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Educazione civica 4.0
vivere bene con gli altri anche in rete
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Safer Internet Day 2017
In occasione della 14ª Giornata mondiale della sicurezza in rete, Fondazione Mondo Digitale e Microsoft Italia, con il patrocinio dell’Assessorato Roma Semplice e in collaborazione con De Agostini Scuola, promuovono l’evento “Educazione civica 4.0: vivere bene con gli altri anche in Rete”, una giornata di confronto per riflettere su rischi e opportunità offerti dalla rete. L’appuntamento è per il 7 febbraio alle 10 in Campidoglio. Intervengono l’assessora a Roma Semplice, Flavia Marzano, e l’assessora alla Persona, Scuola e Comunità solidale, Laura Baldassarre.
Come insegnare a ragazze e ragazzi a distinguere informazioni vere e fonti affidabili da bufale e fake? Quali sono gli strumenti più efficaci per prevenire o contrastare fenomeni come cyberbullismo e sexting? Come si educa a convivere con gli altri anche in Rete?
Sono chiamati a rispondere a queste domande esperti, operatori, decisori, genitori che si confronteranno con docenti e studenti in Campidoglio martedì prossimo, 7 febbraio alle 10, nel corso dell’evento “Educazione civica 4.0: vivere bene con gli altri anche in Rete”, promosso da Fondazione Mondo Digitale e Microsoft Italia, con il patrocinio dell’Assessorato Roma Semplice e in collaborazione con De Agostini Scuola, in occasione del Safer Internet Day. L’obiettivo è ragionare soprattutto sulle opportunità offerte dalla rete per costruire un nuovo ecosistema per l’educazione e la formazione basato sulla cittadinanza 4.0, attiva, responsabile e inclusiva.
Intervengono: Flavia Marzano, assessora Roma Semplice, Mirta Michilli, direttore generale della Fondazione Mondo Digitale, Carlo Rinaldi, Digital & Social Marketing Leader di Microsoft Italia, Massimo Bruno, vice questore aggiunto della Polizia di Stato del Dipartimento Polizia Postale Lazio, Alberto Pellai, autore per De Agostini del libro “Tutto troppo presto”.
In platea oltre 250 studenti, tra cui i protagonisti del progetto Sonet-Bull, promosso dalla Fondazione Mondo Digitale, che testimonieranno la loro esperienza nella realizzazione di una policy per contrastare il fenomeno del bullismo e cyberbullismo a scuola. Conclude la mattinata di confronto Laura Baldassarre, assessora alla Persona, Scuola e Comunità solidale di Roma Capitale.
Edscuola
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Sviluppo sostenibile grazie ai percorsi di cittadinanza a scuola
I percorsi di cittadinanza attiva risultano fondamentali per la scuola di oggi. Bullismo, atti valdalici, razzismo sono le maggiori piaghe della società contemporanea.
I percorsi di cittadinanza sono temi che la scuola, in quanto istituzione, ha il dovere di promuovere fra i banchi. Si può certamente parlare di una emergenza alla cittadinanza attiva.
Tuttavia, educare alla cittadinanza, vuol dire anche volgere lo sguardo verso il rispetto dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile, temi molto importanti in chiave futura, che proprio per questo motivo bisogna necessariamente far conoscere agli studenti, che rappresentano il futuro.
Non mancano i percorsi multidisciplinari da proporre in classe, anzi, da tempo sono diffusi nelle scuole. E senza dubbio, un ottimo ausilio per gli insegnanti è quello del digitale, veicolo estremamente familiare agli alunni, sin dalla scuola primaria.
Le idee, a tal proposito non mancano. Infatti per radicare nei più piccoli i concetti di ambiente e sostenibilità si può far ricorso alle fiabe classiche, racconti di un mondo tipicamente naturale, bucolico e contadino e metterlo a confronti con le vicende contemporanee, come l’imprenditoria senza scrupoli, l’inquinamento, l’emergenza rifiuti.
Un modo percorso tematico cronologico, finalizzato a far riflettere i ragazzi sulle profonde trasformazioni che l’uomo ha prodotto nel tempo sull’ambiente e contestualmente, promuovere negli alunni l’adozione consapevole di comportamenti sostenibili.
Tecnica della scuola
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Educazione civica, da settembre si cambia: nessun docente in più verrà assunto per insegnarla
Via libera da parte del Parlamento all’introduzione dell’educazione civica. In realtà, però, si tratta di un ritorno.
Ecco cosa si prevede: ci sarà un’ora di insegnamento a settimana, 33 ore in tutto dal primo all’ultimo giorno di scuola. Si tratta, però, di una riforma a costo zero senza assunzioni e ore aggiuntive.
L’educazione civica ritorna, dunque, sui banchi di scuola, ma fu introdotta, per la prima volta da Aldo Moro, allora ministro dell’Istruzione, nel 1958. Tornerà ad essere studiata, ma non ci saranno posti di lavoro in più.
Nuova materia, stessi docenti. In questo momento l’insegnamento dell’educazione civica sarà impartito da quegli insegnanti dedicati inseriti all’interno dell’organico dell’autonomia. Sarà il preside dell’istituzione scolastico a definire chi farà cosa.
Si deciderà anche come articolare il percorso dell’insegnamento della materia che potrà essere svolto anche in maniera laboratoriale. Alle superiori, comunque, verrà data priorità ai docenti di diritto, sempre all’interno dell’organico già presente.
Introduzione dell’insegnamento dell’educazione civica
Leggi il testo approvato dal Senato
Si prevede, a decorrere dal 1° settembre dell’anno scolastico successivo alla data di entrata in vigore della legge, l’introduzione dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, per un numero di ore annue non inferiore a 33 (corrispondente a 1 ora a settimana), da svolgersi nell’ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti, e l’avvio di iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile nella scuola dell’infanzia.
L’insegnamento sostituisce quello di Cittadinanza e Costituzione, introdotto dal D.L. 137/2008 (art. 1-L. 169/2008).
Nelle scuole del primo ciclo, l’insegnamento è affidato in contitolarità a docenti. Nelle scuole del secondo ciclo le scuole utilizzano l’organico dell’autonomia e, più nello specifico, ove disponibili, i docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche.
Per ciascuna classe è individuato un docente coordinatore che ha, tra l’altro, il compito di formulare la proposta di voto, acquisendo elementi conoscitivi dagli altri docenti a cui è affidato il medesimo insegnamento.
Il dirigente scolastico verifica la piena attuazione e la coerenza con il Piano triennale dell’offerta formativa (PTOF).
Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sono definite Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica, che individuano obiettivi specifici di apprendimento, con riferimento a: Costituzione italiana; istituzioni nazionali, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale; Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; educazione alla cittadinanza digitale, anche per valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti e per essere consapevoli di come le tecnologie digitali possono influire sul benessere psicofisico e sull’inclusione sociale, con particolare riferimento ai comportamenti riconducibili a bullismo e cyberbullismo; elementi fondamentali di diritto, con particolare riferimento al diritto del lavoro; educazione ambientale, sviluppo ecosostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari; educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; formazione di base in materia di protezione civile. Sono altresì promosse l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva.
In particolare, la conoscenza della Costituzione rientra tra le competenze di cittadinanza che gli studenti di ogni percorso di istruzione e formazione devono conseguire, avvicinandosi ai contenuti della Carta costituzionale già a partire dalla scuola dell’infanzia. Al fine di promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale, sono altresì attivate iniziative per lo studio degli statuti delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale. Inoltre, al fine di promuovere la cittadinanza attiva, possono essere attivate iniziative per lo studio dei diritti e degli istituti di partecipazione a livello statale e territoriale.
L’insegnamento dell’educazione civica è integrato con esperienze extra-scolastiche con altri soggetti istituzionali, del volontariato o del terzo settore, con particolare riguardo a quelli impegnati nella promozione della cittadinanza attiva.
Tecnica della scuola
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Ed. Civica, docenti saranno formati. Aggiornamento Piano nazionale formazione
L’introduzione dell’educazione civica come materia con voto autonomo, come riferito, è ormai legge. Rimane da capire come poterla introdurre già dall’a.s. 2019/2020
Vediamo in questa scheda cosa prevede la legge in merito alla formazione dei docenti, ricordando dapprima le ore da destinare all’insegnamento e i docenti che se ne occuperanno.
Ed. civica: monte ore e docenti interessati
L’insegnamento trasversale dell’educazione civica è attivato nella scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado.
All’insegnamento vanno destinate 33 ore annuali, da svolgersi nell’ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti, senza dunque nessun incremento orario. La legge prevede che, per il raggiungimento delle 33 ore annue, è possibile utilizzare la quota di autonomia utile per modificare il curricolo.
Nelle scuole del primo ciclo (primaria e secondaria di primo grado) l’insegnamento dell’educazione civica è affidato, anche in contitolarità, a docenti sulla base del curricolo di istituto, utilizzando l’organico dell’autonomia.
Nelle scuole secondarie di secondo grado l’insegnamento è affidato ai docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, ove disponibili nell’ambito dell’organico dell’autonomia.
Per ciascuna classe, tra i docenti cui è affidato il “nuovo”insegnamento, è individuato un coordinatore che, tra i suoi compiti, ha quello di formulare la proposta di voto in decimi, acquisendo elementi conoscitivi dagli altri docenti interessati dall’insegnamento.
Formazione docenti
Sono previste apposite attività di formazione per i docenti e, conseguentemente, un aggiornamento del Piano Nazionale di Formazione, al fine di farvi rientrare le attività sulle tematiche relative all’insegnamento dell’educazione civica.
Alle attività formative è destinata quota parte delle risorse stanziate dall’articolo 1, comma 125, della legge 107/2015 per l’attuazione del Piano medesimo.
Al fine di ottimizzare l’impiego delle risorse e armonizzare gli adempimenti relativi alla formazione dei docenti, le scuole effettuano una ricognizione dei propri bisogni formativi e possono promuovere accordi di rete nonché, in conformità al principio di sussidiarietà orizzontale, specifici accordi in ambito territoriale.
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Educazione civica, Bussetti: «Martedì firmo il decreto per evitare il rinvio»
Soluzione in vista per l’educazione civica. Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti assicura che il lieto fine è dietro l’angolo: il Miur sta lavorando a un decreto ad hoc per evitare che il nuovo insegnamento (33 ore l’anno – con tanto di voto in pagella – su ambiente e Costituzione, cittadinanza digitale e mafia, diritto alla salute, bullismo e cyberbullismo) slitti di un anno a causa del ritardo nella pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale. «Martedì – ha detto Bussetti parlando al meeting di Rimini – penso che firmerò un decreto proprio perché si riesca ad aggiustare da un punto di vista amministrativo, oltre che procedurale, affinché entri in vigore dall’anno scolastico prossimo». Come riportato dal Corriere nei giorni scorsi, il testo del provvedimento sull’educazione civica approvato in via definitiva dal Senato lo scorso primo agosto prevedeva che il nuovo insegnamento fosse istituito «a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge» e di conseguenza – poiché le leggi entrano in vigore 15 giorni dopo la loro pubblicazione – che legge fosse pubblicata al massimo venerdì 16 agosto. Mentre la legge è uscita in Gazzetta solo mercoledì 21 agosto. Il provvedimento di cui parla Bussetti dovrebbe servire a vincolare la sua entrata in vigore invece che all’inizio dell’anno scolastico all’effettiva riapertura delle scuole: in quasi tutte le regioni infatti la prima campanella suonerà nella settimana che si apre con lunedì 9 settembre (solo la provincia di Bolzano comincia prima, il 5, e cioè proprio 15 giorni dopo l’entrata in vigore della legge).
«Salva-precari» in bilico
Permane invece grande incertezza sul fronte del cosiddetto decreto salva-precari approvato lo scorso 6 agosto «salvo intese». Il provvedimento – volto a istituire un concorso ad hoc per i supplenti con più di 36 mesi di servizio nelle scuole statali e parallelamente un percorso abilitante speciale aperto anche a chi ha prestato servizio nelle scuole paritarie, era stato promosso dalla Lega assecondando i sindacati ma aveva incontrato forti obiezioni da parte dei grillini che lo avevano bollato come l’ennesima sanatoria a scapito del merito. Il ministro leghista invece, ancora oggi, lo ha difeso. «Mi auguro – ha detto – che sia possibile sciogliere le riserve in questi giorni, siamo ancora in tempo per pubblicarlo sulla Gazzetta Ufficiale». «Soprattutto – ha proseguito Bussetti – non era solo rivolto ai precari ma era anche una proroga di graduatorie del concorso 2016 che permetterà a tanti altri docenti di entrare in ruolo, conteneva anche la revisione per quanto riguardava la tariffa per il trasporto pubblico dei nostri studenti. Era un decreto importante, necessario, che era richiesto, condiviso con tutte le forze di organizzazione sindacali. Noi abbiamo lavorato in questi mesi e spero tanto che si riesca a sbloccare».
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Pasticcio educazione civica: si parte a settembre ma «in via sperimentale»
E’ pronto il provvedimento che dovrebbe risolvere il pasticcio sull’educazione civica, la nuova disciplina con tanto di voto introdotta in tutti gli ordini di scuola con una legge appena pubblicata e che rischiava di dover essere rimandata all’anno scolastico 2020/2021. Poiché il testo non entrerà in vigore prima del 1 settembre, ma soltanto il 6, a causa di un ritardo nella pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, è la legge stessa a prevedere che si applichi a partire dal successivo anno scolastico per non mettere in difficoltà le scuole nell’organizzazione delle lezioni.
La sperimentazione obbligatoria
Per accelerare l’applicazione il ministro Bussetti, come aveva annunciato, trasformerà questo primo anno di applicazione in una sperimentazione obbligatoria nazionale. Per farlo è necessario un decreto che è stato già inviato al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (il Cspi, che è organo consultivo del MIUR). Una volta ottenuto il parere del Cspi, si potrà partire con la programmazione della nuova disciplina
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L’educazione civica avrà un voto
Le 33 ore di educazione civica, che l’esecutivo uscente punta a far debuttare quest’anno come «sperimentazione nazionale» nelle scuole del primo e secondo ciclo, vanno declinate nel piano triennale dell’offerta formativa; e si dovrà valorizzare la conoscenza della Costituzione, «da approfondire in base all’età degli alunni».
La nuova materia è un insegnamento «che compete a tutto il gruppo docente» (e quindi va sviluppata in modo coerente nel curriculo) e coinvolge più ambiti disciplinari: ad esempio, educazione ambientale, sviluppo sostenibile e la stessa Agenda 2030 «trovano naturale interconnesione con le scienze naturali e la geografia», mentre educazione alla legalità e al contrasto della mafie «si innerva» con gli elementi fondamentali del diritto, ma anche con gli ambiti storico, filosofico e letterario.
Al Cspi, il consiglio superiore della pubblica istruzione, oltre al decreto firmato da Marco Bussetti per avviare la sperimentazione, sono arrivate anche le linee guida alle scuole per attuare la nuova legge, pubblicata in Gazzetta ufficiale lo scorso 21 agosto, che ha reintrodotto in classe l’educazione civica.E una pronuncia è attesa l’11 settembre.
Nelle quattro pagine di indicazioni, il Miur conferma che le 33 ore annue sono all’«interno dei quadri orari ordinamentali vigenti»; e suggerire poi di prevedere, nell’ambito del piano annuale delle attività, «momenti di programmazione interdisciplinare», anche per individuare le modalità di coordinamento attribuite al docente designato dal dirigente scolastico. Le scuole del secondo ciclo dovranno affidare l’educazione civica ai docenti abilitati nelle discipline giuridiche ed economiche, se presenti nell’organico dell’autonomia (l’insegnamento dovrà comunque essere trasversale).
L’educazione civica avrà un voto espresso in decimi dal docente coordinatore.
Tutto ciò ammesso che il Cspi dia parere favorevole e che il nuovo governo non decida di disfare quanto fatto da quello precedente.
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Slitta l’avvio dell’educazione civica
L’educazione civica non partirà ora, neppure nella veste di sperimentazione nazionale. Forse, ma risorse permettendo, da gennaio 2020 si avvierà una seria programmazione. In ogni caso, l’introduzione ufficiale dell’educazione civica scatterà da settembre 2020, come previsto dalla legge.
Il parere del Cspi
Ieri il Cspi, l’organo tecnico consultivo del Miur, ha espresso parere negativo sul decreto firmato in fretta e furia dal precedente ministro dell’Istruzione per avviare, già a settembre, in via sperimentale a livello nazionale, il nuovo “insegnamento”. Il disco rosso acceso dal Cspi all’unanimità è spiegato dalla difficoltà a partire già quest’anno, visto che «la programmazione della didattica è già in corso e introdurre ad anno scolastico iniziato una nuova materia, per ben 33 ore, metterebbe in difficoltà le scuole».
Il commento di Fioramonti
«Sentirò a breve associazioni di dirigenti, docenti e studenti per discutere con loro della possibilità di avviare una seria programmazione a partire da gennaio 2020 (con tanto di fondi aggiuntivi in Legge di Bilancio), per fare quello che il precedente ministro non aveva fatto, cioè preparare in modo efficace le scuole nell’ottica dell’introduzione dell’Educazione civica nel settembre 2020, come previsto dalla legge», sono le parole del neo titolare del Miur, Lorenzo Fioramonti.
La vicenda
La legge sull’introduzione dell’educazione civica era stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 21 agosto scorso ed è entrata in vigore il 5 settembre. Il nuovo insegnamento doveva essere attivato a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore del provvedimento, ovvero non prima del 2020/2021. Ma Marco Bussetti aveva disposto con un decreto una partenza in fase sperimentale già da quest’anno. Partenza che però il Cspi ieri ha oggi bocciato. «È evidente – si legge ancora nell’articolato parere del Cspi – che si tratta di un provvedimento che risponde ad una esigenza molto sentita nella opinione pubblica, anche se la legge, nell’intento di seguire queste attese, presenta non poche difficoltà tecniche di applicazione. Questa sperimentazione, sia pure ad adesione volontaria – si legge in un altro passaggio – non è praticabile (in questo anno scolastico) in quanto comporta una serie di adempimenti sul piano organizzativo e didattico di difficile attuazione e tale da compromettere la qualità ed il significato della sperimentazione stessa. Risulterebbe sicuramente sconvolto il curricolo e il piano di attività, già predisposto per l’anno scolastico 2019/20. È necessaria poi una riflessione aggiuntiva sulla compatibilità temporale fra la permanenza della legge che ha introdotto “Cittadinanza e Costituzione” e l’introduzione della sperimentazione».
Le reazioni
Concordano con la decisione del Cspi i sindacati. Per Maddalena Gissi (Cisl Scuola), non ci sono «i tempi, né le risorse umane ed economiche per introdurre già da quest’anno l’educazione civica». La vicepresidente del Cspi, Annamaria Santoro, esponente della Fp Cgil, giudica “un pò surreale il fatto che le sperimentazioni sono volontarie, partono dal basso; questa sarebbe diventata una introduzione forzata per legge, una forzatura per anticipare i tempi di una legge che ne ha previsti altri». Ma il deputato della Lega, Massimiliano Capitanio, primo firmatario della legge, dice: «Il parere del Cspi era prevedibile ma sono certo che il nuovo ministro dell’Istruzione non tradirà la volontà del Parlamento».
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Quest’anno resta «Cittadinanza e Costituzione», da settembre 2020 arriva Educazione civica
La legge che ha reintrodotto nelle scuole di ogni ordine e grado del sistema nazionale di istruzione l’insegnamento trasversale dell’Educazione civica, è entrata in vigore il 5 settembre 2019. Pertanto, «sulla base di quanto disposto dall’articolo 2 della citata legge, l’insegnamento dell’educazione civica è istituito a partire dall’anno scolastico 2020/2021».
La nota del Miur
A chiarirlo è una nota del Miur, che ha ricordato come il Cspi, chiamato a pronunciarsi sulla proposta di avviare una sperimentazione nazionale già dal corrente anno scolastico, abbia espresso parere negativo in data 11 settembre 2019. Il neo ministro Fioramonti, come noto, ha accolto il parere del Cspi e, pertanto, ha ritenuto di non dare seguito alla sperimentazione per l’anno scolastico in corso.
Conseguentemente, e per il solo anno scolastico 2019/2020, nelle scuole di ogni ordine e grado continuerà ad essere impartito l’insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione», di cui alla legge 30 ottobre 2008, n. 169, e continueranno ad essere applicati l’articolo 2, comma 4, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, relativo
alla valutazione di tale insegnamento, e il successivo articolo 17, comma 10, concernente il colloquio nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione.
Il confronto con presidi, docenti, studenti
Al fine di preparare in modo adeguato ed efficace l’introduzione dell’educazione civica nei percorsi scolastici di ogni ordine e grado a partire da settembre 2020, ha aggiunto il Miur, si costituirà a breve un comitato tecnico scientifico per la redazione delle Linee guida previste dall’articolo 3 della legge 92/2019, svolgendo un’attività di consultazione degli stakeholders, e avvierà le opportune attività di accompagnamento per le scuole.
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Educazione civica, a settembre parte la sperimentazione
Costituzione, sviluppo sostenibile e cittadinanza digitale. Sono questi i tre nuclei tematici fondamentali intorno ai quali i docenti dovranno tessere l’ordito disciplinare dell’educazione civica. L’introduzione della nuova materia, che sarà insegnata per un’ora la settimana (33 annuali) nelle forme previste dalla legge 20 agosto 2019, n. 92, partirà dal prossimo anno. E il ministero dell’istruzione ha predisposto le linee guida e il decreto di attuazione.
I provvedimenti hanno acquisito un sostanziale via libera dal Consiglio superiore della pubblica istruzione il 18 giugno scorso. L’amministrazione, quindi, dovrebbe provvedere a breve alla pubblicazione. Il ministero dell’istruzione aveva previsto, inizialmente, che la nuova materia avrebbe dovuto fare il suo ingresso già da quest’anno nelle aule scolastiche. Ma il Cspi aveva espresso un parere negativo e l’amministrazione, con la nota 1830 del 12 settembre 2019, aveva ritenuto di raccogliere le perplessità avanzate dal parlamentino dell’istruzione e di rimandare il tutto al prossimo anno. Le linee guida e il nuovo decreto prevedono che per il 2020/2021 e il 2021/2022 saranno direttamente le scuole a definire il curriculo indicando traguardi di competenza, i risultati di apprendimento e obiettivi specifici di apprendimento. Dal 2020, invece, ci penserà il ministero.
In buona sostanza, dunque, il prossimo biennio sarà utilizzato per la sperimentazione e poi l’amministrazione farà la sintesi e tutto andrà a regime. In ogni caso la nuova veste dell’educazione civica sarà quella di una disciplina trasversale, che assumerà «la valenza di matrice valoriale trasversale che va coniugata con le discipline di studio». I contenuti dell’educazione civica individuati dal legislatore, a cui dovranno fare riferimento i docenti, sono indicati nell’articolo 3 della legge 92/19 : a) Costituzione, istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale; b) Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; c) educazione alla cittadinanza digitale; d) elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro; e) educazione ambientale; f) educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; g) educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; h) formazione di base in materia di protezione civile. Il dispositivo, dunque, rende cogente e imperativo l’insegnamento di una lunga serie di contenuti e il perseguimento di obiettivi e competenze a cui gli insegnanti dovranno fare riferimento ai fini del relativo processo didattico-apprenditivo. Ma non individua una figura specifica a cui affidare tale nuovo insegnamento, salvo un riferimento espresso al docente di discipline giuridiche, se presente nell’organico dell’istituzione scolastica di riferimento. L’educazione civica, dunque, viene qualificata come insegnamento fungibile, da affidare di volta in volta a docenti diversi. A nulla rilevando la specificità del posto o della cattedra di titolarità dei docenti assegnatari. E viene prevista l’individuazione di un insegnante all’interno della classe cui affidare ruoli di coordinamento, al quale spetterà anche il compito di formulare «la proposta di voto espresso in decimi, acquisendo elementi conoscitivi dai docenti a cui è affidato l’insegnamento dell’educazione civica».
La nuova disciplina, infatti, viene qualificata alla stregua di trasversale. Ma in ogni caso, a tale nuovo insegnamento è destinata un’ora di lezione settimanale e un monte annuale di 33 ore da sottrarre al monte ore delle altre discipline senza prevedere un ampliamento del monte ore complessivo. Nulla è dovuto a titolo di retribuzione ai docenti che insegneranno la nuova disciplina. Mentre, per il solo ruolo di coordinatore, il testo di legge prevede la possibilità di individuare una qualche forma di retribuzione a livello di contrattazione integrativa di istituto, sempre però all’interno della capienza ordinaria del fondo dell’istituzione scolastica. Ed è proprio la mancanza di una qualche forma di retribuzione per i docenti, che dovranno occuparsi della nuova disciplina, uno dei punti deboli della nuova legge.
Se da un lato il legislatore non prevede l’aumento delle ore di insegnamento in senso stretto, dall’altro lato non tiene conto della modifica unilaterale della quantità e della qualità della prestazione derivante dalla necessità, in capo ai docenti a tal fine individuati, di provvedere alla preparazione delle relative lezioni. Conseguentemente, i docenti assegnatari dell’insegnamento dell’educazione civica dovranno necessariamente sottoporsi a un percorso di studio e formazione individuale su una disciplina estranea alla loro materia di insegnamento.
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Interdisciplinarietà: cos’è, metodologia e pratica
L’educazione civica ha riproposto, sul tavolo pedagogico e metodologico, il tema dell’interdisciplinarità considerata e analizzata nei suoi aspetti più propriamente didattici. Ciò nonostante crediamo sia il caso di porre all’attenzione dei docenti alcune considerazioni di carattere generale sulla tesi dell’unità del sapere sia sotto quello che consideriamo l’aspetto oggettivo che sotto quello, non di minore importanza, che è denominiamo aspetto soggettivo.
L’interdisciplinarietà come realtà totale
Sotto l’aspetto oggettivo non esistono dubbi sul fatto che l’interdisciplinarietà non è altro che una realtà totale alla quale si può fare riferimento come oggetto possibile di tutti i vari punti di vista parziali o settoriali dell’educazione disciplinare e delle educazioni. D’altronde esiste una unità soggettiva del sapere, essendo tutte le varie scienze niente altro che il prodotto di una unica attività dell’intelletto umano. La scienza è una creazione dell’intelletto umano, con le sue libere invenzioni di idee e di concetti. Le teorie fisiche tentano di costruire una rappresentazione della realtà e di determinare i legami con il vasto mondo delle impressioni sensibili. È evidente, però, che la realtà creata dalla scienza attuale è molto diversa dalla realtà disegnata dalla scienza del passato. Sono pertanto notevolmente aumentati i punti di vista disciplinari che hanno studiato i molteplici aspetti della realtà in maniera sempre più analitica. Nella ricerca scientifica, tuttavia, accanto alla sempre più accentuata diffusione dei settori specialistici, è emersa contemporaneamente l’esigenza di comunicare e di integrare i diversi campi del sapere al fine di avere una visione unitaria e comprensiva dei problemi analizzati dai molteplici punti di vista specialistici.
Il gruppo interdisciplinare
Un gruppo interdisciplinare è composto da persone che hanno competenze culturali diverse e che si uniscono per risolvere problemi complessi. Ma solo se si è pienamente consapevoli che nessuna scienza può considerarsi l’unico punto di vista della realtà, perché nessuna scienza riesce a ricomporre la realtà in termini di conoscenza totale, si può essere disponibili ad un discorso di natura interdisciplinare. L’interdisciplinarità, dunque, presuppone la disciplinarietà e si fonda proprio sul sicuro possesso delle discipline e della loro specifica struttura. Analogamente, nella scuola, il problema dell’interdisciplinarità nasce dalla esigenza di superare la tradizionale separazione tra le discipline, che non comunicando tra di loro ed ignorandosi a volte reciprocamente, contribuiscono a frantumare quel mondo e quella realtà che la mente in sviluppo intende conoscere, comprendere, interpretare nella sua interezza.
L’interdisciplinarietà
Sul piano dell’apprendimento, cioè, l’interdisciplinarità si pone come esigenza di ricomporre in senso comprensivo ed intersettoriale i contenuti di apprendimento e di esperienza dell’alunno. L’apprendimento, poi, che viene favorito dalle motivazioni, non avviene per semplice giustapposizione di elementi nuovi ad elementi vecchi, ma per ristrutturazione degli stessi.
La definizione di interdisciplinarietà
Cerchiamo ora di vedere più da vicino che cosa si intende per interdisciplinarità e soprattutto quali strategie sono possibili per praticare un insegnamento di tipo interdisciplinare in rapporto ai diversi momenti e contenuti culturali dell’attività scolastica. Etimologicamente, interdisciplinarità sta a significare, in senso lato, relazione tra più discipline.
La disciplina
Nel linguaggio scolastico corrente il termine disciplina viene spesso utilizzato come sinonimo di materia che si riferisce invece soprattutto ai contenuti disciplinari, al prodotto finale e alle conclusioni a cui arrivano i processi di indagine che sono alla base della ricerca scientifica.
La multidisciplinarietà
Con il termine multidisciplinarità si intende la presenza simultanea di più discipline, di cui però non vengono esplicitate le reciproche relazioni.
La pluridisciplinarietà
Per pluridisciplinarità si suole intendere la giustapposizione di discipline diverse, poste generalmente le une accanto alle altre in modo da evidenziare le relazioni esistenti tra di esse. A questo livello si perseguono obiettivi multipli e tra le discipline si ha cooperazione ma non coordinazione. Lo studio di un argomento dal punto di vista delle diverse discipline è un esempio di pluridisciplinarità,
L’interazione tra discipline
Per interdisciplinarità si suole intendere l’interazione esistente tra due o più discipline.
Tale reciprocità può constare in una semplice comunicazione di idee, nel riconoscimento di relazioni tra strutture disciplinari, nella vicendevole integrazione dei concetti fondamentali, nella programmazione comune della ricerca e dei metodi didattici. Nelle attività di tipo interdisciplinare che si svolgono nella scuola si statuisce una vera e propria coordinazione e collaborazione tra gli insegnanti che lavorano in compresenza intorno ad un progetto comune. Così intesa, l’interdisciplinarità vera e propria, in campo scolastico, si identifica in un metodo di lavoro collegiale, sia da parte degli allievi che degli insegnanti, che può esplicarsi in ricerche di notevole impegno per il raggiungimento di un medesimo obiettivo.
Metodologie didattiche
Ci si serve, in questo viaggio, di metodologie didattiche che propongono nuclei tematici di sviluppo verso cui convergono le diverse discipline e che forniscono il punto di riferimento unificante della ricerca didattica. Metodologie didattiche che trovano riscontro nelle teorie strutturalistiche che tendono a ritrovare strutture analoghe in settori disciplinari diversi. In questi casi, l’interdisciplinarità viene intesa come ricerca delle strutture logiche delle varie perfezionamenti del sapere, che possono corrispondere o non con le discipline.
Sul piano della prassi
Sul piano pratico, si può iniziare con il ricercare argomenti comuni a più discipline, partendo da problemi di cognizione legati agli interessi, ai bisogni e alle esperienze degli alunni ovvero stimolati dagli stessi insegnanti. Scrive Anna Marra Barone in “interdisciplinarita’. Convergenza dei saperi sull’uomo e per l’uomo” che “sul piano operativo, ai fini della progettazione di una ipotesi di lavoro interdisciplinare, si possono prevedere, in linea generale, i seguenti momenti:
- Esplicitazione, a livello di consiglio di classe, di obiettivi di apprendimento comuni a tutte le discipline (obiettivi trasversali), in relazione alla situazione socio-culturale della classe.
- Formulazione, da parte di ciascun docente, degli obiettivi specifici disciplinari in funzione degli obiettivi comuni già individuati e scelta condivisa dei mezzi, dei criteri e degli strumenti di valutazione.
- Individuazione dei collegamenti interdisciplinari e selezione delle possibili attività curricolari ed extracurricolari.
- Formulazione di ipotesi operative e individuazione delle compresenze.
- Previsione di incontri interdisciplinari di verifica e valutazione con calendarizzazione degli incontri operativi collegiali necessari alla progettazione-attuazione-valutazione del progetto interdisciplinare.
Nel caso in cui siano previsti, in un progetto interdisciplinare, interventi di esperti esterni, il Consiglio di classe, nella sua collegialità, per quanto riguarda i percorsi programmati:
- condivide il percorso del modulo progettato dall’esperto;
- individua i criteri da adottare per valutare i singoli alunni;
- valuta l’esperienza fatta da ogni singolo alunno e la ricaduta del percorso sul curricolo dello stesso;
- indica le modalità con le quali i docenti intendono continuare l’esperienza complessiva vissuta dal ragazzo per trasformarla in abilità e competenze durature;
- programma l’apprendimento/approfondimento di argomenti correlati al modulo e alle attività realizzate.
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Insegnamento dell’educazione civica, ecco il Piano di formazione per i docenti
Con riferimento all’avvio del nuovo insegnamento previsto per l’a.s. 2020/21, il M.I. ha diffuso il “Piano per la formazione dei docenti per l’educazione civica” per accompagnare le scuole.
La legge 92 del 20 agosto 2019 prevede, all’interno del curricolo di istituto, l’insegnamento trasversale dell’educazione civica, per un orario complessivo annuale che non può essere inferiore alle 33 ore, da individuare all’interno del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti e affidare ai docenti del Consiglio di classe o dell’organico dell’autonomia.
In cosa consisterà la formazione
Il Piano verterà su obiettivi, contenuti, metodi, pratiche didattiche e organizzative, declinati nelle macroaree (Costituzione e legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale e diritto alla salute) che, ai sensi della normativa, dovranno essere inserite trasversalmente nelle discipline previste in ogni specifico corso di studi.
I moduli formativi sono destinati, in prima battuta, a uno dei coordinatori per l’educazione civica, individuato, sulla base dei criteri approvati dal Collegio docenti, su proposta del dirigente scolastico dal Collegio stesso, con funzioni di referente. Il referente avrà il compito di favorire l’attuazione dell’insegnamento dell’educazione civica attraverso azioni di tutoring, di consulenza, di accompagnamento, di formazione e supporto alla progettazione nei confronti dei colleghi.
In funzione della complessità delle istituzioni scolastiche e in accordo con le Scuole polo, saranno formate ulteriori figure di referente.
Ogni modulo formativo, che non potrà avere una durata inferiore alle 40 ore, è articolato in almeno 10 ore di lezione (anche attraverso piattaforme on-line) rivolte ai referenti per l’educazione civica, che si dovranno poi impegnare a svolgere funzioni di tutoraggio, formazione e supporto ai colleghi delle istituzioni scolastiche di appartenenza, per ulteriori 30 ore. Le attività di formazione vedono da un minimo di 15 a un massimo di 30 partecipanti e sono sottoposte a costante monitoraggio e valutazione finale attraverso la funzione della piattaforma sofia.istruzione.it.
Tempistiche
Entro il 31 ottobre 2020, le scuole polo per la formazione acquisiranno dalle scuole della rete territoriale i nominativi dei referenti per l’educazione civica incaricati di seguire i percorsi formativi.
Le iniziative formative dovranno essere inserite nel sistema sofia.istruzione.it e dovranno essere realizzate entro il 30 giugno 2021.
Finanziamenti
Per far fronte alle esigenze di formazione sono messe a disposizione risorse finanziarie pari a euro 4.000.000.
Per ciascun percorso formativo è messo a disposizione un budget di massima di circa 3.200 euro, che dovrà consentire sia di realizzare e attestare le attività formative preferibilmente on-line, sia di riconoscere le attività dei referenti, come formazione “indiretta”.
Tecnica della scuola
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Educazione civica, come formare gli alunni ai temi della Cittadinanza
Ragionare sul perché formare alla cittadinanza gli studenti delle scuole ha a che fare con la cosiddetta questione giovanile. Chi sono i giovani e cosa possiamo dire di loro? Una risposta che ci piace particolarmente la traiamo dal manuale Introduzione alla pedagogia generale di Frabboni e Minerva ed è la seguente: i giovani sono “un mosaico di identità (esistenziali, socioculturali, valoriali) non ricomponibile con un unico filo di raccordo interpretativo.”
Ci piace particolarmente perché è una definizione che non generalizza perché non è mai intellettualmente corretto generalizzare. I giovani hanno condizioni sociali, vissuti culturali e personali, habitat territoriali, profili psicologici ed emotivi completamente diversi tra loro. E dunque rappresentano un universo troppo variegato per ragionare secondo modelli unici.
Cosa accomuna i ragazzi?
E tuttavia c’è una preoccupazione che li accomuna, che facciamo nostra e che rende particolarmente importante l’educazione alla cittadinanza: molti giovani vivono condizioni di marginalità sociale (attraversata da alti tassi di disoccupazione) che fanno loro percepire la realtà come priva di futuro, a maggior ragione quando associano ai timori di tipo professionale quelli catastrofico-ambientali sempre più devastanti.
Impegno o disimpegno?
Cosa vogliamo sostenere con queste premesse? Che il senso di smarrimento potrebbe condurre i ragazzi al disimpegno e alla rinuncia, spegnendo in loro quelle forze etico-sociali che sono il motore del far bene e dell’agire in società con senso civico.
Ecco, in un contesto simile l’importanza dell’educazione alla cittadinanza diventa evidente. La scuola può essere un potente circuito formativo, un laboratorio, una fucina di valori.
Tecnica della scuola
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La nuova Educazione Civica: a 4 Dirigenti su 5 piace
La nuova Educazione Civica piace a 4 dirigenti su 5. Nonostante la percezione di taluni ostacoli di carattere organizzativo, c’è ottimismo attorno alla nuova impostazione della disciplina (regolamentata con legge n. 92/2019 e D.M. n. 35 del 22 giugno 2020 a partire dal 1° settembre 2020 come insegnamento trasversale da erogare per almeno 33 ore annuali all’interno degli insegnamenti curricolari).
“I Dirigenti scolastici intravedono nel nuovo insegnamento (per il quale il 78% prevede un futuro positivo), soprattutto la possibilità di promuovere valori di responsabilità individuale, legalità, partecipazione, solidarietà (66%). Solo marginalmente prendono in considerazione l’opportunità di rinnovare i metodi di insegnamento (5%).”
Lo afferma il rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole, creato dalla Fondazione Intercultura, in collaborazione col Ministero dell’Istruzione.
La vecchia Cittadinanza e Costituzione
Gli opinion leader ritengono che il vecchio insegnamento denominato Cittadinanza e Costituzione fosse inefficace se non addirittura fallimentare.
In particolare viene giudicato:
• marginale o poco rilevante. Un insegnamento “Cenerentola”, appannaggio di alcuni insegnanti di area e vissuto come “esterno” alla didattica quotidiana. Spesso sottovalutato dagli stessi insegnanti e dagli studenti, per la limitatezza del tempo dedicato ma anche per la mancanza di una valutazione specifica;
• ambizioso negli intenti ma modesto nei risultati. Vi sono state fatte confluire una molteplicità di “educazioni” (alimentare, stradale, ambientale, ecc.), con l’effetto di “diluire” l’azione educativa complessiva, portando le scuole a privilegiare ora l’uno ora l’altro tema secondo logiche di opportunità;
• vago e lasciato troppo all’iniziativa di scuole e/o insegnanti, per l’assenza di un indirizzo comune e di chiare indicazioni da parte del ministero e per la mancanza di un collegamento forte con i percorsi di studio e gli obiettivi di apprendimento delle varie discipline.
Le aspettative sulla nuova impostazione della disciplina è dunque alta e in proposito la ricerca già citata attribuisce al mondo della scuola un elevato gradimento. Si legge infatti nella ricerca:
L’Educazione Civica ha il merito di:
- accrescere il livello culturale del nostro Paese, che oggi sconta uno stato di arretratezza in grado di condizionare l’opinione pubblica e il consenso politico;
- affrontare le questioni importanti che riguardano il mondo contemporaneo e l’umanità, essenziali per la formazione dei ragazzi e la loro crescita come cittadini responsabili;
- promuovere i valori della responsabilità individuale, del rispetto e della collaborazione, anche in risposta alle “derive” di tipo ideologico che stanno interessando lo scenario politico e sociale;
- rinnovare la didattica.
Il corso
Per saperne di più segui il corso La nuova Educazione Civica, con la formatrice Anna Maria Di Falco, in programma il 4 e 5 novembre. Vi offrirà proposte organizzative per il Collegio dei docenti e per la revisione del curricolo di istituto.
Tecnica della scuola
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Online il nuovo portale dedicato all’Educazione civica
Un portale con informazioni e materiali utili sul nuovo insegnamento dell’Educazione civica obbligatorio, da quest’anno, fin dalla scuola dell’infanzia. Lo mette a disposizione il ministero dell’Istruzione all’indirizzo www.istruzione.it/educazione_civica.
Costituzione, Diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà. Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio. Cittadinanza digitale. Sono questi i tre assi su cui si basa il nuovo insegnamento e attorno a cui ruotano i contenuti della pagina dedicata dove, oltre alle Linee guida sull’Educazione civica emanate a giugno, sono presenti, e verranno costantemente integrati, ulteriori materiali di approfondimento relativi alle esperienze che le singole scuole stanno realizzando.
Inoltre, la sezione è arricchita con un’area dedicata agli strumenti per la formazione e con risposte alle domande frequenti sul tema. Sulla pagina sono poi disponibili link utili, su temi strettamente connessi alla formazione delle cittadine e dei cittadini di domani: la lotta a bullismo e al cyberbullismo, l’educazione finanziaria, storia e cittadinanza europea.
«Come ministero – commenta la ministra Lucia Azzolina – stiamo cercando di dare al personale, agli studenti e anche alle famiglie strumenti utili per approfondire i singoli argomenti di interesse. Con questa pagina sull’Educazione civica raccoglieremo in un’unica sezione i materiali, ma anche le buone pratiche per dare visibilità al grande lavoro che si fa ogni giorno nei nostri istituti scolastici, su temi fondamentali per crescere come cittadini attivi, consapevoli, capaci di analizzare con spirito critico la realtà e viverla responsabilmente».
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Educazione civica, un coordinatore per ogni classe. Senza compenso
La legge 92 del 20 agosto 2019 ha introdotto dall’anno scolastico 2020-2021 l’insegnamento trasversale dell’educazione civica nel primo e secondo ciclo d’istruzione, con iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile a partire dalla scuola dell’infanzia. Le Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica sono state pubblicate con il D.M. n. 35 del 22.06.2020.
Dall’anno scolastico 2020/21 l’insegnamento dell’educazione civica si basa su tre nuclei tematici:
- Costituzione, diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà
- Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio
- Cittadinanza digitale
33 ore: chi la insegna
Nelle scuole del primo ciclo l’insegnamento trasversale dell’Educazione Civica è affidato, in contitolarità, a docenti di classe individuati sulla base dei contenuti del curricolo, utilizzando le risorse dell’organico dell’autonomia. Tra essi è individuato un coordinatore.
Le scuole del secondo ciclo potranno adottare soluzioni organizzative differenti.
- Qualora il docente abilitato nelle discipline giuridico-economiche sia contitolare nel Consiglio di Classe, negli istituti superiori nel cui curricolo siano presenti gli insegnamenti dell’area giuridico-economica, gli sarà affidato l’insegnamento di educazione civica, di cui curerà il coordinamento, fermo restando il coinvolgimento degli altri docenti competenti per i diversi obiettivi/risultati di apprendimento condivisi in sede di programmazione dai rispettivi Consigli di classe.
- Qualora il docente abilitato nelle discipline giuridico-economiche sia presente in organico dell’autonomia ma non sia già contitolare del Consiglio di Classe, egli potrà assumere il coordinamento della disciplina per una o più classi, fatta salva la necessità che in esse si crei uno spazio settimanale in cui, anche in compresenza con altri docenti, possa procedere alla didattica dell’educazione civica all’interno della quota oraria settimanale, o all’interno della quota di autonomia eventualmente attivata, nelle modalità approvate dal Collegio dei docenti.
- se nell’istituzione scolastica non vi sono docenti abilitati nelle discipline giuridico-economiche l’insegnamento di Educazione Civica sarà attribuito in contitolarità a più docenti, competenti per i diversi obiettivi/risultati di apprendimento, condivisi in sede di programmazione dai rispettivi Consigli di classe. Il coordinamento sarà affidato ad uno dei docenti contitolari dell’insegnamento.
Il coordinatore
Per ciascuna classe è dunque individuata la figura del “coordinatore”.
In alcuni a lui è affidato anche l’insegnamento, in altre solo quello di coordinare le attività e le valutazioni. E’ dunque una figura interna alla scuola.
Il coordinatore, tra i suoi compiti, ha quello di formulare la proposta di voto in decimi, acquisendo elementi conoscitivi dagli altri docenti interessati dall’insegnamento. Ciò al fine delle valutazioni intermedie e finali.
Non sono previsti compensi per svolgere il ruolo di coordinatore, eccetto i casi in cui non siano stabiliti dalla contrattazione d’istituto con oneri a carico del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa.
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Educazione civica e sviluppo sostenibile all’esame di maturità
L’Educazione civica (di certo connessa allo sviluppo sostenibile) sarà anche materia d’esame nella scuola del secondo ciclo (VAI AL CORSO SULL’ARGOMENTO). Si legge infatti nelle Faq ministeriali relative all’esame di maturità: “L’insegnamento dell’educazione civica è, di per sé, trasversale, e gli argomenti trattati, con riferimento alle singole discipline, risultano inclusi nel documento del 15 maggio, sul quale si basa il colloquio; pertanto, non ci sarà un commissario (interno o esterno) specifico.”
Peraltro le Linee Guida per l’insegnamento dell’Educazione Civica emanate con il D.M. 35 del 22 giugno 2020 danno indicazioni circa la revisione dei curricoli di istituto per integrarli con i nuclei tematici dell’insegnamento dell’Educazione Civica individuati dalla legge 92 del 20 agosto 2019. Questo anno scolastico in corso, infatti, 2020/2021, è il primo dei tre previsti dal Ministero dell’Istruzione, in cui in via sperimentale viene introdotto nel curricolo d’Istituto l’insegnamento trasversale di Educazione Civica.
Quali nuclei tematici?
Recitano le Linee guida: “I nuclei tematici dell’insegnamento, e cioè quei contenuti ritenuti essenziali per realizzare le finalità indicate nella Legge, sono già impliciti negli epistemi delle discipline. Per fare solo alcuni esempi, l’educazione ambientale, sviluppo ecosostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari” e la stessa Agenda 2030, cui fa 2 riferimento l’articolo 3, trovano una naturale interconnessione con le Scienze naturali e con la Geografia.”
Dunque, come progettare dei percorsi tematici legati all’educazione ambientale, allo sviluppo ecosostenibile, alla tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari che includano i traguardi formativi previsti per l’Educazione civica e le competenze di Scienze Naturali in riferimento al PECUP?
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Educazione civica, parte il progetto “La Costituzione… aperta a tutti”
Parte il 25 gennaio prossimo, con il primo appuntamento dalle ore 10, la III edizione del progetto La Costituzione… aperta a tutti. L’iniziativa, ideata nel 2018 dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre, nasce dall’esigenza di introdurre ragazze e ragazzi a un tema tanto importante con un metodo nuovo.
Si tratta di un ciclo di incontri che ha lo scopo di accompagnare studentesse e studenti delle scuole secondarie di II grado nella scoperta e nell’approfondimento della nostra Costituzione e dei suoi valori fondamentali.
Il percorso formativo inizia con l’ascolto di lezioni di Maestri del diritto, che illustrano il significato di parole chiave della nostra Carta fondamentale. Si prosegue con approfondimenti e dibattiti sull’attualità della Costituzione con docenti più giovani, con l’obiettibo di ridurre la distanza generazionale tra docente e discenti, con una formula che favorisce una partecipazione attiva delle ragazze e dei ragazzi, facilitando l’assimilazione di concetti giuridici a volte particolarmente complessi.
Negli incontri svolti con tali modalità, le domande sono in genere più frequenti e gli interventi sono caratterizzati da maggiore spontaneità.
La situazione di emergenza sanitaria impone per questo anno scolastico di utilizzare la modalità a distanza. È dunque possibile seguire il convegno di presentazione del progetto su YouTube a questo link bit.ly/costituzioneapertaatutti.
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Ennesimo tentativo di invalidare l’insegnamento scolastico dell’Educazione Civica
L’UCIIM, Unione Cattolica Italiana Insegnanti, Dirigenti, Educatori, Formatori, evidenzia e segnala
l’ennesimo tentativo di invalidare l’insegnamento scolastico dell’Educazione Civica, appena reintrodotto
negli ordinamenti scolastici dalla legge n.92 del 20 agosto 2019.
Nella recente nota ministeriale prot. n.37638 del 30.11.21 della Direzione Generale del personale
scolastico, con oggetto: Formazione docenti in servizio a. s. 21-22- Assegnazione delle risorse finanziarie e
progettazione delle iniziative formative- fra le priorità nazionali per la formazione dei docenti, elencate nel
par. 4, non è più citata l’Educazione civica.
Omissione grave, a parere di questa Associazione, che non può essere assolutamente colmata dal
“Piano Nazionale Rigenerazione Scuola” che rappresenta solo uno dei tre nuclei tematici di cui
l’insegnamento si compone, per volontà del Parlamento italiano esplicitata nel testo della legge citata.
Riteniamo pertanto, di dover richiamare alla memoria dei vertici politici ed amministrativi del
Ministero dell’Istruzione, il contesto normativo vigente.
La legge n.92, oltre ad aver introdotto l’insegnamento scolastico dell’educazione civica nel primo e
secondo ciclo di istruzione ha anche previsto, nell’art.6, che nell’ambito delle risorse dedicate alla
formazione, una quota pari a 4 milioni di euro annui, a decorrere dall’anno 2020, fosse destinata alla
formazione dei docenti sulle tematiche afferenti l’insegnamento trasversale dell’educazione civica.
Lo stesso articolo continua col precisare che il Piano nazionale della formazione dei docenti di cui all’art.1
c.124 della legge n.107/2015, deve essere aggiornato di conseguenza, facendo entrare così, a pieno titolo,
l’Educazione civica nel novero delle priorità nazionali da affidare agli UU.SS.RR. per il successivo
coordinamento delle Scuole polo per la formazione.
Inoltre giova ricordare che il D.M. n.35 del 22.6.20, che ha approvato le Linee Guida previste dalla legge n.92
nell’art.3, ha anche previsto, su precisa richiesta del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione, una
sperimentazione triennale sugli “Obiettivi specifici di apprendimento” da raggiungere per ciascun periodo
didattico in cui sono scanditi i cicli scolastici, obiettivi che mancano nelle Linee Guida e che sono essenziali
come standard di riferimento per la valutazione del profitto delle studentesse e studenti.
Tener fede alle suddette prescrizioni consentirebbe al Ministero di espletare agevolmente, all’esito
della sperimentazione triennale, tanto la relazione alle Camere sullo stato di attuazione della legge, come
prevede l’art.11 della legge stessa, quanto la implementazione dei profili finali di ciascun ciclo scolastico
riportati negli All.ti B) e C) del D.M. n.35.
Ma evidentemente, è sempre di grande attualità la citazione dantesca “Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”
L’UCIIM non può accettare che ancora una volta nella storia della Scuola italiana, si metta in ombra
un insegnamento che ritiene fondamentale per aiutare i giovani ad orientarsi nella complessità e globalità
della società attuale resa ancora più indecifrabile dalla pluralità e contraddittorietà dei messaggi mediatici
che tengono in ostaggio il mondo della comunicazione.
L’UCIIM non può smentire l’eredità culturale ed etica lasciata dal suo fondatore Gesualdo Nosengo
che è stato un convinto sostenitore, accanto al compianto statista On. le Aldo Moro, dell’insegnamento
dell’Educazione civica nella Scuola, tradizione ripresa efficacemente nelle sue numerose pubblicazioni dal
prof. Luciano Corradini, Presidente emerito di questa Associazione.
Anche per l’attuale struttura organizzativa di questa Associazione, che mi onoro di rappresentare,
l’educazione civica costituisce uno dei capisaldi della missione ucimina.
Rosalba Candela
Presidente Nazionale
Edscuola