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Edilizia scolastica
Dopo quarant’anni varato un progetto per la nuova architettura. Si rompe il tradizionale rapporto tra cattedra e banchi. “Spazi aperti in modo da lasciare sempre una possibilità di variazione a seconda della attività desiderata” Per la prima volta dal 1975 si mette mano all’architettura interna delle scuole: nuove regole per costruire spazi d’apprendimento coerenti con le innovazioni determinate dalle tecnologie digitali e dalle evoluzioni della didattica. Ambienti capaci di rompere la vecchia modalità trasmissiva cattedra - banco e la centralità della lezione frontale. Cosi le scuole diventano “tessuto ambientale per l’apprendimento”, dall’atrio ai servizi igienici agli spogliatoi, alle pareti mobili. Una scuola pensata “in modo da lasciare sempre una possibilità di variazione dello spazio a seconda della attività desiderata”.
Stop alle vecchie aule. “Per molto tempo - si legge nelle Linee Guida varate su proposta del ministro Profumo dopo il parere della Conferenza Unificata – l’aula è stata il luogo unico dell’istruzione scolastica. Tutti gli spazi della scuola erano strumentali o accessori: i corridoi utilizzati solo per il transito degli studenti, o il laboratorio per poter usufruire di attrezzature speciali”. Oggi non può essere più cosi: la realizzazione degli edifici scolastici dovrà rispondere a parametri e criteri architettonici e dell’organizzazione dello spazio del tutto nuovi. Le scuole “non luoghi”. Stop alle scuole anestetizzanti, tutte uguali, abbastanza tristi, con colori spenti o casuali, stop alle scuole “non luoghi”. “Oggi - si legge nelle Linee Guida a cui dovranno attenersi, in tutto il Paese, i progetti per le scuole – emerge la necessità di vedere. La scuola diventa il risultato del sovrapporsi di diversi tessuti ambientali: quello delle informazioni, delle relazioni, degli spazi e dei componenti architettonici, dei materiali, che a volte interagiscono generando stati emergenti significativi”. Ed ecco quindi che spuntano atelier e laboratori, spazi connettivi che diventano relazionali e offrono diverse modalità di attività informali individuali, in piccoli gruppi. Il docente non ha più un posto fisso ma si muove tra i vari tavoli offrendo il supporto all’apprendimento che all’interno di ogni gruppo prende forma.
Progettazione integrata e nuove tecnologie. Alla base delle Linee Guida c’è una nuova progettazione integrata “di microambienti finalizzati ad attività diversificate per offrire funzionalità, confort e benessere” insieme ad un’attenzione per il risparmio energetico ed alle fonti rinnovabili. “Ambienti che potremmo definire, mutuando un’espressione dal mondo degli ambienti on line, “interoperabili”, in cui si pratica una didattica coinvolgente che non ha paura di “pareti trasparenti” che consentono la condivisione oltre l’aula”. Dallo spazio inteso come “lo “spazio del fare” – e di qui l’uso del termine “atelier” per la creazione di contesti di esperienza - allo spazio informale e di relax con risorse a disposizione (libri, video, ecc), aree per giochi di gruppo e piccoli lavori manuali.
Scuole civic center. L’eliminazione degli spazi di mero passaggio e l’adattabilità degli spazi cambia anche all’esterno: “offrendosi alla comunità locale e al territorio la scuola si configura come civic center in grado di fungere da motore del territorio in grado di valorizzare istanze sociali, formative e culturali”.
Eduscuola
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Sicurezza sismica nelle scuole? Verifiche in alto mare, prorogate al 2018
Scadeva nel 2013 l’obbligo di procedere alla verifica delle vulnerabilità sismiche nelle scuole italiane, come da ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003.
Quanti edifici sono stati verificati, secondo l’ANSA ancora troppo pochi ( Quanti sono gli edifici adeguati sismicamente? Solo l’8%, secondo dati di Cittadinanzattiva), così è stata prevista una nuova scadenza, il 30 agosto 2018 e un finanziamento statale.
Nel frattempo i vari comitati di sicurezza sparsi per tutta l’Italia, lanciano peridicamente l’allarme.
Ultimo, in ordine di nascita, è il Comitato Scuole Sicure Italia, una rete di genitori soprattutto, che chiede chiarezza sulla sicurezza degli edifici scolastici.
Si tratta di una organizzazione che nasce nel centro Italia e opera tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo, le aree maggiormente toccate dal terremoto.
Orizzontescuola
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Piano Edilizia scolastica in Lussemburgo
Delegazione di Palazzo Chigi e MIUR presenta presso la BEI strumenti di monitoraggio e mappatura degli interventi di Edilizia Scolastica
Il piano del Governo italiano per la riqualificazione dell’edilizia scolastica sbarca in Lussemburgo e viene presentato oggi presso la sede della Banca Europea per gli Investimenti. Un piano che si contraddistingue per due aspetti. Le risorse, prima di tutto: l’Esecutivo ha messo in campo sette miliardi e di questi ben 1,3 costituiscono il “Piano Bei”. In secondo luogo, per il monitoraggio che il Ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca e la Struttura di Missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la riqualificazione dell’edilizia scolastica hanno attuato – in un’ottica di trasparenza per gli Enti locali e i cittadini – ma anche approfondito con tutti i parametri europei.
Un modello che può fare scuola nei Paesi membri e che per questo Bei ha deciso di presentare, avendo preso atto del grande lavoro che si sta sviluppando grazie alle competenze e all’impegno del MIUR – che per l’edilizia scolastica ha creato un’apposita Direzione – e della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Un modello che ha già permesso di finanziare in tutta Italia dal 2014 oltre 10.000 interventi, di cui circa 5.000 risultano già conclusi. A questi si aggiungono le oltre 3.000 indagini diagnostiche sui solai. Coinvolte nel “Piano BEI” le operazioni #scuolenuove, #scuolesicure e il cosiddetto “Decreto Mutui”: da sole hanno permesso di attivare oltre 4.000 cantieri.
Il costante monitoraggio del MIUR, tramite i nuovi sistemi informativi online, permette l’erogazione delle risorse a stato di avanzamento dei lavori (SAL), garantendo l’effettiva efficacia e spesso una maggiore rapidità degli stessi interventi. Anche i ribassi d’asta sono recuperati e permettono lo scorrimento delle graduatorie.
La mappatura dei cantieri confluisce nel Webgis – piattaforma online a cui si accede tramite l’indirizzo www.cantieriscuole.it – che punta a mettere nero su bianco il lavoro del Governo sull’edilizia scolastica. Un’ opera collettiva, condivisa con Regioni e Ministeri e che coinvolge in cooperazione applicativa anche l’Anagrafe per l’Edilizia Scolastica.Il Piano Bei è un vero modello di collaborazione e sinergia, esempio di quella Europa che trae forza dall’unione di competenze diverse che puntano ad un traguardo comune.
“Dopo anni di mancate risposte strutturali sull’edilizia scolastica siamo particolarmente orgogliosi oggi di vedere raggiunto questo risultato: portiamo in Europa il nostro sistema di monitoraggio che in questi anni ci ha consentito di tenere costantemente sotto controllo lo stato di avviamento e conclusione dei cantieri. Per una maggiore efficienza e velocità degli interventi”, dichiara Vito De Filippo, sottosegretario all’Istruzione, con delega all’edilizia.
“Siamo orgogliosi di poter presentare il grande lavoro comune con il MIUR presso una delle sedi più prestigiose in Europa. La nostra è un’azione costante, direi quotidiana, che dal 2014 conduciamo con l’obiettivo di riqualificare e mettere in sicurezza gli oltre quarantaduemila edifici scolastici presenti nel Paese. La collaborazione con Bei e l’attenzione che l’Istituto riserva al nostro lavoro ci induce a fare ancora di più, ancora meglio” – dichiara Laura Galimberti, coordinatrice della Struttura di Missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la Riqualificazione dell’Edilizia Scolastica.
Edscuola
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Locri: sequestrate due scuole abusive
Si parla spesso di scuola chiuse per rischio crolli o per lavori di manutenzione complessi e urgenti.
Talora accade anche che le scuole vengano chiuse per le proibitive condizioni meteo.
Mancava però il caso di scuole chiuse perchè ospitate in edifici "totalmente abusivi": sta accadendo in queste ore a Locri, dove nella mattinata di venerdì 7 le forse dell'ordine si sono presentate di fronte all'entrata dell'Istituto statale d'Arte "Panetta" e dell'Istituto professionale della città calabrese per mettere i sigilli agli edifici.
Secondo le prime notizie delle agenzie di stampa e dei siti web locali, i due edifici sono stati posti sotto sequestro preventivo in quanto risulterebbero del tutto "abusivi".
L'operazione che ha portato alla chiusura delle due scuole è il risultato di una lunga e complessa indagine denominata Euro Scuola, iniziata già due anni fa.
Nell'ambito dell'operazione sono state arrestate finora non meno di una dozzina di persone e sono stati sottoposti a sequestro, per la successiva confisca, beni e immobili personali per un valore di diversi milioni di euro.
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Tecnica della scuola
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Edilizia scolastica, Fedeli: 13.000 interventi finanziati con mutui Bei
La Ministra Fedeli è intervenuta sul tema dell’edilizia scolastica in seguito ad una specifica interrogazione parlamentare.
La Fedeli ha ricordato, innanzitutto, che è stato firmato un decreto interministeriale di autorizzazione alla stipula dei mutui per il 2016, finalizzati all’avvio, nel corso della prossima estate, di ulteriori 200 interventi per un importo di 238 milioni di euro.
Gli interventi finanziati sino ad ora, ha proseguito la Ministra, sono oltre 13.000, tutti sotto monitoraggio del Miur.
L’investimento maggiore è il Piano dei mutui Bei che, nel 2015, ha permesso l’autorizzazione di 1.215 interventi, il cui costo è pari a 905 milioni. 721 interventi dei 1215 autorizzati sono conclusi, mentre gli altri sono in corso di esecuzione.
Nel mese di dicembre 2016, ha concluso la Ministra, sono stati autorizzati altri 300 interventi, finanziati con le somme residue del mutuo 2015.
Orizzontescuola
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Il Pnr conferma: entro metà 2018 il fascicolo elettronico di ciascun edificio scolastico
A novembre 2016 è stato approvato in conferenza unificata un Accordo per potenziare e migliorare i dati contenuti nell’anagrafe dell’edilizia scolastica. L’approvazione di nuovi report contenenti dati più dettagliati garantirà una conoscenza più approfondita sullo stato di ciascun edificio scolastico e permetterà di realizzare una maggiore integrazione con le altre Anagrafi presenti nel sistema informativo del Miur. Tutto ciò, è scritto nel Pnr, pubblicato dal governo, «consentirà di arrivare entro la prima metà del prossimo anno ad un vero e proprio fascicolo elettronico di ciascun edificio scolastico».
Gli interventi Miur
Tra altre priorità d’azione sempre sul fronte edilizia scolastica, si prosegue nell’opera di riqualificazione del patrimonio edilizio destinato all’istruzione sotto il profilo della sicurezza, dell’agibilità e della funzionalità, portando avanti il piano triennale nazionale.
Dal 2014 sono stati finanziati 13.304 interventi, di cui 10.485 risultano conclusi. La spesa sostenuta è pari a circa 1,8 miliardi e lo stanziamento complessivo di risorse di competenza del Miur è pari a circa 5,8 miliardi.
È stato, inoltre, riattivato l’Osservatorio nazionale per l’edilizia scolastica e realizzato un sistema informativo di monitoraggio che consente di conoscere lo stato di attuazione di ogni singolo intervento e che verrà collegato all’Anagrafe dell’edilizia scolastica, garantendo una programmazione efficace ed efficiente degli interventi in materia di edilizia scolastica.
Edscuola
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La tua scuola è antisismica? Controlla sulla lista del MIUR
l problema dell’edilizia scolastica in Italia è da sempre al centro dell’attenzione ma per la prima volta è possibile verificare lo stato dei singoli edifici che ospitano gli istituti.
A seguito dei dati pubblicati dal Ministero dell’Istruzione, il settimanale l’Espresso ha pubblicato un reportage ed un database che fotografano perfettamente la situazione.
Il database può essere consultato sul sito dell’Espresso ed è possibile selezionare l’Istituto Scolastico che ci interessa e verificare che sia antisismico o meno.
I dati del MIUR sottolineano non solo gli interventi necessari per la messa in sicurezza delle scuole ma confermano anche seri problemi strutturali: degli oltre 41.000 edifici scolastici statali, una indagine diffusa dal Censis stima che in 24.000 gli impianti (elettrici, idraulici, termici) non funzionano, sono insufficienti o non sono a norma. Sono 9.000 le strutture con gli intonaci a pezzi. In 7.200 edifici occorrerebbe rifare tetti e coperture. Sono 3.600 le sedi che necessitano di interventi sulle strutture portanti e 2.000 le scuole che espongono i loro 342.000 alunni e studenti al rischio amianto. Edifici malandati e vetusti: più del 15% è stato costruito prima del 1945, altrettanti datano tra il ’45 e il ’60, il 44% risale all’epoca 1961-1980, e solo un quarto degli stabili è stato costruito dopo il 1980. Anche la manutenzione ordinaria è una priorità: per il 36% degli edifici è prioritario avviare lavori di manutenzione straordinaria. Ma nella maggioranza dei casi (il 57%) l’esigenza è dare continuità agli interventi di manutenzione ordinaria.
Quasi tremila scuole si trovano in zone a elevato rischio di terremoti, ma non sono state nè progettate nè adeguate alle norme antisismiche. Norme antisismiche che in realtà sono tutt’altro che recenti ma che ancora faticano ad essere applicate, malgrado diversi eventi catastrofici abbiano avuto luogo negli ultimi anni (vedi ad esempio la tragedia della scuola di Amatrice o quella di San Giuliano di Puglia, in cui perse la vita una classe intera di studenti e una maestra).
Alcuni istituti risultano essere in coabitazione nella stessa struttura, come ad esempio scuole elementari, insieme a una materna e a un istituto professionale.
Il MIUR fa presente che: «I dati presenti in anagrafe sono inseriti dagli enti locali ai quali compete la gestione degli edifici», ovvero «i comuni per le scuole del primo ciclo e le province per le scuole del secondo ciclo». In alcune occasioni le informazioni sono mancanti, e questo significa che «l’ente locale competente, al momento dell’inserimento dei dati, non ha indicato nulla», dunque è a esso che vanno imputate eventuali mancanze o errori.
Controlla se la tua scuola è antisismica
Orizzontescuola
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Edilizia, alle scuole fondi per 2,6 miliardi
In vista della pausa estiva, il Governo assesta un’accelerazione sul fronte dell’edilizia scolastica. L’annuncio è arrivato ieri da parte della ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli: «Nei prossimi venti giorni mobiliteremo altri 2,6 miliardi per dieci azioni fra cui ci sono la nuova programmazione degli interventi 2018-2020 per 1,7 miliardi, le risorse per l’antisismica e per la costruzione di nuove scuole». Prosegue così il percorso di messa in sicurezza degli istituti di tutto il paese, sul quale ieri il Governo ha fatto un bilancio: in totale dal 2014 sono stati aperti 7.235 cantieri in tutta Italia.
La ministra Boschi: impegno concreto per la scuola
Il lavoro fatto in questi anni sui 42mila edifici scolastici italiani è stato sintetizzato dalla sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi che ha spiegato: «Il governo dei mille giorni ha scelto di investire in tre anni maggiori risorse che negli ultimi venti. Un impegno concreto, promosso e rilanciato con decisione anche dall’attuale esecutivo, di cui oggi possiamo cominciare a raccogliere i primi risultati concreti». Nel 2014 l’esecutivo ha avviato un’inversione di tendenza sugli stanziamenti per l’edilizia scolastica, superando quota un miliardo di euro, dopo che negli anni precedenti non si era mai andati oltre il mezzo miliardo.
Gli stanziamenti
Da quel momento sono stati messi in fila stanziamenti per 9,5 miliardi: 4,7 miliardi sono stati già assegnati agli enti locali. E, soprattutto, sono stati aperti oltre 7mila cantieri: di questi, 5.695 sono stati già chiusi e altri 780 saranno completati nel corso del 2017. In queste cifre sono comprese anche le scuole nuove: ne sono state finanziate 303 (209 già completate). «È un’azione che ha i suoi punti di forza nel dire basta agli interventi tampone e che punta a finanziare opere cantierabili, a prediligere ristrutturazioni complete o – in molti casi – nuove costruzioni. Non è più necessario guardare agli esempi stranieri: le belle scuole sono anche in Italia», dice Laura Galimberti, coordinatrice della Struttura di missione per la riqualificazione dell’Edilizia scolastica.
Le nuove risorse
Non ci sono solo gli stanziamenti passati, ma anche le nuove risorse in arrivo. Nelle prossime settimane, prima della pausa estiva, il ministero dell’Istruzione ha in preparazione una raffica di decreti che sbloccherà risorse per 2,6 miliardi. Soprattutto, sarà portata alla Conferenza Stato-Regioni con un decreto interministeriale la nuova programmazione unica nazionale per l’edilizia scolastica per il periodo 2018-2020: vale da sola 1,7 miliardi di euro. Altri 321 milioni saranno inseriti in un decreto per assegnare a Province e Città metropolitane risorse per l’antisismica e la messa in sicurezza. Andrà in pubblicazione a inizio agosto l’avviso relativo al Pon scuola da 350 milioni per la messa in sicurezza nel Mezzogiorno. Senza dimenticare le diagnosi di rischio nelle scuole in zona 1 e 2: saranno finanziate con 100 milioni.
Edscuola
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Via libera al decreto che distribuisce 26 milioni per l’edilizia scolastica
La ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha firmato ieri il decreto di riparto di 26,4 milioni di euro che le Regioni potranno utilizzare per l’adeguamento sismico degli edifici scolastici. Si tratta della prima delle prossime dieci azioni annunciate dalla ministra nel corso della conferenza stampa sull’edilizia scolastica tenutasi lo scorso 18 luglio a Palazzo Chigi. Azioni che saranno messe in campo fino alla metà di agosto.
La ripartizione
Lo stanziamento totale previsto dal decreto firmato oggi è di 26.404.232 euro che si sommano agli altri fondi che vengono stanziati annualmente per l’edilizia scolastica e, in particolare, per l’antisismica. La Campania è la regione alla quale vanno le risorse più consistenti pari a 4.517.764,10 euro. Seguono la Sicilia con 3.952.713,53 euro; il Lazio con 2.806.769,86 euro; la Calabria con 2.273.404,38 euro.
I criteri
Le risorse sono state ripartite secondo i criteri previsti dal Dpcm del 12 ottobre 2015. I fondi, gestiti in raccordo con la Protezione civile, potranno essere spesi per interventi di adeguamento strutturale e antisismico degli edifici scolastici di proprietà pubblica situati in zone sismiche e per la costruzione di nuovi edifici scolastici nel caso in cui la realizzazione ex novo sia preferibile alla messa in sicurezza di quelli già esistenti.
Tecnica della scuola
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Scuole non a norma, ora i presidi le chiudono: meglio interruzione pubblico servizio che il carcere
Purtroppo è risaputo che di scuole non a norma in Italia ve ne sono tante, soprattutto perché la metà degli istituti viaggia ormai per il mezzo secolo di vita.
A complicare le cose è il fatto che la nostra Penisola presenta diverse zone sismiche, che trasformano la mancata messa a norma in una spada di Damocle sulla testa di alunni, insegnanti e personale scolastico. Nemmeno l’ingente impegno del Governo Renzi, che ha speso alcuni miliardi di euro per la messa in sicurezza delle nostre scuole, è riuscito sinora a cambiare questo stato di cose.
Fin qui nulla di nuovo. Una novità però c’è: è quella che, nei casi in cui sia accertata la mancanza di sicurezza per chi vive l’edificio, i presidi sembrano diventati più inclini, rispetto al passato, a chiudere gli istituti.
È andata così ad Ostia, la località di mare più vicino alla capitale, dove circa cento alunni di una scuola primaria rimarranno a casa “sine die”.
La scuola, scrivono le agenzie di stampa, è la “via Mar dei Caraibi”, ad Ostia: la dirigente, Lucia Carletti, ha disposto con una Circolare “l’interruzione delle lezioni” delle classi IV e V, sezioni E ed F, “a partire dal giorno 22.09.2017 fino all’individuazione di soluzioni organizzative”.
Il provvedimento fa seguito al verbale dei vigili del fuoco che hanno chiuso l’ala sinistra del plesso: in pratica, è stato interdetto l’accesso alle aule del secondo piano, all’area sottostante i balconi nonché l’uso di una scala e di una parte dello spazio esterno.
La scuola non versa in condizioni ideali: qualche giorno fa ha dovuto affrontare alcuni problemi ai servizi igienici.
Di sicurezza degli edifici scolastici ed eccessivi rischi per i presidi si è parlato il 21 settembre a Montecitorio, presso le commissioni riunite Cultura e Lavoro, alla presenza di esperti sulla sicurezza scolastica e dell’ex giudice di Cassazione Raffaele Guariniello, in occasione di una audizione del sindacato Udir. Il quale sostiene di avere “aperto una breccia su una tematica impantanata da norme strozza-presidi e conservatorismi”: durante l’audizione si sono esaminate le richieste di modifica della normativa vigente, presentate dalla delegazione Udir a Montecitorio.
Tecnica della scuola
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Inagibile un plesso del Liceo Fermi di Cosenza, il problema arriva in Senato
A chiedere alla Senatrice Loredana De Petris di Sinistra Italiana un’interrogazione parlamentare per la chiusura del plesso del Liceo Scientifico Fermi di Cosenza è stata la Flc Cgil.
Il problema ha sollevato grosse polemiche su tutto il territorio della regione Calabria, in quanto una delle scuole più importanti della provincia cosentina si è vista chiudere a pochi giorni dall’inizio delle lezioni, per inagibilità già riscontrata nella primavera 2017, un plesso scolastico.
Ecco l’interrogazione presentata il 26 settembre in Senato da DE PETRIS, PETRAGLIA, BAROZZINO, BOCCHINO, CERVELLINI, DE CRISTOFARO, MINEO - Ai Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e delle infrastrutture e dei trasporti - Premesso che a quanto risulta agli interroganti: il liceo scientifico "E. Fermi " di Cosenza rappresenta una delle istituzioni scolastiche storiche della città, con circa 1.100 alunni, ubicato nel centro della città e costruito negli anni '60;
in oltre un cinquantennio non sono state mai avviate opere di ristrutturazione in termini di adeguamenti alle norme sismiche o di stabilità in generale, ma solo opere di restyling, che non hanno di fatto modificato l'insieme dello stabile;
è di questi giorni un diffuso allarme tra lavoratori, studenti e famiglie, che vivono direttamente l'istituzione scolastica, e nella cittadinanza tutta. Infatti, a seguito di due perizie, gli esperti incaricati dalla Provincia avrebbero dichiarato la non agibilità dei locali dell'istituto e la non tenuta statica conforme alle normative vigenti;
una tegola pesante abbattutasi sulla scuola, che potrebbe persino risultare fatale;
il primo sopralluogo a rilevare forti criticità risale a marzo 2017. Un secondo sopralluogo è stato effettuato nella seconda metà del mese di luglio e avrebbe confermato la precedente perizia;
nessun elemento di pericolo è mai emerso in questi anni, nonostante l'edificio fosse popolato da centinaia di studenti, fosse stato colpito da copiose nevicate e si trovi in un territorio che ha subito diversi eventi sismici, non tragici, ma importanti;
nessuna notizia è trapelata per mesi, preferendo mantenere un profilo sommesso di diffusione del problema, nonostante la continua presenza all'interno dell'edificio di moltissimi alunni ed operatori scolastici. Tutto ciò si è verificato, senza che la comunità scolastica venisse a conoscenza degli esisti delle perizie,
si chiede di sapere: se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intendano accertare le ragioni per cui, pur essendo l'edificio così gravemente inagibile, tanto da poter crollare da un momento all'altro, la Provincia non sia intervenuta immediatamente, già dopo il primo sopralluogo di marzo, intimando lo sgombero del plesso, ma abbia atteso l'8 settembre (a soli 4 giorni dall'inizio dell'anno scolastico) per emanare il decreto che inibisce l'utilizzo del plesso;
se non intendano verificare le ragioni per cui, pur essendo stati svolti importanti lavori di ristrutturazione dell'edificio solo pochissimi anni addietro con un ingente spesa, non siano stati, altresì, effettuati i controlli richiesti dalle norme nazionali in termini di tenuta degli edifici scolastici;
se non intendano intervenire, al fine di interrompere provvisoriamente i lavori di abbattimento dell'edificio, essendo la cittadinanza fortemente preoccupata dalla possibilità che tale area sia appetibile alle mire della speculazione edilizia, sacrificando un edificio agli interessi di costruttori locali, nonché al fine di svolgere una propria perizia in grado di stabilire se l'edificio possa essere ripristinato a norma con soli lavori di ristrutturazione.
Tecnica della scuola
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Scuole: senza manutenzione una su 4 Solo il 27% adeguato sismicamente
Nonostante la «vera svolta» dichiarata dal ministro Valeria Fedeli (nove miliardi, tra soldi già spesi e altri impegnati per il futuro), l’elenco delle magagne è ancora lunghissimo. Riassunto puntualmente, come ogni anno, da Cittadinanzattiva, associazione nazionale dei consumatori.
Quanto è sicura, accessibile, «sana» la scuola dei vostri figli? Nonostante la «vera svolta» dichiarata dal ministro Valeria Fedeli (nove miliardi, tra soldi già spesi e altri impegnati per il futuro), l’elenco delle magagne è ancora lunghissimo. Riassunto puntualmente, come ogni anno, da Cittadinanzattiva, associazione nazionale dei consumatori.
Il rapporto
Nel XV Rapporto sulla sicurezza delle scuole presentato oggi a Roma, si legge che più della metà degli edifici scolastici italiani si trova in una zona sismica (54%), ma solo sul 27% degli istituti è stata verificata la vulnerabilità sismica (obbligatoria dal 2013). Una scuola su quattro (23%) ha una manutenzione inadeguata e solo il 3% è in ottimo stato. Circa un quarto di aule, bagni, palestre e corridoi presenta distacchi di intonaco, mentre segni di fatiscenza, come muffe e infiltrazioni, si riscontrano nel 37% delle palestre, nel 30% delle aule, nel 28% dei corridoi, nel 24% dei bagni. Gli impianti elettrici sono completamente a norma in meno di un’aula su quattro. Ventotto scuole su cento sono senza palestra. Il cortile c’è nell’88% delle scuole monitorate, ma quasi in un caso su tre (30%) è usato come parcheggio da personale e famiglie; in un caso su quattro, invece, presenta ingombri o rifiuti (23%) o aree verdi degradate (24%). Metà dei bagni (47%) è privo di carta igienica; nel 64% manca il sapone e nel 77% qualsiasi tipo di asciugamano. Una scuola su cinque (19%) risulta priva di bagni per disabili. Assenti anche le porte anti panico.
Più vandalismo
Aumentano anche gli atti di vandalismo, per lo più a opera di soggetti esterni: a subirli è stato il 28% degli istituti. Una scuola su 5 (19%) ha invece registrato episodi di bullismo. D’altronde, dicono gli esperti, persiste la cattiva abitudine di lasciare i cancelli aperti (45%) durante l’orario scolastico. E per finire, nell’11% delle scuole non è stato trovato alcun cartello che segnalasse il divieto di fumo.
L’indagine
L’analisi di Cittadinanzattiva fa il punto su sicurezza, qualità e accessibilità delle scuole italiane raccogliendo informazioni su 75 edifici scolastici di 10 regioni e aggiungendo i dati ricavati, per la prima volta, tramite l’istanza di accesso civico inviata dalla onlus in 2.821 Comuni e Province, relativi a 4.401 edifici scolastici di 18 regioni. Un lavoro finalizzato ad ottenere un quadro più aggiornato rispetto alla sicurezza strutturale e sismica degli istituti scolastici e dare informazioni dettagliate sulle certificazioni e gli investimenti degli Enti locali.
Gli interventi
«Molto è stato fatto dal 2015 ad oggi sull’edilizia scolastica da parte del governo, ma non si può ancora parlare di un’inversione di tendenza», afferma Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva. D’altronde, dice l’indagine, l’87% dei dirigenti o dei responsabili del servizio di protezione e prevenzione ha chiesto interventi manutentivi all’ente proprietario, ma in un caso su cinque non sono stati effettuati. Oppure sono stati portati a termine con qualche ritardo (43%). Una scuola su quattro ha chiesto interventi strutturali, mai effettuati (74%) o effettuati con ritardo (21%).
Occorrono dieci anni
La conclusione della onlus? «Occorre proseguire per almeno un decennio in questo titanico impegno, offrendo certezze a Comuni e Province circa la continuità nell’erogazione dei fondi – , afferma Bizzarri -. Occorre lavorare molto sulle amministrazioni pubbliche, affinché rendano davvero accessibili e trasparenti dati di interesse pubblico come quello sulla sicurezza delle scuole; sui tanti (80%) che non hanno risposto, è necessario fare un lavoro culturale e di formazione perché considerino i cittadini una risorsa e non un intralcio.
Edscuola
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Scuole che perdono pezzi, Anp: mancano fondi e prevenzione. Fedeli: il Governo ha fatto tanto
Il cedimento di una parte del solaio del liceo Virgilio, nel centro di Roma, ha creato diverse reazioni. Per Anp mancano fondi e prevenzione. Replica la ministra Valeria Fedeli: l’impegno sul fronte dell’edilizia è costante.
Ogni volta che c’è un cedimento, anche lieve, in una struttura scolastica si torna a parlare di mancanza di sicurezza dei nostri istituti.
Stavolta, il cedimento ha riguardato una parte del solaio del liceo Virgilio, nel centro di Roma. Immediata è stata reazione dei presidi.
ANP: UNA SCUOLA SU TRE NECESSITA DI INTERVENTI
Secondo Mario Rusconi, presidente Anp del Lazio, “gli edifici scolastici italiani necessitano sia di interventi di manutenzione ordinaria, che di manutenzione straordinaria. Ad esempio nel Lazio una scuola su tre ha bisogno di interventi strutturali, e quindi di manutenzione straordinaria costosa e protratta nel tempo”.
Rusconi non ha dubbi: siccome molti edifici, come il liceo Virgilio romano, sono datati, “la stragrande maggioranza delle scuole ha poi bisogno di manutenzione ordinaria, meno costosa della precedente, ma particolarmente impegnativa perché prevede controlli sistematici, a cadenza settimanali, ad esempio su infissi, porte, bagni, infiltrazioni d’acqua e intonaci”.
“Purtroppo tutto questo è lasciato abbandonato all’episodicità e, soltanto dopo fatti importanti come quelli del Liceo Virgilio di quest’oggi si pensa ad intervenire. Manca la prevenzione”.
RUSCONI (ANP): FONDI RIDOTTI RISPETTO ALLE ESIGENZE
Il rappresentante Anp non le manda a dire: “ciò che maggiormente mi scandalizza è il fatto che la politica parli sempre di scuola e di sicurezza degli edifici ma al redde rationem nelle varie leggi di stabilità, che si susseguono negli anni, i fondi per gli interventi di manutenzione vengano sempre ridotti rispetto alle necessità. Faccio quindi un appello a tutti i partiti politici che in campagna elettorale oltre ai temi o alle leggi che colpiscono maggiormente l’opinione pubblica, abbiano il coraggio di affrontare argomenti altrettanto importanti come quello della sicurezza degli edifici scolastici”.
Rusconi ricorda che “l’Anp insieme al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ed in particolare con il suo presidente Ing. Sessa, ha avviato per il momento a Roma, un progetto sperimentale particolarmente significativo, che coinvolge gli studenti degli istituti tecnici per geometri e dei licei scientifici, nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro”.
MIUR: PRESTO UN FONDO PER I SOLAI DELLE SCUOLE
Anche il Miur ritiene che vi sia necessità di fondi ad hoc. Tanto è vero che la ministra Valeria Fedeli, nella stessa giornata fa sapere che “il Ministero sta lavorando alla creazione di un Fondo per gli interventi di emergenza sui solai delle scuole”.
“Il Fondo – spiega Fedeli – consentirà di intervenire nei casi di emergenze connesse alla manutenzione dei solai, come quello del Virgilio. Abbiamo già risorse interne che metteremo subito a disposizione e poi lavoreremo per rendere questo intervento strutturale. Portando avanti quell’impegno serio e importante che il governo sta dimostrando sul tema dell’edilizia scolastica, che riguarda il benessere e la sicurezza delle nostre studentesse e dei nostri studenti”.
“Come Ministero – ricorda Fedeli – abbiamo finanziato, con 40 milioni, oltre 7.000 ispezioni sui solai, oltre 6.000 sono state già realizzate. Quest’estate abbiamo sbloccato altri 7 milioni di euro per le ispezioni, per un ulteriore scorrimento delle graduatorie degli interventi richiesti. L’impegno sul fronte dell’edilizia è costante. E va evidenziato come in questi anni ci sia stata una vera e propria svolta, con 9 miliardi stanziati e una governance per la gestione e la spesa dei fondi completamente rivista, con l’attivazione, dopo venti anni di attesa, dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica e dell’Anagrafe con i dati relativi a tutte le scuole”.
LA MINISTRA FEDELI: GLI ENTI LOCALI NON SI SOTTRAGGANO
Poi, però, tiene a dire Fedeli, anche i Comuni e le Province, che gestiscono direttamente le scuole, devono prendersi le loro responsabilità: “L’impegno del governo è importante e costante. Occorre che tutti facciano la propria parte. Anche gli enti locali, che, come proprietari degli immobili, sono centrali nell’individuazione delle priorità e nel finanziamento ulteriore degli interventi”.
Con riferimento al caso del liceo Virgilio di Roma, secondo quanto risulta dai dati dell’Anagrafe ministeriale dell’edilizia scolastica, sempre il Miur fa sapere che “la Città metropolitana di Roma non ha fatto richieste al Miur per il finanziamento di interventi strutturali di manutenzione in questa scuola. Il Virgilio risulta invece destinatario di 42.000 euro per l’adeguamento alla normativa antincendio, finanziati attraverso lo sblocco del patto di stabilità”.
“La Città Metropolitana ha fatto poi domanda per le indagini diagnostiche sui solai, ricevendo 277.000 euro per 32 interventi già finanziati, ma il Virgilio non è indicato come prioritario fra quelle richieste. La Città metropolitana di Roma ha infatti candidato 57 scuole e il Virgilio è la cinquantaduesima in graduatoria”, concludono dal ministero dell’Istruzione.
Tecnica della scuola
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Come prevenire gli incendi di natura elettrica a scuola
Gli incendi in ambito scolastico non sono molto frequenti, ma allo stesso tempo possono avere conseguenze gravi per le difficoltà di evacuazione di un alto numero di utenti. Come possiamo prevenirli?
Ogni anno Italia si verificano, in media, tra i 30.000 e i 50.000 incendi all’interno di edifici civili. In base a uno studio condotto su 500 “incendi di grande rilevanza” accaduti in dieci anni (CNVVF – Laboratorio di Elettrotecnica del Centro Studi ed Esperienze – decennio 1990-1999) le percentuali di quelli innescati da fenomeni termici associati all’energia elettrica, distinte per attività, sono:
locali commerciali e scuole: 14%
locali di pubblico spettacolo: 14%
strutture alberghiere: 18%
case di riposo: 34%.
L’innesco di un incendio e la sua propagazione in strutture “sensibili” come un edificio scolastico, può comportare un rischio indotto non indifferente, principalmente causato dalla massiccia presenza di alunni e personale scolastico in spazi contigui.
Alcune tra le principali misure di prevenzione incendi, finalizzate alla riduzione della probabilità di accadimento di un incendio, possono essere individuate in:
Realizzazione di impianti elettrici a regola d’arte (Norme CEI)
Collegamento elettrico a terra di impianti, strutture, serbatoi etc.
Installazione di impianti parafulmine
Ventilazione dei locali
Utilizzazione di materiali incombustibili
Segnaletica di Sicurezza, riferita in particolare ai rischi presenti nell’ambiente di lavoro
Sicuramente grande rilevanza assumono anche le misure di tipo comportamentale, proprio a causa della particolare concentrazione di utenti e la tipologia di attività svolte in un Istituto Scolastico. Tra queste si ricordano:
Sfilare la spina senza tirare il filo conduttore e sempre a mani asciutte
Interrompere sempre l’afflusso di corrente prima di intervenire su un circuito elettrico
Evitare di innescare spine doppie in successione
Non eseguire mai interventi improvvisati su impianti elettrici, conduttore, prese, spine, ecc.
Orizzontescuola
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Più certificati sicurezza edifici scolastici. Inquinamento elettromagnetico a scuola: aumento reti cablate, diminuiscono WiFi
L’annuale indagine di Legambiente sulla qualità dell’edilizia scolastica di quest’anno è dedicata specificatamente alla sicurezza degli edifici e si basa sui dati presenti nel database dell’Anagrafe Scolastica che, benchè deficitari, danno una idea chiara della problematica, e su un questionario inviato ai Comuni capoluoghi di Provincia.
La maggior parte degli edifici scolastici risulta costruita prima del 1976 e benchè si trovino in zone ad elevato rischio sismico, ben pochi rispettano la normative antisismica in vigore.
I risultati del questionario inviato da Legambiente ai Comuni capoluoghi di Provincia evidenziano come le certificazioni degli edifici siano in crescita, come ad esempio il certificato di prevenzione incendi che complessivamente negli ultimi due anni lievita di quasi dodici punti percentuali, anche se, con il 47,4%, rimane ancora la certificazione più carente. Gli edifici con certificato di agibilità sono il 61,2%, quelli con collaudo statico il 54,4%.
La manutenzione riveste un’ importanza fondamentale nel mantenimento dei requisiti di sicurezza di ogni edificio, ma soltanto il 48,9% degli edifici scolastici ha goduto di interventi di manutenzione straordinaria nell’ultimo anno, ed il bisogno è sempre in crescita. Bassissimo è il dato che riguarda la classificazione energetica degli edifici, con solo lo 0,3% in classe A (alta efficenza) mentre il 49,3% si trova in classe G (bassa efficenza).
L’accesso ai fondi dell’edilizia scolastica rapppresenta una fonte di finanziamento importante per le amministrazioni per intervenire sugli edifici. Fra i fondi nazionali maggiormente utilizzati vi sono quelli relativi alle indagini diagnostiche, i Mutui BEI, Scuolesicure.
Un nuovo dato viene inserito quest’anno nella valutazione, il rischio ambientale indoor e outdoor. Oltre ad amianto e radon è stata aggiunta la verifica della presenza di muffa, umidità, concentrazione di CO2, formaldeide , VOC, ecc. Tuttavia tale monitoraggio è risultato compiuto solo sullo 0,2% degli edifici scolastici. Una mancanza di sensibilità verso queste forme di inquinamento indoor che talvolta possono favorire lo sviluppo di allergie.
Rispetto all’inquinamento elettromagnetico i monitoraggi da Basse Frequenze e da Alte Frequenze, risultano entrambi quasi pari allo zero, ma diminuiscono sia gli edifici in prossimità di elettrodotti (3,1%) che di antenne cellulari (14,9%), mentre aumentano quelli nelle vicinanze di emittenti radio televisive (1,5%). In crescita le scuole con reti cablate (11,9%), in calo quelle connesse con wi-fi (37,9%).
Orizzontescuola
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Amianto a scuola, quando rappresenta un rischio?
Nelle scuole e negli edifici pubblici di tutta Italia sono ancora presenti manufatti in amianto, sebbene il suo uso sia stato vietato nel lontano 1992. Ma cosa possiamo fare per difenderci dai rischi della sua presenza a pochi metri dalle aule?
Se l’amianto è compatto e non danneggiato, non esistono particolari rischi per la salute.
Le fibre sono fortemente legate in una matrice stabile e solida per cui difficilmente si liberano.
Se l’amianto è invece friabile, esiste il pericolo di inalarne fibre. Il materiale contenente amianto può essere facilmente sbriciolato o ridotto in polvere con una semplice pressione manuale.
In tal caso le fibre di amianto sono libere e sono talmente sottili da rimanere in sospensione nell’aria anche a lungo e risultare facilmente inalabili.
Nel documento “Amianto nelle scuole” il Dipartimento Igiene del Lavoro indica come il dirigente scolastico debba mettere in campo tutte le azioni necessarie a garantire la sicurezza di studenti e lavoratori, ed in particolare:
– informazione: comunicazione agli studenti,al personale scolastico e alle imprese appaltatrici della presenza e della localizzazione dei manufatti in amianto
– formazione degli studenti e del personale scolastico sui rischi derivanti dall’esposizione all’amianto, indicando in particolar modo le corrette procedure comportamentali
– verifiche periodiche: valutazione periodiche delle condizioni dell’amianto presente negli ambienti scolastici tramite ispezioni visive e monitoraggi ambientali effettuati da laboratori qualificati
– interventi per prevenire il danneggiamento dei manufatti
Inoltre occore che il Dirigente Scolastico richieda all’Ente proprietario dell’immobile la verifica ed il monitoraggio del rischio amianto nonché l’eliminazione dello stesso tramite bonifica.
Per la bonifica di strutture inquinate dalla presenza di eternit (nome commerciale dell’amianto) sono al momento possibili tre soluzioni:
L’incapsulamento
Il confinamento
La rimozione e lo smaltimento in discarica
Questi procedimenti sono disciplinati dalle leggi in vigore in materia di bonifica e la scelta di uno o dell’altro metodo dipende da diversi fattori, prima di tutto lo stato di conservazione del manufatto e le risorse economiche dell’Ente proprietario dell’edificio (ovvero Comuni o Province in caso di edifici pubblici).
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Giornata Nazionale per la sicurezza nelle scuole: iscrizioni entro il 6 novembre
Anche quest’anno Cittadinanzattiva, in occasione della Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole che si celebra il 22 novembre, ha predisposto per le scuole di ogni ordine e grado un kit didattico gratuito.
Per ricevere il kit è sufficiente iscrivere il proprio istituto alla giornata per la sicurezza di Cittadinanzattiva compilando il form presente sul sito dell’associazione al seguente link: http://www.cittadinanzattiva.it/form...le-scuole.html
Il kit di quest’anno contiene: poster sui piani di emergenza a scuola e nel comune e depliant per docenti e genitori sui piani di emergenza a scuola e nel comune.
Le iscrizioni resteranno aperte fino al 6 novembre.
Saranno soddisfatte le richieste che perverranno entro e non oltre il 6 novembre 2017 fino ad esaurimento del materiale.
Le scuole che lo desiderano, potranno scaricare il materiale direttamente dal sito www.cittadinanzattiva.it, sezione scuola, a partire dal 16 Novembre 2017.
tecnica della scuola
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Sicurezza a scuola, da Enea l’app su rischio sismico e consumi energetici
Una nuova app per concepita per supportare i tecnici e i responsabili delle diagnosi energetiche nei rilievi energetici e strutturali delle scuole. Si chiama Safe School 4.0 ed è il nuovo strumento per smartphone e tablet sviluppato da Enea per fornire una prima valutazione degli interventi per l’efficientamento energetico e strutturale degli edifici scolastici.
Come funziona
L’applicativo mette anche a confronto i consumi reali dell’immobile con il fabbisogno energetico di riferimento per gli edifici , assegnando a ogni fabbricato una classe di merito sia per i consumi da riscaldamento che per quelli elettrici.
Inoltre, spiega Enea, l’app permette di programmare in modo più efficiente ed economico gli interventi di messa in sicurezza e riqualificazione energetica degli edifici scolastici. Una volta inserite le informazioni nelle apposite sezioni, si può ottenere un report dei rilievi completo di foto, il livello della classe di merito energetica e degli interventi per ottimizzarne la prestazione, il livello della vulnerabilità strutturale e delle azioni per migliorare la sicurezza dell’edificio e, infine, un file contenente tutte le informazioni inserite dal tecnico.
In base ai dati forniti, per individuare le aree in cui le scuole richiedono i maggiori interventi, Enea realizzerà una piattaforma informatica di pianificazione strategica per un unico progetto di recupero degli edifici esistenti, che preveda anche il miglioramento strutturale delle costruzioni in base alle diverse criticità territoriali, ambientali e climatiche.
Edscuola
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Edilizia scolastica, sbloccati 2,7 miliardi
In arrivo nuove risorse per circa 2,7 miliardi destinate all’edilizia scolastica. La luce verde si accende oggi – nella giornata nazionale dedicata alla sicurezza nelle scuole – con la firma della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli a due misure attuative.
La prima è il decreto Miur che sblocca oltre un miliardo di euro – esattamente 1,058 miliardi – nell’arco del triennio 2017-2019 (di cui 291 milioni per l’annualità 2017). Il Dm che la ministra firmerà, e invierà alla Corte dei Conti per la registrazione, distribuisce alle Regioni le risorse riservate alle scuole a valere sul maxi-fondo da 46 miliardi in capo alla presidenza del Consiglio (istituito dalla legge di Bilancio 2016, articolo 1, comma 140). I soldi serviranno in massima parte per finanziare interventi mirati alla sicurezza antisismica delle strutture. Se tutto fila liscio, le risorse saranno nella disponibilità delle regioni entro la fine di quest’anno. Il riparto vede al primo posto la Campania (con quasi 149 milioni di euro), seguita dall’Emilia Romagna (con 94,4 milioni) e dalla Calabria (con 87,5 milioni). All’ultimo posto il Molise, con 17 milioni di euro.
L’altra notizia è la firma – sempre oggi – del protocollo d’intesa tra la ministra dell’Istruzione e il vicepresidente della Banca europea per gli investimenti Dario Scannapieco per attivare un nuovo maxi-prestito da destinare a interventi di edilizia scolastica. La cifra indicata nel protocollo è di 1,3 miliardi, ma le risorse erogate dalla Bei saranno di più perché si sommano ad altri 310 milioni circa previsti dal precedente accordo Bei ma non ancora “tirati” dagli enti locali. In tutto, le risorse Bei salgono dunque a 1,7 miliardi.
Il protocollo andrà poi a Palazzo Chigi per essere firmato anche dal premier Paolo Gentiloni. Il nuovo mutuo Bei viene pagato dallo Stato con 150 milioni all’anno per dieci anni. La Bei anticipa l’intero importo, mettendolo a disposizione degli enti locali (attraverso Cassa depositi e prestiti) a fronte della presentazione dei progetti e (dopo l’apertura del cantiere) del certificato di avanzamento lavori.
Il protocollo Bei anticipa il Dm Economia-Infrastrutture-Istruzione sulla programmazione nazionale di edilizia scolastica 2018-2010. Lo schema di decreto dovrebbe ricevere il parere nella conferenza unificata di domani pomeriggio (dopo una riunione tecnica nella mattinata con le Province, che avevano chiesto al governo più fondi per le scuole da loro gestite) e poi andare in firma ai ministri.
Le novità non finiscono qui. La ministra Fedeli annuncerà oggi nuovi concorsi di idee per selezionare i progetti di “scuole innovative” in sette città di Veneto, Piemonte, Calabria, Puglia e Lombardia. Il 6 novembre scorso si è chiuso il concorso lanciato dal Miur nel maggio 2016 per selezionare 50 “scuole innovative” da realizzare in varie città d’Italia con i fondi messi a disposizione dall’Inail (in conto investimenti). Tutti i progetti sono ora esposti in una mostra che si apre oggi a Roma.
Sarà inoltre annunciato anche il nome del Comune dove sarà realizzata la “scuola modello” disegnata dai ragazzi delle scuole superiori coordinati dall’architetto Mario Cucinella. Il comune sarà sorteggiato tra gli 11 comuni colpiti dal sisma (in rappresentanza delle quattro regioni colpite dal terremoto del Centro Italia) che si sono candidati a ospitare la struttura.
Infine, domani, sempre a Roma, Inarcassa (con Fondazione Inarcassa) e Miur annunciano il lancio di un fondo di rotazione che metterà a disposizione degli enti locali un milione di euro per anticipare i costi della progettazione di nuovi interventi. «Una iniziativa concreta per gli enti locali e per la sicurezza nelle scuole», sottolinea il presidente di Inarcassa Giuseppe Santoro. A fare da apripista sarà il comune di Barletta.
Edscuola
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Nasce il fondo Miur-Fondazione Inarcassa per i Comuni
Nasce #fondAzioneScuola, il fondo di rotazione e garanzia per la concessione agli enti locali di prestiti per progetti mirati alla sicurezza degli edifici scolastici. L’iniziativa è stata presentata ieri a Roma ed è il frutto di un’intesa firmata dalla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ed Egidio Comodo, presidente della Fondazione Inarcassa. L’obiettivo è quello di anticipare, senza interessi, i costi delle progettazioni che gli enti locali si impegnano ad affidare a professionisti iscritti a Inarcassa e in regola con gli adempimenti previdenziali.
Il fondo
L’accesso al fondo – che ha una disponibilità di due milioni – sarà possibile dalle ore 12:00 del 4 dicembre prossimo e fino alla mezzanotte del 14 gennaio 2018. Ciascun comune potrà ricevere fino a 50mila euro di finanziamento. Il finanziamento potrà coprire le spese di progettazione (preliminare, definitiva ed esecutiva) di: nuovi fabbricati destinati all’edilizia scolastica, ampliamento e/o la ristrutturazione (di edifici o impianti), efficientamento energetico, adeguamento e miglioramento sismico degli immobili.
Una nota spiega che «la congruità dei costi di progettazione e la correttezza della procedura di affidamento» saranno valutati da una commissione di Fondazione Inarcassa. Il finanziamento delle iniziative seguirà il criterio cronologico di presentazione delle domande, ma anche quello territoriale, assicurando finanziamenti ad almeno due progetti per regione.
Fedeli: su edilizia scolastica investimento senza precedenti
«Sull’edilizia scolastica negli ultimi anni è stato fatto un investimento – che è prima di tutto un investimento culturale, non solo di risorse – senza precedenti» ha sottolineato la ministra Fedeli. E il presidente di Fondazione Inarcassa, Comodo, ha spiegato che il fondo «ha l’obiettivo di sbloccare l’iter procedurale propedeutico all’ottenimento del finanziamento dell’opera da realizzare. In tal senso, questo fondo svolge un’azione sussidiaria in favore degli enti locali».
Edscuola
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Pubblicato in G.U. il decreto per l’assegnazione di risorse finanziarie aggiuntive per l’edilizia scolastica
E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del presidente del Consiglio dei Ministri concernente l’assegnazione alle Regioni Abruzzo, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto, di risorse finanziarie integrative per interventi sugli edifici a rischio sismico e per la costruzione di nuove scuole.
Nell’articolo 1 si legge: “In considerazione di quanto esposto nelle premesse che costituiscono parte integrante del presente decreto, e’ disposta la
revoca della somma di 765.903,80 Euro, relativa alle annualita’ 2012-2013, gia’ assegnata alle regioni Molise e Sardegna. La somma e’ riassegnata a favore delle Regioni Abruzzo, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto, secondo lo schema riportato in Allegato 1, al fine di essere destinata, per interventi da realizzarsi con le medesime finalita’ di cui all’art. 2, comma 276, della legge 24 dicembre 2007,
n. 244, mediante appositi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri.”
Orizzontescuola
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ATA III fascia, revoca utenze Istanze Online non usate dopo il 1° novembre 2015. Nuove registrazioni dal 13 dicembre
Nelle settimane scorse, il Miur ha inviato un comunicato ai sindacati, riguardante la revoca delle utenze-Istanze Online per coloro i quali hanno effettuato l’ultimo accesso nel 2015.
ATA III fascia, un milione di utenze revocate Istanze Online. Bisognerà registrarsi nuovamente. La nostra guida
Nel Comunicato l’Amministrazione ha informato sulla revoca ed ha evidenziato che molti degli utenti in questione presenteranno il modello D3 per la scelta delle sedi (graduatoria III fascia ATA), per cui dovranno procedere ad una nuova registrazione.
Su Istanze OnLine, in data odierna, è apparso un messaggio, che si lega al comunicato suddetto e in cui vengono fornite informazioni più dettagliate.
Nel messaggio, infatti, si fa riferimento agli aspiranti che devono presentare il modello D3 per l’inserimento nelle graduatorie di istituto del personale ATA di III fascia e si comunica che verranno revocate le utenze non utilizzate dopo il 1° novembre 2015.
Si invitano poi gli utenti interessati (quelli cioè che non hanno effettuato più l’accesso dopo la summenzionata data) ad effettuare un “Accesso al Servizio” utilizzando il bottone “ACCEDI”, presente nella pagina iniziale di Istanze Online. Tale accesso deve essere effettuato entro le ore 24:00 del prossimo 11 dicembre.
Gli utenti cui verrà revocata l’utenza, leggiamo infine nel messaggio, possono registrarsi a partire dal 13 dicembre.
I suddetti utenti, inoltre, non perderanno la documentazione presente nell’archivio personale (ad esempio i modelli di scelta delle sedi presentati negli anni scorsi ), in quanto la stessa sarà conservata.
Qui la nostra guida per immagini su registrazione e gestione utenza.
Evidenziamo che la revoca dell’utenza potrebbe riguardare anche altre categorie di personale (docente e ATA di ruolo) non ha effettuato l’accesso dopo la summenzionata data del 1° novembre 2015.
orizzontescuola
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Nuove scuole, pronta la lista di interventi finanziati con un miliardo di euro
Altri 134 milioni di economie da assegnare a 150 progetti di nuove scuole da finanziare con i mutui Bei. Fondi per 148 milioni per ricostruire circa 86 scuole in Abruzzo danneggiate dal sisma del 2009. Altri 50 milioni (oltre i 300 gia stanziati dall’Inail) per il piano “scuole innovative”. Spazi finanziari per 400 milioni di euro nel 2018 per investimenti di edilizia scolastica (da chiedere tra il 9 e il 20 gennaio prossimo). Ma la novità più importante – tra quelle annunciate ieri dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli – è il decreto che approva la lista degli interventi finanziati con 1,058 miliardi di euro ripartiti tra le regioni meno di un mese fa.
«Lo scorso 22 novembre – ha ricordato Valeria Fedeli – abbiamo firmato il riparto regionale delle risorse. Oggi firmiamo invece l’elenco dei Comuni beneficiari associati a quel riparto, sulla base delle programmazioni regionali che nel frattempo, nonostante i tempi stretti, siamo riusciti a definire».
Risorse che allungheranno la lista degli 11.525 cantieri finanziati (di cui 6.366 già chiusi) con i 5,2 miliardi effettivamente assegnati agli enti locali. I numeri sono quelli pubblicati nel volume “Fare scuola – L’impegno del Governo per il miglioramento del patrimonio scolastico in Italia” presentato ieri dalla ministra Fedeli insieme alla sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, e alla responsabile dell’unità di missione sull’edilizia scolastica, Laura Galimberti. «Negli ultimi quattro anni – ha sintetizzato Boschi – sono stati investiti quasi 10 miliardi di euro nelle scuole».
Le novità della legge di bilancio: spazi finanziari e fondi Inail
Tra le novità introdotte al testo nel corso della discussione in Parlamento, c’è anche quella che aggiunge 50 milioni dell’Inail (nell’ambito degli investimenti immobiliari dell’ente) per il «completamento» del programma di costruzione di scuole innovative, di cui poche settimane fa è stato aggiudicato il concorso lanciato dal Miur per selezionare i progetti. I fondi Inail possono essere utilizzati anche per le scuole da realizzare nelle «aree interne del Paese». Le scuole vanno individuate da un apposito comitato tecnico per le aree interne.
Il disegno di legge sulla manovra assegna inoltre agli enti locali, per l’annualità 2018, spazi finanziari per 900 milioni di euro per l’annualità 2018, di cui 400 milioni di euro riservati agli interventi di edilizia scolastica. Gli spazi finanziari, informa la struttura di missione, vanno richiesti entro il termine perentorio del 20 gennaio 2018, con le stesse modalità dello scorso anno, tramite procedura on line. L’accreditamento per gli Enti sarà disponibile subito dopo l’approvazione della legge di bilancio. Le richieste di spazi finanziari potranno essere inviate a partire dal 9 gennaio prossimo.
Scuole con 100 milioni di fondi Inail, pubblicato il Dpcm
Sulla Gazzetta ufficiale di lunedì 18 dicembre è stato pubblicato il Dpcm (approvato il 27 ottobre) che dà il via alla possibilità di realizzare strutture con 100 milioni messi a disposizione dall’Inail in conto investimenti. All’iniziativa partecipano le dieci regioni che hanno manifestato il loro interesse al Miur entro il termine del 20 gennaio scorso. Si tratta di Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche Piemonte, Sardegna Umbria. L’Inail dovrà comunicare a queste regioni «modalità e tempistiche per la valutazione sulla compatibilità tecnica, economica e finanziaria degli investimenti proposti». Il coordinamento politico di questa iniziativa è in capo alla struttura di missione di Palazzo Chigi per l’edilizia scolastica guidata da Laura Galimberti.
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“Sequestro per le scuole a rischio terremoto, anche di lieve entità”. La sentenza della Cassazione
Farà sicuramente discutere la sentenza della Corte di Cassazione che accoglie il ricorso della Procura di Grosseto contro un sindaco che ha ottenuto la riapertura di una scuola a ‘leggero’ rischio sismico, pari allo 0,985 su una scala che soddisfa a ‘1’ il parametro di sicurezza statica.
Come rivela l’Ansa, i giudici, nella sentenza, hanno stabilito che i terremoti non sono soggetti a “prevedibilità” e dunque i sindaci non devono opporsi al sequestro delle scuole che, anche nelle zone a “basso rischio sismico”, sono a ipotetico rischio crollo seppure per un “minimo scostamento dai parametri” di edificazione emanati nel 2008.
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Il caso
Così la Suprema Corte ha accolto il ricorso della Procura di Grosseto contro Francesco Limatola, sindaco di Roccastrada, indagato per omissione di atti di ufficio per non aver chiuso il plesso scolastico della frazione di Ribolla “nonostante dal certificato di idoneità statica dell’immobile, redatto il 28 giugno 2013, ne emergesse la non idoneità sismica”.
Contro il sequestro della scuola primaria e secondaria, frequentata da quasi trecento bambini, e disposta dalla magistratura grossetana, Limatola aveva fatto ricorso e il tribunale del riesame lo scorso 26 aprile lo aveva accolto togliendo i sigilli.
Ad avviso del riesame, era insussistente “un pericolo concreto ed attuale di crollo ragionevolmente derivante dal protratto utilizzo del bene secondo destinazione d’uso, avuto riguardo all’attività scolastica svolta ininterrottamente dalla fine degli anni sessanta”.
Contro il sindaco di Roccastrada, la Procura di Grosseto ha protestato in Cassazione sostenendo che la scuola deve essere chiusa perché il pericolo per la incolumità pubblica “nella non prevedibilità dei terremoti, doveva intendersi insito nella violazione della normativa di settore, indipendentemente dall’esistenza di un pericolo in concreto”.
Scuola di nuovo posta sotto sequestro?
Dando ragione alla Procura, la Suprema Corte sottolinea che “nel carattere non prevedibile dei terremoti, la regola tecnica di edificazione è ispirata alla finalità di contenimento del rischio di verificazione dell’evento”.
Pertanto, “la inosservanza della regola tecnica di edificazione proporzionata al rischio sismico di zona, anche ove quest’ultimo si attesti su percentuali basse di verificabilità, integra pur sempre la violazione di una norma di aggravamento del pericolo e come tale va indagata e rileva ai fini dell’applicabilità del sequestro preventivo”.
Ora il tribunale del riesame deve rimeditare il via libera al dissequestro.
Tecnica della scuola
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Migliaia di scuole a rischio chiusura, non sono a norma contro gli incendi
L’allarme dell’associazione dirigenti scolastici: “La metà degli edifici, che ospita 8 milioni di alunni, non ha il certificato di prevenzione”. Dal primo gennaio l’obbligo di adeguarsi alla legge
Migliaia di edifici scolastici sono a rischio chiusura per carenze nei requisiti antincendio. A lanciare l’allarme è l’Andis (l’Associazione nazionale dirigenti scolastici), che qualche giorno fa ha inviato una preoccupata lettera alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Secondo il presidente dell’Andis, Paolino Marotta, oltre metà dei plessi in cui svolgono le lezioni quasi 8 milioni di alunni italiani è sprovvisto di Certificazione prevenzione incendi e, per questa ragione, potrebbe essere chiusa “al pur minimo sopralluogo degli enti di vigilanza”.
La questione riguarda i 42mila edifici che ospitano le scuole in tutto il territorio nazionale. E diventa urgente perché nella legge di Bilancio, approvata a dicembre, non è stata prevista “la proroga dei termini per la messa a norma antincendio degli edifici scolastici”, esponendo i dirigenti scolastici e gli enti locali proprietari degli immobili (i Comuni, per le scuole dell’infanzia, primarie e medie, e le province per gli istituti superiori) alle sanzioni previste dalla legge.
Secondo Marotta, che cita l’ultimo dato fornito da Legambiente, i plessi sforniti di tale visto ammonterebbero al 52,6 per cento del totale. Un dato coerente con quello fornito dalla Struttura di missione sull’edilizia scolastica presso la presidenza del Consiglio dei ministri, che nell’aprile del 2016 parlava di un 54 per cento di edifici senza Cpi, cioè il Certificato prevenzione incendi.
L’auspicio di Marotta e dei suoi colleghi è che la ministra Fedeli intervenga “presso il Dipartimento dei Vigili del fuoco perché venga emanato un decreto ad hoc, che consenta agli enti proprietari di procedere al progressivo adeguamento alla norma degli edifici scolastici, magari con programmazioni triennali in analogia a quanto già avviene per le strutture sanitarie”.
Dopo l’enorme somma che gli ultimi due governi Renzi e Gentiloni hanno destinato al miglioramento delle condizioni di sicurezza delle scuole italiane (oltre 10 miliardi di euro stanziati di cui 5,2 già assegnati agli enti locali) è incomprensibile che ci siano ancora così tanti plessi senza i requisiti antincendio, una situazione che potrebbe determinarne la chiusura.
La legge di riferimento, “Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica”, risale al 1992. Il decreto del ministero degli Interni in questione dava cinque anni di tempo ai proprietari degli immobili scolastici per adeguarsi alle prescrizioni necessarie o per rendere sicure le eventuali procedure di evacuazione in caso di incendio. In seguito la scadenza, per le difficoltà degli enti locali, dovute anche alla carenza di fondi, è stata spostata in avanti di oltre vent’anni.
La preoccupazione di Marotta e dei dirigenti scolastici è che presto la Cassazione possa pronunciarsi come ha fatto lo scorso primo Gennaio, quando ha sancito il principio che le scuole non in regola con le norme antisismiche (anche con una minima inadeguatezza al Rischio sismico) vanno chiuse immediatamente. E il sindaco non può opporsi.
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Scuola, arriva un miliardo ai Comuni per la sicurezza contro i terremoti
L’annuncio del ministero dell’Istruzione: subito i fondi per 1.739 interventi, 234 solo in Emilia Romagna. Record di risorse alla Campania: 149 milioni. Fedeli: “In quattro anni investiti quasi 10 miliardi per l’edilizia scolastica”
Oltre un miliardo di euro in arrivo per adeguare centinaia di plessi scolastici alle norme antisismiche. Una buona notizia considerato che il grosso del territorio italiano ricade in zone ad elevato e medio rischio sismico. Lo ha annunciato ieri il ministero dell’Istruzione, rendendo noto l’elenco dei Comuni che beneficeranno dei fondi stanziati con la legge di bilancio del 2017. In tutto saranno 1.739 gli interventi di adeguamento che potranno parte in tempi brevissimi. Per un totale di 1.058 milioni di euro. “L’accordo sui Comuni beneficiari – spiegano dal Miur – è stato raggiunto lo scorso 22 novembre, in Conferenza unificata, sulla base delle programmazioni regionali”. Lo scorso mese di dicembre, la ministra Valeria Fedeli ha firmato il relativo decreto, che dà la possibilità agli enti locali di avviare le procedure per iniziare i lavori.
Il maggior numero di interventi, 234 in tutto, verrà realizzato in Emilia Romagna. La cifra più consistente arriva invece in Campania, che si aggiudica quasi 149 milioni di euro. Le risorse assegnate direttamente ai Comuni “serviranno – spiegano da viale Trastevere – prioritariamente per interventi di adeguamento sismico, o di nuova costruzione per sostituzione degli edifici esistenti, nel caso in cui l’adeguamento sismico non sia conveniente”. Ma anche per lavori finalizzati all’ottenimento del certificato di agibilità delle strutture, a interventi di messa in sicurezza necessari dopo le indagini diagnostiche sui solai e sui controsoffitti, interventi per l’adeguamento dell’edificio scolastico alla normativa antincendio, previa verifica statica e dinamica dell’edificio. Secondo l’ultimo dossier di Legambiente, più di 4 scuole italiane su 10 si trovano in aree dove possono verificarsi terremoti “forti” o “fortissimi”.
“Sull’edilizia scolastica – spiega Fedeli – in questi ultimi quattro anni c’è stata una svolta: sono stati investiti quasi 10 miliardi, ma abbiamo operato anche sul fronte della governance, istituendo un Osservatorio dedicato, atteso da quasi vent’anni. Abbiamo ora una programmazione unica nazionale, ovvero un elenco di priorità effettive sulle quali intervenire, abbiamo un’Anagrafe con tutti i dati sullo stato delle nostre scuole”. Scelte importanti “non solo per mettere in sicurezza gli edifici, ma anche per innovare gli ambienti educativi”.
“Sull’edilizia abbiamo fatto e continuiamo a fare un lavoro significativo che mette al centro le studentesse e gli studenti con un rinnovato impegno anche sulle scuole secondarie di secondo grado”, conclude il sottosegretario Vito De Filippo, con delega all’edilizia scolastica.
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Antincendio, dopo 16 anni gli istituti non sono ancora a norma
Il decreto di interno e istruzione: le vie di fuga devono essere illuminate adeguatamente
A quasi 16 anni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n. 218 del 16 settembre 1992 del decreto ministeriale 26 agosto 1992 contenente le norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica, molte delle disposizioni ivi contenute non hanno ancora trovato completa applicazione nonostante la concessione di diverse proroghe l’ultima delle quali è scaduta il 31 dicembre 2017.Considerata la necessità di definire indicazioni programmatiche prioritarie ai fini dell’adeguamento degli edifici e dei locali adibiti a scuole di qualsiasi tipo, ordine e grado alla normativa di sicurezza antincendio, il ministro dell’interno Minniti ha ritenuto necessario porre in essere un ennesimo tentativo per conseguire il suddetto adeguamento. Di concerto con il ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca Fedeli ha disposto, con il decreto 21 marzo 2018 (G.U. 29 marzo 2018, n. 74), fatti salvi gli obblighi stabiliti in particolare dagli articoli 3 e 4 del Dpr n. 151/2011 e ferma restando l’integrale osservanza del decreto 26 agosto 1992, che le attività di adeguamento degli edifici e dei locali adibiti a scuole di qualsiasi tipo, ordine e grado, potranno essere realizzate secondo le indicazioni attuative contenute nel decreto ministeriale 26 agosto 1992 e in base a un livello di priorità programmatica.Tra le priorità vengono indicate le disposizioni di cui ai punti 7, 8, 9 e 10 del decreto 26 agosto 1992 relative all’impianto elettrico di sicurezza che deve alimentare l’illuminazione di sicurezza, compresa quella indicante i passaggi, le uscite e i percorsi delle vie di esodo che garantisca un livello di illuminazione non inferiore a 5 lux e all’impianto di diffusione sonora e/o impianto di allarme.
Rientrano inoltre: il sistema di allarme che deve avere caratteristiche atte a segnalare il pericolo a tutti gli occupanti il complesso scolastico ed il suo comando deve essere posto in locale costantemente presidiato durante il funzionamento della scuola; gli estintori portatili in ragione di uno ogni 200 metri quadrati di pavimento o frazione, con un minimo di due estintori per piano; la segnaletica di sicurezza di cui al decreto legislativo n. 493/1996 e un registro dei controlli, che deve essere costantemente aggiornato e disponibile per i controlli da parte dell’autorità competente, ove sono annotati tutti gli interventi e i controlli relativi all’efficienza degli impianti elettrici, dell’illuminazione di sicurezza, dei presidi antincendio, dei dispositivi di sicurezza e di controllo, delle aree a rischio specifico e dell’osservanza della limitazione dei carichi d’incendio.
Il decreto del 21 marzo 2018 richiama inoltre espressamente anche le disposizioni elencate nel punto 12 delle norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica contenute in allegato al più volte citato decreto 26 agosto 1992. Tra queste meritano di essere ricordate e sottolineate le seguenti:
– deve essere predisposto un piano di emergenza e devono essere fatte prove di evacuazione, almeno due volte nel corso dell’anno scolastico;
– le vie di uscita devono essere costantemente sgombre da qualsiasi materiale;
– le attrezzature e gli impianti di sicurezza devono essere controllati periodicamente;
– nei locali ove vengono depositate o utilizzate sostanze infiammabili o facilmente combustibili oltre al fumare è fatto divieto di usare fiamme libere;
– al termine dell’attività didattica o di ricerca, l’alimentazione centralizzata di apparecchiature o utensili con combustibili liquidi o gassosi deve essere interrotta azionando le saracinesche di intercettazione del combustibile, la cui ubicazione deve essere indicata mediante cartelli segnaletici facilmente visibili;
– negli archivi e depositi, i materiali devono essere depositati in modo da consentire una facile ispezionabilità, azionando corridoi e passaggi di lunghezza non inferiore a 0,90 m.
Possibili attività alternative: le opere di adeguamento di cui al presente decreto, si legge nel comma 2 dell’articolo due del documento ministeriale, potranno essere effettuate, in alternativa, con l’osservanza delle norme tecniche di cui ai decreti del ministro dell’interno agosto 2015 e agosto 2017.
Il testo del decreto illustrato sembra non lasciare spazio a ennesimi rinvii. Le norme di prevenzione antincendio e di sicurezza degli edifici scolastici e del personale che in essi circola( alunni, docenti, personale Ata, dirigenti e genitori) dovrebbero essere prioritarie anche senza l’input ministeriale.
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L’amianto killer giace sui tetti di troppe scuole, petizione per sostituirlo coi pannelli solari
In Italia l’amianto è ancora presente sui tetti di tantissime strutture edilizie. Anche delle scuole, visto che tra il 5% e 10% degli istituti sono stati certificati casi di presenza. Occorre, quindi, ripristinare gli incentivi per chi installa pannelli fotovoltaici sui tetti rimuovendo le coperture cancerogene. Per dare impulso all’iniziativa, da un mese è partita la petizione on line #BastaAmianto, che ha già raccolto 38 mila firme.
“Consentire la bonifica di tetti e coperture in amianto”
Lanciata su ‘change.org’ da Annalisa Corrado, esponente di Green Italia e Possibile, la raccolta di firme è stata presentata il 26 aprile alla Camera dall’on. Rossella Muroni (Liberi e Uguali), che pensa di portare al presidente della Camera Roberto Fico le firme raccolte perchè possa ricordare ai futuri ministri dello Sviluppo e dell’Ambiente di mettere al centro questo tema, pensando all’ambiente e alla salute.
L’obiettivo è “consentire la bonifica di tetti e coperture in amianto” attraverso “un extra-incentivo per la bonifica della copertura”, da realizzare con “incentivi dedicati a chi produce energia pulita attraverso l’installazione di impianti fotovoltaici”.
Uno strumento, prosegue la petizione, con cui “sono stati bonificati oltre 20 milioni di metri quadri di coperture in meno di due anni, realizzando centrali fotovoltaiche diffuse per più di 2.000 MW (Megawatt) di potenza” mentre “la soppressione di questo incentivo ha causato un sostanziale blocco delle bonifiche”. Il modo migliore, è stato detto, per reinserire “l’incentivo sarebbe il decreto di incentivazione delle fonti rinnovabili elettriche per il 2018-2020 in fase di concertazione”.
L’on. Rossella Muroni ha anche ricordato che con la rimozione dell’amianto si “attivano filiere economiche e produttive. La questione ambientale è un tema economico che può dare prospettive e lavoro”.
Nel frattempo, ricordiamo che per la bonifica di edifici pubblici contaminati da amianto, è possibile presentare la domanda entro il prossimo 30 aprile.
La legge anti-amianto ha 25 anni
E pensare che la legge che mette al bando l’amianto c’è da tempo: sono passati 25 anni dell’approvazione della legge 257 del 1992, che mise al bando questo materiale dopo che è stato appurato essere cancerogeno: cemento, mattonelle e pannelli impastati con l’amianto, logorandosi liberano polvere piena di fibre cancerogene, che vengono poi respirate.
Rimane il fatto che “la questione è tutt’altro che risolta: nel nostro Paese si stima siano presenti ancora dalle 32 alle 40 milioni di tonnellate d’amianto, tra 1 e 2,5 miliardi di metri quadri di coperture in fibrocemento amianto su capannoni, strutture, edifici pubblici e privati, mentre sono 75.000 gli ettari di territorio in cui c’e’ una accertata contaminazione”.
Inoltre, “ci sono migliaia di edifici pubblici, tra scuole ed altre strutture, che ancora ospitano manufatti contenenti amianto”. A questo bisogna aggiungere il “grave” delle “morti legate all’esposizione a questo killer silenzioso”, che sono “tra le 3 mila e le 6 mila l’anno.
E aumenta la percentuale di persone che si ammalano senza aver avuto una esposizione di tipo professionale”. Il vicepresidente del Kyoto club, Francesco Ferrant,e ha fatto presente come lasciando fermo il decreto, che potrebbe contenere il ripristino dell’incentivo, “si allunga l’agonia” delle aziende italiane delle rinnovabili e “si allontanano i target da raggiungere a livello internazionale”.
La Regione Friuli ammessa come parte civile in Tribunale di Gorizia nel processo “Amianto quater”
Nelle stesse ore in cui si lanciava l’appello, la Regione Friuli Venezia Giulia veniva ammessa come parte civile davanti al Tribunale di Gorizia nel processo “Amianto quater” per morti e malati nei cantieri di Monfalcone. Assieme alla Regione, rappresentata dall’assessore all’Ambiente Sara Vito, sono stati ammessi come parti civili i sindacati e le Associazioni esposti amianto.
“La battaglia contro l’amianto è un dovere morale – ha commentato Vito – e la Regione anche in questo procedimento ha voluto costituirsi come parte civile, perché e importante essere al fianco delle vittime e chiedere giustizia. Quella degli esposti all’amianto è una tragedia che ha colpito a lungo e in silenzio i nostri lavoratori, le loro famiglie e ancora oggi miete vittime. Sul tema dell’amianto nella presente legislatura abbiamo realizzato importanti azioni concrete: dopo più di vent’anni abbiamo il nuovo Piano regionale, sono stati erogati contributi per la rimozione, stiamo lavorando per il censimento di tutto l’amianto esistente, abbiamo realizzato attività di formazione e di informazione”.
La situazione nelle scuole e i danni alla salute
Per Legambiente, quindi, una scuola ogni dieci-quindici nasconde ancora l’amianto. I plessi coinvolti sarebbero tra i 2 e i 3 mila, esponendo al rischio circa 350mila studenti e 50mila docenti, Ata e dirigenti scolastici. Sono più al Nord (13,3%) gli edifici con casi certificati rispetto al Sud, dove la percentuale è del 6% e al Centro che si attesta al 4,6%. Ma in questi ultimi casi, le rilevazioni sono fortemente incomplete.
Ogni anno in Italia secondo il ministero della Salute, si ammalano 3mila persone per l’amianto, di mesotelioma pleurico e tumore al polmone, che lasciano poco scampo.
“Secondo il registro nazionale mesoteliomi – ha detto il presidente dell’Ona Ezio Bonanni a Il Fatto quotidiano poco più di un anno fa – istituito presso l’Inail, che censisce le neoplasie dovute all’amianto (pleura, peritoneo, pericardio e tunica vaginale del testicolo) nel 2012 (ultimo anno analizzato) erano stati registrati 63 casi nel comparto istruzione: 41 uomini e 22 donne. Venticinque insegnanti, sei bidelli, cinque tecnici di laboratorio. Non è dato sapere la loro sorte, ma considerando quanto sia fulminante la malattia dopo la diagnosi, è legittimo supporre che siano tutti deceduti”.
In tutto, sarebbero quattrocentomila le persone in Italia che rischiano di ammalarsi di tumore al polmone soltanto andando a scuola. Si tratta di 350mila alunni e i 50mila fra docenti e personale Ata, che studiano e lavorano nelle 2.400 scuole italiane costruite con parti di amianto, praticamente poco più del 5 per cento degli istituti presenti in Italia.
Ma sono dati nemmeno troppo certi. Manca – sostiene l’Ansa – una mappatura completa degli edifici con amianto, mancano le discariche: buona parte del materiale finisce in Germania o, peggio, in discariche delle ecomafie.
Cosa (non) si sta facendo
Di sicuro, mancano i soldi per fare le bonifiche. I fondi vengono stanziati dai governi, poi vengono stornati verso spese considerate più urgenti. Ci sono scuole, una a Firenze (l’istituto Da Vinci) e una a Oristano (la scuola Deledda), dove il cemento dei muri è impastato con l’amianto. Per evitare che dalle pareti si liberino fibre cancerogene, i presidi vietano di piantare chiodi nei muri, di sbattere le porte, perfino di correre.
Le aree più a rischio, con l’amianto che si sbriciola nell’aria, secondo l’Ispra sono 380: bonificarle costerebbe 40-50 milioni di euro all’anno per almeno tre anni.
Nel 2016, il M5S ha proposto un disegno di legge. “Le mappature si potrebbero fare già oggi dalle foto da satellite – ha detto il deputato Massimo De Rosa -. Occorre rendere conveniente per i privati smaltire l’amianto. Ma prima dobbiamo fare le discariche, e per questo bisogna parlare con la popolazione, far tornare la fiducia nelle istituzioni. Poi occorre svincolare certi interventi dal patto di stabilità”.
Tecnica della scuola
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L’Italia delle scuole che crollano. Serve l’anagrafe degli edifici
Trenta episodi nell’anno che sta per chiudersi. Quattro giorni fa, prima di Fermo, c’era stato il cedimento del solaio piombato nella scuola elementare di Eboli con quattro bambini feriti. L’anagrafe degli edifici è ancora incompleta. Al Sud 3.397 euro all’anno per gli interventi
L’unico ad aver fatto il suo dovere è stato S. Giuseppe da Copertino. Come santo patrono doveva proteggere gli studenti e l’ha fatto. Lasciando che il soffitto di una aula di Fermo venisse giù in un boato di calcinacci in una giornata in cui i ragazzi erano impegnati altrove. Tutti gli altri però, dalle autorità locali a quelle nazionali, il loro dovere non l’hanno fatto per niente.
La scheda
Dice tutto la scheda «edilizia scolastica» dell’Istituto Tecnico Tecnologico «G. e M. Montani» di Fermo, sulla costa marchigiana, pubblicata all’indirizzo cercalatuascuola.istruzione.it/cercalatuascuola/istituti/APTF010002/itt-g-e-m-montani-fermo/edilizia/. Scheda obbligatoria per l’anagrafe nazionale di tutti gli istituti decisa proprio per affrontare finalmente i problemi del degrado spesso inaccettabile nel nostro patrimonio. Per alcune voci, certo, la risposta c’è: «Fascia di età di costruzione: tra il 1800 e il 1899». «Impianto idrico: necessità di manutenzione parziale». «Impianto di riscaldamento: necessità di manutenzione completa». «Impianto igienico-sanitario: necessità di manutenzione completa». E così via. Sono le cose più importanti, però, quelle che possono spingere un papà, una mamma o uno studente a raccogliere l’invito di «cercalatuascuola.istruzione.it» per sapere se «quella» scuola sia o meno a rischio. E qui, vuoto totale. Solai? Casella bianca. Coperture? Bianca. Intonaci interni? Bianca. Controsoffitto? Bianca. E non si tratta di dati vecchi, rimasti lì nella muffa di qualche data center. Come spiega l’introduzione al sito, «i dati contenuti nella presente sezione contengono tutte le informazioni di carattere tecnico relative agli edifici scolastici attivi censiti così come comunicati dagli enti locali proprietari degli stessi» e «son riferiti all’anno scolastico 2017/18».
A chi tocca?
A chi toccava occuparsi delle perizie e riempire quel modulo? Alla scuola, al comune, alla provincia, alla regione? A chi? Tocchi a chi tocchi, i cittadini devono essere informati. Perché sull’anagrafe degli edifici scolastici si gioca non solo il futuro edilizio della pubblica istruzione ma il diritto stesso dei nostri figli a studiare senza correre il rischio che cadano loro in testa il tetto dell’istituto nel quale passano gran parte delle loro giornate.
Nel solo anno scolastico corrente, accusa Cittadinanza Attiva, sono finiti sui giornali (il penultimo, prima di Fermo, era stato tre giorni prima il cedimento del solaio piombato nella scuola elementare di Eboli con quattro bambini feriti) almeno trenta crolli. Nella scia di 44 nel 2016/2017. E di altri 112 nel triennio precedente. Per un totale negli ultimi cinque anni, stando a questo calcolo, di almeno 186 episodi.
«È inammissibile che ad oggi non si abbia un’anagrafe dell’edilizia scolastica completa e affidabile che permetta di sapere quali sono gli edifici più a rischio e di definire le priorità di intervento», sferzano Vanessa Pallucchi e Francesca Pulcini, vice presidente nazionale e presidente regionale di Legambiente, «Non si può pensare di affidare la sicurezza degli edifici scolastici al fato». E insistono: l’anagrafe va finita entro il 2020.
L’anagrafe
E già questa, come ricorda Adriana Bizzarri che di CittadinanzAttiva è coordinatrice per la scuola, è una scadenza che grida vendetta. La legge istitutiva, infatti, è del lontano 11 gennaio 1996. Per capirci: venti giorni prima che a Venezia prendesse fuoco la Fenice. Tanto, tanto tempo fa. Da allora son passati dodici ministri e dodici premier. Ma dopo ventidue anni l’anagrafe non c’è ancora. Meglio, c’è a macchia di leopardo: «In Toscana e qualche altra regione ci siamo», dice Laura Galimberti oggi assessore a Milano e ieri coordinatrice della Struttura di missione di Palazzo Chigi per la riqualificazione dell’edilizia scolastica, «Altrove è andata a rilento. Non so quante volte abbiamo spronato i comuni…».
Colpa anche, forse, del passaggio da un modulo con 150 domande a uno con 500. Un incubo, a riempirlo tutto. Tanto più per chi è in ritardo, spiega ancora la Bizzarri. Come a Napoli. O a Roma dove la macchina è lentissima. E perfino a Milano, dove l’ex assessore Gabriele Rabaiotti è arrivato a sfogarsi: «I dati ci sono ma, pare impossibile, sono su carta». Eppure Dio sa quanto l’Italia avrebbe bisogno di conoscere metro per metro o almeno scuola per scuola la situazione del patrimonio edilizio che ospita, dalle materne alle superiori, circa 8 milioni di alunni. Per capire qual è esattamente il problema, dove sono le emergenze, quali sono le priorità.
Il dossier
L’ultimo dossier Ecosistema Scuola di Legambiente ricorda che «oltre il 41% delle scuole (15.055) si trova in zona sismica 1 e 2, cioè a rischio di terremoti fortissimi o forti» che il 43% di questi edifici «risale a prima del 1976, e cioè a prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica», che «solo il 12,3% delle scuole presenti in queste aree risulta progettato o adeguato successivamente alle tecniche antisismiche». Per finire: «Negli ultimi quattro anni solo il 3,5% degli interventi ha riguardato l’adeguamento sismico delle aree a rischio: 532 interventi per 15.055 edifici». Al punto che, avanti così, «il raggiungimento dell’obiettivo sicurezza in quelle aree arriverà tra 113 anni».
Di più: «La media di investimenti in manutenzione straordinaria annua per singolo edificio degli ultimi cinque anni vede una media nazionale di 20.535 euro, con una forbice che va dai 28.536 euro degli edifici del Nord Italia ai 3.397 del Sud». Rileggiamo: 3.397 euro. Insufficienti non solo per una manutenzione minima ma perfino per passare uno straccio e scopare per terra.
Cittadinanza Attiva
Accuse confermate dai rapporti sulla sicurezza di Cittadinanza Attiva. L’ultimo denuncia: «Per le scuole situate in zona sismica (oltre la metà), la situazione non è incoraggiante: solo un quarto ha l’agibilità statica, poco meno della metà il collaudo. In poco più di un quarto (27%) è stata realizzata la verifica di vulnerabilità sismica, obbligatoria dal 2013. Ben pochi gli edifici su cui sono stati effettuati interventi di miglioramento e adeguamento sismico: la media nazionale è rispettivamente del 12% e del 7%. Assai indietro il Lazio (3%) e la Campania (6% di scuole migliorate sismicamente e 4% adeguate)». Quanto alla cura quotidiana, solo «una scuola su quattro ha una manutenzione adeguata e solo il 3% è in ottimo stato. Un quarto circa di aule, bagni, palestre e corridoi presenta distacchi di intonaco». Tanto, pensa qualcuno, c’è sempre S. Giuseppe da Copertino…
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Sicurezza scuole. Giuliano, rivedere responsabilità dei Dirigenti Scolastici
“Occorre rivedere le responsabilità ed il ruolo dei dirigenti scolastici in tema di rischi strutturali ed impiantistici degli edifici scolastici” questo il pensiero del Sottosegretario all’Istruzione Salvatore Giuliano.
La prima dichiarazione del Sottosegretario è dedicata al ruolo e alle incombenze dei Dirigenti Scolastici.
Troppe responsabilità per i Dirigenti Scolastici, appello al Ministro
La problematica è ritornata d’attualità dopo la recente sentenza della Corte di Appello di Potenza che ha confermato la condanna ad un mese di reclusione a seguito del ferimento di uno studente causato dal cedimento di un lastrico, con pena sospesa e il beneficio della non menzione nel certificato penale, nei confronti della Dirigente dell’Istituto di Istruzione Superiore “Carlo Pisacane” di Sapri, Franca Principe.
E in questi giorni numerosi sono stati gli appelli al Ministro affinchè si riveda la normativa.
La normativa
Nella precedente legislatura le Commissioni VII e XI della Camera avevano prodotto un testo condiviso da tutte le forze politiche, unificando le proposte di legge Carocci e Pellegrino circa la modifica all’articolo 18 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 sulla responsabilità dei dirigenti in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro.
La proposta UDIR
Un tema molto caro, quello della sicurezza scolastica, al sindacato Udir, che ha già articolato una proposta. In essa si prevede, infatti, che il capo d’istituto “venga esonerato dalle valutazioni di cui all’art. 28 del presente Decreto, attinenti ai rischi di natura strutturale ed impiantistica relativamente alle Istituzioni Scolastiche ed Educative di propria pertinenza, fermo restando gli obblighi di cui all’art. 18, comma 3-ter del presente decreto, limitatamente alle comunicazioni per la vigilanza e sorveglianza durante la gestione delle attività didattiche, esonerando in toto lo stesso Dirigente Scolastico da ogni responsabilità sia di natura civile che penale ”.
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Sicurezza scolastica, l’Anp incalza il governo: sia una priorità
Le soluzioni delle problematiche relative alla messa in sicurezza degli edifici scolastici e alla qualità delle strutture edilizie, non sono più rinviabili: una media di 44 crolli all’anno, una scuola su quattro con manutenzione inadeguata e solo il 3% in ottimo stato.
La posizione dell’Anp
L’Anp, si legge in una nota, ribadisce che il problema della sicurezza nelle scuole è di estrema gravità. Riguarda circa otto milioni di studenti, per lo più minori, circa un milione di lavoratori e non può essere risolto riferendosi a controlli su presunte inadempienze organizzative dei dirigenti scolastici.
La vicenda dell’adeguamento degli edifici scolastici alla normativa antincendio è emblematica: decorso il termine per la messa a norma (31 dicembre 2017) quasi nulla è cambiato. Peraltro, il 18 aprile 2018, il ministero dell’interno ha diramato una nota che sembra indirizzare l’attività di controllo a carico dei dirigenti scolastici con la pretesa che siano solo questi ultimi a dover risolvere le diffuse e vistose carenze edilizie con misure di carattere meramente organizzativo, non considerando che la proprietà degli immobili è degli enti locali.
Altre dovrebbero essere le strade: sarebbe molto agevole avviare un percorso legislativo che permetta un adeguamento con scadenze progressive alle norme di sicurezza antincendio nelle attività scolastiche. La progressività consentirebbe di avviare un percorso con garanzie di fattibilità, con scadenze controllabili e verificabili dai cittadini. L’Anp, inoltre, non comprende le ragioni dell’inaspettata chiusura della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per la messa in sicurezza e la riqualificazione degli edifici scolastici che da quattro anni svolgeva un ruolo di supporto e di accompagnamento per l’utilizzo dei fondi dedicati alla sicurezza delle scuole.
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Messa in sicurezza delle scuole di San Giovanni Rotondo
Nell’ambito del piano triennale della Regione Puglia, il Comune di San Giovanni Rotondo (provincia di Foggia) realizza l’anagrafe degli edifici scolastici, e candida gli istituti comunali ai finanziamenti previsti.
La mappa degli edifici scolastici è stata tracciata dall’amministrazione comunale, partendo dagli interventi di sostituzione edilizia, mediante demolizione e ricostruzione, dell’edificio scolastico, dagli interventi di adeguamento sismico nonché da quelli di miglioramento sismico.
Questo il quadro tecnico, all’interno del quale, la giunta comunale ha inteso candidare le scuole sangiovannesi nella programmazione finanziaria della Regione Puglia, relativa al piano triennale 2018-2020.
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Addio all’ufficio che studiava scuole sicure
A rischio gli interventi sull’edilizia scolastica. Il nuovo governo sembra tiepido sul tema della prevenzione, nonostante questa parola sia presente nel contratto tra Lega e M5S.
A rischio gli interventi sull’edilizia scolastica. Il nuovo governo sembra tiepido sul tema della prevenzione, nonostante questa parola sia presente nel contratto tra Lega e M5S. Chiude «Italia Sicura» delegata a concentrare gli sforzi sui rischi idrogeologici e lo stato disastroso dell’edilizia scolastica. Una struttura nata insieme a «Dipartimento Casa Italia», affidata al rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone e al senatore a vita e archistar Renzo Piano.
Ammesso che Matteo Renzi fosse l’«acqua sporca», vale la pena di buttar via anche il «bambino», cioè quel pezzo di Palazzo Chigi che cercava di affrontare finalmente i disastri «prima» e non solo «dopo»? Eppure questa pare la scelta del governo giallo-verde. Deciso a cestinare ciò che gli ultimi due esecutivi avevano messo in piedi per puntare, come capita nei Paesi seri, sulla prevenzione.
Certo, la parola c’è anche nel contratto di governo Di Maio-Salvini: «Per contrastare il rischio idrogeologico sono necessarie azioni di prevenzione che comportino interventi diffusi di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo su aree ad alto rischio, oltre a una necessaria attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico». Tutto un po’ generico. Ma segno di buona volontà. Anche l’«edilizia scolastica», en passant tra le «classi pollaio» e le graduatorie, è fuggevolmente citata. Auguri. Il rischio di ricominciare tutto da capo, però, esiste.
Quanto sia esposto il nostro Paese lo dicono i numeri. Sul fronte sismico abbiamo avuto negli ultimi sette secoli (dal 1315) ben 149 scosse superiori ai 5,5 gradi della scala Richter: una ogni cinque anni. Coi risultati denunciati dopo il sisma dell’Aquila (quelli in Emilia, nel Lazio, nelle Marche e in Abruzzo si sarebbero aggiunti poi) da un rapporto della Protezione Civile. La quale calcolava i danni causati da eventi sismici in Italia «pari a circa 147 miliardi e, di conseguenza, un valore medio annuo pari a 3.672 milioni di euro/anno». Quanto al rischio idrogeologico, spiega un dossier Ispra, «l’inventario ha censito ad oggi 614.799 fenomeni franosi», i due terzi di tutta l’Ue, «che interessano un’area di circa 23.000 km², pari al 7,5% del territorio nazionale». La stessa Ispra calcola «12.218 km quadrati (4% della penisola) a pericolosità idraulica elevata, 24.411 (8,1%) a pericolosità media e 32.150 (10,6%) a pericolosità appena più bassa». Ci vivono circa 8 milioni di italiani.
Questo è il quadro. Allarmante, sia per l’accumulo di vittime (migliaia e migliaia solo negli ultimi decenni) sia per quell’ammassarsi di spese per decine e decine di miliardi. Tanto da spingere i precedenti governi ad accelerare finalmente sulla strada della prevenzione già annunciata (a chiacchiere) da vari governi di sinistra e di destra. Fu così che nacquero a partire dal 2014 due «cose» nuove. Vale a dire il «Dipartimento Casa Italia», affidato al rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone e al senatore a vita e archistar Renzo Piano, incoraggiati a mettere a punto prototipi e strategie e accorgimenti tecnici «facili e leggeri» per intervenire il più possibile, metodicamente, giorno dopo giorno, sul nostro patrimonio edilizio, per un quarto in condizioni «mediocri o pessime».
Più ancora «operativa», ecco la Struttura tecnica di missione «Italia sicura», delegata a concentrare gli sforzi su due punti: i rischi idrogeologici e lo stato qua e là disastroso dell’edilizia scolastica. Un problema messo a nudo da troppi incidenti, anche mortali, e da sciagure come quella di San Giuliano di Puglia quando una scossa annientò 27 bambini e la loro maestra.
Intervento obbligato. Come spiega Erasmo D’Angelis, che di «Italia Sicura» è stato il responsabile, «negli ultimi 70 anni ben 2.458 comuni in tutte le regioni sono stati colpiti da alluvioni e frane che hanno causato 5.556 morti, 3.912 feriti e 772 mila sfollati» eppure i fondi stanziati dallo Stato per tutto il territorio esposto a situazioni a rischio (si pensi a 52.000 chilometri di fiumi tombati sotto le nostre città: 27 solo a Messina) era tenuto d’occhio, si fa per dire, da 14 monitoraggi diversi: quattordici! Accorpati solo dopo una svolta radicale.
Per non dire dei ritardi abissali dell’anagrafe degli edifici scolastici. Decisa ai tempi del primo governo Prodi, nel ‘96, proprio per aver finalmente un quadro completo, istituto per istituto, crepa per crepa, soffitto per soffitto, del patrimonio e delle priorità da dare alle scuole più a rischio. Anagrafe che, 22 anni dopo, è ancora da completare. Nonostante gli intoppi, dicono i dirigenti di Italia Sicura, «sono stati 1.445 i cantieri aperti su un fabbisogno di 9.397 opere del Piano nazionale per una cifra complessiva di circa 29 miliardi di euro e quasi 13 già ritagliati dal Mef al 2023». Di più: è stato «recuperato un tesoretto di fondi mai spesi». Ma soprattutto, sottolineano, quella struttura era riuscita a «tenere insieme su progetti concreti l’Ambiente e le Infrastrutture, l’Economia e la Ragioneria, i Beni culturali e l’Agricoltura e la Protezione civile, l’Ispra, l’Istat, il Cnr, le Regioni, l’Anci…».
Il nuovo governo, come dicevamo, non è convinto. E ha deciso di cambiare tutto. Svuotando «Casa Italia» e smantellando Italia Sicura con la «restituzione» delle competenze idrogeologiche al ministro dell’Ambiente e dell’edilizia scolastica a quello dell’Istruzione. Per carità, magari l’uno e l’altro faranno meraviglie, ma vale la pena di andare a smontare due strutture che, come dice Sergio Chiamparino, «avevano senso proprio perché unendo competenze diverse stavano lì, dove meglio si esercita la collegialità, cioè a Palazzo Chigi?».
Lo ha chiesto per iscritto anche ai colleghi forzisti, democratici o leghisti delle regioni del Nord: «Credo che condividiate con me la preoccupazione per questa decisione che rischia di disperdere il proficuo lavoro svolto da Italia Sicura…». Qual è il timore del presidente piemontese? Che i soldi già «assegnati alle Regioni per gli interventi più urgenti» non vengano più erogati o «si complichino le procedure per la loro attribuzione». Insomma, ci vorrebbe un «ripensamento rispetto a questa decisione»… Tocchiamo ferro. Ma sarebbe davvero un guaio se il tema centrale della prevenzione finisse in un cassetto. Magari fino al prossimo spavento…
Edscuola
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Per riparare le scuole? Nessun problema, c’è il “Bingo”
Come si risolve l’antico e penoso problema di recuperare soldi per la manutenzione e le riparazioni delle scuole? Ma col Bingo, avrà risposto qualcuno; ed ecco allora, in Cile, il ministro dell’istruzione, invece di sbracciarsi a cercare fondi tra le pieghe del bilancio dello Stato, mette in opera un bel Bingo, tutto d’azzardo, per finanziare lo stato penoso delle scuole della sua Nazione.
Troppe richieste di soldi
Stanco infatti delle continue richieste di intervento per la realizzazione di riparazioni nelle scuole pubbliche del Cile, il ministro dell’Istruzione, Gerardo Varela, ha lanciato l’idea: cari prof e cari dirigenti, organizzatevi con dei Bingo; così potete raccogliere denaro e procedere con i vostri fondi alla copertura di ogni vostra esigenza.
Troppe scuole disastrate
Ad una cerimonia per il decimo anniversario dell’ ente privato ‘Enseña Chile’, Varela ha colto di sorpresa l’uditorio osservando fra l’altro che “tutti i giorni ricevo reclami di persone che sollecitano il ministero ad intervenire per riparare il tetto di un liceo o un’aula di una scuola che deve aggiustare il pavimento”.
In mezzo alla notizia
Spunta il Bingo
“Io mi chiedo – ha aggiunto – ‘ma perché non si organizzano un Bingo?’. Perché da Santiago io devo andare a riparare il tetto di un liceo? Questi sono i problemi dell’assistenzialismo, e così la gente non si fa carico dei suoi problemi ed esige che glieli risolvano altri”
Sembra tuttavia che le dichiarazioni del ministro, diffuse attraverso i social network, avrebbero suscitato immediate critiche.
Come la tombola o come la fiera del dolce
L’idea tuttavia, a mali estremi, sembra di quelle da non gettare: invece di organizzare la “fiera delle torte” o la “giornata di beneficenza” per la raccolta fondi da impiegare nelle scuole, un bel bingo, che è in fondo come la tombola, taglia la testa a ogni altra iniziativa.
Tecnica della scuola
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Bussetti annuncia: tempi più corti e meno burocrazia per la messa in sicurezza delle scuole
Procedimenti sprint per la gestione dei fondi per l’edilizia scolastica. Con l’obiettivo di mettere in sicurezza gli istituti. Lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, nel question time di ieri al Senato, ricordando che «il nostro patrimonio edilizio scolastico è particolarmente vetusto. Si pensi – ha spiegato – che il 62% delle scuole è stato costruito prima del 1976 e che circa il 58% degli edifici scolastici non è a norma sotto il profilo della normativa antincendio e circa il 53% sotto il profilo dell’agibilità».
I tempi troppo lunghi
Bussetti ha ricordato che il «tempo medio dei procedimenti attraverso i quali le risorse stanziate nel bilancio dello Stato per finanziare interventi di ristrutturazione ed adeguamento sismico delle scuole pervengono agli enti locali, proprietari degli edifici scolastici, è di circa un anno e mezzo». A cui va aggiungo «quello necessario all’ente per fare le gare di appalto ed eseguire gli interventi. Sono dati molto preoccupanti, soprattutto in considerazione della notevole entità delle risorse, anche di fonte europea, sinora stanziate e non spese. Si tratta di una situazione che non è accettabile, visto che siamo tutti convinti che la sicurezza dei nostri studenti e di tutto il personale scolastico costituisce una priorità assoluta».
Le contromisure
Il ministro annuncia la promozione, d’intesa con il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, della «costituzione di un Tavolo tecnico tra Stato, regioni ed enti locali che sta lavorando perché si arrivi, entro il prossimo agosto, al perfezionamento in Conferenza unificata di un Accordo quadro finalizzato a ridurre gli adempimenti burocratici e tagliare i tempi necessari per l’assegnazione delle risorse agli enti locali proprietari degli edifici scolastici».
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Edilizia scolastica: semplificazione procedure
Edilizia scolastica, Bussetti: “Al via semplificazione delle procedure. Governo sta dimostrando con i fatti che è una priorità”
(Martedì, 31 luglio 2018) “Con le semplificazioni approvate nell’ambito del decreto legge Ministeri, il Governo dà un segnale importante e concreto sull’edilizia scolastica. Stiamo dimostrando con i fatti che per noi la sicurezza dei nostri ragazzi è una priorità: le norme approvate consentiranno di spendere più velocemente e in modo più efficiente le risorse che abbiamo già a disposizione”. Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti.
Il decreto Ministeri, con un emendamento approvato ieri dall’Aula del Senato, mette infatti in campo lo snellimento di diverse procedure. A partire da quelle che regolano l’assegnazione delle risorse che rientrano nel Fondo unico per l’edilizia scolastica, la principale fonte di investimento in materia. Vengono rese omogenee tutte le procedure di finanziamento, con criteri di riparto delle risorse trasparenti e definiti a monte in un unico Accordo quadro, senza necessità di dover moltiplicare poi i decreti sulle singole linee di finanziamento. Semplificata anche la procedura per la definizione della Programmazione triennale nazionale, con meno decreti interministeriali che finora hanno di fatto appesantito le procedure e ritardato le autorizzazioni anche di parecchi mesi.
“Stiamo lavorando nella direzione della massima semplificazione – ribadisce il Ministro -. Occorre ripensare integralmente la governance del sistema. Per questo ho promosso, d’intesa con il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, la costituzione di un Tavolo tecnico tra Stato, Regioni ed Enti locali. Il Tavolo sta lavorando al perfezionamento di un Accordo quadro in Conferenza Unificata che presenteremo nelle prossime settimane per ridurre ulteriormente gli adempimenti burocratici e tagliare i tempi necessari per l’assegnazione delle risorse agli enti locali, proprietari degli edifici scolastici”.
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Mappe satellitari e 3 miliardi «cash» per ristrutturare le scuole italiane
Ancora 48 ore e la prima campanella dell’anno scolastico 2018/2019 inizierà a suonare. Mercoledì torneranno in classe gli studenti di Bolzano e provincia. Poi, via via fino al 20 settembre, tutti i 7,6 milioni di alunni prenderanno posto tra i banchi. E si troveranno davanti agli occhi lo stesso scenario di sempre: cattedre vuote, segreterie sguarnite, edifici (s)cadenti. Ma proprio su quest’ultimo punto Marco Bussetti ha promesso un cambio di passo. Quantificando in 7 miliardi le risorse a disposizione. Di queste – grazie al decreto ministeri appena andato in Gazzetta e all’accordo quadro con Regioni ed enti locali atteso in Conferenza unificata il 6 settembre – il ministro dell’Istruzione conta di poterne sbloccare già 3 nel giro di due settimane. Senza dimenticare l’intesa con Cnr e Asi che porterà alla mappatura via satellite dei quasi 40mila plessi scolastici italiani.
La fotografia delle scuole
Il patrimonio scolastico italiano è composto da 39.847 edifici di proprietà di comuni e province. A cui se ne sommano 2.656 inattivi, per un totale di 42.503. Oltre 22mila di questi sono stati costruiti prima del 1970. Ad oggi, quasi il 38% degli stabili non possiede il certificato di collaudo statico chiesto dalla legge 1086/1971, mentre più del 50% è privo di quello di agibilità/abitabilità e di prevenzione incendi. Dati in lieve miglioramento rispetto alla precedente rilevazione del 2015. Ma che comunque restituiscono l’immagine di un’edilizia scolastica datata e inadeguata. Un aiuto a mappare lo stato delle scuole italiane arriverà dallo spazio. Nei giorni scorsi il ministro Bussetti ha siglato un patto con i presidenti dell’Agenzia spaziale italia (Asi), Roberto Battiston, e del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Massimo Inguscio, per utilizzare i quattro satelliti Cosmo SkyMed dell’Asi per fotografare tutti gli edifici scolastici. Scaricando i dati degli ultimi otto anni, plesso per plesso, si potrà verificare se ci sono stati movimenti significativi legati a dissesto idrogeologico o terremoti. I dati saranno esaminati dai ricercatori del Cnr che faranno partire le eventuali segnalazioni o verifiche.
Le risorse a disposizione
L’attenzione al tema non è nuova. Anche i governi Renzi e Gentiloni l’avevano messa in cima ai loro propositi di intervento. Mobilitando circa 9,5 miliardi di euro. Di quelli ne sono stati spesi circa 5. Ne restano dunque 4,5, a cui si aggiungono i 2,9 previsti dalla scorsa legge di bilancio. Si arriva così ai 7 miliardi citati più volte da Bussetti. Che potrebbero anche crescere stando a quanto dichiarato dal sottosegretario (leghista) alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, venerdì scorso alla Versiliana. E cioè che per investire nella sicurezza delle scuole (e di altri ambiti) si potrà anche sforare il 3% del rapporto deficit/Pil.
In attesa che le trattative sulla manovra entrino nel vivo Bussetti agirà in proprio. Nel giro di un paio di settimane potrebbero essere sbloccate due “voci” pesanti: un miliardo del Fondo infrastrutture strategiche della legge di bilancio 2017 e 1,7 miliardi della programmazione triennale 2018/2020 del Miur. Poco meno di 3 miliardi cash. Che potranno beneficiare della semplificazione di competenze e procedure a cui si sta lavorando. La prima è arrivata con il “decreto ministeri”, che ha eliminato i concerti con Mef e Mit che servivano a programmare gli interventi e fatto confluire tutte le risorse per l’edilizia scolastica nel fondo unico del Miur. La seconda novità è contenuta nell’accordo quadro atteso in Conferenza unificata giovedì 6, che fissa a monte i criteri di distribuzione validi per l’intero triennio: 43% sul numero studenti; 42% sugli edifici; 10% per le zone sismiche; 5% sull’affollamento delle strutture. Non solo. Verranno anche tagliati i tempi per le varie fasi e autorizzate le anticipazioni dirette agli enti locali. Che riceveranno i fondi al massimo in cinque mesi anziché in un anno e mezzo come oggi. O almeno è questo l’obiettivo sulla carta.
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Sicurezza: come mettersi in regola all’inizio dell’anno scolastico
L’inizio di ogni anno scolastico, caratterizzato inevitabilmente da una serie di adempimenti necessari al regolare avviamento dell’attività didattica, è anche un periodo critico dal punti di vista della sicurezza sul lavoro.
Come ci si può districare tra i vari adempimenti e come riconoscere quelli prioritari?
Specialmente per i Dirigenti Scolastici che sono in servizio per il primo anno in un nuovo Istituto e a maggior ragione nel caso di reggenze, incanalare le osservanze nel campo della sicurezza non è spesso cosa semplice: scuole con numerose sedi o frutto di accorpamenti tra vari istituti, documentazione inesistente o lacunosa, nuovi DSGA e conseguente perdita di “memoria storica”, rendono spesso le prime settimane di settembre una corsa contro il tempo.
Per trovare il bandolo della matassa, come sempre occorre prendere in mano il D.Lgs. 81/08, al cui art. 18 si trovano elencati alcuni degli obblighi del Dirigente Scolastico in quanto datore di lavoro, mentre altre prescrizioni cogenti allo stesso sono contenute nel titolo I del decreto (Principi comuni).
Quelle più urgenti possono essere riassunte così:
- valutazione dei rischi
- informazione e formazione di tutti i lavoratori rispetto alle problematiche della salute e della sicurezza all’interno dell’istituto scolastico
- nomina del Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione(RSPP), che può essere il Dirigente Scolastico stesso (ove adeguatamente formato) oppure un professionista interno o esterno alla Scuola
- nomina del Medico Competente (ove necessario)
- designazione gli addetti alla gestione delle emergenze (antincendio e primo soccorso)
- Il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione dovrà celermente effettuare una verifica delle non conformità inerenti la sicurezza presenti nell’Istituto, e ciò può essere tradotto a livello operativo nelle seguenti fasi:
- Verifica della formazione del personale ed in particolare della squadra di emergenza
- Sopralluogo in ogni plesso per valutare lo stato degli edifici
- Analisi della documentazione inerente i certificati di conformità di impianti ed edifici
- Dettagliata relazione al Dirigente Scolastico, contenente le indicazioni sulle non conformità rilevate e gli interventi prioritari da mettere in atto.
- Stesura della comunicazione da inviare all’Ente Proprietario dell’edificio (Comune o Provincia che sia) in relazione agli interventi strutturali e di manutenzione necessari in ogni plesso.
Tutto ciò permetterà al Dirigente Scolastico di individuare le azioni prioritarie da porre in essere con celerità per mettere in piedi un sistema di gestione della sicurezza pratico e funzionale in vista dell’avvio dell’attività didattica.
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Edilizia scolastica, piano sicurezza al rallentatore: in 15 anni attuato al 61%
Sovrapposizione di troppe norme, risorse inadeguate, mancato passaggio dalla logica dell’intervento emergenziale alla logica della prevenzione, mancato dialogo tra amministrazioni competenti, carente progettazione delle opere programmate.
È lunga la lista delle “criticità” che emergono dalla relazione della Corte dei Conti sul “Piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle zone a rischio sismico ”, avviato con la legge 289/2002 e attuato in vari programmi stralcio.
Intanto i numeri: «A distanza di oltre 15 anni dalla legge 289/2002 – si legge nella relazione – a fronte di 2.645 interventi complessivamente programmati, ne risultano avviati 1.945, mentre 637 non sono mai iniziati (24 per cento). Gli interventi ultimati sono complessivamente pari a 1.617 su 2.651 previsti, pari al 61 per cento». Sulla base di questi dati, la valutazione non può che essere negativa: «Complessivamente, non può ritenersi adeguato lo stato di attuazione, essendo tutti i piani, a distanza di 15 anni, ancora in corso di attuazione, peraltro parziale».
Sulle cause della lentezza, la relazione fornisce varie indicazioni. «La messa in sicurezza degli edifici scolastici – osserva la Corte dei Conti – è prevista da una pluralità di norme tra loro sovrapposte» e anche una pluralità di finanziamenti. «Questa Sezione – si ricorda – aveva osservato che le risorse avrebbero potuto essere meglio utilizzate ove avessero fatte parte di un unico piano coordinato nelle modalità e nei criteri, in modo da garantire uno stanziamento adeguato di risorse, la regolarità nella loro erogazione ed evitare che su uno stesso immobile fossero effettuati interventi, contemporaneamente o in tempi diversi, finanziati in base a leggi diverse e che i lavori non potessero essere estesi all’intero immobile perché legati a finalità proprie delle specifiche normative».
Una confusione che genera inefficienza. Emblematico è un grave caso di mancato dialogo tra amministrazioni centrali. «Lascia perplessi – dice la Corte – che, in sede istruttoria, solo il Mit, nonostante le disposizioni esaminate attribuiscano specifiche competenze anche al Miur, fosse informato dello stato di attuazione dei piani straordinari predisposti in attuazione della legge 289/2002. Va anche sottolineato che, in sede istruttoria, né il Mit, né la Conferenza unificata e il Cipe sono stati in grado di trasmettere l’elenco degli interventi originariamente previsti per il Terzo piano stralcio».
Anche sulle risorse si esprime una valutazione negativa, nel senso che non sono lontanamente adeguate al problema. A dirlo sono i numeri. Rispetto al fabbisogno prioritario indicato in 4 miliardi di euro (rispetto a un fabbisogno totale di 13 miliardi), «sono stati stanziati 193,88 milioni (pari al 4,84 per cento del fabbisogno) per il Primo programma stralcio, 295,2 milioni per il Secondo (corrispondenti al 7,38 per cento) e 111,8 milioni per il Terzo (pari al 2,8 per cento), per un totale complessivo, tenendo conto del piano di rimodulazione, di 600,88 milioni, corrispondenti al 15 per cento del fabbisogno originariamente stimato».
A fronte di queste inefficienza, la Corte esprime invece apprezzamento per l’istituzione dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica. «Va valutato positivamente – si legge nella relazione – l’avvio dell’Anagrafe degli edifici scolastici, dopo oltre venti anni dalla sua previsione normativa. Dall’analisi dei dati disponibili, riferiti all’anno scolastico 2017-2018, un numero pari a 17.160 edifici (pari al 43 per cento) risultava essere in zona sismica 1 e 2 (cioè dove possono verificarsi terremoti, rispettivamente fortissimi e forti), oltre il 50 per cento di questi edifici risale a prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica (1976) e solo il 21 per cento delle scuole presenti in queste aree risulta progettato o adeguato alla normativa tecnica di costruzione antisismica. Dall’anagrafe è peraltro possibile verificare che, complessivamente, il patrimonio edilizio scolastico risulta di bassa qualità, con carenze significative di vario tipo, dalla messa in sicurezza antisismica, all’acquisizione del certificato di idoneità statica, di agibilità e di prevenzione incendi come previsto dalla normativa». I magistrati contabili concludono con un monito: «Tale circostanza deve essere vista, per ovvie ragioni, con forte preoccupazione e, tenendo conto della più recente giurisprudenza in materia penale, che ha affermato la categorica impossibilità di utilizzare gli istituti non a norma, può determinare rilevanti rischi per l’organizzazione dell’attività didattica».
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Calabria, Campania e Sicilia: regioni maglia nera per la verifica della vulnerabilità sismica delle scuole
Più di una scuola su due è stata costruita prima del 1974 (anno di entrata in vigore della normativa antisismica), più di due scuole su cinque sono in zona ad elevata sismicità ma in poche hanno effettuato la verifica di vulnerabilità sismica, 50 gli episodi di crolli e distacchi di intonaco nell’anno scolastico 2017-2018, un episodio in media ogni quattro giorni. Questa la fotografia degli edifici scolastici in cui trascorrono la mattinata 7.682.635 studenti. Un’emergenza nazionale, ma i finanziamenti per le ristrutturazioni e la manutenzione arrancano e le certificazioni restano appannaggio di poche scuole.
A ricordarci ogni anno questa realtà è Cittadinanzattiva, arrivata al XVI Rapporto sulla sicurezza delle scuole, edizione 2018. Un report basato sui dati istituzionali forniti dal Miur, dal Governo, dall’Inail, ma anche dall’invio di istanze di accesso civico a 7.252 Comuni, Province e Città metropolitane, relative a 6.556 edifici scolastici di 20 Regioni. Il quadro è in miglioramento, ma lento, troppo lento e presenta forti disparità, con un Nord più virtuoso, un Centro che sta cercando di mettersi al passo, un Sud che presenta un ritardo cronico.
Tornando all’elemento più urgente in un Paese dove i terremoti sono frequenti, solo per il 29% delle scuole è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica, con la pessima performance della Calabria (solo 2% con verifica), della Campania (4%) e della Sicilia (7%), regioni in cui insiste il maggior numero di scuole in zone ad elevata sismicità. Entro dicembre questa verifica dovrà essere effettuata in tutte le scuole ma ad oggi – da quanto risulta a Cittadinanzattiva – solo il 37% delle richieste è stato finanziato.
La microzonazione sismica è stata realizzata in poco meno di una scuola su tre (31%), con punte positive in Friuli-Venezia Giulia (72% del campione di scuole) e in Umbria (65%), mentre preoccupano i dati della Puglia (solo l’1%) e del Piemonte (5%).
Solo il 9% delle scuole è stato migliorato dal punto di vista sismico e ancor meno (5%) è stato
adeguato sismicamente.
Certificazione di agibilità\abitabilità: solo un quarto delle scuole ne è in possesso, con punte positive in Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige (50 per cento) e punte negative nel Lazio (9 per cento). Va un po’ meglio per il collaudo statico degli edifici. Lo ha effettuato il 53 per cento delle scuole, con il Lazio ancora una volta a segnare un primato negativo, con uno scarso 14 per cento, e la Campania, poco meglio con un 17 per cento. Decisamente lontani comunque dal 90 per cento del Piemonte e dall’84 per cento del Trentino-Alto Adige.
Rischio alluvione: nonostante circa 6mila edifici si trovino in aree a rischio alluvione, solo il 9 per cento delle scuole monitorate ha adottato il Piano di gestione del rischio alluvione, con la Sardegna a detenere il primato, pur con uno scarso 36 per cento. Sempre meglio di Abruzzo, Puglia e Sicilia che si fermano all’1 per cento.
Ancora ultimo il Lazio (3 per cento) per quanto riguarda l’indagine diagnostica su solai e controsoffitti, nonostante i frequenti casi di cronaca. Primato negativo conteso dalla Campania, che si ferma al 5 per cento. Molto meglio fanno Sardegna e Piemonte, rispettivamente con un 45 per cento e 43 per cento.
Cosa fare dunque in un Paese che investe di più, ma con grandi differenze regionali? Cittadinanzattiva ipotizza una cifra di 15\20 miliardi di euro per poter ricostruire e ristrutturare il patrimonio edilizio scolastico, un tema su cui non mancano le iniziative del governo giallo-verde. Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha sbloccato un miliardo di euro per l’antisismica e oltre 1,7 miliardi per la messa in sicurezza, ha chiesto la collaborazione dell’Asi, l’Agenzia spaziale italiana, e del Cnr per far partire una mappatura satellitare delle nostre scuole, e valuta – come Miur – la costituzione di parte civile nell’inchiesta sui lavori della nuova ala del plesso scolastico “Alfredo Aspri” di Sperlonga, in provincia di Latina, un’ala costruita senza fondamenta per risparmiare sui costi, in un appalto a massimo ribasso.
Anche Cittadinanzattiva riconosce l’aumentata sensibilità degli ultimi due governi nei confronti del tema edilizia scolastica, ma – avverte – bisogna fare in fretta.
«Occorre fare indagini diagnostiche a tappeto sui solai e controsoffitti: è un provvedimento che costa poco e garantisce che si possano anticipare alcuni dei crolli» – spiega Adriana Bizzarri, che ha curato il rapporto di Cittadinanzattiva. «Chiediamo uno snellimento delle procedure, maggior rapidità degli interventi nelle zone colpite dal sisma ma non solo, chiediamo controlli serrati perché il caso di Sperlonga ha scioccato chiunque. E chiediamo che si investa nella sicurezza sismica ricordando che 18mila dei nostri edifici sono in zona 1 e zona 2».
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