia la Flc , a seconda delle regioni la gestione dei corsi è completamente diverse: per esempio in alcune viene riconosciuto il rimborso spese per il personale,in altre non c’è coercizione a reiterare il corso etc.. Alla luce di tutto ciò risulta evidente la necessità di prevedere trattamenti analoghi del personale in tutto il territorio nazionale.
La FLC CGIL ha chiesto che si invii al più presto una comunicazione per chiarire la non obbligatorietà alla frequenza dei corsi, inclusi quelli già avviati (punto tra l’altro ammesso dalla stessa amministrazione) e che si dimezzi il numero del contingente, includendo in ogni caso anche il personale a tempo determinato, utilizzando le risorse risparmiate per attribuire il rimborso spese ai partecipanti.
Per quanto riguarda i corsi di riconversione su sostegno del personale in esubero, la Flc segnala la latitanza del MIUR ad affrontare la questione. Le uniche informazioni che ci sono state fornite riguardano il numero delle domande di partecipazione ai corsi, 16.056, ed il numero relativo alla capienza dei corsi stessi, circa 2000. Nessuna informazione sulla tempistica, sui criteri per l’individuazione dei corsisti, su quale organico sarà definita l'eventuale situazione di esubero e sulla possibilità di attivazione dei corsi solo in assenza di personale precario specializzato: la discussione su questi punti è rinviata alla prossima riunione prevista il prossimo 4 luglio.
Tecnica della scuola
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Riconversione soprannumerari su sostegno, boom di domande ma accede appena 1 ogni 8 aspiranti
Il Miur ha comunicato che sono ben 16mila ad aver aderito: molti di più di quelli senza titolarità. Ma solo 2mila potranno accedere: favorito chi ha già lavorato nel campo e i più giovani. L’amministrazione tranquillizza i precari specializzati: non rischiano. Critici i sindacati: disapplicata la norma sull´organico funzionale dell´autonomia.
Finalmente comincia a delinearsi il quadro sui corsi di riconversione sul sostegno riservati al personale soprannumero: come più volte da noi sottolineato, non poteva che essere sottodimensionato il dato sinora circolato che limitava a 2mila le domande giunte agli oltre 100 Usp dagli istituti scolastici. Si sarebbe trattato, infatti, di una quota inferiore al 20 per cento degli attuali docenti di ruolo rimasti senza cattedra. E a rischio mobilità.
Il dirigenti di viale Trastevere hanno comunicato ai sindacati che le domande pervenute sono oltre 16mila (per esattezza 16.056). Il dato di 2mila riguarda invece il “tetto” di domande che il Ministero conta di accogliere per far partire i corsi. Facendo diventare molto importanti, a questo punto, i criteri che viale Trastevere intenderà adottare per decidere come identificare il 20% di “eletti” che parteciperanno ai corsi.
Intanto, nell’apprendere i numeri sul personale coinvolto, i sindacati hanno mostrato un certo disappunto. La Flc-Cgil sostiene che l’amministrazione non ha fornito alcuna “informazione sulla tempistica, sui criteri per l’individuazione dei corsisti, su quale organico sarà definita l'eventuale situazione di esubero e sulla possibilità di attivazione dei corsi solo in assenza di personale precario specializzato”.
Secondo il sindacato guidato da Pantaleo quelli assunti dall’amministrazione sono comportamenti e atteggiamenti “davvero inaccettabili. Abbiamo detto, per primi, che la partita della riconversione professionale e la gestione degli esuberi è delicatissima e deve essere trattata in modo serio. La nostra organizzazione si è battuta perché vi fosse una risposta contrattuale che permettesse la possibilità di utilizzo del personale in esubero in progetti sperimentali sull’organico funzionale, garantendo quindi una ricollocazione del personale coerente con la professionalità e l’esperienza acquisita”. In effetti, anche gli altri sindacati hanno chiesto di impegnare i docenti in esubero per potenziare l´offerta formativa delle scuole applicando la norma sull´organico funzionale dell´autonomia. Senza entrare in composizione con i colleghi precari.
Delusa anche la Gilda degli insegnanti. Che esprime tutti i punti che non convincono il sindacato autonomo: “non sono comunicati i dati disaggregati per regione e per classi di concorso in esubero; non sono previste date di attivazione dei corsi e nemmeno è chiara la modalità con la quale le Università dovrebbero farsi carico di organizzare i corsi; dovrebbero essere privilegiati nella frequenza i docenti in classi di concorso in esubero (ma questa operazione dovrebbe essere già stata svolta dai singoli istituti poiché l’invito del Miur era rivolto solo ai docenti appartenenti alle classi di concorso in “sofferenza”, quindi con almeno un prof rimasto privo di titolarità ndr), i docenti che hanno effettuato insegnamento di sostegno pur in assenza di titolo di specializzazione e i docenti più giovani”.
A proposito dei timori degli insegnanti specializzati non di ruolo (a rischio conferma di supplenza annuale), secondo il Miur sarebbero quasi del tutto infondati perché ad oggi i “precari in possesso di specializzazione su sostegno – riporta sempre la Gilda - sarebbero 7.500 e, sempre secondo l´amministrazione, non subirebbero grandi tagli”.
Il sindacato coordinato da Rino Di Meglio non sembra però convinto delle rassicurazioni fornite dai dirigenti del Miur: conferma quindi “tutte le perplessità e le critiche sul merito e le modalità di organizzazione dei processi di riconversione sul sostegno che privilegiano la formale tenuta degli organici dei docenti in esubero, senza prendere in considerazione la necessità di possedere adeguate e serie professionalità per l´insegnamento su sostegno”.
Tecnica della scuola
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Sono circa 1.500 i posti disponibili per la riconversione sul sostegno
Prima procedere con tutte le operazioni di mobilità e poi a settembre si potranno individuare i docenti da avviare ai corsi di riconversione sul sostegno. La Flc-Cgil dà il resoconto dell’informativa del Miur
Il Miur dunque con una breve informativa chiarisce le modalità di organizzazione dei corsi di riconversione su sostegno per il personale in esubero, precisando che il numero dei partecipanti si potrà definire solo dopo avere completato tutte le operazioni di mobilità, in modo di sapere esattamente la reale consistenza delle cattedre disponibili.
Tuttavia, tiene a precisare la Flc, rimangono da definire i criteri di partecipazione che dovrebbero prevedere una precedenza per i docenti appartenenti alle classi di concorso A075, A076, C999, C555, privilegiando inoltre coloro che hanno già prestato servizio su sostegno e i più giovani di età.
In ogni caso la Flc fa sapere, sulla base della informativa del ministero, che i corsi istituiti saranno 31/33, ognuno dei quali vedrà un numero di partecipanti massimo di circa 50 docenti.
Ulteriore informativa seguirà dopo la definizione delle procedure di mobilità, quindi alla fine del mese di luglio.
Finalmente dunque sembra vada a soluzione il delicato problema degli insegnanti in esubero che hanno chiesto la riconversione sul sostegno dove in effetti ci sono decine di posti liberi, benché, a fronte di oltre 16 mila domande pervenute agli Usp, la possibilità si potrà dare solo a circa 1500 persone.
Tecnica della scuola
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Sostegno alle superiori, spunta l'elenco unico
Sostegno, un unico elenco per i docenti delle superiori. La commissione cultura della Camera ha approvato nei giorni scorsi una risoluzione che impegna il governo, nel predisporre il nuovo regolamento sulle classi di concorso, a unificare in un solo elenco gli insegnati di sostegno della scuola superiore, analogamente a quanto già previsto per le medie.
Così da «salvaguardare il percorso formativo svolto dagli alunni con disabilità», spiega Pes. Si modifica in questo modo il decreto ministeriale n. 132 del 26 aprile 1993, stabilendo che i posti per i docenti di sostegno vengano assegnati secondo l'ordine di graduatoria, per tutti i tipi di graduatoria e le relative fasce, attualmente divisi in 4 aree disciplinari (scientifica, umanistica, tecnica professionale artistica, psicomotoria) secondo una suddivisone però mai istituita per legge. «L'esigenza di questo atto», si legge nel testo, «nasce da un'errata interpretazione dell'articolo 13 della legge quadro n. 104 del 1992 che regolamenta le docenze di sostegno e che sta determinando una gestione poco chiara nella designazione delle cattedre nelle diverse aree». Le assegnazioni degli insegnanti di sostegno dovrebbero scaturire dalle indicazioni del gruppo misto, invece, molti dirigenti scolastici richiedono direttamente agli uffici scolastici provinciali i docenti con criteri non sempre trasparenti e, a volte, indipendenti dalle reali necessità degli alunni. Spesso un insegnate di sostegno, nominato dagli uspi sulla propria area, a scuola si vede assegnare alunni con disabilità che appartengono ad un'area disciplinare diversa. E quando l'elenco di un'area viene esaurito si attingano i docenti dagli elenchi di altre in maniera incrociata, tenendo conto soltanto del loro punteggio. Tutte prove per la Commissione cultura della Camera dell'inutilità della divisione in 4 aree e della necessità della riunificazione in un unico elenco. Anche le associazioni, in particolare la Fish, hanno richiamato da tempo il Miur alla necessità di abolire le aree, perché l'inclusione dell'alunno con disabilità comporta la piena contitolarità della classe da parte dell'docente specializzato, che quindi non si limita a un rapporto esclusivo con l'alunno cristallizzandolo in una determinata area di intervento, ma lavora con l'intera classe, diventando un mediatore tra lo studente disabile e i compagni, gli insegnanti, la scuola.
Eduscuola
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Riconversione su sostegno dei docenti in esubero
La Flc-Cgil fa il report dell’incontro del 25 settembre 2012 al Miur relativo alla riconversione su sostegno dei docenti in esubero
L’Amministrazione sarebbe intenzionata a partire con la prima tranche di corsi finalizzata alla riconversione, su base volontaria, dei docenti in esubero nell’anno scolastico 2012/2013. I corsi attivati saranno 31, in altrettante sedi universitarie per un totale di 1240/1550 docenti partecipanti.
Il sindacato ha chiesto che la possibilità di riconversione sia limitata al personale appartenente alle classi di concorso C555 e C999 e a quelle sostanzialmente ad esaurimento (A075/A076) a causa del riordino del II ciclo.
Ha chiesto pure di limitare la partecipazione a tutte quelle classi di concorso o tipologie di posti ove non è presumibile un riassorbimento dell’esubero in virtù dei pensionamenti nel breve periodo e che l’intervento sia limitato e calibrato là dove l’esubero appaia strutturale.
Tecnica della scuola
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Miur, 1 docente sostegno per ogni 2 alunni disabili
Il Miur ha presentato oggi la nuova direttiva ministeriale nel corso del seminario dal titolo ‘La via italiana all’inclusione scolastica – valori, problemi e prospettive’ al Ministero alla presenza del Sottosegretario Marco Rossi Doria, che definisce, dopo trentacinque anni dalla legge d’integrazione, un’unica strategia di inclusione. Gli alunni disabili sono 215 mila, il 50% in più di dieci anni fa, la Direttiva stabilisce un potenziamento della cultura dell’inclusione scolastica, valorizzazione della funzione del docente per il sostegno, interventi personalizzati per alunni con Bisogni Educativi Speciali, riorganizzazione e potenziamento dei Centri Territoriali di Supporto istituiti presso scuole polo per costituire una rete di supporto al processo di integrazione, mediante l’uso delle nuove tecnologie, ma anche offrendo un ausilio ai docenti secondo un modello cooperativo di intervento. La Direttiva fornisce indicazioni per l’elaborazione di strategie d’intervento apposite e personalizzate per ciascun alunno, tenendo conto delle variegate situazioni presenti nell’area dello svantaggio scolastico Mantenuto il rapporto 1 a 2 tra docenti per il sostegno e alunni con disabilità. Alcuni dati Scuola Il numero degli alunni con disabilità per l’anno scolastico 2011/2012, è stato di 215. 590. Nell’anno scolastico 2010/2011 erano 208.521.
Dall’andamento relativo alle certificazioni di disabilità si rileva che queste sono aumentate, dall’a.s. 2000/2001 all’A.S. 2010/2011, del 51%, passando dai 126.994 dell’a.s. 2000/2001 ai 208.521 dell’a.s. 2010/2011. Gli insegnanti per il sostegno che, nell’a.s. 2010/2011, hanno raggiunto le 96.089 unità (nella sola scuola statale), pari al 12,1% del personale docente, nell’anno scolastico 2011/2012, sono oltre 98.000, con una percentuale del 12,8% rispetto all’intero corpo docente. Università La legge 17 del 1999 ha segnato uno spartiacque. L’ateneo è infatti tenuto da allora ad adottare un approccio di tipo sistematico in materia di integrazione e supporto agli studenti disabili garantendo: sussidi tecnici e didattici specifici, tutorato specializzato, un docente delegato dal rettore per funzioni di coordinamento, monitoraggio e supporto, trattamento individualizzato per il superamento degli esami universitari. Gli effetti positivi della legge 17 sono nei dati: il numero degli iscritti nelle università nel 2000/2001 era 4.816. Nell’anno accademico 2010/2011 sono stati 14.171.
Tecnica della scuola
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Istat: un insegnate di sostegno ogni 2 alunni, ma al sud il maggior numero di ore
Secondo il Report dell’Istat per l’anno 2011-2012 gli insegnanti di sostegno rilevati dal Miur sono circa 65 mila, ma soltanto il 60,4% nella scuola primaria (la percentuale più alta in Piemonte) e il 65,9% nella secondaria di primo grado (la percentuale più elevata si riscontra in Friuli Venezia Giulia) è impiegato a tempo pieno all’interno dello stesso plesso scolastico Nella scuola primaria la percentuale più alta di insegnanti di sostegno a tempo pieno si registra in Piemonte, con il 67,8%, quella più bassa nella Provincia autonoma di Bolzano, con il 33,4%.
Nella scuola secondaria di primo grado la percentuale più elevata si riscontra in Friuli Venezia Giulia con il 72,3% degli insegnanti di sostegno, quella più bassa in Valle d’Aosta con il 56,3%.
Il numero medio di alunni con disabilità per insegnante è molto vicino, a livello nazionale, a quello previsto dalla Legge 244/2007 e cioè un insegnante di sostegno ogni due alunni con disabilità.
Si contano infatti 1,8 alunni con disabilità ogni insegnante di sostegno nella scuola primaria e 2,0 nella scuola secondaria di primo grado. Le differenze territoriali sono molto marcate: la Provincia autonoma di Bolzano, per entrambi gli ordini scolastici, ha un numero maggiore di alunni per insegnante di sostegno e cioè 3,7 alunni nella scuola primaria, 5,0 alunni nella scuola secondaria di primo grado.
Il rapporto più basso si riscontra in Molise per la scuola primaria con 1,3 alunni per insegnante di sostegno e in Sardegna per la scuola secondaria di primo grado con 1,5 alunni.
L’elevato rapporto alunni con disabilità/docente di sostegno di Bolzano è dovuto a una diversa modalità di presa in carico dell’alunno con disabilità da parte della Provincia autonoma.
Qui, infatti, a causa del bilinguismo, sono assegnati a ciascuna classe più docenti curriculari e in caso di alunno non autonomo è prevista la figura dell’assistente ad personam.
Gli insegnanti di sostegno, in entrambi gli ordini scolastici, svolgono prevalentemente attività di tipo didattico con l’80% degli alunni con disabilità, anche se con una quota di alunni che varia tra l’8,2% nella scuola primaria e il 7,2% in quella secondaria l’insegnante di sostegno svolge soprattutto attività di tipo assistenziale, nonostante le medesime attività siano di pertinenza di figure professionali quali l’assistente educativo culturale o l’assistente ad personam
Tuttavia, con riferimento alle ore settimanali di sostegno assegnate in media all’alunno con disabilità, si evidenzia un gradiente territoriale per entrambi gli ordini scolastici, con un numero di ore maggiore nelle scuole del mezzogiorno dove 13,3 ore medie settimanali sono appannaggio nella scuola primaria e 10,7 ore medie settimanali nella scuola secondaria di primo grado.
Più basso nelle scuole primarie e secondarie di primo grado del centro, dove le ore sono rispettivamente 10,1 e 8,0 ore medie settimanali.
Il nord si attesta in una posizione intermedia con 10,3 ore medie settimanali nella scuola primaria e 8,3 ore nella scuola secondaria di primo grado.
Dalla rilevazione sulle scuole è emerso anche che una quota di famiglie, nel corso dell’anno, ha ritenuto che l’assegnazione delle ore di sostegno non fosse idonea a soddisfare i bisogni di supporto dell’alunno.
Circa il 9% delle famiglie ha presentato ricorso al Tribunale civile o al Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) per ottenere un aumento delle ore. Per entrambi gli ordini scolastici nelle regioni del mezzogiorno la quota delle famiglie che ha fatto un ricorso è circa il doppio rispetto a quella delle regioni del nord.
Nella scuola primaria rispettivamente 12,7% e 6,0%; nella scuola secondaria di primo grado rispettivamente 11,5% e 4,3%.
Da segnalare anche il fatto che ben il 17,4% delle scuole primarie e il 14,6% delle scuole secondarie di primo grado non è stato in grado di fornire una risposta al riguardo.
E’ importante, al fine della realizzazione del progetto individuale, che ci sia una continuità del rapporto docente di sostegno-alunno con disabilità, non solo nel corso dell’anno scolastico ma anche per l’intero ciclo scolastico.
Questo però non sempre avviene: sono, infatti, il 14,8% gli alunni con disabilità della scuola primaria che hanno cambiato insegnante di sostegno nel corso dell’anno scolastico, tale percentuale scende al 10,0% per gli alunni con disabilità della scuola secondaria di primo grado.
La percentuale maggiore di alunni che hanno cambiato insegnante di sostegno nel corso dell’anno scolastico si riscontra nelle regioni del nord per entrambi gli ordini scolastici: 17,6% di alunni della scuola primaria e 13,4% degli alunni della scuola secondaria; quella più bassa nel mezzogiorno dove si hanno 11,0% di alunni della scuola primaria e 8,3% degli alunni della scuola secondaria.
Le percentuali aumentano drasticamente se si analizzano i cambiamenti di insegnante di sostegno rispetto all’anno scolastico precedente: il 41,7% degli alunni della scuola primaria e il 39,3% di quelli della scuola secondaria di primo grado.
In ogni caso dal Report dell’Istat viene fuori che per entrambi gli ordini scolastici la percentuale maggiore di alunni con diagnosi funzionale e con profilo dinamico funzionale risiede nelle regioni del mezzogiorno, mentre si trova al nord la percentuale maggiore di alunni con un programma educativo individualizzato.
A livello nazionale, e per entrambi gli ordini scolastici, non tutti gli alunni con disabilità dispongono della documentazione completa per i percorsi individuali prevista dalla legge. Nelle scuole primarie la percentuale di alunni per i quali è stata predisposta la diagnosi funzionale è pari al 95,9%, quella che ha un profilo dinamico funzionale è pari all’86,9% e per il 97,6% di alunni è stato redatto il programma educativo individualizzato. Nelle scuole secondarie di primo grado le percentuali si attestano, rispettivamente, al 95,9%, 86,9% e al 98,9%.
Tecnica della scuola
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Il trasferimento dal sostegno su posto comune fa perdere il punteggio di continuità di servizio
Chi ha chiesto ed otterrà il trasferimento da posto di sostegno a posto comune o come più raramente accade abbia richiesto il percorso di mobilità contrario, per gli anni precedenti non ha più diritto né alla continuità della scuola, né a quella di sede nelle graduatorie interne Finalmente è arrivata l’O.M. 9 del 13 marzo 2013 sulla mobilità che, insieme alla messa in linea delle istanze on line, già attive da 12 marzo , apre la partita della mobilità 2013-2014.
Tra i diversi chiarimenti da fare sulla nuova mobilità 2013-2014 , c’è da dire che, chi ha chiesto ed otterrà il trasferimento da posto di sostegno a posto comune o come più raramente accade abbia richiesto il percorso di mobilità contrario, cioè da posto comune sul sostegno, per gli anni precedenti non ha più diritto né alla continuità della scuola, né a quella di sede nelle graduatorie interne . Per sede si intende il comune dove è ubicata la scuola di titolarità.
Questo è definitivamente chiarito nella nota 5 bis dell’attuale contratto sottoscritto il giorno 11 marzo 2013. Infatti tra le righe di tale nota viene esplicitato quanto segue: il trasferimento dal sostegno a posto comune o viceversa interrompe la continuità di servizio nella scuola e nel comune. Questo chiarimento risolve i dubbi di chi riteneva di mantenere, nelle graduatorie interne d’Istituto, la continuità di servizio secondo l’allegato D della tabella valutazione dei titoli e servizi punto C) ( 2 punti per anno entro il quinquennio e 3 punti oltre il quinquennio), dopo avere ottenuto il trasferimento da sostegno a posto comune all’interno della stessa scuola. Anche in questo caso è impossibile pretendere il punteggio della continuità, in quanto essa è stata interrotta con il passaggio dal sostegno al posto comune. In qualsiasi caso il passaggio dal sostegno a posto comune o il viceversa è considerabile a tutti gli effetti una soluzione della continuità e quindi fa perdere ogni punteggio precedentemente accumulato sulla voce continuità del servizio.
Un altro chiarimento che vale la pena approfondire è quello del punteggio riconosciuto al dottorato di ricerca, che verrà valutato per intero ai sensi della lettera A) della tabella (6 punti l’anno) se il docente è in servizio oggi nello stesso grado di scuola in cui era in servizio negli anni di dottorato, mentre varrà solo 3 punti se oggi si è in servizio in un diverso grado di scuola , ai sensi della lett. B)
Tecnica della scuola
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Scuola, famiglie in rivolta sugli insegnanti di sostegno
Una vecchia direttiva «limita» la presenza di docenti solo ai casi più gravi. La ministra Carrozza: un equivoco, inquadreremo 30 mila precari
Il primo grattacapo per il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza arriva dalla questione dei docenti di sostegno. A fine anno aveva fatto discutere la direttiva ministeriale emanata dall’allora ministro Profumo che forniva indicazioni operative e strumenti d’intervento per gli alunni con Bes (bisogni educativi speciali) seguita dalla circolare esplicativa n. 8 del 6 marzo 2013. Questa normativa si inseriva in un quadro di continui tagli al personale di sostegno sui quali in passato si era espressa anche la Corte Costituzionale dichiarando illegittima la norma che poneva un limite per le cattedre in deroga. A titolo d’esempio nelle scuole elementari di Roma e provincia gli alunni diversamente abili iscritti all’anno scolastico 2013-14 saranno 7.302, i docenti di sostegno 1.989, con un rapporto di un insegnante ogni 4 alunni. L’attuale titolare del Miur ha deciso di rimettere mano alla direttiva. Se applicata, gli insegnanti di sostegno specializzati (cioè quelli che hanno seguito corsi mirati) potrebbero essere assegnati solo agli alunni con disabilità gravi. Nella categoria dei Bes rientrano i Dsa (disturbi specifici di apprendimento), gli stranieri e chi proviene da situazioni familiari e sociali svantaggiate. Il docente di sostegno sarà chiamato ad intervenire solo nell’ipotesi di una disabilità legata ad una menomazione che crea handicap. La paura degli insegnanti di sostegno è di non essere dunque più necessari perché sostituiti dai docenti curricolari, non specializzati. Lo stesso timore delle associazioni dei genitori che leggono il rischio che i bambini certificati come «lievi» rimangano senza sostegno, per di più in classi di 30 alunni dove è già difficile per l’insegante curricolare prestare la dovuta attenzione a ognuno. L’associazione Genitori Tosti, formata da persone che hanno figli con disabilità, ha già scritto una lettera al Ministro: «Ricordiamo scrivono che l’inserimento scolastico rappresenta il principio della partecipazione alla vita sociale di ogni bambino, in difficoltà o meno. La direttiva del dicembre 2012 rappresenta l’ennesimo episodio di gestione poco oculata della scuola pubblica, con particolare gravità essendo coinvolta una platea di persone che sommano ad una condizione complessa un delicato momento della propria crescita». Ieri un presidio di insegnanti precari e genitori si è svolto sotto il Ministero di viale Trastevere. Il 19 giugno scorso, invece, il Comitato Docenti di Sostegno Precari si era dati appuntamento a Torino: «Come genitori e docenti avevano dichiarato siamo preoccupati per questi interventi che mettono in discussione il diritto allo studio dei figli-alunni in situazione di handicap». Parla di «tentativi continui di destabilizzare la scuola pubblica» il Ciis (Coordinamento Italiano Inseganti sostegno) mentre uno dei sindacati di categoria, l’Anief, avvisa Viale Trastevere: «non è possibile utilizzare la nuova normativa sui Bes per operare un taglio di 11mila docenti. Affidare un ragazzo con problemi di apprendimento, seppure non gravi, ad un insegnante non specializzato comporta un’operazione illegittima che i genitori possono facilmente impugnare». La Flc Cgil ha invece chiesto un tavolo urgente al ministro. «La riforma dei Bes in teoria è una cosa buona dice Federica, insegnante di sostegno in una scuola media della Capitale ma non si deve risolvere in un taglio del sostegno, il sottosegretario Rossi Doria ci ha rassicurato che così non sarà. Intanto ci riceveranno ancora a settembre». Dal Miur intanto dicono che è un «equivoco, nessuno ha mai pensato di tagliare niente, tutto questo è nato dalla cattiva interpretazione di alcune parole del Ministro». Gli 11mila posti rimarrebbero cattedre in deroga, da assegnare a personale precario, a fronte della trasformazione di 90mila posti di sostegno in organico di diritto. Lo stesso ministro Carrozza aveva nei giorni scorsi ribadito: «Il piano triennale di immissione in ruolo prevede anche misure, compatibilmente con le risorse disponibili, per l’inquadramento in ruolo dei circa 30mila docenti di sostegno che vengono utilizzati annualmente».
Eduscuola
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Il docente di sostegno di chi è?
La recente circolare ministeriale per l’organico di fatto del prossimo anno scolastico, nel confermare le consuete disposizioni, ha anche ribadito quanto previsto in materia dalla legge 111/2001 (art. 19, comma 11) per l’assegnazione dei docenti di sostegno: “l’organico di sostegno è assegnato alla scuola (o a reti di scuole all’uopo costituite) e non al singolo alunno disabile in ragione mediamente di un posto per ogni due alunni disabili. Sulla base di tale assegnazione le scuole programmeranno gli interventi didattici ed educativi al fine di assicurare la piena integrazione dell’alunno disabile”.
Il richiamo della normativa, oltre a ribadire quell’ipocrita affermazione del rapporto medio di un docente di sostegno ogni due alunni disabili che ricorda i polli di Trilussa (tutti sanno, soprattutto al Miur, che la media di 1:2 è nazionale, ma nel Lazio il rapporto è di 2,37 e in Calabria di 1,61), conferma anche tutta l’ambiguità della formulazione “assegnato alla scuola”, con la precisazione che il docente non viene assegnato al singolo alunno disabile.
Si tratta di una formulazione ambigua, frutto della tesi che, giustamente, vuole l’alunno non separato dagli altri e integrato nella comunità, ma che comporta spesso una discutibile interpretazione da parte di molte scuole.
Vi sono tuttora casi in cui il docente di sostegno viene utilizzato dal dirigente scolastico come risorsa della scuola e, come tale, impiegato per altri interventi di “emergenza” organizzativa in supplenza o sostituzioni, sottraendolo al suo compito primario di sostegno all’alunno disabile anche quando l’alunno stesso è presente.
Vi sono altre situazioni, soprattutto nella scuola primaria o dell’infanzia, in cui, secondo l’affermazione che il sostegno è assegnato alla classe, il docente di sostegno chiede (o pretende) di non essere sempre legato all’alunno ma di avvicendarsi in cattedra con i colleghi.
L’ambiguità deve essere superata, partendo dalla considerazione che se non vi fosse l’alunno (o gli alunni disabili) non vi sarebbe il docente di sostegno né in classe né nella scuola.
Il disabile, tanto per essere chiari, non può essere visto come il mezzo per avere una risorsa in più nella scuola.
Tuttoscuola
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Scuola, in arrivo nuovi corsi di specializzazione sul sostegno ai disabili
Il ministro Carrozza ha firmato il decreto che porterà alla specializzazione di 6.398 nuovi insegnanti di sostegno. “Passo importante per colmare un grave buco”, commenta il Ciis. Dopo il Tfa, dunque, prosegue il progetto di riforma del percorso di formazione per i docenti. E per domani annunciata l’informativa per l’immissione in ruolo per il prossimo anno scolastico
Dopo il Tirocinio Formativo Attivo, la specializzazione sul sostegno. Il Ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha firmato il decreto ministeriale 706/13 con cui autorizza l’attivazione di corsi per la creazione di 6.398 nuovi insegnanti di sostegno didattico agli alunni con disabilità.
Prosegue, dunque, il progetto del Ministero di ridisegnare il percorso di formazione per i docenti italiani. In passato, le specializzazioni al sostegno per la scuola primaria e dell’infanzia venivano assegnate da corsi aggiuntivi alla laurea quadriennale della facoltà di Scienze della Formazione (che andranno adesso a esaurimento, fino ad essere dismessi); mentre per la scuola secondaria si era fermi ai corsi delle vecchie Ssis (le Scuole di Specializzazione all’Insegnamento Secondario), chiuse nel 2009. Da allora, un ‘buco‘ di quasi quattro anni, come successo del resto anche per le abilitazioni all’insegnamento, ripartite nel 2012 con l’istituzione del Tfa. Ad inizio agosto il ministro Carrozza aveva annunciato la prossima attivazione di un secondo ciclo di Tirocinio da 29mila posti. Adesso un ulteriore tassello si aggiunge al nuovo percorso.
“E’ un passo molto importante – commenta Evelina Chiocca, membro del Coordinamento Italiano Insegnanti Sostegno (Ciis) -, c’era un vuoto da colmare e finalmente il Ministero ha fornito una risposta. La scuola italiana ha bisogno di personale specializzato“. Il Ciis, però, sottolinea anche come il provvedimento non esaurisca completamente la questione: “Secondo noi la disabilità dovrebbe far parte della formazione di base di tutti gli insegnanti. Se vogliamo realizzare una vera integrazione è necessario che, oltre al lavoro svolto dai docenti specializzati, tutto il personale sia in grado di far compiere un percorso collettivo ad una classe che ha al suo interno una persona disabile”.
I nuovi corsi, comunque, rappresentano una svolta significativa. Saranno – come detto – a numero chiuso e riservati ai soli laureati in possesso di titolo di abilitazione già conseguito. Per l’accesso sono previste tre prove preselettive: un test preliminare, uno scritto e un orale, ai cui punteggi si andrà ad affiancare una graduatoria per titoli (fino a un massimo di 10 punti). Gli oltre 6mila posti messi a bando sono ripartiti in 1.285 per la scuola dell’infanzia, 1.826 per la scuola primaria, 1.753 per la scuola secondaria di primo grado e 1.534 per la scuola secondaria di secondo grado. Le prove saranno bandite nei prossimi mesi dalle singole università, con ripartizione territoriale non completamente omogenea: spicca, ad esempio, l’assenza assoluta della Basilicata, della Valle d’Aosta per la scuola d’infanzia e primaria, di Liguria e Trentino Alto-Adige per la scuola secondaria di secondo grado; e, ancora, i 250 posti riservati alla Calabria per la scuola primaria, a fronte dei soli 20 del Piemonte.
Facile ipotizzare che il corso possa interessare da vicino gli abilitati dal primo Tfa, rimasti esclusi dal concorsone e anche dalla graduatorie per cattedre e supplenze: in caso di superamento delle prove d’accesso, la specializzazione sul sostegno rappresenterebbe quantomeno una valvola di sfogo per gli oltre 11mila nuovi docenti appena creati. Anche perché nella graduatoria per titoli dell’ultimo concorso la specializzazione veniva valutata 1,50 punti.
I nuovi insegnanti di sostegno, comunque, si specializzeranno ovviamente solo nel 2014, e pertanto non saranno reclutabili a settembre. Adesso sul tavolo del ministero resta la questione più scottante: la formazione degli organici per l’anno scolastico 2013/2014, a poche settimane dall’inizio della scuola. Proprio oggi Carrozza ha annunciato che “domani verrà data l’informativa per l’immissione in ruolo dei docenti”.
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Docenti di sostegno ecco cosa cambia per le famiglie
«Da quattro anni con i tagli alla spesa pubblica si è cercato di ridurre il numero delle ore di sostegno a scuola, le famiglie si sono coalizzate, hanno fatto vari ricorsi al Tar e li stanno vincendo. Quindi è necessario che il ministero corra ai ripari». Salvatore Nocera, vicepresidente di Fish, una delle due grandi federazioni delle associazioni di disabili inquadra così la situazione. Ora che si parla di un piano di stabilizzazione, per portare gli insegnanti di sostegno da 65 a 90 mila, le famiglie rivendicano di più. Oltre a un numero adeguato occorre un aggiornamento continuo sulla disabilità per tutti i docenti. Mentre è al lavoro sul decreto che dovrebbe prevedere il piano per l’immissione in ruolo di insegnanti, il ministero dell’Istruzione dovrà anche pensare a come risolvere la questione bonus maturità (assegnato in base al voto di diploma e utile per l’accesso alle facoltà a numero chiuso), dopo che le tabelle ufficiali hanno evidenziato le enormi differenze tra scuole. «Abbiamo rispettato la legge», ha detto il ministro Maria Chiara Carrozza, e «ci stiamo impegnando per una revisione per il prossimo anno accademico». La stabilizzazione l’hanno già attenuto 1.648 insegnanti di sostegno, una parte degli 11.268 docenti per i quali il ministro Carrozza ha annunciato l’assunzione. Una goccia nel mare, se si considera che l’anno scorso, per coprire le esigenze, il ministero ha assegnato altre 38 mila supplenze. Inoltre, degli insegnanti di ruolo censiti dal Miur nel 2011-2012 solo il 60,4% nella scuola primarie a il 65,9 nella secondarie è impegnato a tempo pieno nello stesso plesso scolastico. Tra scuola elementare e media, dice l’Istat nell’ultima rilevazione disponibile (quella per l’anno scolastico 2011-2012), sono 145 mila gli alunni con disabilità. Di questi, uno su cinque non è in grado di fare attività quotidiane, non è cioè autonomo nel mangiare, spostarsi o andare in bagno, il 7,8% non è capace di fare nessuna delle tre cose e bisogna seguirlo costantemente. In questi casi più gravi hanno bisogno di un’insegnante che li segua nelle 22 ore curricolari, e il risultato è che in molti casi, per gli altri bambini il sostegno è un «collage» di ore. Quando questo accade si crea un rapporto critico con le famiglie che si sentono private di un loro diritto. «È capitato che mio figlio vagasse per la scuola, rincorso da bidelli. Perché il professore non poteva andare a riprenderlo lasciando la classe scoperta», racconta ridendo amaro Gianpaolo Celani dell’associazione italiana persone down (Aidp), papà di un ragazzino che va alle medie. A febbraio al momento dell’iscrizione le famiglie presentano le certificazioni con il grado di disabilità dell’alunno. In base a quante certificazioni sono state presentate vengono stanziati i fondi per la copertura delle ore di sostegno. Il monte ore necessario è poi diviso, scuola per scuola, tra gli insegnanti di ruolo, il resto lo coprono con delle nomine annuali, se è possibile, o con delle supplenze brevi. Ecco perché — misura sempre l’Istat — il 14,8% alle elementari e il 10% alle medie hanno cambiato insegnante durante l’anno scolastico. E non è solo una questione di numeri: «Gli insegnanti “normali” — aggiunge Celani — non hanno una strategia educativa per i disabili. L’insegnante di sostegno dovrebbe fare da fulcro, se non c’è una persona di riferimento è il caos». Stessa cosa la dice Nocera: «Abbiamo sull’inclusione dei disabili una legge che sulla carta è bellissima. Ma si è creata una deriva. I docenti curriculari delegano a quelli di sostegno, in contrasto con quella che era l’impostazione originaria. Vogliamo che riprendano in mano la situazione come per tutti gli altri alunni».
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Sostegno scolastico, “l’obiettivo non è aumentare le ore, ma incrementare la formazione
Sostegno scolastico, “l’obiettivo non è aumentare le ore, ma incrementare la formazione”
Salvatore Nocera (Fish) commenta la notizia del ricorso nazionale organizzato dalle famiglie: “L’arma è vincente, ma a doppio taglio: i docenti di sostegno potrebbero anche diminuire, se fosse adeguata la formazione dei curriculari. Così sarebbe integrazione”
Il ricorso collettivo è un’arma vincente, ma è anche un’arma a doppio taglio: la vittoria è quasi certa, ma n favorisce l’integrazione”: Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish, intervistato da SuperAbile.it, commenta così la notizia del ricorso collettivo nazionale che si sta preparando contro il ministero dell’Istruzione, per l’inadeguato organico di sostegno assegnato negli ultimi anni. Un’inadeguatezza che peraltro Nocera conferma, precisando però che “per l’anno scolastico 2013-2014 l’organico di diritto è stato incrementato di quasi 30mila insegnanti: l’anno scorso avevamo 106mila docenti di sostegno di fatto, di cui però solo 65mila di diritto. Ora, il numero degli insegnanti resterà più o meno lo stesso, ma sarà ridotta la precarietà e assicurata così una maggiore continuità, fondamentale per gli studenti con disabilità”.
Le ragioni del ricorso nazionale, che si sta preparando in questi giorni, sono quindi legittime, perché il numero degli insegnanti continua ad essere insufficiente. “La questione però è un’altra – spiega Nocera – L’obiettivo non dovrebbe essere quello di aumentare gli insegnanti di sostegno, ma di formare quelli curricolari, oggi assolutamente impreparati a lavorare con la disabilità. In altre parole, nella scuola italiana attuale, quando un ragazzo disabile resta senza insegnante di sostegno è praticamente abbandonato a se stesso. Ma così non sarebbe, se i docenti curriculari ricevessero l’adeguata formazione, come da anni chiediamo al ministero”. La richiesta non dovrebbe essere quindi tanto quella di aumentare il numero degli insegnanti di sostegno, ma piuttosto quella di una maggiore integrazione degli studenti disabili all’interno della classe: il che sarebbe possibile , ribadisce Nocera, “se gi insegnanti fossero tutti formati a questo scopo e se il numero degli alunni per classe diminuisse”.
Il fatto poi che molti studenti con disabilità, nelle ore in cui non hanno il sostegno, tornino a casa, “è semplicemente vergognoso. Per di più, viola la legge 104, che vieta l’esclusione dalla frequenza scolastica a causa della disabilità”. Le previsioni per l’anno che sta per iniziare non sono comunque rosee: “Le famiglie si vedranno assegnate le stesse ore di sostegno dello scorso, non credo di meno. Ma, come sempre, in assenza dell’insegnante di sostegno i ragazzi saranno abbandonati a loro stessi”.
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Sostegno, ecco chi resta a casa
Il piano di assunzioni toglierà spazio a circa 3600 prof
L’incremento delle immissioni in ruolo per i docenti di sostegno rischia di lasciare a casa i docenti precari che lavorano ogni anno sui posti in deroga. Si tratta mediamente di 3600 docenti (l’anno scorso i posti in deroga sono stati 3.665) che rischiano di non lavorare più, quando andranno a regime le nuove norme previste nel decreto legge sulla scuola (104/2013).
Il provvedimento, infatti, per consentire la disposizione di circa 26mila immissioni in ruolo sul sostegno, prevede l’aumento delle disponibilità nell’organico di diritto. E ciò fagociterà i posti in deroga che annualmente vengono autorizzati sull’organico di fatto. Dunque, se le nuove assunzioni sul sostegno sono certamente un bene per tanti, lavoratori e studenti, non lo sono per tutti. Ecco come funziona il meccanismo. Ogni anno il ministero dell’istruzione calcola il numero complessivo delle cattedre e dei posti da autorizzare per l’anno successivo. E lo fa secondo le previsioni che scaturiscono dai dati sulle iscrizioni degli alunni fino a una certa data. L’organico previsionale che viene fuori, noto agli addetti ai lavori come organico di diritto, di solito non riesce a coprire tutte le necessità. In modo particolare per quanto riguarda il fabbisogno di docenti di sostegno. E siccome il diritto all’istruzione e all’integrazione degli alunni portatori di handicap è tutelato dalla legge, se un alunno disabile rimane senza insegnante di sostegno, e i genitori vanno davanti al giudice, la soccombenza in giudizio per il ministero è pressoché scontata.
Le disponibilità che spuntano a settembre
L’amministrazione, quindi, per fare fronte alle necessità che comunque vengono fuori di anno in anno, autorizza a settembre la costituzione di altri posti di sostegno in aggiunta rispetto ai numeri dell’organico di diritto (posti in deroga). L’anno scorso questi posti sono stati 3665. Di solito queste disponibilità, proprio perché vengono fuori all’ultimo momento, sono assegnate ai docenti che non sono riusciti ad ottenere l’incarico nella prima tornata di nomine. Si tratta di precari che non si trovano i vertici delle graduatorie a esaurimento (con meno anzianità di servizio, ma non per questo meno titolati). E quindi, in prima battuta, non riescono ad ottenere la supplenza. Salvo rifarsi nella seconda tornata di nomine, quando vengono fuori le nuove disponibilità per i posti in deroga.
Paradossalmente, dunque, l’aumento delle disponibilità in organico di diritto, che costituisce il presupposto necessario per consentire l’incremento delle immissioni in ruolo, per questi docenti rischia di diventare una vera e propria iattura. Le assunzioni a tempo indeterminato, infatti, vengono disposte al 50% traendo gli aventi titolo dalle graduatorie dei concorsi ordinari. E il restante 50% dalle graduatorie a esaurimento. Così facendo, i docenti che saranno individuati tramite lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi andranno a coprire proprio quelle disponibilità che fino a quest’anno erano state utilizzate per i posti in deroga. E i precari storici, che non si trovano in pole position nelle graduatorie a esaurimento, potrebbero rimanere senza lavoro. In buona sostanza, dunque, l’ampliamento dell’organico di diritto non determinerà un forte aumento dei posti veri e propri.
I costi solo per la ricostruzione di carriera
Ma spesso solo una diversa qualificazione degli stessi. E l’aumento dei posti in organico di diritto precluderà il consueto incremento dei posti in organico di fatto. Che non sarà più necessario. Tant’è vero che il governo, nella relazione tecnica al decreto, ha spiegato che i costi delle nuove immissioni saranno pari al mero costo delle ricostruzioni di carriera: circa 4mila euro per ogni immissione in ruolo. Perché il costo degli stipendi sarà più o meno lo stesso.
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Supplenze su posti di sostegno: ulteriori chiarimenti
Dopo la nota del 18 settembre scorso, il Miur fornisce ulteriori interpretazioni sulla corretta gestione delle domande di messa a disposizione Con la nota prot. n. 9416 del 18 settembre 2013, il Miur, facendo salve le supplenze già conferite, aveva invitato i Dirigenti scolastici a dare priorità nelle nomine ai docenti in possesso del titolo di specializzazione (ma non inclusi nelle graduatorie di circolo o di istituto di alcuna provincia) rispetto ai docenti che ne siano privi.
A chiarimento di questa nota, il Ministero ha diramato la nota prot. n. 9594 del 20 settembre 2013, con la quale ha risposto a numerosi quesiti riguardanti la corretta interpretazione della suddetta disposizione e la trasparenza e uniformità dei relativi criteri di applicazione.
A tal fine, viene precisato che l’utilizzo di personale specializzato non presente nelle graduatorie di istituto di alcuna provincia deve comunque avvenire dopo lo scorrimento delle graduatorie di istituto dei docenti specializzati sul sostegno dell’intera provincia, compresi coloro che hanno dichiarato il titolo di specializzazione entro il 10 settembre 2013.
Inoltre, le domande di messa a disposizione (rese in autocertificazione ai sensi del DPR 445/00 )devono essere presentate per una sola provincia (e nell’istanza deve essere espressamente dichiarato) e, qualora pervengano più istanze, i dirigenti scolastici daranno precedenza ai docenti abilitati, secondo il punteggio previsto nelle tabella di valutazione della seconda fascia di istituto, rispetto ai docenti non abilitati, valutati in base alla tabella della terza fascia delle graduatorie di istituto.
Le istanze devono, inoltre, contenere tutte le dichiarazioni necessarie per consentire la verifica puntuale dei suddetti requisiti da parte dei dirigenti scolastici, compresi gli estremi del conseguimento del titolo di specializzazione. Se le domande fossero già state presentate, si consiglia agli interessati di provvedere ad integrarle con le informazioni richieste.
La nota conclude che “Fatte salve le supplenze già conferite, in attesa della pubblicazione degli elenchi secondo le suddette regole per le messe a disposizione, le nomine su posti di sostegno continuano ad essere conferite ai sensi della C.M.30 agosto 2013 e sono definitive”.
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PAS, arrivano le FAQ chiarificatrici: valido il sostegno senza specializzazione
Il Miur pubblica 11 risposte. Sul sostegno: valgono i periodi senza titolo, ma su classe di concorso richiesta. No alle supplenze di religione, via libera per quelle all’estero e al congedo per dottorato di ricerca o maternità. Ok ai servizi svolti col salva-precari e nei licei musicali. Con vincoli quelli con contratti atipici, in istituti paritari e Cfp. Confermata la validità del 2012/13. Se si dimostra la volontà dell´aspirante, domande regolarizzabili. Rimane il rebus sui costi. Come avevamo preannunciato da giorni, il ministero dell’Istruzione ha provveduto alla pubblicazione di alcune FAQ relative ai PAS, i Percorsi Abilitanti Speciali a cui parteciperanno oltre 66mila candidati, con almeno tre anni di servizio di supplenza.
Quelli ‘postati’ dall’amministrazione, nella serata del 15 ottobre, sono in tutto di 11 punti. Che toccano svariati ambiti. Si parte con il servizio prestato dai docenti incaricati di religione, che il Miur conferma di non essere “valutabile ai fini della partecipazione al P.A.S., poiché non riconducibile ad alcuna classe di concorso o tipologia di posto”. Mentre è invece “valido il servizio di insegnamento prestato presso le istituzioni scolastiche italiane all´estero”. Come pure le supplenze sul “su posto di sostegno, anche senza il possesso del titolo di specializzazione, purché” riconducibili “alla classe di concorso o alla tipologia di posto richiesta”: in questo caso, però, il Miur specifica che serve anche “il possesso di almeno 180 giorni di servizio nella classe di concorso o tipologia di posto richiesta”. Nella quarta FAQ, l’amministrazione ricorda che “è valido il servizio giuridico in costanza di contratto”. Ciò significa che “il periodo di congedo per dottorato di ricerca e maternità o congedo parentale è utile ai fini della valutazione del servizio necessario per l´accesso ai PAS, purché se ne sia usufruito in costanza di contratto”.
È anche “valutabile il servizio giuridico del cosiddetto ‘Salva-precari’, compreso quindi quello su progetti regionali ai sensi del DL 134/09 come convertito dalla Legge 167/09 e ai sensi DD.MM. n. 82 e n.100 del 2009, n.68 e 80 del 2010 e DM 92 del 2011. Il servizio è riconosciuto per l´intera durata del progetto”: per costoro, tuttavia, al pari degli altri, rimane indispensabile l’aver assolto “almeno un anno di servizio nella classe di concorso o tipologia di posto richiesta”. Via libera anche “al servizio prestato nei licei musicali è valutabile ai fini della maturazione del requisito dei tre anni di servizio previsto dal DDG 58/13”. Ma il “servizio deve essere obbligatoriamente riferito alla specifica classe di concorso (A031, A032 o A077) dalle cui graduatorie si è stati nominati. In caso di nomina sulla base delle convenzioni con i Conservatori di Musica previste il candidato può scegliere di imputare il servizio in una delle seguenti classi di concorso: A031, A032 o A077. La scelta – sottolinea il Miur – deve essere coerente con il titolo di studio di accesso previsto per le suddette classi di concorso”.
E disco verde anche per “i servizi prestati con contratti atipici, non da lavoro dipendente, ove stipulati nelle scuole non statali per insegnamenti curricolari rispetto all´ordinamento delle scuole stesse e svolti secondo le medesime modalità continuative delle corrispondenti attività di insegnamento delle scuole statali”: anche in questo caso, il vincolo è che siano stati “debitamente certificati con la data di inizio e termine del servizio stesso”. In tal caso, verranno “valutati per l´intero periodo, secondo i medesimi criteri previsti per i contratti di lavoro dipendente”. Viale Trastevere conferma, inoltre, la validità del “servizio svolto nelle scuole paritarie, purché sia stato prestato per 180 giorni e sia riconducibile a classe di concorso e alle ore curricolari”. E anche i servizi svolti nei centri di formazione professionale, limitatamente ai corsi accreditati dalle Regioni per garantire l´assolvimento dell´obbligo di istruzione” (come era espressamente indicato nel bando) vanno considerati utili. Sempre che “il servizio sia stato svolto per l´intera durata del progetto formativo e sia riconducibile a classi di concorso in base alle tabelle di corrispondenza dell´Intesa relativa alle linee guida per la realizzazione di organici raccordi tra i percorsi di istruzione degli istituti professionali statali e i percorsi di istruzione e formazione professionale regionali (Intesa del 16/12/2010)”. Confermata poi la validità, “nelle more dell´adozione del nuovo decreto di modifica al D.M. 249/2010”, del “servizio svolto nell´anno scolastico 2012/13”. Il Miur ha tenuto, infine, a precisare che “sono regolarizzabili le istanze prive di alcune informazioni se sia interpretabile in maniera chiara e univoca la volontà dell´aspirante”. Ponendo anche come esempio l’indicazione dei tre anni di servizio, ma con “mancata indicazione del titolo di studio o degli esami sostenuti/crediti richiesti”: in questo caso, l’amministrazione darà facoltà di porre rimedio. Rimangono da risolvere ancora alcuno problemi: da quelli legati alla riluttanza di alcuni atenei ad avviare i corsi all’organizzazione dei PAS per raggruppamenti ridotti, tanto per fare qualche esempio. Rimane sempre da chiarire, infine, l’entità dei costi che i corsisiti dovranno affrontare: possibili discrepanze tra le diverse università.
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Corsi di specializzazione sostegno, tempi lunghi: finiranno ad aprile 2015!
La tempistica è nelle FAQ pubblicate in questi giorni dagli atenei organizzatori dell’attività formativa. In tal modo, gli specializzati potranno chiedere di essere inseriti in fondo alle graduatorie d’istituto per le supplenze del 2015/16. E per la collocazione in coda alle GaE dovranno attendere la primavera del 2017. Intanto il Miur continua a non pronunciarsi sulla validità del diploma magistrale conseguito prima dell’a.s. 2001/02.
I corsi per acquisire la specializzazione sul sostegno prenderanno il via nella prossima primavera e termineranno solo un anno dopo: nel 2015 inoltrato. La tempistica, piuttosto lunga, si evince scorrendo le FAQ pubblicate in questi giorni dalle varie università organizzatrici dei corsi specializzanti nell’insegnamento ai ragazzi disabili o con problemi di apprendimento.
Alcuni atenei hanno fatto sapere che l’avvio dei corsi dovrebbe coincidere con il prossimo mese di marzo. Ma ci sono organizzazioni accademiche che prospettano tempi particolarmente “lunghi”. Come l’Università di Firenze, che in una delle FAQ pubblicate dall’ateneo toscano, la numero 10 comunica che “i corsi inizieranno nel mese di maggio e fino al 7 giugno avranno luogo i venerdì e sabato pomeriggio; dal 9 giugno al 1 agosto si svolgeranno dal lunedì al venerdì sia la mattina che il pomeriggio; dal 4 al 29 agosto dal lunedì al venerdì solo la mattina; dal 1 al 9 settembre dal lunedì al sabato sia la mattina che il pomeriggio”. Sempre l’Università di Firenze “prevede di ultimare tutte le ore di docenza, di laboratorio e di TIC a settembre, mentre le ore di tirocinio diretto e indiretto termineranno nei mesi successivi. Si ipotizza la conclusione del Corso con discussione della prova finale entro aprile 2015”.
Pertanto, coloro che al termine del corso acquisiranno la specializzazione potranno chiedere di essere inseriti in coda alle graduatorie d’istituto, liste speciali per il sostegno, solo a partire dall’anno scolastico 2015/16. Per la collocazione, invece, sempre in fondo, alle graduatorie ad esaurimento dovranno aspettare la primavera del 2017.
Vale la pena ricordare che l’accesso ai corsi è subordinato al superamento di una serie di prove selettive di accesso (scadenze e modalità cambiano da ateneo ad ateneo): le prove di accesso consistono in un test preliminare, una prova scritta ed una prova orale. Oltre ad una valutazione di titoli professionali ed accademici
Intanto, il ministero dell’Istruzione continua a mantenere l’incertezza sulla validità di accesso ai corsi per chi ha conseguito il diploma magistrale prima dell’a.s. 2001/02. L’università di Modena e Reggio Emilia ammette che “nel caso in cui il Miur consentisse questa possibilità i candidati devono autocertificare il conseguimento del Diploma Magistrale nel Modello A”.
E’ evidente, quindi, che si attende ancora la risposta del Miur. Nel frattempo l’Anief ha messo le mani avanti. Sostenendo che “risulta davvero paradossale – scrive il sindacato autonomo – che al Ministero dell’Istruzione non siano bastati due mesi di tempo per poter dirimere le incertezze sulla valenza abilitante del diploma magistrale conseguito prima dell’a.s. 2001/2002”. Pertanto, il sindacato invita il personale in possesso del suddetto titolo a presentare regolare domanda di partecipazione ai corsi di sostegno agli alunni con disabilità, in procinto di essere attivati sulla base del D.M. 706/13 con cui il Miur ha autorizzato le Università incaricate ad organizzare nell’anno accademico 2013/2014 i percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione. Inoltre l’Anief ribadisce, che nel caso Viale Trastevere dovessenegare la validità del titolo, avvierà ricorso presso gli organi competenti.
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Specializzazione sostegno: ancora incertezze sul Diploma magistrale
Le segreterie universitarie non sanno come gestire le domande e chiedono al Miur di rispondere in tempi brevi. Intanto prosegue la pubblicazione da parte degli Atenei di informazioni aggiuntive circa i calendari delle attività formative
Nei giorni scorsi l’Università della Calabria ha comunicato che i controlli sulla validità delle autocertificazioni rese, e in particolare relativamente alla validità abilitante del Diploma magistrale o Diploma di Liceo Socio-Psico-Pedagogico conseguiti entro l’a.s. 2001/2002, saranno demandati ai competenti uffici MIUR.
Questo perché continua il clima di incertezza relativo alla possibilità, per i candidati in possesso dei suddetti diplomi, di partecipare alla selezione, tanto che diverse Università, tra le quali quella di Firenze, hanno sollecitato il Miur ad esprimersi in tempi brevi. Finora, però, dal Ministero non è ancora arrivata nessuna risposta e questo sta causando non pochi disagi alle segreterie universitarie che non sanno come gestire le domande presentate anche dai diplomati magistrali. La questione, quindi, è ancora aperta.
Ma passiamo alle altre novità.
L’Università di Padova ha pubblicato il calendario delle attività formative:
a) Durata del Corso: 60 CFU da realizzarsi in non meno di 8 mesi e con conclusione prevista entro maggio/giugno 2015.
b) Offerta Formativa: è strutturata in moduli didattici composti da unità di Insegnamento, di Laboratorio, di Tirocinio (diretto, indiretto e TIC). In particolare:
1. Ciascuna attività di insegnamento (7,5 ore d’aula per CFU) verrà erogata in lezioni comuni e diversificate secondo aggregazioni per ordine e grado scolastico. Le unità di Laboratorio (20 ore d’aula per CFU) saranno erogate in modo diversificato per grado di scuola, in riferimento al numero degli iscritti. Le attività di Tirocinio (25 ore per CFU) potranno essere erogate in modi e forme differenti.
2. L’inizio delle attività didattiche è previsto per fine Marzo/Aprile 2014. Eventuali variazioni saranno tempestivamente comunicate agli iscritti.
3. Le attività dei moduli didattici verranno di norma erogate settimanalmente in due pomeriggi da definirsi e nella giornata del sabato (mattina e pomeriggio). Sono previste settimane intensive di attività didattica nei periodi non impegnati nelle lezioni scolastiche.
4. All’impegno didattico previsto nella sede di Padova si aggiunge l’impegno orario previsto per le attività connesse al Tirocinio presso le istituzioni scolastiche.
5. Alla fine di ciascun modulo didattico si dovranno sostenere esami di profitto relativi agli insegnamenti impartiti nel modulo.
Anche l’Università Milano Bicocca ha pubblicato il calendario dei corsi: il corso inizierà una volta espletate tutte le procedure di selezione, entro Marzo 2014. La frequenza è obbligatoria. Le assenze sono accettate, nella percentuale del 10%, esclusivamente per le lezioni degli insegnamenti disciplinari. Per il tirocinio e i laboratori vige l’OBBLIGO INTEGRALE di frequenza delle attività previste. Il calendario con indicazione delle attività didattiche e delle sedi verrà pubblicato entro Febbraio 2014. Le lezioni si terranno il Martedì e il Giovedì pomeriggio presso il campus dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca I laboratori e il tirocinio indiretto si terranno l’intera giornata del Sabato presso la sede Villa di Breme Forno – via Martinelli, 23 ingresso da via Diaz – Cinisello Balsamo (Mi).
La Luspio di Roma ha comunicato gli indirizzi delle sedi presso le quali si svolgerà la prova del test preliminare. I candidati dovranno trovarsi presso le sedi alle ore 14.00, muniti di un documento di identità in corso di validità e della ricevuta di pagamento per coloro che hanno regolarizzato il versamento con ritardo. Dovranno inoltre produrre certificazione di eventuali stati di particolari necessità (legge 104, certificati medici, altro).
L’Università Roma Tre ha, invece, pubblicato la guida su come presentare domanda di ammissione ai SOS e stampare il bollettino.
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Scuola, spending review: “Tagli a docenti di sostegno”. Ma il Miur dice il contrario
Il piano di del commissario Cottarelli per tagliare la spesa prevede anche una riduzione dell’organico tra i docenti da affiancare agli alunni diversamente abili. Il decreto del governo della scorsa estate però, prevedeva esattamente il contrario
di Redazione Il Fatto Quotidiano
E’ uno temi fondamentali del mondo della scuola. Eppure sugli insegnanti di sostegno, il governo sembra non riuscire ad avere una politica coerente. Sono passati appena tre mesi dall’approvazione dell’ultimo decreto legge: un testo annunciato in pompa magna e che riserva grande attenzione ai docenti di sostegno, a cui spettano ben 26mila delle 69mila assunzioni programmate nel prossimo triennio. Adesso però – proprio mentre in tante città d’Italia prendono il via i test per i corsi di abilitazione (altra novità annunciata dal Miur quest’estate - si torna a parlare di tagli. Lo scorso 12 novembre Carlo Cottarelli – l’esperto del Fmi chiamato dal premier Letta per elaborare un piano di riduzione della spesa pubblica - ha inserito il sostegno tra i temi che riguardano il Ministero dell’Istruzione. Il piano è ancora in fase embrionale: per il momento si tratta solo di una serie di punti (tra gli altri, anche dimensionamento delle scuole e edilizia scolastica, inidonei, finanziamento dell’università e ricerca), da sviluppare nei prossimi mesi. Ma date le premesse e l’intenzione del Miur di sanare le carenze in organico, è difficile capire come il sostegno possa rientrare in un piano di spending review.
A viale Trastevere – dove sono arrivate numerose richieste di chiarimenti da parte di insegnanti e genitori – sono rimasti davvero perplessi quando hanno letto il documento. “Nessuno ci ha chiamato, non è certo una nostra idea. Per noi resta valido quanto detto negli scorsi mesi e stabilito nell’ultimo decreto legge sulla scuola: ovvero esattamente l’opposto”, fa sapere il Ministero. Per il Miur non è preventivabile alcun taglio al personale di sostegno, che anzi dovrebbe aumentare nei prossimi anni.
Secondo le ultime stime, in Italia i docenti di supporto sono poco più di 100mila. E pesano sulle casse dello Stato per circa quattro miliardi di euro l’anno. Una spesa comunque necessaria, visto che una sentenza della Corte Costituzionale del 2010 vieta ogni tipo di deroga all’assegnazione di personale qualificato nei casi di alunni con gravi disabilità. “Forse al Ministero dell’Economia se lo sono dimenticato…”, fanno notare da viale Trastevere. Tenendo però a precisare: “Noi, comunque, siamo apertissimi al dialogo, remiamo tutti dalla stessa parte: ridurre gli sprechi e razionalizzare le spese è un obiettivo comune”. A tal fine già ad ottobre il ministro Carrozza ha istituito un comitato interno per la spending review, che avrà mandato annuale e sarà coordinato da Daniele Checchi, professore ordinario di Economia politica presso l’Università degli Studi di Milano. “Vogliamo farci trovare pronti: quando verrà il momento proporremo noi dei settori dove è possibile razionalizzare le risorse, così da evitare tagli insensati”.
Intanto, però, resta il testo del piano Cottarelli, che almeno in uno dei suoi punti (il 6.1 comma b) spaventa la scuola italiana e apre diversi interrogativi. Che si tratti solo di un suggerimento sbagliato, di una svista o piuttosto di un’effettiva inversione di marcia da parte del governo lo si capirà nei prossimi mesi. A breve dovrebbe cominciare la fase di ricognizione tecnica dei gruppi di lavoro, con l’obiettivo di emanare i primi provvedimenti legislativi tra maggio e luglio 2014. “Per quel che riguarda gli insegnanti di sostegno – conclude il Miur – noi crediamo e speriamo che alla fine non ci sarà nessun taglio. Altrimenti il Ministero dell’Economia si assumerà la responsabilità di smentire l’ultimo decreto”. E delle conseguenze che ciò potrebbe avere sul mondo della scuola.
Edscuola
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I corsi di riconversione sul sostegno sono attività di formazione obbligatoria
Il Ministero chiarisce che la loro concessione non influisce sul contingente del 3% fissato per la fruizione dei permessi per il diritto allo studio
I permessi necessari per frequentare i corsi di riconversione sul sostegno da parte del personale docente in esubero, compresi docenti titolari delle classi, C555, C999, A075 e A076), non rientrano nel computo del 3% della quota di cui all’art. 3 del DPR 395/88.
Si tratta infatti di attività di formazione obbligatoria l’Amministrazione a cui è tenuta per legge.
Come precisato con la nota prot. n. 13391 dell’11 dicembre 2013, la loro concessione non influisce sul contingente del 3% fissato per la fruizione dei permessi per il diritto allo studio. La Flc Cgil ricorda dunque che tutti i contratti regionali sulle modalità di utilizzo di questi permessi ne dovranno tenere conto, rendendo disponibile il monte ore per altre attività formative.
Tecnica della scuola
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Scuola, polemica su 27mila insegnanti di sostegno. I 5S: Mef li blocca. La replica: “Falso, noi favorevoli”
Dopo lo scontro Saccomanni-Carrozza, l’accusa del Movimento ripresa dai sindacati della scuola: “Disconosciute le assunzioni”. Ma il ministero di Saccommani dice: tutto inventato
Altro scontro tra Saccomanni e Carrozza? Dopo quello sulla restituzione degli scatti stipendiali, vinto dal ministro dell’Istruzione, adesso si profila un’altra querelle: quella sull’assunzione di circa 27mila docenti di sostegno prevista dal decreto-scuola, di cui 4.447 per l’anno scolastico in corso. Ma dal ministero dell’Economia smentiscono qualsiasi intenzione di volere bloccare la stabilizzazione degli insegnanti di sostegno. “Il Mef - dicono da via XX settembre – non ha sollevato nessuna obiezione sull’assunzione dei docenti di sostegno. Ha anzi espresso un avviso favorevole alla richiesta del ministero dell’Istruzione pervenuta a fine dicembre. La Funzione Pubblica predisporrà lo schema del Decreto del Presidente della Repubblica necessario per il completamento dell’iter di assunzione che potrà essere sottoposto quanto prima al Consiglio dei Ministri”. Nelle prossime ore il ministro Saccomanni provvederà a firmare il decreto che verrà poi restituito al Miur.
A denunciare il presunto blocco era stato qualche giorno fa l’onorevole del M5S Luigi Gallo che attraverso un massaggio su Facebook accusava via XX settembre di non volere “firmare neanche la prima tranche di assunzioni di insegnanti di sostegno.
Il motivo – spiegava – è che la Ragioneria di stato e il ministero dell’Economia disconoscono i 26.684 docenti di sostegno di nuova costituzione previsti dal decreto”. Una denuncia raccolta oggi anche anche da Anief e Gilda. Il sindacato guidato da Marcello Pacifico parla di “bluff sui docenti di sostegno” puntando il dito contro il “Mef che si mette di traverso sulle l’assunzioni stabilite per legge”. “Sarebbe una vera beffa – continua il leader dell’Anief – perché il contingente era stato già dimezzato rispetto al reale fabbisogno. Evidentemente viene reputata troppo alta la spesa di 4 miliardi di euro l’anno per garantire la didattica ad oltre 220mila alunni, le cui Asl chiedono il docente specializzato”. “Ma che scuola è – si chiede pacifico - quella dove le logiche di risparmio prevalgono pure sui disabili, che così ogni anno continueranno a cambiare insegnante?”.
L’assunzione dei 27mila docenti di sostegno prevista dal decreto dello scorso settembre è in effetti una stabilizzazione, perché attualmente su oltre 110mila docenti specializzati che seguono i portatori di handicap soltanto 63mila sono a tempo indeterminato. La restante parte, circa 47mila insegnanti vengo reclutati ogni anno dalle liste dei precari. E vengono quindi pagati ugualmente. Non si tratta di assunzioni ex novo, insomma. Ma la stabilizzazione garantirebbe la continuità didattica a circa 100mila alunni disabili costretti ogni anno a cambiare “angelo custode”. Anche la Gilda degli insegnanti insorge contro lo stop di Saccomanni alla richiesta inviata da viale Trastevere, ancora disattesa. “Dopo gli scatti automatici le indennità al personale Ata e ai dirigenti scolastici - conclude Pacifico - anche le immissioni in ruolo dei docenti di sostegno rischiano di trasformarsi in una telenovela”.
La vicenda degli scatti - che 90mila lavoratori della scuola avrebbero dovuto restituire, dopo averli percepiti, con minirate da 150 euro al mese prelevate direttamente dallo stipendio - ha richiesto l’intervento del premier Enrico Letta che ha affrontato il difficile punto nel Consiglio dei ministri di due giorni fa. Sull’organico di sostegno invece starebbe lavorando - per “armonizzarlo” - anche il commissario Carlo Cottarelli, nominato da Letta per la revisione della spesa pubblica: la cosiddetta Spending review.
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