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Distanziamento, USR Lazio: cattedra contro la parete e corridoio di 60 cm tra i banchi a file di due
ComE già hanno fatto altri Uffici Scolastici Regionali (vedi Emilia-Romagna e Veneto), anche l’USR Lazio ha pubblicato un documento contenente suggerimenti operativi in tema di distanziamento nelle aule, nonché indicazioni di massima per organizzare la suddivisione degli spazi in vista della riapertura a settembre.
Il manuale tiene conto delle indicazioni fornite dal Comitato Tecnico Scientifico, in ultimo con il con il verbale n. 94 del 7 luglio scorso. SCARICA IL VERBALE
Distanza tra i banchi
La distanza di un metro tra le rime buccali deve essere conseguentemente quella rilevabile tra le postazioni degli studenti; più specificatamente la distanza intercorrente tra gli stessi andrà calcolata dalla “posizione seduta al banco dello studente”.
Quanto sopra non muta la necessità che il layout dell’aula preveda in modo imprescindibile «la distanza di 2 metri lineari tra il docente e l’alunno nella “zona interattiva della cattedra”, identificata tra la cattedra medesima e il banco più prossimo ad essa.
Tra due banchi che siano affiancati in maniera da garantire una distanza di 1 metro tra le “rime buccali” rimane un corridoio la cui ampiezza, variabile a seconda della dimensione dei banchi, è quasi sicuramente insufficiente. Per questo, i banchi andranno disposti a file di due, lasciando un corridoio più ampio ogni gruppo di due banchi affiancati. Infine, tra una fila e l’altra, occorrerà garantire la distanza di almeno un metro tra le “rime buccali” degli studenti seduti davanti e quelle degli studenti seduti dietro.
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Posizione di cattedra e lavagna
La “cattedra”, più opportunamente sostituita da un tavolino, andrebbe quindi addossata alla parete, e il docente potrà sedersi al suo fianco, così da ridurre l’ “ingombro” totale.
Sempre al fine di garantire lo “spazio interattivo” la lavagna dovrebbe essere affissa (o comunque accostata) alla parete in modo che restino i suddetti due metri di distanza lineare minima.
Questo è un possibile layout di un’aula:
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Marcare sul pavimento la posizione dei banchi
Prima di allestire l’aula secondo il layout su esposto, ovvero il diverso layout ritenuto opportuno, l’USR Lazio ritiene auspicabile marcare sul pavimento la posizione che dovranno avere i banchi. In tal modo il layout dell’aula sarà agevolmente ripristinabile nel caso i banchi vengano spostati durante le operazioni di pulizia e igienizzazione.
Ugualmente sarebbe opportuno indicare con un cartello, sulla porta di ogni vano utilizzabile, la capienza massima prevista per lo stesso, rendendo più agevole la verifica dell’accesso allo stesso di un numero di persone idoneo.
SCARICA IL MANUALE
Tecnica della scuola
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Rientro a scuola, Regioni perplesse: chi insegnerà nelle classi aggiuntive se l’organico dei docenti si riduce? Azzolina rassicura
A soli 40 giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico, l’organico dei docenti risulta decisamente inadeguato: perché è vero che a livello nazionale il totale è rimasto invariato, ma vi sono Regioni dove, anziché integrarlo per accogliere in nuovi spazi 70 mila classi aggiuntive almeno un milione di alunni, il numero di insegnanti si è ridotto per via dei cali demografici. A metterlo in evidenza è stata Cristina Grieco, coordinatrice della scuola per le Regioni.
“Sui test al personale della scuola – ha detto Grieco all’Ansa – non ci sono difficoltà particolari: il commissario Domenico Arcuri ha garantito la copertura economica da parte dello Stato e il presidente della Conferenza delle Regioni Bonaccini ha chiesto un tavolo per l’organizzazione complessiva, dal momento che i numeri sono alti e vogliamo evitare che ci siano disagi all’ inizio dell’anno scolastico. Piuttosto, quel che mi preoccupa sono gli organici dei docenti”.
Grieco: servivano più docenti, invece abbiamo l’organico ridotto
L’assessore Grieco, che il 14 luglio ha partecipato al tavolo Governo-Regioni per l’organizzazione dei test sierologici, ha ricordato che il concorso straordinario per i docenti non si terrà in tempo utile per le immissioni in ruolo di questa estate ed anche se si “definirà lo status giuridico dei prof”, alla fine questo non inciderà sulle cattedre da assegnare con l’inizio del nuovo anno scolastico che necessita di un numero maggiorato di insegnanti.
Inoltre, le Regioni chiedevano il reintegro di 1.090 posti che sono stati spostati sul sostegno, togliendoli dai posti comuni.
“In Toscana, ad esempio, abbiamo 118 docenti in meno. Paradossalmente, nell’anno in cui servivano più docenti abbiamo un organico più ridotto. Su questo punto dal ministero una risposta non l’abbiamo avuta”, ha concluso Grieco.
Lezioni in “luoghi” alternativi
La necessità di implementare le cattedre rimane però legata all’individuazione di nuovi spazi. Su questo punto, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha detto che nessuno ha intenzione di “smembrare le classi”, ma è “chiaro però che classi da 30-35 alunni sono troppo numerose”.
Per questo, “stiamo lavorando per adeguare al meglio gli spazi già esistenti: ad esempio se ci sono aule inagibili” da ripristinare oppure “stiamo guardando ad edifici dismessi e ad altri locali”.
In linea con quanto espresso più volte dalla viceministra Anna Ascani (Pd), anche la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha detto – a Tv 2000- che “la scuola si può fare anche fuori dagli edifici scolastici in cinema, teatri, musei”.
La titolare del MI ha anche aggiunto che “gli arredi ci aiuteranno tanto: pensare a banchi singoli rispetto ai banchi enormi e vetusti, ci permetteranno di acquistare spazio”.
“L’igiene – ha aggiunto Azzolina – è fondamentale, le scuole a causa dei tagli in questi anni spesso non hanno avuto neppure il sapone”.
La ministra ha tenuto a dire che fino alle scuole medie (comprese) non si faranno lezioni a distanza, come invece accaduto negli ultimi tre mesi dell’anno scolastico passato: “la didattica on line non riguarderà i bambini: abbiamo pensato ad una didattica digitale complementare solo per gli studenti dai 14 ai 18 anni”.
“Questi ragazzi – ha continuato – avranno la possibilità anche di una didattica innovativa ma la didattica sarà per tutti in presenza. Per settembre mi sento di rassicurare i genitori, l’obiettivo è per riportare tutti a scuola, stiamo lavorando notte e giorno per questo obiettivo”.
Distanze da rispettare. E poi?
Sulle date di inizio del nuovo anno, Lucia Azzolina ha aggiunto che “la scuola riprenderà il 1° settembre per tutti gli studenti che hanno recuperi da fare o potenziare gli apprendimenti, poi dal 14 si rientrerà tutti a scuola”.
“Abbiamo lavorato seguendo il principio di prudenza e sulla base dei documenti sappiamo che dobbiamo mantenere il metro di distanza statico tra studente e studente mentre se facciamo riferimento alla distanza tra cattedra e banchi la distanza è di due metri. Stiamo lavorando con tutti gli attori all’interno dei tavoli regionali per una scuola in presenza e sicurezza”.
Dalla titolare del ministero bianco di Viale Trastevere, nessun riferimento, però, è stato fatto all’incremento di organico: siamo fermi, quindi, ai 50 mila docenti e Ata indicati alcuni giorni fa dalla stessa ministra Lucia Azzolina e il premier Giuseppe Conte. Ne servirebbe non meno di 120 mila.
Tecnica della scuola
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Ritorno a scuola, da metà agosto i test sierologici per docenti e ATA. Le prime indicazioni
Dalla seconda metà di agosto al via i test sierologici per il personale scolastico in vista del rientro a scuola. E’ quanto emerso in seguito all’incontro in videoconferenza tra il Ministero della Salute, il gruppo di lavoro che affianca il commissario straordinario Arcuri e le organizzazioni CGIL, CISL e UIL, accompagnati dalla confederazione e i segretari generali del settore scuola e della funzione pubblica.
È stato confermato nel corso dell’incontro quanto già anticipato a proposito dei test sierologici: il Governo sta provando a stringere i tempi sulla realizzazione dei test sierologici al personale e a campione agli alunni, da fare a settembre.
Rientro a scuola: test sierologici dalla metà di agosto
Pertanto sta per avviarsi la procedura di gara pubblica accelerata indetta per l’acquisto di test sierologici rapidi che saranno somministrati su base volontaria al personale della scuola a partire dalla seconda metà di agosto in tutte le istituzioni scolastiche coinvolte dal 1° settembre nelle attività di recupero degli apprendimenti, e a partire dal 1° settembre in tutte le altre scuole.
Nel corso dell’incontro si è parlato anche della procedura da adottare in caso di test positivo: in tale circostanza si accederà al tampone e il personale sarà collocato in isolamento fiduciario e considerato in assenza per malattia.
Inoltre, sarà costituito un tavolo tecnico per il coordinamento delle misure da porre in essere per somministrare i test sierologici a cura del medico di base o del servizio della SL in caso di personale in servizio in regioni diverse da quella di residenza.
Infine, saranno fornite alle scuole le dotazioni per distanziamento e igienizzandone in base alle esigenze che gli USR dovranno comunicare al ministero a seguito della rilevazione dei bisogni avviata nelle scuole. Le spese di tali dotazioni saranno a carico della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
A proposito di ritorno a scuola, la Ministra Lucia Azzolina ha convocato per giovedì 16 luglio 2020 alle ore 10.30 una riunione con i sindacati scuola con all’ordine del giorno avvio del nuovo anno scolastico e Protocollo sulla sicurezza.
Il test sierologico sarà volontario
Proprio la ministra Azzolina ha tenuto a precisare che i test saranno su base volontaria e quindi, non ci sarà alcun obbligo di sottoporsi a tali test prima di prendere servizio a settembre (docenti) o proseguire il lavoro già in atto (ATA).
Questa decisione farà comunque discutere perché porre la scelta di sottoporsi liberamente al test sierologico potrebbe innescare polemiche da parte di chi chiede sicurezza garantita, specie i genitori, che non avendo certezza sullo stato di salute del personale non gradirebbero mandare i loro figli a scuola in tali circostanze incerte.
Ma è anche vero che in molti avevano già storto il naso su un eventuale obbligo di test per il personale, andando a ledere la libertà di scelta.
In tutto questo si inserisce anche il dibattito sugli alunni: per loro non sono previsti controlli prima di entrare in classe ma solo test a campione durante l’anno. La Tecnica della Scuola ha già effettuato un sondaggio e i lettori hanno espresso le loro perplessità.
Tecnica della scuola
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Rientro a settembre: domanda lavoratori fragili per “sorveglianza sanitaria”. Ma non ci sono indicazioni dal Ministero per la tutela
Il tema della sorveglianza sanitaria costituisce uno degli aspetti maggiormente innovati dal decreto legislativo n.81/2008. In base all’art. 2, comma1, lettera m), la sorveglianza sanitaria è intesa come “insieme degli atti medici, finalizzati alla tutela dello stato di salute e sicurezza dei lavoratori, in relazione all’ambiente di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa”.
Pertanto, è una misura di prevenzione di natura generale che ha lo scopo di verificare le condizioni di salute di ciascun lavoratore in relazione ai possibili effetti imputabili all’esposizione lavorativa, così da adottare particolari misure di prevenzione a livello individuale.
L’attuale emergenza epidemiologica e la necessità di contrastare la diffusione del COVID-19 nella popolazione (e quindi anche tra i lavoratori) ha posto il mondo del lavoro di fronte a una situazione inedita che ha richiesto interventi anche normativi.
Fino al termine dell’emergenza sanitaria in corso, i datori di lavoro del settore pubblico e di quello privato dovranno garantire la sorveglianza sanitaria eccezionale dei lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio da virus COVID-19.
A disporlo è l’art.83 del Decreto Legge 19 maggio 2020, n. 34 (decreto “Rilancio”).
In particolare, per i datori che non sono tenuti alla nomina del medico competente, e ferma restando la possibilità di nominarne uno per il periodo emergenziale, la sorveglianza potrà essere richiesta anche ai servizi territoriali dell’Inail, che provvederanno con i propri medici del lavoro.
Nello specifico l’art. 83 del citato Decreto Legge stabilisce che “in relazione al rischio di contagio da virus SARS-CoV-2, fino alla data di cessazione dello stato di emergenza per rischio sanitario sul territorio nazionale, i datori di lavoro pubblici e privati assicurano la sorveglianza sanitaria eccezionale dei lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio, in ragione dell’età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, anche da patologia COVID-19, o da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o comunque da comorbilità che possono caratterizzare una maggiore rischiosità.” Pertanto, la sorveglianza sanitaria qui prevista è intesa come “straordinaria” (quindi non ordinaria), in relazione al rischio di contagio da virus COVID-19, e non è assimilabile a quella prevista dal D.Lgs 81/08.
In questo contesto assume rilevanza specifica il tema della persona “fragile” e quindi del “lavoratore fragile” la cui definizione oltre a quella data dalla Legge 27/2020, che ne dispone la possibile tutela previdenziale, discende anche da quanto indicato nel protocollo condiviso tra le parti sociali, aggiornato il 24 aprile scorso e inserito nel DPCM del successivo 26 aprile e si ricollega al disposto del precedente DPCM dell’8/03/2020, che raccomandava “a tutte le persone anziane o affette da patologie croniche o con multimorbilità ovvero con stati di immunodepressione congenita o acquisita, di evitare di uscire dalla propria abitazione o dimora fuori dai casi di stretta necessità e di evitare comunque luoghi affollati nei quali non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza interpersonale” (art. 3 co 1 lett. b).
In tale contesto assumono rilevanza anche l’età e la comorbilità che possono caratterizzare una maggiore rischiosità come condizione di fragilità.
Pertanto, la sorveglianza sanitaria straordinaria è rivolta a valutare eventuali condizioni di fragilità connesse all’età e gruppi di vulnerabilità, a seguito della quale il medico competente valuta l’esistenza di eventuali limitazioni/esigenze di adattamento nella mansione svolta ai fini della tutela rispetto al rischio COVID.
In linea generale la sorveglianza eccezionale è garantita in azienda dal medico competente, se la nomina di tale professionista è obbligatoria (art. 18, d.lgs n. 81/2008).
In caso contrario, fermo restando la possibilità di nominarne uno per la durata dello stato di emergenza, il datore di lavoro può assolvere all’obbligo legale richiedendo la sorveglianza eccezionale all’Inail che vi provvederà con i propri medici del lavoro.
Sul punto, il Comitato Tecnico Scientifico, rispondendo a dei quesiti posti dal Ministero dell’Istruzione, ha chiarito che “la tutela dei “lavoratori fragili” si estrinseca attraverso la sorveglianza sanitaria eccezionale di cui all’art. 83 del Decreto Legge del 19 maggio 2020 n. 34 (attualmente in corso di conversione in Legge), assicurata dal datore d lavoro ed effettuata dal “medico competente” ove presente; in assenza del medico competente, il datore di lavoro potrà nominarne uno ad hoc per il solo periodo emergenziale o rivolgersi ai servizi territoriali dell’INAIL che vi provvedono con propri medici del lavoro”.
Alcuni istituti scolastici stanno avviando una sorta di filtro, chiedendo ai propri dipendenti di formalizzare la loro “fragilità” o meno e lasciando al medico competente ogni decisione in merito.
In ogni caso occorre puntualizzare che il medico competente può solo “segnalare” e “raccomandare” ma che la decisione finale sulle misure di tutela per i singoli lavoratori fragili rimane pur sempre in capo al datore di lavoro, unico soggetto in grado di prendere decisioni riguardanti la sua scuola e l’impiego dei propri dipendenti, anche – e soprattutto – nell’attuale fase di emergenza sanitaria, che certo a oggi non può dirsi ancora conclusa.
Insomma, fra il corpo docente sussiste “timidezza” nel rispondere a questo invito di segnalare l’eventuale propria “fragilità” perché non sanno a quali conseguenze porterà questa segnalazione.
Sull’argomento neanche l’intervento dell’Inail sarà esauriente, atteso che, all’esito di una visita medica, potranno esprimere parere esclusivamente sulla possibilità per il lavoratore di riprendere l’attività di lavoro.
Invero, si deve convenire sul fatto che la valutazione del medico competente deve essere condotta caso per caso esaminando le patologie attuali o pregresse in relazione a quanto disposto dalla normativa ed evidenziato dalle più recenti acquisizioni della letteratura scientifica, purtroppo non sempre tra loro in sintonia.
Si impone perciò di verificare con attenzione la documentazione sanitaria a corredo delle segnalazioni provenienti dai lavoratori, escludendo quelle non pertinenti (o palesemente pretestuose).
Ad es. sarà possibile annoverare nel contesto di tale supposta “fragilità” lavoratori di età superiore a 55 anni in assenza di patologie acclarate?
Il medico competente dovrà concentrarsi anche su patologie gravi e non compensate dalla terapia seguita, comorbilità per malattie croniche importanti, neoplasie in trattamento chemioterapico etc.
Per l’esame di questi casi, la circolare del Ministero della Salute del 29 aprile 2020 precisa quanto segue: “… i lavoratori vanno comunque – attraverso adeguata informativa – sensibilizzati a rappresentare al medico competente l’eventuale sussistenza di patologie (a solo titolo esemplificativo, malattie cardiovascolari, respiratorie, metaboliche), attraverso la richiesta di visita medica di cui all’art. 41 c. 1 lett. c. (c.d. visita a richiesta del lavoratore), corredata da documentazione medica relativa alla patologia diagnosticata …”.
Si può ritenere che tale disposizione, l’effettuazione cioè di una “visita su richiesta” nei casi di fragilità rappresenti una ragionevole e condivisibile prassi per giungere a una corretta definizione delle evenienze in esame, sebbene ponga al tempo stesso altri interrogativi, in particolare sulle conclusioni da poter assegnare alla fine di un siffatto controllo sanitario.
Riguardo alle malattie in base alle quali si può sostenere che un lavoratore è da considerarsi “fragile” ai fini della valutazione del rischio Covid-19, la Società Italiana di Medicina del Lavoro e l’Associazione Nazionale Medici del Lavoro e Competenti ritengono che, a parte lo stato di immunodepressione, le altre comorbilità non risultano compiutamente determinate ed hanno proposto di considerare per la sussistenza della condizione di “fragilità” altre malattie croniche, statisticamente associate ai casi mortali correlati alla malattia Covid-19 finora registrati, e precisamente, patologie oncologiche (tumori maligni) attive negli ultimi 5 anni; patologie cardiache (ischemie e coronaropatie, ipertensione arteriosa grave scompensata, insufficienza cardiaca, gravi aritmie, portatori di dispositivi tipo pacemaker e defibrillatori); patologie broncopolmonari croniche (BPCO, asma grave, cuore polmonare cronico, enfisema, fibrosi, bronchiettasie, sarcoidosi, embolia polmonare); diabete mellito insulinodipendente (specie se scompensato); insufficienza renale cronica; insufficienza surrenale cronica; malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie (aplasie midollari, gravi anemie); malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinale; reumoartropatie sistemiche (artrite reumatoide, LES, collagenopatie e connettiviti sistemiche croniche); epatopatia cronica grave (cirrosi epatica).
Nelle more dell’emanazione della legge di conversione del succitato decreto e del decreto interministeriale per la definizione della tariffa per tali prestazioni l’INAIL, a partire dal 1° luglio, ha reso disponibile il nuovo servizio “Sorveglianza Sanitaria Eccezionale” che consentirà ai datori di lavoro interessati e ai loro delegati di inoltrare telematicamente la richiesta di visita medica per sorveglianza sanitaria eccezionale alla struttura territoriale Inail competente, individuata in base al domicilio del lavoratore.
L’applicativo informatico costituisce l’unico strumento consentito per l’invio delle richieste di visita medica per sorveglianza sanitaria eccezionale dei lavoratori maggiormente esposti al rischio di contagio.
Pertanto, l’Inail assicurerà la sorveglianza sanitaria straordinaria ai lavoratori dipendenti più esposti al rischio Covid-19 o che versano in condizioni di particolare fragilità.
Al fine di concedere le tutele specifiche al personale (docenti e assistenti) in condizione di fragilità perché affetto da patologie che espongono a condizioni di maggior rischio di malattia Covid-19, si ritiene che l’aspetto più importante è quello della individuazione dei lavoratori fragili che potrà avvenire o da parte del medico competente, in base alle informazioni raccolte nell’ambito della sorveglianza sanitaria (ex d.lgs. 81/2008), ovvero da parte del lavoratore stesso attraverso la richiesta di una visita medica straordinaria prevista dal d.lgs. 81/2008.
Invero, una volta accertata la condizione di “fragilità”, il medico competente dovrà collaborare con il datore di lavoro nel valutare la probabilità di esposizione al contagio connessa all’attività lavorativa specifica (sulla base della valutazione del rischio e degli elementi clinici in suo possesso).
Laddove, a giudizio del medico competente, le due condizioni (fragilità da una parte e probabilità di esposizione al contagio dall’altra) configurassero una minaccia per la salute del lavoratore, il medico competente dovrà segnalare al datore di lavoro la necessità di attuare interventi organizzativi (lavoro a distanza, modifica dell’orario, modifica anche parziale di mansioni che comportano un aumento della probabilità di esposizione, ecc.) e/o particolari misure di protezione individuali e collettive (ad esempio separazioni fisiche, protezioni respiratorie particolari, ecc.).
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Ognuno deve fare la sua parte
DOCUMENTO DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ANP del 15 luglio 2020
Il Consiglio Nazionale dell’ANP, riunitosi in videoconferenza il giorno 15 luglio 2020, ritiene che la ripresa delle attività didattiche in presenza, prevista per il prossimo settembre, non possa risolversi in un onere caricato solo sulle spalle dei dirigenti, dei docenti e di tutto il personale della scuola.
Ognuno deve fare la sua parte.
Il Ministero dell’istruzione è chiamato a fornire tempestivamente indicazioni chiare sui livelli essenziali delle prestazioni e sulle misure da applicare nei vari contesti territoriali. Il protocollo nazionale di sicurezza deve essere messo a disposizione delle scuole senza ulteriore indugio: ogni ufficio scolastico regionale, infatti, sta pubblicando proprie linee guida in attesa di un protocollo nazionale e questo, oltre ad essere scorretto, produce soprattutto ulteriore confusione e disorientamento. Se le scuole, sulla base delle misure previste, devono effettuare la ricognizione degli spazi necessari per la ripresa delle attività didattiche in presenza, spetta però agli Enti proprietari mettere a loro disposizione, nei tempi più brevi, dei locali pienamente idonei. Qualora fosse impossibile reperire tali spazi, il Ministero deve definire come, entro quali limiti e con quali risorse potrà essere garantito il servizio nelle scuole di ogni ordine e grado, con particolare riguardo alla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria e alle tematiche dell’inclusione.
Non è compito dell’autonomia scolastica, infatti, trovare le soluzioni a questi problemi. Non sono i dirigenti delle scuole che possono sostituirsi a chi ha il dovere di assumere decisioni che riguardano l’intero sistema scolastico del Paese.
Il Consiglio Nazionale dell’ANP continua ad affermare con forza e con coerenza il nesso organico tra autonomia e dirigenza, sottolineando l’urgenza del suo rafforzamento concreto attraverso interventi di riordino normativo oggi più che mai improcrastinabili. L’autonomia scolastica è – e deve essere – effettivamente funzionale a garantire le opportunità per il successo formativo degli studenti. Non è tollerabile che le vengano attribuite finalità eterogenee: si tratterebbe di una maldestra operazione mirata a deresponsabilizzare i soggetti da chiamare effettivamente in causa. In questo momento, non è realistico invocare l’autonomia pretendendo che i dirigenti gestiscano una situazione straordinaria con mezzi ordinari e già da tempo inadeguati, assumendosi al contempo responsabilità improprie. Gli organici sono stati attribuiti come se nulla fosse successo: mancano docenti per la gestione degli sdoppiamenti delle classi o delle diverse articolazioni del gruppo studenti, nonché per la sostituzione degli assenti, ancora vincolata a tempistiche che non tutelano la garanzia del servizio; mancano collaboratori scolastici in numero sufficiente a provvedere alle operazioni richieste dai protocolli; mancano gli assistenti amministrativi e i DSGA il cui concorso, ancora in atto, accumula ritardi gravissimi e inspiegabili. Manca ancora una precisa definizione della responsabilità penale colposa dei dirigenti della scuola: non si può più attendere.
Il Consiglio Nazionale dell’ANP conferisce mandato al Presidente Nazionale di mettere in atto tutte le iniziative coerenti con il presente documento fino a dichiarare lo stato di agitazione di una categoria che, nonostante la rabbia e la stanchezza, continua a garantire il suo apporto nell’interesse di tutti i cittadini con il consueto senso di responsabilità.
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Test sierologici, docenti e Ata potranno farli dal 10 agosto
Non ci saranno slittamenti nella procedura pubblica europea per l’acquisto di due milioni di test sierologici, per verificare l’eventuale positività al Coronavirus, da somministrare al personale docente e non docente prima della riapertura delle scuole: il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, ha confermato di avere provveduto ad emanare il bando e che i lavoratori della scuola avranno modo di svolgere il test già dalla seconda decade di agosto 2020.
L’esito della gara pubblica ha tempi definiti
“Confidiamo che per il 10 agosto, come si fa in emergenza e come si fa in un Paese normale, i test sierologici siano disponibili” per la riapertura in sicurezza degli istituti scolastici, ha detto il commissario Dmenico Arcuri, a margine di “La Due Giorni di Alis – La ripresa per un’Italia in Movimento”.
Il riferimento del commissario straordinario è alla gara pubblica europea accelerata bandita all’inizio di questa settimana per 2 milioni di test sierologici rivolti anche ad una parte degli alunni.
A somministrarli saranno i medici di base e non solo
Nei giorni scorsi, Arcuri aveva detto che per somministrare i test “ci avvarremo dei medici di famiglia, delle Asl e dei distretti sanitari e l’operazione verrà ripetuta nel corso dell’anno con delle cadenze in base all’evoluzione della pandemia”.
Inoltre, il commissario aveva detto che “l’operazione verrà ripetuta nel corso dell’anno con delle cadenze in base all’evoluzione della pandemia”.
Azzolina: il test si fa solo se c’è la volontà dell’interessato
Sulla somministrazione dei test sierologici, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha poi assicurato che si svolgeranno solo “su base volontaria: tante persone del mondo della scuola ce li hanno chiesti ma sono su base assolutamente volontaria”, ha sottolineato la titolare del MI.
La ministra ha tenuto a dire che è questa la verità e quindi di diffidare delle fake news “come quelle a cui Salvini ci ha abituato, che finiscono per preoccupare le famiglie. Il Paese non le merita”.
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Rientro a scuola, a Roma gli alunni in più nelle parrocchie. La Diocesi: accoglieremo atei e di altre religioni
Si avvera, almeno nella capitale, il progetto lanciato da mesi da diversi esponenti del Governo di ospitare nel nuovo anno scolastico – nel rispetto delle normative di sicurezza anti-Covid – gli alunni in eccesso all’interno di locali aggiuntivi, come le parrocchie. La possibilità si è concretizzata per volontà della diocesi di Roma: secondo quanto riporta Vatican News, il cardinale Angelo De Donatis ha dato il suo assenso all’iniziativa attraverso il coinvolgimento dell’Ufficio per la pastorale scolastica e l’insegnamento della religione cattolica e dell’Ufficio giuridico del Vicariato. Le due istituzioni risultano a tale scopo già in contatto con il Comune e l’Ufficio Scolastico Regionale.
Comodato d’uso fino al 2021
L’obiettivo è assegnare alle scuole della capitale gli spazi di alcune parrocchie romane con la formula del comodato d’uso, con contratti fino ad agosto 2021.
Rosario Salamone, direttore dell’Ufficio Scuola della Diocesi di Roma, ha detto alla rivista Vatican News che “idea è nata dal grande impegno e dal grande senso di responsabilità che i capi d’istituto stanno dimostrando per cercare di rendere possibile a settembre una didattica non più a distanza, ma ‘in presenza’. Per fare questo, anche per effetto delle norme restrittive dell’autorità sanitaria, c’è bisogno di spazio”.
“Parrocchie non solo luoghi fisici, ma anche spazi interiori”
Salamone ha quindi sottolineato che “questi spazi non devono essere però soltanto luoghi fisici, ma anche spazi comunicativi, interiori, in modo da diventare davvero spazi di formazione dei ragazzi. Lo dico perché credo che oggi rischiamo seriamente di perderci una generazione per un’asfissia di tipo spirituale”.
“Insieme al Comune di Roma e all’Ufficio Scolastico Regionale, nella persona del dott. Rocco Pinneri – continua il direttore -, si è pensato di trovare questi spazi e metterli se possibile a norma”.
Quello della messa a norma non è un problema di poco conto: i locali, infatti, dovranno essere adeguati alle disposizioni sulla sicurezza (prevedendo, ad esempio vie di fuga e uscite di emergenza) e sui servizi igienici (si dovrà prevedere almeno quello dei maschi e delle femmine)
“Questa – sottolinea il prelato – sarà una competenza economica del Comune di Roma perché, per il resto, questi locali verranno dati alle scuole in comodato d’uso, dunque gratuitamente, e il contratto che verrà siglato fra il capo d’istituto e il parroco sarà valido fino ad agosto 2021, salvo nuove situazioni che potrebbero verificarsi”.
In corso il monitoraggio
Al momento, è in corso un monitoraggio per capire quali spazi potranno fornire le parrocchie. “Sul territorio della Diocesi le parrocchie sono poco più di 330, quindi si tratterà di fare un riscontro tra la richiesta delle scuole, la disponibilità dei parroci e la ricognizione che un gruppetto di tecnici andrà a fare “in situ” per verificare se quei locali sono adeguati o quali interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria debbano essere fatti per renderli a settembre disponibili per la didattica”.
Anche i locali parrocchiali dovranno garantire il distanziamento e l’igiene. “Ci sono ovviamente i problemi della sanificazione dei locali, perché – sottolinea Salamone – gli stessi il pomeriggio potrebbero servire per le attività della parrocchia, per il catechismo o le attività associative o pastorali”.
“Si tratta – continua – di un coinvolgimento della società civile in senso lato, ampio, senza fare differenza fra ragazzi credenti e non credenti. La generazione dei ragazzi, infatti, ci appartiene tutta: è un tesoro, un capitale umano, sociale che ci appartiene tutto. E ciò indipendentemente dal fatto che uno studente sia cristiano, cattolico oppure non credente, ebreo o musulmano. Non importa: apriamo il cuore e apriamo gli spazi”.
Cosa diranno i non cattolici?
Resta ora da capire cosa ne penseranno, però, i diretti interessati: i laici, i non credenti e anche le associazioni che ne difendono i diritti.
A Roma, inoltre, va ricordato che vi sono delle scuole pubbliche con una presenza altissima di alunni stranieri non cattolici. Come la Carlo Pisacane, l’istituto che a livello nazionale ed europeo detiene il record di iscritti nati da genitori stranieri: addirittura l’85%.
Per il direttore dell’Ufficio Scuola della Diocesi di Roma il problema non sussiste: “Siamo carne e ossa della società e quindi come tale la vogliamo vivere con senso di responsabilità e senza schematismi. Dobbiamo uscire fuori dalla cornice dell’affermazione astratta dei principi e dei diritti per diventare veramente carne, storia di quello che è nella parola di Dio”.
L’impressione, però, è che la questione sulla possibilità di fare svolgere le lezioni in un ambiente cattolico non sia proprio così semplice. Soprattutto per i problemi del rispetto della laicità della scuola pubblica.
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Banchi monoposto anti-Covid, il Commissario Arcuri pubblica la gara per 3 milioni di pezzi: la metà sono innovativi
Il Commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri ha indetto la gara pubblica europea per l’acquisto di un massimo di tre milioni di banchi monoposto anti-Covid ritenuti indispensabili per mantenere il distanziamento fisico e consentire così la riapertura delle scuole in presenza a settembre. La gara prevede la fornitura fino a 1,5 milioni di banchi monouso tradizionali e fino a 1,5 milioni di banchi di tipo più innovativo.
Il bando contiene i criteri sulla base dei quali le offerte saranno valutate secondo una procedura “concorrenziale, trasparente e accelerata”.
Ricordiamo che il costo di un banco monoposto potrebbe arrivare anche a 300-400 euro.
I criteri per aggiudicarsi la gara
Tra i criteri introdotti c’è anche il prezzo di acquisto per le due tipologie di banchi. La scadenza per il bando, richiesto dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, è prevista per il 30 di luglio, mentre i contratti dovranno essere firmati entro il 7 agosto e l’azienda che si aggiudicherà la gara dovrà assicurare la consegna dei banchi entro il 31 agosto.
La consegna dei banchi speciali alle scuole, secondo la tabella di marcia imposta dal Commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri, è invece fissata per sette giorni dopo: il 7 settembre prossimo, ad una manciata di giorni dall’avvio delle lezioni.
Tecnica della scuola
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Rientro in classe, un medico in ogni scuola: il Ministero della Salute ci pensa
Un medico scolastico in ogni scuola per garantire la sicurezza. E non solo per il ritorno a settembre, dopo la chiusura per il covid. Ma come presidio fisso per rassicurare le famiglie.
Un medico in ogni scuola: Sileri lancia la proposta
Si fa strada l’idea anche presso il Ministero della Salute.
Il viceministro Pierpaolo Sileri ha infatti avanzato l’ipotesi per aumentare il tasso di sicurezza nelle scuole: “Per una riapertura delle scuole in sicurezza bene il tampone, i test sierologici, il metro di distanza e poi ragioniamo, nei mesi a venire, sulla presenza del medico nelle scuole seguendo le valutazioni del Ministero della Salute“.
Per una riapertura delle scuole in sicurezza bene il tampone, i test sierologici, il metro di distanza e poi ragioniamo, nei mesi a venire, sulla presenza del medico nelle scuole seguendo le valutazioni del @MinisteroSalute
— Pierpaolo Sileri (@piersileri) July 20, 2020
Già nei giorni scorsi, lo stesso Ministro Roberto Speranza aveva già avanzato le basi per la sua idea di stretta interconnessione fra scuola e sanità, invitando a “ricostruire un rapporto organico tra scuola e sanità, recuperando il senso di una norma del 1961 che introduceva la medicina scolastica, superata negli anni ’90. Una relazione organica costante della prevenzione sanitaria con le scuole“.
Anche per i sindacati il medico è indispensabile
Anche le organizzazioni sindacali ritengono che la figura del medico scolastico debba essere fra le priorità per la riapertura delle scuole: in vista del protocollo di sicurezza da attuare di concerto al Comitato Tecnico Scientifico, i sindacati hanno infatti chiesto “che venga garantito un presidio medico in tutte le scuole e che venga affidata la responsabilità della presa in carico degli eventuali casi positivi alle ASL. Sarebbe utile anche la disponibilità di tamponi, presso pediatri e medici di famiglia. Formare, informare e prevenire devono essere le parole d’ordine.”
A propositi di sindacati, a commentare l’idea di Sileri è Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola: “Le famiglie vanno rassicurate circa la garanzia della salute dei propri figli; se ne gioverebbero tutti non ultimo il sistema sanitario nazionale che invece di ospedalizzare e curare le malattie può prevenirle. Non c’è un luogo più idoneo della scuola per farlo. Certo servono soldi, ma se un paese non pensa alla salute dei suoi giovani, è veramente messo male“.
Tecnica della scuola
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Riapertura delle scuole: ancora troppi nodi da sciogliere
Intendo innanzitutto ringraziare il Segretario Zingaretti e la Responsabile Scuola del Partito Democratico Sgambato per aver accettato di incontrare le Associazioni professionali dei docenti e dei dirigenti sui temi della ripresa delle attività scolastiche in presenza.
Condividendo le posizioni dei rappresentanti delle Associazioni che mi hanno preceduto, espongo qui di seguito alcune proposte avanzate dall’ANDIS nelle ultime settimane:
Locali scolastici
Per far ripartire le scuole a settembre in assoluta sicurezza e garantendo il distanziamento degli alunni secondo le indicazioni dettate dal Comitato Tecnico Scientifico occorre reperire, con il supporto degli Enti proprietari e di altri soggetti del territorio, ulteriori locali da destinare alla didattica.
Le iniziative di ricognizione del fabbisogno di aule, avviate “in ordine sparso” da alcuni Uffici Scolastici Regionali, hanno finito per creare confusione e disorientamento tra i dirigenti scolastici delle diverse regioni.
Anche per questo motivo sarebbe opportuno rafforzare la cabina di regia nazionale e fornire alle istituzioni scolastiche indicazioni univoche, in modo da evitare di far lavorare “a vuoto” i tavoli di coordinamento territoriale.
Sulla questione dei locali in quasi tutte le regioni sono state avviate le Conferenze dei servizi, ma è pur vero che gli Enti Locali si aspettano dal Governo e dal Ministero certezze circa la disponibilità di risorse aggiuntive e di snellimento delle procedure.
Organici
Il 2020-2021 si aprirà con migliaia di posti di insegnamento vacanti e disponibili (le OO.SS. di comparto stimano che sarà necessario ricorrere ad oltre 200.000 contratti di supplenza).
A ciò si aggiunge il fatto che l’Amministrazione si è impegnata ad assegnare alle scuole contingenti aggiuntivi per far fronte alla riduzione del numero di alunni per classe e all’articolazione degli alunni per gruppi di apprendimento.
Appare quindi urgente e prioritario accelerare sul reclutamento. La prova preselettiva dei concorsi ordinari è stata rinviata al prossimo autunno, l’aggiornamento delle graduatorie disciplinato dall’Ordinanza del 10 luglio scorso potrebbe non concludersi regolarmente entro il 1° settembre. Sarebbe il caso di prendere in considerazione la proposta delle OO.SS. circa l’emanazione di un provvedimento legislativo che autorizzi l’immissione in ruolo dei precari con almeno 3 anni di anzianità di servizio.
C’è urgenza di procedere all’assunzione in ruolo sui posti vacanti di dirigente scolastico e di direttore dei servizi generali e amministrativi in modo che, con l’inizio del nuovo anno, le scuole possano affrontare adeguatamente le difficoltà connesse alla ripresa delle attività didattiche in presenza. Se non si accelerano tali procedure si rischia di mandare in crisi il regolare funzionamento amministrativo e contabile di migliaia di scuole.
Considerato, inoltre, che i Piani di riapertura delle istituzioni scolastiche prevedono lo scaglionamento degli accessi, la periodica pulizia e sanificazione dei locali e dei servizi igienici, il controllo dei percorsi e degli ingressi, l’attivazione di nuove tecnologie per la didattica a distanza, ecc. appare indifferibile e urgente provvedere al potenziamento degli organici del personale ATA.
Rapporti con le organizzazioni sindacali
Considerate le difficoltà e le incognite con cui ci avviciniamo alla riapertura delle scuole, sarebbe auspicabile che il Ministero e le Parti sociali avviassero una serena e proficua concertazione, soprattutto per affrontare le questioni degli organici, delle nuove modalità di svolgimento della prestazione lavorativa (docenza in modalità “mista”, flessibilità oraria, ecc).
Si dovrebbe, inoltre, procedere alla modifica del Regolamento sulle supplenze in modo da poter far fronte al problema delle assenze improvvise di docenti o ATA. Per le sostituzioni del personale assente si potrebbe pensare ad un organico aggiuntivo di scuola o di ambito.
Lavoratori “fragili”
Con la proroga dello stato di emergenza annunciata dal Presidente Conte sarà sicuramente rinnovata la raccomandazione ai datori di lavoro di tener conto delle esigenze dei lavoratori c.d. fragili.
Si consideri che nelle scuole la condizione di “fragilità”, dovuta sia all’età che a particolari patologie, interessa alte percentuali di personale docente e ATA.
I dirigenti scolastici vorrebbero sapere come gestire questi dipendenti e soprattutto come sostituirli.
Trasporti
In Conferenza Stato-Regioni si sta discutendo in questi giorni della possibilità di ripristinare al 100% la capienza sui mezzi pubblici.
Se si dovesse adottare una misura di questo tipo, bisognerebbe poi spiegare al personale delle scuole, agli amministratori locali, agli studenti e alle famiglie a che cosa servono le misure adottate per il distanziamento a scuola, per il reperimento e la sistemazione di nuovi locali, per gli orari di ingresso e di uscita scaglionati, per i percorsi di sicurezza, ecc.
Misure sanitarie
Deve essere sancita l’obbligatorietà dei test sierologici al personale della scuola.
Bisogna assegnare alle istituzioni scolastiche protocolli sanitari chiari e inequivocabili, che dicano tra l’altro quali sono le procedure da adottare in caso di contagio accertato a scuola.
Sostegno ai dirigenti scolastici
Va affrontato il tema delle responsabilità improprie che gravano sui dirigenti scolastici. Come si è prospettato per altre categorie di datori di lavoro, va esplicitato in un provvedimento legislativo che, in mancanza di dolo o colpa grave, non si configura una responsabilità penale del ds in caso di contagio di alunni o personale della scuola, né tanto meno in materia di idoneità degli ambienti e di sicurezza degli edifici.
Auspicando che occasioni di confronto come questa possano ripetersi quanto prima, rinnovo i ringraziamenti e dichiaro la piena disponibilità dell’ANDIS a collaborare in futuro per il bene della scuola.
Il Presidente nazionale
Paolino Marotta
Edscuola