Visualizzazione Stampabile
-
Pensioni scuola 2019, Miur: 15.000 docenti e 4.500 ATA
Il Miur ha fornito ai sindacati i dati relativi alle domande di pensionamento presentate dal personale scuola attraverso Istanze online.
Numero domande presentate
Docenti: 15.190
Ata: 4.448
Personale educativo 34
IRC 131
A questi numeri andranno aggiunti quelli derivanti delle pensioni attribuite d’ufficio.
Si tratta di numeri ancora generali. Saranno adesso gli Uffici Scolastici, esaminate le domande, a pubblicare il dettaglio delle pensioni per ordine di scuola e classe di concorso.
Quota 100 forse rinviata al 2020
Sono sempre più deboli le speranze per quota 100 a settembre 2019 per il personale della scuola.
A questo punto – scrive la UIL – anche se la procedura prevista per la quota 100 sarà approvata nella manovra di Bilancio, in mancanza di un provvedimento retroattivo specifico, il personale della scuola resterà fuori, per quest’anno, da questa possibilità previdenziale.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Sarebbe una beffa cosmica, perché mentre in Europa si continua ad andare via dalla scuola a 63 anni, senza penalizzazione, noi continuiamo a trattare i nostri insegnanti come dei ‘paria’. Come se non svolgessero una professione a rischio burnout e come se la categoria fosse tra le più giovani al mondo, anziché la più vecchia.
Se questo provvedimento venisse approvato – spiega Di Meglio della Gilda degli Insegnanti– gli insegnanti sarebbero ulteriormente penalizzati rispetto agli altri dipendenti pubblici perché per questi ultimi la prima finestra utile per andare in pensione sarebbe in ottobre 2019 (con un ritardo di 6 mesi rispetto ai lavoratori privati), mentre per i docenti la prima finestra utile sarebbe a settembre 2020, quindi con 18 mesi di ritardo rispetto ai privati.
Su questo argomento però la partita potrebbe non essere chiusa, attendiamo le disposizioni ufficiali.
Immissioni in ruolo sul turnover
I posti lasciati liberi dai pensionamenti potranno essere utilizzati al 100% sia per docenti che ATA. Lo prevede una disposizione inserita nel decreto legge sulle semplificazioni, già esaminato dal Governo.
Orizzontescuola
-
Pensioni quota 100, la liquidazione arriva comunque a 67 anni: il sì di Bruxelles costa caro
Alla fine i risparmi sulla manovra di bilancio hanno salvato l’Italia dalla procedura d’infrazione che Bruxelles minacciava da tempo. Ma a quale prezzo? È questo il punto.
Conte e Tria tranquillizzano
Secondo il premier Giuseppe Conte non vi sarebbero differenze sostanziali. “Ho dimostrato che si può essere allo stesso tempo responsabili e coraggiosi: abbiamo evitato la procedura d’infrazione, senza rinunciare a reddito di cittadinanza e quota 100 sulle pensioni. La manovra dà ai cittadini, non toglie. Ma allo stesso tempo mantiene i conti in ordine”, ha detto il presidente del Consiglio al Tg1.
Per poi aggiungere: le due misure “partono a fine marzo: su questo sono stato inflessibile, anche se abbiamo operato dei risparmi”.
Gli fa eco il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che durante la registrazione di Porta a Porta, ha rassicurato gli interessati alle misure della manovra su reddito di cittadinanza e pensioni, quindi quota 100, “partiranno il primo di aprile”.
Gli effetti dei ritocchi al ribasso
Molti hanno pensato che anche i pensionamenti avranno effetto da aprile. In realtà, le cose dovrebbero andare un po’ diversamente.
Prima di tutto perché i ritocchi a ribasso della manovra, l’ultimo di un miliardo, hanno riguardato anche il reddito di cittadinanza e quota 100. Con una conseguente spinta su disincentivi, paletti e spostamenti in avanti delle date di avvio del progetto quota 100.
La beffa per docenti, Ata e presidi: via nel 2020
Perché è vero che tra il 2019 e il 2021 chi ha almeno 62 anni di età e 38 di contributi potrà andare in pensione con una finestra trimestrale se lavoratore privato e semestrale se pubblico.
Ma è altrettanto vero che se per i privati la prima finestra si materializzerà il 1° aprile 2019, per i lavoratori pubblici i requisiti vanno ottenuti entro il 31 marzo e la prima uscita si realizzerà solo il 1° ottobre (quindi di sei mesi nel caso si raggiungano i requisiti nel primo trimestre ma di 9 mesi se li si hanno già a fine 2018): una disposizione che taglia fuori docenti, Ata e presidi dalla possibilità di lasciare il prossimo 1° settembre, obbligando chi ha i requisiti di quota 100 ad andare in pensione non prima di settembre 2020.
La new entry: il pagamento ultra-ritardato della liquidazione
C’è poi il divieto di cumulo con l’attività lavorativa fino all’età di vecchiaia, quindi a 67 anni, a meno che non si faccia lavoro autonomo occasionale con compensi inferiori a 5.000 euro annui.
Ma tra i disincentivi a lasciare dell’ultima ora c’è una vera new entry: il pagamento ultra-ritardato della liquidazione. Sempre e solo per i dipendenti dello Stato, il trattamento di fine servizio, infatti, sarà erogato solo all’età di uscita per la vecchiaia con i requisiti normali: quindi a 67 anni di età o i in corrispondenza dei requisiti di anzianità contributiva, quindi attorno a 42-43 anni di contributi versati.
Proroga Ape social ed opzione donna
Tra le altre disposizioni in arrivo, c’è anche il blocco dell’aumento dell’aspettativa per le pensioni anticipate (a 42 anni e 10 mesi, 41 e 10 per le donne), anche se si introduce la finestra trimestrale. Confermata la proroga dell’Ape sociale per un anno (ma nella scuola vale solo per le educatrici dei nidi e i maestri della scuola dell’infanzia) e si mantiene, sempre per un anno, l’opzione donna (con taglio secco dell’assegno pensionistico di circa il 30% per via del conteggio totalmente contributivo).
Sarà previsto, infine, un meccanismo di salvaguardia qualora le uscite dovessero essere più del previsto: la stima è di 315.000 pensionamenti supplementari nel 2019.
Tecnica della scuola
-
Pensioni, quota 100 si sgonfia: 2,7 miliardi di finanziamenti tagliati e più disincentivi
Scongiurare la procedura d’infrazione della Commissione europea ha convinto il Governo a produrre un’ulteriore sforbiciata ai finanziamenti relativi all’anticipo pensionistico quota 100: secondo le agenzie di stampa, il 20 dicembre sarebbero stati tagliati dalla legge di Bilancio di fine 2019 altri 700 milioni “sull’altare della trattativa con l’Ue”.
Una richiesta che non sorprende, anzi in linea con quanto da noi anticipato e che già aveva prodotto lo slittamento della liquidazione al compimento dei 67 anni, quindi anche cinque anni dopo avere lasciato il servizio.
Le limitazioni sopraggiunte
Negli ultimi giorni, i finanziamenti a disposizione di quota 100 sono quelli ad avere pagato il prezzo più alto per assecondare le richieste di Bruxelles: per il 2019 si è passati dai 6,7 miliardi iniziali a meno di 4 miliardi.
Cosa significa tutto questo? Prima di tutto che la tanto annunciata contro-riforma Fornero sarà triennale e non strutturale.
Poi c’è il problema dello slittamento dell’entrata a regime di quota 100: il primo partito di governo, il M5S con in testa il premier Giuseppe Conte, assicura che il provvedimento entrerà in vigore in primavera inoltrata: il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha parlato di 1° aprile.
Potrà andare in pensione, tra il 2019 e il 2021, chi ha almeno 62 anni e 38 di contributi (c’è ancora da capire entro quale date, probabilmente il 31 dicembre prossimo) con una finestra trimestrale se il lavoratore è privato (la prima scatta ad aprile) e semestrale se pubblico.
Solo che in quest’ultimo caso l’uscita si concretizzerà ad ottobre: una data che per la scuola è improponibile, e se non vi saranno deroghe (poco probabili al momento), i docenti, gli Ata e i dirigenti scolastici interessati a quota 100 saranno costretti a lasciare il servizio solo nel mese di settembre 2020.
Poi, rimane confermato il divieto di cumulo con l’attività lavorativa fino ai 67 anni.
L’assegno ridotto anche del 30%
Oltre all’avvio slittato molto in avanti e alla liquidazione, c’è poi la spada di Damocle riguardante la riduzione dell’assegno: al Governo continuano a dire che non si tratta di penalizzazioni, ma di fatto la pensione si potrebbe diventare decisamente light, con riduzioni sul lordo fino al 30% rispetto all’uscita a 67 anni o a 42 e tre mesi di contributi per le donne ed un anno ulteriore per gli uomini.
Per ha creduto in un ritorno alle regole pre-Fornero, si tratta di un “particolare” non da poco: per intenderci, un docente che a 67 anni avrebbe percepito un assegno di quiescenza di circa 1.800 euro nette, si ritroverebbe a 1.300 euro.
Il Governo: non c’è nessun problema
Certo, dal Governo si continua a minimizzare: per il leghista Massimo Garavaglia “non c’è nessun problema né per quota 100 né per le altre misure esistenti”, vale a dire Ape social (aperto nella scuola solo a educatrici dei nidi e maestre della scuola dell’infanzia), che si dovrebbe finanziare con alcuni fondi ‘avanzati’, e Opzione donna (che potrebbe però essere innalzata di un anno ma mantenendo il conteggio totale contributivo), il cui costo non sembra essere proibitivo.
Queste sembrano essere le linee generali: per i dettagli del testo bisognerà attendere gennaio e non entro la fine dell’anno come inizialmente ipotizzato e annunciato: solo allora, infatti, il Consiglio dei ministri dovrebbe recepire il decreto su quota 100, assieme al reddito di cittadinanza, che nel frattempo ha subito il taglio di 1,9 miliardi, scendendo a 7,1 miliardi di investimento complessivo.
Salvini: i tecnici dicono che è tutto ok, è Boeri che disinforma gli Italiani
Intanto, il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini continua a difendere il provvedimento: “Ho perso? Allora spero di perdere così tutte le volte”, ha detto a ‘Radio Anch’io’. “Ci sono più di 20 miliardi nel triennio per smontare la legge Fornero. Da zero a venti miliardi – ha aggiunto – E grazie a questa manovra 500 mila italiani potranno scegliere di andare in pensione prima. Se i tecnici dicono che i soldi per l’anno prossimo sono sufficienti io di loro mi fido. Sono estremamente felice di questo primo passo”.
Nella stessa giornata, sempre Matteo Salvini si è schierato ancora contro il presidente dell’Inps: “da mesi Boeri rema contro il governo e disinforma gli Italiani, difendendo una legge sciagurata come la Fornero. Perché per coerenza non si dimette e si candida alle primarie del Pd? Noi andiamo avanti sulla via del diritto al lavoro e alla pensione, problemi – ha concluso il ministro – che evidentemente Boeri non ha”.
Tecnica della scuola
-
Quota 100, domande a gennaio per lasciare in estate: buonuscita subito con le banche, interessi a carico dei lavoratori
La domanda di pensionamento per aderire a quota 100 riguarda chi, al 31 dicembre scorso, ha maturato i 38 anni di contributi versati ed almeno 62 anni di età, e dovrà essere presentata subito, nel mese di gennaio: l’anticipazione è di Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro.
Tornano in “pista” docenti, Ata e dirigenti
Attraverso un’intervista al Messaggero,l’esponente del Governo ha detto che tra i dipendenti pubblici “chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre dell’anno scorso, potrà fare domanda a gennaio e potrà lasciare a luglio”.
In questo modo, è probabile che anche docenti, Ata e dirigenti scolastici potranno beneficiarne, perché si rispetterebbero i sei mesi di preavviso previsti per gli statali.
Interessi a carico dei beneficiari, ma cifre basse
Durigon ha anche preannunciato che lo Stato sta chiudendo con l’Abi la stipula di una convenzione che permetterebbe di poter beneficiare subito della buonuscita: “i dipendenti pubblici che lasciano con Quota 100 potranno chiedere alle banche l’anticipo del loro trattamento di fine servizio. Stiamo valutando”
Tuttavia, a differenza di quanto era trapelato in un primo momento, gli interessi non saranno a carico dello Stato ma “dei beneficiari”. In compenso, si tratterà di cifre bassissime. L’erogazione della liquidazione degli statali sarà garantita dallo Stato. L’operazione sarà conveniente per chi vuole avere in anticipo i soldi della liquidazione”, ha assicurato il sottosegretario.
Il decreto entro metà mese
Sui tempi di approvazione del decreto, ha detto ancora il sottosegretario al Lavoro, “forse potremmo fare in tempo già per il Consiglio dei ministri dell’11 gennaio. Non credo che andremo comunque oltre metà mese”, dichiara il sottosegretario.
Nel decreto “sarà scritto che dal primo gennaio del 2019 si potrà andare in pensione con 42 anni e 10 mesi a prescindere dall’età”, mentre “le donne nate nel 1958 e 1959 potranno lasciare il lavoro con 35 anni di contributi con il ricalcolo contributivo della pensione”.
Boeri verso l’addio
Durigon ha anche annunciato, a proposito del mandato dell’attuale presidente Inps, Tito Boeri, prossimo alla scadenza, “stiamo pensando a un cambio della governance con una reintroduzione dei cda. Io credo che in queste situazioni sia meglio accelerare il ricambio che ricorrere a delle proroghe”, ha concluso il sottosegretario al Lavoro.
Tecnica della scuola
-
Pensioni prescrizioni contributi, proroga al 31 dicembre 2021
Diffusa, come riferito, la bozza del decreto che disciplinerà il reddito di cittadinanza e quota 100 e che ha prorogherà l’ape social e opzione donna.
Il decreto dispone anche una misura relativa alla prescrizione dei contributi di previdenza e di assistenza sociale per le amministrazioni pubbliche.
Prescrizione contributi entro il 31 dicembre 2018
Ricordiamo che l’Inps, con circolare n. 169 del 15 novembre 2017, ha prorogato i termini di prescrizione dei contributi al 31/12/2018, inizialmente fissati al 31 dicembre 2017, fornendo inoltre istruzioni in merito alla verifica del proprio “estratto conto INPS/INPDAP”, per controllare se sia aggiornato con tutti i contributi previdenziali versati.
Prescrizione contributi entro il 31 dicembre 2018: conseguenze
Con un successivo comunicato, diffuso il 14 agosto 2018, l’Istituto di previdenza ha spiegato le conseguenze derivanti dalla prescrizione, ossia che l’Amministrazione – datrice di lavoro:
- non avrà più la possibilità di regolarizzare i versamenti mancanti, cosa possibile sino al 31 dicembre 2018;
- dovrà sostenere l’onere del trattamento di quiescenza, riferito a periodi di servizio per i quali è intervenuta la prescrizione.
Prescrizione contributi: proroga al 31/12/2021
L’articolo 19 della bozza di decreto dispone una proroga al termine del 31/12/2018, prevedendo che gli obblighi relativi alle contribuzioni di previdenza e assistenza sociale obbligatoria, afferenti ai periodi di competenza sino al 31 dicembre 2014, non si applicano sino al 31 dicembre 2021, fatti salvi gli eventuali provvedimenti passati in giudicato.
Verifica e variazione posizione assicurativa
Fermo restando che per il lavoratore non cambia nulla, secondo quanto detto sopra, è bene comunque verificare la propria posizione assicurativa. A tal fine, si deve visionare il proprio estratto conto contributivo.
Per visionare l’estratto conto, si deve accedere all’area riservata (MyINPS) con le proprie credenziali (codice fiscale, PIN o SPID), Area prestazioni e servizi/Fascicolo previdenziale del cittadino/Posizione assicurativa/Estratto conto.
In caso di contributi mancanti, si deve segnalare, con domanda on-line RVPA (richiesta variazione posizione assicurativa), eventuale contribuzione mancante o anomalie nella propria posizione previdenziale.
Per l’istanza RVPA non è fissato alcune termine perentorio.
Orizzontescuola
-
Le maestre prima in pensione
Anche gli insegnanti in servizio nelle scuole per l’infanzia da almeno sette anni nei dieci precedenti il pensionamento e in possesso di una anzianità contributiva di almeno trenta anni hanno titolo ad accedere dal 1° settembre 2019 al trattamento pensionistico di vecchiaia o a quello anticipato. A condizione che possano fare valere, alla data del 31 dicembre 2019, rispettivamente 66 anni e 7 mesi di età anagrafica o 41 anni e 10 mesi di contribuzione se donne, 42 anni e 3 mesi se uomini.
Nei loro confronti, infatti, non trova applicazione ai fini del requisito contributivo per l’accesso alla pensione di vecchiaia o a quella anticipata, l’adeguamento alla speranza di vita stabilito, ai sensi dell’articolo 12 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, adeguamento che, per l’anno 2019, richiede invece sessantasette anni di età anagrafica o, indipendentemente dall’età anagrafica, 42 anni e 3 mesi di contribuzione se donne e 43 anni e 3 mesi se uomo.
Lo ha ribadito l’Inps con il messaggio n. 4804 del 21 dicembre 2018 con il quale l’Ente di previdenza ha fornito le istruzioni per la presentazione della domanda di pensione da parte dei lavoratori inclusi nell’allegato B di cui all’articolo 1, comma 148, del decreto ministeriale 18 aprile 2018, domanda che può essere presentata , esclusivamente per via telematica.
Le istruzioni contenute nella nota dell’Inps, applicabili anche agli insegnanti indicati in premessa, riguardano solo le modalità di presentazione della domanda di pensione e non anche quelle richieste specificatamente nella circostanza al personale della scuola. Per tale personale infatti, propedeutica alla presentazione della domanda di pensione è, come dispone l’annuale decreto del ministro dell’istruzione, la domanda di cessazione dal servizio da presentare nei termini indicati nel decreto.
Per la cessazione dal servizio dal 1° settembre 2019, il termine era fissato per il 12 dicembre 2018, un termine che gli insegnanti in premessa non hanno potuto rispettare in quanto, tanto nel decreto ministeriale n. 727 dell’15 novembre 2018 che nella circolare applicativa prot. 50647 del 16 novembre 2018, la possibilità di accedere alla pensione, possedendo «solo» i requisiti richiesti antecedentemente all’adeguamento alla speranza di vita, non era citata nel modello di domanda.
Per superare la scadenza del termine per la presentazione della domanda di cessazione dal servizio con effetto dal 1° settembre 2019 (l’unica finestra di uscita possibile per il personale della scuola, come dispone l’art. 59, comma 9, della legge n. 449/1997 e successive modificazioni), sarà pertanto necessario uno specifico intervento ministeriale che fissi al 28 febbraio 2019, così come è previsto dall’art. 72, comma 11, del decreto legge n. 112/2008, il termine ultimo per inoltrare la domanda di cessazione dal servizio. La sola nota dell’istituto presieduto da Tito Boeri a tal fine non è sufficiente.
Edscuola
-
Pensioni quota 100, il Governo non s’è dimenticato dei docenti: potranno fare domanda sino al 28 febbraio
Sull’anticipo pensionistico quota 100, le denunce sindacali, l’ultima della Flc-Cgil, sembrano avere avuto effetto: l’ulteriore rinvio, di una settimana, dell’approvazione del decreto unico (reddito di cittadinanza – pensioni anticipate) non dovrebbe infatti influire sulla possibilità concreta che docenti e Ata della scuola, assieme ai professori universitari, possano accedere alla deroga alla riforma Fornero, potendo lasciare con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi riconosciuti.
Subito le domande
Le ultime indiscrezioni, confermate da fonti autorevoli che hanno letto l’ultima bozza disponibile, indicano infatti che proprio per il settore della scuola, nelle ultime ore sarebbe stata trovata la soluzione per consentire le uscite anche in corrispondenza del prossimo inizio d’anno scolastico, quindi a settembre 2019: tra le ultime modifiche al testo, infatti, è stata inserita una integrazione che dà facoltà ai docenti della scuola e dell’Università (probabilmente anche per il personale Ata, poiché rientra nello stesso ambito) di presentare la domanda “in sede di prima applicazione” sino al prossimo 28 febbraio.
Una corsa contro il tempo
Secondo il programma di Governo, successivamente, subito dopo una prima veloce verifica delle istanze presentate, ad inizio marzo i vari Uffici scolastici regionali potranno incrociare i dati dei pensionamenti richiesti (che in primavera-estate verranno poi vagliati in modo singolo dall’Inps), con quelli dei posti vacanti.
E, a quel punto, si potrà stabilire il punto di partenza sugli organici, di diritto e di fatto. Per poi far partire la macchina organizzativa che porterà prima alla mobilità, poi alle immissioni in ruolo ed infine all’assegnazione di un numero di supplenze annuali che, anche in base alle uscite maggiorate che consentirà quota 100, potrebbe sfiorare per la prima volta quota 200 mila.
Tecnica della scuola
-
Pensioni, ecco i sette canali d’uscita per anticipo previdenziale
Grande attesa per il decreto che introdurrà la Quota 100.
Così come già segnalato da La Tecnica della Scuola, il provvedimento che sarà varato dal Governo potrebbe portare novità interessante per il mondo della scuola.
Per il personale scolastico, per raggiungere il doppio requisito – età anagrafica minima e contributi da considerare nel montante dei 38 anni – varrà tutto il 2019.
I dettagli di Quota 100
Cosa significa nello specifico? Per tutti coloro che compiranno i 62 anni entro il 31 dicembre prossimo, dovrebbero comunque avere la possibilità di accedere a quota 100. Lo stesso discorso dovrebbe valere per il raggiungimento dei 38 anni complessivi di contribuzione: in pratica, varrebbero anche i 4 mesi che vanno da settembre a dicembre 2019, anche se il lavoratore non sarà più in servizio.
Nei prossimi giorni si attendono ulteriori indicazioni che saranno prodotte da Miur e Inps dopo l’approvazione del provvedimento. Il Ministero dell’Istruzione dovrà fare luce, in particolare, sui limiti temporali per l’età e per la validità della contribuzione e anche i tempi di presentazione della domanda (probabilmente entro il 15-20 febbraio).
In generale la platea di Quota 100 ha dei numeri impressionanti: 315mila potenziali di cui ben 120mila statali.
A questi si aggiungono i 90mila nuovi pensionati di vecchiaia, 74mila precoci e circa 60mila pensionati con le regole della Legge Fornero.
La spesa pubblica stanziata per il provvedimento, su base triennale e sperimentale, è di 21 miliardi.
Attenzione. Resta in vita il canale “standard” della
pensione anticipata: con 42 anni e 10 mesi di contributi
(un anno in meno per le donne) nel 2019 si potrà
andare in pensione, tre mesi dopo aver maturato i
requisiti a prescindere dall’età anagrafica.
Non solo quota 100
Ecco un quadro delle possibili opzioni di uscita flessibile così come segnala Il Sole 24 Ore.
Quota 100: 62 anni di età e 38 di contributi. Per i dipendenti pubblici il termine per il raggiungimento dei requisiti è fissato al 31 dicembre 2018 e le pensioni si avranno a partire da luglio (finestra di 6 mesi).
Opzione donna: lavoratrici che entro il 31 dicembre 2018 hanno maturato almeno 35 anni di contributi e 58 anni di età per le dipendenti (59 per le autonome). L’assegno viene ricalcolato interamente con il metodo contributivo e decorrenza posticipata di 12 mesi (18 per le autonome e le miste). In questo caso c’è un rischio taglio dell’assegno fino al 40%.
Lavori usuranti: circa 6mila i lavoratori potenziali beneficiari che ogni anno della pensione anticipata per lavoro usurante. Si tratta di persone che hanno svolto una o più delle attività usuranti (come ad esempio le maestre d’asilo). Attenzione, però: l’assegno sarà più basso a causa dei minori contributi versati.
Ape volontario: riguarda i lavoratori privati. Per poter fare domanda non devono mancare più di tre anni e sette mesi all’età della pensione di vecchiaia. Il lavoratore potrà così ricevere un assegno ponte per un massimo di 43 mesi prima della pensione di vecchiaia.
Ape social: disoccupati che hanno concluso l’indennità di disoccupazione da almeno 3 mesi con 30 anni di contributi; lavoratori che assistono familiari conviventi di 1° o 2° grado con disabilità grave da almeno 6 mesi con 30 anni di contributi; lavoratori con invalidità superiore o uguale al 74% con 30 anni
di contributi; dipendenti che svolgono un lavoro pesante (e lo hanno svolto per almeno 6 anni negli ultimi 7) con 36 anni di contributi.
Lavoratori precoci: lavoratori che hanno versato almeno un anno di contributi da lavoro effettivo prima dei 19 anni di età e svolgono attività particolarmente faticose.
Isopensione: L’isopensione è il trattamento a cui accede il lavoratore che sottoscrive un accordo di esodo con prepensionamento a carico dell’azienda. Dal momento in cui smette di lavorare no alla pensione, percepisce un importo mensile pagato dall’ex datore di lavoro. La possibilità di anticipare 7 anni rispetto alla vecchiaia è prevista fino al 2020, dopo si potranno anticipare 4 anni.
Tecnica della scuola
-
Quota 100, è cessato allarme
Mentre ritarda l’approvazione da parte del consiglio dei ministri del decreto legge concernente le disposizioni relative a interventi in materia pensionistica (attesa per giovedì), cresce, soprattutto tra il personale docente e Ata del comparto scuola, l’interesse per l’introduzione nel sistema previdenziale pubblico della pensione anticipata con quota 100.
Se le anticipazioni sui requisiti anagrafici e contributivi per accedere anticipatamente al trattamento pensionistico, in deroga ai requisiti richiesti dalla normativa vigente (riforma Fornero), dovessero essere confermate nel decreto legge che dovrebbe essere approvato entro la prossima settimana, sarebbero, secondo una stima di ItaliaOggi in base ai dati disponibili sull’età anagrafica del personale, 52.000 i docenti e 22.000 gli Ata in servizio nel corrente anno scolastico con contratto a tempo indeterminato nelle scuole statali di ogni ordine e grado che, alla data del 31 dicembre 2019, potrebbero fare valere i requisiti richiesti per accedere alla «pensione quota 100» (62 anni di età e 38 di contribuzione).
Dei 74.000 solo un 10 per cento potrebbe fare valere i requisiti minimi (62 anni di età anagrafica e 38 anni di anzianità contributiva). Il restante 90 per cento risulterebbe avere una età anagrafica tra i 63 e i 66 anni ed una anzianità contributiva compresa tra i 38 e i 40/41 anni.
Ad entrambe le categorie di personale l’accesso alla pensione anticipata, previa apposita domanda, avrebbe decorrenza, contrariamente alle due finestre previste per i lavoratori dipendenti delle pubbliche amministrazioni, esclusivamente dal 1° settembre 2019 atteso che, nei confronti del personale della scuola, continueranno ad essere applicate le disposizioni di cui all’articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n.449.
Tale comma dispone infatti che per il personale del comparto scuola resta fermo, ai fini dell’accesso al trattamento pensionistico, che la cessazione dal servizio ha effetto dalla data di inizio dell’anno scolastico successivo, con decorrenza dalla stessa data del relativo trattamento economico nel caso di prevista maturazione del requisito entro il 31 dicembre dell’anno.
Stando alle bazze finora circolate, l’accesso alla pensione anticipata con «quota 100» comporterebbe in particolare due penalizzazioni: il trattamento pensionistico non sarebbe cumulabile, a far data dal primo giorno di decorrenza dello stesso e fino alla maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia, con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale nel limite di complessivi 5 mila euro lordi annui; l’indennità di fine servizio (buonuscita per il personale della scuola) verrebbe corrisposta a decorrere dal momento in cui il soggetto avrebbe maturato il diritto alla corresponsione della stessa, per vecchiaia o per dimissioni, secondo le disposizioni attualmente in vigore (dopo un anno dalla pensione di vecchiaia o dopo due anni da quella di anzianità, entrambe comunque a rate annuali il cui numero è legato all’ammontare della buonuscita). Una ipotesi di liquidazione anticipata mediante un prestito bancario è, allo stato, solo teorica.
Una terza penalizzazione, peraltro già in vigore per le pensioni a qualunque titolo anticipate, riguarderebbe l’ammontare del trattamento pensionistico mensile rispetto all’ultima retribuzione spettante al momento della cessazione dal servizio.
Rispetto all’ultima retribuzione la rata di pensione mensile risulterà inferiori da un minimo del 5 per cento a più del 20 per cento a seconda che il dipendente possa fare valere rispettivamente una età anagrafica superiore a 62 anni e a 38 anni di contribuzione a pieno regime ovvero esclusivamente l’età e i contributi minimi richiesti da «quota 100».
Sulla sola base delle anticipazioni che circolano in questi giorni, in precedenza sintetizzate sinteticamente, dei 74.000 docenti e personale Ata che avrebbero titolo ad accedere alla pensione anticipata con decorrenza 1° settembre 2019 potrebbero essere non più di diecimila quelli che, presumibilmente, sarebbero interessati a presentare la domanda di cessazione dal servizio nei termini che comunque dovranno essere stabiliti dal ministero dell’istruzione dopo l’entrata in vigore del decreto legge. Si tratterebbe soprattutto di personale Ata e di docenti di scuola dell’infanzia e di scuola primaria che oltre all’età anagrafica minima possono fare valere una anzianità contributiva superiore a 38 anni.
Altrettanti potrebbero chiedere, per sopraggiunte esigenze personali o familiari o per motivi di salute, di andare in pensione anticipatamente utilizzando a tal fine «quota 100». Sommando le domande di cessazione dal servizio presentate entro il 12 dicembre 2018 da 15.190 docenti e 4.500 Ata (dati definitivi elaborati dal ministero dell’istruzione) a quelle che potrebbero essere presentare dopo l’entrata in vigore del decreto legge, il prossimo 1° settembre il numero complessivo dei docenti e del personale Ata che lascerebbe il servizio dovrebbe aggirarsi tra le 30.000 e le 35.000 unità. Un esodo che equipara il flusso dello scorso anno. Certamente non quanto ipotizzato da più parti ivi compreso dal presidente dell’Inps, Tito Boeri.
Edscuola
-
Quota 100, sì del Consiglio dei ministri: 30 mila euro cash di Tfr, in pre-pensione un milione di lavoratori
Nella serata di giovedì 17 gennaio, il Consiglio dei ministri ha approvato il ‘decretone’ su reddito di cittadinanza e quota 100 sulle pensioni: la riunione è stata molto veloce, appena mezz’ora, a conferma che gli accordi erano stati presi in mattinata. Ora, il doppio provvedimento – il cui testo definitivo non è ancora stato pubblicato – dovrà essere convertito in legge dalle Camere entro 60 giorni.
Il ritiro dal lavoro sarà possibile, in prima applicazione, dal primo aprile 2019 per i lavoratori privati che abbiano raggiunto i requisiti indicati entro il 31 dicembre 2018 e dal primo agosto 2019 per i lavoratori pubblici che li abbiano maturati all’entrata in vigore del decreto.
Cosa prevede il decreto
Oltre a quota 100, il decreto prevede, la possibilità, solo per le donne, di andare in pensione in anticipo con 42 anni e 10 mesi di contributi, se uomini, e con 41 anni e 10 mesi di contributi. Maturati i requisiti, i lavoratori e le lavoratrici percepiscono la pensione dopo tre mesi.
Ci sarà anche la possibilità per le donne di andare in pensione a 58 anni se dipendenti e 59 se autonome, con almeno 35 anni di contributi al 31 dicembre 2018 (Opzione donna).
A passare è stata che l’applicazione degli adeguamenti alla speranza di vita per i lavoratori precoci, che potranno quindi andare in pensione con 41 anni di contributi. Anche in questo caso, il diritto al trattamento pensionistico decorrerà dopo tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti.
Via libera al riscatto agevolato del periodo di laurea entro i 45 anni. Ma anche alla facoltà di riscatto di periodi non coperti da contribuzione, con una detraibilità dell’onere del 50% in cinque quote annuali e la rateizzazione fino a 60 mesi, a condizione di non aver maturato alcuna contribuzione prima del 31 dicembre 1995 e di non essere titolari di pensione.
Le disposizioni in materia di pagamento del trattamento di fine servizio o di fine rapporto prevedono la corresponsione della relativa indennità sulla base di una specifica richiesta di finanziamento da parte degli aventi diritto, con la costituzione di uno specifico fondo di garanzia.
Attivato anche un “Fondo bilaterale per il ricambio generazionale”, che prevede la possibilità di andare in pensione tre anni prima di quota 100 purché si abbia una contemporanea assunzione a tempo indeterminato.
Conte: un milione di lavoratori in tre anni
Più che soddisfatto dell’esito dell’approvazione in CdM il premier Giuseppe Conte: nella conferenza stampa a Palazzo Chigi di presentazione del decreto, ha detto che questa è “una tappa fondamentale per questa esperienza di governo: è la dimostrazione che questo Governo gli impegni li mantiene”.
Abbiamo approvato “due misure che non rispondono a estemporanee promesse elettorale, ma costituiscono un progetto di politica economica sociale di cui questo governo va fiero”.
Abbiamo detto sì, ha continuato Conte, ad “un progetto che riguarda cinque milioni di persone che si trovano in povertà e un milione di persone che potranno andare nel triennio in anticipo in pensione”.
Salvini: nessun adeguamento alla speranza di vita
In attesa di prendere visione del testo approvato, è il ministro dell’Interno Matteo Salvini ad annunciare le novità approvate: “Non c’è nessun adeguamento alla speranza di vita (riferendosi ai cinque mesi che sono scattati a fine 2018 e che avrebbero dovuto innalzare l’uscita dal lavoro sia della pensione di anzianità sia di quella di vecchiaia n.d.r.), c’è la possibilità di riscattare in maniera agevolata gli anni della laurea, sono tutelati i comparti delle forze dell’ordine”.
Ma l’accordo raggiunto più importante riguarda la buonuscita degli statali, quindi anche di docenti, Ata e dirigenti scolastici: ci sarà “subito la liquidazione per il settore pubblico, 30 mila euro cash“, ha detto il vicepremier.
A spiegare meglio la consistenza del provvedimento sul Tfr è stata, con un tweet, la ministra per la Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno: “Dopo anni di lunghe attese, finalmente i dipendenti pubblici – ‘quotisti’ e non – che andranno in pensione avranno subito 30.000 euro di Tfr/Tfs, con interessi al 95% a carico dello Stato. Lavoreremo per aumentare la cifra, fino a 40-45.000 euro. Un risultato storico!”.
Assegno di pensione: no tagli, sì decurtazioni
Per quanto riguarda la consistenza dell’assegno di pensionamento da accreditare a chi aderirà a quota 100, invece, bisogna ancora attendere qualche giorno: con quota 100, ha ribadito, “non c’è nessuna penalizzazione e nessun taglio, sarà una libertà di scelta”.
In effetti, non ci saranno tagli, ma decurtazioni (anche del 20% o forse più) derivanti dal mancato gettito nelle casse dell’Inps degli ultimi anni di lavoro: il “montante” dei contributi, in pratica, si ridimensiona e produce un assegno ridotto.
In tutto, il doppio provvedimento è costato allo Stato diversi miliardi: “Soldi veri: 22 miliardi di euro”, ha detto ancora il vice presidente del consiglio, riferendosi alla valenza il ‘decretone’ su reddito di cittadinanza e quota 100 sulle pensioni.
Tecnica della scuola
-
Pensioni, prescrizione contributi: ulteriore rinvio al 31 dicembre 2021
Viene posticipata al 31 dicembre 2021 la prescrizione quinquennale dei contributi dei dipendenti del pubblico impiego.
Lo prevede il decreto quota 100 deliberato dal governo lo scorso giovedì.
All’articolo 19 del decreto si fa riferimento proprio alla prescrizione dei contributi Inps.
“All’art. 3 della legge 8 agosto 1995, n. 335, dopo il comma 10 è aggiunto il seguente: 10-bis. Per i rapporti di lavoro subordinato con le amministrazioni pubbliche di cui al Dlgs n. 165/2001, i termini di prescrizione dei commi 9 e 10, riferiti agli obblighi relativi alle contribuzioni di previdenza e di assistenza sociale obbligatoria afferenti ai periodi di competenza fino al 31 dicembre 2014 non si applicano fino al 31 dicembre 2021, fatti salvi gli effetti di provvedimenti giurisdizionali passati in giudicato”.
Si tratta di un’ulteriore proroga rispetto a questo previsto dall’Inps. Con la circolare n. 117 dell’11 dicembre 2018, l’Ente di previdenza aveva prorogato il termine della prescrizione dei contributi Inps per i dipendenti pubblici al 1° gennaio 2020.
Ora un’ulteriore proroga al 31 dicembre 2021
Come verificare la propria posizione
Per verificare la propria posizione assicurativa il lavoratore può accedere all’estratto conto INPS, tramite PIN o tramite un Patronato.
Nel caso si riscontrassero lacune o incongruenze, il lavoratore può chiedere, sempre tramite PIN o tramite un Patronato, la variazione RVPA, istanza che non ha alcun termine di decadenza.
Tecnica della scuola
-
Pensioni, ecco come visualizzare il cedolino, anche da cellulare
L’Inps permette di consultare il cedolino della pensione, verificare l’importo dei trattamenti liquidati dall’INPS ogni mese, conoscere le ragioni per cui tale importo può variare, accedere ad altri servizi di consultazione, certificazione e variazione dati.
È possibile accedere al servizio anche da dispositivi mobile.
Il servizio, soggetto ad autenticazione, guida l’utente tramite la proposizione di domande (ad esempio “Vuoi confrontare gli ultimi due cedolini?”).
Le principali funzionalità sono:
cedolino pensione
ultimo cedolino
confronta cedolino
visualizza cedolini
visualizza elenco prospetti di liquidazione (Modelli TE08)
elenco deleghe sindacali
gestione deleghe sindacali su trattamenti pensionistici
comunicazioni
dettaglio recapiti
modifica dati personali
riepilogo dati anagrafici
riepilogo dati anagrafici e di pagamento
informazioni Posta Elettronica Certificata
variazione ufficio pagatore
visualizzazione e modifica dati anagrafici, indirizzo e recapiti
recupero Certificazione Unica
stampa Certificazione Unica
CLICCA QUI per ulteriori info
https://i.imgur.com/E2I9TYe.png
Tecnica della scuola
-
Altri 50mila insegnanti pronti a uscire dalla scuola
La scuola si candida a essere il primo banco di prova per l’impatto di “quota 100” sugli statali. E, alla vigilia della riapertura dei termini di pensionamento che dovrà consentire ai docenti e agli assistenti tecnico-amministrativi di presentare domanda entro il 28 febbraio per uscire con 62 anni di età e 38 di contributi, il rischio di trovarsi dinanzi a una fuga di massa dalle aule appare sempre più concreto.
Al punto che potrebbero essere interessati – secondo stime sindacali – 50/60mila docenti. Che si aggiungerebbero ai 27mila (tra insegnanti e Ata) che hanno già utilizzato la finestra ordinaria (entro il 12 dicembre) sulla base dei requisiti validi fino al 2018.
A disciplinare termini e modalità della riapertura dei pensionamenti nella scuola sarà una circolare congiunta del ministero dell’Istruzione e dell’Inps. L’istituto nazionale di previdenza ha già preallertato le strutture territoriali in vista della mole di pratiche che si troveranno con tutta probabilità a gestire sin dalle prossime settimane.
A prevedere “un finestra” ad hoc per il settore scuola è il decreto che ha introdotto reddito e pensione di cittadinanza e, appunto, quota 100. Agli articoli 14 e 15 il Dl prevede, appunto, che il personale scolastico e Afam a tempo indeterminato possa presentare, entro il 28 febbraio 2019, istanza di cessazione dal servizio «con effetti dall’inizio rispettivamente dell’anno scolastico o accademico (per Afam, ndr)» (vale a dire, nel caso degli insegnanti, con uscita al 1° settembre 2019).
Per usufruire del pensionamento anticipato con quota 100 bisognerà che gli interessati posseggano i requisiti (62 anni e 38 di contributi) al momento dell’entrata in vigore del decreto (così almeno è scritto nel provvedimento).
La circolare Miur-Inps dovrà soprattutto illustrare la procedura da seguire: è molto probabile che il carico di lavoro supplementare gravi quasi per intero sulle segreterie scolastiche (con l’organico già ridotto ai minimi termini), che saranno infatti chiamate, in particolare, a verificare il possesso dei requisiti, gli eventuali servizi dichiarati, e a procedere alla ricostruzione di carriera (per i periodi in cattedra da “supplente”).
Il tema lo hanno ben presente anche i sindacati. «Abbiamo chiesto al Miur un confronto urgente – sottolinea il numero uno della Uil Scuola, Pino Turi -. La sensazione è che si stia sottovalutando il problema. Il rischio, molto concreto, è quello di iniziare il nuovo anno con un esercito di precari in cattedra».
Certo, il numero preciso di uscite aggiuntive con quota 100 andrà valutato anche alla luce dei due disincentivi legati alla nuova procedura: un assegno più basso, in media del 15%-20%, per via della minore anzianità contributiva; e la liquidazione del Tfs che avverrà, subito, solo in parte, fino cioè a 30mila euro (e attraverso un prestito bancario, seppur incentivato).
Il tema è delicato. Soprattutto alle superiori, dove, a oggi, non sono all’ordine del giorno selezioni a cattedra per tamponare le uscite (e comunque, i tempi sarebbero troppo brevi per avere nuovi docenti in ruolo già a settembre).
Edscuola
-
Pensioni Quota 100: da oggi le domande su Istanze on Line
Da oggi è possibile presentare domanda di pensionamento se in possesso dei requisiti previsti dalla circolare sulla Quota 100.
Pensione: domanda cessazione e pensionamento
Il personale, in possesso dei requisiti previsti per una delle forma di pensionamento anticipata (quota 100, anticipata e opzione donna), deve presentare due domande:
- di cessazione, dal 4 al 28 febbraio;
- di pensione.
Domanda di cessazione
Gli interessati hanno facoltà di presentare le domande di cessazione e le eventuali revoche, entro i termini sopra riportati, con le seguenti modalità:
- i Dirigenti Scolastici, il personale docente, educativo ed A.T.A. di ruolo, ivi compresi gli insegnanti di religione utilizzano, esclusivamente, la procedura web POLIS “istanze on line”, relativa alle domande di cessazione. Al personale in servizio all’estero è consentito presentare l’istanza anche con modalità cartacea;
- il personale delle province di Trento, Bolzano ed Aosta, presenta le domande in formato cartaceo direttamente alla sede scolastica di servizio/titolarità, che provvederà ad inoltrarle ai competenti Uffici territoriali
- Domanda di pensione
Le domande di pensione devono essere inviate all’Inps, esclusivamente attraverso le seguenti modalità:
- online accedendo al sito dell’Istituto, previa registrazione;
- tramite Contact Center Integrato (n. 803164);
- in modalità telematica attraverso l’assistenza gratuita del Patronato.
Pensione quota 100
Quota 100 è stata introdotta come misura sperimentale per il triennio 2019-2021.
Per accedere alla misura si deve in possesso dei seguenti requisiti, maturati entro il 31/12/2019:
- almeno 38 anni di contributi;
- almeno 62 anni d’età.
Il requisiti, relativo all’età, non sarà soggetto agli incrementi legati all’aumento della speranza di vita.
Ai fini del raggiungimento dei 38 anni di contribuzione, si può richiedere il cumulo gratuito dei contributi relativi a due o più gestioni previdenziali (non si deve essere già titolari di un trattamento previdenziale a carico di una delle gestioni).
L’assegno pensionistico non è cumulabile con il reddito da lavoro dipendente o autonomo. Il divieto non si applica nel caso di lavoro autonomo occasionale nel limite di 5.000 euro lordi annui.
Pensione anticipata
E’ possibile andare in pensione con: 42 anni e 10 mesi di contributi, gli uomini; 41 anni e 10 mesi le donne. Tali requisiti si possono maturare entro il 31/12/2019
Opzione donna
Accedono all’opzione donna le lavoratrici con 58 anni d’età e almeno 35 anni di contributi., requisiti maturati entro il 31/12/2018.
Ape sociale
Gli interessati all’Ape sociale (per la scuola solo le maestre dell’infanzia rientrano tra coloro che svolgono lavori gravosi), una volta ottenuto il riconoscimento dall’INPS (riconoscimento di accesso al beneficio), possono presentare la domanda di cessazione dal servizio con modalità cartacea sempre con effetto dal 1° settembre 2019.
Per accedere all’Ape sociale bisogna avere:
- almeno 63 anni di età;
- 30 o 36 anni di contributi (per le maestre dell’infanzia 36 anni), a seconda dei casi, con bonus di un anno per figlio (max 2) per le lavoratrici.
Scarica la circolare
Orizzontescuola
-
Pensioni, scuole possono visualizzare domande presentate
Il Miur ha inviato un messaggio alle scuole, relativo alle domande di cessazione dal servizio a partire dal 1° settembre 2019.
Domande cessazione: funzione interrogazione
Con il succitato messaggio, il Miur ha comunicato la disponibilità della funzione “Interrogazione Domande Inoltrate Personale Docente, Educativo, IRC e ATA”, presente nell’area SIDI “Fascicolo Personale Suola – Gestione Cessazioni”.
La funzione permette la sola visualizzazione ed eventuale stampa delle domande polis del Personale docente, educativo, ATA e IRC.
Al momento, è possibile visualizzare soltanto le istanze presentate entro il 12/12/2018.
Domande cessazione dopo il 12/12/2018
Ricordiamo che, in seguito al decreto su quota 100 e le altre forme di pensionamento anticipato e sul reddito di cittadinanza, si sono riaperti i termini di presentazione delle domande di cessazione dal servizio dal 1° settembre 2019.
Le domande si possono presentare entro il prossimo 28 febbraio, tramite Istanze online (oltre all’istanza di cessazione va presentata quella di pensione – al riguardo leggi gli articoli di approfondimento).
Sulla base del succitato decreto, è possibile accedere alla pensione con quota 100, opzione donna, anticipata e Ape social.
Orizzontescuola
-
Pensioni quota 100 scuola, a maggio/giugno si saprà quanti potranno lasciare dal 1° settembre
Pensione quota 100, in tre settimane 50mila domande, in linea con le attese. Adesso l’INPS dovrà avviare il lavoro di ricognizione delle posizioni assicurative.
La direttrice generale dell’INPS, Gabriella Di Michele, ha spiegato al Sole 24Ore che oggi verranno attivati i programmi di calcolo delle nuove pensioni “quota 100”.
Le verifiche per la scuola
La direttrice De Michele spiega che per la scuola si cercherà di rispettare la data del 1° settembre per i pensionamenti.
“L’anno scorso – ricorda la direttrice – abbiamo garantito la pensione il 1° settembre al 98% degli insegnanti che avevano fatto domanda nei termini, speriamo di riuscire anche quest’anno: tra maggio o giugno sapremo quante delle domande di quotisti arrivate potranno essere pagate nei termini”
Operazioni inizio anno scolastico rischiano slittamento?
L’introduzione di questa novità potrebbe incidere sul cronoprogramma messo a punto dal Ministro Bussetti per avere tutti i docenti in classe dal 1° settembre 2019.
Se per definire gli organici bisognerà attendere gli esiti delle verifiche dell’INPS per quota 100, si rischia di far slittare mobilità e assunzioni.
Nulla è stato ancora definito, siamo in una fase transitoria. Tutto dipender dal numero delle domande che – nelle stime del Ministero – non dovrebbero superare i 10.000 e quindi non incidere più di tanto su tutto il lavoro programmato.
Si consideri che la recente circolare del MIUR (prot. 4644 del 1° febbraio 2019), relativa alle cessazioni dal servizio del personale scolastico, prevede che possano essere “anche” le istituzioni scolastiche a provvedere, alla sistemazione delle posizioni assicurative del personale (tramite l’applicativo nuova Passweb), al fine di salvaguardare il diritto dei pensionandi ad ottenere, nei termini previsti, la certificazione del diritto a pensione ed evitare così ritardi.
Questo – nonostante sia un carico di lavoro in più per il personale amministrativo della scuola – agevola il percorso di quanti hanno presentato la domanda e sono in attesa dell’esito e potrebbe garantire il rispetto della tempistica.
Orizzontescuola
-
Quota 100 a scuola, 8.500 richieste di uscita. A settembre 45mila cattedre vuote
A meno di una settimana dalla chiusura delle domande di pensionamento con quota 100 , nella scuola già si viaggia a poco più di 8.525 istanze presentate, tra professori e personale tecnico-amministrativo. Che si aggiungono ai 27mila docenti e Ata che hanno già utilizzato la finestra ordinaria (entro il 12 dicembre) sulla base dei requisiti generali validi fino al 2018. Considerando che c’è tempo fino al 28 febbraio per utilizzare l’uscita con 62 anni di età e 38 di contributi, si stima, complessivamente, un turn-over, a settembre, tra le 40 e le 45mila unità.
I dati
Ai ieri, 20 febbraio, sono giunte all’Inps 7.047 domande di quota 100 da parte di insegnanti, 1.290 da parte del personale Ata, 188 da parte di presidi, per un totale quindi di 8.525 istanze.
Le mosse della maggioranza
Il tema è delicato, e a settembre con la riapertura dell’anno scolastico si deve tamponare l’emergenza. Il Miur è a lavoro per far partire, al più presto, i concorsi (serve l’autorizzazione di Mef e Funzione pubblica). Anche la maggioranza giallo-verde in Parlamento, conscia del problema, si sta muovendo. È pronto un emendamento, primo firmatario il presidente della commissione Istruzione del Senato, Mario Pittoni (Lega), al decretone che attribuisce un punteggio aggiuntivo ai precari storici di terza fascia. In pratica, nel prossimo concorso, le graduatorie di merito dovranno essere predisposte attribuendo ai titoli posseduti un punteggio fino al 40 per cento di quello complessivo. Tra i titoli valutabili è particolarmente valorizzato il servizio svolto presso le istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione, al quale è attribuito un punteggio fino al 50 per cento del punteggio attribuibile ai titoli.
Una mossa che, secondo la maggioranza, avrà l’effetto da una parte di favorire l’assorbimento di vaste fasce di precariato e dall’altra di assicurare l’immediata copertura dei posti vacanti con personale esperto e professionalmente motivato. Ovviamente, l’incognita sono i tempi. Per avere gli assunti in cattedra il 1° settembre bisognerà svolgere e concludere una selezione in una manciata di mesi (nessun ministro dell’Istruzione c’è mai riuscito, ndr). L’alternativa è assegnare le cattedre libere ai supplenti, che è molto probabile il prossimo settembre raggiungeranno un nuovo picco record.
Edscuola
-
Pensioni, sindacati chiedono incontro urgente al Miur per incombenze scuole
La circolare Miur n. 4644 del 01/02/2018 ha fornito istruzioni in merito alla presentazione delle domande di cessazione dal servizio da parte del personale scolastico che può accedere alla pensione con quota 100, opzione donna e anticipata.
Pensioni: compiti scuole
Nella medesima circolare, l’Amministrazione ha fornito istruzioni alle scuole per la sistemazione preventiva dei conti assicurativi dei dipendenti, utilizzando l’applicativo nuova Passweb, che è lo strumento di scambio di dati fra l’Istituto e le pubbliche amministrazioni.
Pensioni: sindacati chiedono incontro al Miur
I sindacati, considerate le criticità che si sono presentate, hanno chiesto un incontro urgente al Miur al fine di superarle.
La richiesta unitaria:
Oggetto: Utilizzo applicativo Passweb – richiesta unitaria d’incontro urgente
La nota MIUR n. 4644 del 1° febbraio 2019, indirizzata agli Uffici Scolastici Regionali e avente per oggetto indicazioni operative per le cessazioni dal servizio a seguito delle disposizioni introdotte dal dl 28 gennaio 2019 , n. 4 (cosiddetta “quota cento”), fa riferimento a “recenti accordi condivisi tra i vertici dell’Istituto e quelli del MIUR” in base ai quali “gli ambiti territoriali o le istituzioni scolastiche dovranno utilizzare, esclusivamente, l’applicativo nuova Passweb, che è lo strumento di scambio di dati fra l’Istituto e le pubbliche amministrazioni”.
La nota indica inoltre la data ultima del 31 marzo 2019 entro la quale dovranno essere progressivamente sistemate le posizioni e precisa che il MIUR e l’INPS dovranno verificare l’andamento delle attività delle rispettive strutture territoriali, scambiandosi dati e informazioni, per concertare azioni correttive in itinere e individuare le situazioni di criticità.
In riferimento alle suddette indicazioni, tenuto conto che nella nota non si fa esplicito riferimento all’obbligo per le istituzioni scolastiche di utilizzo della piattaforma Passweb ma a un generico riferimento alle scuole in alternativa agli ambiti territoriali, si segnala quanto segue:
- In alcune regioni, la nota non è stata trasmessa dall’USR alle scuole che, pur in assenza di indicazioni operative dell’amministrazione, sono costrette a far fronte alle richieste dell’INPS di verificare le posizioni assicurative del personale
- Non sempre dette richieste riguardano cessazioni dal servizio connesse alle disposizioni introdotte dal dl 4/2019 ma anche altre categorie di personale
- Gli adempimenti trasferiti alle scuole non tengono conto della nota carenza di organici che colpisce gli uffici di segreteria, spesso in difficoltà anche nella gestione del lavoro ordinario e impegnati in questa fase dell’anno scolastico nelle delicate operazioni di gestione dell’organico e della predisposizione del Programma Annuale 2019 Dalle scuole vengono segnalate moltissime criticità nell’utilizzo della piattaforma Passweb da parte del personale della scuola non formato sulla funzionalità dell’applicativo
- Gli adempimenti richiesti non riguardano il semplice inserimento dei servizi ma anche altre operazioni complesse come la quantificazione delle quote INPS versate che il personale amministrativo è chiamato a definire in assenza di tabelle di riferimento e di specifiche e chiare istruzioni in merito
- Ribadiamo pertanto l’urgenza di un incontro di informativa sindacale ai sensi dell’art. 22, comma 9, lettera a4) del CCNL Istruzione e ricerca firmato il 19 aprile 2018 anche la fine di individuare le necessarie soluzioni a superare le criticità fin qui segnalate.
Orizzontescuola
-
Quota 100, quasi 77mila le domande: 17mila solo dalla scuola. Tutti i numeri
Un mese di Quota 100. Secondo i dati dell’Istituto della previdenza in questo lasso di tempo è stata sfondata quota 75mila richieste (alle 16 di ieri, 28 febbraio, erano 76.799).
https://i.imgur.com/PEmuu5L.png
Così come segnala La Repubblica, se si procedesse di questo passo basterebbero meno di quattro mesi per coprire l’intera platea attesa per il 2019 (290mila persone), al netto ovviamente dei possibili esiti negativi.
Il Sud batte il Nord per numero di domande, sfiorando quota 32mila contro le 28mila del settentrione.
Le nuove pensioni saranno in pagamento dal 1° aprile e a seguire arriveranno i primi conteggi sul costo della misura.
Quota 100 per la scuola
Come già reso noto dalla Tecnica della Scuola, ieri, giovedì 28 febbraio, sono scaduti i termini per la presentazione delle domande nel settore della scuola. Alla fine saranno non molte di più di 17 mila le domande di pensionamento con i requisiti di quota 100.
Come presentare la domanda quota 100
La domanda di pensione può essere presentata anche tramite i patronati e gli altri soggetti abilitati alla intermediazione delle istanze di servizio all’INPS ovvero, in alternativa, può essere presentata utilizzando i servizi del Contact center.
Tecnica della scuola
-
Quota 100, ben 100 mila domande: poche da docenti e Ata, ha pesato l’assegno ridotto su stipendi già magri
“C’era un bisogno estremo” di Quota 100 “perché si pensa che già centomila persone hanno fatto domanda significa che davvero il tessuto sociale ed economico del lavoro era un po’ esausto: il provvedimento è stato accolto con grandissimo interesse dal Paese”. A dirlo è stato Claudio Durigon, il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, presente il 9 marzo a Firenze per un’iniziativa della Lega sul tema.
Il sottosegretario Durigon: soddisfazione enorme
“Adesso via con queste persone – ha detto il rappresentante del Governo -, dentro gente nuova per un ricambio generazionale che può dare sicuramente un impulso diverso al nostro sistema produttivo”.
“Questa legge realizza l’impegno che la Lega si era assunta in campagna elettorale e sta già incontrando il successo che eravamo certi avrebbe ottenuto, perché va incontro alla reali esigenze della gente e del Paese”, ha aggiunto Durigon.
Per Durigon, “è stata una soddisfazione enorme, abbiamo avuto tutto e tutti contro in questa fase: invece alla fine abbiamo visto come nella sua attuazione gli italiani siano andati ai patronati, abbiano fatto il loro conteggio, e quindi siano andati in pensione”.
“Arriveremo a fine legislatura”
Durigon ha anche ricordato che “in questi giorni è stato pubblicato il primo bando per le imprese e a breve verranno resi noti i bandi per i navigator”: sono state presentate ben 60 mila candidature, ma solo uno ogni dieci sarà accontentato.
“Ormai la macchina è partita, e state tranquilli che non ci sarà alcuna crisi di governo, andremo a fine legislatura. E se mai ci fosse crisi, il decreto con Quota 100 e il Reddito di cittadinanza non potrà affossare perché il Parlamento è sovrano”, ha concluso il sottosegretario.
” Questa legge restituisce dignità e diritti ai lavoratori – ha sottolineato la parlamentare torinese del Carroccio, Elena Maccanti – e a chi ci dice che così si rischia di svuotare gli enti pubblici rispondiamo che finalmente si potrà riprendere ad assumere”.
Dalla scuola tanta “freddezza”
Rimane un dato di fatto, però, che nella scuola l’anticipo pensionistico quota 100 ha riscosso un’adesione molto al di sotto delle aspettative: ci si attendevano oltre 50 mila domande, invece ne sono state presentate appena 17 mila e nel computo ci sono anche gli Ata e i dirigenti scolastici.
Sui motivi del mezzo flop, non è facile soffermarsi. Di sicuro, ha pesato la riduzione dell’assegno rispetto all’uscita con la legge Fornero, che in certi casi ha sfiorato i 400 euro netti.
Certamente, si tratta di un trattamento che vale per tutti i comparti. Ma per chi doveva percepire 1.800 euro e si ritrova, per andare via prima di qualche anno, con 1.400 euro, la riduzione pesa moltissimo.
I motivi del poco interesse della scuola per quota 100
Ma c’è anche un altro motivo: lavorare a scuola è faticoso, stancante, stressante, ma se oltre 30 mila docenti, assistenti e collaboratori scolastici hanno preferito continuare, pur trattandosi di lavoratori sopra i 60 anni, è perché svolgono comunque un mestiere non manuale.
Un mestiere, soprattutto quello degli insegnanti, che svolgendosi per il 90 per cento del tempo a stretto contatto dei giovani, alla fine permette di stringere i denti. In attesa dell’uscita dal lavoro con un assegno pensionistico più dignitoso.
tecnica della scuola
-
Pensioni quota 100, Snals diffida Inps: entro il 20 maggio comunicare posti vuoti
Pensioni Quota 100: a causa dei tempi lunghi per l’elaborazione delle domande il Miur ritiene di non poter considerare questi posti utili per la mobilità degli insegnanti.
L’INPS ha fatto sapere che i docenti interessati saranno messi nella condizione di poter accedere al pensionamento dal 1° settembre 2019,ma non assicura nulla sui tempi delle procedure.
Tale ritardo – spiega lo Snals – pregiudica i diritti e le aspettative di quanti aspirano ad una stabilizzazione tramite la mobilità.
Per tali motivi lo Snals- Confsal ha presentato all’INPS la presente diffida
Lo Snals-Confsal
nella persona del Segretario Generale Elvira Serafini
CONSIDERATO: l’ingente numero di domande di dimissione volontaria dal servizio presentate dal personale della scuola di diversa categoria e profilo professionale ai sensi della nuova normativa vigente;
CONSIDERATO: che i posti liberati dovranno essere coperti da personale titolare nel più breve tempo possibile;
CONSIDERATO: la necessità di dover garantire la stabilità dei titolari e la continuità didattica nelle scuole;
CONSIDERATO: i termini di scadenza indicati dall’O.M. 203/2019 sulla mobilità per l’anno scolastico 2019/2020
invita
L’INPS, nella persona del Presidente dott. Boeri, ad accertare tempestivamente il possesso dei requisiti richiesti dalla legge per accedere al collocamento a riposo di coloro che ne hanno presentato domanda con decorrenza 1 settembre 2019;
diffida
di comunicare al MIUR il numero effettivo degli aventi diritto a pensione per consentire al Sistema informativo di acquisire i posti disponibili ai fini della mobilità in tempo utile e comunque entro e non oltre il 20 maggio 2019.
Orizzontescuola
-
Quota 100, respinto il 17% delle domande presentate
Le domande di pensione ad oggi respinte sono circa il 17% delle 30.000 esaminate finora.
“La stragrande maggioranza delle domande è stata accolta” – ha detto Di Michele spiegando che le respinte erano di persone che non avevano i requisiti previsti per l’accesso alla pensione con Quota 100. Altre 23.000 che avrebbero decorrenza il primo aprile si stanno esaminando. “Spero il primo maggio di liquidare tutto”, ha detto ancora Di Michele parlando di un impegno straordinario dell’Istituto.
A queste domande vanno aggiunte quelle per l’Ape, per i Lavoratori precoci e per Opzione donna ma anche quelle della scuola per le quali ci sono termini diversi.
Per la scuola sono arrivate circa 50.000 domande.
Orizzontescuola
-
Pensione anticipata: per quali dipendenti pubblici non scatta la finestra dei 3 mesi
Per quali dipendenti pubblici non scatta la finestra di attesa di 3 mesi per la decorrenza della pensione anticipata da raggiungimento dei requisiti?
Salve forse sono ripetitiva ma vorrei sapere quando potrò andare in pensione considerato che ho compiuto 60 anni di età e maturo 41 anni di servizio il primo novembre 2019. Sono un pubblico dipendente e sono una donna. Il mio dubbio è se anche per me scattano gli ulteriori i tre mesi. Grazie
Per le donne la pensione anticipata richiede 41 anni e 10 mesi di contributi. Se matura 41 anni di servizio a novembre, dovrà attendere il 2020 per accedere alla pensione anticipata, anno in cui maturerà i 41 anni e 10 mesi necessari per l’accesso alla pensione anticipata.
Lei dichiara di essere un dipendente pubblico senza specificare il comparto di appartenenza. Per la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici la finestra di attesa di 3 mesi per la decorrenza della pensione anticipata è necessaria.
Gli unici dipendenti pubblici che non sono tenuti al rispetto della finestra di 3 mesi per la decorrenza della pensione anticipata sono quelli del comparto scuola poichè la loro unica finestra di uscita è fissata ogni anno in un unica data: il 1 settembre.
Se, quindi, appartiene al comparto scuola potrà pensionarsi il 1 settembre 2020 presentando domanda di cessazione dal servizio entro dicembre 2019 senza dover attendere la finestra per la decorrenza della pensione.
Se, invece, è una dipendente pubblica che appartiene ad un altro comparto, fermo restando il preavviso di 6 mesi da presentare al suo ente, deve attendere dalla maturazione dei 41 anni e 10 mesi di contributi la finestra di 3 mesi per la decorrenza della pensione.
Orizzontescuola
-
Pensioni, consulta online l’estratto conto contributivo
L’estratto conto contributivo riporta i dati relativi a: stato di servizio, eventuali periodi riconosciuti con provvedimento di riscatto, ricongiunzione o computo, eventuali altri periodi riconosciuti con contribuzione figurativa e le retribuzioni utili a fini pensionistici successive al 31 dicembre 1992, con esclusione di ogni riferimento ai periodi utili ai fini del trattamento di fine servizio.
Consultazione estratto conto contributivo
L’estratto conto è consultabile sul sito dell’Inps, seguendo i seguenti passaggi:
- accedere al sito www.inps.it
- in home page cliccare su “Tuoi servizi”, selezionare la lettera “E” e scegliere il servizio “Estratto conto contributivo”
- inserire il codice fiscale e il codice Pin rilasciato dall’Inps o una identità Spid o una Carta nazionale dei servizi (Cns), per accedere all’area riservata
- selezionare la funzione “Estratto conto gestione pubblica”
- per la consultazione.
Cosa attenzionare
Consultando l’estratto conto contributivo si devono attenzionare le note a margine in corrispondenza di un periodo di servizio.
Tali note indicano che le informazioni presenti potranno essere oggetto di ulteriori approfondimenti:
- periodi di servizio mancanti o errati
- periodi riscattati o ricongiunti, con provvedimento già emesso, mancanti
- o errati
- retribuzioni successive al 01/01/1993 mancanti o errate
Oltre alle note a margine, bisogna prestare attenzione svolgendo le seguenti operazioni:
- leggere con attenzione il contenuto integrale dell’estratto conto
- considerare il valore solo informativo e non certificativo dei dati contenuti
- proporre, in caso di errori e inesattezze, una Richiesta di variazione della
- posizione assicurativa (RVPA)
Scarica la Guida Inps
Orizzontescuola
-
Pensione di reversibilità, spetta anche al coniuge separato o divorziato
“Il mio ex marito è vmorto da poco tempo. Spetta anche a me l’assegno di reversibilità?” Proviamo a rispondere al quesito posto dalla nostra lettrice.
Pensione di reversibilità per il coniuge: quando spetta
Ha diritto all’erogazione della pensione il coniuge superstite.
- se è separato consensualmente, la pensione ai superstiti può essere concessa in ogni caso.
- Se è separato con addebito (per colpa), la pensione può essere concessa solo se il richiedente è titolare di assegno alimentare stabilito dal tribunale;
- Se è divorziato, può ottenere la pensione solo se è titolare di assegno di divorzio, non ha contratto nuove nozze e vi sia contribuzione, versata a favore del deceduto, prima della sentenza di divorzio.
Ne consegue che, solo in questi casi, il coniuge superstite nel caso di decesso dell’ex marito defunto, potrà beneficiare dell’assegno di reversibilità.
Bisogna anche evidenziare che il coniuge che si sposa con un altro individuo, perde il diritto alla pensione ai superstiti, ma ha diritto a un assegno una-tantum pari a due annualità (articolo 3, decreto legislativo 18 gennaio 1945, n. 39) della quota di pensione in pagamento, compresa la tredicesima mensilità, nella misura spettante alla data del nuovo matrimonio.
Nel caso in cui il deceduto dopo il divorzio si sia risposato, il compito di dividere il trattamento di reversibilità tra coniuge superstite e coniuge divorziato compete al tribunale.
Sarà infatti l’Inps a procedere alla ripartizione della prestazione tra gli aventi diritto, che abbiano presentato domanda intesa a ottenere la pensione indiretta o di reversibilità, sulla base di quanto stabilito dal giudice, a decorrere dal primo giorno del mese successivo a quello della notifica del provvedimento con il quale il tribunale ha attribuito una quota di pensione al coniuge divorziato.
Con l’entrata in vigore della legge del 20 maggio 2016, n. 76, a decorrere dal 5 giugno 2016, il diritto alla pensione ai superstiti è riconosciuta anche in favore del componente superstite dell’unione civile.
Assegno di reversibilità ai figli del defunto
Oltre al coniuge superstite, ricordiamo che l’erogazione della pensione spetta anche ai figli che, alla data del decesso, siano:
- minorenni, fino all’età di 18 anni;
- inabili, di qualunque età, che alla data di morte del lavoratore e/o pensionato siano a carico del medesimo;
- studenti, fino a 21 anni di età, che alla data di morte del lavoratore e/o pensionato siano a carico del medesimo e che non prestino attività lavorativa;
- universitari, fino all’età di 26 anni e comunque non oltre il corso legale di laurea, che alla data di morte del lavoratore e/o pensionato siano a carico del medesimo e che non prestino attività lavorativa.
Nella nozione di “figli” rientrano quelli nati nel matrimonio o meno, adottati, affiliati, legalmente riconosciuti o giudizialmente dichiarati, nati da precedente matrimonio del deceduto.
Ne hanno diritto anche i figli nati postumi, entro il trecentesimo giorno dalla data del decesso del genitore.
Sono considerati a carico del deceduto i figli:
- maggiorenni studenti in possesso di un reddito annuo non superiore al trattamento minimo maggiorato del 30%;
- maggiorenni inabili in possesso di un reddito annuo non superiore a quello previsto per la pensione agli invalidi civili totali;
- maggiorenni inabili, titolari di assegno di accompagnamento, in possesso di un reddito annuo non superiore a quello previsto per la pensione agli invalidi civili totali maggiorato dell’ importo dell’indennità.
Altri beneficiari come i figli
Infine, ne hanno diritto i nipoti minori, equiparati ai figli, conviventi – purché non titolari di pensione o di altri redditi tali da determinare un’autosufficienza economica – a totale carico del deceduto che provvedeva al mantenimento.
In mancanza del coniuge, dei figli e dei nipoti, la pensione può essere erogata ai genitori ultrasessantacinquenni, non pensionati che risultano alla data di morte del lavoratore e/o pensionato a carico del medesimo.
In mancanza del coniuge, dei figli, dei nipoti e dei genitori, la pensione può essere erogata ai fratelli celibi o alle sorelle nubili se inabili, non pensionati che risultano alla data di morte del lavoratore e/o pensionato a carico del medesimo.
Le quote di pensione spettanti ai superstiti
Coniuge e figli Percentuale
coniuge senza figli 60%
coniuge con un figlio 80%
coniuge con due o più figli 100%
Come ottenere l’assegno
Per ottenere l’assegno di reversibilità è necessaria la domanda di pensione ricorda il sito Inps.
La domanda, può essere presentata agli Uffici centrali o periferici dell’Ente, sia direttamente sia tramite Patronato, ovvero on line collegandosi direttamente al sito. Alla domanda deve essere allegata la seguente documentazione:
- certificato di morte (autocertificazione)
- certificato di matrimonio (autocertificazione)
- stato di famiglia alla data del decesso (autocertificazione)
- dichiarazione di non avvenuta pronuncia di sentenza di separazione con addebito e di non avvenuto nuovo matrimonio
- dichiarazione sul diritto alle detrazioni d’imposta
- dichiarazione reddituale
- modalità di pagamento
Assegno ridotto se ci sono altri redditi
Tuttavia, è bene ricordare che in base ai redditi posseduti la pensione viene ridotta. Tale disposizione di trova nella legge 335/1995 che prevede appunto la riduzione della pensione in presenza di altri redditi. Questo vale anche se il superstite ha un reddito diverso da quello di lavoro (pensione, fabbricati e così via).
Questo vale anche se il superstite ha un reddito diverso da quello di lavoro(pensione, fabbricati e così via).
Sia all’atto della domanda di pensione che negli anni successivi deve essere presentata una dichiarazione reddituale attestante i redditi percepiti, al fine di determinare l’esatta misura della riduzione da operare sulla pensione.
Tecnica della scuola
-
Circa un paio di mesi fa, ho richiesto (peraltro il tutto avvenuto con esito positivo) tramite CAF, di poter vedere accreditate 22 settimane della maternità di mia moglie , avvenuta nel "lontano" marzo 1988.
La mia consorte in quel periodo non lavorava, avendo cessato il servizio ad aprile 1987.
Quindi invito tutte coloro le quali avessero avuto maternità in fase non lavorativa e avessero versato contributi precedentemente, di recarsi c/o un ufficio CAF qualunque e di fare richiesta legittima per accredito di 22 settimane, che , benchè figurative, spesso servono per raggiungere alcuni requisiti minimi per l'accesso alla pensione (vuoi che sia opzione donna, come nel caso di mia moglie, vuoi per altre tipologie di quiescenza anticipata e non).
Dopotutto bisogna far valere i propri diritti e regolamenti collegati, che spesso vengono ignorati dai piu'.
Ciaone
-
Pensione anticipata, come funziona l’opzione RITA
I lavoratori della scuola per andare in pensione anticipata possono avere un’opzione alternativa.
Infatti, anche per quest’anno la legge di bilancio ha confermato la possibilità di andare in pensione con RITA, rendita integrativa per la pensione anticipata. Proviamo a capire come funziona per i lavoratori della scuola.
Pensione anticipata: che cos’è RITA?
La pensione anticipata RITA è uno strumento di cui possono beneficiare tutti coloro che hanno aderito ad un Fondo di previdenza complementare, come ad esempio il Fondo Espero per i dipendenti della scuola.
Per andare in pensione in questo modo è però necessario avere accumulato almeno 5 anni di permanenza nel fondo e 20 anni di contribuzione INPS.
In tale modalità, invece di attingere al fondo accumulato per la pensione integrativa, il lavoratore che accede alla misura RITA utilizza invece quel capitale accumulato nel tempo come una rendita anticipata, in attesa di maturare i requisiti per il pensionamento ordinario.
Inoltre, la rendita potrà essere al massimo di 5 anni e potrà seguire un’erogazione mensile, bimestrale o trimestrale.
Uno dei vantaggi più evidenti di RITA è che, oltre a godere di particolari agevolazioni fiscali, questa può essere richiesta anche insieme all’APE volontaria o all’APE sociale.
Generalmente, però, la pensione anticipata RITA viene utilizzata da chi non ha i requisiti per usufruire delle altre uscite anticipate.
Pensione anticipata, RITA: le due strade possibili
Chi sceglie RITA, tuttavia, ha comunque due opzioni di scelta:
– Riscattare in anticipo l’intero capitale maturato con i fondi della previdenza complementare
– liquidare solo una parte di questa
Nella prima soluzione, il lavoratore rinuncerà alla pensione integrativa futura, mentre nel secondo caso la rendita complementare non si annullerà del tutto ma avrà cifre decisamente più basse.
Pensione anticipata, come fare domanda
Per accedere alla pensione anticipata RITA bisognerà produrre un’autocertificazione su un modulo previsto dalla società che gestisce il fondo di pensione integrativa, quindi ad esempio, nel caso dei lavoratori della scuola, sarà un modulo fornito da Espero.
Alla domanda deve essere allegata la copia del documento di identità, l’attestazione della maturazione dei 20 anni di contributi nel regime obbligatorio di appartenenza e una certificazione rilasciata dall’Ente previdenziale di appartenenza (es. estratto conto integrato o altra certificazione).
tecnica della scuola
-
Pensioni quota 100, posti disponibili per mobilità. Indicazioni alle scuole
Pensioni quota 100: come già anticipato alcuni dei posti potranno essere utilizzati per la prossima mobilità del personale educativo, docente e ATA a.s. 2019/20.
Questo il messaggio del 16 maggio al SIDI
“Si comunica che nell’area SIDI – Gestione Cessazioni sarà possibile acquisire le cessazioni anche per il personale della scuola che ha presentato domanda Polis nel periodo 07/02/2019-28/02/2019, relative al D.L. 4/2019, e per le quali INPS ha restituito il diritto a pensione.
A tal fine sono disponibili per gli Uffici Scolastici Territoriali anche le funzioni per l’inserimento massivo delle cessazioni.
Il ritorno della certificazione del diritto a pensione da parte di INPS sarà consultabile nell’ambito del Fascicolo Personale Scuola tramite la funzione Comunicazione servizi INPS -> Interrogazioni Diritto a pensione.
Per maggiori dettagli si rimanda al manuale ‘Gestione Cessazioni’ disponibile nell’area SIDI: Documenti e manuali – > Personale Scuola -> Guide operative -> Cessazioni e Quiescenza.””
Impossibile dire, ad oggi, quanto siano consistenti questi numeri.
Sicuramente ci saranno delle differenze a livello provinciale, molto dipenderà dai numeri dei pensionamenti quota 100 e dall’organizzazione del lavoro.
Orizzontescuola
-
Giugno bollente per le pensioni: via a taglio e conguaglio da giugno
Da giugno scatterà il conguaglio conseguente al taglio della rivalutazione annuale delle pensioni per il 2019, previsto dall’ultima legge di Bilancio per i trattamenti sopra tre volte il minimo (1.522 euro al mese) e applicato da aprile. Una misura che riguarda circa 5,6 milioni di persone. Lo conferma l’Inps, in un messaggio pubblicato sul sito.
“Nel mese di giugno 2019 viene recuperata la differenza relativa al periodo gennaio-marzo 2019”, si legge.
Il secondo provvedimento confermato, sempre da giugno, è invece il via al taglio sulle cosiddette pensioni d’oro, anch’esso previsto dalla legge di Bilancio, per i trattamenti pensionistici superiori a 100mila euro annui.
Cedolini più leggeri per il conguaglio della perequazione
Le pensioni interessate, invece, dal taglio della perequazione sono state adeguate a partire dalla mensilità di aprile 2019. Ma anche in questo caso serve un conguaglio: lo Stato deve recuperare infatti i denari incassati dai pensionati nel primo trimestre dell’anno. Sarà un conguaglio, a differenza di quello dei pensionati d’oro, unico: sul prossimo cedolino, quindi, viene recuperata la differenza relativa ai tre mesi precedenti, gennaio-marzo 2019.
Tecnica della scuola
-
Personalmente ho "lasciato" giu' 13,62 eurini (parlo di perequazione, ovviamente, non pensione d'oro!!!)....pensavo peggio, a dir la verità :humax:
Ciaone
-
Per me poco meno di 10 eurini, anche io pensavo peggio, bene se serviranno ad aiutare chi sta peggio e a segare le pensioni d'oro.
-
Pensione anticipata, Salvini vuole smontare la Fornero: ora tocca a Quota 41 anni di contributi riconoscibili
Lasciare il lavoro con 41 anni di contributi versati o riconoscibili, anche attraverso il riscatto della laurea o di periodi figurativi. Dopo l’anticipo pensionistico Quota 100, è questo l’obiettivo su cui si starebbe concentrando il Governo giallo-verde.
Il vicepremier leghista sulla nuova previdenza: “siamo solo all’inizio”
Ad annunciarlo è stato il vicepremier Matteo Salvini, che a Foligno ha così risposto alle critiche dell’Unione europea sull’aggravamento del debito dell’Italia, commentando così la notizia del giorno alla pari dell’altro vicepremier Luigi Di Maio.
“Sulla legge Fornero siamo solo all’inizio. La lettera dell’Ue ci dice che abbiamo sbagliato a iniziare a smontarla e ad approvare ‘Quota 100’. Io rispondo educatamente che siamo solo all’inizio perché l’obiettivo è quota 41”, ha sottolineato Salvini
“Andare in pensione dopo 41 anni di fabbrica, di negozio o di ospedale mi sembra il minimo. Quindi sarà un bel confronto tra due prospettive diverse, di vita”, ha tagliato corto il vicepremier leghista, allineandosi quindi alle parole dell’altro vicepremier Luigi Di Maio, per il quale le pensioni non si toccano.
Uil: si separi la spesa previdenziale da quella assistenziale
Anche secondo i sindacati, la strada della riduzione dei contributi minimi utili a lasciare il servizio è quella giusta.
“Bisogna continuare a modificare la Legge Fornero, affrontando il tema dei 41 anni di contributi, le future pensioni dei giovani e valorizzando, ai fini previdenziali, il lavoro di cura delle donne e la maternità”, ha commentato il segretario confederale Uil Domenico Proietti
“Il Governo separi finalmente la spesa previdenziale da quella assistenziale, dimostrando all’Europa che l’Italia spende per pensioni l’11% del pil, un punto in meno della Francia e mezzo punto in meno della Germania”, ha ricordato Proietti.
Il sindacalista ha anche tenuto a dire che “negli ultimi tre anni l’Italia ha solo cominciato un riallineamento per l’età di accesso alla pensione intorno ai 63 anni, come avviene in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Nessuna marcia indietro quindi, ma solo un primo passo verso un sistema previdenziale più equo e giusto”.
Brambilla: il taglio delle pensioni d’oro è incostituzionale
Intanto, spunta la notizia che il taglio sulle pensioni d’oro (quelle superiori a 100.000 euro lordi) varato dal governo gialloverde e partito con la rata di giugno sarebbe a forte rischio di incostituzionalità: a sostenere questa tesi è il presidente di Itinerari previdenziali, ente di ricerca su welfare e pensioni, Alberto Brambilla, che ha anche espresso preoccupazione su una misura che non prevede un ricalcolo degli assegni sulla base dei contributi versati ma di fatto “è un aumento dell’imposizione fiscale limitata a 29.000 cittadini”, quelli che hanno assegni pensionistici superiori a questa soglia.
Secondo l’esperto di previdenza, stiamo parlando di “un taglio” vero e proprio che, per percentuale e durata, non ha precedenti.
“Sarebbe più corretto definirlo – spiega Brambilla – un incremento tra il 15% e il 40% di imposte su pensioni peraltro già assoggettate a una tassazione superiore al 40%”.
“Non trattandosi di ricalcolo contributivo, il “ricalcolo” è un evidente aumento dell’imposizione fiscale limitata a soli 29.000 cittadini nella posizione di pensionati, che non si possono neppure difendere, mentre se contributo fiscale doveva essere avrebbe dovuto gravare su tutte le tipologie di redditi (e non solo su quelli da pensione)”, ha concluso l’esperto di previdenza.
tecnica della scuola
-
Pensioni quota 100, 27mila domande personale scuola: 7mila posti già disponibili. Gli altri?
Il “Sole 24 ore” ha pubblicato i dati relativi alle domande di pensione con quota 100, riportando i settori in cui vi sono state le maggiori richieste.
Pensioni quota 100: maggiori richieste
Le maggiori richieste, leggiamo nel succitato quotidiano, provengono da lavoratori dipendenti e lavoratori iscritti alla gestione pubblica:
- 51.644 lavoratori iscritti alla gestione lavoratori dipendenti;
- 46.099 lavoratori iscritti alla gestione pubblica;
- artigiani (9%);
- 11.965 commercianti
- 7036 lavoratori iscritti ai fondi speciali
- 139 lavoratori iscritti alla gestione separata
Ecco il grafico pubblicato da “Il Sole 24ore”:
https://i.imgur.com/GpoVQyx.png
Scuola
Le domande presentate dai lavoratori della scuola ammontano circa 27.000, ma non per tutte è stato già accertato il diritto a pensione, per cui la maggior parte dei posti che si libereranno non potranno essere utilizzati per le operazioni di mobilità.
Solo per 7.544 domande è stato accertato il diritto a pensione:
- 1458 ATA
- 123 DS
- 5.875 Docenti
- 56 Irc
- 32 educatori
I succitati 7.544 posti saranno utilizzati per la mobilità.
Quanto ai posti che si renderanno liberi dopo l’accertamento del diritto a pensione, i sindacati hanno chiesto al Miur che una parte di tali posti possa essere utilizzata per le immissioni in ruolo dell’a.s. 2019/20. Il Miur non ha ancora risposto.
Orizzontescuola
-
Pensioni, accertamento diritto per 99% domande con requisiti Fornero e per 74% con quota 100
Miur e sindacati, insieme al Direttore Generale dell’Inps, hanno fatto il punto sull’accertamento del diritto a pensione riguardante il personale della scuola, alla data del 24 giugno 2019.
Domande con requisiti Fornero
Le domande presentate entro il 12 dicembre, quindi con i requisiti previsti dalla legge Fornero, sono state 25.023, come riferisce la Cisl Scuola. Delle predette domande 24.980 hanno avuto già il benestare dell’Inps, ossia è stato accertato il diritto a pensione degli interessati. Si tratta del 99,12% delle istanze presentate.
Domande quota 100
A fronte di 22.197 domande presentate con i requisiti previsti dalla cosiddetta quota 100, è stato certificato il diritto a pensione di 16.713 istanze, pari al 74,17%.
Nelle più grandi città metropolitane (Roma, Milano e Napoli) lo stato di avanzamento delle certificazioni delle domande quota 100 si attesta intorno al 50%.
La certificazione del diritto a pensione delle rimanenti domande dovrebbe concludersi, secondo quanto affermato dall’Inps, entro fine luglio. Pertanto, introno al 20 del predetto mese dovrebbe svolgersi un altro incontro.
Orizzontescuola
-
Pensione 2019: come controllare se arriverà il 1° settembre.
Promemoria pensionandi scuola dal 1° settembre 2019, a cura del Prof. Renzo Boninsegna.
Il MIUR con comunicato del 26/06/2019 riassume l’incontro MIUR INPS in merito ai pensionamenti scuola dal 01/09/2019.
Nell’allegata scheda vengono riportate le parti rilevanti del comunicato MIUR e il promemoria pensionandi scuola 2019 con in dettaglio la procedura per accertare che la pratica di pensione è stata ACCOLTA DALL’INPS e come scaricare la “determina” con il calcolo della pensione spettante.
Scarica la scheda
Orizzontescuola
-
Pensioni, pronto decreto per anticipo buonuscita. Come funzionerà
Il decreto legge n. 4/2019, il cosiddetto decreto quota 100, prevede che il personale del pubblico impiego andato in pensione da aprile 2019 può presentare richiesta di anticipo del TFS/TFR (Trattamento fine servizio o fine rapporto) spettante. Per la scuola, la data a partire dalla quale i pensionati possono richiedere il suddetto anticipo è il 1° settembre 2019.
Al momento, come riferito nei giorni scorsi, il succitato anticipo non si può richiedere, in quanto manca il decreto che ne definirà le modalità attuative, decreto che andava emanato entro sessanta giorni dalla data di conversione in legge del decreto quota 100.
Iter decreto
Il decreto, come leggiamo su Askanews, è pronto. Queste le parole della Ministra Bongiorno: “E’ pronto per essere inviato al Garante per la protezione dei dati personali e all’Autorità garante della concorrenza e del mercato il decreto del presidente del Consiglio dei ministri, elaborato a seguito del tavolo tecnico di confronto con i rappresentati degli uffici del Ministero dell’Economia e delle finanze, del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, del Ministro per la Pubblica amministrazione e dell’Inps, che disciplina il procedimento di anticipazione del Tfs/Tfr per i dipendenti pubblici, così come previsto dal decreto legge ‘quota 100′”
Dopo il succitato passaggio, il decreto sarà inviato, per il previsto parere, al Consiglio di Stato.
Anticipo
Grazie alla misura prevista nel decreto n. 4/2019, i pubblici dipendenti, già andati in pensione senza aver ancora riscosso la liquidazione del Tfs/Tfr o che vi andranno nei prossimi mesi, potranno chiedere e ottenere un anticipo (fino a 45 mila euro) del loro trattamento di fine rapporto.
L’anticipo sarà possibile grazie ad un accordo tra l’Abi e i Ministri del lavoro e delle politiche sociali, dell’Economia e delle finanze e per la Pubblica amministrazione.
Procedura
La Bongiorno sintetizza il percorso da seguire al fine di ottenere l’anticipo del TFS/TFR:
- l’interessato deve prima ricevere dall’ente erogatore del Tfs/Tfr (l’elenco degli enti erogatori sarà pubblicato e reso disponibile sul sito del Dipartimento della Funzione Pubblica entro 10 giorni dall’entrata in vigore del regolamento) la certificazione relativa al diritto all’anticipo;
- ricevuta la certificazione, l’interessato si potrà rivolgere ad uno degli istituti di credito che hanno aderito all’accordo quadro Abi;
- l’istituto di credito, ricevuta la conferma dall’ente erogatore circa il diritto del richiedente, liquiderà l’anticipo entro quindici giorni.
Tra la data di presentazione della domanda per la certificazione del diritto all’anticipo del Tfs/Tfr all’ente erogatore e la data di accredito dello stesso non possono trascorrere più di 75 giorni. A tale tempistica, si aggiungono i tempi di presentazione della domanda di anticipo all’istituto di credito scelto e quelli per l’istruttoria interna da parte della banca.
Restituzione somme
L’anticipo costituisce un prestito che viene restituito, tramite cessione di credito, dall’ente erogatore del Tfs/Tfr mediante il versamento all’istituto bancario della quota anticipata.
Riduzione Irpef
Oltre all’anticipo suddetto, il decreto quota 100 prevede la riduzione dell’Irpef da applicare alle somme ricevute a titolo di Tfs/Tfr fino a 50.000,00 euro.
Orizzontescuola
-
Pensioni, i 40enni di oggi rischiano di lasciare il lavoro a più di 70 anni!
La Cgil lancia l’allarme: i 40enni di oggi, cioè tutti coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996 e ricadono nel contributivo puro, rischiano di non andare in pensione prima dei 73 anni.
Secondo le proiezioni del sindacato, in base alla riforma Fornero tutti coloro che vogliono andare in pensione nel 2035 prima dei 70 anni dovranno aver versato almeno 20 anni di contributi. In quel modo, potranno ottenere una pensione di importo superiore agli attuali 687 euro.
Se invece vogliono andare in pensione a 66 anni, nel 2035, tutti coloro inseriti nel regime contributivo puro dovranno avere 20 anni di anzianità e una pensione non inferiore ai 1.282 euro di oggi.
Il sindacato chiede di creare una pensione di garanzia, un equilibrio tra contributi e vecchiaia (mille euro a chi ha 66 anni di età e 42 di anzianità).
Da segnalare che nella previsione della Cgil dovranno essere compresi nel suddetto periodo contributivo gli stage, l’assistenza ai familiari e il tempo impiegato per la ricerca del lavoro.
Tecnica della scuola
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
luxor
Da segnalare che nella previsione della Cgil dovranno essere compresi nel suddetto periodo contributivo gli stage, l’assistenza ai familiari e il tempo impiegato per la ricerca del lavoro.
Spero proprio che questa "battaglia/richiesta" sia fatta ad uso e consumo di TUTTI i lavoratori (a parte che secondo me sarà difficilissimo da qualificare e quantificare tale periodo....se non legato all'attuale RdC), e soprattutto retrodatata, come per la mia consorte che negli anni novanta e' stata iscritta per piu' di 2 anni nel registro dell'ufficio di collocamento locale, senza peraltro ne' ottenere un benche' minimo straccio di lavoro e manco de manco , veder riconosciuto tale periodo di "lavoro" figurativo/contributivo. Quindi, vedo un mare di ricorsi (TAR e/o Cassazione), di sperequazione oggettiva,all'orizzonte ;)
-
Pensione anticipata, opzione RITA per i lavoratori della scuola
Il Governo sta pensando a nuove forme di pensione anticipata per i lavoratori.
Attualmente, i lavoratori della scuola per andare in pensione anticipata possono avvalersi di una strada alternativa.
Infatti, anche per quest’anno la legge di bilancio ha previsto la possibilità di andare in pensione con RITA, rendita integrativa per la pensione anticipata. Ecco cos’è e come funziona per i lavoratori della scuola.
Pensione RITA 2019: che cos’è
Prima di tutto bisogna spiegare cos’è la pensione RITA 2019: si tratta di uno strumento di cui possono beneficiare tutti coloro che hanno aderito ad un Fondo di previdenza complementare, come ad esempio il Fondo Espero per i dipendenti della scuola.
Tuttavia, sottolineano che per andare in pensione in queste modalità è necessario avere accumulato almeno 5 anni di permanenza nel fondo e 20 anni di contribuzione INPS.
Scegliendo questa modalità, invece di attingere al fondo accumulato per la pensione integrativa, il lavoratore che accede alla pensione anticipata RITA utilizza invece quel capitale accumulato nel tempo come una rendita anticipata, in attesa di maturare i requisiti per il pensionamento ordinario.
Inoltre, la rendita potrà essere al massimo di 5 anni e potrà seguire un’erogazione mensile, bimestrale o trimestrale.
Uno dei vantaggi più evidenti della pensione anticipata RITA è che, oltre a godere di particolari agevolazioni fiscali, questa può essere richiesta anche insieme all’APE volontaria o all’APE sociale.
Generalmente, però, la pensione anticipata RITA viene utilizzata da chi non ha i requisiti per usufruire delle altre uscite anticipate.
Pensione anticipata RITA: ecco le due possibilità
I lavoratori che scelgono RITA, tuttavia, hanno comunque due opzioni di scelta:
– Riscattare in anticipo l’intero capitale maturato con i fondi della previdenza complementare
– liquidare solo una parte di questa
Nella prima soluzione, il lavoratore rinuncerà alla pensione integrativa futura, mentre nel secondo caso la rendita complementare non si annullerà del tutto ma avrà cifre decisamente più basse.
Pensione RITA 2019, come fare domanda
Per accedere alla pensione RITA 2019, sarà necessario produrre un’autocertificazione su un modulo previsto dalla società che gestisce il fondo di pensione integrativa, quindi ad esempio, nel caso dei lavoratori della scuola, sarà un modulo fornito da Espero.
Alla domanda bisogna allegare la copia del documento di identità, l’attestazione della maturazione dei 20 anni di contributi nel regime obbligatorio di appartenenza e una certificazione rilasciata dall’Ente previdenziale di appartenenza (es. estratto conto integrato o altra certificazione).
Tecnica della scuola
-
Quota 100, chiarimenti su incumulabilità della pensione con i redditi da lavoro
Con Circolare n. 117 del 9 agosto scorso l’INPS ha fornito chiarimenti in merito all’incumulabilità della “pensione quota 100” con i redditi da lavoro, oltre ad indicazioni relativamente alla valutazione dei periodi di lavoro svolti all’estero e in tema di decorrenza del trattamento pensionistico.
Incumulabilità della “pensione quota 100” con i redditi da lavoro
Ai fini del conseguimento della pensione anticipata, definita “pensione quota 100”, è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente. Non è invece richiesta la cessazione dell’attività di lavoro autonomo (ad esempio, cancellazione dagli elenchi dei lavoratori autonomi, dall’iscrizione camerale, dagli albi professionali, chiusura della partita IVA, etc.), stante la previsione normativa dell’incumulabilità della pensione con i redditi da lavoro e non anche dell’incompatibilità della stessa con lo svolgimento dell’attività lavorativa.
Quindi, in caso di svolgimento di attività di lavoro autonomo, fermo restando l’obbligo del versamento della contribuzione obbligatoria presso la relativa gestione, i redditi eventualmente percepiti a seguito dello svolgimento della predetta attività rilevano, ai fini della incumulabilità della “pensione quota 100”, secondo i criteri e nei limiti di indicati nei paragrafi 1.1 (Redditi derivanti da attività lavorativa diversa da quella autonoma occasionale), 1.2 (Redditi derivanti da attività lavorativa autonoma occasionale) e 1.3 (Redditi che non rilevano ai fini dell’incumulabilità della pensione).
Sospensione del pagamento della pensione
Il pagamento della pensione è sospeso nell’anno in cui siano stati percepiti i redditi da lavoro di cui ai paragrafi 1.1 e 1.2, nonché nei mesi dell’anno, precedenti quello di compimento dell’età richiesta per la pensione di vecchiaia, in cui siano stati percepiti i predetti redditi.
Pertanto, i ratei di pensione relativi a tali periodi non devono essere corrisposti ovvero devono essere recuperati ai sensi dell’articolo 2033 c.c. ove già posti in pagamento.
Dichiarazione del lavoratore
Ai fini dell’accertamento dell’incumulabilità della “pensione quota 100” con i redditi da lavoro, i titolari di pensione devono presentare all’INPS un’apposita dichiarazione (mod. “Quota 100”), anche in via preventiva, riguardante lo svolgimento di qualsiasi attività lavorativa dipendente o autonoma da cui derivino redditi incumulabili con la “pensione quota 100”, salvo che non si tratti di redditi di importo inferiore a € 5.000 lordi annui derivanti da attività autonoma occasionale.
Con tale modello sarà possibile indicare se i redditi percepiti in un determinato anno debbano essere imputati al periodo anteriore alla decorrenza della “pensione quota 100” o successivo al compimento dell’età richiesta per la pensione di vecchiaia.
Tale modello consentirà, inoltre, l’indicazione della ricorrenza delle casistiche derogatorie.
La pubblicazione del modello sul sito dell’Istituto, sezione modulistica, sarà comunicata con successivo messaggio.
Tecnica della scuola