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Green pass per studenti discriminatorio
Covid: Cgil e Flc, green pass per studenti discriminatorio, con mantenimento misure di sicurezza non saremmo a questo punto
Roma, 20 dicembre – “La Cgil sostiene la necessità dell’obbligo vaccinale, mentre crediamo che rendere obbligatorio il green pass agli studenti per l’ingresso in classe introdurrebbe una grave discriminazione. La scuola è un diritto di tutti. Si abbia il coraggio di fare le scelte vere e non si scarichi sulle ragazze e i ragazzi, le bambine e i bambini questa mancanza dello Stato”. Così la segretaria confederale nazionale della Cgil Rossana Dettori e il segretario generale della Flc Cgil Francesco Sinopoli commentano l’appello partito da Matteo Ricci, presidente nazionale Ali-Autonomie Locali Italiane e Sindaco di Pesaro.
Per i dirigenti sindacali “è sbagliato continuare a procede per singole categorie”. “Piuttosto – proseguono – molti amministratori degli enti locali, anziché scaricare sulle scuole e sulle famiglie responsabilità che spetterebbero a loro, dovrebbero adempiere o portare a termine obblighi di loro competenza”.
“Avevamo detto con chiarezza durante il confronto sul protocollo per la sicurezza – sottolineano Dettori e Sinopoli – che sarebbe stato necessario mantenere il distanziamento e garantire la possibilità di sdoppiare le classi. Era del tutto chiaro che si rischiavano nuove varianti. Il distanziamento nei fatti è stato eliminato, e gli organici per affrontare l’emergenza tagliati. Dove sono stati questi amministratori fino ad oggi? Perché non si sono spesi nei confronti del Governo?”
“Gli amministratori – aggiungono – avrebbero dovuto impegnarsi nella ricerca di locali più idonei a garantire il distanziamento, nel potenziamento degli impianti di areazione e purificazione delle aule, e nel rafforzamento dei trasporti pubblici”.
“Ci aspettiamo una posizione chiara da parte del Governo. Non si può lasciare che questa situazione sfugga di mano”, concludono la segretaria confederale della Cgil e il segretario generale della Flc Cgil. “Si proceda con l’obbligo vaccinale e si ripristinino tutte le misure necessarie a contenere la diffusione del virus”.
Edscuola
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OBBLIGO VACCINALE
OBBLIGO VACCINALE, LA NOTA DEL MIUR CREA SOLAMENTE CONFLITTI
La nota del Miur che estende l’obbligo vaccinale al personale assente per malattia o altri motivi è illegittima e crea confusione.
Le note ministeriali possono solo essere applicative delle leggi e non creare ulteriori gravosità per una categoria che si è sottoposta peraltro alla vaccinazione per oltre il 95%.
Abbiamo l’impressione che tanto accanimento serva solo a generare una cortina fumogena per nascondere la mancata capacità di intervenire su spazi, organici e trasporti pubblici.
“Gli insegnanti meritano rispetto – sottolinea Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – e non si accontentano delle citazioni del romanziere spagnolo José Ángel González Sainz o di Nicolais e Festinese, riportate in una nota che finirà per accrescere solo il contenzioso tra personale scolastico e dirigente. Il Miur, in quel documento, interpreta in modo singolare il criterio per individuare ‘personale in servizio’, ritenendolo tale anche se di fatto è assente per legittimi motivi, contraddicendo la propria precedente circolare del 7 dicembre scorso”.
La nota interpreta infatti poeticamente il Decreto legge che, all’articolo 2, comma 2 afferma che “la vaccinazione costituisce requisito indispensabile per l’attività lavorativa” è quindi ovviamente inapplicabile a chiunque non svolga per legittimo impedimento l’attività lavorativa.
Il poetico funzionario dimentica poi che l’aspettativa per “infermità” cui fa riferimento non esiste più nel contratto della scuola dal lontano 1995. Da quel momento è divenuta infatti assenza per malattia.
La parola infermità – conclude il coordinatore nazionale di Gilda – nel vocabolario ha un significato molto diverso da quello che vuole intendere il Miur e non è un termine giuridico.
Nel nostro sistema giuridico non esiste un’assenza per infermità che non sia la malattia prevista dal Ccnl.
Ma se per assurdo esistesse una tale differenza, si dimentica comunque che il datore di lavoro può conoscere solo la prognosi e non la diagnosi, essendo impossibilitato quindi a distinguere tra un tipo di malattia e l’altra.
E’ opportuno quindi che si “chiariscano” subito gli errori della “nota di chiarimenti”.
Edscuola
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Obbligo vaccinale: esteso anche a personale scuola assente per legittimi motivi. Le eccezioni e il caso malattia
Obbligo vaccinale per il personale scolastico: il Ministero, con una nota in cui esprime dei PARERI su alcuni aspetti del DL 172/2021 introduce degli elementi di novità rispetto alla precedente nota del 7 dicembre 2021. Il caso del personale coinvolto e il caso della “malattia”.
Obbligo vaccinale a scuola dal 15 dicembre 2021
Riguarda il personale scolastico
- del sistema nazionale di istruzione (quindi scuole statali e paritarie)
- delle scuole non paritarie
- dei servizi educativi per l’infanzia di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65
- dei centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA)
- dei sistemi regionali di istruzione e formazione professionale (IeFP)
- dei sistemi regionali che realizzano i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore (ITS)
E’ stato introdotto a partire dal 15 dicembre 2021 dal decreto-legge 26 novembre 2021, n. 172 che ha modificato l’art. 4 del decreto-legge 1 aprile 2021, n. 44.
L’obbligo vaccinale riguarda – lo ricordiamo – sia il ciclo vaccinale primario sia la cosiddetta “dose di richiamo”“da adempiersi […] entro i termini di validità delle certificazioni verdi COVID-19 previsti dall’articolo 9, comma 3, del decreto-legge n. 52 del 2021″
L’intervallo temporale minimo fra il completamento del ciclo vaccinale primario e quella booster è ora di cinque mesi (150 giorni).
Attualmente il DL 172/2021 è in fase di discussione in Parlamento, pertanto saranno presentati degli emendamenti, ci sarà un vaglio in merito e il contenuto finale del testo tradotto in Legge potrebbe essere diverso.
Nel frattempo però il DL esplica i suoi effetti e infatti già dalla giornata del 15 dicembre il personale inadempiente nei confronti dell’obbligo ha ricevuto da parte del Dirigente Scolastico l’invito a chiarire la propria posizione.
Il DL 172/2021 all’art. 2 comma 2 (versione attualmente in vigore) afferma
“La vaccinazione costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle attivita’ lavorative dei soggetti obbligati ai sensi del comma 1”
Tale precisazione era stata ripresa dal Ministero nei suggerimenti operativi trasmessi alle scuole con la nota del 7 dicembre 2021, laddove scriveva “In sintesi, dal prossimo 15 dicembre 2021, per svolgere l’attività lavorativa, il personale scolastico deve essere dotato di certificazione verde “rafforzata” (vaccinazione e guarigione). La somministrazione della dose di richiamo potrà essere effettuata non prima di cinque mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario e non oltre il termine di validità della certificazione verde COVID-19, ora pari a nove mesi.”
E, sempre nella stessa nota, ad ulteriore chiarimento ” dal prossimo 15 dicembre, la vaccinazione costituisce requisito essenziale ed obbligatorio per lo svolgimento dell’attività lavorativa di dirigenti scolastici, docenti e personale ATA delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione e del personale delle ulteriori tipologie di servizi scolastici e formativi sopra richiamati. L’obbligo si applica al personale a tempo determinato e indeterminato.”
Personale escluso dall’obbligo vaccinale
Sempre nella nota del 7 dicembre il Ministero scriveva
“Pare dunque possa ritenersi escluso dall’obbligo vaccinale introdotto dal decreto-legge 26 novembre 2021, n. 172, il personale scolastico il cui rapporto di lavoro risulti sospeso, come nel caso di collocamento fuori ruolo, aspettativa a qualunque titolo, congedo per maternità o parentale”
L’aver fornito un elenco dettagliato, introdotto dal “pare dunque…”, ha subito suscitato qualche perplessità tra i Dirigenti Scolastici obbligati a dover mettere in atto la procedura richiesta dal DL. Da un lato infatti si parlava di “personale sospeso”, dall’altra si faceva riferimento solo ad alcune legittime assenze, tralasciandone altre altrettanto legittime.
Ma a scatenare un piccolo caso è stata la mancanza, tra questi esempi, del lavoratore in malattia. Scontato che il personale debba aver assolto all’obbligo al momento del rientro in servizio, il sindacato FLCGIL e il sindacato ANP hanno richiesto al Ministero espliciti chiarimenti su questo aspetto. Il dipendente in malattia è considerato tra il personale non soggetto – nel limite dell’assenza – all’obbligo vaccinale?
Anche la vicepresidente dell’ANDIS, Paola Bortolletto, intervenuta in un question time di Orizzonte Scuola sull’applicazione del DL, aveva posto questo passaggio come problematico per i Dirigenti Scolastici.
La circolare del 17 dicembre 2021. Pareri
Ed eccoci dunque alla circolare del 17 dicembre 2021 “Obbligo vaccinale del personale scolastico – Pareri”.
In essa il Ministero scrive
“A partire dal 15 dicembre, l’obbligo vaccinale si applica a tutto il personale scolastico, incluso quello assente dal servizio per legittimi motivi, con la sola eccezione del personale indicato nella precedente propria nota 7 dicembre 2021, n. 1889/DPIT, il cui rapporto di lavoro risulti sospeso per
- collocamento fuori ruolo
- comando
- aspettativa per motivi di famiglia
- mandato amministrativo
- infermità
- congedo per maternità, paternità, per dottorato di ricerca
- sospensione disciplinare e cautelare.”
Cade quindi l’assunto – ma pur sempre insito nell’attuale decreto – che l’obbligo sia conditio sine qua non per svolgere l’attività lavorativa e si sa dà il via libera ad una interpretazione avallata dai media secondo la quale la vaccinazione possa essere richiesta anche al personale in malattia, se la stessa non possa essere considerata infermità.
In merito il sindacato UIL ha richiesto ulteriori precisazioni sui due aspetti
” La UIL Scuola, facendo leva sulla norma primaria che non è suscettibile di modifiche da parte di note o atti secondari, ritiene inaccettabile che sia il Ministero a decidere quali siano le assenze che legittimano il non obbligo vaccinale, e quali invece vi rientrino, attraverso un elenco che è frutto di valutazione unilaterale e non supportato dalla norma che, invece, parla di intervento quando vi sia il casus (il servizio reso o da rendere).
A questo proposito, è lecito domandarsi, per esempio, perché un lavoratore assente per “dottorato di ricerca” debba ritenersi fuori dall’obbligo mentre chi è in “aspettativa per assegno di ricerca” invece no.
Oppure, mentre un lavoratore assente per “aspettativa per motivi di famiglia” rientra nelle eccezioni, un lavoratore assente per “anno sabbatico” o perché fruisce dell’aspettativa per svolgere un’”altra esperienza lavorativa” non vi rientra, solo perché tali assenze non sono ricomprese nell’elenco del Ministero.
E qui sorge un’altra domanda: nel momento in cui si fruisce legittimamente di una aspettativa non retribuita (es. anno sabbatico), ma non inclusa nell’elenco del Ministero, come andrà applicata la sospensione della retribuzione dal momento che il lavoratore già non percepisce stipendio?!
E ancora, come è possibile non includere nelle eccezioni il “congedo biennale per assistenza all’handicap” o le altre fattispecie previste dal testo Unico della maternità e paternità?
Infine, la questione della malattia: con il termine “infermità, che il Ministero include nelle eccezioni, ci pare che si voglia ancora di più confondere le idee invece che chiarirle. In più: è intuitivo pensare che una persona assente per malattia sia impossibilita a svolgere qualsiasi attività compresa la vaccinazione.
Tutto ciò appare, a nostro parere, come elemento di discriminazione e oltretutto illogico ed illegittimo, per cui riteniamo che la nota ministeriale crei solo una inaccettabile pressione psicologica su chi la deve applicare e soprattutto su chi la dovrebbe subire.
Per la UIL Scuola vale il contenuto dell’art. 2 comma 2 del DL 172/2021 in cui viene esplicitamente detto che “la vaccinazione costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle attività lavorative dei soggetti obbligati”.
Pertanto, per chi non è in servizio, a qualunque titolo, non c’è alcun obbligo immediato, ma mediato e subordinato all’attività lavorativa de facto.
Per tali motivi, riteniamo che la nota sia illegittima in quanto va oltre il dettato legislativo”.
N.B. La delicatezza della questione impone uno studio attento della normativa di riferimento, alla quale rimandiamo per qualsiasi decisione in merito.
Orizzontescuola
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Prof no-vax: gli escamotage per aggirare gli obblighi
Di Pasquale Almirante
Fatta la legge, trovato l’inganno, che però nel nostro caso riguarda l’aggiramento dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico, in vigore da mercoledì 15 dicembre e stabilito dal decreto del 26 novembre con l’obbligo anche della terza dose.
Constatato fra l’altro che perfino il Tar Lazio ha respinto la richiesta, presentata da un sindacato della scuola, di immediata sospensione del provvedimento, alcuni docenti hanno alzato l’ingegno e inventato escamotage per non ricevere la somministrazione del vaccino.
L’aggiramento strategico consisterebbe, come riporta l’Adnkronos, nel fare ricorso alla certificazione per malattia.
Dice a tal proposito una dirigente scolastica: “Li vediamo in corso d’opera. L’ultima trovata è quella dei docenti che hanno ricevuto la lettera di invito alla vaccinazione il 15 dicembre e oggi si sono messi in malattia per i prossimi 5 giorni. Quindi al quinto giorno non potranno essere sospesi”.
“Sono raggiri a cui non si pensa. Per non parlare delle diffide a non adempiere al decreto legge inviate dagli avvocati, che per noi però sono carta straccia. O di chi si è rifiutato di prendere materialmente in mano la lettera di invito consegnata dal dirigente, nell’illusione che il rifiuto possa bloccare il decorso dei tempi antecedenti alla sospensione. Fatto che non è perché il Codice civile stabilisce l’azione di consegna davanti a testimoni viene opportunamente verbalizzata, pertanto ha valore di notifica”.
Altra trovata dovrebbe essere quella dei tempi di attesa della prenotazione.
Dice sempre la preside: “Il giochino delle prenotazioni lascia il tempo che trova. Per noi ha valore la prima prenotazione, a cui deve corrispondere la regolarizzazione. Se ciò non avviene, noi dirigenti procediamo con la sospensione. Sarà a onere del personale rivalersi poi nelle sedi competenti”.
Tecnica della scuola
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Gli studenti laureandi pronti a sostituire i docenti che non si vaccineranno. I presidi: “È una necessità, la didattica va portata avanti”
Le vacanze natalizie si avvicinano, ma nelle segreterie è corsa contro il tempo, pensando alla ripresa delle attività didattiche dopo la pausa per le festività di fine anno.
A gennaio, infatti, saranno ufficializzate le cifre dei docenti senza vaccino che perderanno la cattedra e bisognerà sostituirli.
Dopo l’obbligo di vaccinazione introdotta il 15 dicembre, dei circa 50mila insegnanti che non si vaccineranno, circa un 20% sarebbe ricorso alla prima dose, secondo le stime riportate da Il Messaggero. Restano, dunque, 40mila docenti, compresi quelli esentati dalla vaccinazione, che per questo non potranno lavorare a contatto con gli studenti, da sostituire.
Come fare? Per i presidi non resta che arruolare i laureandi, come anticipa Il Messaggero. Per far fronte, dunque, a queste cattedre che resteranno scoperte e con le graduatorie dei supplenti esaurite da mesi, bisogna ingegnarsi e i dirigenti scolastici lavorano per trovare una soluzione.
“Ormai le scuole – afferma a Il Messaggero la dirigente scolastica Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi del Lazio – chiamano attraverso le Mad, le Messe a disposizione, quindi fuori dalle graduatorie tradizionali. Poi si passa a chiamare anche i laureandi, è una necessità: la didattica va portata avanti, se non ci sono i docenti bisogna trovare una soluzione”.
“La chiamata dei laureandi – spiega Costarelli – è regolamentata per la facoltà di Scienze della formazione, quindi per gli insegnanti delle elementari, ma viene di fatto estesa anche ad altre lauree per le superiori: per matematica e per le materie professionalizzanti degli istituti tecnici e professionali”.
“Non possiamo lasciare le classi scoperte – conclude, sempre al quotidiano romano, Valeria Sentili, dirigente dell’istituto comprensivo Morvillo di Roma – ho già chiesto le liste dei laureandi alle facoltà di Scienze della Formazione della Sapienza e di Roma Tre per sapere su quante persone possono contare”.
Un’idea che è già realtà in Alto Adige. Sono i 250 studenti dell’ultimo anno a mettersi a disposizione della Provincia autonoma: “Chi vorrà potrà fare una supplenza: dovrà essere di almeno tre mesi e sarà riconosciuta come tirocinio. L’ora di laboratorio sarà spostata il pomeriggio. Abbiamo già aiutato la scuola in estate e lo faremo anche stavolta”, afferma il presidente del corso di laurea in Scienze della Formazione, Paul Videsott.
Orizzontescuola
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Green pass valido 5 o 7 mesi, ipotesi. Personale scolastico potrebbe dover anticipare vaccino per lavorare
Fra le ipotesi sul tavolo della cabina di regia del prossimo 23 dicembre, c’è anche quella di ridurre i tempi di durata del Green Pass a 5 o 7 mesi, per renderli più simili a quelli della copertura vaccinale.
La risalita dei casi Covid e l’avanzata della variante Omicron in Italia stanno spingendo infatti il governo a pensare a nuove strette per arginare la pandemia, che saranno discusse in una cabina di regia a Palazzo Chigi presieduta dal presidente del Consiglio Mario Draghi e in un Cdm, entrambi previsti il prossimo 23 dicembre.
Secondo indiscrezioni, il governo starebbe pensando anche all’introduzione dell’obbligo di mascherine all’aperto o la possibilità di chiedere un tampone, oltre al Green pass, per accedere a locali al chiuso particolarmente affollati, come le discoteche.
Per quanto riguarda il green pass, al momento, sappiamo che la normativa prevede che la certificazione verde vale 9 mesi: tale durata, modificata recentemente con il decreto super green pass, all’articolo 3, comma 1, lettera b.
Se tale ipotesi di riduzione della durata della certificazione verde dovesse essere confermata, significa che il personale scolastico, soggetto ad obbligo vaccinale dal 15 dicembre in virtù dello stesso decreto super green pass, dovrà anticipare la terza dose di vaccino per recarsi al lavoro.
Infatti, la norma per chi è già possesso del green pass da seconda dose, prevede l’obbligo di vaccinazione alla scadenza naturale del green pass. Se tale riduzione della tempistica della certificazione verde dovesse avvenire, il tutto dovrà essere anticipato per essere in regola.
Orizzontescuola
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Tre studenti su quattro favorevoli al «via libera» per il green pass obbligatorio
Indagine effettuata dal portale Skuola.net dopo la proposta, di circa 200 sindaci, per introdurre il vincolo anche per gli alunni delle scuole primarie e secondarie
di Redazione Scuola
Sicuramente non un plebiscito, comunque un’adesione piuttosto convinta, seppur con varie sfumature. La proposta, lanciata da circa 200 sindaci , di introdurre l’obbligo di Green Pass anche per gli alunni delle scuole primarie e secondarie – in linea con quanto stabilito per l’università a settembre – sembra essere accolta con favore dai destinatari dell’eventuale provvedimento. Secondo un sondaggio effettuato dal portale Skuola.net – che ha coinvolto circa 1.000 studenti – quasi 3 su 4 accetterebbero di buon grado un “filtraggio” all’ingresso degli istituti. Un controllo che per molti ragazzi, però, non dovrebbe tradursi in un obbligo vaccinale tout court, come avvenuto di recente per i docenti e per il personale scolastico tutto.
No a una misura estrema
Solamente il 28% del campione, infatti, spinge per la soluzione più estrema: senza vaccino niente lezioni “in presenza”, si resta in Dad. Per il 45%, invece, bisognerebbe dare la possibilità anche a chi non è immunizzato di entrare a scuola, potendo essere sufficiente sottoporsi a un tampone. Alla fine, comunque, solo il 27% si dice contrario a prescindere a qualsiasi forma di controllo. Ma, come detto, anche all’interno dei vari schieramenti le posizioni seguono logiche di pensiero diverse. Tra i favorevoli al 100%, infatti, c’è chi ad occhi chiusi appoggia gli amministratori locali promotori dell’iniziativa sostenendo che «se non si agisce duramente contro il Covid, questo non sparirà mai» o perché si pensa che sia «giusto che i ragazzi vaccinati stiano in presenza e chi no in Dad, visto che questi ultimi hanno più probabilità di contagiarsi», o ancora perché ciò aiuterebbe a vivere meglio dato che «se tutta la popolazione fosse vaccinata potremmo fare un sacco di cose». Qualcuno afferma, pur favorevole, che siano sufficienti soluzioni più morbide, come «fare in modo che tutti abbiamo almeno una dose di vaccino per garantire la sicurezza nell’ambito scolastico» o, parallelamente all’invito all’immunizzazione, procedere a «tamponi a tappeto periodici».
Gli scettici
Altri, invece, hanno un atteggiamento più neutro, sostenendo che sia «esagerato mettere il Green Pass per i bambini delle elementari, andrebbe bene forse alle superiori» anche perché «i più piccoli si possono vaccinare da pochi giorni, per loro è giusto aspettare». C’è chi invita a «rispettare chi, per questioni di salute o per sua scelta non vuole fare il vaccino, provando a trovare soluzioni alternative» e chi ricorda che «una persona che si fa il tampone ogni settimana o ogni due giorni, essendo sempre aggiornato sul suo stato di salute, è più sicuro di una persona che ha il vaccino, che con quello va dappertutto ma potrebbe essere positivo». C’è anche chi propone altre ricette, come «fare un mese di lezioni in Dad, almeno per le superiori, per permettere al virus di allentare la sua morsa» oppure «dotare tutte le scuole di sistemi di aerazione adeguati, di mascherine ffp2, di tamponi fai-da-te».
I contrari
I contrari alla proposta, invece, si appellano soprattutto al diritto allo studio, che rischia di essere compromesso: «E’ necessario che ogni persona sia al sicuro – sostiene un ragazzo – ma di certo non si può negare l’istruzione a un ragazzo o a un bambino che non ha fatto un semplice vaccino. Il tampone mensile è un buon compromesso per rimanere al sicuro». Gli fa eco un altro studente, che dice: «L’istruzione è un bene che deve essere accessibile a tutti, è da pazzi limitarla ad un gruppo di persone». C’è chi non ci gira troppo intorno, ribadendo che «tutti dovrebbero frequentare la scuola a prescindere dal Green Pass», e chi fa leva sul fattore anagrafico sottolineando che «i giovani, anche senza vaccino, sono meno propensi a sviluppare sintomi gravi, quindi non occupano i posti negli ospedali, vera preoccupazione alla base di ogni decisione». Ma c’è anche chi, pur scettico, prova a stemperare il clima: «Il Green Pass – avverte una studentessa – ci sta dividendo moltissimo, abbiamo bisogno di solidarietà in questo momento, non di ancora più discordia». «Appare chiaro che, con il nuovo quadro disegnato dall’aumento dei contagi, dovuto anche alla variante Omicron, i nostri ragazzi stanno esprimendo l’esigenza di sentirsi al sicuro durante le ore di scuola», così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, che prosegue: «Ciò non toglie che l’obbligo vaccinale venga percepito ancora come una novità all’interno delle mura scolastiche. Solo dal 15 dicembre, infatti, è scattato l’obbligo per il personale. Gli studenti, poi, hanno ben presente il loro diritto allo studio, che in alcuni casi potrebbe andare in conflitto con una norma di questo tipo, come già sostenuto dai presidi. Non dimentichiamoci, infine, che in molti casi gli studenti, soprattutto minori, devono sottostare alle scelte e alle opinioni dei genitori».
Edscuola
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Rientro in classe, slittamento a fine gennaio? Sileri: “Possibile con curva dei contagi fuori controllo. Decideremo tra una settimana”
Potrebbe slittare di due settimane il rientro a scuola degli studenti (dunque a partire da lunedì 24 gennaio). A lanciare l’ipotesi è il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: “Se i contagi arriveranno a quota 100mila al giorno dovremo ritardare di due settimane la riapertura della scuola dopo Natale”.
“Nulla è deciso – afferma ai microfoni di ‘Metropolis’, il podcast di Repubblica condotto da Gerardo Greco – Decideremo tra una settimana sulla ripresa della scuola, dipenderà dal picco della variante Omicron. Se abbiamo i numeri del Regno Unito, con 100mila contagi e gran parte di questi tra la popolazione non vaccinata o non vaccinabile – sottolinea il sottosegretario – quindi anche tra i soggetti più giovani, un ritardo del rientro a scuola consente un rallentamento del virus. In quel caso, non potremmo ricominciare la scuola subito”.
Anche Massimo Galli, già primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ha commentato la situazione Covid-19 in Italia alla vigilia delle feste di Natale e Capodanno: “Il periodo natalizio ci consentirà di avere una pausa che permetterà di avere meno problemi a gennaio. La chiusura delle scuole, fisiologica durante le vacanze di Natale, aiuterà a evitare i danni. Dopodiché, o si prolunga questa chiusura se i contagi dovessero essere alti e se si mettesse male o veramente è arrivato il momento di considerare senza se e senza ma un obbligo vaccinale che metta le cose a posto”.
Il 23 dicembre la Cabina di Regia
A due giorni dalla Cabina di Regia si susseguono le indiscrezioni in merito alle nuove misure da varare. Alla riunione potrebbe essere valutata una eventuale ulteriore estensione dell’obbligo vaccinale a particolari categorie di maggiore contatto col pubblico, si pensa alla pubblica amministrazione, oppure l’estensione del certificato verde in versione rafforzata negli stessi ambiti. Altre misure sarebbero l’obbligo di mascherine all’aperto o la possibilità di richiedere un tampone, oltre al Green pass, per accedere a locali al chiuso particolarmente affollati, come le discoteche. Le nuove norme arriverebbero sul tavolo della cabina di regia con l’obiettivo di individuare strade per incoraggiare la popolazione a osservare comportamenti prudenti durante le festività.
Misure più probabili
Riduzione del green pass da 9 a 6 mesi.
Obbligo vaccinale per tutti i dipendenti pubblici e per i lavoratori della ristorazione.
Tampone per accedere ai grandi eventi (concerti, discoteche, stadi)
Super green pass (cioè occorrerà essere vaccinati o guariti dall’infezione da Covid) per aerei, treni e navi.
Misure in bilico
Coprifuoco per i non vaccinati a Capodanno
Super green pass (cioè occorrerà essere vaccinati o guariti dall’infezione da Covid) anche per bus, metro e tram.
Obbligo di mascherina all’aperto
Misure meno probabili
Tamponi per accedere al cinema, al teatro e ai ristoranti.
Obbligo vaccinale per tutti i lavoratori
Obbligo vaccinale per tutti gli studenti
Orizzontescuola
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Covid. Il vaccino Novavax potrebbe convincere i docenti più refrattari. Ecco perché
Mentre siamo in attesa dell’ok dell’Aifa al vaccino Novavax – sarebbe questione di ore -, nelle scuole i più refrattari (circa 40mila, tra docenti e Ata, con una media di 4 per istituto), che hanno preferito la sospensione dall’incarico all’adesione all’obbligo vaccinale, potrebbero predisporsi alla somministrazione del quinto vaccino in arrivo in Italia, che ha già ricevuto il via libera dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco.
Le prime dosi del vaccino anti-Covid di Novavax dovrebbero arrivare ai Paesi membri dell’Ue nei primi mesi del 2022, poiché le capitali ne hanno ordinate per il primo trimestre 2022 circa 27 milioni di dosi, specifica la commissione europea. Il contratto permette poi agli Stati di acquistare ulteriori 100 milioni di dosi, da consegnarsi nel corso del 2022 e del 2023. Le fiale di Novavax si aggiungono ai 2,4 miliardi di dosi acquistate o prenotate da Pfizer/BioNtech, ai 460 milioni di Moderna, 400 milioni di Astrazeneca e 400 milioni del farmaco di Janssen (Johnson & Johnson).
Perché il Novavax rassicura più degli altri vaccini?
Perché il Novavax rassicura di più facendo breccia tra i no vax soft, come li definisce l’agenzia AdnKronos? Secondo alcune considerazioni che ci giungono in redazione il fatto che esso si differenzi rispetti ai vaccini a mRna (Pfizer e Moderna) e a quelli a vettore virale (AstraZeneca e Johnson & Johnson), adoperando le proteine e quindi una tecnologia più tradizionale, costituirebbe un punto a suo vantaggio, in quanto gli scettici percepirebbero il nuovo prodotto farmaceutico come “meno sperimentale” degli altri.
Quante dosi di Novavax?
Il Novavax, insomma, che verrà somministrato con 2 dosi a 3 settimane l’una dall’altra, funziona attraverso una versione prodotta in laboratorio della proteina Spike che si trova sulla superficie del virus e che agisce come adiuvante, a rafforzare la risposta immunitaria del soggetto cui viene somministrato il vaccino.
Il sistema immunitario – si legge sul sito dell’agenzia AdnKronos – identifica la proteina come estranea e produce difese naturali – anticorpi e cellule T – contro di essa. Se in seguito la persona vaccinata entra in contatto con il Coronavirus, il sistema immunitario riconoscerà la proteina Spike sul virus e sarà pronto ad attaccarla. Gli anticorpi e le cellule immunitarie possono proteggere da Covid lavorando insieme per uccidere il virus, impedire il suo ingresso nelle cellule e distruggere le cellule infette.
I trial
I risultati di due principali studi clinici esaminati dagli esperti dell’Ema mostrano che Nuvaxovid si è dimostrato efficace nel prevenire Covid-19 nelle persone dai 18 anni di età. I trial hanno coinvolto in totale oltre 45.000 persone.
Il primo studio, condotto in Messico e negli Stati Uniti, ha riscontrato una riduzione del 90,4% del numero di casi sintomatici di Covid-19 da 7 giorni dopo la seconda dose nelle persone che hanno ricevuto Nuvaxovid (14 casi su 17.312 persone) rispetto a quelle a cui è stato somministrato placebo (63 su 8.140).
Ciò significa, evidenzia l’Ema in una nota, che il vaccino ha avuto un’efficacia del 90,4% in questo studio. Anche il secondo studio condotto nel Regno Unito ha mostrato una riduzione simile del numero di casi sintomatici di Covid-19 nelle persone che hanno ricevuto Nuvaxovid (10 casi su 7.020 persone) rispetto al gruppo a cui è stato somministrato placebo (96 su 7.019), con un’efficacia dell’89,7%.
Presi insieme, dunque, i risultati dei due studi mostrano un’efficacia del vaccino per Nuvaxovid di circa il 90%.
Effetti indesiderati
Gli effetti indesiderati osservati con Nuvaxovid negli studi, spiega l’Ema, sono stati generalmente lievi o moderati e sono scomparsi entro un paio di giorni dopo la vaccinazione. I più comuni sono risultati sensibilità o dolore al sito di iniezione, stanchezza, dolori muscolari, mal di testa, sensazione generale di malessere, dolori articolari e nausea o vomito.
Le dichiarazioni di Giorgio Palù
Il professore Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa, a Sky Tg24, sul nuovo prodotto farmaceutico in arrivo a protezione da questa nuova ondata di Covid-19, ha dichiarato: “Abbiamo un nuovo vaccino, Novavax, che con tutta probabilità oggi verrà approvato dalla Cts dell’Aifa, è un’ulteriore arma potente, con un’efficacia di oltre l’89% per proteggere dal Covid sintomatico”.
Tecnica della scuola
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Ema: situazione preoccupante. Calo dell’efficacia dei vaccini contro Omicron
La direttrice esecutiva dell’Ema, Emer Cooke, nel corso di una conferenza stampa, ha lanciato una allerta sull’efficacia dei vaccini contro la mutazione Omicron del Covid: “A un anno dalla prima approvazione del vaccino non avrei creduto ci trovassimo ancora in una epidemia, ma come tutti sapete la situazione epidemiologica rimane estremamente preoccupante in Europa e la variante Omicron è diventata la variante predominate in un numero crescente di paesi. Con cinque vaccini e sei trattamenti siamo molto più preparati dell’anno scorso e siamo pronti ad adattare i vaccini e i trattamenti se necessario”.
Che fare allora, secondo la direttrice di Ema? Bisogna aumentare le vaccinazioni e le dosi booster”. Inoltre secondo l’Ema non c’è una risposta concreta da parte dei produttori di vaccini di adattarli alla variante Omicron: “Lasciatemi sottolineare che, non c’è ancora una risposta sul fatto che avremo bisogno di adattare un vaccino con una composizione diversa per affrontare Omicron o qualsiasi altra variante. È chiaro che c’è calo efficacia dei vaccini contro variante Omicron”.
“I dati in arrivo non sono per nulla definitivi, ma è chiaro che c’è un calo di efficacia”, mentre le prove preliminari mostrano anche che una terza dose di vaccini a mRNA può ripristinare almeno parzialmente i livelli di anticorpi. Spiega inoltre la direttrice dell’Ema che è cruciale non fermare la campagna vaccinale e per verificare l’efficacia dei vaccini, bisogna “lasciare che la scienza faccia il suo corso”.
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